Il manifesto è un quotidiano di indirizzo comunista fondato nel 1969.
Non è un quotidiano di partito, non avendo aderito a nessun partito o gruppo politico organizzato. Appartiene a una cooperativa di giornalisti e dà un notevole contributo alla riflessione politica della sinistra italiana.
Dal 6 giugno 2008 è stata rinnovata la grafica che conserva ugualmente le particolari "prime pagine", caratteristiche di questo quotidiano.
Indice[nascondi]
1 Unicità nella gestione e nel trattamento economico
2 Storia
2.1 Le origini
2.2 La fondazione
2.3 La crisi, la ripresa e di nuovo la crisi
2.4 I direttori
3 Firme
3.1 Principali firme attuali
3.2 Principali collaboratori storici
4 Iniziative
5 Episodi salienti
5.1 L'attentato
5.2 L'errore "americano"
5.3 Il sequestro Sgrena
6 Evoluzione grafica
6.1 Gli anni '70
6.2 Gli anni '80
6.3 Gli anni '90
6.4 Dal 2000
7 Supplementi
8 Diffusione
9 Note
10 Voci correlate
11 Collegamenti esterni
Unicità nella gestione e nel trattamento economico [modifica]
Gestito da un collettivo di giornalisti si trova a non avere una proprietà davvero distinta dalla redazione, con giornalisti che sono editori di se stessi.
Tutti i lavoratori sono soci della cooperativa, compresi i tecnici addetti alla stampa, e hanno lo stesso stipendio. Per questo spesso non partecipa agli scioperi dei giornalisti contro gli editori, andando comunque in edicola, ma ospitando alcune pagine con le ragioni degli scioperanti.
Storia [modifica]
Le origini [modifica]
Nasce in origine come rivista politica mensile, diretta da Lucio Magri e da Rossana Rossanda. Alla redazione del primo numero, uscito il 23 giugno 1969 con una tiratura di 75.000 copie per le Edizioni Dedalo, partecipano Luigi Pintor, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Luciana Castellina e Ninetta Zandegiacomi.
Il periodico nasce dalla componente più "a sinistra" del Partito Comunista Italiano (PCI) che con Pietro Ingrao aveva sostenuto nel corso dell'XI congresso alcune battaglie per la democrazia interna al partito e sollevato la questione del "modello di sviluppo" in contrapposizione alla componente più "moderata" del partito, capeggiata da Giorgio Amendola.
L'idea di dare vita a una pubblicazione autonoma risale all'estate del 1968, ma viene congelata in vista del XII congresso del PCI, dove, peraltro, Pintor, Natoli e Rossanda non avevano votato in comitato centrale le tesi.
La rivista assume posizioni in contrasto con la linea maggioritaria del partito (in particolar modo rispetto all'invasione Sovietica in Cecoslovacchia, con l'editoriale uscito nel secondo numero intitolato "Praga è sola") che ne chiede la sospensione delle pubblicazioni. Il Comitato centrale del PCI del 24 novembre 1969 delibera la radiazione per Rossana Rossanda, Luigi Pintor e Aldo Natoli con l'accusa di "frazionismo". Successivamente viene adottato un provvedimento amministrativo per Lucio Magri e non vengono rinnovate le iscrizioni per Massimo Caprara (dal 1944, per 20 anni, segretario personale di Togliatti), Valentino Parlato e Luciana Castellina.
La fondazione [modifica]
Il manifesto si costituisce, quindi, come formazione politica con una piccola rappresentanza parlamentare (Natoli, Pintor, Rossanda al quale si aggiungono Massimo Caprara e Liberato Bronzuto). Nel settembre del 1970 (la tiratura sarà di 60.000 copie) vengono proposte le tesi per il comunismo nelle quali viene avanzata una piattaforma politica per l'unità della sinistra rivoluzionaria e si caldeggia la costituzione di una forza politica. Si intensificano, inoltre, le relazioni con Potere operaio con il quale la formazione del manifesto tiene un congresso nel febbraio 1971: si dovrebbe sancire l'unificazione tra le due forze, ma si chiude invece con una rottura.
Con la trasformazione in quotidiano (avvenuta il 28 aprile 1971), il manifesto si costituisce anche come struttura politica alle elezioni del 1972, presentando una propria lista alla Camera e invitando a votare il PCI al Senato.
