Pietro Berti

Pietro Berti

VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

PER ESPRIMERE IL VOSTRO PARERE

PER CHI VOLESSE ESPRIMERE IL PROPRIO PARERE SUGLI ARGOMENTI TRATTATI O VOLESSE RICHIEDERE IN MERITO AGLI STESSI DELUCIDAZIONI O CHIARIMENTI, E' POSSIBILE COMUNICARE CON ME INVIANDO UN COMMENTO (cliccando sulla scritta "commenti" è possibile inviare un commento anche in modo anonimo, selezionando l'apposito profilo che sarà pubblicato dopo l'approvazione) OPPURE TRAMITE MAIL (cliccando sulla bustina che compare accanto alla scritta "commenti")







FUSIORARI NEL MONDO

Majai Phoria


UN UOMO GIACE TRAFITTO DA UN RAGGIO DI SOLE, ED E’ SUBITO SERA

Non nobis Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da gloriam

Non nobis Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da gloriam

VIAGGIA CON RYANAIR

JE ME SOUVIENS

JE ME SOUVIENS

VILLA BERTI VIA BEL POGGIO N. 13 IMOLA http://www.villaberti.it/


Condizioni per l'utilizzo degli articoli pubblicati su questo blog

I contenuti degli articoli pubblicati in questo blog potranno essere utilizzati esclusivamente citando la fonte e il suo autore. In difetto, si contravverrà alle leggi sul diritto morale d’autore.
Si precisa che la citazione dovrà recare la dicitura "Pietro Berti, [titolo post] in http://pietrobertiimola.blogspot.com/"
E' poi richiesto - in ipotesi di utilizzo e/o citazione di tutto o parte del contenuto di uno e/o più post di questo blog - di voler comunicare all'autore Pietro Berti anche tramite e-mail o commento sul blog stesso l'utilizzo fatto del proprio articolo al fine di eventualmente impedirne l'utilizzo per l' ipotesi in cui l'autore non condividesse (e/o desiderasse impedire) l'uso fattone.
Auguro a voi tutti un buon viaggio nel mio blog.

Anchorage

Anchorage
Visualizzazione post con etichetta casa motociclistica italiana. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta casa motociclistica italiana. Mostra tutti i post

domenica 13 marzo 2011

MOTO GUZZI
















Moto Guzzi (conosciuta anche solo come Guzzi) è una celebre azienda italiana di motociclette, fondata nel 1921 da Carlo Guzzi. Dal punto di vista societario, dal 2004 fa parte del Gruppo Piaggio e dal 2005 l'amministratore delegato della Moto Guzzi S.p.A.[1] è Daniele Bandiera. L'azienda ha prodotto più di 50 modelli dalla sua fondazione ed è da anni specializzata in motori bicilindrici a V di 90°, raramente forniti anche a piccoli costruttori di modelli speciali quali, ad esempio, Magni, Ghezzi & Brian, Desoto o Mako Shark.
Indice[nascondi]
1 Storia
2 2001: inizia l'era Beggio
3 2004: crisi dell'Aprilia
4 2005: muore l'ingegner Carcano
5 Anno 2006: il rinnovamento
6 Anno 2007
7 Anno 2008
8 Anno 2009
9 La fabbrica
10 La produzione
10.1 La gamma attuale
10.2 Modelli da competizione
10.3 Modelli militari
11 Voci correlate
12 Note
13 Altri progetti
14 Collegamenti esterni
Storia[modifica]
Nel 1921 il 15 marzo il cavaliere Emanuele Vittorio Parodi, suo figlio Giorgio e l'amico di quest'ultimo Carlo Guzzi fondano a Genova, sede legale, con produzione a Mandello Tonzanico (successivamente diventato Mandello del Lario), un paese sul Lago di Como, in provincia di Lecco, la "Società Anonima Moto Guzzi".

Il primo modello di serie al Museo Guzzi
La prima moto, la G.P. (Guzzi-Parodi), viene costruita come prototipo con l'aiuto di un fabbro di Mandello, nella cantina di casa della famiglia Guzzi. Il nome "GP" viene abbandonato subito e trasformato, con il consenso unanime di tutti i soci, in Moto Guzzi, anche per evitare fraintendimenti con le iniziali Guzzi-Parodi con quelle del solo Giorgio Parodi. In una forma leggermente modificata (due valvole anziché quattro) al fine di contenere i costi di produzione, già nell'anno della fondazione vengono costruite 17 motociclette come modello Normale. Le nuove moto hanno già, come emblema di fabbrica, un'aquila con le ali spiegate, scelta in ricordo dell'amico Giovanni Ravelli, morto in un incidente aereo. La Normale aveva una potenza pari ad 8 CV e viaggiava alla ragguardevole velocità per una motocicletta dell'epoca di 80 km/h. Già questo primo modello portava qualcosa di nuovo nel panorama motociclistico (le caratteristiche di avanguardia non hanno mai lasciato la Moto Guzzi in tutta la sua storia) essendo stata la prima moto della storia dotata di cavalletto centrale.
Dal 1924 con la partecipazione alle gare, la marca si afferma sempre di più. Il punto di forza è certamente la vittoria del Campionato Europeo, dove con la C4V la Moto Guzzi conquista il primo, secondo e quinto posto.
Nel 1925 a Mandello sono costruite, da oltre 300 lavoratori, 1.200 Motocicli mentre nel 1927, accanto ai modelli sportivi, per sperimentare l'efficienza del telaio elastico (prima moto al mondo dotata di questo accorgimento), il fratello di Carlo, Giuseppe Guzzi, guida un nuovo modello, la G.T. in un raid a Capo Nord. Grazie al successo dell'impresa la G.T. poté fregiarsi meritatamente del nome Norge datogli inizialmente in onore del dirigibile omonimo. Giuseppe fu l'inventore, ed il progettista insieme a Carlo, del telaio elastico con sospensione posteriore. Va ricordato che, precedentemente a questa innovazione, i motocicli avevano il telaio completamente rigido analogamente alle biciclette.

Moto Guzzi 175 P del 1935
Già nel 1929 la produzione raggiunge le 2.500 unità e l'azienda, nel 1934, è il maggiore produttore di motociclette in Italia.
Sotto il profilo agonistico il 1935 viene ricordato perché, con le sue 250 cc monocilindrica e 500 cc bicilindrica, conquista la prestigiosa gara internazionale Tourist Trophy con il pilota irlandese Stanley Woods. Successo poi ribadito nel 1937 con il pilota italiano Omobono Tenni che lo conquista nella categoria 250.
Il 1939, appena prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, Moto Guzzi presenta l'Airone 250, una moto di notevole successo tanto da raggiungere i 29.926 esemplari costruiti. Dopo il conflitto, nel 1946, la società diventa Moto Guzzi S.p.A. e al fine di conquistare nuove tipologie di clienti, la ditta costruisce il suo primo motore a 2 tempi, il Guzzino 65, progettato da Antonio Micucci e di cui, solo nei primi tre anni vengono costruiti 50.000 esemplari. Questa moto leggera viene prodotta negli anni cinquanta col nome di Cardellino e cilindrata portata infine a 73 cc. Interessante veicolo economico e robusto, era caratterizzato da un trave diagonale del telaio che dall'asse di sterzo correva diagonalmente fino al fulcro del forcellone in lamiera stampata, sulla cui intersezione erano installate due piccole molle con funzione ammortizzante. Il motore risultava così appeso esteriormente al trave diagonale. La struttura progettuale di quegli anni era suddivisa in tre squadre autonome. La prima, capeggiata personalmente da Carlo Guzzi, si occupava principalmente di aggiornare e migliorare i modelli della gamma media. La seconda, affidata a Micussi, si occupava della progettazione e dello sviluppo dei modelli con propulsore a due tempi. La terza, il celebre "reparto corse", era affidata al vulcanico "tridente" Carcano-Todero-Cantoni.
Risale invece al 1947 la nascita del modello Falcone, moto grande sulla canonica cilindrata di 500 cc, che rappresenterà per un lunghissimo periodo il sogno dei motociclisti italiani (ricordiamo che la cilindrata e le dimensioni importanti rappresentavano il massimo della tecnica motociclistica del tempo). Anche in questo caso Carlo Guzzi introduce una delle sue invenzioni destinate a far storia, anche se sarebbe più opportuno parlare di innovazione in questo caso. In quegli anni la sospensione anteriore, finora generalmente affidata ad un sistema a quadrilatero sviluppato in diverse forme, ad esclusione di Moto Guzzi che si affidava ad un sistema a biscottini inferiori oscillanti (dal pregevole comportamento stradale ma dall'escursione limitata), stava adottando sempre più diffusamente il sistema a forcella telescopica. A differenza delle forcelle finora utilizzate, dove il fodero era solidale alla ruota, Carlo Guzzi ne ribalta il concetto applicando il fodero alla parte superiore (oggi il sistema viene definito forcella rovesciata o forcella upside-down) con il grosso vantaggio di mantenere la struttura più rigida nel punto di maggiore stress meccanico, in corrispondenza del cannotto di sterzo, risolvendo inoltre il problema dei carichi sospesi. Ancora oggi le forcelle rovesciate sono utilizzate nei modelli più sportivi per questa loro caratteristica.
Alla ripresa delle competizioni, nel 1949, Bruno Ruffo su Moto Guzzi 250 è il primo Campione del Mondo del neonato Campionato Mondiale di motociclismo.

