Bologna, 29 marzo 2011 - Il Tribunale del Riesame di Bologna dà ragione alla Procura e ordina che Alberto Mezzini, il ‘dominus’ del gruppo Uni Land arrestato lo scorso 2 febbraio e liberato dopo 20 giorni dai giudici del Riesame, torni agli arresti domiciliari. Questa volta non per il solo reato di aggiotaggio (come la volta scorsa), ma per una lunga lista di reati, che vanno dal falso in bilancio alle false comunicazioni sociali, passando per l’insider trading e la manipolazione del mercato. Il Riesame ha poi disposto il sequestro di azioni per 28 milioni di euro riconducibili al gruppo lussemburghese Cemlux. Il gip Perla, al momento della misura cautelare, l’aveva negato: il 2 febbraio erano scattati i sigilli ‘solo’ alle azioni di House building (per 66 milioni) e di Uni Land (per 43 milioni). La decisione del Riesame e’ arrivata in risposta al ricorso presentato dalla Procura contro la decisione del gip Bruno Perla di accogliere la richiesta di misure cautelari per Mezzini per il solo reato di aggiotaggio. Il pm Antonella Scandellari, infatti, titolare dell’indagine, aveva chiesto l’arresto (e la custodia in carcere) con altre accuse, ma Perla si limito’ a concedere i domiciliari e per il solo aggiotaggio (reato per cui il Riesame, il 20 febbraio scorso, ha revocato la misura restrittiva su richiesta degli avvocati difensori di Mezzini). Il pm Scandellari, a supporto della propria richiesta, ha presentato al Riesame una pila di documenti, comprese una serie di intercettazioni che supportano il pericolo di reiterazione dei reati da parte di Mezzini. Alla luce di questo, il Riesame ha sposato la linea dell’accusa e stabilito che Mezzini torni ai domiciliari. L’ordinanza non e’ pero’ immediatamente esecutiva: Mezzini ha infatti la possibilita’ (entro un certo termine) di presentare ricorso in Cassazione contro. Il ricorso della Procura era stato presentato al Riesame solo per quanto riguardava la posizione di Mezzini. Non invece per i suoi due piu’ stretti collaboratori, Claudio Morsenchio (ex Investor relator di Ber Banca) e Maurizio Zuffa, amministratore e consigliere d’amministrazione di House Building (controllata di Uni Land), anch’essi arrestati 8ai domiciliari) il 2 febbraio scorso e poi liberati dal Riesame, come Mezzini, il 20 febbraio. L’inchiesta della Procura, a cui hanno lavorato le Fiamme gialle, ha scoperto che quello costruito da Mezzini, 46enne originario di Monghidoro sull’Appennino bolognese, non fosse altro che un “impero di carta” costruito sul nulla e basato su perizie gonfiate che facevano balzare alle stelle il valore delle azioni del gruppo. Insomma, per l’accusa la scalata vertiginosa di Mezzini - partita da una partecipazione al 50% in un’impresa edile nel 2002 e arrivata, in otto anni, a un ‘impero’ di oltre 50 societa’ e un capitale sociale sui 400-500 milioni di euro - si e’ sempre basata su menzogne e su trame di insider trading e manipolazione del mercato.
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