Nel 1974 si unifica con il Partito di Unità Proletaria (PdUP), fondando il Partito di Unità Proletaria per il comunismo. Già nel gennaio 1977, però, la componente ex-PdUP esce dal partito, essendo gli ex-manifesto più orientati verso il PCI che non verso altri progetti politici (come la costituente di Democrazia Proletaria). Coloro che provengono dal gruppo del manifesto mantengono comunque il nome "PdUP per il comunismo", assorbendo poi la minoranza di Avanguardia Operaia e soprattutto i militanti del vecchio "Movimento Studentesco" del dopo 1968, chiamato allora Movimento Lavoratori per il Socialismo.
Nel 1983 il PdUP per il comunismo si presenta alle elezioni con il PCI, nel quale confluisce nel 1984. Anche se i principali fondatori del giornale si allontanano col tempo dalla vita politica, il manifesto resta comunque un progetto editoriale interessante, proprio per la sua contaminazione e attenzione alla politica.
La crisi, la ripresa e di nuovo la crisi [modifica]
Verso la prima metà del 2006 la crisi economica che da tempo investe la testata, giunta ormai al 35º anno di pubblicazione, si fa sempre più grave e rischia di far chiudere il giornale, che attraverso il suo sito chiede ai lettori di sostenere il quotidiano tramite sottoscrizioni, e di pagare 5 euro l'edizione del giovedì; l'iniziativa consente di raccogliere oltre 1.700.000€. Da segnalare anche la donazione di Loredana Bertè, per la cifra di 20.000€ versati al giornale.
Il quotidiano negli ultimi mesi del 2008 attraversa poi un'ennesima crisi[2].
I direttori [modifica]
Dal 28 aprile 1971 al 19 settembre 1975: Luigi Pintor;
Dal 19 settembre 1975 al 18 febbraio 1976: Valentino Parlato;
Dal 18 febbraio 1976 al 3 luglio 1976: Luigi Pintor, Luciana Castellina, Pino Ferraris, Vittorio Foa, Valentino Parlato e Rossana Rossanda;
Dal 3 luglio 1976 al 2 marzo 1978: Luciana Castellina, Valentino Parlato e Rossana Rossanda;
Dal 2 marzo 1978 al novembre 1985: Valentino Parlato;
Dal novembre 1985 al novembre 1986: Rina Gagliardi e Mauro Paissan;
Dal gennaio 1988 al luglio 1990: Valentino Parlato;
Dal luglio 1990 al novembre 1991: Sandro Medici;
Dal novembre 1991 a ottobre 1995: Luigi Pintor;
Dal ottobre 1995 al marzo 1998: Valentino Parlato;
Dal marzo 1998 al dicembre 2003: Riccardo Barenghi e Roberta Carlini (vicedirettore);
Dal dicembre 2003 al giugno 2009: Mariuccia Ciotta e Gabriele Polo;
Dal giugno 2009 al 4 maggio 2010: Valentino Parlato;
Dal 4 maggio 2010: Norma Rangeri[1]; Angelo Mastrandrea (vicedirettore)
Firme [modifica]
Principali firme attuali [modifica]
Stefano Benni
Matteo Bartocci
Loris Campetti
Gianfranco Capitta
Luciana Castellina
Giulietto Chiesa
Marco D'Eramo
Manlio Dinucci
Tommaso Di Francesco
Ida Dominijanni
Daniele Luttazzi
Enzo Mazzi
Sara Menafra
Guido Moltedo
Toni Negri
Valentino Parlato
Gabriele Polo
Alessandro Portelli
Arrigo Quattrocchi
Norma Rangeri
Alessandro Robecchi
Carla Ravaioli
Rossana Rossanda
Vauro Senesi
Giuliana Sgrena
Roberto Tesi alias Galapagos
Adriana Zarri
Principali collaboratori storici [modifica]
Lucia Annunziata
Stefano Benni
Alberto Burgio
Luciano Canfora
Franco Carlini
Cesare Cases
Grazia Cherchi
Stefano Chiarini
Gianfranco Corsini
Erri De Luca
Umberto Eco
Marcello Flores
Franco Fortini
Eduardo Galeano
Filippo Gentiloni
Franco Indovina
K.S. Karol
Serge Latouche
Nico Perrone
Alessandro Portelli
Marco Revelli
Gianni Riotta
Guido Ruotolo
Sandro Ruotolo
Gianpasquale Santomassimo
Osvaldo Soriano
Gianni Vattimo
Iniziative [modifica]
La cooperativa editoriale del manifesto ha intrapreso varie iniziative ulteriori alla pubblicazione del quotidiano: dalle produzioni musicali (iniziate nel 1995 col nome «il manifesto musica», poi «il manifesto CD»), tra cui diversi album del gruppo rap romano Assalti Frontali, all'edizione di libri (già dal 1972 e con il nome "Manifestolibri" dal 1994), dalla traduzione e distribuzione come allegato del prestigioso mensile francese «Le Monde diplomatique» fino alla nascita di numerose riviste tra le quali «Carta», poi resasi rapidamente indipendente e «La Rivista del Manifesto», un mensile di approfondimento politico che ha cessato di essere pubblicato nel 2004.