Interno della galleria del vento
Il 1950 è caratterizzato dalla costruzione al suo interno, prima casa motociclistica al mondo, di una galleria del vento in scala 1:1, tuttora esistente e funzionante. È da segnalare che lo stesso impianto venne anche concesso in uso gratuito alla concorrenza per i propri studi aerodinamici, tanta era la sicurezza nel proprio superiore livello tecnologico. Grazie a questo importante strumento vengono introdotte per la prima volta sulle moto da competizione le prime sovrastrutture aerodinamiche, dapprima semplici carenature superiori (famoso il "becco" destinato a generare carico alla ruota anteriore), poi allungate verso il basso a coprire le gambe del pilota, fino ad arrivare alle carenature cosiddette "a campana" che arrivavano ad inglobare la ruota anteriore. Con l'intento di limitare le prestazioni velocistiche, pochi anni dopo la Federazione Internazionale vietò l'uso di tali estese carenature, ormai utilizzate da tutti (e che si meritarono il macabro appellativo di "bare volanti"). Nello stesso anno arriva sul mercato il Galletto, il primo scooter a ruote alte della storia. L'idea del Galletto nacque in seguito alla grande diffusione dello scooter come mezzo utilitario, protettivo e di facile utilizzo, che non intimoriva i neofiti delle due ruote, impersonato alla perfezione dalle varie Vespa e Lambretta. La Moto Guzzi non volle progettare un veicolo simile perché troppo diverso dalla classica motocicletta e dalla tradizione Guzzi. Il Galletto rappresenta la sintesi di ciò: telaio portante, esteso e protettivo (la ruota di scorta verticale posta tra la ruota anteriore ed il telaio fungeva anche validamente da paraurti), motore centrale a cilindro orizzontale che manteneva una pedana quasi piatta, ruote alte per garantire una stabilità superiore, cilindrate importanti per garantire mobilità a lungo raggio e prestazioni a pieno carico. Fu un successo e l'idea di base venne poi ripresa decenni più tardi da Aprilia per lo Scarabeo, tutt'ora in produzione, che ha rilanciato nei tempi moderni lo scooter a ruote alte.
Nel 1955 muore Giorgio Parodi mentre contemporaneamente nasce la Moto Guzzi 8 cilindri di 500cc, ad opera della triade Giulio Cesare Carcano, Enrico Cantoni e Umberto Todero, il più elevato frazionamento mai tentato su una moto da competizione. La moto si rivelerà col tempo vincente e rimane ancora oggi un esempio tecnico unico: nessuno ha mai più tentato di inserire un motore così frazionato in un telaio motociclistico da competizione. Già nel 1957, ancora all'inizio del suo sviluppo, erogava l'impressionante potenza di 75 CV.
Il 1957 è un anno molto importante per le attività agonistiche, la Moto Guzzi, in accordo con altri costruttori italiani (Gilera e Mondial), cessa la partecipazione alle competizioni. A quel momento conta nel proprio palmarès 3.329 vittorie in gare ufficiali, 14 Titoli Mondiali, 11 vittorie al Tourist Trophy.
Nel 1958 la Moto Guzzi realizza, per la prima volta al mondo, un motore con la canna del cilindro cromata. Questa innovazione troverà la prima applicazione sul modello Zigolo.
Carlo Guzzi muore nel 1964 e nello stesso periodo il mercato delle moto entra in una crisi profonda, si diffondono le automobili e la quantità totale di moto vendute diminuisce. Per cercare un'uscita dalla situazione nel 1965 l'ingegner Giulio Cesare Carcano progetta il motore V2 di 90° frontemarcia, divenuto poi nel tempo l'icona stessa della Moto Guzzi ed ancor oggi costantemente aggiornato ed utilizzato. Si pensi che fu anche utilizzato allo stadio di prototipo per una utilitaria Fiat ed in seguito per il cosiddetto 'mulo meccanico' 3X3 destinato agli alpini.
La crisi economica però si acuisce e il 1º febbraio 1967 la gestione della Moto Guzzi passa alla SEIMM (Società Esercizio Industrie Moto Meccaniche), una società costituita dalle banche creditrici. Viene messa in vendita la V7 dotata del V2 di 90° con una cilindrata di 703cc.
Nel 1971 viene presentata la V7 Sport, progettata da Lino Tonti, una moto sportiva destinata ad entrare nella storia per le caratteristiche dinamiche dell'accoppiata motore-telaio e per essere l'unica moto di serie, nel panorama mondiale dell'epoca, a superare i 200 kmh. Per il mercato americano vengono approntate le versioni Special, California, Ambassador.
È del 1973 un nuovo cambio di gestione societaria: il gruppo De Tomaso Industries Inc., proprietario anche della Benelli, acquisisce la proprietà della società e Alejandro De Tomaso assume la direzione della costruzione. Si distinguono due linee di produzione, modelli turistici, tra cui la California, famosa in tutto il mondo, e moto da prestazioni di più alto livello come Le Mans, Daytona e Centauro. Le ultime due degli anni novanta.
Dai successi della V7 Sport, nascono la 750 S e successivamente la 750 S3, dotata di tre freni a disco.
Nel 1976 nasce il modello più popolare e di successo di quegli anni, il Le Mans. Di questa moto furono prodotte quattro versioni, designate I, II, III e 1000. La I, II e la III serie hanno un motore di 850 cc mentre l'ultima, appunto, di 1000 cc. Le prime due serie sono caratterizzate dalle teste dei cilindri tonde, mentre le successive squadrate. Tutti i modelli alimentati da carburatori Dell'Orto, da 36 mm sulle 850 e da 40 mm sulla 1000. Quest'ultima nasce con una ruota anteriore da 16", ma la guidabilità ne risente e alla fine degli anni ottanta ne viene approntata una versione con ruota da 18" e semicarena fissa. Le moto erano, e sono ancora, molto apprezzate per il loro stile e per le loro prestazioni. La coppia del motore e la solidità del telaio assicurano la competitività del modello proprio nel periodo in cui i fabbricanti giapponesi si stanno affermando nel mercato motociclistico Europeo.
Nel 1987 viene presentata la California III, modello che, con motore portato a 1064 cc e dotato di iniezione elettronica, è di base alla California tutt'ora prodotta e che è ormai un'icona stessa della Casa di Mandello.
La gestione De Tomaso decide nel 1988 la fusione della Moto Guzzi con la F.lli Benelli nella nuova società Guzzi-Benelli Moto (G.B.M. S.p.A.). L'imprenditore argentino contemporaneamente porta in Europa il team corse del Dr. John (al secolo John Wittner) dentista americano, vincitore nell'85 del campionato AMA Endurance con una Le Mans 1000 condotta da Larry Shorts e Greg Smrz, che sviluppa poi il motore a 4 valvole per cilindro e il telaio monotrave che diventano la Daytona 1000.Il culmine fu nella 2 giorni internazionale sul circuito di Monza che vide la Guzzi Daytona involarsi verso la vittoria, sfumata verso la fine della gara per un problema al cavo della candela. Comunque il team del Dr. John porterà a casa il premio come miglior innovazione tecnica. Sfortunatamente i problemi economici in cui incorre nuovamente la Guzzi fermeranno tutto il progetto, rispetto alla Ducati che, rinata anche lei a Monza in quegli anni con la 851, continuerà la sua avventura nelle corse.
Da quell'esperienza agonistica nel 1992 viene commercializzata la Daytona 1000 IE, versione stradale della moto che vinse l'omomima gara e che venne però troppo a lungo attesa (la sua prima presentazione al pubblico risaliva infatti al 1988) per poter diventare un successo commerciale.
Nel 1996 la G.B.M. S.p.A., tornata in attivo dopo una drastica cura sotto il controllo della Finprogetti (cui la De Tomaso Industries Inc. aveva delegato la gestione nel 1994), cambia nuovamente ragione sociale tornando al vecchio nome di Moto Guzzi S.p.A. Finprogetti rileva una quota consistente e successivamente il controllo della De Tomaso Industries Inc. trasformandola in TRG - Trident Rowan Group Inc. Viene presentata al pubblico la V10 Centauro disegnata dalla Marabese Design, il cui strano design, un po' naked un po' cruiser, non ebbe mai un grande riscontro sul mercato italiano mentre in Belgio e Germania fu relativamente apprezzata.
Nel 1997 un mecenate lecchese propone la riedizione di alcuni modelli di 8 cilindri. La sfida viene accolta da una piccola ditta di Mandello del Lario (La Venini Tullio) che realizza alcuni modelli uguali in tutto e per tutto agli originali, comprese centraline Magneti Marelli, e i carburatori Dell'Orto. Uno di questi modelli è esposto durante il 75° di fondazione della casa, all'ingresso dello stabilimento, mentre l'originale resta all'interno del museo.
Nel 1999 negli stabilimenti Moto Guzzi, viene presentato alla stampa un nuovo propulsore di 1000 cc raffreddato a liquido denominato VA10, caratterizzato dalla classica architettura a V ma di 75° capace di erogare una potenza di oltre 140 cv. Questo avveniristico motore, sviluppato in collaborazione con l'Ing. Danilo Mojoli, nacque con l'intento di ricondurre Guzzi alle competizioni internazionali SBK. Il progetto, nonostante fosse giunto alle fasi conclusive, a causa di un nuovo cambio dei vertici di gestione, venne abbandonato.
2001: inizia l'era Beggio[modifica]
Nella tribolata vita societaria una nuova puntata avviene nel 2000: Ivano Beggio, proprietario dell'Aprilia, acquista, oltre alla Moto Laverda, anche la Moto Guzzi e lancia un programma di risanamento industriale. Il primo prodotto è la V11 Sport Rosso Mandello, una versione particolare della V11, serie lanciata nel 1999 che uscì in svariate versioni di successo quali la V11 Sport, V11 sport, Rosso Mandello, Rosso Corsa, Le Mans, sport scura, Tenni (che richiama dalle colorazioni l'8 cilindri, con sella in alcantara, serbatoio color alluminio e cupolino verde), cafè sport, Coppa Italia. Questa moto è stata il primo segno di un possibile rilancio reale della casa di Mandello.

