Pietro Berti

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Anchorage

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lunedì 28 febbraio 2011

La macellazione rituale-religiosa

LA MACELLAZIONE RITUALE
Titolo originale: Il Decreto 333/98 e la sofferenza connessa alle macellazioni
Ricerca personale del Dr. Enrico Moriconi*

Il Decreto 333/98 ha dettato norme relative al trattamento degli animali prima e durante la macellazione. Benché si
ponga il fine di garantire agli animali un trattamento rispettoso nei macelli, lascia perpetrare comportamenti che significano dolore per gli stessi. Proprio la persistenza di possibili situazioni di sofferenza richiede una pronta revisione del decreto, soprattutto nei punti di maggiore criticità che sono rappresentati da:
- possibilità effettuare macellazioni senza preventivo stordimento a) nelle macellazioni effettuate secondo riti religiosi, b) negli stabilimenti che hanno il permesso di derogare al decreto 286/96 sul controllo delle operazioni di macellazione; c) nelle macellazioni familiari presso il domicilio degli allevatori per le specie avicola e cunicole;
- permanere di sistemi di macellazione oltremodo cruenta quali l’elettrocuzione con elettrodi nell’ano e nella bocca
(possibile per gli animali da pelliccia); - sistemi meccanici per l’uccisione dei pulcini (triturati vivi).
Il valore etico
Nella società occidentale attuale è molto vivo un sentimento di rispetto nei confronti degli animali, che è ben rappresentato dalla fortuna che hanno avuto in questi anni i movimenti animalisti. Oggi sono molto diffuse le opinioni che ritengono giusto concedere agli animali almeno il diritto ad un vita etologicamente e fisiologicamente vicina a quella naturale e, soprattutto, quello alla non sofferenza. Questo punto è una vera e irrinunciabile conquista dei nostri tempi. Se infatti sappiamo che moltissimi cittadini, la maggioranza, ancora si nutre di alimenti di origine animale ed ha, fondamentalmente, un approccio antropocentrico che porta a considerare gli altri esseri come entità a disposizione degli umani, pure è indubbio che, anche all’interno di queste posizioni, il diritto alla non sofferenza viene unanimemente riconosciuto. Sicuramente la schiacciante maggioranza della popolazione,
se interrogata, non esiterebbe ad ammettere che tale diritto è estensibile a tutti gli animali e non accetterebbe più che l’uomo possa, volutamente, causare dolore agli altri esseri viventi. Il rispetto per il dolore è diventato una valenza riconosciuta e deve essere un obiettivo morale per tutti gli esseri umani, non solo per quella parte della popolazione che ha già fatto la scelta più avanzata di alimentarsi senza l’uccisione degli animali. E’ questa la grande conquista morale dei nostri tempi, che ha valore in sè e che impronta tutti i rapporti con gli altri viventi, come un confine raggiunto e da cui non è lecito tornare indietro e che pertanto deve essere tenuta presente nell’affrontare qualsiasi problematica relativa ai rapporti con gli animali. Il valore etico del concedere una morte senza sofferenza non può dipendere da altri tipi di considerazioni pertanto si deve valutare di risolvere al più presto le problematiche collegate alle macellazioni familiari e ai macelli industriali che, oltre a non garantire del tutto le necessarie sicurezze igieniche legate al rispetto delle normative europee,
pure hanno il permesso di potere eventualmente derogare all’obbligo dello stordimento. Questa è una situazione che deve essere affrontata e risolta al più presto.
Punti di criticità legati ai macelli
Il decreto 333/98 lascia la possibilità, all’art. 5 comma 3, "agli stabilimenti che beneficiano delle deroghe di cui all’art. 5 del decreto legislativo 18 aprile 1996 n. 286, e successive modifiche, nonchè agli art. 4 e 12 di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 dicembre 1997, n.495, possono derogare ...b) alle disposizioni di cui al comma 1, lettera a) nonchè ai procedimenti di stordimento ed abbattimento prescritti dall’allegato C, per i volatili da cortile, i conigli, i suini, gli ovini e i caprini". Questa deroga permette comportamenti che significano dolore, angoscia, terrore per gli animali: per chi avesse rimosso il significato reale di tale concessione significa macellazioni condotte su animai ancora vivi e senzienti che si dibattono, gridano, urlano il loro dolore, a fronte del non rispetto della loro vita. Poiché gli stabilimenti che possono richiedere tale deroga sono quelli che non hanno ottemperato ai requisiti di igienicità del decreto 286/96, la concessione lascia in attività strutture che sono obsolete, pericolose per la stessa igienicità delle carni, situazioni dove il degrado delle strutture spesso significa anche degrado della situazione ambientale: in tale ambiente non ci si può certo aspettare un corretto comportamento nei confronti degli animali e pertanto tutte le peggiori ipotesi che si possono avanzare sul trattamento degli animali, sicuramente saranno realmente presenti.