Negli anni il giornale si è fatto, peraltro, primo promotore di diverse manifestazioni fra cui, il 25 aprile 1994, la manifestazione nazionale a Milano per la celebrazione della Liberazione italiana.
Da sempre schierati contro ogni guerra, sono stati tra gli organizzatori di alcune iniziative e manifestazioni di critica al modello militare di gestione dei conflitti, soprattutto quando l'Italia vi era coinvolta direttamente.
Il manifesto, insieme a Liberazione e Carta ha lanciato la manifestazione nazionale a Roma del 20 ottobre 2007. La vasta piattaforma politica che si è arricchita nel corso del tempo che ha preceduto la manifestazione, ha criticato la mancata applicazione del programma dell'Unione durante il primo anno e mezzo di governo. Il corteo ha visto una vasta partecipazione dei militanti del PRC e del PdCI e nel complesso quasi un milione di persone. Vaste le polemiche di coloro che temevano che diventasse una manifestazione contro il governo; timori e strumentalizzazioni sono cessati dopo la manifestazione stessa che li ha smentiti.
Episodi salienti [modifica]
L'attentato [modifica]
Il 22 dicembre 2000, alle 12:05, il quotidiano fu obiettivo di un attentato: un petardo artigianale, preparato dal militante di estrema destra Andrea Insabato, esplose di fronte agli uffici della redazione, ferendo seriamente alle gambe ed alla mano l'attentatore.
L'errore "americano" [modifica]
Sull'onda dell'entusiasmo degli exit poll favorevoli al candidato democratico John Kerry all'indomani delle elezioni americane il 3 novembre 2004 il giornale pubblicò a tutta pagina la notizia della vittoria del candidato democratico alla presidenza con il titolo: Good morning America. «Con una valanga di voti gli americani cacciano Bush dalla Casa bianca. Venti milioni di elettori in più rispetto al 2000 portano Kerry alla presidenza. Nella notte gli exit-poll decretano la sconfitta dell'uomo della guerra preventiva».
Il risultato delle elezioni fu però deludente per la redazione del giornale: Bush vinse con oltre 3 milioni e mezzo di voti in più del suo avversario. Il giorno dopo la redazione titolò a tutta pagina Good night America e si scusò con queste parole per l'errata previsione: «La nostra copertina, già definita cult dagli amici, è un errore giornalistico grave ma anche il segno di una passione e di un'emozione politica - che ha sorpreso chi non ci conosce - per quella moltitudine d'oltreoceano scesa in piazza contro il più pericoloso e criminale dei presidenti, e che condivide con noi rabbia e sogni. Ci scusiamo con i nostri lettori per questo falso, che li ha illusi di avere un futuro senza George W. Bush».
Il sequestro Sgrena [modifica]
Durante l'occupazione militare in Iraq la giornalista Giuliana Sgrena, viene rapita a Bagdad mentre raccoglieva interviste per un'inchiesta sulle stragi di Falluja; è il 4 febbraio 2005. Gli altri giornalisti e collaboratori del quotidiano si danno da fare per intessere buone relazioni e iniziative allo scopo di favorire la liberazione della giornalista rapita; tra queste una grande manifestazione a Roma con più di mezzo milione di partecipanti e il coinvolgimento di molte personalità.
Dopo un mese, il 4 marzo la giornalista viene rilasciata, ma il clima festoso con cui la redazione accoglie la liberazione viene subito guastato dalla notizia dell'uccisione di Nicola Calipari e del ferimento della stessa Sgrena da parte di una pattuglia statunitense sulla strada verso l'aeroporto. Notevole il cambiamento della vignetta di Vauro che disegna una colomba sanguinante col ramo d'ulivo e il suo personaggio che dice "Ce l'hai riportata!".