Moto Guzzi California Special (2001)
2004: crisi dell'Aprilia[modifica]
L'epopea non è però ancora terminata, nel 2004 la crisi economica dell'Aprilia coinvolge anche la Moto Guzzi, crisi risoltasi il 28 dicembre 2004 allorquando l'intero Gruppo Aprilia viene acquisito dalla Piaggio. Da allora è cominciato il rilancio della Moto Guzzi, i cui primi risultati si sono visti nell'anno 2005 con il lancio ufficiale e la messa in produzione della Breva V1100 e della Griso, entrambe dotate del nuovo motore da 1064cc parzialmente riprogettato (uno dei primi a superare l'omologazione Euro 3) ma sempre contraddistinto dalla storica conformazione V2 di 90° frontemarcia. Da segnalare anche la presenza su questi due modelli della evoluta trasmissione cardanica, brevettata e denominata CA.R.C. (Cardano Reattivo Compatto), con la quale si è voluto rendere omaggio anche all'Ing. Carcano. Al Salone di Milano del novembre 2005, Moto Guzzi ribadisce la sua ritrovata vitalità presentando una Grand Tourer su base Breva V1100 e dotata dello stesso nuovo motore portato però a 1134 cc, è la Norge 1200, il cui nome si rifà al citato raid del 1928. Sempre nella stessa occasione i 35 anni della California vengono festeggiati con la versione California Vintage, nera con bordature bianche, valigie in metallo ed un look indiscutibilmente retrò. L'elevato contenuto tecnologico di Moto Guzzi viene ancora una volta ribadito, Moto Guzzi è la prima casa motociclistica ad avere in produzione solo modelli omologati Euro 3.
2005: muore l'ingegner Carcano[modifica]
Nel 2005 muore all'età di 94 anni anche l'ingegner Giulio Cesare Carcano, autore del famoso 8 cilindri e del motore a V di 90°, il twins, quello che, con le dovute modifiche culminate nell'8 valvole con camme in testa, è montato tutt'oggi sulle Moto Guzzi.
Anno 2006: il rinnovamento[modifica]
I giorni 6 e 7 marzo 2006 sono giorni in cui il nome Moto Guzzi torna finalmente e clamorosamente ad essere riscritto negli annali delle competizioni internazionali. In quei giorni il pilota Gianfranco Guareschi, detto Il Guaro, in sella ad una Moto Guzzi MGS-01 Corsa, vince le due manche della BOT-Battle of Twins della "Daytona Speed Week" davanti ad oltre 80.000 spettatori nella categoria Formula 1 (che non prevede limiti di cilindrata o modifiche). Non contenti di queste due storiche affermazioni, il "Guaro" e la sua MGS-01 partecipano anche alla gara della categoria Sound of Thunder che ammette anche la partecipazione di moto della classe Superbike, classificandosi secondi. Nello stesso anno questa accoppiata si aggiudica anche il Trofeo Supertwins italiano, al termine di una stagione ricca di vittorie, nonostante la MGS-01 Corsa venga a trovarsi di fronte a moto di ben 50-60 kg più leggere, facendo valere il suo perfetto bilanciamento telaistico ed il suo motore che, per quanto meno potente della concorrenza, è dotato di una coppia e di una progressione eccezionali.
Per quanto riguarda le moto di produzione, nel mese di luglio dello stesso anno viene organizzata una riedizione del raid a Capo Nord compiuto da Giuseppe Guzzi nel 1928. Questa volta partono per Capo Nord quattordici Norge 1200 che percorreranno il tragitto in 6 tappe, raggiungendo la meta il 29 luglio. L'impresa vuole rilanciare in grande stile il nuovo modello nel settore del gran turismo, mantenendo vivo il legame con la storia del marchio dell'Aquila.
L'onda del rinnovamento perseguita dalla nuova proprietà comincia ad essere visibile anche all'interno della storica fabbrica di Mandello. Nel mese di settembre viene inaugurata la nuova e modernissima linea di assemblaggio motori, alla quale se ne aggiungerà una seconda nel 2007. Moto Guzzi continua quindi a riaffermare il suo legame con il territorio lariano ed italiano, evitando le ormai generalizzate delocalizzazioni produttive che snaturerebbero le radici stesse dello storico Marchio. Uno di questi modelli, rosso per la cronaca e con un piccolo segno di urto su una valigia procurato appunto durante il raid, vola in Inghilterra, vinto durante le GMG 2006 da una fortunata Guzzista inglese. Durante appunto le GMG 2006 si raggiunge lo storico risultato di 15000 iscritti, e sapendo evidentemente che non tutti i presenti si sono iscritti, per la comunità mandellese è stata una grande invasione di guzzisti. Le GMG 2006 hanno veramente messo in luce il vero rilancio della casa dell'Aquila.
Proseguendo nella sua politica di rinnovamento della gamma, a settembre viene presentata la 1200Sport, una versione della Breva potenziata quel tanto che basta per renderla una vera Sport Tourer d'alto lignaggio (mantiene comunque due comodi posti e la possibilità di montare capienti valige laterali). Per gli insaziabili della potenza, Moto Guzzi mette a disposizione 2 kit ufficiali di potenziamento.
Novembre è il mese del Salone di Milano, dove vengono presentate le novità dell'anno 2007. Assecondando le richieste che arrivano dal mercato, Moto Guzzi si presenta con una lunga serie di novità: 2 motori nuovi, due nuove versioni di moto già a listino, una moto completamente nuova. Nel dettaglio:
nuovo motore V2 da 1.200 cc e 8 valvole con albero a camme in testa (quindi con la parte alta del motore completamente riprogettata), accreditato di ben 110 CV e 11 kgm di coppia massima
nuovo motore 940 cc ad aste e bilancieri, ottenuto accorciando la corsa del motore 1151 cc della Norge/1200Sport. In questa configurazione a corsa corta è accreditato di 75 CV
Norge 850, nuova versione della Granturismo di Mandello
Griso 1200 8v, che monta l'inedito motore 8 valvole sopracitato e con alcuni piccoli affinamenti (sella più comoda per il passeggero, fianchetti più rastremati, nuovo scarico doppio con una inedita conformazione bilobata per mantenersi stilisticamente coerente con le altre versioni della Griso, dischi anteriori wave con pinze ad attacco radiale)
940 Custom, con il nuovo motore 940 e la sospensione posteriore monobraccio CA.R.C., è una nuova tipologia di custom chiaramente ispirata alle moto da dirt track, una custom che non esprime un carattere pacioso bensì dinamico. La 940 Custom è anche dotata di un inedito telaio che si mantiene però fedele allo schema a doppia culla progettato originariamente dall'Ing. Tonti.
La nuova gestione e la rinnovata vitalità progettuale e commerciale comincia subito a produrre risultati incoraggianti. La mattina del giorno 11 dicembre 2006 viene prodotta a Mandello la decimillesima moto dell'anno (si tratta di una 1200Sport), una crescita costante che è passata dalle 4.000 moto scarse del 2004 alle 7.000 del 2005, per giungere alle oltre 10.000 del 2006. Per ritrovare lo stesso volume produttivo bisogna fare un salto indietro di oltre vent'anni, per l'esattezza al 1983. Un altro interessante dato di mercato: la quota di moto vendute all'estero supera il 60%, a dimostrazione dell'affetto che questo Marchio continua a riscuotere in tutto il mondo. Grazie a questi risultati il punto di pareggio finanziario risulta ormai essere vicino, l'unica vera garanzia di sopravvivenza per una Casa motociclistica.
Il definitivo rilancio della casa mandellese è confermato dall'uscita nelle edicole di una raccolta di modellini partendo dal "V7 Sport" che va letteralmente a ruba.
Anno 2007[modifica]
Con un maggior supporto della Casa Madre e dell'importatore americano, Gianfranco Guareschi e la sua Moto Guzzi MGS-01 Corsa ma motorizzata BigBore, un motore potenziato e modificato, si ripresentano al via della "Daytona Speed Week", non più nelle vesti di outsider. Le aspettative non vengono disattese, e per il secondo anno consecutivo, dopo due gare tiratissime, è ancora una doppia vittoria nella classe 'BOT-Battle of Twins', dove riesce a prevalere anche di fronte all'esordiente Ducati 1098. Nella classe libera 'Sound of Thunder' la vittoria sfugge per poco, ma il secondo posto assoluto resta comunque un ottimo risultato. Il 'Guaro' mette così il sigillo numero 3.332 alla lista delle vittorie Moto Guzzi in competizioni ufficiali. Da sottolineare il fatto che a questa seconda partecipazione la MGS-01 ha subito un notevole sviluppo, essendo ora dotata di raffreddamento a liquido per una cilindrata totale portata a 1.350 cc.
La Moto Guzzi, non dimenticando le proprie imprese anche in campo "fuoristrada" presenta la nuova Stelvio, una endurona stradale da 1.200 cc quattro valvole per cilindro, volta a reintrodurre la Casa di Mandello nel settore, dopo le Quota V1000 e NTX 750 degli anni novanta.
Nel mese di marzo 2007 Colaninno presentò personalmente la nuova Bellagio (nome definitivo del prototipo 940 Custom visto l'anno precedente al Salone di Milano), in quel di Bellagio, all'hotel Villa Serbelloni. Motore da 940 cc, la Bellagio è una custom con tratti di ciclistica evoluti quanto una naked. Colaninno parla di questa moto, più economica di altre, adatta al mercato americano, in forte crescita. Richiama in alcuni tratti stilistici la California di cui riprende l'imponente serbatoio. Il Norge 850 andrà a concorrere con Honda per quanto riguarda il settore delle turistiche. Prezzo ribassato, con molti accessori, lo rendono adatto sia per turismo a chi non si sente di cavalcare il 1200, sia per muoversi in città. Intanto la sorella più grossa, la Norge 1200, vince il premio moto dell'anno nel settore delle granturismo, e terza piazza per la 1200 Sport nel settore delle moto stradali. Un ottimo risultato che premia tutta la "squadra", dal reparto motori al reparto progettazione.
In quell'anno Guzzi punta in alto, dopo che notizie ufficiali e verificabili danno, in gennaio e febbraio 2007, la casa di Mandello in crescita di immatricolazioni rispetto al primo bimestre 2006 del 34,6%, cifre esaltanti e rassicuranti che fanno promettere l'abbattimento della soglia 10000 toccata nella storica data dell'11 dicembre 2006.
Il 14, 15 e 16 settembre si sono tenute le oramai tradizionali Giornate Mondiali Guzzi nel segno della nuova Griso 8v, che monta il motore 1200 cc fornito di 4 valvole per testa, ultima evoluzione del bicilindrico di Carcano. Questo modello dal telaio numero 1 è stato vinto da Denise Martin di Cannes. Le presenze sono state di oltre 17000 appassionati motociclisti.
Nel frattempo a Milano Bandiera e Colaninno hanno annunciato che la tendenza delle vendite è in aumento e quest'anno Guzzi punterà a 11000 moto immatricolate, 1000 in più dello scorso anno.