Le macellazioni familiari
Un altro punto che indica una scarsa preoccupazione del benessere degli animali, anche se il titolo del decreto legifera per tutelare la protezione degli animali, è l’art.9 comma 2, che concede la possibilità, per le macellazioni familiari, di non effettuare lo stordimento ai polli, galline e conigli. Rimane il sospetto che in un’ottica antropocentrica vi siano ancora animali più vicini e più lontani dall’uomo e che per questo i volatili e i conigli siano quelli di cui meno ci si preoccupa. Il dolore e la sofferenza però sono sensazioni comuni a tutte gli esseri viventi. Quando si dibattono per sfuggire al dolore, quando gridano e urlano tutti gli animali manifestano la loro sofferenze allo stesso modo e solo l’insensibilità umana può fare gradazioni in questa scala del dolore. Anche questo dolore però chiede comprensione e l’etica odierna non tollera più che si infligga dolore agli animali, quando questo può essere evitato.
Sistemi cruenti di macellazione
Un altro punto di criticità è rappresentato dal persistere di alcuni sistemi di macellazione, quali l’elettrocuzione con elettrodi introdotti nell’ano o nella bocca (allegato C) molto utilizzati per gli animali da pelliccia, che si prestano sia ad essere eseguiti senza preventivo stordimento sia ad esporre gli animali a acute sofferenze. Anche su questo punto occorrerebbe intervenire per evitare il dolore degli animali.
Le macellazioni rituali
Il punto riguardante le macellazioni rituali ha destato molte discussioni e pertanto merita un particolare approfondimento.
Il confronto tra le etnie
Un’altra realtà dei nostri tempi e del nostro paese, è la commistione sempre più avanzata tra etnie e tra culture di
popoli diversi che, essenzialmente per motivi di immigrazione, si sono trovati a vivere insieme. La mescolanza richiede, e richiederà sempre di più, voglia di superare le reciproche diversità per cercare un avvicinamento socio culturale e favorire la convivenza pacifica. Così gli italiani, popolo di emigranti, dovranno imparare ad essere anche buoni ospiti. La ricerca della convivenza dovrà necessariamente partire dal rispetto delle valenze morali che le diverse comunità ritengono irrinunciabili e cercare la più alta mediazione possibile, con la disponibilità, inevitabile, a cedere su quei punti che non possono trovare una conciliazione; in questo caso, l’opzione che più suscita problemi di coesistenza, dovrà rinunciare alla propria espressione. Uno dei punti di maggiore criticità è sicuramente rappresentato, in questi tempi, dal mantenimento della ritualità delle macellazioni secondo i riti islamico ed ebraico, che richiedono l’uccisione dell’animale tramite iugulazione senza preventivo stordimento.