Per approfondire, vedi la voce Giuliana Sgrena.
Tra il 1990 e il 1992 ha collaborato per il manifesto Don Tonino Bello
Evoluzione grafica [modifica]
Gli anni '70 [modifica]
Il 21 aprile 1971, il manifesto quotidiano esce in 4 pagine con un'impaginazione, ideata da Giuseppe Trevisani, a 6 colonne che richiama L'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci e nel settembre 1977 passa da 4 a 6 pagine. Il 28 aprile 1978 avviene la prima riforma grafica ed editoriale.
Gli anni '80 [modifica]
Il 10 dicembre 1980 le pagine aumentano passando a 10. Il 27 aprile 1982, Piergiorgio Maoloni progetta la nuova veste grafica del giornale. Il 9 febbraio 1985 le pagine divengono 12 (16 nei giorni in cui escono la talpa del giovedì e il domenicale). Nel 1989 le pagine passano a 16/18 (44 nella versione domenicale). Nel 1992 si ha una nuova riforma grafica.
Gli anni '90 [modifica]
Dal 1994 si opta per il formato tabloid con una grande foto in prima pagina. Dal 1997 avviene una nuova riforma grafica progettata dall'ufficio del manifesto. Dal 31 marzo 1998 la testata viene sottolineata da uno sbaffo arancione.
Dal 2000 [modifica]
Dal 4 aprile 2000 il formato diviene più grande, le pagine divengono 18/20 e la vignetta di Vauro viene posta in prima pagina. Dal 2004 avviene un restyling mantenendo inalterato il formato. Nel 2006 si opta per un altro cambiamento grafico, peraltro molto criticato dai lettori: il formato diviene più stretto e più alto. Nuovo restyling il 6 giugno 2008 con l'introduzione del colore nella foto di prima pagina.
Nel 2008, in relazione ai tagli del Governo Berlusconi riguardanti i fondi ai quotidiani di partito, il manifesto ha cominciato una campagna di raccolta fondi chiamata "Fateci uscire", iniziata il 23 settembre e si concluderà il 31 dicembre. Le stime di incassi giornalieri affinché l'operazione riesca, sono stimati dal giornale in 40.000€. La media giornaliera si attesta a inizio dicembre a 18.000€ al giorno.
Sul sito del giornale una pagina annuncia: "Quello che ci assumiamo e a cui vi chiediamo di partecipare è un compito tutto politico. I tagli ai finanziamenti per l'editoria cooperativa e politica non sono misurabili «solo» in euro, in bilanci che precipitano nel rosso, in giornalisti e poligrafici che rischiano la disoccupazione. Sono lo specchio fedele di una «cultura» politica che, dall'alto di un oligopolio informativo, trasforma i diritti in concessioni, i cittadini in sudditi. Non sarà più lo stato (con le sue leggi) a sostenere giornali, radio, tv che non hanno un padrone né scopi di lucro. Sarà il governo (con i suoi regolamenti) a elargire qualcosa, se qualcosa ci sarà al fondo del bilancio annuale." Al termine della campagna di sottoscrizione, la raccolta è arrivata a 1.800.000€. A integrazione della quale, il giornale è uscito in edizione straordinaria al prezzo di 50€.
Supplementi [modifica]
Alias, supplemento del sabato: cinema, video, musica, videogame, libri, dischi.
Fuoriluogo, supplemento mensile ogni ultima domenica del mese, su "droghe e diritti" edito dall'"Associazione Forum Droghe", direttore responsabile Maurizio Baruffi.
Diffusione [modifica]
Non è un quotidiano di partito, non avendo aderito a nessun partito o gruppo politico organizzato. Appartiene a una cooperativa di giornalisti e dà un notevole contributo alla riflessione politica della sinistra italiana.
Dal 6 giugno 2008 è stata rinnovata la grafica che conserva ugualmente le particolari "prime pagine", caratteristiche di questo quotidiano.
