Camorra, la pizzeria sequestrata
il gip dispone la chiusura
Provvedimento temporaneo anche per il Regina Margherita di Bologna per evitare che gli incassi non finiscano ai proprietari
Il gip di Napoli ha disposto la chiusura temporanea dei ristoranti del gruppo Iorio, già sequestrati nell'ambito dell'indagine anticamorra Megaride, per consentire l'organizzazione dell'amministrazione giudiziaria dei locali e fare in modo che gli incassi non finiscano comunque ai proprietari, vanificando gli effetti del sequestro.
L'INTERCETTAZIONE "I questori? Amici..."
FOTO I sigilli alla pizzeria
Il ristorante Regina Margherita di Bologna era stato sequestrato assieme ad altri ristoranti giovedì dalla Dia perché ritenuti un investimento, tramite prestanome, di boss della camorra, tra cui Salvatore Lo Russo, oggi collaboratore di giustizia, e Mario Potenza, ex contrabbandiere e usuraio che nascondeva nei muri di casa otto milioni di euro in contanti.
La chiusura dovrebbe durare pochi giorni: il tempo necessario, secondo i pm, per avviare, da parte degli amministratori giudiziari, una gestione efficiente e completamente sganciata dalla famiglia Iorio.
Camorra, il boss intercettato
chiedeva notizie sui questori
L'inchiesta partita da Napoli. Il gestore della pizzeria vip Regina Margherita si vantava col capo: "Sono amici...". Il titolare propose a Di Vaio di entrare in società con Marco Iorio
di LUIGI SPEZIACI sono i nomi di ex questori di Bologna e di calciatori rossoblù in una intercettazione dell'inchiesta di Napoli sul clan Lo Russo, che ha coinvolto il capo della Squadra Mobile partenopea Vittorio Pisani per i suoi rapporti pericolosi con i camorristi. Una telefonata in cui si evince che il titolare della pizzeria Regina Margherita era entrato in rapporti di confidenza, anche per la comune origine campana, con questori che andavano in quel locale a mangiare e, con evidente millanteria, ne parlava poi con Marco Iorio, uno degli indagati di maggior rilievo, per il quale è stata chiesta la cattura.
LEGGI Sigilli alla pizzeria vip
IL GIP Disposta la chiusura
La telefonata tra Sasà D., "direttore del ristorante Regina Margherita di Bologna" (non indagato, ma la sua società, Sa. Sa srl, è considerata una intestazione fittizia della famiglia Iorio) e Marco Iorio è del 13 febbraio scorso. È Sasà a chiamare Iorio, che lui definisce "il capo in assoluto" del Regina Margherita Group. Dopo che Sasà riferisce a Iorio di aver "fatto 350 coperti e incassato quasi 7000 euro", "Marco chiede a Sasà del nuovo questore di Napoli dottor Merolla (questore a Bologna fino a febbraio scorso, Ndr) e si accerta se è un suo amico".
Sasà: "L'amico mio... si, si, gli ho già parlato!".
Iorio: "L'amico tuo?"
Sasà: "Si, tengo il numero di telefono... quando viene a Napoli... già ho organizzato!".
Poi nasce un equivoco. Iorio confonde Merolla con Francesco Cirillo, ora numero due della Polizia: "Ma io già lo conobbi, quel signore di carnagione scura e capelli brizzolati...". Replica Sasà: "No, tu hai conosciuto Cirillo, quello adesso è capo della Polizia... poi sta Merolla, mo' è diventato questore di Napoli",
Sasà: "E' quello là che, io stavo a casa tua, ti feci parlare al telefono!... tu hai parlato al telefono con questo!".
Iorio: "Lo so!"
Sasà: "E comunque gli ho detto, dottore, lui dal primo marzo sta a Napoli, lo vado a prendere, stiamo insieme e poi vengo al Regina Margherita (quella di Napoli, Ndr) da te! Deve stare da te, già è tutto programmato... già ho fatto, è venuto venerdì a mangiare qui, due pizze... è tutto tranquillo, gira molto per i ristoranti".
Iorio è affamato di informazioni sul nuovo questore di Napoli. Chiede se "è pesante o compagno", Sasà dice che "è compagno" tre volte, "proprio nostro amico... il figlio è un primario, no, è tutto a posto Marco!". E termina con lo zelo del sottoposto: "Già lo sapevo che dovevo fare così".
Dopo un "omissis" parlano del Napoli, Sasà dice che a mangiare nel locale di via Santo Stefano c'è stato Di Vaio, con lui ha parlato di investimenti e Sasà, come riportano gli atti, "gli ha detto che potrebbe farlo parlare con il cugino Marco Iorio, il capo in assoluto". Sasà fa i nomi dei giocatori Cannavaro, Palladino, Molinaro, Borriello, "tutti soci di mio cugino Marco...".
