SITUAZIONE CARCERARIA IN EMILIA-ROMAGNA DA COLLASSO
La regione Emilia-Romagna è in Italia quella in cui il problema del sovraffollamento rapportato alla carenza del personale è più grave. Il SAPPE (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria) recentemente ha comunicato al Presidente della Commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli che ha partecipato ad un incontro sul tema al carcere della Dozza a Bologna che l’esempio più drammatico della situazione carceraria dell’Emilia Romagna è proprio rappresentata dal carcere della Dozza. Il segretario provinciale del SAPPE, Rocco Riggio, ha letto le statistiche ed ha spiegato che i detenuti presenti hanno superato il numero già alto dei livelli del periodo pre-indulto. Alla Dozza sono detenute 1100 persone di cui : 753 senza condanna definitiva, in una struttura che è stata predisposta a regime regolamentare per soli 483 detenuti. E che, prevedendo un regime di massima tollerabilità, aveva fissato in 884 il numero massimo di reclusi. Per quanto riguarda, invece, gli agenti di polizia penitenziaria, attualmente ne sono in servizio solo 390, quando in realtà il numero predisposto sarebbe di 567. Tale situazione non si può protrarre a lungo, da qui le giuste lamentele del SAPPE. Per parte nostra, riteniamo che essendo il carcere della Dozza attualmente al di sotto di organico come agenti di polizia penitenziaria e con un numero di detenuti estremamente elevato e di gran lunga superiore all’effettiva capienza, le condizioni dei detenuti stesse, non siano tollerabili dal punto di vista umano. E di contro il così esiguo numero di agenti costringe gli stessi ad una mole di lavoro da sbrigare al limite delle loro possibilità. Da qui la nostra richiesta affinchè il Governo ed il Ministero competente appronti quanto prima nei limiti e nelle condizioni previste dalla legge in materia a risolvere questa problematica mettendola tra quelle ad alta priorità.
La regione Emilia-Romagna è in Italia quella in cui il problema del sovraffollamento rapportato alla carenza del personale è più grave. Il SAPPE (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria) recentemente ha comunicato al Presidente della Commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli che ha partecipato ad un incontro sul tema al carcere della Dozza a Bologna che l’esempio più drammatico della situazione carceraria dell’Emilia Romagna è proprio rappresentata dal carcere della Dozza. Il segretario provinciale del SAPPE, Rocco Riggio, ha letto le statistiche ed ha spiegato che i detenuti presenti hanno superato il numero già alto dei livelli del periodo pre-indulto. Alla Dozza sono detenute 1100 persone di cui : 753 senza condanna definitiva, in una struttura che è stata predisposta a regime regolamentare per soli 483 detenuti. E che, prevedendo un regime di massima tollerabilità, aveva fissato in 884 il numero massimo di reclusi. Per quanto riguarda, invece, gli agenti di polizia penitenziaria, attualmente ne sono in servizio solo 390, quando in realtà il numero predisposto sarebbe di 567. Tale situazione non si può protrarre a lungo, da qui le giuste lamentele del SAPPE. Per parte nostra, riteniamo che essendo il carcere della Dozza attualmente al di sotto di organico come agenti di polizia penitenziaria e con un numero di detenuti estremamente elevato e di gran lunga superiore all’effettiva capienza, le condizioni dei detenuti stesse, non siano tollerabili dal punto di vista umano. E di contro il così esiguo numero di agenti costringe gli stessi ad una mole di lavoro da sbrigare al limite delle loro possibilità. Da qui la nostra richiesta affinchè il Governo ed il Ministero competente appronti quanto prima nei limiti e nelle condizioni previste dalla legge in materia a risolvere questa problematica mettendola tra quelle ad alta priorità.
ma vogliamo scherzare,avete una idea di cosa significhi,per noi,sorbire tutti i giorni,turni massacranti,straordinari non pogati,numero di colleghi esiguo,le nostre famiglie che,in molti casi ci chiedono di far domanda di trasferimento,o,di cercare un altro lavoro,anche con uno stipendio piu basso,ma che ci faccia stare di piu con le nostre famiglie.ogni giorno,per noi,alla dozza,e come entrare in un girone infernale.pochi di noi,uno sproposito di detenuti,stipati in spazi non idonei,rischio malattie,tossici sieropositivi,affetti da epatite a,b,c,tbc positivi.un inferno.solo per portare lo stipendio a casa e pagare sto dannato mutuo che non me ne sono gia andato.un ag.p.penitenziaria.ora che,qualcuno,finalmente,si e ricordato anche di noi,cercate di fare qualcosa.vi preghiamo.per noi e le nostre famiglie.grazie,sig.berti.
RispondiEliminaper tutti gli operatori la situazione attuale del carcere di Bologna è assolutamente drammatica. le Istituzioni sono a conoscenza del grave problema ma non hanno mai concretizzato dei piani per risolvere sia le carenze di organico sia l'incapienza concreta del carcere. mi chiedo come sia possibile dedicare tanta attenzione ai CPT (luogo deputato a brevi permanenze) e disinteressarsi completamente invece del carcere in cui i detenuti normalmente rimangono per periodi di almeno un anno. questa mia riflessione si rivolge sia a chi ha sinora governato le amministrazioni locali sia ai cosiddetti gruppi di pressione, che si dicono mossi da puri motivi di interesse per i diritti umani. mi sia permesso di dubitare...in queste condizioni il carcere avrebbe certamente la priorità assoluta, ed invece - salvo rare, come questa in questo blog, eccezioni - su di esso c'è il più assordante silenzio! Z.A. bologna
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