Indice[nascondi]
1 Unicità nella gestione e nel trattamento economico
2 Storia
2.1 Le origini
2.2 La fondazione
2.3 La crisi, la ripresa e di nuovo la crisi
2.4 I direttori
3 Firme
3.1 Principali firme attuali
3.2 Principali collaboratori storici
4 Iniziative
5 Episodi salienti
5.1 L'attentato
5.2 L'errore "americano"
5.3 Il sequestro Sgrena
6 Evoluzione grafica
6.1 Gli anni '70
6.2 Gli anni '80
6.3 Gli anni '90
6.4 Dal 2000
7 Supplementi
8 Diffusione
9 Note
10 Voci correlate
11 Collegamenti esterni
Unicità nella gestione e nel trattamento economico [modifica]
Gestito da un collettivo di giornalisti si trova a non avere una proprietà davvero distinta dalla redazione, con giornalisti che sono editori di se stessi.
Tutti i lavoratori sono soci della cooperativa, compresi i tecnici addetti alla stampa, e hanno lo stesso stipendio. Per questo spesso non partecipa agli scioperi dei giornalisti contro gli editori, andando comunque in edicola, ma ospitando alcune pagine con le ragioni degli scioperanti.
Storia [modifica]
Le origini [modifica]
Nasce in origine come rivista politica mensile, diretta da Lucio Magri e da Rossana Rossanda. Alla redazione del primo numero, uscito il 23 giugno 1969 con una tiratura di 75.000 copie per le Edizioni Dedalo, partecipano Luigi Pintor, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Luciana Castellina e Ninetta Zandegiacomi.
Il periodico nasce dalla componente più "a sinistra" del Partito Comunista Italiano (PCI) che con Pietro Ingrao aveva sostenuto nel corso dell'XI congresso alcune battaglie per la democrazia interna al partito e sollevato la questione del "modello di sviluppo" in contrapposizione alla componente più "moderata" del partito, capeggiata da Giorgio Amendola.
L'idea di dare vita a una pubblicazione autonoma risale all'estate del 1968, ma viene congelata in vista del XII congresso del PCI, dove, peraltro, Pintor, Natoli e Rossanda non avevano votato in comitato centrale le tesi.
La rivista assume posizioni in contrasto con la linea maggioritaria del partito (in particolar modo rispetto all'invasione Sovietica in Cecoslovacchia, con l'editoriale uscito nel secondo numero intitolato "Praga è sola") che ne chiede la sospensione delle pubblicazioni. Il Comitato centrale del PCI del 24 novembre 1969 delibera la radiazione per Rossana Rossanda, Luigi Pintor e Aldo Natoli con l'accusa di "frazionismo". Successivamente viene adottato un provvedimento amministrativo per Lucio Magri e non vengono rinnovate le iscrizioni per Massimo Caprara (dal 1944, per 20 anni, segretario personale di Togliatti), Valentino Parlato e Luciana Castellina.
La fondazione [modifica]
Il manifesto si costituisce, quindi, come formazione politica con una piccola rappresentanza parlamentare (Natoli, Pintor, Rossanda al quale si aggiungono Massimo Caprara e Liberato Bronzuto). Nel settembre del 1970 (la tiratura sarà di 60.000 copie) vengono proposte le tesi per il comunismo nelle quali viene avanzata una piattaforma politica per l'unità della sinistra rivoluzionaria e si caldeggia la costituzione di una forza politica. Si intensificano, inoltre, le relazioni con Potere operaio con il quale la formazione del manifesto tiene un congresso nel febbraio 1971: si dovrebbe sancire l'unificazione tra le due forze, ma si chiude invece con una rottura.
Con la trasformazione in quotidiano (avvenuta il 28 aprile 1971), il manifesto si costituisce anche come struttura politica alle elezioni del 1972, presentando una propria lista alla Camera e invitando a votare il PCI al Senato.
Nel 1974 si unifica con il Partito di Unità Proletaria (PdUP), fondando il Partito di Unità Proletaria per il comunismo. Già nel gennaio 1977, però, la componente ex-PdUP esce dal partito, essendo gli ex-manifesto più orientati verso il PCI che non verso altri progetti politici (come la costituente di Democrazia Proletaria). Coloro che provengono dal gruppo del manifesto mantengono comunque il nome "PdUP per il comunismo", assorbendo poi la minoranza di Avanguardia Operaia e soprattutto i militanti del vecchio "Movimento Studentesco" del dopo 1968, chiamato allora Movimento Lavoratori per il Socialismo.
