COREA DEL NORD MINACCIA L' ONU: URANIO PER LE ARMI
Nel nord est asiatico la Corea Del Nord accelera il programma nucleare e minaccia una risposta militare all'inasprimento delle sanzioni deciso dall'Onu. Ma il blocco navale potrebbe rivelarsi inefficace. Servizio di Paolo Longo dall’edizione delle 20 del 13 giugno 2009
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-fab36945-da6b-45e7-a21f-4584d2e52e51.html?p=0
UN UOMO GIACE TRAFITTO DA UN RAGGIO DI SOLE, ED E’ SUBITO SERA
Non nobis Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da gloriam
VIAGGIA CON RYANAIR
JE ME SOUVIENS
VILLA BERTI VIA BEL POGGIO N. 13 IMOLA http://www.villaberti.it/
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Si precisa che la citazione dovrà recare la dicitura "Pietro Berti, [titolo post] in http://pietrobertiimola.blogspot.com/"
E' poi richiesto - in ipotesi di utilizzo e/o citazione di tutto o parte del contenuto di uno e/o più post di questo blog - di voler comunicare all'autore Pietro Berti anche tramite e-mail o commento sul blog stesso l'utilizzo fatto del proprio articolo al fine di eventualmente impedirne l'utilizzo per l' ipotesi in cui l'autore non condividesse (e/o desiderasse impedire) l'uso fattone.
Auguro a voi tutti un buon viaggio nel mio blog.
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Anchorage
domenica 14 giugno 2009
TENSIONE IN IRAN
TENSIONE IN IRAN
Iran. Vince Ahmadinejad, lo sfidante contesta i risultati. Ore di tensione in Iran dopo il voto per le presidenziali. I dati ufficiali assegnano una netta maggioranza a Ahmadinejad. Lo sfidante è ai domiciliari
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-2fb2671e-9815-44c6-bde9-e9fdcb4069bb.html
Iran. Vince Ahmadinejad, lo sfidante contesta i risultati. Ore di tensione in Iran dopo il voto per le presidenziali. I dati ufficiali assegnano una netta maggioranza a Ahmadinejad. Lo sfidante è ai domiciliari
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-2fb2671e-9815-44c6-bde9-e9fdcb4069bb.html
sabato 13 giugno 2009
BALLOTTAGGIO COMUNE DI BOLOGNA
Pietro Berti ha deciso incondizionatamente - anche preso atto delle dichiarazioni odierne di Guazzaloca - di appoggiare la candidatura di Cazzola a sindaco di Bologna per il ballottaggio contro la "sinistra" (?!?) di Delbono. Non si creda, Delbono, che la battaglia sia finita qui, anzi... da domenica 14 giugno inizierà una campagna elettorale battente fino a venerdì alle 24,00.
I programmi del candidato Cazzola possono essere visualizzati ed esaminati cliccando sul link sottostante:
REFERENDUM 2009
REFERENDUM 2009
In merito ai 3 quesiti referendari che verranno votati dagli elettori il 21 giugno ’09 insieme al ballottaggio, la posizione ufficiale dell’UDC è quella dell’astensione da tutti e 3 i quesiti referendari. La mia posizione è di NON RITIRARE AL SEGGIO LE SCHEDE DEI QUESITI REFERENDARI NN. 1 E 2, MA DI RITIRARE LA SCHEDA DEL QUESITO N. 3 PER VOTARE “SI”. Con questo quesito infatti si vuole abolire la possibilità per un candidato alle politiche di potersi candidare contemporaneamente in più di un collegio regionale senatoriale. Questo quesito mi trova pienamente d’accordo e avrà il mio voto favorevole. Invito gli elettori a leggere quanto sotto riportato.
