Pietro Berti

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VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

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UN UOMO GIACE TRAFITTO DA UN RAGGIO DI SOLE, ED E’ SUBITO SERA

Non nobis Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da gloriam

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VILLA BERTI VIA BEL POGGIO N. 13 IMOLA http://www.villaberti.it/


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Auguro a voi tutti un buon viaggio nel mio blog.

Anchorage

Anchorage

sabato 29 maggio 2010

Battaglie famose

Battaglie famose

http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglie_famose

un elenco di battaglie famose, ordinate per cronologia:
Indice[nascondi]
1 Evo antico
1.1 Prima del Sesto secolo a.C.
1.2 Sesto secolo a.C.
1.3 Quinto secolo a.C.
1.4 Quarto secolo a.C.
1.5 Terzo secolo a.C.
1.6 II secolo a.C.
1.7 Primo secolo a.C.
1.8 Guerre galliche
1.9 Guerre civili romane
1.10 Primo secolo
1.11 Secondo secolo
1.12 Terzo secolo
1.13 Quarto secolo
1.14 Quinto secolo
2 Medioevo
2.1 Sesto secolo
2.2 Settimo Secolo
2.3 Ottavo Secolo
2.4 Nono Secolo
2.5 Decimo Secolo
2.6 Undicesimo Secolo
2.7 Dodicesimo Secolo
2.8 Tredicesimo Secolo
2.9 Quattordicesimo Secolo
2.10 Quindicesimo Secolo
3 Età Moderna
3.1 Guerre d'Italia
3.2 Sedicesimo Secolo
3.3 Guerra ispano-inglese
3.4 Guerra dei Trent'anni
3.5 Diciassettesimo Secolo
3.6 Guerra della Grande Alleanza
3.7 Guerre di Successione
3.8 Guerra dei Sette Anni
3.9 Rivoluzione Americana
4 Rivoluzione francese e Guerre napoleoniche
4.1 Prima Coalizione
4.2 Campagna d'Egitto
4.3 Seconda Coalizione
4.4 Terza Coalizione
4.5 Quarta Coalizione
4.6 Quinta Coalizione
4.7 Campagna di Russia
4.8 Sesta Coalizione
4.9 Cento Giorni
5 Ottocento
5.1 Rivoluzione texana
5.2 Prima guerra d'Indipendenza italiana
5.3 Guerra di Crimea
5.4 Seconda guerra d'Indipendenza italiana
5.5 Secessione americana
5.6 Terza guerra d'indipendenza italiana/guerra austro-prussiana
5.7 Guerra franco-prussiana
5.8 Guerre coloniali
6 Novecento
6.1 Prima guerra mondiale
6.2 Primo dopoguerra
6.3 Seconda guerra mondiale
6.4 Dopo la seconda guerra mondiale

La battaglia di Fleurus del 1690 (1º luglio 1690)

La battaglia di Fleurus del 1690 (1º luglio 1690)

http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Fleurus_(1690)

fu combattuta nell’ambito della Guerra della Grande Alleanza. L’armata francese delle Fiandre era comandata da Francesco Enrico di Montmorency-Bouteville, duca di Luxembourg mentre l’armata alleata, composta da truppe olandesi, austriache, tedesche, spagnole ed inglesi[1]dal principe Giorgio Federico di Waldeck. Nonostante le rilevanti perdite (6 000 tra morti e feriti), la battaglia si chiuse con una schiacciante vittoria francese (gli alleati persero, fra morti, feriti e prigionieri, circa 20 000 uomini) e, sebbene i vincitori avessero rinunciato ad inseguire le truppe sconfitte permettendo loro di riparare a Bruxelles, essi poterono imporre su un vasto territorio indifeso pesanti imposte di guerra.

Indice
1 La situazione
2 Gli antefatti
3 Lo svolgimento della battaglia
4 Conseguenze
5 Note

La guerra di indipendenza americana

La guerra di indipendenza americana,

http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_indipendenza_americana
chiamata anche rivoluzione americana (in inglese: American War of Independence, American Revolutionary War o American Revolution), fu il conflitto che, tra il 1775 e il 1783, oppose le tredici colonie nordamericane, diventate successivamente gli Stati Uniti d'America, alla loro madrepatria, il Regno di Gran Bretagna. Nel corso della guerra le potenze europee si schierarono su diversi fronti, portando il conflitto anche nelle Antille, in India e in Europa: la Francia, la Spagna e le Province Unite con i ribelli mentre l'Assia e l'Hannover in favore degli inglesi.
Il trattato di Parigi, firmato nel 1783, pose ufficialmente fine alla guerra, già conclusa de facto tra il 1781 e il 1782. Con la pace, gli Stati Uniti furono riconosciuti dal Regno Unito, che dovette cedere alla Francia il Senegal e Trinidad e Tobago, alla Spagna la Florida e Minorca e alle Province Unite le sue colonie asiatiche. La corona manteneva comunque il controllo delle Antille, del Canada e di buona parte dell'India.[senza fonte]
Indice


