La sperimentazione sugli animali (o sperimentazione animale) è la sperimentazione a scopo di studio e ricerca su animali da laboratorio, per esempio in ambito farmacologico, fisiologico, fisiopatologico, biomedico e biologico. A seconda del contesto, gli esperimenti sugli animali possono avere natura molto diversa. I test più diffusi consistono nell'indurre su un campione animale specifiche patologie e verificare la reazione a farmaci e ad altre pratiche terapeutiche. Agli animali possono essere per esempio inoculate sostanze chimiche, batteri o virus; possono essere effettuate mutilazioni; possono essere esposti a radiazioni e così via.
Indice[nascondi]
1 Definizione
2 Cenni storici
2.1 Dall'antichità all'età moderna
2.2 L'età contemporanea
3 La discussione sulla sperimentazione animale
3.1 Posizione favorevole alla sperimentazione animale
3.2 Posizione contraria alla sperimentazione animale
4 Regola delle 3R
5 Legislazione
6 Note
7 Bibliografia
8 Voci correlate
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
10.1 Legislazione
10.2 Associazioni contrarie
10.3 Associazioni favorevoli
Definizione [modifica]
I termini sperimentazione animale, ricerca animale, ricerca in vivo e il termine vivisezione hanno lo stesso significato ma una diversa connotazione. Letteralmente, il termine vivisezione (dal latino vivus, vivo, e sectio – onis, taglio), indica operazioni di dissezione effettuate su animali vivi, e storicamente si riferisce agli esperimenti compiuti nei secoli passati e in particolare alle metodologie di studio diffuse nel secolo XIX. Oggi il termine vivisezione viene spesso usato dai critici della sperimentazione animale (detti anche antivivisezionisti) in virtù della sua connotazione negativa che implica tortura, sofferenza e morte, e per estensione viene talvolta usato anche dai media[1] o in documenti politici o legislativi[2]. Anche su alcune enciclopedie e dizionari il termine vivisezione viene indicato come equivalente di sperimentazione animale. Ad esempio, nell’Encyclopædia Britannica alla voce vivisection (vivisezione) si legge: « operation on a living animal for experimental rather than healing purposes; more broadly, all experimentation on live animals »[3] (operazione su un animale vivo per scopi sperimentali o terapeutici; più generalmente, qualsiasi esperimento su animali vivi). In ambiente scientifico prevale invece l’uso del termine sperimentazione animale (insieme a ricerca animale e ricerca in vivo), preferito anche dai sostenitori di questa pratica in quanto privo di connotazioni emotive.
Cenni storici [modifica]
Dall'antichità all'età moderna [modifica]
I primi riferimenti alla sperimentazione animale possono essere rintracciati in alcuni scritti del Corpus Hippocraticum (fine V - inizio IV secolo a.C.; tuttavia, in questi testi l'analogia morfologica tra umani ed animali non viene teoricamente spiegata o giustificata.[4]
Aristotele è il primo ad argomentare teoricamente l'omogeneità delle parti e delle funzioni degli animali, uomo incluso. Nel trattato sulle Parti degli animali, egli descrive minuziosamente l'interno e l'esterno di tutte le specie animali, basandosi su dissezioni di animali e sull'osservazione esterna dell'uomo (la dissezione di cadaveri umani non era ancora praticata). Per Aristotele gli esseri sono organizzati in modi specifici per realizzare la loro forma, ovvero la loro essenza, e la forma dei viventi è l'anima nelle sue differenti funzioni, a seconda che si tratti di vegetali, animali o esseri razionali (v. il trattato Sull'anima). Occorre esaminare le parti degli animali dal punto di vista delle funzioni che esse ricoprono in vista del fine stabilito dalla loro essenza o anima; questo studio sarà pertinente per l'uomo per ciò che riguarda le funzioni che egli condivide con gli altri animali (sensibilità e movimento), quindi relativamente alla parte "animale" della sua anima, ma non toccherà la facoltà razionale, propria unicamente agli umani.[5]
La pratica dissettoria e vivisettoria sugli animali non umani si intensifica con la scuola medica di Alessandria (III secolo a.C.) i cui più noti esponenti, Erofilo ed Erasistrato, conducono per la prima volta nella storia della medicina anche dissezioni di cadaveri umani e, secondo le antiche testimonianze, vivisezioni su condannati a morte.[6]
Galeno, nel II secolo, condusse a sua volta dissezioni e vivisezioni su numerose specie animali (scimmie, maiali, buoi, elefanti, topi, ed anche animali a sangue freddo). Nei Procedimenti anatomici sono descritte per esempio procedure di apertura di animali vivi per lo studio dell'apparato circolatorio e dei muscoli respiratori e fonatori:[7]
« [...] L'animale dev'essere giovane, perché tu possa operare con lo scalpello senza excisori. Venga disposto supino sulla tavola, del tipo di quelle che vedete in gran numero preparate da me, più piccole o più grandi, in modo da trovarne sempre una commisurata all'animale che vi va steso sopra [...] Si diano istruzioni a uno degli inservienti, dopo aver deposto supino l'animale sulla tavola, di avvolgerlo con quattro legacci, uno per ogni arto, e di far passare sotto l'estremità dei legacci e legarli lì assieme. Se l'animale ha troppi peli sullo sterno, gli si tolgano anche questi. Tale la preparazione dell'animale da sezionare. [...] Tre sono le operazioni chirurgiche che si effettuano sull'animale vivo, aventi qualcosa in comune fra di loro e ciascuna qualche peculiarità. Un taglio effettuato sulle curve delle costole basta allo scopo di osservare le arterie del polmone o anche, oltre a questo, un altro taglio nell'altra parte del torace, la cui utilità dirò fra poco. Un terzo procedimento è quello in cui viene messo a nudo il cuore ma non si ha perforazione del torace. »
(Galeno, De anatomicis administrationibus, K II, 626-627 e 634-635.[8])
Anche in Galeno, l'indagine anatomica si inscrive in un progetto filosofico: l'obiettivo del trattato L'utilità delle parti è mostrare come la struttura corporea di ogni animale corrisponda alla sua anima (riprendendo l'idea aristotelica), assumendo così uno sguardo pienamente finalistico sul corpo. La descrizione dell'uomo deve rispecchiare il suo carattere di unico animale razionale e divino.[9] Poiché Galeno ricostruisce l'anatomia umana unicamente attraverso autopsie di animali ed effettuando comparazioni analogiche, il suo progetto resta filosoficamente fragile e scientificamente inesatto.[10]
A partire dal XIV secolo, la ripresa delle dissezioni su corpi umani mostra numerosi errori nell'anatomia galenica: pur mantenendo un ossequio formale a Galeno, anatomisti come Mondino dei Liuzzi e Jacopo Berengario da Carpi constatano sempre più discordanze tra i suoi testi e i dati osservati empiricamente.[11] Ad esempio, Berengario dichiara di non aver mai individuato nell'uomo la "rete mirabile", intreccio di vasi sanguigni alla base del cervello in alcuni animali che Galeno aveva erroneamente estesa all'uomo.[12]
Nel XVI secolo, Andrea Vesalio, padre dell'anatomia moderna, mette apertamente in discussione l'auctoritas di Galeno. Nel preparare una nuova edizione latina dei trattati di Galeno, comprende che questi non aveva mai osservato il corpo umano ma solo generalizzato all'uomo osservazioni tratte da dissezioni di animali. Basandosi invece sulle autopsie umane, Vesalio confuta diversi errori di Galeno, come il fegato a cinque lobi e la rete mirabile.[13]
Dal Rinascimento in poi, la medicina fece un uso sempre più largo della sperimentazione animale in vivo per lo studio delle funzioni fisiologiche, campo in cui le autopsie umane non erano sufficienti. Vesalio osservò su maiali viventi il funzionamento dei nervi. Le ricerche sulla circolazione sanguigna furono condotte a lungo da numerosi studiosi su varie specie animali: Realdo Colombo praticò vivisezioni su cani per studiare la circolazione polmonare, mentre William Harvey giunse infine ad una comprensione esaustiva del meccanismo circolatorio attraverso dissezioni e vivisezioni di animali di diverse specie:[14]
« [...] La massa di osservazioni che avevo raccolto sull’interno di diversi esseri viventi, le conclusioni che ne avevo tratto mi convinsero di aver raggiunto il fine, di essere uscito da questo labirinto, di aver insieme inteso, come desideravo, il movimento e la funzione del cuore e delle arterie. [...] Anzitutto: in tutti gli animali, quando, ancor vivi, si apre loro il torace e si incide l’involucro che avvolge direttamente il cuore, si nota che in esso si alternano movimenti e soste, fasi in cui il cuore si muove, e altre fasi in cui rimane immobile. Questi dati di fatto sono abbastanza evidenti nel cuore degli animali a sangue freddo come il rospo, i serpenti, le rane, le lumache, i gamberi, i crostacei, le conchiglie, le squille, ed in tutti i pesci piccoli. Ma sono anche più evidenti nel cuore degli animali a sangue caldo –cane, maiale- specialmente a star ad osservare attentamente l’andamento sino a quando il cuore s’avvicini alla morte e si muova sempre più debolmente con l’approssimarsi della fine. »
(William Harvey, Trattato anatomico sul movimento del cuore e del sangue negli animali.[15])
Altro importante campo di applicazione della sperimentazione animale in età moderna fu l'embriologia. Numerosi studi di embriologia comparata furono condotti per osservare lo sviluppo del feto, in particolar modo da Girolamo Fabrici d'Acquapendente, autore dei trattati De formato fœtu e De formatione ovi et pulli, quest'ultimo dedicato alla formazione dell'apparato cardiovascolare e del fegato,[16] e ancora da Harvey, che nel De generatione animalium sostenne la teoria aristotelica dell'epigenesi (evoluzione del feto per formazione successiva delle parti) riportando ricerche effettuate su polli, cani conigli e sui cervi e caprioli della riserva di caccia di re Carlo I.[17]
L'età contemporanea [modifica]
Gli animali hanno avuto un ruolo importante in numerosi e ben noti esperimenti. Negli anni 1880, Louis Pasteur dimostrò la teoria dei germi in medicina somministrando antrace ad alcune pecore, e circa dieci anni dopo Ivan Pavlov utilizzò i cani per descrivere la sua teoria del riflesso condizionato. L'insulina fu isolata per la prima volta nei cani nel 1922, rivoluzionando il trattamento del diabete. Nel novembre del 1957 la cagnetta Laika diventò il primo essere vivente a viaggiare nello spazio. Negli anni settanta, trattamenti antibiotici multi-farmaco per la cura della lebbra furono sviluppati grazie a test sugli armadilli. Nel 1996 la pecora Dolly è stato il primo essere vivente clonato da una cellula adulta.