In merito ai 3 quesiti referendari che verranno votati dagli elettori il 21 giugno ’09 insieme al ballottaggio, la posizione ufficiale dell’UDC è quella dell’astensione da tutti e 3 i quesiti referendari. La mia posizione è di NON RITIRARE AL SEGGIO LE SCHEDE DEI QUESITI REFERENDARI NN. 1 E 2, MA DI RITIRARE LA SCHEDA DEL QUESITO N. 3 PER VOTARE “SI”. Con questo quesito infatti si vuole abolire la possibilità per un candidato alle politiche di potersi candidare contemporaneamente in più di un collegio regionale senatoriale. Questo quesito mi trova pienamente d’accordo e avrà il mio voto favorevole. Invito gli elettori a leggere quanto sotto riportato.
Presentazione dei quesiti
Il 1° e il 2° quesito: premio di maggioranza alla lista più votata e innalzamento della soglia di sbarramento
Le attuali leggi elettorali di Camera e Senato prevedono un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Tale premio è attribuito su base nazionale alla Camera dei Deputati e su base regionale al Senato. Esso è attribuito alla “singola lista” o alla “coalizione di liste” che ottiene il maggior numero di voti.
Il fatto che sia consentito alle liste di coalizzarsi per ottenere il premio ha fatto sì che, alle ultime elezioni, si siano formate due grandi coalizioni composte di numerosi partiti al proprio interno.
Il 1° ed il 2° quesito (valevoli rispettivamente per la Camera dei Deputati e per il Senato) si propongono l’abrogazione del collegamento tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste.
In caso di esito positivo del referendum, la conseguenza è che il premio di maggioranza viene attribuito alla lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi. Questo evidentemente mette a rischio la governabilità del Paese successivamente alle competizioni elettorali, INOLTRE VIOLA IL PRINCIPIO DEMOCRATICO ELETTORALE DEL RISPETTO DELLA VOLONTA' DEGLI ELETTORI PRODUCENDO UN RISULTATO DIVERSO DAL CONSENSO POPOLARE per tale ragione è sconsigliabile far raggiungere il quorum. La cosa giusta – considerando la concomitanza dei ballottaggi – è quella di non ritirare tali schede dei quesiti nn. 1 e 2.
Con l’approvazione del 3° quesito la facoltà di candidature multiple verrà abrogata sia alla Camera che al Senato.
Il 1° e il 2° quesito: premio di maggioranza alla lista più votata e innalzamento della soglia di sbarramento
Le attuali leggi elettorali di Camera e Senato prevedono un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Tale premio è attribuito su base nazionale alla Camera dei Deputati e su base regionale al Senato. Esso è attribuito alla “singola lista” o alla “coalizione di liste” che ottiene il maggior numero di voti.
Il fatto che sia consentito alle liste di coalizzarsi per ottenere il premio ha fatto sì che, alle ultime elezioni, si siano formate due grandi coalizioni composte di numerosi partiti al proprio interno.
Il 1° ed il 2° quesito (valevoli rispettivamente per la Camera dei Deputati e per il Senato) si propongono l’abrogazione del collegamento tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste.
In caso di esito positivo del referendum, la conseguenza è che il premio di maggioranza viene attribuito alla lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi. Questo evidentemente mette a rischio la governabilità del Paese successivamente alle competizioni elettorali, INOLTRE VIOLA IL PRINCIPIO DEMOCRATICO ELETTORALE DEL RISPETTO DELLA VOLONTA' DEGLI ELETTORI PRODUCENDO UN RISULTATO DIVERSO DAL CONSENSO POPOLARE per tale ragione è sconsigliabile far raggiungere il quorum. La cosa giusta – considerando la concomitanza dei ballottaggi – è quella di non ritirare tali schede dei quesiti nn. 1 e 2.
Con l’approvazione del 3° quesito la facoltà di candidature multiple verrà abrogata sia alla Camera che al Senato.
CONVALIDATO IL RISULTATO ELETTORALE PER LA PROVINCIA DI BOLOGNA: 2 CONSIGLIERI ALL'UDC!
CONVALIDATO IL RISULTATO ELETTORALE PER LA PROVINCIA DI BOLOGNA: 2 CONSIGLIERI ALL'UDC!