1 Le cause della rivoluzione
1.1 La fine della guerra dei sette anni
1.2 Le imposte
1.3 La Compagnia delle Indie orientali
1.4 L'espansione territoriale
1.5 Le rivendicazioni del Congresso continentale
2 La guerra sul continente
2.1 Le battaglie di Lexington e Concord
2.2 La battaglia di Bunker Hill
2.3 La campagna canadese
2.4 La riconquista di Boston
2.5 La firma della Dichiarazione d'Indipendenza
2.6 L'assedio di New York
2.7 La fine del 1776
2.8 La battaglia di Trenton
2.9 La battaglia di Princeton
2.10 La caduta di Filadelfia
2.11 La battaglia di Saratoga
2.12 La Francia entra in guerra
2.13 La riorganizzazione invernale
2.14 La fine del 1778
2.15 La guerra tra nativi e coloni
2.16 L'assedio di New York e il teatro meridionale
2.16.1 La battaglia delle Waxhaws [20]
2.16.2 La "Legione Britannica" di Tarleton [23]
2.17 Il tradimento di Arnold
2.18 La battaglia di Yorktown
2.19 La fine delle ostilità
3 La guerra per mare
3.1 La guerra di corsa degli Stati Uniti [30]
3.2 La guerra marittima tra Francia e Regno Unito
3.2.1 La campagna delle Antille
3.2.2 La guerra in Europa e in India
4 Le conseguenze
4.1 Il trattato di Parigi
4.2 L'emigrazione dei lealisti
5 Cronologia
6 Gli eserciti belligeranti
6.1 L'Esercito Continentale [49]
6.1.1 L'Esercito Continentale nel 1775 [50]
6.1.2 L'Esercito Continentale nel 1776 [50]
6.1.3 L'Esercito Continentale dal 1777 al 1783 [50]
6.2 L'Esercito Britannico [51]
6.2.1 Il termine "giubbe rosse" [53]
6.3 L'intervento francese
7 L'armamento degli eserciti
7.1 I moschetti "Brown Bess" e "Charleville"
7.2 Il fucile "Pennsylvania"
7.3 Il fucile "Ferguson"
7.4 Le artiglierie da campo
7.5 Le artiglierie navali
8 Note
9 Bibliografia
10 Voci correlate
11 Altri progetti
12 Collegamenti esterni

La guerra del Kippur

La guerra del Kippur, detta anche del 1973, o d'Ottobre (ebraico: מלחמת יום הכיפורים, Milhemet Yom HaKipurim; o מלחמת יום כיפור, Milhemet Yom Kipur; arabo: حرب أكتوبر, Harb Uctūber; o حرب تشرين, Harb Tishrīn), fu combattuta dal 6 ottobre (Yom Kippur, 9 ramadan 1393 E.)
http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_del_Kippur

al 24 ottobre 1973 tra Israele e una coalizione composta da Egitto e Siria.La guerra iniziò quando l'Egitto e la Siria lanciarono, nel giorno dello Yom Kippur 5734, un attacco congiunto a sorpresa, rispettivamente nel Sinai e nelle alture del Golan, territori conquistati sei anni prima da Israele durante la guerra dei sei giorni.
Gli egiziani e i siriani avanzarono durante le prime 24-48 ore, dopo le quali la situazione cominciò a entrare in una fase di stallo per poi volgere a favore di Israele. Nella seconda settimana di guerra, i siriani erano stati completamente respinti ed erano fuori dalle alture del Golan. Nel Sinai, a Sud, gli israeliani avevano agito sui punti di comunicazione tra le due armate arabe penetrate nella regione, ed erano entrati a loro volta in territorio egiziano dopo il superamento del Canale di Suez (che faceva da frontiera prima del 6 ottobre). Al momento del cessate il fuoco, la III Armata egiziana era totalmente tagliata fuori da ogni linea di rifornimento e contatto col resto del contingente arabo, pur protetta da un forte sistema missilistico.
Il conflitto ebbe implicazioni a lungo termine per molti paesi. Il mondo arabo, che si sentiva umiliato dalla completa disfatta dell'alleanza siro-giordano-egiziana durante la guerra dei sei giorni, ebbe modo di sentirsi psicologicamente appagato dalle vittorie ottenute nelle prime battaglie e questo spianò la strada al processo di pace che si aprì poco dopo la fine delle ostilità, oltre ad alcune liberalizzazioni economiche che, nel linguaggio egiziano, furono chiamate Infitāḥ (lett. "Apertura").Non v'è dubbio che, dopo i primi clamorosi successi arabi, la situazione tattica volse con lenta progressione a favore delle armi israeliane. Non c'è tuttavia neppure alcun dubbio che, strategicamente, la guerra abbia costituito un'indubbia vittoria egiziana. Il Canale fu infatti superato, contro ogni volere israeliano che aveva infatti costruito lungo tutta la linea del fronte sinaitico una massiccia opera contenitiva di difesa (la cosiddetta "linea Bar-Lev"). Il ritorno al controllo del Canale rappresentò inoltre una cospicuo cespite di entrata di divise straniere, necessarie a un paese sovrappopolato ed economicamente sottosviluppato.
Gli Accordi di Camp David che intervennero subito dopo portarono alla normalizzazione delle relazioni tra Israele ed Egitto: prima nazione araba a riconoscere l'esistenza dello Stato di Israele. L'Egitto, che si era già sostanziosamente affrancato dall'influenza e dall'aiuto sovietici, dichiarò implicitamente la volontà di staccarsi quasi del tutto dall'URSS, operando un concreto riavvicinamento agli USA.
Indice[nascondi]
1 Situazione pre-conflitto
1.1 Cause
1.2 Verso la guerra
1.3 La decisione di un attacco a sorpresa
1.4 Mancanza di un attacco preventivo israeliano
2 La guerra
2.1 Il Sinai
2.2 Il Golan
2.3 Sul mare
2.4 Interventi di altri Stati arabi
2.5 Armamenti
3 Le immediate conseguenze del cessate-il-fuoco
3.1 La Terza Armata egiziana in trappola
4 Note
5 Bibliografia
6 Collegamenti esterni

La battaglia di ʿAyn Jālūt

La battaglia di ʿAyn Jālūt
http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Ayn_Jalut