Nel 2007 il genetista americano Mario Capecchi, insieme ai colleghi Martin Evans e Oliver Smithies, ha ottenuto il Premio Nobel per la medicina per i suoi studi sulle cellule staminali embrionali. Le ricerche dei tre scienziati hanno portato a definire la tecnica del gene targeting. La tecnica è stata sviluppata attraverso le sperimentazioni sul knockout mouse, un topo geneticamente modificato nel quale alcuni geni sono resi inoperativi, venendo quindi isolati (knocked out) dall’organismo al quale appartengono.
La discussione sulla sperimentazione animale [modifica]
La necessità della sperimentazione animale, la sua utilità scientifica, e la sua giustificabilità etica sono tutti argomenti oggetto di violente discussioni.
Molti movimenti animalisti considerano l'abolizione della sperimentazione animale fra i propri obiettivi principali. In alcuni casi, i medici antivivisezionisti sostengono che la sperimentazione sugli animali sia scientificamente inefficace e potenzialmente sostituibile con altri metodi; in altri casi (per esempio in quello dei sostenitori dei diritti animali), la sperimentazione animale viene condannata sul piano etico, a prescindere dalla sua effettiva utilità per il progresso in campo medico e scientifico. Sul piano etico, alcuni animalisti operano dei distinguo, ammettendo la sperimentazione animale entro certi limiti, per esempio attaccando soprattutto la sperimentazione senza fini scientifici sufficientemente chiari e importanti, o la sperimentazione che implica pratiche particolarmente cruente nei confronti dei soggetti da laboratorio, o la sperimentazione su determinate specie considerate dotate di particolari capacità intellettuali o di autocoscienza (per esempio le scimmie antropomorfe).
Riguardo all'utilità della sperimentazione animale, la posizione della comunità scientifica è generalmente di segno opposto. Secondo gli scienziati e i ricercatori, le reazioni fisiologiche ad un input esterno sono spesso imprevedibili; ad esempio, la complessità d'integrazione cellulare presente nel sistema nervoso centrale non può essere dedotta dalla funzione dei singoli componenti. D'altro canto, anche le simulazioni computerizzate necessitano di una conoscenza della funzione biologica e fisiopatologica dell'organismo; in assenza di tali informazioni ogni simulazione porterà a dei risultati dubbi, sulla base dei quali sarà difficile poter dar corso a una nuova terapia. Secondo la maggioranza della comunità scientifica è dunque dalla complementarietà della sperimentazione in vivo e in vitro, e dall'elaborazione informatica, che è possibile un'evoluzione delle nostre conoscenze tale da favorire lo sviluppo di strategie terapeutiche efficaci, che utilizzino il minor numero possibile di test animali.
Anche all'interno della comunità scientifica esistono tuttavia voci critiche nei confronti dell'utilità della sperimentazione animale e dell'affidabilità dei suoi risultati. Recenti studi (Roberts et al 2002; Pound et al. 2004) hanno ricercato quale correlazione vi sia tra studi pre-clinici e benefici finali in campo clinico, evidenziando una debolissima correlazione e notando come in molti casi i risultati della ricerca sugli animali fossero considerati irrilevanti, e mettendo quindi in discussione le ragioni stesse della sperimentazione.[18]
Nella maggior parte dei paesi occidentali il tema della vivisezione è oggetto di regolamentazioni legislative che, per esempio, richiedono l'uso di anestesia in tutti quei casi in cui questa non leda l'efficacia dell'esperimento. È pur vero che, in alcuni casi, i controlli per verificare il rispetto di queste regolamentazioni sono esigui.
Posizione favorevole alla sperimentazione animale [modifica]
I sostenitori della necessità della ricerca su modelli animali affermano che:
1. Se i farmaci superano tutti i test condotti in provetta e al computer, devono poi essere testati su animali da laboratorio. Questi test danno importanti informazioni su come un farmaco reagisce in un essere vivente, e spesso mostrano effetti collaterali che non erano stati previsti precedentemente.
2. Osservando gli effetti dei vari stimoli su animali non umani, è possibile formarsi delle aspettative legittime circa i probabili effetti di questi stimoli sugli esseri umani.
3. Attraverso la sperimentazione animale possiamo capire i meccanismi causali della condizione sotto esame.
Secondo questa posizione, gli animali sono dei modelli causali analoghi (CAM - causal analog models), e la funzione primaria dei test sugli animali è quella di scoprire i meccanismi causali che producono e dirigono il corso della patologia negli animali; questi risultati vengono poi estesi per analogia agli esseri umani.La comprensione dei meccanismi causali rilevanti negli umani serve poi agli scienziati per prevenire o trattare le malattie (AMA 1988).La generalizzabilità da modello a soggetto modellato viene basata sulla vicinanza filogenetica tra i soggetti, presupponendo che questa vicinanza evolutiva implichi una vicinanza anche nei meccanismi (fisiologici, patologici, molecolari, ecc.) studiati.Altre ipotesi sulla validità della sperimentazione animale sono quella strumentalista ("sappiamo che gli animali sono causalmente simili agli uomini grazie alla nostra esperienza") e quella basata sulla storia della medicina, che testimonierebbe in molti casi l'utilità della sperimentazione animale.
Per quanto riguarda i risultati della sperimentazione animale, secondo gli studiosi ad essa favorevoli la ricerca basata su test animali ha avuto un ruolo fondamentale in larga parte delle scoperte mediche dell'ultimo secolo, come ad esempio i vaccini e agli antibiotici per la prevenzione e il trattamento delle infezioni e gli anestetici usati in tutte le forme di chirurgia.
Nel maggio del 1881, Louis Pasteur eseguì un esperimento pubblico per mostrare l'efficacia della vaccinazione. Selezionò due gruppi di 25 pecore, uno dei quali venne vaccinato con due somministrazioni distanziate di 15 giorni di un vaccino da lui preparato. Trenta giorni dopo la prima iniezione ad entrambi i gruppi venne iniettata una coltura di batteri di antrace vivi. Il risultato fu sorprendente: tutte le pecore vaccinate riuscirono a sopravvivere, le altre 25 morirono in pochi giorni.
La scoperta dell'insulina viene spesso citata come un altro chiaro esempio del contributo della sperimentazione animale al progresso della medicina: Frederick Grant Banting e Charles Herbert Best, negli anni venti, scoprirono che l'iniezione di un estratto di cellule pancreatiche che contenevano l'ormone dell'insulina alleviava nei cani i sintomi del diabete.
Gli interventi cardiochirurgici a cuore aperto, la dialisi e i trapianti renali, i trattamenti per l'asma, per la leucemia e per la pressione alta, sono per i fautori di questa tecnica sperimentale solo alcuni altri fra i progressi clinici resi possibili grazie alla ricerca medica e ai test condotti sugli animali. Inoltre, sempre secondo i suoi fautori, negli ultimi decenni grazie alla ricerca basata su sperimentazioni animali si è iniziato ad affrontare patologie difficili e complesse come i tumori, i problemi cardiaci più gravi, nonché infezioni di nuova natura come l'HIV, e farmaci più efficaci nella prevenzione del rigetto nei trapianti di organi sono stati sviluppati negli anni ottanta e novanta grazie ai test sugli animali.
