Ducati Motor Holding S.p.A. è un'azienda motociclistica italiana, con sede a Bologna-Borgo Panigale. I motocicli Ducati sono conosciuti in tutto il mondo per le loro prestazioni e per il design di chiara impronta italiana.
Indice[nascondi]
1 Storia dell'azienda
2 Storia della produzione
3 Attività sportive: Superbike e MotoGP
4 La gamma 2009
5 L'azienda Ducati
5.1 Dati legali ed iscrizioni
5.2 Consiglio d'amministrazione
5.3 Principali azionisti
5.4 Principali partecipazioni
5.5 Dati economici e finanziari
5.6 Fonti
6 Note
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni
//
[modifica] Storia dell'azienda
L'azienda nacque nel 1926 per volontà dell'ing. Antonio Cavalieri Ducati (Comacchio 1855 - 27 giugno 1927) con il nome di Società Scientifica Radio Brevetti Ducati, specializzata nella ricerca e produzione di tecnologie di comunicazioni radio. Ben presto, grazie ai figli di Antonio Ducati (morto solo un anno dopo la fondazione), cominciò a spaziare in svariati campi industriali. I figli Adriano, Bruno e Marcello Cavalieri Ducati iniziarono la loro attività con la produzione di un condensatore denominato "Manens", nello scantinato di un edificio situato nel centro di Bologna, in Via Collegio di Spagna. Tra il 1930 ed il 1934 la produzione venne ampliata, spostando la produzione presso la villa di proprietà della famiglia Ducati, in Viale Guidotti.
Nel 1935 venne realizzato lo stabilimento dove hanno attualmente sede la Ducati Motor Holding Spa e la Ducati Energia Spa. La produzione venne ampliata con la realizzazione delle prime apparecchiature radiofoniche, antenne radio, i primi sistemi di comunicazione interfonica (denominati "Dufono"), macchine fotografiche, rasoi elettrici, proiettori cinematografici e addizionatrici elettriche. Allo stabilimento di Borgo Panigale, verso la fine degli anni Trenta, vennero affiancati due ulteriori stabilimenti situati nella periferia di Bologna, a Bazzano e a Crespellano.
Durante il secondo conflitto mondiale, la Ducati fu obbligata, come tante altre aziende italiane, a convertire la sofisticata produzione da uso civile a uso militare. In seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943, la fabbrica fu occupata dalle truppe tedesche; successivamente venne bombardata e distrutta il 12 ottobre 1944.
Indice[nascondi]
1 Storia dell'azienda
2 Storia della produzione
3 Attività sportive: Superbike e MotoGP
4 La gamma 2009
5 L'azienda Ducati
5.1 Dati legali ed iscrizioni
5.2 Consiglio d'amministrazione
5.3 Principali azionisti
5.4 Principali partecipazioni
5.5 Dati economici e finanziari
5.6 Fonti
6 Note
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni
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[modifica] Storia dell'azienda
L'azienda nacque nel 1926 per volontà dell'ing. Antonio Cavalieri Ducati (Comacchio 1855 - 27 giugno 1927) con il nome di Società Scientifica Radio Brevetti Ducati, specializzata nella ricerca e produzione di tecnologie di comunicazioni radio. Ben presto, grazie ai figli di Antonio Ducati (morto solo un anno dopo la fondazione), cominciò a spaziare in svariati campi industriali. I figli Adriano, Bruno e Marcello Cavalieri Ducati iniziarono la loro attività con la produzione di un condensatore denominato "Manens", nello scantinato di un edificio situato nel centro di Bologna, in Via Collegio di Spagna. Tra il 1930 ed il 1934 la produzione venne ampliata, spostando la produzione presso la villa di proprietà della famiglia Ducati, in Viale Guidotti.