(arabo: عين جالوت‎, ossia della "Fonte di Golia") fu combattuta dai Mamelucchi egiziani il 23 settembre 1260 contro le forze mongole lasciate in Siria da Hulegu che era tornato in patria per partecipare al kuriltay che avrebbe eletto il nuovo Gran Khan dei Mongoli.
Baybars, temendo la forza della cavalleria mongola, non ritenne sufficiente la propria superiorità numerica, pertanto imboscò buona parte della cavalleria e condusse il resto delle truppe contro i Mongoli.Vedendo nel contingente mamelucco un facile obiettivo Kitbugha Noyan si lanciò all'attacco con tutte le proprie forze, tuttavia proprio in quel momento Baybars ripiegò sulle colline attirando i Mongoli dal momento che la cavalleria mamelucca poté prenderli di sorpresa sul fianco per farne strage.La ferocia e la strenua resistenza dei Mongoli resero la vittoria più difficile del previsto per i Mamelucchi, che persero molti uomini, ma alla fine la superiorità numerica di questi ultimi ebbe la meglio: pochi Mongoli riuscirono a salvarsi e lo stesso Kitbugha Noyan morì decapitato.I musulmani, che avevano paventato la catastrofe finale, tirarono un sospiro di sollievo ma anche il mondo cristiano europeo fu assai sollevato perché, a frapporsi fra loro e i Mongoli, erano rimaste appunto le sole forze militari dei Mamelucchi d'Egitto e di Siria.
Voci correlate [modifica]
Incursioni mongole in Palestina

La notte di San Bartolomeo

La notte di San Bartolomeo
http://it.wikipedia.org/wiki/Notte_di_San_Bartolomeo

è il nome con il quale è passata alla storia la strage compiuta nella notte tra il 23 ed il 24 agosto 1572 (festa di San Bartolomeo) dalla fazione cattolica ai danni degli ugonotti a Parigi in un clima di rivincita indotto dalla battaglia di Lepanto e dal crescente prestigio della Spagna.
La vicenda è nota anche come Strage di San Bartolomeo o Massacro di San Bartolomeo.

Indice
1 Il contesto
2 Storia
2.1 Una pace e un matrimonio impopolare
2.2 Il tentato assassinio di Coligny
3 La strage
3.1 La strage nel resto della Francia
4 Interpretazioni storiografiche
4.1 Interpretazione tradizionale
4.2 Nuovo orientamento storiografico
4.3 In letteratura
4.4 Teatro
4.5 Nel cinema
5 Note
6 Altri progetti
7 Voci correlate

La battaglia di Scannagallo (conosciuta nella storia anche come: Battaglia di Marciano )

La battaglia di Scannagallo (conosciuta nella storia anche come: Battaglia di Marciano ) [1]

http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Scannagallo

fu combattuta in data 2 agosto 1554 tra l'esercito franco-senese al comando di Piero Strozzi contro l'esercito ispano-mediceo assoldato dal duca di Firenze, Cosimo I de' Medici, comandato dal capitano di ventura Gian Giacomo Medici, marchese di Marignano detto: Medeghino o "Medichino". La battaglia si concluse nei pressi del villaggio del Pozzo. Gli eserciti si affrontarono nelle colline adiacenti il fosso di Scannagallo e l'esito sfavorevole ai Senesi segnò il declino della Repubblica di Siena costretta ad arrendersi definitivamente al nemico nel 1559.[2]


Indice[nascondi]
1 Le ragioni del conflitto
2 Assedio di Siena
3 Conflitto nelle rocche senesi
4 Campagna in Val di Nievole
5 Campagna in Val di Chiana
6 Schieramenti
7 La battaglia
8 Celebrazioni
9 Note
10 Bibliografia
11 Fonti primarie
12 Voci correlate
Masada (o Massada, o in ebraico Metzada),
http://it.wikipedia.org/wiki/Masada
era un'antica fortezza che sorgeva su un altopiano di circa sei km² situato su una rocca a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto, nella Giudea sud-orientale, in territorio israeliano vicino all'attuale Palestina.
Mura alte cinque metri - lungo un perimetro di un chilometro e mezzo, con una quarantina di torri alte più di venti metri - la racchiudevano, rendendola pressoché inespugnabile.
A rendere ancor più difficile un assedio contribuiva la particolare conformazione geomorfologica della zona: unico punto di accesso era, anche secondo il racconto di Giuseppe Flavio, il sentiero del serpente, un sentiero talmente ripido e caratterizzato da tanti tornanti da costituire un serio ostacolo per la fanteria.
La fortezza divenne nota per l'assedio dell'esercito romano durante la prima guerra giudaica e per la sua tragica conclusione.
Dopo un lungo assedio, i Romani riuscirono alla fine a costruire una imponente rampa di accesso (ancora oggi visibile, vedi foto) che consentiva alle torri di assedio di arrivare sotto le mura per sgretolarle con gli arieti. Tuttavia, poco prima che ciò avvenisse, nell'anno 74 gli assediati misero in atto un'azione rimasta unica nella storia; quando i soldati romani vi entrarono senza trovare resistenza davanti ai loro occhi trovarono solo una orrenda ecatombe: il suicidio collettivo della comunità ebraica zelota che aveva resistito al potere di Roma anche dopo la caduta di Gerusalemme e la distruzione del Secondo Tempio.