Nel 1983 il PdUP per il comunismo si presenta alle elezioni con il PCI, nel quale confluisce nel 1984. Anche se i principali fondatori del giornale si allontanano col tempo dalla vita politica, il manifesto resta comunque un progetto editoriale interessante, proprio per la sua contaminazione e attenzione alla politica.
La crisi, la ripresa e di nuovo la crisi [modifica]
Verso la prima metà del 2006 la crisi economica che da tempo investe la testata, giunta ormai al 35º anno di pubblicazione, si fa sempre più grave e rischia di far chiudere il giornale, che attraverso il suo sito chiede ai lettori di sostenere il quotidiano tramite sottoscrizioni, e di pagare 5 euro l'edizione del giovedì; l'iniziativa consente di raccogliere oltre 1.700.000€. Da segnalare anche la donazione di Loredana Bertè, per la cifra di 20.000€ versati al giornale.
Il quotidiano negli ultimi mesi del 2008 attraversa poi un'ennesima crisi[2].
I direttori [modifica]
Dal 28 aprile 1971 al 19 settembre 1975: Luigi Pintor;
Dal 19 settembre 1975 al 18 febbraio 1976: Valentino Parlato;
Dal 18 febbraio 1976 al 3 luglio 1976: Luigi Pintor, Luciana Castellina, Pino Ferraris, Vittorio Foa, Valentino Parlato e Rossana Rossanda;
Dal 3 luglio 1976 al 2 marzo 1978: Luciana Castellina, Valentino Parlato e Rossana Rossanda;
Dal 2 marzo 1978 al novembre 1985: Valentino Parlato;
Dal novembre 1985 al novembre 1986: Rina Gagliardi e Mauro Paissan;
Dal gennaio 1988 al luglio 1990: Valentino Parlato;
Dal luglio 1990 al novembre 1991: Sandro Medici;
Dal novembre 1991 a ottobre 1995: Luigi Pintor;
Dal ottobre 1995 al marzo 1998: Valentino Parlato;
Dal marzo 1998 al dicembre 2003: Riccardo Barenghi e Roberta Carlini (vicedirettore);
Dal dicembre 2003 al giugno 2009: Mariuccia Ciotta e Gabriele Polo;
Dal giugno 2009 al 4 maggio 2010: Valentino Parlato;
Dal 4 maggio 2010: Norma Rangeri[1]; Angelo Mastrandrea (vicedirettore)
Firme [modifica]
Principali firme attuali [modifica]
Stefano Benni
Matteo Bartocci
Loris Campetti
Gianfranco Capitta
Luciana Castellina
Giulietto Chiesa
Marco D'Eramo
Manlio Dinucci
Tommaso Di Francesco
Ida Dominijanni
Daniele Luttazzi
Enzo Mazzi
Sara Menafra
Guido Moltedo
Toni Negri
Valentino Parlato
Gabriele Polo
Alessandro Portelli
Arrigo Quattrocchi
Norma Rangeri
Alessandro Robecchi
Carla Ravaioli
Rossana Rossanda
Vauro Senesi
Giuliana Sgrena
Roberto Tesi alias Galapagos
Adriana Zarri
Principali collaboratori storici [modifica]
Lucia Annunziata
Stefano Benni
Alberto Burgio
Luciano Canfora
Franco Carlini
Cesare Cases
Grazia Cherchi
Stefano Chiarini
Gianfranco Corsini
Erri De Luca
Umberto Eco
Marcello Flores
Franco Fortini
Eduardo Galeano
Filippo Gentiloni
Franco Indovina
K.S. Karol
Serge Latouche
Nico Perrone
Alessandro Portelli
Marco Revelli
Gianni Riotta
Guido Ruotolo
Sandro Ruotolo
Gianpasquale Santomassimo
Osvaldo Soriano
Gianni Vattimo
Iniziative [modifica]
La cooperativa editoriale del manifesto ha intrapreso varie iniziative ulteriori alla pubblicazione del quotidiano: dalle produzioni musicali (iniziate nel 1995 col nome «il manifesto musica», poi «il manifesto CD»), tra cui diversi album del gruppo rap romano Assalti Frontali, all'edizione di libri (già dal 1972 e con il nome "Manifestolibri" dal 1994), dalla traduzione e distribuzione come allegato del prestigioso mensile francese «Le Monde diplomatique» fino alla nascita di numerose riviste tra le quali «Carta», poi resasi rapidamente indipendente e «La Rivista del Manifesto», un mensile di approfondimento politico che ha cessato di essere pubblicato nel 2004.