Nel 1935 venne realizzato lo stabilimento dove hanno attualmente sede la Ducati Motor Holding Spa e la Ducati Energia Spa. La produzione venne ampliata con la realizzazione delle prime apparecchiature radiofoniche, antenne radio, i primi sistemi di comunicazione interfonica (denominati "Dufono"), macchine fotografiche, rasoi elettrici, proiettori cinematografici e addizionatrici elettriche. Allo stabilimento di Borgo Panigale, verso la fine degli anni Trenta, vennero affiancati due ulteriori stabilimenti situati nella periferia di Bologna, a Bazzano e a Crespellano.
Durante il secondo conflitto mondiale, la Ducati fu obbligata, come tante altre aziende italiane, a convertire la sofisticata produzione da uso civile a uso militare. In seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943, la fabbrica fu occupata dalle truppe tedesche; successivamente venne bombardata e distrutta il 12 ottobre 1944.
A guerra finita, nacque la necessità di realizzare una nuova produzione da affiancare alle precedenti realizzazioni; fu così che il reparto motociclistico nacque nel 1946 come branca dell'azienda, con la produzione del Cucciolo, un motore monocilindrico da applicare ad una normale bicicletta, progettato dalla SIATA di Torino. Successivamente, questo venne applicato ad un telaio progettato dalla Caproni, ottenendo un bicimotore venduto in tutto il mondo in oltre 250.000 unità.
Nel 1948 i fratelli Ducati cedettero la proprietà alle partecipazioni statali, e fino al 1984 si successero alla direzione dello Stabilimento l'EFIM, la Finmeccanica e l'IRI. Nel 1954 avvenne la scissione dell'azienda in Ducati Meccanica e Ducati Elettrotecnica: la Ducati Meccanica seguì la realizzazione di motoveicoli, mentre la Ducati Elettrotecnica contuinuò la strada inizialmente percorsa dalla famiglia Ducati. Sempre nel 1954 venne assunto in Ducati Meccanica Fabio Taglioni, il geniale progettista romagnolo che sviluppò per Ducati, tra il 1954 e il 1984, oltre mille progetti di moto e motori, ma soprattutto le tecnologie a tutt'oggi utilizzate, e rispettivamente il sistema desmodromico, il motore bicilindrico, e il telaio a traliccio.
Nel 1985 la società venne ceduta ad un'altra industria del ramo motociclistico, la Cagiva di Varese, che ne mantenne la proprietà fino al 1996, anno in cui il Texas Pacific Group acquistò il 51% delle azioni. Il rimanente 49% fu rilevato nel 1998; l'anno successivo l'azienda mutò denominazione in Ducati Motor Holding SpA e il fondo texano collocò sul mercato oltre il 65% delle azioni possedute.
Nel 2006 il marchio Ducati è ritornato in mani italiane con l'acquisto da parte di Investindustrial Holdings, la finanziaria di Andrea Bonomi, di una quota consistente del capitale sociale. Nel 2007 c'è stato un ritorno all’utile, chiudendo con un giro d’affari di quasi 398 milioni di euro, in aumento del 30,5% rispetto ai 305 milioni dell’anno precedente. I principali azionisti dell'anno sono: Invest International Holdings Ltd., tramite World Motor S.A; Hospitals of Ontario Pension Plan, tramite World Motors White Sca; BS Investimenti SGR S.p.A, tramite World Motor Red Sca; Columbia Wanger Asset Management LP; Reach Capital Management LLC; Giorgio Seragnoli, tramite King S.p.A. 2008[1]
Nel 2008 ha concesso il proprio marchio all'azienda italiana ONDA Communication S.p.A per la produzione di una linea di periferiche per la connessione internet tramite rete cellulare. In seguito, per ragioni riorganizzative della catena di controllo dell'azienda, la finanziaria stessa e i suoi soci istituzionali hanno provveduto ad un'OPA sulla totalità delle azioni ordinarie di Ducati non detenute. Al termine delle varie operazioni finanziarie, comprendenti operazioni di fusione per incorporazione, l'azienda ha cambiato i suoi dati fiscali senza peraltro cambiare la denominazione con cui è conosciuta e il titolo Ducati è stato ritirato dalla quotazione in Borsa alla fine del 2008[2][3][4].