Indice
1 Palazzo di Erode il Grande
2 Oltre due anni di assedio
3 "Mai più Masada cadrà" (in ebraico: Metzadà shenìt lo tippòl)
4 Paesaggio suggestivo
5 Riferimenti artistici a Masada
6 Note
7 Bibliografia
8 Voci correlate
9 Altri progetti

La battaglia del Boyne (1 luglio 1690)

La battaglia del Boyne (1 luglio 1690)
http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_del_Boyne
fu lo scontro decisivo della guerra guglielmita d'Irlanda all'interno della Guerra della Grande Alleanza. Giacomo II Stuart era sbarcato nel marzo dell'anno precedente nella cattolica Irlanda nel tentativo di farne la base di partenza per la riconquista del regno d'Inghilterra. Sostenuto da una forza di spedizione francese al comando del duca di Lauzun e dei suoi sostenitori (detti giacobiti) raccolse attorno a se un numerosissimo esercito mal attrezzato e inesperto. In realtà le forze degli eserciti contrapposti si equivalevano. Guglielmo III d'Inghilterra contava su quindicimila uomini al suo seguito che si congiunsero con l'esercito eterogeneo che, guidato dal conte di Schomberg, dall'anno prima contrastava le mosse dei giacobiti. I due eserciti si scontrarono sulle rive del fiume Boyne, considerato la porta d'entrata di Dublino. Guglielmo III durante una ricognizione prima ancora dello scontro vero e proprio fu ferito, corse la voce della sua morte e addirittura un messaggero giunse a Parigi con questa notizia. In verità era solo una ferita superficiale. Giacomo II era convinto che la sua posizione fosse vantaggiosa ma non calcolò l'irruenza e il coraggio di Guglielmo. Mentre Schomberg guadava il fiume a sud Guglielmo affrontò il nemico direttamente al centro dello schieramento e riuscì ad attraversare il fiume con oltre ventimila uomini. I giacobiti si ritrovarono quindi ad affrontare il nemico su tre fronti, sbandarono e si ritirarono in disordine. Giacomo II, deposto due anni prima da Guglielmo d'Orange, si ritirò a sud e fu quindi costretto a fuggire di nuovo in Francia. Con tale vittoria re Guglielmo si assicurò il dominio indiscusso sull'Irlanda, che sarà reso definitivo l'anno seguente con la caduta di Limerick, l'ultima piazzaforte in mano giacobita.

La Battaglia di Courtrai detta "degli Speroni d'Oro" ("Guldensporenslag")

La Battaglia di Courtrai detta "degli Speroni d'Oro" ("Guldensporenslag"),

svoltasi il giorno 11 luglio 1302 sulla piana di Groniga nei pressi di Courtrai, oppose il Re di Francia alle milizie delle città fiamminghe insorte contro il dominio della Francia di Filippo IV il Bello.

http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Courtrai

San Zenobio e il Sasso di San Zenobio






















SAN ZENOBIO













San Zenobio nacque a Firenze nel IV secolo. Il nome di origine greca significa "colui che vive per decisione di Giove".Ricevette dalla famiglia, che era pagana, una rigorosa istruzione. Ma deve la sua conversione e la formazione religiosa al vescovo Teodoro; più tardi Zenobio riuscì a convincere anche i genitori a convertirsi alla Fede cristiana. Fra il 366 e il 386 lavorò a Roma dove era stato chiamato da Papa Damaso, il quale lo incaricò di alcune importante missioni, alcune delle quali nella legazione di Costantinopoli. Alla morte di Papa Damaso tornò a nella sua città natale dove riprese il suo lavoro apostolico. Dopo la morte del vescovo di Firenze, Zenobio venne chiamato a succedergli.Nell'anno 406 la città venne sconvolta dovendo subire il suo primo assedio dopo quasi cinquecento anni di storia. Già diversi mesi prima, torme di barbari, provenienti dalle foreste del settentrione, dopo aver oltrepassato le Alpi si erano riversate sulle campagne e sulle città italiane portando ovunque desolazione e morte. L'orda di barbari Ostrogoti, comandati dal Re Radagaiso era, naturalmente, preceduta dalla paura, accompagnata dalla distruzione e, dopo il suo passaggio, dalla fame e dal dolore. Le popolazioni barbare nomadi scendevano lentamente verso Roma con carri carichi fino all'inverosimile del bottino dei saccheggi e delle razzie che avevano compiuto, sulle ali del terrore, durante il loro tragitto. Impiegarono, perciò, circa nove mesi prima che le loro avanguardie giungessero sotto le mura di Firenze dove, con la solita ferocia, devastarono subito tutta la campagna d'intorno. Quando poi sopraggiunse l'intera torma dei barbari, con l'ingombrante bottino che si trascinava dietro, la città era chiusa e ben preparata alla difesa. Radagaiso la pose sotto assedio nella speranza di arrivare quanto prima a poterla saccheggiare ed oltrepassare, perché ostruiva, di fatto, il passaggio dell'Arno. Non conoscendo strategie militari e non possedendo neppure macchine per abbattere e scalare le mura, gli Ostrogoti più che assalire la città la circondarono pensando di farla capitolare per fame. Ma l'approvvigionamento, che doveva far crollare subito la difesa fiorentina, mancò assai prima alle orde dei barbari, composte da oltre duecentomila unità fra uomini, donne, vecchi e bambini, accampati in una terra già devastata e priva di raccolti. Correva un'estate torrida e la sete, oltre alla fame, attanagliò più gli assedianti che gli assediati, sostenuti dalle parole del loro vescovo Zanobi, dalle "preghiere di san Zenobio e dei suoi santi cappellani" (Matteo Villani). Radagaiso decise, quindi, di dividere in tre schiere il suo numeroso esercito, lasciandone una al piano per continuare l'assedio, e le altre due spostandole sulle più fresche colline nei dintorni di Fiesole. La situazione, critica da ambo le parti, era vissuta in città con terrore e sempre più tenui erano le speranze di sopravvivere, nonostante che i fiorentini fossero riusciti a respingere tutti gli attacchi dei nemici. Un bel giorno d'agosto, dalla cima della collina di San Gaggio, alcuni ragazzi videro arrivare l'esercito romano comandato dal generale Stilicone: era la salvezza ! Corsero come saette a dare la notizia in città, perché la liberazione era prossima. E fu così. Infatti Stilicone impegnò subito gli Ostrogoti che assediavano la città con una minima parte del suo esercito, e fece dislocare il grosso della cavalleria e della fanteria nascondendolo sulle colline di Montorsoli e della Torre a Buiano. Quando Radagaiso seppe dell'attacco dell'esercito romano sferrato contro i suoi nella piana fiorentina, decise di scendere in loro aiuto per la valle del Mugnone, dove venne attaccato e annientato dalle truppe romane. Il nome della località in cui il re barbaro trovò la morte pare sopravvivere nel toponimo Montereggi da "mons regis". Fu una strage: centomila barbari furono uccisi ed i sopravvissuti vennero venduti come schiavi all'irrisorio prezzo delle pecore.
I fiorentini, secondo la storiografia non solo locale, subito attribuirono ad un intervento celeste la serrata di Radagaiso e del suo numeroso esercito "in faesulauos montes" e la facile vittoria romana che avvenne il 23 agosto del 406. Il volere divino aveva le belle sembianze della vergine Reparata che, in base a una leggenda presto sorta, il giorno della battaglia era stata veduta librarsi protettrice sopra Firenze.
Tutti i documenti dell'epoca che parlano di San Zenobio concordano sulla sua vita di santità e sui suoi numerosi doni mistici. Gli vengono attribuiti numerosi straordinari miracoli.