Comunicato stampa
12 giugno 2009 - Provincia, la Corte d'Appello convalida il risultato elettorale
http://www.provincia.bologna.it/probo/Engine/RAServePG.php/P/1050110010300
La Corte d'Appello di Bologna ha consegnato oggi pomeriggio al Segretario generale della Provincia il verbale di convalida delle elezioni provinciali del 6 e 7 giugno scorsi.Da oggi sono così formalmente confermati: il risultato elettorale, che ha visto la rielezione della presidente Beatrice Draghetti con il 57,26% dei voti; l'elezione dei 36 consiglieri provinciali che siederanno nel nuovo Consiglio: 18 del Partito democratico, 3 della lista Di Pietro-Italia dei valori e 1 di Rifondazione comunista/Sinistra europea/Comunisti italiani per la maggioranza; 8 della lista Popolo delle libertà, 3 della Lega Nord, 1 dell'Unione di centro più i candidati presidenti Enzo Raisi e Gian Luca Galletti, per le opposizioni.Questi i neo consiglieri: Partito democratico: Anna Cocchi, Massimo Gnudi, Raffaele Donini, Virginio Merola, Marietta (Mariuccia) Fusco, Stefano Caliandro, Nadia Musolesi, Giovanni Maria Mazzanti, Simona Lembi, Marilena Fabbri, Edgarda Degli Esposti, Maria Grazia Baruffaldi, Elena Costa, Maurizio Barelli, Gabriele Zaniboni, Nara Rebecchi, Simonetta Saliera, Giacomo Venturi. Italia dei valori: Paolo Nanni, Fabio Tartarini e Giuseppe De Biasi. Rifondazione/Comunisti/Sinistra europea: Giovanni Venturi. Popolo delle libertà: Giuseppe Sabbioni, Giovanni Leporati, Claudia Rubini, Sergio Guidotti, Salvatore (Rino) Maenza, Roberto Flaiani, Marco Mainardi, Luca Finotti, più il candidato presidente Enzo Raisi. Lega Nord: Alessandro Marzocchi, Floriano Rambaldi, Lucia Borgonzoni. Unione di centro: Mauro Sorbi più il candidato presidente Gian Luca Galletti.La legge prevede che entro dieci giorni, ovvero entro il 22 giugno, la presidente Draghetti debba convocare la prima seduta del nuovo Consiglio provinciale, che dovrà tenersi entro i dieci giorni successivi alla convocazione.Nel corso della prima seduta, presieduta inizialmente dalla stessa Draghetti, dopo la convalida degli eletti e l'eventuale surroga dei consiglieri dichiarati ineleggibili, verranno eletti il presidente e il vice presidente del Consiglio.Seguirà la comunicazione ufficiale da parte della presidente Draghetti degli incarichi di giunta: il vice presidente e gli altri assessori, con l'indicazione delle rispettive deleghe.
12 giugno 2009 - Provincia, la Corte d'Appello convalida il risultato elettorale
http://www.provincia.bologna.it/probo/Engine/RAServePG.php/P/1050110010300
La Corte d'Appello di Bologna ha consegnato oggi pomeriggio al Segretario generale della Provincia il verbale di convalida delle elezioni provinciali del 6 e 7 giugno scorsi.Da oggi sono così formalmente confermati: il risultato elettorale, che ha visto la rielezione della presidente Beatrice Draghetti con il 57,26% dei voti; l'elezione dei 36 consiglieri provinciali che siederanno nel nuovo Consiglio: 18 del Partito democratico, 3 della lista Di Pietro-Italia dei valori e 1 di Rifondazione comunista/Sinistra europea/Comunisti italiani per la maggioranza; 8 della lista Popolo delle libertà, 3 della Lega Nord, 1 dell'Unione di centro più i candidati presidenti Enzo Raisi e Gian Luca Galletti, per le opposizioni.Questi