Le organizzazioni mediche e scientifiche citano il caso della talidomide per sostenere l'importanza dei test animali nella prevenzione del rischio di difetti congeniti nel nascituro. Rifacendosi alla vicenda, esse sostengono che la tragedia della talidomide fu dovuta al fatto che i modelli animali non furono usati nel giusto modo, in particolare che non furono usati modelli animali gravidi, e concludono affermando che i cambiamenti e i miglioramenti introdotti in seguito assicurano oggi che errori simili non possono più verificarsi.
La tecnica del gene targeting, che Mario Capecchi, Martin Evans e Oliver Smithies con i loro studi hanno contribuito a mettere a punto, è utilizzata oggi dai ricercatori di tutto il mondo per «costruire» topi con mutazioni inserite nei geni. La potenza di questa tecnologia è tale che il ricercatore può selezionare sia quale gene mutare sia come farlo. In pratica il ricercatore può scegliere come e quali sequenze di DNA del genoma di topo vuole cambiare, e ciò permette di valutare nel dettaglio la funzione di ogni gene durante lo sviluppo embrionale o nelle fasi successive. Il gene targeting sta avendo una ricaduta importante anche sugli studi sul cancro, sull'embriogenesi, sull'immunologia, sulla neurobiologia e su moltissime altre malattie, e ha notevoli applicazioni nell'ambito della medicina clinica.
Secondo ciò che sostengono gli assertori della validità della sperimentazione animale, va poi ricordato che, oltre ai benefici medici e clinici, anche gran parte dei progressi in medicina veterinaria sono ascrivibili alla ricerca compiuta sugli animali.
I sostenitori della sperimentazione animale riconoscono che la scienza medica ha sviluppato nel tempo un'ampia gamma di tecniche sperimentali in grado di fornire risposte a problemi scientifici che non possono essere affrontati dagli studi compiuti sugli animali. Tuttavia, nonostante questi nuovi sviluppi, essi affermano che l'analisi e i risultati di numerose ricerche mediche e cliniche recenti dimostrano che molte domande chiave nella scienza medica possono e potranno avere una risposta solo se verranno condotti anche studi ed esperimenti sugli animali.
Posizione contraria alla sperimentazione animale [modifica]
Le critiche alla validità dei modelli animali come CAM si possono dividere in due filoni: quello della critica a priori (il modello non può funzionare), e quello della critica alle modalità (il modello funziona poco, non è affidabile).
Nel primo filone troviamo quegli autori che parlano dell’intrinseca non validità dei modelli animali (La Folette; Shanks; Rowan; Mender), ed altri che, concentrandosi sui modelli in psicofarmacologia, dichiarano che i modelli di malattia mentale riguardano complessi di stati così unicamente umani che nessun modello animale può essere anche lontanamente adeguato (Deakin; McKinney).
Tra i critici meno aprioristici troviamo chi sottolinea le informazioni ingannevoli spesso ottenute da modelli pre-clinici (Barnard; Kaufmasnn; Rowan; Valenstein), chi nega l’utilità dei modelli perché tentano di ripetere in un brevissimo arco di tempo condizioni patologiche che si sono evolute in tempi molto lunghi (come la depressione) (Bateson; Miller), ed infine chi, come Giere denuncia l’esagerazione del ruolo dei modelli animali nelle scoperte biomediche.
L'argomento più comune riguarda comunque il problema della generalizzabilità dei risultati ottenuti tramite la sperimentazione su animali diversi dall'uomo. I critici denunciano che non si possono estendere i risultati sperimentali sui (ad esempio) ratti agli esseri umani a meno che non si abbiano basi sperimentali solide per sostenere che certe differenze tra l’anatomia/fisiologia dei ratti ed degli esseri umani non siano differenze che generano errore.Il passaggio dal risultato nel modello alla previsione del risultato nel soggetto modellato è una inferenza analogica, che è per definizione sempre “rischiosa” e meramente euristica: ogni inferenza di validità esterna implica un passaggio induttivo, implicitamente fallibile. Perché essa abbia senso c'è bisogno di “buone analogie”, cioè analogie per le quali sia veramente molto improbabile osservare certi dati a meno che l’ipotesi di validità esterna sia vera, ma questo non è sempre il caso nelle sperimentazioni animali.
In risposta alla giustificazione portata dai sostenitori della sperimentazione animale, che la vicinanza filogenetica basterebbe da sola a permettere il passaggio induttivo, i critici controbattono condannando due fallacie argomentative:
1. La fallacia funzionale, ovvero credere che la somiglianza funzionale implichi la somiglianza causale. In realtà non la implica, né la rende più "probabile".
2. La fallacia filogenetica, ovvero credere che la continuità filogenetica garantisca la somiglianza causale tra soggetti. In realtà la continuità o anche la vicinanza filogenetica non garantisce che i sottosistemi rilevanti siano simili negli aspetti causalmente rilevanti.
Dal punto di vista della teoria dell'evoluzione possiamo inoltre dire che la maggior parte delle proprietà significative di un organismo sono di tipo relazionale (emergenti, olistiche), quindi anche due specie che condividano un comune bagaglio di parti biochimiche possono reagire in maniera completamente differente a stimoli uguali o paragonabili.
Quanto all'argomento della utilità storica della sperimentazione animale, i critici sostengono che enumerare i casi nei quali essa ha portato a dei risultati rilevanti per lo sviluppo di farmaci o terapie per gli esseri umani è argomento spurio. In primo luogo, si argomenta, questa lista non distingue tra modelli euristici e modelli causali. Pochi negano che i modelli animali possano funzionare come "macchine euristiche", fonti cioè di ipotesi di lavoro e di inferenze "deboli" (se nei maiali il fegato ha funzioni di metabolizzazione degli xenobiotici, è probabile che svolga una funzione molto simile anche nell'uomo), mentre si mette in forte dubbio che funzionino come analoghi causali (dato che i maiali metabolizzano il composto X attraverso il percorso metabolico Y, allora lo stesso avviene nell'uomo). Poiché la stragrande maggioranza degli studi moderni (a differenza di quelli storici) verte su una modellistica causale, è necessario giustificarne l'utilizzo.
In secondo luogo, portare una lista di risultati positivi è cattiva scienza. Il dato importante è il rapporto tra risultati positivi, numero di esperimenti effettuati, e risultati negativi. È evidente, continuano i critici, che soltanto se si potesse dimostrare che una percentuale significativa degli esperimenti su modelli causali animali avesse portato a conseguenze di rilevanza clinica sull'uomo, potremmo inferire che la modellazione è efficace, sensibile e specifica, tre parametri fondamentali per la scelta di un modello. Dire infatti che "di circa 30 agenti che sono causa riconosciuta di cancro nell'uomo, tutti sono causa di cancro anche nei ratti da laboratorio - a dosaggi elevati" è fuorviante poiché suggerisce che la misura dell'utilità di un test sia data solo dalla sensibilità dello stesso (proporzione di carcinogeni umani che sono carcinogeni anche nei ratti) e non anche dalla sua specificità (proporzione di non carcinogeni umani che sono non carcinogeni nei ratti).
Dati che supportano questa tesi (la ridotta traducibilità clinica dei dati su modelli animali) vengono direttamente dagli studi succitati di Roberts et al (2002), e Pound et al. (2004), dalla recente denuncia dell'inutilità degli studi animali in tossicologia, ed indirettamente dal fatto che i modelli animali non sono mai stati validati, ovvero non obbediscono ai normali standard di sensibilità e specificità a cui devono obbedire i modelli matematici, fisici, chimici ecc. per poter essere validati.
Alcuni esempi negativi dell'uso dei modelli animali ci vengono offerti, secondo i critici, dalla storia della medicina:
Caso talidomide
Il caso della talidomide viene usato come tipico esempio negativo. Infatti i test effettuati dopo la tragedia mostrarono che:
"approssimativamente in 10 razze di ratti, 15 razze di topi, 11 varietà di conigli, 2 di cani, 3 di criceti, 8 specie di primati, e in altre specie di vario tipo come gatti, armadilli, cavie, maiali e altri, nelle quali fu testata la talidomide, gli effetti teratogeni sono stati indotti solo occasionalmente” (Schardein 1976).
Inoltre “il ratto ed il topo erano resistenti, il coniglio ed il criceto erano a volte moderatamente sensibili, e certi tipi di primati erano sensibili alla tossicità della talidomide. Differenti varietà della stessa specie di animali mostravano una sensibilità molto variabile al farmaco. Come cause di questa variabilità in razze e specie sono stati esclusi fattori come differenza in assorbimento, distribuzione, biotrasformazione e trasferimento placentare.” (Manson e Wise 1993).