Al di là delle considerazioni cliniche e patologiche che saranno proposte in un tempo successivo, quello su cui si vuole riflettere è la presenza, in questo momento storico, di più culture che si confrontano sulle loro diversità e anche sulle richieste che si rivolgono l’un l’altra. Va però considerato che il confronto tra le due etnie, su questo tema, chiama in causa un terzo elemento, gli animali appunto, che non hanno forza per esprimere le loro richieste. Si può ricordare come una conquista basilare del uomo occidentale contemporaneo sia stata quella di riconoscere la responsabilità dell’uomo in quanto garante dei diritti degli esseri "senza diritti". Questa posizione chiede che siano rispettati con rigore e con costanza proprio i punti qualificanti di questa nuova visione etica: il diritto degli animali alla non sofferenza. Non è questione di dequalificare i principi delle altre culture, perché non si tratta di instaurare paragoni o dar vita ad una gara su quali siano i valori morali più importanti. Semplicemente
il problema collegato a questa tematica è che non esiste una mediazione possibile sul dolore degli esseri viventi: o si accetta che non si debbano far soffrire o verrà meno la
ragion d’essere stessa della discussione. Vi sono molti momenti di confronto nei rapporti tra le regole religiose delle diverse comunità e molte volte, vivendo in un
paese di altra cultura, capita di dover cedere su alcuni principi, così come succede, già adesso, per quanto riguarda il ritmo della festività settimanale non lavorativa, che cade nelle tre religioni in tre giorni diversi e dove il ritmo economico impone di fatto il rispetto di usa sola delle tre possibili. Al contrario le scelte legate ad esempio a certe tipologie di abbigliamento possono creare problemi che appaiono sicuramente di possibile superamento. Al fine della coesistenza non ci sarebbe quindi nulla di stupefacente se, in un paese diverso, fosse necessario abbandonare, come già accade per quanto riguarda la poligamia o l’infibulazione che lo Stato Italiano non accetta, quei comportamenti che non sono in accordo con la morale generale. Ebbene i diritti degli animali devono essere considerati a tutti gli effetti come un bagaglio culturale di tutto il mondo occidentale e pertanto il diritto alla non sofferenza un confine invalicabile. Queste considerazioni non sono un principio di intolleranza, sono la constatazione che in un paese convivono naturalmente più visioni morali e che tutte hanno pari dignità. Si deve però accettare che, quando un principio vuole imporre un comportamento che è assolutistico e non superabile con mediazioni, essendo oggettivamente impossibile conciliare tra l’assenza o la presenza del dolore al momento della morte, si può accettare che l’unica soluzione
diventi la rinuncia alla richiesta più estrema e più in contrasto con il comune sentire. D’altra parte il forte richiamo alle proprie tradizioni diventa innegabilmente un motivo di coesione e riconoscimento di cui si sente tanto più il bisogno quanto più riescono difficili i rapporti con il paese ospite. Il percorso di convivenza dovrà affrontare questo particolare problema anche per stabilire un ponte tra due culture un po' diverse e per richiamare i valori della convivenza e della reciproca accettazione ma, proprio per questo, diventa fondamentale crescere su quanto unisce più che su quello che divide. Se nel mondo occidentalizzato il diritto alla non sofferenza degli animali è diventato un valore di cui tener conto, l’accettazione di questa problematica sarebbe un motivo di dialogo e di confronto tra le due etnie e di maggiore comprensione in quanto diventerebbe più facile stabilire momenti di coesione tra le due culture, costruiti sull’accettazione della propria e dell’altrui identità.

Le macellazioni rituali, islamica ed ebraica
Il Decreto Legislativo 333/98 permette, all’art.5 comma 2, che
le macellazioni secondo le ritualità religiose possano avvenire
senza preventivo stordimento dell’animale. Anche se questa
norma non costituisce una novità, in quanto era già permessa
antecedentemente al decreto, pure l’aspettativa di una larghissima
parte della cittadinanza era per un cambiamento che
tenesse in considerazione le nuove frontiere della sensibilità.
Il rito della macellazione islamica, così come descritto nel
Codice alimentare islamico, detta le norme affinchè la carne
possa essere "Haràm":
1. il macellatore deve essere musulmano;
2. la bestia deve essere orientata fisicamente in direzione
della Mecca;
3. il taglio alla gola deve essere eseguito:
Il rispetto per il dolore è diventato una valenza
riconosciuta e deve essere un obiettivo morale per
tutti gli esseri umani, non solo per quella parte
della popolazione che ha già fatto la scelta più
avanzata di alimentarsi senza uccidere gli animali.
l’etica odierna non tollera più che si infligga dolore
agli animali, quando questo può essere evitato.
a) con una lama affilatissima, che non deve intaccare la spina
dorsale e non deve essere ritirata affinché non siano stati
recisi le arterie carotidi, le vene giugulari, la trachea e l’esofago;
b) con un solo colpo
c) alla base del collo, se il collo è lungo ( cammello, giraffa,
struzzo, oca... mentre nella parte più alta del collo se il collo
non è lungo ( bovini, ovini, caprini...);
d) con la mano destra, mentre la sinistra tiene ferma la testa
della bestia;
4. il taglio non deve essere preceduto dallo stordimento della
bestia;
5. la bestia deve essere trattata con rispetto, accarezzata,
tranquillizzata, fatta adagiare sul fianco sinistro, in un luogo
dove non ci siano tracce di sangue o bestie macellate in
precedenza, onde evitare che l’odore del sangue terrorizzi la
bestia:
6. le gambe della bestia vanno legate, ad eccezione di quella
posteriore, che deve essere lasciata libera per dare alla bestia
la possibilità di muovere l’arto, attività che la tranquillizza;
7. il taglio deve esser preceduto dalla formula: "Bismillàhi
Allàhu àkbar!".