i neo consiglieri: Partito democratico: Anna Cocchi, Massimo Gnudi, Raffaele Donini, Virginio Merola, Marietta (Mariuccia) Fusco, Stefano Caliandro, Nadia Musolesi, Giovanni Maria Mazzanti, Simona Lembi, Marilena Fabbri, Edgarda Degli Esposti, Maria Grazia Baruffaldi, Elena Costa, Maurizio Barelli, Gabriele Zaniboni, Nara Rebecchi, Simonetta Saliera, Giacomo Venturi. Italia dei valori: Paolo Nanni, Fabio Tartarini e Giuseppe De Biasi. Rifondazione/Comunisti/Sinistra europea: Giovanni Venturi. Popolo delle libertà: Giuseppe Sabbioni, Giovanni Leporati, Claudia Rubini, Sergio Guidotti, Salvatore (Rino) Maenza, Roberto Flaiani, Marco Mainardi, Luca Finotti, più il candidato presidente Enzo Raisi. Lega Nord: Alessandro Marzocchi, Floriano Rambaldi, Lucia Borgonzoni. Unione di centro: Mauro Sorbi più il candidato presidente Gian Luca Galletti.La legge prevede che entro dieci giorni, ovvero entro il 22 giugno, la presidente Draghetti debba convocare la prima seduta del nuovo Consiglio provinciale, che dovrà tenersi entro i dieci giorni successivi alla convocazione.Nel corso della prima seduta, presieduta inizialmente dalla stessa Draghetti, dopo la convalida degli eletti e l'eventuale surroga dei consiglieri dichiarati ineleggibili, verranno eletti il presidente e il vice presidente del Consiglio.Seguirà la comunicazione ufficiale da parte della presidente Draghetti degli incarichi di giunta: il vice presidente e gli altri assessori, con l'indicazione delle rispettive deleghe.
giovedì 11 giugno 2009
Onu,7 Paesi approvano bozza sanzioni contro Pyongyang
Onu,7 Paesi approvano bozza sanzioni contro Pyongyang
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE5590LH20090610
NAZIONI UNITE (Reuters) - I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Giappone e la Corea del Sud, che non fa parte del Consiglio, hanno approvato oggi il testo della bozza di risoluzione per varare nuove sanzioni contro la Corea del Nord a seguito del recente test nucleare.
Lo ha reso noto un diplomatico.
Tutti i 15 membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riuniranno per discutere la bozza di risoluzione venerdì alle 17 (ora italiana), ha detto a Reuters il diplomatico che ha chiesto di restare anonimo.
Stati Uniti e Giappone hanno chiesto misure severe contro Pyongyang per punirlo per il test nucleare di maggio, ma la Cina e la Russia sono più caute nel provocare la Corea del Nord imponendo ulteriori sanzioni.
La Russia detiene il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Intesa sulle sanzioni alla Corea del Nord
http://it.euronews.net/2009/06/10/intesa-sulle-sanzioni-alla-corea-del-nord/
Trovata l’intesa sulla risoluzione dell’Onu che inasprisce le sanzioni nei confronti della Corea del Nord. Ci sono voluti 16 giorni di discussioni, per i 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza, più Giappone e Corea del Sud, incaricati del dossier. La bozza di risoluzione, che sarà presentata questa settimana, prevede un sistema rinforzato di ispezioni in mare aperto nei confronti di navi destinate o provenienti dalla Corea del Nord, l’ampliamento dell’embargo sulle armi e sanzioni finanziarie. E’ la risposta della comunità internazionale al nuovo test nucleare condotto da Pyongyang il 25 maggio scorso.