[modifica] Storia della produzione
Nel 1954 viene assunto l'ingegnere Fabio Taglioni (1920-2001), che caratterizzerà le motociclette Ducati per tutta la seconda metà del secolo.
Nel 1956 applica per la prima volta la distribuzione desmodromica ad un motore motociclistico: la Desmo 125 GP, che manca di poco la conquista dell'alloro mondiale. Nel 1963 si cimenta con un prototipo destinato appositamente al mercato statunitense di sempre maggiore importanza per la casa; nasce così la Ducati Apollo 1260. Negli anni settanta sviluppa il motore bicilindrico per la 750 GT che diventa uno dei fiori all'occhiello della produzione della Casa di Borgo Panigale. Sempre negli stessi anni uno dei modelli di maggior successo della casa fu lo Scrambler dotato di motori monocilindrici da 250, 350 e 450 cc. .
Nel 1948 i fratelli Ducati cedettero la proprietà alle partecipazioni statali, e fino al 1984 si successero alla direzione dello Stabilimento l'EFIM, la Finmeccanica e l'IRI. Nel 1954 avvenne la scissione dell'azienda in Ducati Meccanica e Ducati Elettrotecnica: la Ducati Meccanica seguì la realizzazione di motoveicoli, mentre la Ducati Elettrotecnica contuinuò la strada inizialmente percorsa dalla famiglia Ducati. Sempre nel 1954 venne assunto in Ducati Meccanica Fabio Taglioni, il geniale progettista romagnolo che sviluppò per Ducati, tra il 1954 e il 1984, oltre mille progetti di moto e motori, ma soprattutto le tecnologie a tutt'oggi utilizzate, e rispettivamente il sistema desmodromico, il motore bicilindrico, e il telaio a traliccio.
Nel 1985 la società venne ceduta ad un'altra industria del ramo motociclistico, la Cagiva di Varese, che ne mantenne la proprietà fino al 1996, anno in cui il Texas Pacific Group acquistò il 51% delle azioni. Il rimanente 49% fu rilevato nel 1998; l'anno successivo l'azienda mutò denominazione in Ducati Motor Holding SpA e il fondo texano collocò sul mercato oltre il 65% delle azioni possedute.
Nel 2006 il marchio Ducati è ritornato in mani italiane con l'acquisto da parte di Investindustrial Holdings, la finanziaria di Andrea Bonomi, di una quota consistente del capitale sociale. Nel 2007 c'è stato un ritorno all’utile, chiudendo con un giro d’affari di quasi 398 milioni di euro, in aumento del 30,5% rispetto ai 305 milioni dell’anno precedente. I principali azionisti dell'anno sono: Invest International Holdings Ltd., tramite World Motor S.A; Hospitals of Ontario Pension Plan, tramite World Motors White Sca; BS Investimenti SGR S.p.A, tramite World Motor Red Sca; Columbia Wanger Asset Management LP; Reach Capital Management LLC; Giorgio Seragnoli, tramite King S.p.A. 2008[1]
Nel 2008 ha concesso il proprio marchio all'azienda italiana ONDA Communication S.p.A per la produzione di una linea di periferiche per la connessione internet tramite rete cellulare. In seguito, per ragioni riorganizzative della catena di controllo dell'azienda, la finanziaria stessa e i suoi soci istituzionali hanno provveduto ad un'OPA sulla totalità delle azioni ordinarie di Ducati non detenute. Al termine delle varie operazioni finanziarie, comprendenti operazioni di fusione per incorporazione, l'azienda ha cambiato i suoi dati fiscali senza peraltro cambiare la denominazione con cui è conosciuta e il titolo Ducati è stato ritirato dalla quotazione in Borsa alla fine del 2008[2][3][4].
[modifica] Storia della produzione
Nel 1954 viene assunto l'ingegnere Fabio Taglioni (1920-2001), che caratterizzerà le motociclette Ducati per tutta la seconda metà del secolo.