Dalla semplice analisi delle regole prescritte si evidenzia
come almeno alcuni punti prescritti del Codice non potranno
in ogni caso essere rispettati.
Si deve considerare che il principio della iugulazione senza
stordimento, così come viene permesso attualmente in base
al decreto 1 settembre 1998 n. 333, si attua in caso di
macellazioni che si svolgono in un normale macello. Nel
macello industriale sono molti gli animali che sono uccisi e,
pertanto, e inevitabilmente, non sono rispettate, le prescrizioni
del punto 5, in quanto l’animale è condotto al macello insieme
agli altri, non sarà trattato con rispetto superiore ai compagni
e soprattutto non potrà essere accarezzato tranquillizzato e
fatto adagiare sul fianco sinistro.
Inoltre, quando la struttura è appositamente attrezzata, essa
è dotata di una gabbia di ferro che imprigiona l’animale e che,
bloccandone i movimenti, contribuisce a terrorizzarlo, piuttosto
che a tranquillizzarlo.
Ugualmente nel corso delle macellazioni che si susseguono a
ritmo elevato può essere trasgredito anche il punto riguardante
il taglio che deve avvenire con un colpo solo, in quanto si
deve considerare la stanchezza dell’operatore e il fatto che, in
nessun caso, l’essere umano è perfetto e pertanto aumentando
l’attività cresce inevitabilmente la possibilità di errori.
Poichè il problema è il rispetto della tradizione, occorre
discutere se è necessario che essa debba essere rispettata
nella sua totalità o se ad alcune parti si può derogare, in quanto
sembra innegabile che oggi, e ancor più nel futuro se si
utilizzeranno le gabbie metalliche di contenzione, vengono
meno alcuni punti prescritti dal Codice alimentare islamico.
Per questo è difficile comprendere, e quindi accettare, che
alcune parti possano essere derogate e non altre, comprensione
che diventa ancor più difficile quando si consideri che
l’insieme delle regole derogate e di quelle mantenute significa
sicuramente un aumento del dolore degli animali, perché
perdono quel lato di semplicità e ritualità (la tranquillizzazione,
il coricamento sul fianco, l’accarezzamento) e mantengono
invece l’atto violento e doloroso del taglio della gola in piena
coscienza.
La macellazione attuale presenta già un non rispetto delle
regole stabilite dalla tradizione, e pertanto sarebbe necessario
comprendere a quali parti si può derogare e a quali no, dal
momento che, se già si accettano alcuni cambiamenti, si potrà
a maggior ragione stordire gli animali prima dell’uccisione.
Diventa difficile pensare che si possa accettare come inderogabile
solo tutto ciò che porta dolore e sofferenza agli animali,
e colpisce ancora di più avendo acquisito la consapevolezza
che anche gli animali possono soffrire, che è loro diritto non
provare dolore e che è dovere degli esseri umani far rispettare
tale diritto risparmiando il dolore che può essere evitato.
Si può anche proporre una ulteriore riflessione su questo tema
in quanto è noto che è prevista la realizzazione di qualche
macello industriale per tali macellazioni, in quanto l’industria si
organizza per sfruttare il vantaggio economico rappresentato
da un nuovo filone di sviluppo. Anche questo costituisce
offesa alla macellazione rituale in quanto viene ad essere
ulteriormente stravolto il rituale che sarà trasformato in una
catena di morte senza neanche la pietà dello stordimento.
Le valutazioni sono uguali anche per quanto concerne la
macellazione rituale ebraica, che è condotta dall’autorità
religiosa e per le quali valgono le perplessità legate ad una
metodica che espone gli animali ad un trattamento doloroso.
Sulle problematiche collegate alle diverse macellazioni da
tempo si sono levate delle proposte da dare luogo a tavoli di
confronto tra le diverse etnie, proprio per riflettere in maniera
approfondita e a partire dalle rispettive valenze culturali.
Le conseguenze delle macellazioni rituali
Le considerazioni sui sistemi di macellazione rituale sono
quelle che più colpiscono le persone sensibili e danno ragione
dell' opposizione che si sta verificando sul loro mantenimento.