Sacerdote e medico, morì martire mentre gli scarnificavano i fianchi attorno 417.Le sue reliquie sono conservate in S. Maria del Fiore.


















Le dimensioni del SASSO DI SAN ZENOBIO e la sua conformazione possono far pensare ad un pezzo di un meteorite piombato proprio lì dopo un’esplosione cosmica, ma i geologi hanno smentito questa ipotesi. Si tratta semplicemente di un’enorme pezzo di roccia di color scuro, quasi nero, venato da meravigliose striature violacee. In origine il masso era molto più voluminoso rispetto alla sua attuale mole in quanto è stato utilizzato come materia prima per costruire le strade della zona che, fino a qualche decennio fa, erano tutte rigorosamente fatte di sassi e di ghiaia.Ma sul sasso di “San Zenobi o Zanobi o Zenobio” c’è un leggenda popolare che vuole che il sasso sia lì perché qualcuno glielo ha messo, o meglio, glielo ha gettato.

LEGGENDA E REALTA':
SASSO DI S. ZENOBIO - SASSO DELLA MANTESCAdi Sergio Baggi
Nelle rigide tediose giornate d'inverno, quando una spessa coltre di neve ammantva le terre dell'alta Valle del Lamone e Diaterna, gli abitanti, rintanati nelle loro case di sasso, davanti al fuoco del camino dove la bella fiamma della legna, sola fonte di riscaldamento, presto si trasformava in blocchi di braci con ancora la forma del tronco, ingannavano il tempo raccontandosi fatti e storielle. Quella che i piccoli gradivano più riascoltare era la storia della sfida fra San Zenobio e il Diavolo.
Sasso della Mantesca
Un giorno San Zenobio stava predicando a CA' DI BARBA a una piccola folla quando si presentò il Diavolo che lo sfidò a portare il sasso più grande il più lontano possibile. San Zenobio ebbe un momento di riflessione, poi, invocato chi di dovere, accettò la sfida e rilanciò: "Porterò il mio sasso così lontano dal tuo che non riuscirai a vederlo". Caricatisi sulle spalle due enormi macigni che sI trovavano nei pressi, si avviarono per un sentiero che saliva lungo il fianco della montagna. Ad un certo punto il Diavolo, benchè tale, distrutto dall'immensa fatica, pensò:"Zenobio non potrà mai portare il suo sasso tanto lontano da essere a me invisibile, quindi posso tranquillamente posare il mio che la sfida è vinta comunque". Pensato e fatto. Zenobio che era in prossimità di un crinalino lo superò e sceso dall'altra parte di un centinaio di metri posò il suo pesante fardello e ritornato sui suoi passi fece notare al Diavolo di aver vinto la sfida, perchè il suo sasso era sì poco lontano ma c'era un crinale di mezzo e non poteva vederlo.Il Diavolo resosi conto di essere stato vinto non solo nella prova di forza ma anche dall'astuzia del santo si prese una tale arrabbiatura che, perso il controllo di sè, si avventò sul sasso con calci tremendi facendolo a pezzi (SASSO DELLA MANTESCA).
Sasso di San Zenobio






venerdì 28 maggio 2010

Gissi


Gissi
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
http://it.wikipedia.org/wiki/Gissi

Stato:
Italia
Regione:
Abruzzo
Provincia:
Chieti
Coordinate:
42°1′0″N 14°33′0″E / 42.01667, 14.55Coordinate: 42°1′0″N 14°33′0″E / 42.01667, 14.55
Altitudine:
499 m s.l.m.
Superficie:
36 km²
Abitanti:
3.050
2004
Densità:
85 ab./km²
Frazioni:
Località Rosario, Peschiola, Pianospedale, Pianquerceto, Tratturo
Comuni contigui:
Atessa, Carpineto Sinello, Casalanguida, Furci, Monteodorisio, San Buono, Scerni
CAP:
66052
Pref. telefonico:
0873
Codice ISTAT:
069041
Codice catasto:
E052
Class. sismica:
zona 3 (sismicità bassa)
Nome abitanti:
Gissani
Santo patrono:
San Bernardino
Giorno festivo:
20 maggio