La Stelvio al Salone di Milano 2007
Il Salone di Milano del novembre 2007 è ancora l'occasione per presentare sul mercato le ultime novità. L'attività di sviluppo è frenetica, e porta sul palcoscenico la definitiva Stelvio, equipaggiata col nuovissimo motore 1200 cc ad 8 valvole, ma con una mappatura che privilegia la coppia in basso. Nonostante ciò la potenza massima resta superiore ai 100 CV. Contemporaneamente viene presentata anche la V7 Classic, come dice il nome una moto semplice, dotata del motore da 750 cc e dall'aspetto fortemente tradizionale anche nelle grafiche. Un chiaro rimando ed un omaggio alla progenitrice di tutte le Moto Guzzi moderne, la V7 appunto. Modifiche di dettaglio alla Bellagio, con una colorazione lucida bicolore ed una gamma di accessori che ne amplificano la versatilità (come ad esempio la sella biposto e diversi sistemi di borse per il trasporto bagagli).
Anno 2008[modifica]
La Moto Guzzi nel 2008 comincia a produrre di serie la Stelvio che raccoglie nelle riviste e in servizi specializzati buoni consensi[2]. I colori disponibili sono Rosso Corsa, Bianco Lunare e Nero.
Nell'ottobre 2008 vince una gara di fornitura, indetta dal Ministero degli Interni del land di Berlino, per la consegna di n. 35 "850 GT Norge" alla Polizia della capitale tedesca[3].
L'ufficio progettazione, sembra ormai certo, si trasferirà a Noale, mentre alla fine anno partono i lavori di ristrutturazione degli stabilimenti di via Parodi 57, con progetto e concessione edilizia già appese sull'esterno della fabbrica. L'operazione ha causato la messa in cassa integrazione di buona parte degli impiegati e il sorgere di numerose polemiche[4]
Anno 2009[modifica]
Al 67º Salone Internazionale del Motociclo di Milano, vengono presentati tre prototipi denominati rispettivamente V12LM, V12 Strada e V12 X. Le tre avveneristiche motociclette, disegnate da Pierre Terblanche e Miguel Galluzzi, riscuotono enorme successo guadagnando dalla Motorcycle Design Association Award (associazione di design che vanta 165 membri distribuiti in quattro continenti) il riconoscimento quali migliori modelli presentati al motosalone. Le nuove motociclette hanno l'obiettivo dichiarato di rilanciare definitivamente il marchio Moto Guzzi al successo commerciale e sportivo.
La fabbrica[modifica]
A Mandello del Lario (LC) in via E.V. Parodi 57 esiste, all'interno della fabbrica, il Museo Moto Guzzi, aperto al pubblico che espone la maggior parte dei modelli creati dalla Guzzi e non più in commercio, più alcuni modelli prototipo creati in poche copie e mai usciti dallo stabilimento per il grande pubblico, oltre alla GP, dalle iniziali di Guzzi e Parodi prodotta nel 1919 prima della nascita della Società Anonima Moto Guzzi. Inoltre sono presenti altri usi del motore a V Guzzi come quello nel settore aereo.
Sempre all'interno della fabbrica è presente una rivendita di accessori, vestiario e tutto ciò che riguarda il mondo Moto Guzzi e, da quest'anno, una sala di proiezione video.
Nel mese di maggio 2007 l'insegna sul tetto della fabbrica, ormai vecchia e logora, viene sostituita con una molto più luminosa, con il marchio ufficiale e la scritta. La stessa insegna viene posta lo stesso giorno sopra il cancello di ingresso alla fabbrica in versione rettangolare.