Si sostiene che il rito ebraico e quello islamico rappresenterebbero
un sistema di dissanguamento più completo dell’animale,
a cuore battente. In realtà l’esame di una normale
macellazione presenta una situazione diversa e, per quanto
concerne il dissanguamento, molto simile nei diversi sistemi.
Nella macellazione con stordimento, infatti, dopo questo atto,
l’animale perde la coscienza di sé, e quindi non è più in grado
di sentire dolore, ma il cuore continua a battere. Questo fatto
determina un completo dissanguamento, come si può rilevare
dall’osservazione degli animali durante la macellazione, che si
completa nel giro di circa un minuto e mezzo / 2 minuti ed il
cuore continua a battere quasi fino al termine della fuoriuscita
del sangue. Gli stessi testi non stabiliscono una netta differenza
tra il dissanguamento nei diversi metodi in quanto le
possibili differenze sono impercettibili.
Questo stato di fatto sottolinea, ove fosse necessario, il fatto
puramente simbolico rivestito dal rituale della macellazione
senza stordimento e fa venir meno, quand’anche fosse presentata,
la giustificazione di una maggiore igienicità delle carni
dovuta alla minore presenza di sangue, perché questa non è
un’affermazione che si possa sostenere su base scientifica.
Quindi occorre sottolineare che l’uccisione senza stordimento
Quindi occorre sottolineare che l’uccisione senza
stordimento non dà luogo a carni più dissanguate
in maniera sostanziale di quelle ottenute con la
macellazione ordinaria.
In base alle conoscenze attuali, però, esiste più di
un dubbio su di una possibile problematicità legata
alla salubrità di queste carni.
non dà luogo a carni più dissanguate in maniera sostanziale
di quelle ottenute con la macellazione ordinaria.
La pratica invece introduce elementi di estrema preoccupazione
per tutte quelle persone che hanno a cuore la sofferenza
degli animali. Nel momento del taglio della gola si raggiunge
uno stato di stress e di sofferenza per gli animali veramente
molto intenso. Se l’animale è imprigionato in quella che quasi
impropriamente viene chiamata "culla", impropriamente perché
nella culla si depongono gli esseri umani nei primi tempi
dopo la nascita e non sembra un termine compatibile con
attrezzo utilizzato per la morte, prova uno stato di tensione e
di stress estremo, dovuto all’impossibilità di fuggire, poiché
l’istinto alla fuga è il primo e il più profondo che l’animale prova
quando si trova in una situazione che non gli è gradita.
Se invece l’animale è contenuto in maniera provvisoria può
dare luogo a movimenti inarticolati, violenti per contrastare il
dolore che prova a seguito del taglio e della fuoruscita del
sangue. In questi casi si può verificare la conseguenza più
negativa e impressionante: l’animale può liberarsi con movimenti
convulsi e deambulare senza forze per l’ambiente di
macellazione, perdendo sangue. Se il taglio non viene effettuato
in modo preciso, come succede quando le morti si
susseguono e si possono sommare gli sbagli per stanchezza
o per necessità di affrettare le operazioni, la morte può essere
particolarmente lunga, e invece di giungere in alcuni minuti
può arrivare fino ad una decina o più. Questi due ultimi eventi
sono di osservazione piuttosto frequente. Quindi in conclusione
la pratica della iugulazione senza stordimento non trova
giustificazioni anatomiche o patologhe o anche sanitarie ma
si configura essenzialmente come una scelta di tipo rituale e
invece può dare adito anche a problemi di tipo sanitario.
Salubrità della carne
Se le macellazioni rituali con il metodo ebraico e islamico non
danno luogo a punti di criticità per quanto riguarda l’anemia
delle carni, che risultano ben deprivate di sangue, inducono
problemi connessi al sistema stesso della macellazione.