Negli anni il giornale si è fatto, peraltro, primo promotore di diverse manifestazioni fra cui, il 25 aprile 1994, la manifestazione nazionale a Milano per la celebrazione della Liberazione italiana.
Da sempre schierati contro ogni guerra, sono stati tra gli organizzatori di alcune iniziative e manifestazioni di critica al modello militare di gestione dei conflitti, soprattutto quando l'Italia vi era coinvolta direttamente.
Il manifesto, insieme a Liberazione e Carta ha lanciato la manifestazione nazionale a Roma del 20 ottobre 2007. La vasta piattaforma politica che si è arricchita nel corso del tempo che ha preceduto la manifestazione, ha criticato la mancata applicazione del programma dell'Unione durante il primo anno e mezzo di governo. Il corteo ha visto una vasta partecipazione dei militanti del PRC e del PdCI e nel complesso quasi un milione di persone. Vaste le polemiche di coloro che temevano che diventasse una manifestazione contro il governo; timori e strumentalizzazioni sono cessati dopo la manifestazione stessa che li ha smentiti.
Episodi salienti [modifica]
L'attentato [modifica]
Il 22 dicembre 2000, alle 12:05, il quotidiano fu obiettivo di un attentato: un petardo artigianale, preparato dal militante di estrema destra Andrea Insabato, esplose di fronte agli uffici della redazione, ferendo seriamente alle gambe ed alla mano l'attentatore.
L'errore "americano" [modifica]
Sull'onda dell'entusiasmo degli exit poll favorevoli al candidato democratico John Kerry all'indomani delle elezioni americane il 3 novembre 2004 il giornale pubblicò a tutta pagina la notizia della vittoria del candidato democratico alla presidenza con il titolo: Good morning America. «Con una valanga di voti gli americani cacciano Bush dalla Casa bianca. Venti milioni di elettori in più rispetto al 2000 portano Kerry alla presidenza. Nella notte gli exit-poll decretano la sconfitta dell'uomo della guerra preventiva».
Il risultato delle elezioni fu però deludente per la redazione del giornale: Bush vinse con oltre 3 milioni e mezzo di voti in più del suo avversario. Il giorno dopo la redazione titolò a tutta pagina Good night America e si scusò con queste parole per l'errata previsione: «La nostra copertina, già definita cult dagli amici, è un errore giornalistico grave ma anche il segno di una passione e di un'emozione politica - che ha sorpreso chi non ci conosce - per quella moltitudine d'oltreoceano scesa in piazza contro il più pericoloso e criminale dei presidenti, e che condivide con noi rabbia e sogni. Ci scusiamo con i nostri lettori per questo falso, che li ha illusi di avere un futuro senza George W. Bush».
Il sequestro Sgrena [modifica]
Durante l'occupazione militare in Iraq la giornalista Giuliana Sgrena, viene rapita a Bagdad mentre raccoglieva interviste per un'inchiesta sulle stragi di Falluja; è il 4 febbraio 2005. Gli altri giornalisti e collaboratori del quotidiano si danno da fare per intessere buone relazioni e iniziative allo scopo di favorire la liberazione della giornalista rapita; tra queste una grande manifestazione a Roma con più di mezzo milione di partecipanti e il coinvolgimento di molte personalità.
Dopo un mese, il 4 marzo la giornalista viene rilasciata, ma il clima festoso con cui la redazione accoglie la liberazione viene subito guastato dalla notizia dell'uccisione di Nicola Calipari e del ferimento della stessa Sgrena da parte di una pattuglia statunitense sulla strada verso l'aeroporto. Notevole il cambiamento della vignetta di Vauro che disegna una colomba sanguinante col ramo d'ulivo e il suo personaggio che dice "Ce l'hai riportata!".
Per approfondire, vedi la voce Giuliana Sgrena.
Tra il 1990 e il 1992 ha collaborato per il manifesto Don Tonino Bello
Evoluzione grafica [modifica]
Gli anni '70 [modifica]
Il 21 aprile 1971, il manifesto quotidiano esce in 4 pagine con un'impaginazione, ideata da Giuseppe Trevisani, a 6 colonne che richiama L'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci e nel settembre 1977 passa da 4 a 6 pagine. Il 28 aprile 1978 avviene la prima riforma grafica ed editoriale.