Cioè le citate differenze quantitative tra specie non possono essere la fonte della variabilità.
Caso poliomielite
Nei primi anni del '900, Flexner scoprì che le scimmie Rhesus potevano contrarre la polio attraverso il naso, e propose che anche nell’uomo il virus entrasse con quella modalità, si muovesse lungo il nervo ofattivo fino al cervello e alla fine alla spina dorsale, dove poteva causare lesioni e paralisi. Nonostante che fin dal 1916 ci fosse una sostanziale evidenza clinica che l’ipotesi nasale fosse inappropriata per l’uomo, il paradigma di Flexner rimase in auge fino agli ultimi anni '30 del secolo scorso. Questo portò ad una incorretta descrizione della patogenesi virale e promosse interventi terapeutici impropri come lo spray profilattico Schultz-Pee, utilizzato senza alcun effetto durante l’epidemia del 1937 a Toronto. La soluzione del problema si ebbe grazie agli studi clinici. Nel 1948 Enders e collaboratori scoprirono che il virus era un enterovirus (scoperta che valse loro più tardi il Nobel per la medicina) e svilupparono il metodo di produzione del virus attenuato per le immunizzazioni (vedi Patton 1993, che però glissa completamente sul periodo pre-48).In questo caso, è comunque necessario specificare che anche Enders a collaboratori furono costretti ad avvalersi della sperimentazione in vivo sul sistema nervoso di scimmia per completare il loro studio [1].
Il fumo
Già nei primi anni '50 del secolo scorso l'evidenza epidemiologica sulla correlazione tra fumo e cancro era abbondante (Doll, Hill 1950; Doll, Hill 1953; Doll 1953a; Doll 1953b). Sulla base di questi dati nel 1951 venne messo in piedi il primo studio di coorte per studiare la correlazione tra fumo e rischio di sviluppare il cancro (comprendendo nell'analisi circa 40.000 medici), e già nel 1954 vengono pubblicati dati preliminari con forte significanza statistica che mostrano che il fumo causa il tumore al polmone (Doll, Hill 1954). Seguono ulteriori rapporti nel 1957 e nei primi anni Sessanta. Eppure, di fronte a questi dati, un autore del tempo commenta: "(l)'impossibilità degli investigatori … ad indurre cancri sperimentali, a parte in pochissimi casi, in 50 anni di tentativi, pone in serio dubbio la validità della teoria sigarette-cancro polmonare" (Northrup 1957), e le prime politiche di prevenzione del fumo iniziano solo 17 anni dopo, quando la correlazione tra fumo e cancro viene mostrata nei babbuini. In presenza di questo caso di fronte ad una evidenza proveniente da studi epidemiologici e di coorte su esseri umani, questi vennero ignorati perché non corrispondenti ai dati sperimentali su modelli animali.
Regola delle 3R [modifica]
Nel 1959 Russel e Burch hanno proposto la regola delle 3R per ridurre l'impatto della sperimentazione animale:
Rimpiazzamento (Replacement), sostituizione con metodi alternativi.
Riduzione (Reduction), riduzione del numero di animali.
Raffinamento (Refinement), miglioramento delle condizioni degli animali.
Legislazione [modifica]
In Italia la sperimentazione animale è regolamentata principalmente dal Decreto Legislativo n. 116 del 27 gennaio 1992 "Attuazione della direttiva (CEE) n.609/86 in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici" a cui hanno fatto seguito altre iniziative legislative.
L'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale è regolamentata dalla Legge n.413 del 12 ottobre 1993 "Norme sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale".
Note [modifica]
^ Ad esempio, in occasione della nuova direttiva dell'Unione Europea sulla sperimentazione animale approvata nel 2010, alcuni quotidiani e TG televisivi hanno dato spazio alla notizia usando anche il termine vivisezione (ad esempio La Repubblica o il TG3).
^ Ad esempio consultare la mozione 59/2011 del Comune di La Spezia, dove più volte appare il termine "vivisezione".
^ Encyclopædia Britannica Online, vivisection. Anche: Encyclopedia Americana, vivisezione: il termine si applica ad ogni tipo di sperimentazione sugli animali, che questi vengano sezionati o no. (Cit. in: Croce Pietro, Vivisezione o scienza, Calderini, 2000, pag. 11). Dizionario De Mauro (ed. Paravia): vivisezione: s.f. Dissezione anatomica di animali vivi effettuata a scopo di studio e sperimentazione estens., qualunque tipo di sperimentazione effettuata su animali di laboratorio che induca alterazioni a livello anatomico o funzionale, come l’esposizione a radiazioni, l’inoculazione di sostanze chimiche, di gas, ecc.
^ A. Carlino, La fabbrica del corpo, Einaudi, Torino 1994, pp. 145-146.
^ V. soprattutto De Partibus animalium, 641 b.
^ V. Celso, De medicina, Proemio, cap. 23.
^ De anatomicis administrationibus, libri VII e VIII.
^ Trad. it. di I. Garofalo in Galeno, Opere scelte, a cura di I. Garofalo e M. Vegetti, UTET, Torino 1978, pp. 239 e 241
^ De usus partium, K III, 3.
^ I. Garofalo, introduzione a L'utilità delle parti in Galeno, op. cit., p. 294.
^ M. D. Grmek e R. Bernabeo, "La macchina del corpo", in Storia del pensiero medico occidentale, Bari, Laterza 1996, vol. 2, pp. 3-6.
^ Ibidem.
^ Ibidem, p. 10.
^ Ibidem, pp. 14 e 24-26.
^ Trad. it. di F. Alessio in W. Harvey, Opere, a cura di F. Alessio, P. Boringhieri, Torino 1963, pp. 24 e 26.
^ Grmek e Bernabeo, cit., p. 16.
^ W. Harvey, cit., p. 195, 557, 575.
^ Le parole di Pound e collaboratori (2004): "I clinici e l’opinione pubblica considerano spesso assiomatico il fatto che la ricerca animale abbia contribuito al trattamento delle malattie umane, ma a supporto di questa visione vi è solo poca evidenza scientifica. Esistono pochi metodi per valutare la rilevanza clinica o l’importanza della ricerca di base sugli animali, e quindi il suo contributo clinico (a differenza di quello scientifico) rimane incerto. (...) Nonostante la mancanza di evidenza sistematica della sua efficacia, la ricerca di base sugli animali riceve in Gran Bretagna molti più fondi della ricerca clinica".
Bibliografia [modifica]
Aristotele, De Partibus Animalium, trad. it. di D. Lanza e M. Vegetti in Aristotele, Opere, vol. 5, Laterza, Bari 1973.
Doll R, Hill AB (1950) "Smoking and carcinoma of the lung; preliminary report." Br Med J. 30;2(4682):739-48
Doll R, Hill AB (1953) "A study of the aetiology of carcinoma of the lung."Pak J Health. ;3(2):65-94
Doll R. (1953a) "Smoking and lung cancer." Br Med J. 28;1(4808):505-6
Doll R. (1953b) "Smoking and carcinoma of the lung" Acta Unio Int Contra Cancrum. 9;(3):495-506
Doll R, Hill B (1954) "The mortality of doctors in relation to their smoking habits: a preliminary report" Br Med J 1954:ii;1451-5
Galeno, De anatomicis administrationibus, trad. it. di I. Garofalo in Galeno, Opere scelte, a cura di I. Garofalo e M. Vegetti UTET, Torino 1978.
Manson, J.M. and Wise, L.D. (1993) "Teratogens" in Amdur, M.O., Doull, J., Klaassen, C. (eds), Casarett and Doull's Toxicology, 4th edition, New York: McGraw Hill pp.226-281
Northrup, E. (1957) "Men, Mice, and Smoking.”, in Science Looks at Smoking, New York: Coward McCann
Patton, W. (1993) Mouse and Man Oxford: The University Press
Roberts, I, Kwan, I, Evans, P, Haig, S (2002) "Does animal experimentation inform human healthcare? Observations from a systematic review of international animal experiments on fluid resuscitation" BMJ; 324:474–6
Pound P, Ebrahim S, Sandercock P, Bracken MB, Roberts I. (2004) "Where is the evidence that animal research benefits humans?" BMJ;328:514-7.