Sito istituzionale
Gissi è un comune italiano di 3.050 abitanti della provincia di Chieti in Abruzzo. Fa parte della Comunità montana Medio Vastese. Sorge su un colle panoramico a 499 metri sul livello del mare tra i torrenti Ferrato e Morgitella, affluenti di destra del fiume Sinello. Il suo territorio si estende su un'area di media e alta collina.
Il borgo, compatto e ingentilito da pregevoli edifici quali il Palazzo Carunchio, si staglia su una dorsale nei pressi del fiume Sinello, tra colline ricoperte di frutteti, vigne e piccoli boschi.
Le minoranze linguistiche molisane
Minoranze del Molise
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nel territorio molisano sono presenti alcune minoranze linguistiche, site tutte nella Provincia di Campobasso. Le principali sono quelle croate, parlate in particolare nei comuni di Montemitro, Acquaviva Collecroce e San Felice del Molise, e albanese, parlate soprattutto a Campomarino, Ururi, Portocannone e Montecilfone.

Il croato molisano
http://it.wikipedia.org/wiki/Dialetto_croato_molisano
Il croato molisano (denominazione propria naš jezik - la nostra lingua, forma avverbiale na-našu - al modo nostro; altre denominazioni: slavisano - slavo molisano - lo slavo, in croato Moliški Hrvatski o Molizanski hrvatski) è un idioma slavo minoritario parlato nella regione Molise, in tre comuni della provincia di Campobasso distanti circa 30 chilometri dal Mare Adriatico: Acquaviva Collecroce/Živavoda-Kruč, Montemitro/Mundimitar e San Felice del Molise/Stifilić (Filič) (in passato anche a Palata e a Cerritello/Čirit). Geneticamente il croato molisano appartiene al gruppo dialettale štokavo-ikavo (con alcune caratteristiche del čakavo).
Per quanto riguarda la sua origine, gli studiosi hanno formulato le seguenti ipotesi:
gli antenati degli odierni Croati (Slavi) molisani siano emigrati verso l'Italia circa 500 anni fa dalla valle del fiume Narenta tra Croazia ed Erzegovina;
all'inizio del XVI secolo siano fuggiti dalla Dalmazia e più precisamente dalla foce della Narenta (Reissmüller);
i Croati del Molise provengano dai dintorni di Zara (Aranza);
i Croati del Molise siano originari dalla regione stocavo-morlacca dell'Istria meridionale (Badurina);
i Croati del Molise siano originari dalla regione dell'entroterra da Zara a Sebenico (Hraste);
i Croati del Molise siano originari dalla regione attorno al monte Biokovo, nella regione di Zabiokovlje (Muljačić).
Oltre che da documenti storici e dai cognomi ancora presenti nei paesi slavi del Molise, questi dati vengono confermati anche dalle proprietà fonetiche, lessicali e strutturali del croato molisano. Prescindendo dal carattere štokavo-icavo bisogna ricordare per esempio lo sviluppo della -l finale in -a, che si trova appunto in quella presunta zona originaria in opposizione alla conservazione della -l in alcuni dialetti croati o del suo sviluppo in -o in altri dialetti croati; cfr. je nosija 'ha portato' in croato molisano (e in dialetti croati littorali) vs nosio je in croato standard.
La mancanza quasi completa di turchismi nel lessico dello slavo molisano dimostra poi che l'invasione ottomana dei Balcani è il termine ante quem per l'emigrazione. La mancanza della -ā al genitivo plurale sviluppatasi non prima del XVI secolo, così peculiare per esempio per la lingua standard croata, ci fornisce un altro termine ante quem.[1]
Lo slavo (croato) molisano si trova oggi in una situazione di contatto linguistico assoluto, nel senso che tutti i parlanti dominano almeno anche una variante dell'italiano, e mostra influssi di adstrato a tutti i livelli linguistici. Vanno distinti due periodi principali in cui si è esercitato l'influsso romanzo. All'inizio esisteva quasi esclusivamente il contatto con il dialetto italiano molisano, se si prescinde da un certo influsso del napoletano regionale. Circa centocinquanta anni fa si aggiunse il contatto con la lingua standard italiana che prevale ormai da più di cinquanta anni.
Lo slavo molisano è usato normalmente solo in forma orale. Testimonianze letterarie, normalmente piccole raccolte di poesie come quella di Gliosca (2004), sono molto rare. L'unica lingua tetto per questa lingua minoritaria è quella italiana (tetto esterno). La lingua standard croata, non ha nessun ruolo nella comunicazione d'ogni giorno. Al giorno d'oggi lo slavo molisano è ancora linguaggio corrente in due paesi, ad Acquaviva Collecroce (in slavo molisano: Kruč) e a Montemitro (Mundimitar), paese più piccolo ma con comportamento linguistico più conservativo. In un terzo paese, San Felice del Molise (Filič) = croato standard "Štifilić" = Na našu "Stifilić", la lingua minoritaria è quasi scomparsa dal settore pubblico ed è usata in famiglia ormai solo da pochi anziani.
Tenendo conto del suo sviluppo linguistico, indipendente per secoli dal croato, lo slavo molisano (na našu) può essere trattato come sistema autonomo, sia per quanto riguarda la sua grammatica sia per la sua ortografia, basata su una specifica fonetica e fonologia. Con ciò si tiene anche conto del fatto che questa lingua minoritaria è dal punto di vista strutturale per molti aspetti (p. es. il sistema dell'articolo, aspetto verbale flessivo, comparativo, generi, ordine delle parole) più vicina agli idiomi romanzi di contatto dominanti che alle lingue affini dal punto di vista genetico, come per esempio il croato standard.
Minoranza albanese
Più consistente è la presenza Arbëreshë, popolazione di lingua albanese, in paesi situati prevalentemente nel basso Molise.

