http://www.youtube.com/watch?v=ORdHaC2_8VY
Regia di Marco Risi, interpreti L. Rienzo, V. Lodovini, N. Riondino, O1 Distribution. Si tratta dell’opinione di Risi sulla camorra. Preceduto da Gomorra, arriva nelle sale Fort Apasc, amara riflessione sull’Italia del Sud. La parola che definisce il titolo viene dalla frase pronunciata dal sindaco di Torre Annunziata dopo l’ennesima strage della camorra: “Non siamo a Fort Apasc” e tratta in maniera coraggiosa ed estremamente intensa della storia di Giancarlo Siani cronista del “Il Mattino”, ucciso dalla Camorra di Torre Annunziata nel 1985. Risi ha deciso di esprimere la sua opinione sulla camorra, facendolo però in maniera completamente diversa, cioè raccontando l’uomo Siani prima dell’eroe ; raccontando le sue debolezze prima del suo coraggio; andando a ripercorrere i suoi ultimi quattro mesi di vita prima del 23 settembre 1985. La particolarità sta nel fatto che l’inizio del film tratta del giorno in cui Siani viene ucciso, ma la sua voce narrante durante il film ci presenta la storia come se fosse ancora vivo soffermandosi sul fatto del come tutto fosse legato ad interessi per la ricostruzione del dopo-terremoto e di come Giancarlo vedesse e capisse e cercasse di fare bene il suo lavoro; di come coraggiosamente scrivesse “di politici corrotti, di magistrati pavidi, di forze dell’ordine impotenti come un giglio nel fango”. E proprio quando si è avvicinato troppo alla verità scrisse un articolo troppo compromettente nel quale faceva nomi che portarono alla sua condanna a morte.
Storia: G. Siani era un ventiseienne “abusivo” de Il Mattino, cioè un collaboratore in attesa di contratto. Aveva scritto i primi articoli, prima di lavorare per il Mattino, sul periodico “Osservatorio sulla camorra” appassionandosi ai rapporti e alle gerarchie dei clan che controllavano Torre Annunziata e dintorni. Il suo interesse era la cronaca giudiziaria e proprio per questo suo interesse la camorra decise, durante il suo ritorno a casa a bordo della sua Citroën, in Via Vincenzo Romaniello al Vomero di eliminarlo con dieci colpi di pistola. Questa è l’Italia.Questa è la Campania, questa è Napoli e questo, soprattutto, è quel cancro chiamato camorra. Il film, per la sua particolarità, partendo dalla fine costituisce indubbiamente un’innovazione cinematografica. Dobbiamo purtroppo rilevare che come purtroppo succede a tante opere, anch’essa non ha avuto la pubblicità che invece avrebbe meritato, anche perché che dir si voglia, anche questa è storia, anche questa è nostra storia, anche questa fa parte delle storie scomode che in molti tendono ad accantonare e ad archiviare. Pietro Berti
Storia: G. Siani era un ventiseienne “abusivo” de Il Mattino, cioè un collaboratore in attesa di contratto. Aveva scritto i primi articoli, prima di lavorare per il Mattino, sul periodico “Osservatorio sulla camorra” appassionandosi ai rapporti e alle gerarchie dei clan che controllavano Torre Annunziata e dintorni. Il suo interesse era la cronaca giudiziaria e proprio per questo suo interesse la camorra decise, durante il suo ritorno a casa a bordo della sua Citroën, in Via Vincenzo Romaniello al Vomero di eliminarlo con dieci colpi di pistola. Questa è l’Italia.Questa è la Campania, questa è Napoli e questo, soprattutto, è quel cancro chiamato camorra. Il film, per la sua particolarità, partendo dalla fine costituisce indubbiamente un’innovazione cinematografica. Dobbiamo purtroppo rilevare che come purtroppo succede a tante opere, anch’essa non ha avuto la pubblicità che invece avrebbe meritato, anche perché che dir si voglia, anche questa è storia, anche questa è nostra storia, anche questa fa parte delle storie scomode che in molti tendono ad accantonare e ad archiviare. Pietro Berti
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