Schardein, J. (1976) Drugs as Teratogens Cleveland, OH: CRS Press
Voci correlate [modifica]
Storia della medicina
Veterinaria
Diritti degli animali
Animalismo
Antispecismo
Specismo
Lega Anti Vivisezione
Sperimentazione umana
Voiceless Eureka Prize
Altri progetti [modifica]
Wikiquote contiene citazioni sulla sperimentazione animale
Commons
Wikimedia Commons contiene file multimediali sulla sperimentazione animale
Collegamenti esterni [modifica]
Legislazione [modifica]
Decreto Legislativo n. 116 del 27 gennaio 1992 sulla sperimentazione animale
Legge n.413 del 12 ottobre 1993 sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale
Elenco Leggi e Decreti Legislativi sulla sperimentazione animale
Associazioni contrarie [modifica]
CIVIS Centro Informazioni Vivisezionistiche Internazionali Scientifiche
LIMAV Lega Internazionale Medici per l'Abolizione della Vivisezione
LAV - Lega Anti Vivisezione (sezione sperimentazione animale)
OIPA - Organizzazione INternazionale Protezione Animali (sezione sperimentazione animale)
CoNA Commissione Nazionale Antivivisezione e Zoomafia
Equivita
No vivisezione
Ricerca senza animali
Italian Platform on Alternative Methods
PETA - People for the Ethic Treatment of Animals
faircos Fair Cosmetics
WSPA International World Society for the Protection of Animals
Go Vegetarian
Movimento UNA Uomo-Natura-Animali
http://www.crcssa.it/ centro ricerca cancro senza sperimentazione animale
Associazioni favorevoli [modifica]
Associazione Italiana per le Scienze degli Animali da Laboratorio
European Biomedical Research Association - Sezione Italiana
(EN) Research Defence Society
estratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Sperimentazione_animale
Indice[nascondi]
1 Definizione
2 Cenni storici
2.1 Dall'antichità all'età moderna
2.2 L'età contemporanea
3 La discussione sulla sperimentazione animale
3.1 Posizione favorevole alla sperimentazione animale
3.2 Posizione contraria alla sperimentazione animale
4 Regola delle 3R
5 Legislazione
6 Note
7 Bibliografia
8 Voci correlate
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
10.1 Legislazione
10.2 Associazioni contrarie
10.3 Associazioni favorevoli
Definizione [modifica]
I termini sperimentazione animale, ricerca animale, ricerca in vivo e il termine vivisezione hanno lo stesso significato ma una diversa connotazione. Letteralmente, il termine vivisezione (dal latino vivus, vivo, e sectio – onis, taglio), indica operazioni di dissezione effettuate su animali vivi, e storicamente si riferisce agli esperimenti compiuti nei secoli passati e in particolare alle metodologie di studio diffuse nel secolo XIX. Oggi il termine vivisezione viene spesso usato dai critici della sperimentazione animale (detti anche antivivisezionisti) in virtù della sua connotazione negativa che implica tortura, sofferenza e morte, e per estensione viene talvolta usato anche dai media[1] o in documenti politici o legislativi[2]. Anche su alcune enciclopedie e dizionari il termine vivisezione viene indicato come equivalente di sperimentazione animale. Ad esempio, nell’Encyclopædia Britannica alla voce vivisection (vivisezione) si legge: « operation on a living animal for experimental rather than healing purposes; more broadly, all experimentation on live animals »[3] (operazione su un animale vivo per scopi sperimentali o terapeutici; più generalmente, qualsiasi esperimento su animali vivi). In ambiente scientifico prevale invece l’uso del termine sperimentazione animale (insieme a ricerca animale e ricerca in vivo), preferito anche dai sostenitori di questa pratica in quanto privo di connotazioni emotive.
Cenni storici [modifica]
Dall'antichità all'età moderna [modifica]
I primi riferimenti alla sperimentazione animale possono essere rintracciati in alcuni scritti del Corpus Hippocraticum (fine V - inizio IV secolo a.C.; tuttavia, in questi testi l'analogia morfologica tra umani ed animali non viene teoricamente spiegata o giustificata.[4]
Aristotele è il primo ad argomentare teoricamente l'omogeneità delle parti e delle funzioni degli animali, uomo incluso. Nel trattato sulle Parti degli animali, egli descrive minuziosamente l'interno e l'esterno di tutte le specie animali, basandosi su dissezioni di animali e sull'osservazione esterna dell'uomo (la dissezione di cadaveri umani non era ancora praticata). Per Aristotele gli esseri sono organizzati in modi specifici per realizzare la loro forma, ovvero la loro essenza, e la forma dei viventi è l'anima nelle sue differenti funzioni, a seconda che si tratti di vegetali, animali o esseri razionali (v. il trattato Sull'anima). Occorre esaminare le parti degli animali dal punto di vista delle funzioni che esse ricoprono in vista del fine stabilito dalla loro essenza o anima; questo studio sarà pertinente per l'uomo per ciò che riguarda le funzioni che egli condivide con gli altri animali (sensibilità e movimento), quindi relativamente alla parte "animale" della sua anima, ma non toccherà la facoltà razionale, propria unicamente agli umani.[5]
La pratica dissettoria e vivisettoria sugli animali non umani si intensifica con la scuola medica di Alessandria (III secolo a.C.) i cui più noti esponenti, Erofilo ed Erasistrato, conducono per la prima volta nella storia della medicina anche dissezioni di cadaveri umani e, secondo le antiche testimonianze, vivisezioni su condannati a morte.[6]
Galeno, nel II secolo, condusse a sua volta dissezioni e vivisezioni su numerose specie animali (scimmie, maiali, buoi, elefanti, topi, ed anche animali a sangue freddo). Nei Procedimenti anatomici sono descritte per esempio procedure di apertura di animali vivi per lo studio dell'apparato circolatorio e dei muscoli respiratori e fonatori:[7]
« [...] L'animale dev'essere giovane, perché tu possa operare con lo scalpello senza excisori. Venga disposto supino sulla tavola, del tipo di quelle che vedete in gran numero preparate da me, più piccole o più grandi, in modo da trovarne sempre una commisurata all'animale che vi va steso sopra [...] Si diano istruzioni a uno degli inservienti, dopo aver deposto supino l'animale sulla tavola, di avvolgerlo con quattro legacci, uno per ogni arto, e di far passare sotto l'estremità dei legacci e legarli lì assieme. Se l'animale ha troppi peli sullo sterno, gli si tolgano anche questi. Tale la preparazione dell'animale da sezionare. [...] Tre sono le operazioni chirurgiche che si effettuano sull'animale vivo, aventi qualcosa in comune fra di loro e ciascuna qualche peculiarità. Un taglio effettuato sulle curve delle costole basta allo scopo di osservare le arterie del polmone o anche, oltre a questo, un altro taglio nell'altra parte del torace, la cui utilità dirò fra poco. Un terzo procedimento è quello in cui viene messo a nudo il cuore ma non si ha perforazione del torace. »
(Galeno, De anatomicis administrationibus, K II, 626-627 e 634-635.[8])
Anche in Galeno, l'indagine anatomica si inscrive in un progetto filosofico: l'obiettivo del trattato L'utilità delle parti è mostrare come la struttura corporea di ogni animale corrisponda alla sua anima (riprendendo l'idea aristotelica), assumendo così uno sguardo pienamente finalistico sul corpo. La descrizione dell'uomo deve rispecchiare il suo carattere di unico animale razionale e divino.[9] Poiché Galeno ricostruisce l'anatomia umana unicamente attraverso autopsie di animali ed effettuando comparazioni analogiche, il suo progetto resta filosoficamente fragile e scientificamente inesatto.[10]
A partire dal XIV secolo, la ripresa delle dissezioni su corpi umani mostra numerosi errori nell'anatomia galenica: pur mantenendo un ossequio formale a Galeno, anatomisti come Mondino dei Liuzzi e Jacopo Berengario da Carpi constatano sempre più discordanze tra i suoi testi e i dati osservati empiricamente.[11] Ad esempio, Berengario dichiara di non aver mai individuato nell'uomo la "rete mirabile", intreccio di vasi sanguigni alla base del cervello in alcuni animali che Galeno aveva erroneamente estesa all'uomo.[12]
Nel XVI secolo, Andrea Vesalio, padre dell'anatomia moderna, mette apertamente in discussione l'auctoritas di Galeno. Nel preparare una nuova edizione latina dei trattati di Galeno, comprende che questi non aveva mai osservato il corpo umano ma solo generalizzato all'uomo osservazioni tratte da dissezioni di animali. Basandosi invece sulle autopsie umane, Vesalio confuta diversi errori di Galeno, come il fegato a cinque lobi e la rete mirabile.[13]
Dal Rinascimento in poi, la medicina fece un uso sempre più largo della sperimentazione animale in vivo per lo studio delle funzioni fisiologiche, campo in cui le autopsie umane non erano sufficienti. Vesalio osservò su maiali viventi il funzionamento dei nervi. Le ricerche sulla circolazione sanguigna furono condotte a lungo da numerosi studiosi su varie specie animali: Realdo Colombo praticò vivisezioni su cani per studiare la circolazione polmonare, mentre William Harvey giunse infine ad una comprensione esaustiva del meccanismo circolatorio attraverso dissezioni e vivisezioni di animali di diverse specie:[14]
« [...] La massa di osservazioni che avevo raccolto sull’interno di diversi esseri viventi, le conclusioni che ne avevo tratto mi convinsero di aver raggiunto il fine, di essere uscito da questo labirinto, di aver insieme inteso, come desideravo, il movimento e la funzione del cuore e delle arterie. [...] Anzitutto: in tutti gli animali, quando, ancor vivi, si apre loro il torace e si incide l’involucro che avvolge direttamente il cuore, si nota che in esso si alternano movimenti e soste, fasi in cui il cuore si muove, e altre fasi in cui rimane immobile. Questi dati di fatto sono abbastanza evidenti nel cuore degli animali a sangue freddo come il rospo, i serpenti, le rane, le lumache, i gamberi, i crostacei, le conchiglie, le squille, ed in tutti i pesci piccoli. Ma sono anche più evidenti nel cuore degli animali a sangue caldo –cane, maiale- specialmente a star ad osservare attentamente l’andamento sino a quando il cuore s’avvicini alla morte e si muova sempre più debolmente con l’approssimarsi della fine. »
(William Harvey, Trattato anatomico sul movimento del cuore e del sangue negli animali.[15])
Altro importante campo di applicazione della sperimentazione animale in età moderna fu l'embriologia. Numerosi studi di embriologia comparata furono condotti per osservare lo sviluppo del feto, in particolar modo da Girolamo Fabrici d'Acquapendente, autore dei trattati De formato fœtu e De formatione ovi et pulli, quest'ultimo dedicato alla formazione dell'apparato cardiovascolare e del fegato,[16] e ancora da Harvey, che nel De generatione animalium sostenne la teoria aristotelica dell'epigenesi (evoluzione del feto per formazione successiva delle parti) riportando ricerche effettuate su polli, cani conigli e sui cervi e caprioli della riserva di caccia di re Carlo I.[17]
L'età contemporanea [modifica]
Gli animali hanno avuto un ruolo importante in numerosi e ben noti esperimenti. Negli anni 1880, Louis Pasteur dimostrò la teoria dei germi in medicina somministrando antrace ad alcune pecore, e circa dieci anni dopo Ivan Pavlov utilizzò i cani per descrivere la sua teoria del riflesso condizionato. L'insulina fu isolata per la prima volta nei cani nel 1922, rivoluzionando il trattamento del diabete. Nel novembre del 1957 la cagnetta Laika diventò il primo essere vivente a viaggiare nello spazio. Negli anni settanta, trattamenti antibiotici multi-farmaco per la cura della lebbra furono sviluppati grazie a test sugli armadilli. Nel 1996 la pecora Dolly è stato il primo essere vivente clonato da una cellula adulta.