La mummia di Zagabria


giovedì 27 maggio 2010

Molise, Pietrabbondante, Teatro-Tempio
















Sul pendio di Monte Saraceno, i Sanniti edificarono un maestoso complesso di culto costituito da un teatro, un tempio e due edifici porticati ai lati di quest'ultimo. I lavori iniziarono alla fine del II secolo a. C. e terminarono nel 95 a. C. L'edificio, così articolato, era destinato sia al culto che alle attività istituzionale, perché, se nel grande tempio si svolgevano riti religiosi, nel tetro si riuniva il senato per adottare deliberazioni importanti nell'interesse dello Stato.

Molise, Le Sagre di Capracotta
























Sagra della pezzata




Molise, Termoli


Molise, Canneto, Santuario di Canneto


Molise, Canneto, Santuario di Canneto




mercoledì 26 maggio 2010

Su e giù per l'Italia: Molise - Isernia









































La Pineta di Isernia, nella foto ossa spezzate di giganteschi mammiferi (bisonti, elefanti, ippopotami, rinoceronti, cervi) vissuti poco meno di un milione di anni fa, e abbattuti da uno dei primi predatori della preistoria dell’umanità, battezzato Homo Aeserniensis, cui si dedicò il Museo del Paleolitico di Isernia. Più di 150 anni addietro un contadino di Capracotta nel corso di lavori agricoli in un fondo rustico, trovò nella terra, inchiodata a grossi blocchi di pietra, una piccola lastra di bronzo che portava incisi segni che altro non erano se non lettere di una lingua antichissima, quella degli Osci, la misteriosa popolazione italica trapiantata sul territorio di buona parte dell’Italia meridionale, vivendo di caccia, di pastorizia e di lavoro rurale. Sulla lastra di bronzo, detta appunto Tabula Osca, che per un singolare destino ora si ritrova al British Museum di Londra, è inciso un documento che descrive gli attributi degli Dei e i sacrifici ad essi dovuti nel corso dell’anno, per averne prosperità e protezione.
Alcune delle foto linkate in questo post sono tratte dal sito web www.viaggiomolise.it che ha chiesto di essere citato (come potete leggere nei commenti sottostanti)

mercoledì 19 maggio 2010

Afghanistan, talebani attaccano base aerea Nato: dieci morti

Afghanistan, talebani attaccano base aerea Nato: dieci morti

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2010/05/afghanistan-attacco-base-nato.shtml?uuid=fd2c940e-630d-11df-b805-90ff3ebcf28f&DocRulesView=Libero

Santoro lascia la Rai, ma è polemica

Santoro lascia la Rai, ma è polemica. Farà docu-fiction come collaboratore

Il conduttore accetta l'accordo con una buonuscita milionaria
Vespa: "Essere perseguitato si rivela un ottimo investimento"

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201005articoli/55151girata.asp
ROMA
Come un fulmine a ciel sereno: Michele Santoro lascia la Rai. O almeno, dopo tante battaglie questa volta abbandona il suo ruolo di dipendente, lascia vuoto lo studio di Annozero alla fine della stagione, per rientrare nel ruolo di collaboratore esterno ed abbracciare un suo vecchio pallino, quello delle docu-fiction. È probabile che vedremo la sua firma e il suo volto ricomparire su Raitre.

La decisione arriva al temine della seduta del Consiglio di amministrazione di Viale Mazzini che nel pomeriggio ha approvato su proposta del direttore generale Mauro Masi un accordo quadro per «la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro dipendente» con il giornalista. L’accordo consensuale, secondo quanto spiega Viale Mazzini, «deve essere implementato attraverso contratti applicativi che saranno messi a punto nei prossimi giorni, prevede la realizzazione di nuovi progetti editoriali che verranno realizzati da Michele Santoro nei prossimi due anni».

Qui finisce la formalità di un accordo che, secondo le prime indiscrezioni, sarebbe di svariati milioni di euro in quanto oltre alla dovuta risoluzione consensuale che prevede per legge il pagamento di tre annualità, il contratto dovrebbe essere triennale per la realizzazione di alcune miniserie a prezzi di mercato. Quindi la Rai «continuerà ad avvalersi della collaborazione di Santoro che, in questo modo, avrà la possibilità di sperimentare nuovi generi televisivi attraverso un ulteriore sviluppo del proprio percorso professionale». In Cda sono sette i voti a favori e due le astensioni, di Angelo Maria Petroni e Rodolfo De Laurentiis. De Laurentiis, a quanto si apprende, avrebbe espresso in consiglio le sue perplessità sui contenuti e l’urgenza di un’intesa di questo tipo e in questo momento con Santoro.

Finchè l’accordo non sarà firmato comunque Michele Santoro non ne spiegherà le ragioni. Lo farà solo dopo, quando probabilmente convocherà una conferenza stampa per chiarire le motivazioni alla base della decisione. In realtà il giornalista ci pensava da tempo: non solo a lasciare la Rai come dipendente ma soprattutto a individuare nuovi spazi e nuovi progetti, a cercare di non recitare sempre la stessa "parte in commedia" con il fiume di polemiche che sempre lo seguivano quanto il successo negli ascolti. I suoi programmi non hanno mai superato le quattro edizioni e dunque per lui era maturo il tempo di cambiare e di riprendere l’idea delle docu-fiction, sulla scorta di "Corre bisonte corri" andato in onda lo scorso anno. Lo studio vuoto, lui che introduce il tema e poi la messa in onda. Probabilmente lo vedremo su Raitre, vista la disponibilità offerta da Antonio Di Bella ed esplicitata già quando il giornalista venne ospitato da Serena Dandini a "Parla con me".