Poi accenna a due che si sono presentati, "uno voleva aprire un locale in Ungheria e l'altro a Dubai e gli ha dato la mail di Iorio". Infine, "Marco" gli chiede del cuoco e del pizzaiolo per il nuovo locale di Varese e Sasà: "Non ti abbandono, vengo a Varese anche con te".
Intercettazioni, Merolla si difende
L’inchiesta sul ristorante-pizzeria Regina Margherita, frequentata dai vip. Il titolare è indagato. L’ex questore di Bologna, oggi a Napoli: “Iorio? Mai visto. E' stato dipinto come un boss, ma fino a poco fa era incensurato”
di LORENZA PLEUTERILe intercettazioni lo tirano in ballo, suo malgrado. L'indagato Sasà D'Ascia, titolare paravento della pizzeria Regina Margherita di via Santo Stefano, parlando con Marco Iorio lo definisce "un compagno nostro, un amico nostro, una persona proprio tranquillissima". Programma di accompagnare l'uomo dello Stato in un altro locale della catena. Ricorda all'interlocutore, imprenditore del settore ristorazione, socio dell'ex calciatore Fabio Cannavaro, un precedente colloquio. Lo rassicura: "Sì, sì, tengo il numero di telefono".
Lui, Luigi Merolla, il questore passato a marzo da Bologna a Napoli, si indigna, smentisce, prende le distanze. Svuota di contenuti ambigui le chiacchiere captate dalle microspie. "Iorio? Mai visto, mai incontrato. Non lo conosco", risponde al cellulare, arrabbiato nero per essere finito sui giornali come oggetto di conversazioni e illazioni. "Avete dipinto Iorio come un boss - incalza Merolla - ma fino a poco tempo fa era incensurato". Lo è ancora, tecnicamente.
Però adesso sta in guai seri, in galera per associazione per delinquere, trasferimento fraudolento di valori, corruzione, lavaggio dei soldi sporchi accumulati con l'usura dal clan camorristico Lo Russo, intestazioni fittizie di locali, altro ancora. L'inchiesta che ha travolto il referente di Sasà D'Ascia, assieme ai familiari e ai Potenza, è quella che ha terremotato la questura retta proprio da Merolla, con il capo della squadra Mobile Vittorio Pisani indagato e trasferito per i rapporti non ortodossi con i ristoratori-riciclatori attivi tra la Campania e il Nord Italia.
L'ex capo della polizia bolognese sbarca sotto il Vesuvio mentre si avvertono le prime, remote scosse del sisma. La seconda delle lettere spedite da anonimi, per denunciare comportamenti opachi e amicizie pericolose di Pisani, viene consegnata al questore appena approdato da Bologna. Che fare? Per gli approfondimenti Merolla la affida al chiacchierato superdetective, "nonostante il suo diretto coinvolgimento nella vicenda". La ragione? "Ero a Napoli da appena un giorno - si giustifica il questore, sentito come persona informata sui fatti - e nel passaggio di consegne il mio predecessore Santi Giuffrè mi aveva informato che era giunto un esposto contro Vittorio Pisani, sul quale erano stati svolti accertamenti riferiti sia il Procuratore della Repubblica di Napoli che alla Segreteria del Dipartimento di Polizia.... Quando è giunto il secondo esposto appresi dallo stesso Vittorio Pisani, e forse dal Capo di Gabinetto, che il primo anonimo del quale mi aveva parlato Giuffrè era stato consegnato in Procura a mani del dr. Pisani".
Merolla si adegua. Si rivolge anche lui al capo della Mobile, per la ricerca di riscontri. "Non pensai di comportarmi in modo differente". Per due motivi. "La cosa era già nota al dr. Pisani". E poi, sempre parole del questore, "assumere un atteggiamento diverso poteva apparire una mancanza di fiducia nei confronti di Pisani, cosa non vera, essendo il Dirigente della Mobile tra gli organi della Questura di più stretta collaborazione con il Questore".
Pisani discute con Merolla dei contenuti degli esposti privi di firma. "Si fa riferimento a ristoranti e pizzerie denominate Regina Margherita", come il locale di Bologna dove il questore amava andare, quello di Sasà, il prestanome chiacchierone. Ma il nome scivola via senza sussulti, come acqua fresca, senza amarcord. E Merolla alla fine si guadagna un riconoscimento dal gip che dispone arresti e sequestri: "È lui il più importante testimone delle piena consapevolezza, da parte del Pisani, del riciclaggio dei soldi" nei locali su cui investiva la Camorra.
estratto da: http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/07/03/news/intercettazioni_merolla_si_difende-18568803/
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