Gli anni '80 [modifica]
Il 10 dicembre 1980 le pagine aumentano passando a 10. Il 27 aprile 1982, Piergiorgio Maoloni progetta la nuova veste grafica del giornale. Il 9 febbraio 1985 le pagine divengono 12 (16 nei giorni in cui escono la talpa del giovedì e il domenicale). Nel 1989 le pagine passano a 16/18 (44 nella versione domenicale). Nel 1992 si ha una nuova riforma grafica.
Gli anni '90 [modifica]
Dal 1994 si opta per il formato tabloid con una grande foto in prima pagina. Dal 1997 avviene una nuova riforma grafica progettata dall'ufficio del manifesto. Dal 31 marzo 1998 la testata viene sottolineata da uno sbaffo arancione.
Dal 2000 [modifica]
Dal 4 aprile 2000 il formato diviene più grande, le pagine divengono 18/20 e la vignetta di Vauro viene posta in prima pagina. Dal 2004 avviene un restyling mantenendo inalterato il formato. Nel 2006 si opta per un altro cambiamento grafico, peraltro molto criticato dai lettori: il formato diviene più stretto e più alto. Nuovo restyling il 6 giugno 2008 con l'introduzione del colore nella foto di prima pagina.
Nel 2008, in relazione ai tagli del Governo Berlusconi riguardanti i fondi ai quotidiani di partito, il manifesto ha cominciato una campagna di raccolta fondi chiamata "Fateci uscire", iniziata il 23 settembre e si concluderà il 31 dicembre. Le stime di incassi giornalieri affinché l'operazione riesca, sono stimati dal giornale in 40.000€. La media giornaliera si attesta a inizio dicembre a 18.000€ al giorno.
Sul sito del giornale una pagina annuncia: "Quello che ci assumiamo e a cui vi chiediamo di partecipare è un compito tutto politico. I tagli ai finanziamenti per l'editoria cooperativa e politica non sono misurabili «solo» in euro, in bilanci che precipitano nel rosso, in giornalisti e poligrafici che rischiano la disoccupazione. Sono lo specchio fedele di una «cultura» politica che, dall'alto di un oligopolio informativo, trasforma i diritti in concessioni, i cittadini in sudditi. Non sarà più lo stato (con le sue leggi) a sostenere giornali, radio, tv che non hanno un padrone né scopi di lucro. Sarà il governo (con i suoi regolamenti) a elargire qualcosa, se qualcosa ci sarà al fondo del bilancio annuale." Al termine della campagna di sottoscrizione, la raccolta è arrivata a 1.800.000€. A integrazione della quale, il giornale è uscito in edizione straordinaria al prezzo di 50€.
Supplementi [modifica]
Alias, supplemento del sabato: cinema, video, musica, videogame, libri, dischi.
Fuoriluogo, supplemento mensile ogni ultima domenica del mese, su "droghe e diritti" edito dall'"Associazione Forum Droghe", direttore responsabile Maurizio Baruffi.
Diffusione [modifica]
Note [modifica]
^ a b Nuova direzione al "manifesto". Il manifesto. URL consultato il 04-05-2010.
^ il manifesto, 24 settembre 2008
^ Editoria/ Il Corsera perde 90mila copie in un anno, Il Sole -52mila e Repubblica -53mila. I dati Ads. affaritaliani.it. URL consultato il 05-07-2010.
Voci correlate [modifica]
Rossana Rossanda
Luigi Pintor
Lucio Magri
Giuliana Sgrena
Vauro Senesi
Comunismo
Collegamenti esterni [modifica]
Sito web
Il manifesto musica: produzioni musicali
Logo del partito del manifesto
Archivio delle vignette del giornalista Vauro Senesi
Raccolta di articoli del manifesto
Supplemento "Fuoriluogo"
Video da Il manifesto come Nessuno lo racconta, speciale curato da Nessuno.tv
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Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Il_manifesto"
^ a b Nuova direzione al "manifesto". Il manifesto. URL consultato il 04-05-2010.
^ il manifesto, 24 settembre 2008
^ Editoria/ Il Corsera perde 90mila copie in un anno, Il Sole -52mila e Repubblica -53mila. I dati Ads. affaritaliani.it. URL consultato il 05-07-2010.
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