Ma sull'addio di Santoro infuria la polemica. «Si conferma che per Michele essere perseguitato si è rivelato un ottimo investimento», è l'affondo di Bruno Vespa. «Sono molto contento che lui resti da noi, perchè è un giornalista che conosce molto bene la televisione - aggiunge il conduttore di ’Porta a portà - Ero convinto e l’avevo detto da tempo che sarebbe stata trovata una soluzione con le docufiction. Per me è quindi tutto scontato e si conferma che per Michele essere perseguitato si è rivelato un ottimo investimento». Sul fronte politico l’Udc Roberto Rao chiede chiarezza: «I telespettatori e tutti gli italiani hanno diritto di sapere subito, senza aspettare altro tempo, con la massima trasparenza e fin nei dettagli, le modalità e i termini economici che hanno portato alla clamorosa decisione della risoluzione consensuale del contratto di lavoro di Santoro con la Rai». Per l'Annunziata «l’assenza di Santoro cambierà il volto della Rai». «Sono profondamente dispiaciuta - dice - per questo passo, credo che l’azienda perda qualcosa di importante. Santoro è sempre stato ed è il giornalista più forte dove va fa cose buone».

Primo sì al federalismo demaniale

Primo sì al federalismo demaniale
Via libera della Bicamerale: sì dell'Idv e il Pd si astiene. Bossi: "La riforma è partita"
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201005articoli/55188girata.asp

Il giro di vite sulle intercettazioni: maxi-multe in arivo agli editori

Il giro di vite sulle intercettazioni: maxi-multe in arivo agli editori

Sì della commissione Giustizia: inaspriti i provvedimenti contro la pubblicazione delle chiamate. I cronisti rischiano fino a 2 mesi
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201005articoli/55185girata.asp

Le "camicie rosse" si arrendono: massacro nelle strade di Bangkok


Le "camicie rosse" si arrendono: massacro nelle strade di Bangkok


L'esercito spara contro il tempio dei ribelli: almeno nove vittime. La minaccia del governo: "Pena di morte per chi causa disordini"
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201005articoli/55190girata.asp


ucciso fotoreporter italiano. Scontri nella capitale thailandese: tra le vittime anche Fabio Polenghi
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201005articoli/55154girata.asp

Silenzio per i caduti.


Silenzio per i caduti.
Le parole fanno rumore e disturbano la quiete di chi finalmente ha trovato la pace. Solo le lacrime dei congiunti devono far rumore. Qualunque altro suono romperebbe la pace delle eroiche anime ricongiunte verso la luce eterna. Questo è il momento in cui i media e i politici devono tacere e inviare le immagini ed assistere i familiari, indipendentemente dall’appartenenza politica. Niente polemiche!
Quanti hanno compiuto questo atto vile devono sentire le grida nel silenzio.
Chinino tutti il capo in segno di rispetto per quelli che sono andati via per sempre lasciando i loro cari. Il nostro pensiero è costantemente rivolto anche alle famiglie della caporale italiana ricoverata in Germania e dell’altro soldato rimasto ferito e ora in cura in un ospedale romano , affinchè si sappia che nessuno si dimentica di loro e che ognuno di noi prega Nostro Signore affinchè possano entrambi ritornare a svolgere una vita normale.
… e pensare che ci sono state trasmissioni in Italia in cui il fior fiore dell’estrema sinistra anziché dimostrare solidarietà e affetto nei confronti di questi eroi si sono limitati ad attaccare il Governo, il Ministero della Difesa, e tutti i militari inviati in missione di pace in rappresentanza dell’Italia e del mondo libero.
Chiunque non dimostri solidarietà ai nostri militari non si merita di essere cittadino italiano e merita solo ignominia. Queste persone dovrebbero chiedere la cittadinanza di un paese integralista islamico dove certamente si sentirebbero più a loro agio. Questo vale per gli uomini e, ancor di più, per le donne, peggio se femministe e\o comuniste.

venerdì 14 maggio 2010

Appesa per il seno alla maniglia della porta

IGNOTE LE CAUSE DELL’INCIDENTE
Appesa per il seno alla maniglia della porta
Una 24enne inglese è stata trovata dai pompieri agganciata in questo modo

Un corpo estraneo agganciato al petto di una giovane donna e una squadra di vigili del fuoco, accompagnati dall’ambulanza per liberarla e salvarla. È questa la scena che si è svolta alcuni giorni fa in Gran Bretagna, con un incidente domestico davvero straordinario

http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_14/inglese-appesa-seno-maniglia_968c1e1c-5f44-11df-8c6e-00144f02aabe.shtml

Bangkok: i militari stanno sgombrando con la forza il presidio dei manifestanti

spari e lanci di lacrimogeni. colpito alla gamba un giornalista canadese di france 24
Bangkok: i militari stanno sgombrando con la forza il presidio dei manifestanti
L'esercito thailandese avanza contro il blocco delle camicie rosse: almeno 10 morti negli scontri

http://www.corriere.it/esteri/10_maggio_14/thailandia-scontri_b8f04c1e-5f1a-11df-8c6e-00144f02aabe.shtml

Generazione italia: Nasce il circolo dei finiani,la fondatrice è di sinistra. Per ora il gruppo su Facebook



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Scolaresca di Vicenza in visita agli Uffizi . Tutti entrano gratis tranne gli stranieri

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La galleria è gratis, ma non per tutti. La prof accusa: uminiati. Scatta l'esposto per tre ragazzi serbi. La soprintendente Acidini: "Sì, le regole non sono adatte"
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/cronaca/2010/05/08/328921-scolaresca_vicenza_visita_agli_uffizi.shtml

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http://www3.lastampa.it/i-tuoi-diritti/sezioni/consumatore/news/articolo/lstp/215752/

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