Indice[nascondi]
1 Biografia
1.1 Gli esordi
1.2 Gli anni del "successo"
1.3 La caduta
1.4 La fine
2 Il personaggio
3 La Chicago Outfit con Al Capone
4 Note
5 Bibliografia
6 Voci correlate
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni
Biografia [modifica]
Gli esordi [modifica]
Fu in questo periodo che gli fu attribuito il soprannome di Scarface, a causa di una vistosa cicatrice sulla guancia sinistra causata da coltellate che gli furono inferte da Frank Galluccio, sulla cui sorella Capone aveva espresso commenti pesanti. Lavorando per Frankie Yale, Capone fu arrestato una prima volta per reati contravvenzionali, poi uccise due uomini, ma protetto dall'omertà non ne fu mai accusato. Nel 1919, dopo aver gravemente ferito un esponente di una banda rivale, Yale lo inviò a Chicago, in Illinois, finché non si fossero calmate le acque. Qui Capone si mise al servizio di Johnny Torrio, vecchio sodale di Yale nonché nipote di Big Jim Colosimo (altro noto gangster italo-americano, esponente di punta della Mano Nera).
Torrio gli affidò la gestione delle scommesse clandestine e presto Capone sarebbe divenuto il suo braccio destro, acquisendo la gestione di tutte le attività illegali della banda. In violazione di una lunga tregua, Torrio fu vittima di un attentato da parte della gang rivale guidata da Dean O'Banion; gravemente ferito e psicologicamente scosso, il boss passò lo scettro del potere ad Al Capone con unanime consenso degli interessati (anche della banda rivale), che lo chiamavano ora The big fellow.
Gli anni del "successo" [modifica]
Il "successo" fu tale che alla sovranità sul crimine di Chicago e dintorni Capone poté presto affiancare anche una posizione di supremazia economica e di potere sulle aree di sua influenza.
Investì infatti parte dei ricavati delle attività illecite in attività del tutto legali, separando le gestioni contabili e potendo quindi contare su introiti di copertura (non meno rilevanti di quelli originari). Durante gli anni del proibizionismo, la copertura gli consentiva di avere più agevole accesso agli ambienti istituzionali, nei quali doveva procacciarsi con la corruzione la protezione politica che consentisse al business degli alcoolici di prosperare.
Uno dei politici sul suo libro-paga era il sindaco William "Big Bill" Hale Thompson, Jr., il quale, ad un dato momento, gli consigliò di lasciare la città. Chicago era infatti sotto i riflettori di tutta la nazione per il tasso di criminalità e per l'impudenza ormai leggendaria delle gang, e Capone stesso - sia pure senza che nessuna specifica accusa gli fosse stata ufficialmente mossa - era considerato il maggior responsabile di questo malsano clima.
Capone contribuiva in effetti non poco a rendere la metropoli animata, ordinando innumerevoli omicidi (spesso di testimoni di crimini). Il boss ideò per queste operazioni una tecnica speciale: si prendeva in locazione un appartamento di fronte alla casa della vittima, e da lì la si uccideva con fucili di precisione da selezionati cecchini.
Ad alimentare però una certa mitologia di Capone, vennero alcune iniziative che si sarebbero potute dire demagogiche, sebbene pare che effettivamente fossero mosse da animo sincero: la gravissima crisi economica del 1929 aveva spinto sul lastrico milioni di statunitensi, letteralmente costretti alla fame, e Capone ordinò alle sue aziende "lecite" della ristorazione e dell'abbigliamento di distribuire gratis cibo e vestiti a chi ne avesse bisogno.
Ciò non evitava che l'espansione del suo impero criminale proseguisse con violenza, addirittura con l'acquisizione armata di nuovi insediamenti come il suburbio di Forest View, subito popolarmente rinominato "Caponeville", nel quale gli uomini della sua gang giravano armati per le strade quasi fossero una forza di polizia. Qui, sempre nel 1929, lo stesso Capone fu arrestato per possesso illegale di un'arma da fuoco.
