D’ALEMA E DI PIETRO AI FERRI CORTI
Il Partito Democratico ha già messo in conto, dati alla mano, che le prossime elezioni europee saranno una totale debacle. Fondamentalmente, gli alti dirigenti e lo stesso segretario pro tempore Franceschini avrebbero in realtà, seppure non del tutto, accettato la cosa. Se non fosse che, contemporaneamente alle europee, il 6 e il 7 giugno si vota anche per le amministrative. Questo è un problema. Infatti, il centro-sinistra negli enti locali è sempre stato molto più forte ed insediato del centro-destra. Quindi, le amministrazioni locali hanno sempre rappresentato la vera roccaforte del centro-sinistra. L’eventuale perdita di queste amministrative rappresenterebbe per il partito una sconfitta totale che coinvolgerebbe e colpevolizzerebbe tutta l’attuale dirigenza. E – come se non bastasse- a mettere i bastoni tra le ruote del PD ci si mettono sia gli iscritti eccellenti stessi (per le ragioni che spiegherò in seguito) sia l’ ormai immancabile Antonio Di Pietro. Ma andiamo con ordine. Goffredo Bettini di Roma, corrente veltroniana, si è autoescluso dalle elezioni europee perché gli è stato preferito David Sassoli come capolista della circoscrizione centro. Lo stesso Bettini ben più che amareggiato pubblicamente denuncia che ai vertici del PD è presente una “cricca democristiana” e a lui fa eco Laura Fincato, veneta, che si è chiamata fuori anch’essa perché da Roma è stato mandato come capolista Luigi Berlinguer. Laura Fincato rincara la dose attribuendo al partito metodi vecchi proprio nel momento in cui arriva a Venezia il treno dei giovani democratici. Si aggiunge al coro il sindaco di Padova Flavio Zanonato che il partito ha deciso di non candidare. Inoltre, la presidente del Piemonte, Mercedes Bresso, alla quale non sono andate giù le candidature di Berlinguer e di Cofferati, dice: “avremmo preferito nomi all’inizio della carriera politica non pensionati o pensionandi” e accusa Franceschini oltre che di aver sbagliato nella scelta delle candidature, anche di aver deciso di non guidare nessuna delle liste del PD alle europee. Ulteriore problematica che si è affacciata è quella inerente alle quote-rosa: il PD afferma che le quote-rosa sono state rispettate formalmente. Ma la responsabile delle quote-rosa del partito, Vittoria Franco, dice senza mezzi termini che quelle che verranno elette saranno volutamente poche. In soccorso di Franceschini accorre Massimo D’Alema, dicendo che “ha fatto bene a non candidarsi”, che “le liste del PD sono buone e fortemente competitive con il centro-destra una volta depurate dalla fiction” (cioè al netto dei candidati di bandiera). D’Alema si trova d’accordo con Franceschini anche sul caso Di Pietro. Infatti, il segretario attacca il leader dell’Italia dei valori per aver voluto rompere a tutti i costi alcune dozzine di alleanze nella corsa per gli enti locali e gli da l’ultimatum dicendo: “uniti, o si rischia di far vincere la destra. Superi Di Pietro, i tentativi di far prevalere i calcoli di parte.”. Pronta la replica di Di Pietro che, stizzito, dice che il motivo delle sue azioni è solo ed esclusivamente responsabilità del PD, per la scarsa considerazione mostrata dalla dirigenza per i suoi candidati a sindaco e a presidente della provincia. L’opinione di Franceschini è che se all’apertura della campagna elettorale l’atteggiamento del leader dell’IDV rimarrà lo stesso, sarà impossibile evitare la fine dell’alleanza. Di Pietro non ha replicato ed ha anzi deciso di candidarsi alle europee probabilmente in tutti i collegi come capolista. Tutto quello che è stato sopra citato dimostra di quali gravi difficoltà stia vivendo attualmente il centro-sinistra e di quanto la frammentazione al suo interno si stia tramutando sempre più velocemente in una serie di fratture che possono portare ad un’ ulteriore spaccatura all’interno del partito. Del resto, la dirigenza del PD può stare tranquilla: è riuscita per ora ad eliminare gli scomodi Veltroni e Rutelli e sta per eliminare il terzo incomodo - attribuendogli la responsabilità dell’eventuale tracollo alle europee- Dario Franceschini.
non siamo sicuri ormai di nulla.oggi l ex capo indiscusso della c.g.i.l.,sindaco uscente dal comune di bologna,e stato condannato,dal tribunale,x condotta antisindacale.sembra una notizia assurda,proprio l ex capo del sindacato di sinistra viene condannato per non aver rispettato i diritti dei lavoratori.incredibile.chissa,come sara contento di pietro.e tanti sltri.un ex dipendente del teatro comunale in pensione.deluso,da tutto.mi asterro dal voto.v.t.bo
RispondiEliminavorrei rispondere al lettore deluso da cofferati condannato per condotta antisindacale. i politici vanno guardati con occhio critico quando vengono messi alla prova del ruolo istituzionale conseguito con l'elezione alla carica politica cui si sono candidati. sono uomini e non dei, sono i nostri rappresentanti. se sbagliano dobbiamo scegliere e selezionare nuove persone in cui possiamo ancora credere che ci potranno rappresentare bene. l'astensione è solo rinuncia, lasciando che altri decidano anche per noi. e poi se è così deluso, perchè non pensa invece ad un voto di protesta intelligente? sono stati necessari troppi sacrifici per ottenere il diritto al voto per potervi rinunciare solo per un cofferati di turno. lo punisca, e voti per Berti alla provincia! Roberta S. Bo
RispondiEliminail PD è ormai un colabrodo, è evidente che dopo le europee il partito subirà delle scissioni che lo porteranno ad essere qualcosa di diverso nel futuro prossimo. Di Pietro ha ben compreso i problemi del PD (che ha la colpa di aver unito in sè anime contrapposte senza fornire loro un argomento di sintesi diverso dalla promessa di governare che non ha potuto mantenere a causa del risultato elettorale del 2008): su tali basi sta operando una campagna populista idonea e diretta a spostare il più possibile l'elettorato del PD verso l'IDV. orbene, su tali basi Di Pietro pare il vero avversario del PD durante queste competizioni elettorali su tutti i fronti. Gaspare from Bazzano Bo
RispondiEliminala sorte del PD è segnata. non ha futuro e mi sembra un inganno elettorale l'immagine di facciata che per queste competizioni stanno cercando di dare di sè. filippo, bologna
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