La gamma attuale[modifica]
Nevada Club 750 (744 cc)
Nevada Classic 750 i.e. (744 cc)
Nevada Touring (744 cc)
California - California EV - California EV Touring (1064 cc)
California Vintage (1064 cc) 2005 -
Breva V750 i.e. (744 cc) 2003 -
Breva V750 Touring (744 cc) 2006 -
Breva 850 (877cc) 2006 -
Breva V1100 (1064 cc) 2005 -
Breva V1200 (1151 cc) 2007 -
1200 Sport (1151 cc) 2006 -
Griso 850 (877cc) 2006 -
Griso 1100 (1064 cc) 2005 -
Norge 1200 (1151 cc) 2006 -
MGS-01 Corsa (non omologata per uso stradale, comunque modello da competizione disponibile su richiesta alla casa madre) (1225 cc) 2005 -
Norge 850 (877 cc) 2007 -
Bellagio 940 (936 cc) 2007 -
Griso 1200 8V (1151 cc) 2007 -
California Classic 1100cc (1064 cc) 2007 -
V7 Classic (744 cc) 2007 -
Stelvio 1200 8V (1151 cc) 2007 -
1200 Sport 8v (1151 cc) 2008 -
Modelli da competizione[modifica]

Moto Guzzi 500 Condor del 1939
(da completare)
C2V (500 cc) 1922 - 1923
C4V (500 cc) 1924 - 1927
250 SS 1928 - 1933
250 Compressore 1938
Albatros (250 cc ) 1928 - 1933
Bicilindrica (500 cc) 1933 - 1951
Condor (500 cc) 1939 - 1948
Dondolino (500 cc) 1946 - 1951
Gambalunga (500 cc) 1946 - 1951
Gambalunghino (250 cc) 1949 - 1952
Quattro Cilindri (500 cc) 1952 - 1954
Bialbero (250 cc) 1953 - 1955
Bialbero (350 cc) 1954 - 1957
Otto Cilindri (500 cc) 1955 - 1957
Alla fine del 1957 Moto Guzzi, Gilera e Mondial a causa dei costi decisero di astenersi dalle gare di velocità e stipularono un patto in questo senso.
MGS-01 Corsa (1225 cc) 2004 -
Modelli militari[modifica]

Guzzi V50 militare
G.T. 17 (500 cc) 1932 - 1939
G.T. 20 (500 cc) 1938
Alce (500 cc) 1939 - 1945
Trialce (500 cc) (motocarro) 1940 - 1943
Superalce (500 cc) 1946 - 1957
Falcone militare (500 cc) 1950 - 1967
Airone militare (250 cc) 1940 - 1957
Autoveicolo da montagna 3 X 3 (754 cc) 1960 - 1963
V7 militare (700, 750, 850, 1100 cc) 1967 - 20..
Nuovo Falcone militare (500 cc) 1970 - 1976
850 T5 (844,05 cc) per l'Arma dei Carabinieri o la Polizia Stradale
V 50 PA (500, 350, 650 cc) 1983 - 20..
750 NTX (750 cc) 1990 - 20..
Breva 750 2006 per Polizia Municipale o Locale
Norge 1200 2007 per Polizia Municipale o Locale
California Vintage 2008 per il Reggimento Corazzieri
Norge 1200 2008 per la Polizia di Stato
Voci correlate[modifica]
Raid a Capo Nord
Note[modifica]
^ Moto Guzzi
^ Prova su strada di "Moto"
^ Notizia del Corriere della Sera
^ Articolo di Motociclismo
Altri progetti[modifica]
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Moto Guzzi
Collegamenti esterni[modifica]
Moto Guzzi S.p.A.





venerdì 11 marzo 2011

Laverda





La Moto Laverda è una casa motociclistica italiana fondata a Breganze nel 1949.
Indice[nascondi]
1 Storia
2 Produzione
3 L'ultima gamma
4 Note
5 Altri progetti
6 Bibliografia
7 Collegamenti esterni
Storia[modifica]


L'idea di costruire motocicli venne a Francesco Laverda, dottore in fisica e direttore tecnico della già importante azienda di famiglia.
Vista la grande richiesta di veicoli per il trasporto personale, creatasi nel secondo dopoguerra, nel 1947 decise di realizzare un motociclo adatto alle esigenze dell'epoca. Il lavoro di progettazione e sviluppo venne effettuato, nei ritagli di tempo libero, in coppia con il tecnico Luciano Zen, riuscendo costruire il prototipo funzionante. Si trattava di una motoleggera con telaio in lamiera stampata e motore a 4 tempi che rispondeva pienamente alle qualità di economia costruttiva e di gestione, prefigurate dall'ideatore.
Francesco Laverda dovette superare l'iniziale ostilità dei fratelli, i quali guardavano con diffidenza alla possibilità di impegnare l'azienda in un campo produttivo tanto diverso dalle macchine agricole, per finalmente fondare la "S.A.S Dottor Francesco Laverda & Fratelli", il 13 ottobre 1949.
Il primo modello fu la Laverda 75, presentata nel 1950 e prodotta a partire dall'anno seguente. La produzione si è limitata a motocicli di piccola cilindrata e scooter fino a circa metà degli anni sessanta.
Nel 1964 Massimo Laverda, figlio del fondatore, decide di sviluppare moto di grossa cilindrata e presenta due anni dopo la Laverda 650 cc, cui seguirà l'anno successivo la 750 cc che otterrà un notevole successo commerciale.