Nel 2007 il genetista americano Mario Capecchi, insieme ai colleghi Martin Evans e Oliver Smithies, ha ottenuto il Premio Nobel per la medicina per i suoi studi sulle cellule staminali embrionali. Le ricerche dei tre scienziati hanno portato a definire la tecnica del gene targeting. La tecnica è stata sviluppata attraverso le sperimentazioni sul knockout mouse, un topo geneticamente modificato nel quale alcuni geni sono resi inoperativi, venendo quindi isolati (knocked out) dall’organismo al quale appartengono.
La discussione sulla sperimentazione animale [modifica]
La necessità della sperimentazione animale, la sua utilità scientifica, e la sua giustificabilità etica sono tutti argomenti oggetto di violente discussioni.
Molti movimenti animalisti considerano l'abolizione della sperimentazione animale fra i propri obiettivi principali. In alcuni casi, i medici antivivisezionisti sostengono che la sperimentazione sugli animali sia scientificamente inefficace e potenzialmente sostituibile con altri metodi; in altri casi (per esempio in quello dei sostenitori dei diritti animali), la sperimentazione animale viene condannata sul piano etico, a prescindere dalla sua effettiva utilità per il progresso in campo medico e scientifico. Sul piano etico, alcuni animalisti operano dei distinguo, ammettendo la sperimentazione animale entro certi limiti, per esempio attaccando soprattutto la sperimentazione senza fini scientifici sufficientemente chiari e importanti, o la sperimentazione che implica pratiche particolarmente cruente nei confronti dei soggetti da laboratorio, o la sperimentazione su determinate specie considerate dotate di particolari capacità intellettuali o di autocoscienza (per esempio le scimmie antropomorfe).
Riguardo all'utilità della sperimentazione animale, la posizione della comunità scientifica è generalmente di segno opposto. Secondo gli scienziati e i ricercatori, le reazioni fisiologiche ad un input esterno sono spesso imprevedibili; ad esempio, la complessità d'integrazione cellulare presente nel sistema nervoso centrale non può essere dedotta dalla funzione dei singoli componenti. D'altro canto, anche le simulazioni computerizzate necessitano di una conoscenza della funzione biologica e fisiopatologica dell'organismo; in assenza di tali informazioni ogni simulazione porterà a dei risultati dubbi, sulla base dei quali sarà difficile poter dar corso a una nuova terapia. Secondo la maggioranza della comunità scientifica è dunque dalla complementarietà della sperimentazione in vivo e in vitro, e dall'elaborazione informatica, che è possibile un'evoluzione delle nostre conoscenze tale da favorire lo sviluppo di strategie terapeutiche efficaci, che utilizzino il minor numero possibile di test animali.
Anche all'interno della comunità scientifica esistono tuttavia voci critiche nei confronti dell'utilità della sperimentazione animale e dell'affidabilità dei suoi risultati. Recenti studi (Roberts et al 2002; Pound et al. 2004) hanno ricercato quale correlazione vi sia tra studi pre-clinici e benefici finali in campo clinico, evidenziando una debolissima correlazione e notando come in molti casi i risultati della ricerca sugli animali fossero considerati irrilevanti, e mettendo quindi in discussione le ragioni stesse della sperimentazione.[18]
Nella maggior parte dei paesi occidentali il tema della vivisezione è oggetto di regolamentazioni legislative che, per esempio, richiedono l'uso di anestesia in tutti quei casi in cui questa non leda l'efficacia dell'esperimento. È pur vero che, in alcuni casi, i controlli per verificare il rispetto di queste regolamentazioni sono esigui.
Posizione favorevole alla sperimentazione animale [modifica]
I sostenitori della necessità della ricerca su modelli animali affermano che:
1. Se i farmaci superano tutti i test condotti in provetta e al computer, devono poi essere testati su animali da laboratorio. Questi test danno importanti informazioni su come un farmaco reagisce in un essere vivente, e spesso mostrano effetti collaterali che non erano stati previsti precedentemente.
2. Osservando gli effetti dei vari stimoli su animali non umani, è possibile formarsi delle aspettative legittime circa i probabili effetti di questi stimoli sugli esseri umani.
3. Attraverso la sperimentazione animale possiamo capire i meccanismi causali della condizione sotto esame.
Secondo questa posizione, gli animali sono dei modelli causali analoghi (CAM - causal analog models), e la funzione primaria dei test sugli animali è quella di scoprire i meccanismi causali che producono e dirigono il corso della patologia negli animali; questi risultati vengono poi estesi per analogia agli esseri umani.La comprensione dei meccanismi causali rilevanti negli umani serve poi agli scienziati per prevenire o trattare le malattie (AMA 1988).La generalizzabilità da modello a soggetto modellato viene basata sulla vicinanza filogenetica tra i soggetti, presupponendo che questa vicinanza evolutiva implichi una vicinanza anche nei meccanismi (fisiologici, patologici, molecolari, ecc.) studiati.Altre ipotesi sulla validità della sperimentazione animale sono quella strumentalista ("sappiamo che gli animali sono causalmente simili agli uomini grazie alla nostra esperienza") e quella basata sulla storia della medicina, che testimonierebbe in molti casi l'utilità della sperimentazione animale.
Per quanto riguarda i risultati della sperimentazione animale, secondo gli studiosi ad essa favorevoli la ricerca basata su test animali ha avuto un ruolo fondamentale in larga parte delle scoperte mediche dell'ultimo secolo, come ad esempio i vaccini e agli antibiotici per la prevenzione e il trattamento delle infezioni e gli anestetici usati in tutte le forme di chirurgia.
Nel maggio del 1881, Louis Pasteur eseguì un esperimento pubblico per mostrare l'efficacia della vaccinazione. Selezionò due gruppi di 25 pecore, uno dei quali venne vaccinato con due somministrazioni distanziate di 15 giorni di un vaccino da lui preparato. Trenta giorni dopo la prima iniezione ad entrambi i gruppi venne iniettata una coltura di batteri di antrace vivi. Il risultato fu sorprendente: tutte le pecore vaccinate riuscirono a sopravvivere, le altre 25 morirono in pochi giorni.
La scoperta dell'insulina viene spesso citata come un altro chiaro esempio del contributo della sperimentazione animale al progresso della medicina: Frederick Grant Banting e Charles Herbert Best, negli anni venti, scoprirono che l'iniezione di un estratto di cellule pancreatiche che contenevano l'ormone dell'insulina alleviava nei cani i sintomi del diabete.