Nel 1956 applica per la prima volta la distribuzione desmodromica ad un motore motociclistico: la Desmo 125 GP, che manca di poco la conquista dell'alloro mondiale. Nel 1963 si cimenta con un prototipo destinato appositamente al mercato statunitense di sempre maggiore importanza per la casa; nasce così la Ducati Apollo 1260. Negli anni settanta sviluppa il motore bicilindrico per la 750 GT che diventa uno dei fiori all'occhiello della produzione della Casa di Borgo Panigale. Sempre negli stessi anni uno dei modelli di maggior successo della casa fu lo Scrambler dotato di motori monocilindrici da 250, 350 e 450 cc. .
Un'altra particolarità della casa emiliana è quella di essere stata la prima a mettere in vendita una motocicletta solamente via internet, nel 2000 con la Ducati MH900e. Grazie al successo dell'iniziativa nasce una società apposita destinata al commercio elettronico, la Ducati Com.
Tra le realizzazioni della casa bolognese è possibile menzionare la 750 SS, introdotta nel 1974, la prima Ducati con motore a L di 90°, equipaggiata dal sistema desmodromico. Nel 1975 esce la 900SS, nel 1977 la Darmah, nel 1980 la Mike Hailwood Replica e nel 1982 la 900 S2. Il ciclo delle "desmo coppie coniche" si chiude nel 1985 con le 1000 (MHR e S2), prodotte in un numero limitato di esemplari.
La Pantah 500 venne introdotta nel 1979, disegnata sempre da Fabio Taglioni è la prima Ducati del nuovo corso con il motore dotato di comando della distribuzione a cinghia, ma ancora a 2 valvole e raffreddamento ad aria. Da questo nuovo motore derivano tutti gli altri modelli giunti fino ai nostri giorni, vincitori su tutte le piste del mondo.Arriveranno presto la 750 F1 del 1985 e la Paso del 1986, disegnata da Massimo Tamburini.Di questi anni sono pure le poco fortunate custom della serie "Indiana" e le Cagiva Elefant con motore Ducati. La 851, presentata nel 1987, fu la capostipite delle moderne 4 valvole raffreddate a liquido; la Monster venne invece introdotta nel 1993, disegnata da Miguel Galluzzi e la 916 nel 1994, disegnata da Massimo Tamburini. Quest'ultima venne sviluppata negli anni seguenti con i nomi (derivati dall'aumento della cilindrata) di Ducati 996 e Ducati 998.
Nel 1997, ancora con il contributo di Miguel Galluzzi, la Ducati ha presentato la serie ST (sport-turismo) che si è proposta come una serie di motociclette sportive dall'utilizzo più fruibile, più protettive e comode anche per il passeggero ed in grado di poter essere facilmente equipaggiabili con borse e bauletti per i bagagli necessari per affrontare lunghi viaggi. La serie ST comprende la ST2 (motore a 2 valvole di 944 cc raffreddato a liquido), la ST4 (916 cc, quattro valvole), la ST4S/ST4S ABS (996 cc, prima moto italiana ad essere equipaggiata con dispositivo ABS) e la ST3; la produzione di questa serie viene cessata nel 2007.
Nel 2002 nasce la Ducati 999 (disegnata dal sudafricano Pierre Terblanche) che sancisce la fine della gloriosa serie 916, 996, 998 (l'ultima versione della 998 fu la Final Edition). La 999 non ottiene gli stessi entusiastici consensi delle sue progenitrici ma certo non sfigura nel mondiale superbike vincendo il titolo al suo primo anno di corse con l'inglese Neil Hodgson nel 2003 e successivamente con un altro inglese, James Toseland. Il dominio Ducati si interrompe nel 2005, con la vittoria di Suzuki con l'australiano Troy Corser, per poi continuare nel 2006 con l'australiano Troy Bayliss già vincitore del titolo nel 2001 su Ducati 996.
Sempre nel 2006, in linea con quanto dichiarato dal presidente Minoli al World Ducati Week 2004, è stata presentata la versione stradale della Desmosedici, la moto che corre nel motomondiale classe MotoGP: si chiama Desmosedici RR, prima moto stradale sul mercato strettamente derivata da un prototipo da corsa.