In particolare è problematica l’immobilizzazione dell’animale,
che, essendo in piena coscienza, non partecipa e anzi si
oppone vivamente: questo dà sicuramente luogo ad un aumento
dello stress nell’organismo con accumulo di sostanze
istaminiche e di ormoni quali il testosterone. Già nel corso di
macellazioni ordinarie, con preventivo stordimento, è stato
osservato scientificamente che in casi particolari vi può essere
un aumento del contenuto serico di questo ormone, quando,
ad esempio, l’animale si eccita prima della macellazione
stessa. Proprio perché nelle macellazioni rituali con sistemi
industriali vi è uno stato di eccitazione, in quanto negli stabilimenti
le macellazioni si susseguono l’una all’altra senza
soluzione di continuità e gli animali possono percepire, essendo
condotti in piena coscienza sul luogo del taglio della gola,
l’odore del sangue che rappresenta per essi un segnale di
allarme, cui rispondono proprio con uno stato di stress e di
eccitazione, condizioni che danno luogo ad un aumento
circolatorio delle sostanze sopra ricordate. Queste sostanze
potrebbero rimanere nelle carni e dar luogo a problemi per
quanto riguarda la salubrità delle carni e conseguenze per la
salute umana. Finora questo punto non è mai stato focalizzato
in maniera specifica, perché non si sono mai realizzate molte
macellazioni di questo tipo e la ricerca non si è indirizzata
verso tali obiettivi; va però sottolineata la possibile pericolosità
anche perché le conseguenze per la salute umana non
sarebbero del tipo diretto, cioè immediatamente visibili, ma,
trattandosi di sostanze presenti a livelli non elevatissimi,
procurerebbero danni molto tempo dopo l’assunzione, mescolando
i loro effetti con altre concause aggravanti o limitanti,
divenendo così facilmente sottostimabili. In base alle conoscenze
attuali, però, esiste più di un dubbio su di una possibile
problematicità legata alla salubrità di queste carni.
In conclusione
I punti di problematicità legati al decreto 333/98 configurano
la possibilità di permanere momenti di dolore nei punti elencati
delle macellazioni in alcune tipologie di macelli, nelle
macellazioni familiari, per il permanere di alcune tipologie
particolarmente cruente e nelle macellazioni secondo i riti
religiosi. Proprio perché la riproposizione delle morte con
dolore per gli animali apparirebbe una imposizione inaccettabile
a tutte quelle coscienze che vogliono vivere con gli altri
animali nel segno del rispetto, a partire dal loro diritto ad una
vita naturale e priva di dolore, occorre che vengano risolti tutti
i momenti che inducono sofferenza al momento della
macellazione degli animali.
Il concetto del rispetto degli animali e del loro diritto alla non
sofferenza è un traguardo importantissimo della società attuale
che non può e non deve essere tradito; per questi motivi
è necessaria una pronta revisione del decreto 333/98, specialmente
agli articoli 5, 9 e all’Allegato C.
Alle macellazioni rituali non si possono più collegare considerazioni
di tipo igienico e sanitario superate dalla moderne
tecniche di conservazione degli alimenti e nello stesso tempo
si deve considerare che la pratica rituale sia ampiamente
evoluta nel corso del tempo e sono già presenti delle varianti
sostanziali rispetto a quanto tramandato dalla tradizione e
dalle sacre scritture.
Per il rispetto della sensibilità etica di una larghissima parte
della popolazione occidentale non sembra sia più proponibile
la pratica di macellare gli animali con dolore e pertanto appare
possibile richiedere che, come sono state introdotte altre
varianti, così si introduca anche quella dello stordimento.
Infine, se fosse impedita la macellazione senza stordimento,
non vi sarebbero conseguenze negative per quanto riguarda
l’approvvigionamento delle carni delle etnie islamica ed ebraica
che potrebbero rifornirsi da altri paesi dove il rito è accettato,
vista la diffusione delle reti commerciali attuali..
Se non è possibile, lo Stato Italiano ha il diritto, nel rispetto
dell’etica dei propri cittadini, di impedire pratiche di macellazione
dolorose per gli animali, perché l’accettazione del dolore
inferto volontariamente non può essere un principio etico oggi
accettabile, proprio come già avviene per altre ritualità, che
infatti non sono permesse.
Parimenti alle macellazioni rituali vengano risolti i problemi
collegati agli altri tipi di macellazione che sono state segnalate,
quali le deroghe per alcune tipologie di stabilimenti e per
avicoli e conigli in quelle familiari.
Torino, luglio 1999
Dott. Enrico Moriconi
Nato a Torino il 11.02.1949
Medico Veterinario Dirigente SSN
Membro Comitato Scientifico Nazionale Legambiente
Membro Segreteria Regionale Legambiente Piemonte -
Responsabile Settore Agricoltura
Presidente A.S.Ve.P - Ass. Culturale Veterinaria di
Salute Pubblica
Membro Comitato Scientifico Antivivisezionista

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