Gli interventi cardiochirurgici a cuore aperto, la dialisi e i trapianti renali, i trattamenti per l'asma, per la leucemia e per la pressione alta, sono per i fautori di questa tecnica sperimentale solo alcuni altri fra i progressi clinici resi possibili grazie alla ricerca medica e ai test condotti sugli animali. Inoltre, sempre secondo i suoi fautori, negli ultimi decenni grazie alla ricerca basata su sperimentazioni animali si è iniziato ad affrontare patologie difficili e complesse come i tumori, i problemi cardiaci più gravi, nonché infezioni di nuova natura come l'HIV, e farmaci più efficaci nella prevenzione del rigetto nei trapianti di organi sono stati sviluppati negli anni ottanta e novanta grazie ai test sugli animali.
Le organizzazioni mediche e scientifiche citano il caso della talidomide per sostenere l'importanza dei test animali nella prevenzione del rischio di difetti congeniti nel nascituro. Rifacendosi alla vicenda, esse sostengono che la tragedia della talidomide fu dovuta al fatto che i modelli animali non furono usati nel giusto modo, in particolare che non furono usati modelli animali gravidi, e concludono affermando che i cambiamenti e i miglioramenti introdotti in seguito assicurano oggi che errori simili non possono più verificarsi.
La tecnica del gene targeting, che Mario Capecchi, Martin Evans e Oliver Smithies con i loro studi hanno contribuito a mettere a punto, è utilizzata oggi dai ricercatori di tutto il mondo per «costruire» topi con mutazioni inserite nei geni. La potenza di questa tecnologia è tale che il ricercatore può selezionare sia quale gene mutare sia come farlo. In pratica il ricercatore può scegliere come e quali sequenze di DNA del genoma di topo vuole cambiare, e ciò permette di valutare nel dettaglio la funzione di ogni gene durante lo sviluppo embrionale o nelle fasi successive. Il gene targeting sta avendo una ricaduta importante anche sugli studi sul cancro, sull'embriogenesi, sull'immunologia, sulla neurobiologia e su moltissime altre malattie, e ha notevoli applicazioni nell'ambito della medicina clinica.
Secondo ciò che sostengono gli assertori della validità della sperimentazione animale, va poi ricordato che, oltre ai benefici medici e clinici, anche gran parte dei progressi in medicina veterinaria sono ascrivibili alla ricerca compiuta sugli animali.
I sostenitori della sperimentazione animale riconoscono che la scienza medica ha sviluppato nel tempo un'ampia gamma di tecniche sperimentali in grado di fornire risposte a problemi scientifici che non possono essere affrontati dagli studi compiuti sugli animali. Tuttavia, nonostante questi nuovi sviluppi, essi affermano che l'analisi e i risultati di numerose ricerche mediche e cliniche recenti dimostrano che molte domande chiave nella scienza medica possono e potranno avere una risposta solo se verranno condotti anche studi ed esperimenti sugli animali.
Posizione contraria alla sperimentazione animale [modifica]
Le critiche alla validità dei modelli animali come CAM si possono dividere in due filoni: quello della critica a priori (il modello non può funzionare), e quello della critica alle modalità (il modello funziona poco, non è affidabile).
Nel primo filone troviamo quegli autori che parlano dell’intrinseca non validità dei modelli animali (La Folette; Shanks; Rowan; Mender), ed altri che, concentrandosi sui modelli in psicofarmacologia, dichiarano che i modelli di malattia mentale riguardano complessi di stati così unicamente umani che nessun modello animale può essere anche lontanamente adeguato (Deakin; McKinney).
Tra i critici meno aprioristici troviamo chi sottolinea le informazioni ingannevoli spesso ottenute da modelli pre-clinici (Barnard; Kaufmasnn; Rowan; Valenstein), chi nega l’utilità dei modelli perché tentano di ripetere in un brevissimo arco di tempo condizioni patologiche che si sono evolute in tempi molto lunghi (come la depressione) (Bateson; Miller), ed infine chi, come Giere denuncia l’esagerazione del ruolo dei modelli animali nelle scoperte biomediche.
L'argomento più comune riguarda comunque il problema della generalizzabilità dei risultati ottenuti tramite la sperimentazione su animali diversi dall'uomo. I critici denunciano che non si possono estendere i risultati sperimentali sui (ad esempio) ratti agli esseri umani a meno che non si abbiano basi sperimentali solide per sostenere che certe differenze tra l’anatomia/fisiologia dei ratti ed degli esseri umani non siano differenze che generano errore.Il passaggio dal risultato nel modello alla previsione del risultato nel soggetto modellato è una inferenza analogica, che è per definizione sempre “rischiosa” e meramente euristica: ogni inferenza di validità esterna implica un passaggio induttivo, implicitamente fallibile. Perché essa abbia senso c'è bisogno di “buone analogie”, cioè analogie per le quali sia veramente molto improbabile osservare certi dati a meno che l’ipotesi di validità esterna sia vera, ma questo non è sempre il caso nelle sperimentazioni animali.
In risposta alla giustificazione portata dai sostenitori della sperimentazione animale, che la vicinanza filogenetica basterebbe da sola a permettere il passaggio induttivo, i critici controbattono condannando due fallacie argomentative:
1. La fallacia funzionale, ovvero credere che la somiglianza funzionale implichi la somiglianza causale. In realtà non la implica, né la rende più "probabile".
2. La fallacia filogenetica, ovvero credere che la continuità filogenetica garantisca la somiglianza causale tra soggetti. In realtà la continuità o anche la vicinanza filogenetica non garantisce che i sottosistemi rilevanti siano simili negli aspetti causalmente rilevanti.
Dal punto di vista della teoria dell'evoluzione possiamo inoltre dire che la maggior parte delle proprietà significative di un organismo sono di tipo relazionale (emergenti, olistiche), quindi anche due specie che condividano un comune bagaglio di parti biochimiche possono reagire in maniera completamente differente a stimoli uguali o paragonabili.
Quanto all'argomento della utilità storica della sperimentazione animale, i critici sostengono che enumerare i casi nei quali essa ha portato a dei risultati rilevanti per lo sviluppo di farmaci o terapie per gli esseri umani è argomento spurio. In primo luogo, si argomenta, questa lista non distingue tra modelli euristici e modelli causali. Pochi negano che i modelli animali possano funzionare come "macchine euristiche", fonti cioè di ipotesi di lavoro e di inferenze "deboli" (se nei maiali il fegato ha funzioni di metabolizzazione degli xenobiotici, è probabile che svolga una funzione molto simile anche nell'uomo), mentre si mette in forte dubbio che funzionino come analoghi causali (dato che i maiali metabolizzano il composto X attraverso il percorso metabolico Y, allora lo stesso avviene nell'uomo). Poiché la stragrande maggioranza degli studi moderni (a differenza di quelli storici) verte su una modellistica causale, è necessario giustificarne l'utilizzo.
In secondo luogo, portare una lista di risultati positivi è cattiva scienza. Il dato importante è il rapporto tra risultati positivi, numero di esperimenti effettuati, e risultati negativi. È evidente, continuano i critici, che soltanto se si potesse dimostrare che una percentuale significativa degli esperimenti su modelli causali animali avesse portato a conseguenze di rilevanza clinica sull'uomo, potremmo inferire che la modellazione è efficace, sensibile e specifica, tre parametri fondamentali per la scelta di un modello. Dire infatti che "di circa 30 agenti che sono causa riconosciuta di cancro nell'uomo, tutti sono causa di cancro anche nei ratti da laboratorio - a dosaggi elevati" è fuorviante poiché suggerisce che la misura dell'utilità di un test sia data solo dalla sensibilità dello stesso (proporzione di carcinogeni umani che sono carcinogeni anche nei ratti) e non anche dalla sua specificità (proporzione di non carcinogeni umani che sono non carcinogeni nei ratti).
Dati che supportano questa tesi (la ridotta traducibilità clinica dei dati su modelli animali) vengono direttamente dagli studi succitati di Roberts et al (2002), e Pound et al. (2004), dalla recente denuncia dell'inutilità degli studi animali in tossicologia, ed indirettamente dal fatto che i modelli animali non sono mai stati validati, ovvero non obbediscono ai normali standard di sensibilità e specificità a cui devono obbedire i modelli matematici, fisici, chimici ecc. per poter essere validati.
Alcuni esempi negativi dell'uso dei modelli animali ci vengono offerti, secondo i critici, dalla storia della medicina:
Caso talidomide
Il caso della talidomide viene usato come tipico esempio negativo. Infatti i test effettuati dopo la tragedia mostrarono che:
"approssimativamente in 10 razze di ratti, 15 razze di topi, 11 varietà di conigli, 2 di cani, 3 di criceti, 8 specie di primati, e in altre specie di vario tipo come gatti, armadilli, cavie, maiali e altri, nelle quali fu testata la talidomide, gli effetti teratogeni sono stati indotti solo occasionalmente” (Schardein 1976).