Il 2007 invece vede due novità nella gamma della casa di Borgo Panigale. La prima è l'erede della 999: si chiama 1098, declinata nelle versioni 1098, 1098s e 1098s Tricolore, è dotata di un motore bicilindrico stradale che eroga 160cv; la seconda è la Hypermotard, con cui Ducati scende nel campo delle supermotard.
Alla fine del 2007 viene messa in produzione anche la versione R della 1098. La 1098R, con una cilindrata di 1198.4cc eroga una potenza di 180cv (132.4kw) a 9750rpm per 165 kg di peso complessivo.
Nel 2008, dopo 15 anni di onorato servizio, la Monster viene rimpiazzata da un nuovo modello denominato Monster 696 che sostituisce il vecchio Monster 695 completamente ridisegnato con una nuova impronta stilistica e soluzioni tecnica d'avanguardia come le pinze dei freni radiali Brembo, i tubi dei freni di tipo aeronautico, il cruscotto completamente digitale e la frizione ATPC antisaltellamento.
A maggio 2008 l'autorevole rivista di settore "Motociclismo", attraverso la partecipazione popolare dei propri lettori, incorona la Ducati come il costruttore di moto sportive per antonomasia riempiendo il podio nella sezione sportive con i modelli 1098, Desmosedici RR e 848. Altri riconoscimenti si hanno nelle sezioni supermotard (primo con la Hypermotard) e naked (seconda con la Monster 696)[5].
[modifica] Attività sportive: Superbike e MotoGP
Per approfondire, vedi la voce Ducati Corse.
[modifica] La gamma 2009
Monster 696new - 796new - 1100new e 1100Snew
Multistrada 1100ds - 1100s ds -
Multistrada 1000ds - 1000s ds
Multistrada 1200 S sport - 1200 S touring
Sportclassic GT 1000
Sportclassic Sport 1000 monoposto - 1000 biposto - 1000s
Hypermotard 1100 - 1100s
848
1098R - 1098R Bayliss LE
1198 - 1198S
Desmosedici RR
Streetfighter - Streetfighter S
[modifica] L'azienda Ducati
La società è quotata presso la Borsa valori di Milano (Codice Isin: IT0001278081 Codice Alfanumerico: DMH Segmento: Star).
[modifica] Dati legali ed iscrizioni
Denominazione: Ducati Motor Holding S.p.A.
Sede legale: Via Cavalieri Ducati 3 - 40132 - Bologna
Codice Fiscale: 05113870967
Partita IVA: 05113870967
[modifica] Consiglio d'amministrazione
Presidente: Gabriele Del Torchio
Amministratore delegato: Gabriele Del Torchio
Consigliere: Marco Giovannini
Consigliere: Carlo Campanini Bonomi
Consigliere: Fritz Ulrich Weiss
Consigliere: Massimo Bergami
Consigliere: Dante Razzano
Consigliere: Mauro Benetton
Consigliere: Roberto Maestroni
Consigliere: Antonio Perricone
Consigliere: Claudio Domenicali
Consiglio d'amministrazione in carica al 19 febbraio 2010.
[modifica] Principali azionisti
Bi-Invest International Holdings Ltd., tramite World Motor S.A. - 15,576%
Hospitals of Ontario Pension Plan, tramite World Motors White Sca - 7,431%
BS Investimenti SGR S.p.A., tramite World Motor Red Sca - 6,993%
Columbia Wanger Asset Management LP - 6,446%
Giorgio Seragnoli, tramite King S.p.A. - 3,074%
Oppenheimerfunds Inc. - 2,100%
Lemanik Sicav - 2,045%
Dato aggiornato al 19 febbraio 2008
[modifica] Principali partecipazioni
Ducati Deutschland Gmbh - Colonia (Germania) - 100%
Ducati France s.a.s. - Parigi (Francia) - 100%
Ducati Japan K.K. - Tokyo (Giappone) - 100%
Ducati North Europe B.V. - L'Aia (Olanda) - 100%
Ducati U.K. Limited - Milton Keynes (Gran Bretagna) - 100%
Ducati North America Inc. - Cupertino (USA) - 100%
Ducati Corse s.r.l. - Bologna - 100%
Ducati Retail s.r.l. - Bologna - 100%
Ducati Consulting s.r.l. - Bologna - 100%
Fondazione Ducati - Bologna - 100%
Ducati Financial Services s.r.l. - Milano - 50%
Le partecipazioni indicate sono valutate nel bilancio al 31 dicembre 2006 circa 26,3 milioni di Euro.