Una Laverda 750SF
È del 1970 la Laverda SF 750 che verrà prodotta fino al 1975 insieme alla versione Competizione denominata 750 SFC, plurivittoriosa nelle gare riservate alle moto di serie e nelle gare di durata.
All'inizio degli anni 70 nasce anche una serie di maxi moto di cilindrata 1000 cc o 1200 cc che giungerà fino alla fine degli anni ottanta. Da segnalare le serie Jota (soprattutto nelle raffinate versioni bicolore) e 3CL a tre cilindri.
Indimenticabile la Laverda 6 cilindri: due soli esemplari prodotti, ma che in gara ha dimostrato prestazioni eccezionali. Motore a V longitudinale, 6 cilindri, progetto modulare (per ricavarne V2, V4, 3 in linea) di scuola Maserati, che con il pilota Nico Cereghini ha fatto sperare gli appassionati in una rinascita del marchio.
Ha suscitato ammirazione il modello RGS1000 (1981), forte di un'estetica avveniristica per il periodo, con soluzioni originali come le pedane regolabili (dispositivi brevettato), ed il tappo del serbatoio nel cupolone). In seguito sono state derivate le versioni RGA e Jota. Purtroppo il motore (qui in versione con fasatura a 120 gradi) non poteva reggere la concorrenza in termini prestazionali.
Le versioni sportive delle moto Laverda sono state sempre contraddistinte dal colore arancio, divenuto nel tempo un marchio di fabbrica.
Le cilindrate inferiori di 350cc e 500cc non vengono comunque abbandonate ed affiancano i modelli di più elevata cilindrata. Vengono addirittura prodotte due ruote di piccole cilindrate che ottengono un lusinghiero successo di vendite come la serie delle Laverda LZ.

Un motociclo Laverda
Negli anni novanta Laverda non trova più spazi sul mercato e scompare per poi riapparire dopo poco tempo con modelli come la Ghost e la Strike in cilindrata 668cc, dotate rispettivamente di telaio a traliccio e telaio scatolato, la Strike e il modello S nella cilindrata 750 entrambe con telaio scatolato, a queste si aggiungevano delle versioni ancor più esclusive come la "Legend" la "Cafè racer" e la "Black strike", oltre al modello "Formula", il più sportivo in tutta la gamma che partecipò anche a qualche gara in Inghilterra nella Superstock con il team Alto Performance Racing.
Nonostante la componentistica di altissimo livello: freni Brembo, cerchi forgiati Marchesini, sospensioni Paioli, non riusciranno però a fare breccia nei cuori degli appassionati portando ad una nuova chiusura della produzione, schiacciata da quella nipponica e da quella sempre più emergente della Ducati.
Acquisita nel 2000 dall'Aprilia, è stata travolta dalle difficoltà finanziarie di quest'ultima. Attualmente, come tutto il gruppo Aprilia che comprende anche Moto Guzzi, è di proprietà del Gruppo Piaggio.
I capitali necessari a risanare la Piaggio stessa, la Moto Guzzi e l'Aprilia hanno costretto la proprietà a sacrificare questo storico Marchio, che quindi nel 2006 ha dovuto sospendere ogni attività.
L'ultima motocicletta prodotta è stata la SFC1000 (dotata del motore bicilindrico a V di Aprilia e prodotta in serie limitata)[1]. Negli ultimi anni Laverda commercializzava anche una serie di scooter e quad di importazione.
Massimo Laverda, uomo fondamentale per il marchio e per i suoi successi, è morto il 26 ottobre 2005 per arresto cardiaco.
Produzione[modifica]
▼ espandi
Modelli storici dalla Moto Laverda
Ciclomotori
4T Turismo (1958-1961)
4T Sport (1958-1961)
LZ 50 (1981-1984)
Gaucho 50 (1990-1993)
Motoleggere
75 S (1950-1954)
100 (1955-1960)
125 (1966-1969)
LZ 125 (1978-1983)
LB 125 (1984-1985)
Lesmo 125 (1985-1986)
CU Ride 125 (1986-1990)
Toledo 125 (19??-19??)
LZ 175 (1978-19??)
Laverda 150 American Eagle Renegade (1969-1970)
200 (1962-1967)
Motopesanti
350 (1977-1981)
500 (1977-1983)
650 (1968-1969)
668 (1995-2001)
750 GT (1969-1976)
750 S (1969-1970)
750 SF (1970-1978)
750 SFC (1971-1976)
750 (1997-2001)
1000 3C (1972-1977)
1000 Jota (1976-1983)
1000 RGS (1982-1986)
1000 RGA (1984-1986)
1000 SFC (1985-1986)
1200 T (1978-1981)
1200 TS (1979-1982)
Fuoristrada
Atlas 50 (1986-1990)
125 Trail (1966-1969)
125 LH (1975-1979)
125 Regolarità (1977-1980)
250 Chott (1974-1976)
250 2TR (1975-1979)
Atlas 600 (1986-1990)
Scooter
50 Mini (1959-1962)
60 Mini (1962-1965)
Phoenix 125 (19??-19??)
Phoenix 150 (19??-19??)
Phoenix 200 (19??-19??)
Competizione
1000 V6
Prototipi
350 GS Lesmo (1985)
L'ultima gamma[modifica]
Motociclette
SFC1000 (in tiratura limitata)
Quad
Quasar
Quasar 4x4
MiniQuasar
Scooter
Phoenix
Note[modifica]
^ Presentazione su motorsport della SFC1000
Altri progetti[modifica]
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Moto Laverda
Bibliografia[modifica]
Storia di una passione. Moto Laverda 1947-1997 di Tamiello Bruno - Palma Paolo - ISBN 88-86650-07-8
Collegamenti esterni[modifica]
Sito gestito dai discendenti della dinastia Laverda
Sito non ufficiale di appassionati italiani
Museo Laverda olandese
Storia della Moto Laverda


estratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Moto_Laverda

giovedì 10 marzo 2011

Moto Morini


Moto Morini è il nome di una azienda italiana (attualmente in liquidazione) che costruiva motociclette con sede nella città di Casalecchio di Reno (BO).
Indice[nascondi]
1 Storia: dalle origini al 1993
1.1 2006-2009 : Il ritorno sul mercato
1.2 2009 - 2010 La liquidazione e lo spettro del fallimento
1.3 2011 Ancora in attività
2 La gamma attuale
3 Voci correlate
4 Note
5 Altri progetti
6 Collegamenti esterni
[modifica] Storia: dalle origini al 1993
Nel 1925 Mario Mazzetti che aveva progettato e costruito una moto di 125 cc, la MM 125 cc,prese come socio Alfonso Morini il quale corse e vinse per lungo tempo diverse competizioni ufficiali e conquistò diversi Record mondiali. Nel 1937 Alfonso Morini decide di intraprendere in proprio l'attività di costruttore di moto e si fa liquidare da Mario Mazzetti. Viene fondata la Moto Morini che all'inizio della sua attività si dedica alla costruzione di motocarri, e motori, per rispettare l'accordo di non produrre motocicli, assunto con l'ex socio Mazzetti. Nel 1939 la Morini si affermò nel settore con l'M610, robusto motocarro con trasmissione a cardano, lubrificazione a carter secco e cambio separato. Ancora una volta è la guerra a fermare Alfonso, che si trova costretto a convertire la fabbrica per la costruzione bellica, cosa che continua sino al 1943, quando un bombardamento rade al suolo l'edificio.
Appena finita la guerra Alfonso Morini ricomincia subito a lavorare alle moto che ha sempre amato, riprende l'attività nel 1946 a Bologna in via Berti, e presenta la T125, monocilindrica di 125 cc 2 tempi (ispirata alla tedesca DKW RT 125. È un successo immediato. Nel 1947 nasce la T125 Sport. Da ex pilota e valido progettista qual era, essendo le competizioni l'unico mezzo allora esistente di pubblicizzare un marchio, Alfonso Morini non perde tempo e comincia a gareggiare. Già l'anno successivo, il 1948, Raffaele Alberti si laurea Campione Italiano Motoleggere pilotando una Moto Morini 125 Competizione. L'anno successivo il successo viene ripetuto con Umberto Masetti. Questa moto, monocilindrica a 4 tempi già allora capace di girare a 10.000 giri/min, nel 1952 regala i primi successi del Campionato Mondiale nel Gran Premio delle Nazioni e nel Gran Premio di Spagna, grazie a Emilio Mendogni.
Questi validi motori a 4 tempi arrivano anche sulle moto di produzione, la cui prima espressione è la 175.