La caduta [modifica]
Nel 1930 Al Capone, che da poco era entrato nella lista dei maggiori ricercati dell'FBI, fu dichiarato "nemico pubblico numero 1" della città di Chicago.
Studiando il modo di neutralizzarlo, visto che non si riusciva ad attribuirgli crimini diretti per la sua esperta capacità di organizzarli (oltre che per la protezione omertosa, che gli forniva alibi impeccabili), si dibatté negli Stati Uniti circa l'opportunità di tassare i redditi provenienti da attività illecita. Ottenuto l'avallo legislativo, si assegnò al caso una squadra di agenti federali del Dipartimento del Tesoro, comandata da Eliot Ness e composta da un pool di super-esperti e incorruttibili funzionari che si erano guadagnati il nomignolo di "Intoccabili".
Questi si misero alle costole di Capone analizzando ogni più piccolo movimento finanziario sospetto, ma Capone non aveva nulla di intestato, agiva sempre attraverso prestanome e le contabilità illecite erano gestite tramite codici, perciò il boss restava sufficientemente tranquillo. Sinché non si trovò, per caso, un piccolo fogliettino nel quale era citato il nome di Capone. Fu la chiave di volta dell'intera operazione: si riuscì a sfruttare quel piccolo errore per porre in collegamento fra loro molte altre prove raccolte, allestendo quindi un piano accusatorio alquanto vasto, tradottosi nel rinvio a giudizio per evasione fiscale, con 23 capi d'accusa.
La difesa di Capone propose un patteggiamento, che fu però rifiutato dal giudice. Provò allora a corrompere la giuria popolare, e forse stava riuscendo nell'intento, ma questa fu sostituita all'ultimo momento, la sera prima del processo, da una completamente nuova. La nuova giuria lo giudicò colpevole solo di una parte dei reati ascrittigli, comunque abbastanza perché gli fosse irrogata una condanna a 11 anni di carcere ed una pesante multa di 80.000 dollari.
La fine [modifica]
Fu ad Alcatraz che gli furono diagnosticati i primi segni di una forma di demenza causata dalla sifilide, precedentemente contratta, e fu internato in una struttura ospedaliera carceraria. Liberato nel 1939, dopo un supplemento di cure presso un ospedale, si ritirò in Florida dove l'incedere del problema mentale gli impedì di seguire le sue originarie attività. Molti pensano invece che la sua precoce fine fu determinata dallo scorno per la sconfitta subita che ebbe come conseguenza un blocco mentale che gli impedì di proseguire la sua attività criminale.
Nel 1947 ebbe un Ictus e dopo una breve agonia morì di arresto cardiaco a soli 48 anni.
Il personaggio [modifica]
Il personaggio, per la sua particolare storia e per alcuni suoi lati caratteriali, ben si prestava a divenire oggetto di interesse di certa letteratura popolare e di qualche opera cinematografica.
Sullo schermo la sua figura è stata interpretata, fra gli altri, da Jason Robards, Rod Steiger, Ben Gazzara e Robert De Niro, talvolta indirettamente evocata, come per il film Gli intoccabili, incentrato sull'opera degli agenti federali che riuscirono a neutralizzarlo.
I più celebri film che ne parlano sono sicuramente i due Scarface: il primo, diretto da Howard Hawks e interpretato da Paul Muni, si rifà al romanzo omonimo, che per motivi di copyright non usava i veri nomi dei personaggi (qui Capone è Tony Camonte); il secondo è il più celebre Scarface, scritto da Oliver Stone, diretto da Brian DePalma e interpretato da Al Pacino: in questo caso la storia di Capone viene romanzata e trasportata nell'America degli anni ottanta, cambiando il traffico di alcool con il traffico di cocaina. I fatti raccontati sono però gli stessi del film di Hawks. Il protagonista è ribattezzato Tony Montana (che si richiama al celebre giocatore di football Joe Montana), ed è un immigrato cubano.
Dal 2010 è interpretato da Stephen Graham nella serie televisiva Boardwalk Empire, prodotta da Martin Scorsese.