[modifica] Dati economici e finanziari
Dal bilancio al 31 dicembre 2006, il gruppo Ducati ha un capitale investito consolidato di circa 473,8 milioni di Euro, con un patrimonio netto di circa 190,4 milioni di Euro, un fatturato consolidato di circa 304,8 milioni di Euro ed una perdita netta consolidata di circa 8,5 milioni di Euro.
Per quanto riguarda la sola capogruppo, il capitale investito ammonta a circa 447,6 milioni di Euro, con un patrimonio netto di circa 195,5 milioni di Euro, un fatturato di circa 257,6 milioni di Euro ed una perdita netta di circa 20 milioni di Euro.
Al 31 dicembre 2006 il gruppo Ducati occupava 1.043 dipendenti, di cui 814 in organico alla capogruppo.
Le vendite di motocicli Ducati sono diffuse a livello mondiale e vengono effettuate soprattutto attraverso le società controllate. I principali mercati nel 2006 sono stati:
Italia - 76,9 milioni di Euro
USA - 73,2 milioni di Euro
Francia - 28,1 milioni di Euro
Giappone - 24 milioni di Euro
Italia e Stati Uniti rappresentano quindi quasi il 50% del totale del fatturato.
[modifica] Fonti
Bilancio ufficiale di esercizio al 31 dicembre 2006 (file pdf 610 kb)
Bilancio ufficiale consolidato al 31 dicembre 2006 (file pdf 680 kb)
Comunicazioni Consob sugli azionisti rilevanti e sugli organi amministrativi delle società quotate, reperibili sul sito Consob
[modifica] Note
^ Articolo del sole 24 ore
^ Articolo del Sole 24 Ore
^ Articolo di Milano Finanza
^ Articolo di Yahoo Finanza
^ Articolo di "Repubblica"
[modifica] Altri progetti
Commons
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Ducati
[modifica] Collegamenti esterni
(IT, EN) Il sito ufficiale della casa
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Tra le realizzazioni della casa bolognese è possibile menzionare la 750 SS, introdotta nel 1974, la prima Ducati con motore a L di 90°, equipaggiata dal sistema desmodromico. Nel 1975 esce la 900SS, nel 1977 la Darmah, nel 1980 la Mike Hailwood Replica e nel 1982 la 900 S2. Il ciclo delle "desmo coppie coniche" si chiude nel 1985 con le 1000 (MHR e S2), prodotte in un numero limitato di esemplari.
La Pantah 500 venne introdotta nel 1979, disegnata sempre da Fabio Taglioni è la prima Ducati del nuovo corso con il motore dotato di comando della distribuzione a cinghia, ma ancora a 2 valvole e raffreddamento ad aria. Da questo nuovo motore derivano tutti gli altri modelli giunti fino ai nostri giorni, vincitori su tutte le piste del mondo.Arriveranno presto la 750 F1 del 1985 e la Paso del 1986, disegnata da Massimo Tamburini.Di questi anni sono pure le poco fortunate custom della serie "Indiana" e le Cagiva Elefant con motore Ducati. La 851, presentata nel 1987, fu la capostipite delle moderne 4 valvole raffreddate a liquido; la Monster venne invece introdotta nel 1993, disegnata da Miguel Galluzzi e la 916 nel 1994, disegnata da Massimo Tamburini. Quest'ultima venne sviluppata negli anni seguenti con i nomi (derivati dall'aumento della cilindrata) di Ducati 996 e Ducati 998.