Morini 175 Tresette Sprint del 1958
È il 1955 quando le incrementate necessità produttive derivanti dai successi commerciali costringono la Moto Morini a spostarsi in un nuovo sito produttivo, sempre a Bologna, in via Bergami. Dalla "175" deriva la "Settebello Aste Corte", alla cui guida il debuttante Giacomo Agostini, destinato a divenire il più grande campione di motociclismo di tutti i tempi, conquista il "campionato cadetti" nel 1962 e, nell'anno successivo, i campionati italiani di "velocità Juniores" e "della Montagna".
Contemporaneamente Alfonso Morini, Dante Lambertini e Nerio Biavati sviluppano la “moto monocilindrica più veloce del mondo”, la 250 Bialbero, che nel 1958 vince il Nazioni con Mendogni ed è seconda con Zubani. Nel 1960 alla guida della 250 Bialbero arriva Tarquinio Provini, che nei due anni successivi si laureerà Campione Italiano. Nel 1963 la Morini si cimenta nella classe 250 del campionato mondiale, contro le allora imbattibili Honda. Il sogno di vincere il Campionato Mondiale sfuma però per soli due punti, a causa del ristretto budget aziendale che non consentì la partecipazione ad alcune gare e ad un banale malanno di Tarquinio Provini all'ultima gara.

Una Moto Morini Corsaro 125 del 1960
Per quanto riguarda la produzione di serie, negli anni sessanta conoscono grande diffusione la Sbarazzino 100 e la Corsaro 125, moto concepite per l'utilizzo stradale ed utilitario. Ma l'anima sportiva Moto Morini emerge nuovamente quando da quest'ultima viene derivata la Corsaro Veloce, che verrà poi declinata in innumerevoli varianti sportive (la Competizione, la Sport, la Lusso, la Super Sport, la Country, la Regolarità, quest'ultima vincitrice della Sei Giorni Internazionale del 1966 in Svezia e dei Campionati Italiani Regolarità del 1967 e 1968). Anche il motore viene rivitalizzato incrementandone la cilindrata a 150 cc e conseguentemente le prestazioni, affiancato intelligentemente da un modello d'ingresso di cilindrata inferiore, il Corsarino 48.
Proprio il Corsarino, prodotto e venduto in diversi modelli (Z, ZZ, ZT, Scrambler e Super Scrambler) ininterrottamente dal 1963 al 1977, sarà uno dei modelli più popolari della Casa bolognese. Pur essendo un ciclomotore secondo la normativa italiana, era in realtà costruito come una moto vera e propria con telaio a doppia culla e motore a 4 tempi, divenendo ben presto uno dei mezzi più ambiti dai giovani dell'epoca. Di questa moto venne anche prodotta una versione con motore maggiorato a 60cc (denominata "Pirate" o "Twister"), per l'esportazione negli USA.
Alfonso Morini muore nel 1969, le redini della Moto Morini vengono prese dalla figlia Gabriella.
Nel 1970 arriva il progettista che diventerà l'innovatore e l'anima stessa della Moto Morini negli anni a venire, Franco Lambertini (comunemente noto come Ing. Lambertini ma in realtà mai laureatosi), proveniente dalla Ferrari. Vede così la luce il nuovo e rivoluzionario propulsore pronto ad equipaggiare una lunghissima e svariata serie di motociclette che si faranno apprezzare in tutto il mondo per i successivi venti anni. L'architettura scelta è quella del bicilindrico a "V" longitudinale con un angolo tra i due cilindri di 72°, un ottimo compromesso tra la soluzione più equilibrata a V di 90° e quella a V decisamente stretto, più favorevole in termini di ingombro. La distribuzione ad aste e bilancieri ottimamente si sposa con le valvole parallele, e nei primi anni settanta, assai prima dell'affermazione definitiva delle distribuzioni a 4 valvole per cilindro, è una soluzione che permette ancora di ricavare potenze specifiche sufficienti per i motori di serie. A conferma di ciò basti ricordare che con poco più di 100 CV/litro la 350 Morini si rivelò la moto più veloce della sua categoria, rimanendo tale per svariati anni. Questo bicilindrico vantava valide soluzioni, al tempo stesso all'avanguardia ed inusuali per l'epoca, come la cinghia per il comando della distribuzione (primo motore motociclistico al mondo ad impiegare questa soluzione) e la frizione multidisco a secco, prerogativa allora delle moto da competizione. Viene presentato al Salone di Milano del 1971 creando grande clamore.
L'anno successivo intorno a questo motore nasce la moto di maggior successo della storia della Moto Morini: la 3 1/2. A seguito del grandissimo successo riscontrato, la 3 1/2 viene affiancata nel 1974 dalla 3 1/2 Sport dalle caratteristiche più corsaiole.
Ma una delle maggiori innovazioni di Lambertini fu il fatto di concepire il motore 350 cc come modulare, da cui con investimenti minimi derivarono numerosi altri progetti tra cui la 125H e la 250T con motore monocilindrico e le bicilindriche 250J, 500 GT, 500 Sport e Sei-V.
Negli anni ottanta i vari modelli hanno subito numerosi aggiornamenti, soprattutto stilistici (si veda, per esempio, la 350 K2 del 1983), cercando di emulare le nuove tendenze del sol levante, e via via perdendo l'apprezzata e sobria linea classica italiana, ma riscuotendo in ogni caso un buon successo tra gli utenti più attenti ai contenuti che ai condizionamenti dalle mode.
Ad affiancare la linea delle stradali, nel frattempo ampliata con due monocilindriche da 125 e 250 cc e due bicilindriche da 250 e 500 cc, si decide di approntare una 500 da enduro, la Camel. Questa moto, capostipite di una lunga e fortunata serie (anche nella cilindrata di 350 cc, chiamata Kanguro), dimostrò ottime doti e permise agli appassionati del Marchio di emozionarsi nuovamente al suo apparire nelle nuove e seguitissime competizioni nel deserto come la Parigi-Dakar o la Sei Giorni 1981 all'Isola d'Elba, dove riscosse un bel successo davanti alle concorrenti Honda.