La Chicago Outfit con Al Capone [modifica]
L'organizzazione Chicago Outfit è sicuramente una delle più pericolose gang criminali della storia. Fondata a Chicago da Big Jim (Giacomo Colosimo) e radicatasi grazie all'azione di Al Capone e Frank Nitti (poi suo successore proprio alla guida della Outfit) si sviluppò rapidamente in tutte le zone limitrofe e soprattutto in Canada, paese dal quale provenivano gli alcoolici da contrabbando che in seguito venivano distribuiti a tutti i "Titty bars" (bordelli) di Chicago e dintorni aggirando le autorità del proibizionismo. La Outfit si fondava su un grande rapporto di fiducia tra i gangster e "il boss dei boss" e su un sistema di valori basato sull'onore, stabilito dallo stesso Capone. I capi delle varie divisioni della outfit venivano controllati dal boss grazie a un sistema di delazioni con infiltrati; e chi tradiva l'onore veniva giustiziato. Tra i rappresentanti più attivi della Outfit di Al Capone ricordiamo Felice DeLucia (attivo in Illinois e Wisconsin), Bob Calandra (Ontario), Vince DeLucia, Tom Ciampelletti (già badante della mamma del super boss e attivo a Montreal, QC) e lo stesso Frank Nitti, che faceva da tramite tra Al Capone e i gangster più importanti.
Note [modifica]
^ "Nemmeno i morti parlano - Storia della Mafia - Vol. 2" Max Polo - Edizioni Ferni - Ginevra, 1974
Bibliografia [modifica]
John Kobler, Al Capone. La vita e il mondo del re dei gangster., Milano, Mondadori, 2004. ISBN 88-04-53663-2
Voci correlate [modifica]
Proibizionismo
Italoamericano
Emigrazione italiana
Altri progetti [modifica]
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Al Capone
Collegamenti esterni [modifica]
(EN) Crime Library: Al Capone
(EN) History Files - Al Capone
(EN) F.B.I. History - Famous Cases, Alphonse Capone, aka. Al, Scarface
(EN) Dossier F.B.I. su Al Capone
Born of an immigrant family in Brooklyn, New York in 1899, Al Capone quit school after the sixth grade and associated with a notorious street gang, becoming accepted as a member. Johnny Torrio was the street gang leader and among the other members was Lucky Luciano, who would later attain his own notoriety.
About 1920, at Torrio's invitation, Capone joined Torrio in Chicago where he had become an influential lieutenant in the Colosimo mob. The rackets spawned by enactment of the Prohibition Amendment, illegal brewing, distilling and distribution of beer and liquor, were viewed as "growth industries." Torrio, abetted by Al Capone, intended to take full advantage of opportunities. The mob also developed interests in legitimate businesses in the cleaning and dyeing field and cultivated influence with receptive public officials, labor unions, and employees' associations.
Torrio soon succeeded to full leadership of the gang with the violent demise of Big Jim Colosimo, and Capone gained experience and expertise as his strong right arm.
In 1925, Capone became boss when Torrio, seriously wounded in an assassination attempt, surrendered control and retired to Brooklyn. Capone had built a fearsome reputation in the ruthless gang rivalries of the period, struggling to acquire and retain "racketeering rights" to several areas of Chicago. That reputation grew as rival gangs were eliminated or nullified, and the suburb of Cicero became, in effect, a fiefdom of the Capone mob.
The St. Valentine's Day Massacre on February 14, 1929, might be regarded as the culminating violence of the Chicago gang era, as seven members or associates of the "Bugs" Moran mob were machine-gunned against a garage wall by rivals posing as police. The massacre was generally ascribed to the Capone mob, although Al himself was in Florida.
The investigative jurisdiction of the Bureau of Investigation during the 1920s and early 1930s was more limited than it is now, and the gang warfare and depredations of the period were not within the Bureau's investigative authority.
The Bureau's investigation of Al Capone arose from his reluctance to appear before a federal grand jury on March 12, 1929 in response to a subpoena. On March 11, his lawyers formally filed for postponement of his appearance, submitting a physician's affidavit dated March 5, which attested that Capone had been suffering from bronchial pneumonia in Miami, had been confined to bed from January 13 to February 23, and that it would be dangerous to Capone's health to travel to Chicago. His appearance date before the grand jury was re-set for March 20.