Nel 1997, ancora con il contributo di Miguel Galluzzi, la Ducati ha presentato la serie ST (sport-turismo) che si è proposta come una serie di motociclette sportive dall'utilizzo più fruibile, più protettive e comode anche per il passeggero ed in grado di poter essere facilmente equipaggiabili con borse e bauletti per i bagagli necessari per affrontare lunghi viaggi. La serie ST comprende la ST2 (motore a 2 valvole di 944 cc raffreddato a liquido), la ST4 (916 cc, quattro valvole), la ST4S/ST4S ABS (996 cc, prima moto italiana ad essere equipaggiata con dispositivo ABS) e la ST3; la produzione di questa serie viene cessata nel 2007.
Nel 2002 nasce la Ducati 999 (disegnata dal sudafricano Pierre Terblanche) che sancisce la fine della gloriosa serie 916, 996, 998 (l'ultima versione della 998 fu la Final Edition). La 999 non ottiene gli stessi entusiastici consensi delle sue progenitrici ma certo non sfigura nel mondiale superbike vincendo il titolo al suo primo anno di corse con l'inglese Neil Hodgson nel 2003 e successivamente con un altro inglese, James Toseland. Il dominio Ducati si interrompe nel 2005, con la vittoria di Suzuki con l'australiano Troy Corser, per poi continuare nel 2006 con l'australiano Troy Bayliss già vincitore del titolo nel 2001 su Ducati 996.
Sempre nel 2006, in linea con quanto dichiarato dal presidente Minoli al World Ducati Week 2004, è stata presentata la versione stradale della Desmosedici, la moto che corre nel motomondiale classe MotoGP: si chiama Desmosedici RR, prima moto stradale sul mercato strettamente derivata da un prototipo da corsa.
Il 2007 invece vede due novità nella gamma della casa di Borgo Panigale. La prima è l'erede della 999: si chiama 1098, declinata nelle versioni 1098, 1098s e 1098s Tricolore, è dotata di un motore bicilindrico stradale che eroga 160cv; la seconda è la Hypermotard, con cui Ducati scende nel campo delle supermotard.
Alla fine del 2007 viene messa in produzione anche la versione R della 1098. La 1098R, con una cilindrata di 1198.4cc eroga una potenza di 180cv (132.4kw) a 9750rpm per 165 kg di peso complessivo.
Nel 2008, dopo 15 anni di onorato servizio, la Monster viene rimpiazzata da un nuovo modello denominato Monster 696 che sostituisce il vecchio Monster 695 completamente ridisegnato con una nuova impronta stilistica e soluzioni tecnica d'avanguardia come le pinze dei freni radiali Brembo, i tubi dei freni di tipo aeronautico, il cruscotto completamente digitale e la frizione ATPC antisaltellamento.
A maggio 2008 l'autorevole rivista di settore "Motociclismo", attraverso la partecipazione popolare dei propri lettori, incorona la Ducati come il costruttore di moto sportive per antonomasia riempiendo il podio nella sezione sportive con i modelli 1098, Desmosedici RR e 848. Altri riconoscimenti si hanno nelle sezioni supermotard (primo con la Hypermotard) e naked (seconda con la Monster 696)[5].
[modifica] Attività sportive: Superbike e MotoGP
Per approfondire, vedi la voce Ducati Corse.
[modifica] La gamma 2009
Monster 696new - 796new - 1100new e 1100Snew
Multistrada 1100ds - 1100s ds -
Multistrada 1000ds - 1000s ds
Multistrada 1200 S sport - 1200 S touring
Sportclassic GT 1000
Sportclassic Sport 1000 monoposto - 1000 biposto - 1000s
Hypermotard 1100 - 1100s
848
1098R - 1098R Bayliss LE
1198 - 1198S
Desmosedici RR
Streetfighter - Streetfighter S
[modifica] L'azienda Ducati
La società è quotata presso la Borsa valori di Milano (Codice Isin: IT0001278081 Codice Alfanumerico: DMH Segmento: Star).
[modifica] Dati legali ed iscrizioni
Denominazione: Ducati Motor Holding S.p.A.