Onu: accordo su bozza che inasprisce sanzioni a NordCorea
http://www.laprovinciadilecco.it/stories/apcom/76423_onu_accordo_su_bozza_che_inasprisce_sanzioni_a_nordcorea/
New York, 11 giu. (Apcom) - Sette paesi hanno raggiunto un accordo su una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che inasprirà le sanzioni contro la Corea del Nord per il suo recente test nucleare. L'adozione del testo potrebbe arrivare già prima della fine della settimana. Il documento, messo a punto dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Cina, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Russia), il Giappone e la Corea del Sud, è stato presentato a nome dei "sette" dagli Stati Uniti agli altri membri del Consiglio, oggi durante una riunione plenaria. Secondo fonti diplomatiche, un voto sul testo potrebbe esserci prima della fine della settimana, forse fin da oggi, con l'adozione praticamente garantita. L'ambasciatore degli Stati Uniti, Susan Rice, ha sottolineato che le principali disposizioni del testo consistono in "un sistema rafforzato di ispezioni dei carichi aerei, marittimi e terrestri verso o da la Corea del Nord, allo scopo di impedire le attività nucleari e balistiche", oltre che l'estensione dell'embargo sulle armi - eccetto per le piccole - "per svuotare una fonte importante di ricavi per la Corea del Nord". Il testo si prefigge inoltre di aggravare le sanzioni finanziarie esistenti, estendere la lista degli enti nordcoreani colpiti dal congelamento dei loro asset finanziari all'estero per i loro legami con le attività proibite del Paese e includere inoltre individui. Pyongyang è già sotto sanzioni del Consiglio di sicurezza previste dalla risoluzione 1718, adottata nell'ottobre 2006 dopo il suo primo test nucleare. Il nuovo testo "condanna nei termini più forti" il nuovo esperimento nucleare condotta da Pyongyang il 25 maggio ed "esige che la Corea del Nord si astenga da qualunque nuovo test o lancio di razzo che utilizzi la tecnologia missilistica". Esige che Pyongyang "sospenda tutte le sue attività legate alla tecnologia dei missili balistici (...), ritorni sul suo annuncio di ritiro dal Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp)" e reintegra quest'ultimo "non appena possibile ". Esige anche che la Corea del Nord "abbandoni tutti i suoi programmi di armamenti nucleari in modo completo, verificabile e irreversibile" e si unisca non appena possibile al Trattato di divieto degli esperimenti nucleari (Ctbt). Chiede anche Pyongyang di tornare ai negoziati a sei (con la Corea del Sud, la Cina, gli Stati Uniti e la Russia) che mirano a denuclearizzare la penisola coreana. Rice ha dichiarato che il testo rappresenterà "una risposta molto forte, molto credibile e molto adeguata al test nucleare assai provocatorio della Corea del Nord". Definendo "inaccettabile" il comportamento di Pyongyang, ha affermato che i nordcoreani "devono pagare il prezzo" e che "le conseguenze saranno significative".
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE5590LH20090610
NAZIONI UNITE (Reuters) - I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Giappone e la Corea del Sud, che non fa parte del Consiglio, hanno approvato oggi il testo della bozza di risoluzione per varare nuove sanzioni contro la Corea del Nord a seguito del recente test nucleare.
Lo ha reso noto un diplomatico.
Tutti i 15 membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riuniranno per discutere la bozza di risoluzione venerdì alle 17 (ora italiana), ha detto a Reuters il diplomatico che ha chiesto di restare anonimo.
Stati Uniti e Giappone hanno chiesto misure severe contro Pyongyang per punirlo per il test nucleare di maggio, ma la Cina e la Russia sono più caute nel provocare la Corea del Nord imponendo ulteriori sanzioni.
La Russia detiene il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Intesa sulle sanzioni alla Corea del Nord
http://it.euronews.net/2009/06/10/intesa-sulle-sanzioni-alla-corea-del-nord/
Trovata l’intesa sulla risoluzione dell’Onu che inasprisce le sanzioni nei confronti della Corea del Nord. Ci sono voluti 16 giorni di discussioni, per i 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza, più Giappone e Corea del Sud, incaricati del dossier. La bozza di risoluzione, che sarà presentata questa settimana, prevede un sistema rinforzato di ispezioni in mare aperto nei confronti di navi destinate o provenienti dalla Corea del Nord, l’ampliamento dell’embargo sulle armi e sanzioni finanziarie. E’ la risposta della comunità internazionale al nuovo test nucleare condotto da Pyongyang il 25 maggio scorso.