On request of the U.S. Attorney's Office, Bureau of Investigation agents obtained statements to the effect that Capone had attended race tracks in the Miami area, that he had made a plane trip to Bimini and a cruise to Nassau, that he had been interviewed at the office of the Dade County Solicitor, and that he had appeared in good health on each of those occasions.
Capone appeared before the federal grand jury in Chicago on March 20, 1929 and completed his testimony on March 27. As he left the courtroom, he was arrested by agents for contempt of court, an offense for which the penalty could be one year in prison and a $1,000 fine. He posted $5,000 bond and was released.
On May 17, 1929, Al Capone and his bodyguard were arrested in Philadelphia for carrying concealed deadly weapons. Within 16 hours they had been sentenced to terms of one year each. Capone served his time and was released in nine months for good behavior on March 17, 1930.
Al Capone's criminal record and fingerprint card
On February 28, 1931, Capone was found guilty in federal court on the contempt of court charge and was sentenced to six months in Cook County Jail. His appeal on that charge was subsequently dismissed.
Meanwhile, the U.S. Treasury Department had been developing evidence on tax evasion charges—in addition to Al Capone, his brother Ralph "Bottles" Capone, Jake "Greasy Thumb" Guzik, Frank Nitti, and other mobsters were subjects of tax evasion charges.
On June 16, 1931, Al Capone pled guilty to tax evasion and prohibition charges. He then boasted to the press that he had struck a deal for a two-and-a-half year sentence, but the presiding judge informed him he, the judge, was not bound by any deal. Capone then changed his plea to not guilty.
On October 18, 1931, Capone was convicted after trial and on November 24, was sentenced to eleven years in federal prison, fined $50,000 and charged $7,692 for court costs, in addition to $215,000 plus interest due on back taxes. The six-month contempt of court sentence was to be served concurrently.
While awaiting the results of appeals, Capone was confined to the Cook County Jail. Upon denial of appeals, he entered the U.S. Penitentiary in Atlanta, serving his sentence there and at Alcatraz.
On November 16, 1939, Al Capone was released after having served seven years, six months and fifteen days, and having paid all fines and back taxes.
Suffering from paresis derived from syphilis, he had deteriorated greatly during his confinement. Immediately on release he entered a Baltimore hospital for brain treatment and then went on to his Florida home, an estate on Palm Island in Biscayne Bay near Miami, which he had purchased in 1928.
Following his release, he never publicly returned to Chicago. He had become mentally incapable of returning to gangland politics. In 1946, his physician and a Baltimore psychiatrist, after examination, both concluded Capone then had the mentality of a 12-year-old child. Capone resided on Palm Island with his wife and immediate family, in a secluded atmosphere, until his death due to a stroke and pneumonia on January 25, 1947.
Bibliography on Al Capone
1. "Farewell, Mr. Gangster!" Herbert Corey, D. Appleton-Century Company, Inc., New York, New York, 19362. "The FBI Story," Don Whitehead, Random House, New York, New York, 19563. "Organized Crime In America," Gus Tyler, University of Michigan Press, Ann Arbor, Michigan, 19624. "The Dillinger Days," John Toland, Random House, New York, New York, 19635. "The Devil's Emissaries," Myron J. Quimby, A. S. Barnes and Company, New York, New York, 19696. "Capone," John Kobler, G. P. Putnam's Sons, New York, New York, 19717. "Mafia, USA," Nicholas Gage, Dell Publishing Company, Inc., New York, New York, 19728. "The Mobs And The Mafia," Hank Messick and Burt Goldblatt, Thomas Y. Crowell Company, New York, New York, 19729. "Bloodletters and Badmen," Jay Robert Nash, M. Evans and Company, Inc., New York, New York, 197310. "G-Men: Hoover's FBI in American Popular Culture," Richard Gid Powers, Southern Illinois University Press, Carbondale, Illinois, 1983
fonte: http://www.fbi.gov/about-us/history/famous-cases/al-capone
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