Sede legale: Via Cavalieri Ducati 3 - 40132 - Bologna
Codice Fiscale: 05113870967
Partita IVA: 05113870967
[modifica] Consiglio d'amministrazione
Presidente: Gabriele Del Torchio
Amministratore delegato: Gabriele Del Torchio
Consigliere: Marco Giovannini
Consigliere: Carlo Campanini Bonomi
Consigliere: Fritz Ulrich Weiss
Consigliere: Massimo Bergami
Consigliere: Dante Razzano
Consigliere: Mauro Benetton
Consigliere: Roberto Maestroni
Consigliere: Antonio Perricone
Consigliere: Claudio Domenicali
Consiglio d'amministrazione in carica al 19 febbraio 2010.
[modifica] Principali azionisti
Bi-Invest International Holdings Ltd., tramite World Motor S.A. - 15,576%
Hospitals of Ontario Pension Plan, tramite World Motors White Sca - 7,431%
BS Investimenti SGR S.p.A., tramite World Motor Red Sca - 6,993%
Columbia Wanger Asset Management LP - 6,446%
Giorgio Seragnoli, tramite King S.p.A. - 3,074%
Oppenheimerfunds Inc. - 2,100%
Lemanik Sicav - 2,045%
Dato aggiornato al 19 febbraio 2008
[modifica] Principali partecipazioni
Ducati Deutschland Gmbh - Colonia (Germania) - 100%
Ducati France s.a.s. - Parigi (Francia) - 100%
Ducati Japan K.K. - Tokyo (Giappone) - 100%
Ducati North Europe B.V. - L'Aia (Olanda) - 100%
Ducati U.K. Limited - Milton Keynes (Gran Bretagna) - 100%
Ducati North America Inc. - Cupertino (USA) - 100%
Ducati Corse s.r.l. - Bologna - 100%
Ducati Retail s.r.l. - Bologna - 100%
Ducati Consulting s.r.l. - Bologna - 100%
Fondazione Ducati - Bologna - 100%
Ducati Financial Services s.r.l. - Milano - 50%
Le partecipazioni indicate sono valutate nel bilancio al 31 dicembre 2006 circa 26,3 milioni di Euro.
[modifica] Dati economici e finanziari
Dal bilancio al 31 dicembre 2006, il gruppo Ducati ha un capitale investito consolidato di circa 473,8 milioni di Euro, con un patrimonio netto di circa 190,4 milioni di Euro, un fatturato consolidato di circa 304,8 milioni di Euro ed una perdita netta consolidata di circa 8,5 milioni di Euro.
Per quanto riguarda la sola capogruppo, il capitale investito ammonta a circa 447,6 milioni di Euro, con un patrimonio netto di circa 195,5 milioni di Euro, un fatturato di circa 257,6 milioni di Euro ed una perdita netta di circa 20 milioni di Euro.
Al 31 dicembre 2006 il gruppo Ducati occupava 1.043 dipendenti, di cui 814 in organico alla capogruppo.
Le vendite di motocicli Ducati sono diffuse a livello mondiale e vengono effettuate soprattutto attraverso le società controllate. I principali mercati nel 2006 sono stati:
Italia - 76,9 milioni di Euro
USA - 73,2 milioni di Euro
Francia - 28,1 milioni di Euro
Giappone - 24 milioni di Euro
Italia e Stati Uniti rappresentano quindi quasi il 50% del totale del fatturato.
[modifica] Fonti
Bilancio ufficiale di esercizio al 31 dicembre 2006 (file pdf 610 kb)
Bilancio ufficiale consolidato al 31 dicembre 2006 (file pdf 680 kb)
Comunicazioni Consob sugli azionisti rilevanti e sugli organi amministrativi delle società quotate, reperibili sul sito Consob
[modifica] Note
^ Articolo del sole 24 ore
^ Articolo del Sole 24 Ore
^ Articolo di Milano Finanza
^ Articolo di Yahoo Finanza
^ Articolo di "Repubblica"
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[modifica] Collegamenti esterni
(IT, EN) Il sito ufficiale della casa
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