Onu: accordo su bozza che inasprisce sanzioni a NordCorea
http://www.laprovinciadilecco.it/stories/apcom/76423_onu_accordo_su_bozza_che_inasprisce_sanzioni_a_nordcorea/
New York, 11 giu. (Apcom) - Sette paesi hanno raggiunto un accordo su una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che inasprirà le sanzioni contro la Corea del Nord per il suo recente test nucleare. L'adozione del testo potrebbe arrivare già prima della fine della settimana. Il documento, messo a punto dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Cina, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Russia), il Giappone e la Corea del Sud, è stato presentato a nome dei "sette" dagli Stati Uniti agli altri membri del Consiglio, oggi durante una riunione plenaria. Secondo fonti diplomatiche, un voto sul testo potrebbe esserci prima della fine della settimana, forse fin da oggi, con l'adozione praticamente garantita. L'ambasciatore degli Stati Uniti, Susan Rice, ha sottolineato che le principali disposizioni del testo consistono in "un sistema rafforzato di ispezioni dei carichi aerei, marittimi e terrestri verso o da la Corea del Nord, allo scopo di impedire le attività nucleari e balistiche", oltre che l'estensione dell'embargo sulle armi - eccetto per le piccole - "per svuotare una fonte importante di ricavi per la Corea del Nord". Il testo si prefigge inoltre di aggravare le sanzioni finanziarie esistenti, estendere la lista degli enti nordcoreani colpiti dal congelamento dei loro asset finanziari all'estero per i loro legami con le attività proibite del Paese e includere inoltre individui. Pyongyang è già sotto sanzioni del Consiglio di sicurezza previste dalla risoluzione 1718, adottata nell'ottobre 2006 dopo il suo primo test nucleare. Il nuovo testo "condanna nei termini più forti" il nuovo esperimento nucleare condotta da Pyongyang il 25 maggio ed "esige che la Corea del Nord si astenga da qualunque nuovo test o lancio di razzo che utilizzi la tecnologia missilistica". Esige che Pyongyang "sospenda tutte le sue attività legate alla tecnologia dei missili balistici (...), ritorni sul suo annuncio di ritiro dal Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp)" e reintegra quest'ultimo "non appena possibile ". Esige anche che la Corea del Nord "abbandoni tutti i suoi programmi di armamenti nucleari in modo completo, verificabile e irreversibile" e si unisca non appena possibile al Trattato di divieto degli esperimenti nucleari (Ctbt). Chiede anche Pyongyang di tornare ai negoziati a sei (con la Corea del Sud, la Cina, gli Stati Uniti e la Russia) che mirano a denuclearizzare la penisola coreana. Rice ha dichiarato che il testo rappresenterà "una risposta molto forte, molto credibile e molto adeguata al test nucleare assai provocatorio della Corea del Nord". Definendo "inaccettabile" il comportamento di Pyongyang, ha affermato che i nordcoreani "devono pagare il prezzo" e che "le conseguenze saranno significative".
IRAN AL VOTO: RASSEGNA STAMPA
IRAN AL VOTO: RASSEGNA STAMPA
Iran al voto, Moussavi sfida Ahmadinejad e punta sul voto delle donne
dall'inviato Vittorio Da Rold da http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/06/iran-voto-moussavi-sfida-ahmadinejad.shtml?uuid=a369048c-56ae-11de-8641-7073d85a2f75&DocRulesView=Libero
Teheran - La fotografia di Mir-Hussein Moussavi, 67 anni, e sua moglie, Zahra Rahnavard, mano nella mano campeggia in tutte le riviste esposte nelle edicole di Teheran. È una piccola rivoluzione nei rigidi costumi della Repubblica islamica e insieme una promessa di cambiamento nella vita quotidiana delle coppie iraniane. Moussavi ha promesso che se diventerà presidente emanerà leggi contro le discriminazione femminile, tutelerà maggiormente le donne dalla violenza e abolirà la polizia morale, il corpo speciale che ogni giorno perlustra le strade del paese a caccia dei trasgressori del decoro nell'abbigliamento islamico.L'altra sera una ragazza è stata fermata davanti ai nostri occhi all'ingresso principale di Park Mellat a Teheran – una zona dove si formano