Inoltre “il ratto ed il topo erano resistenti, il coniglio ed il criceto erano a volte moderatamente sensibili, e certi tipi di primati erano sensibili alla tossicità della talidomide. Differenti varietà della stessa specie di animali mostravano una sensibilità molto variabile al farmaco. Come cause di questa variabilità in razze e specie sono stati esclusi fattori come differenza in assorbimento, distribuzione, biotrasformazione e trasferimento placentare.” (Manson e Wise 1993).
Cioè le citate differenze quantitative tra specie non possono essere la fonte della variabilità.
Caso poliomielite
Nei primi anni del '900, Flexner scoprì che le scimmie Rhesus potevano contrarre la polio attraverso il naso, e propose che anche nell’uomo il virus entrasse con quella modalità, si muovesse lungo il nervo ofattivo fino al cervello e alla fine alla spina dorsale, dove poteva causare lesioni e paralisi. Nonostante che fin dal 1916 ci fosse una sostanziale evidenza clinica che l’ipotesi nasale fosse inappropriata per l’uomo, il paradigma di Flexner rimase in auge fino agli ultimi anni '30 del secolo scorso. Questo portò ad una incorretta descrizione della patogenesi virale e promosse interventi terapeutici impropri come lo spray profilattico Schultz-Pee, utilizzato senza alcun effetto durante l’epidemia del 1937 a Toronto. La soluzione del problema si ebbe grazie agli studi clinici. Nel 1948 Enders e collaboratori scoprirono che il virus era un enterovirus (scoperta che valse loro più tardi il Nobel per la medicina) e svilupparono il metodo di produzione del virus attenuato per le immunizzazioni (vedi Patton 1993, che però glissa completamente sul periodo pre-48).In questo caso, è comunque necessario specificare che anche Enders a collaboratori furono costretti ad avvalersi della sperimentazione in vivo sul sistema nervoso di scimmia per completare il loro studio [1].
Il fumo
Già nei primi anni '50 del secolo scorso l'evidenza epidemiologica sulla correlazione tra fumo e cancro era abbondante (Doll, Hill 1950; Doll, Hill 1953; Doll 1953a; Doll 1953b). Sulla base di questi dati nel 1951 venne messo in piedi il primo studio di coorte per studiare la correlazione tra fumo e rischio di sviluppare il cancro (comprendendo nell'analisi circa 40.000 medici), e già nel 1954 vengono pubblicati dati preliminari con forte significanza statistica che mostrano che il fumo causa il tumore al polmone (Doll, Hill 1954). Seguono ulteriori rapporti nel 1957 e nei primi anni Sessanta. Eppure, di fronte a questi dati, un autore del tempo commenta: "(l)'impossibilità degli investigatori … ad indurre cancri sperimentali, a parte in pochissimi casi, in 50 anni di tentativi, pone in serio dubbio la validità della teoria sigarette-cancro polmonare" (Northrup 1957), e le prime politiche di prevenzione del fumo iniziano solo 17 anni dopo, quando la correlazione tra fumo e cancro viene mostrata nei babbuini. In presenza di questo caso di fronte ad una evidenza proveniente da studi epidemiologici e di coorte su esseri umani, questi vennero ignorati perché non corrispondenti ai dati sperimentali su modelli animali.
Regola delle 3R [modifica]
Nel 1959 Russel e Burch hanno proposto la regola delle 3R per ridurre l'impatto della sperimentazione animale:
Rimpiazzamento (Replacement), sostituizione con metodi alternativi.
Riduzione (Reduction), riduzione del numero di animali.
Raffinamento (Refinement), miglioramento delle condizioni degli animali.
Legislazione [modifica]
In Italia la sperimentazione animale è regolamentata principalmente dal Decreto Legislativo n. 116 del 27 gennaio 1992 "Attuazione della direttiva (CEE) n.609/86 in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici" a cui hanno fatto seguito altre iniziative legislative.
L'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale è regolamentata dalla Legge n.413 del 12 ottobre 1993 "Norme sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale".
Note [modifica]
^ Ad esempio, in occasione della nuova direttiva dell'Unione Europea sulla sperimentazione animale approvata nel 2010, alcuni quotidiani e TG televisivi hanno dato spazio alla notizia usando anche il termine vivisezione (ad esempio La Repubblica o il TG3).
^ Ad esempio consultare la mozione 59/2011 del Comune di La Spezia, dove più volte appare il termine "vivisezione".
^ Encyclopædia Britannica Online, vivisection. Anche: Encyclopedia Americana, vivisezione: il termine si applica ad ogni tipo di sperimentazione sugli animali, che questi vengano sezionati o no. (Cit. in: Croce Pietro, Vivisezione o scienza, Calderini, 2000, pag. 11). Dizionario De Mauro (ed. Paravia): vivisezione: s.f. Dissezione anatomica di animali vivi effettuata a scopo di studio e sperimentazione estens., qualunque tipo di sperimentazione effettuata su animali di laboratorio che induca alterazioni a livello anatomico o funzionale, come l’esposizione a radiazioni, l’inoculazione di sostanze chimiche, di gas, ecc.
^ A. Carlino, La fabbrica del corpo, Einaudi, Torino 1994, pp. 145-146.
^ V. soprattutto De Partibus animalium, 641 b.
^ V. Celso, De medicina, Proemio, cap. 23.
^ De anatomicis administrationibus, libri VII e VIII.
^ Trad. it. di I. Garofalo in Galeno, Opere scelte, a cura di I. Garofalo e M. Vegetti, UTET, Torino 1978, pp. 239 e 241
^ De usus partium, K III, 3.
^ I. Garofalo, introduzione a L'utilità delle parti in Galeno, op. cit., p. 294.
^ M. D. Grmek e R. Bernabeo, "La macchina del corpo", in Storia del pensiero medico occidentale, Bari, Laterza 1996, vol. 2, pp. 3-6.
^ Ibidem.
^ Ibidem, p. 10.
^ Ibidem, pp. 14 e 24-26.
^ Trad. it. di F. Alessio in W. Harvey, Opere, a cura di F. Alessio, P. Boringhieri, Torino 1963, pp. 24 e 26.
^ Grmek e Bernabeo, cit., p. 16.
^ W. Harvey, cit., p. 195, 557, 575.
^ Le parole di Pound e collaboratori (2004): "I clinici e l’opinione pubblica considerano spesso assiomatico il fatto che la ricerca animale abbia contribuito al trattamento delle malattie umane, ma a supporto di questa visione vi è solo poca evidenza scientifica. Esistono pochi metodi per valutare la rilevanza clinica o l’importanza della ricerca di base sugli animali, e quindi il suo contributo clinico (a differenza di quello scientifico) rimane incerto. (...) Nonostante la mancanza di evidenza sistematica della sua efficacia, la ricerca di base sugli animali riceve in Gran Bretagna molti più fondi della ricerca clinica".
Bibliografia [modifica]
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Pound P, Ebrahim S, Sandercock P, Bracken MB, Roberts I. (2004) "Where is the evidence that animal research benefits humans?" BMJ;328:514-7.
Schardein, J. (1976) Drugs as Teratogens Cleveland, OH: CRS Press
Voci correlate [modifica]
Storia della medicina
Veterinaria
Diritti degli animali
Animalismo
Antispecismo
Specismo
Lega Anti Vivisezione
Sperimentazione umana
Voiceless Eureka Prize
Altri progetti [modifica]
Wikiquote contiene citazioni sulla sperimentazione animale
Commons
Wikimedia Commons contiene file multimediali sulla sperimentazione animale
Collegamenti esterni [modifica]
Legislazione [modifica]
Decreto Legislativo n. 116 del 27 gennaio 1992 sulla sperimentazione animale
Legge n.413 del 12 ottobre 1993 sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale
Elenco Leggi e Decreti Legislativi sulla sperimentazione animale
Associazioni contrarie [modifica]
CIVIS Centro Informazioni Vivisezionistiche Internazionali Scientifiche
LIMAV Lega Internazionale Medici per l'Abolizione della Vivisezione
LAV - Lega Anti Vivisezione (sezione sperimentazione animale)
OIPA - Organizzazione INternazionale Protezione Animali (sezione sperimentazione animale)
CoNA Commissione Nazionale Antivivisezione e Zoomafia
Equivita
No vivisezione
Ricerca senza animali
Italian Platform on Alternative Methods
PETA - People for the Ethic Treatment of Animals
faircos Fair Cosmetics
WSPA International World Society for the Protection of Animals
Go Vegetarian
Movimento UNA Uomo-Natura-Animali
http://www.crcssa.it/ centro ricerca cancro senza sperimentazione animale
Associazioni favorevoli [modifica]
Associazione Italiana per le Scienze degli Animali da Laboratorio
European Biomedical Research Association - Sezione Italiana
(EN) Research Defence Society
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