Una Morini Dart
Riprendendo la narrazione sulla produzione Moto Morini si arriva alla seconda metà degli anni ottanta, quando, sempre grazie alla versatilità del suo propulsore, non ha problemi a seguire le nuove tendenze del mercato che vedono un calo nel settore enduro a favore dei modelli di stile U.S.A. conosciuti come Custom. Nasce così una nuova coppia di modelli, si tratta delle Excalibur nelle versioni 350 e 500 cc che diventano così le moto di punta della produzione Moto Morini.
Nel 1989 vengono poi presentate le New York, sempre declinate nelle stesse due cilindrate, dalla linea meno estrema ma anche più piacevole. Sempre in questi anni da un restyling delle precedenti Camel e Kanguro XE nasce l'ultima enduro della casa bolognese, la Coguaro, che non ebbe una grande diffusione.
Queste moto montano l'ultima evoluzione del bicilindrico bolognese, con cilindri a canna integrale trattata al nichel carburo di silicio ed un efficace motorino d'avviamento posto davanti al basamento, poiché la soluzione adottata nelle precedenti versioni era critica e poco efficace. Questa versione del propulsore equipaggia nel 1988 anche l'ultima 350 stradale, la Dart (costruita per i mercati esteri anche nella versione da 400 cc) dalla linea piacevole ma impersonale, visto che la nuova proprietà Cagiva si è limitata a montare nella ciclistica della sua Freccia 125 il bicilindrico Moto Morini.
È appunto in questi anni, esattamente nel 1987, che si realizza la cessione della Moto Morini ai fratelli Castiglioni, titolari del gruppo Cagiva, e già proprietari del marchio Ducati. La speranza di Gabriella Morini era di vedere così rilanciata la casa motociclistica.
Il responsabile tecnico Franco Lambertini nella seconda metà degli anni ottanta aveva progettato un nuovo motore, ancora una volta dall'architettura modulare, con cilindrate previste di 350, 500 e 750 cc, a due cilindri a V di 67° longitudinale, distribuzione monoalbero a catena con 4 valvole per cilindro e raffreddamento a liquido (l'albero motore aveva i perni di biella disposti in modo da farli lavorare come un V di 90° a perno unico per ridurre al massimo le vibrazioni).
Il prototipo di 720 cc erogava 86 CV a 7200 giri. La direzione Cagiva si dimostrò disinteressata a questo nuovo propulsore, affossando definitivamente ogni speranza di rilancio del marchio. Franco Lambertini decise così nel 1989 di lasciare la Moto Morini in favore della Gilera del gruppo Piaggio.
La produzione cessa nel 1993.
[modifica] 2006-2009 : Il ritorno sul mercato

Moto Morini Corsaro 1200
Il marchio, abbandonato nelle cantine della Ducati che nel frattempo (1996) era stata ceduta dai Castiglioni al gruppo americano TPG (Texas Pacific Group) , viene rispolverato e ceduto nell'aprile 1999 alla Morini Franco Motori, dove nel frattempo è approdato anche l'artefice dei più recenti successi Morini, Franco Lambertini. Curioso il fatto che la Morini Franco Motori S.p.A., specializzata nella produzione di motori per moto a 2 e 4 tempi, sia stata fondata nel 1954 dal nipote di Alfonso Morini.
È storia recente la ricostituzione del marchio e della fabbrica Moto Morini a Casalecchio di Reno che ha portato alla realizzazione di due nuove moto naked: la Corsaro 1200 e la più “vintage” 9 1/2.
La Corsaro 1200 è una naked di nuova generazione con ciclistica sofisticata, dotata di un moderno bicilindrico a V di 87° di 1187 cc a 4 valvole per cilindro con distribuzione mista catena/ingranaggi da 140 CV e caratterizzata da una linea originale, opera di Luciano Marabese. Il propulsore, denominato Bialbero Corsacorta, è stato progettato Franco Lambertini, ricalcando l'architettura delle sue precedenti creazioni. La 9 1/2 presenta lo stesso motore modificato nell'erogazione per dare ancora maggior coppia motrice in basso e potenza massima inferiore. Le novità Morini al Salone di Milano 2007 sono state l'enduro Granpasso, spinta dal bicilindrico 1200 cc della Corsaro, e la Corsaro Avio, versione più tranquilla (120 CV) della Corsaro.
successivamente la Morini ha presentato altri modelli : la Granpasso e, nel 2009, la 1200 Sport (di impostazione turismo vintage) e la Scrambler.
[modifica] 2009 - 2010 La liquidazione e lo spettro del fallimento
Entrata in crisi, la società, dopo la mancata conclusione di alcune trattative commerciali in merito alla sua cessione, è stata posta in liquidazione fallimentare (questo lo status giuridico, prima di essere dichiarata fallita) dal Tribunale di Bologna dal 17 maggio 2010[1]. Da allora in mano al curatore di Bologna Dott. Piero Aicardi, è a gennaio 2011 ancora in liquidazione. Per i prossimi mesi è prevista un'asta, nell'obiettivo di cedere marchio, know-how, macchinari sede ed beni immobilizzati a qualche imprenditore che riprenda l'attività.
Fra le nuove proposte per il 2010, era in fase di studio avanzato il prototipo di un nuovo modello di supermotard denominato "Granferro", presentato all'Eicma 2009.[2]
[modifica] 2011 Ancora in attività
Al momento, il curatore fallimentare - dopo una vendita di accessori - ha fatto ripartire la produzione, con una serie limitata di "Granpasso" e "Scrambler" assemblate utilizzando in parte i pezzi già in casa e - ove mancanti - parti alternative, incluse anche quelle ordinate per la produzione della Granferro. Più remota si profila la possibilità di rimettere in catena di montaggio anche altri modelli; dipenderà dalla disponibilità sia di magazzino ricambi residuo che degli arrivi dei fornitori precedentemente immobilizzati.[3].
Vi è quindi fra la possibilità, visto l'interesse mostrato dalla clientela (le Granpasso proposte a 8000 euro sono già state vendute) quella che comunque la fabbrica venga rilevata e prosegua la propria attività. Ad Aprile 2011 è fissata l'asta fallimentare.
[modifica] La gamma attuale

Moto Morini Granpasso
Corsaro 1200 (1187 cc) 2005 - 2010
Corsaro 1200 Veloce (1187 cc) 2006 - 2010
Corsaro 1200 Avio (1187 cc) 2008 - 2010
9 1/2 (1187 cc) 2006 -2010
Granpasso (1187 cc) 2008 - 2010
Scrambler(1187 cc) 2009 -2010
Granpasso Serie Limitata 2010 (1187 cc) 2010
[modifica] Voci correlate
Moto Morini Dart
[modifica] Note
^ Articolo de "Il Messaggero
^ Articolo video su youtube - Eicma 2009
^ [1] Articolo da Motoblog
[modifica] Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Moto Morini
[modifica] Collegamenti esterni
Moto Morini S.p.A.

Presentazione candidature in quota UDC a Bologna - Lista Aldrovandi Sindaco

PLAYLIST MUSICALE 1^

Post più popolari

Elementi condivisi di PIETRO

Rachel

Rachel

FORZA JUVE! E BASTA. FORZA DRUGHI!

FORZA JUVE! E BASTA. FORZA DRUGHI!

GALWAY - IRLANDA

GALWAY - IRLANDA

PUNTA ARENAS

PUNTA ARENAS

VULCANO OSORNO

VULCANO OSORNO

Fairbanks

Fairbanks

Nicole Kidman - Birth , io sono Sean

Nicole Kidman - Birth , io sono Sean

DESERTO DI ATACAMA

DESERTO DI ATACAMA

Moorgh Lake Ramsey, Isle of Man

Moorgh Lake Ramsey, Isle of Man

Port Soderick

Port Soderick

TRAMONTO SU GERUSALEMME

TRAMONTO SU GERUSALEMME

Masada, l'inespugnabile

Masada, l'inespugnabile

KATYN

KATYN

I GUERRIERI DELLA NOTTE

I GUERRIERI DELLA NOTTE

L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

THE WOLFMAN

THE WOLFMAN

Sistema Solare

Sistema Solare

TOMBSTONE

TOMBSTONE

coco

coco

PLAYLIST MUSICALE I^

Rebecca Hall

Rebecca Hall