accessi capannelli di persone che discutono apertamente dei vari candidati come in un'antica agorà – da una pattuglia della polizia morale perché aveva la tunica troppo corta. Ramanzina sul pulmino da parte delle poliziotte, segnalazione scritta alla famiglia e serata rovinata con gli amici che cercavano inutilmente di consolarla.Anche la moglie di Moussavi, Zahra Rahnavard che partecipa alla campagna elettorale in prima persona, altro fatto inusuale nel paese, ha fatto sabato scorso al Palazzetto dello sport Azadi di Teheran una dichiarazione molto forte: «Noi dobbiamo riformare quelle leggi che discriminano le donne. Dobbiamo aiutare le donne finanziariamente e a scegliere la loro professione secondo i loro meriti, aprendo loro la strada fino ai massimi livelli di responsabilità politica». Poi ha aggiunto anche che «l'Iran non deve più avere in futuro prigionieri politici».Un'affermazione estremamente coraggiosa nel panorama attuale della società iraniana che fa il paio con quella del marito che non escludeva, qualche tempo fa ma con toni più vaghi, una nuova sensibilità sul tema dei diritti civili nel paese.Ma il focus della campagna di Moussavi, senza dimenticare altri gruppi sociali ed etnici, resta diretto soprattutto verso il miglioramento della condizione femminile. Già oggi peraltro il 60% dei laureati iraniani sono donne e il paese conta 4 milioni di studenti universitari su una popolazione di 70 milioni. Ma per Moussavi questo non basta. Il candidato riformista ha parlato apertemente di nuove leggi che favoriscano un ruolo più incisivo delle donne nella società iraniana e molte di esse ricordano che fu proprio sotto la precedente presidenza riformista che fu introdotto il divorzio su iniziativa della donna.Le giovani ragazze infatti, sono tra le fans più convinte e scatenate ai raduni elettorali di Moussavi, a suo volta sostenuto dall'ex presidente riformista Muhammad Khatami, autore di "Religione, libertà e democrazia", libro guida dei progressisti a Teheran. Khatami appoggia con forza Moussavi, l'ex primo ministro iraniano, un uomo che torna sulla scena politica dopo un'assenza di ben 20 anni. Moussavi, dice Khatami, «ha fatto bene quando il petrolio era a sette dollari» e oggi potrebbe fare ancor meglio puntando sulla riforma del sistema economico, sull'apertura al mondo dell'Iran con una politica estera meno anti-occidentale e soprattutto una ventata nuova sul fronte dei costumi e del ruolo femmnile.Anche la sparuta pattuglia di intellettuali della società civile come il regista Porahmad sono fans dichiarati di Moussavi, perché sperano che con la sua vittoria ci sia una apertura di cambiamento sociale e artistico.Moussavi sta suscitando aspettative elevate nella società iraniana ma effettivamente ha un passato politico e una carisma personale di primaria importanza, elementi che gli permetteranno di affrontare con buone probabilità di successo la difficile sfida che lo attende. Ma chi è veramente Moussavi? Nato nel 1941, architetto, nel 1981, di etnia azera, un anno dopo lo scoppio della guerra con l'Iraq, è nominato premier. Per sette anni, fino alla fine del conflitto, gestisce una situazione d'emergenza imponendo il razionamento dei generi alimentari e un severo controllo dei prezzi. In quegli anni è presidente Ali Khamenei, diventato poi Guida suprema con il titolo di ayatollah nel 1989, alla morte di Khomeini, di cui ricorre a giorni il ventennale della scomparsa. Nello stesso anno una riforma costituzionale sopprime la carica di primo ministro e da allora Mussavi è stato assente dalla vita politica attiva ma ha continuato a fare da consigliere-ombra dei vari governi che si sono succeduti, Khatami compreso. Ora torna dopo 20 anni sotto i riflettori della politica per cercare di riannodare antichi legami con l'Occidente e alimentare nuove speranze di cambiamento interno dei giovani e delle donne iraniane. L'Iran forse, dopo 30 anni, è a un passo dal cambiare pagina.
dall'inviato Vittorio Da Rold da http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/06/iran-voto-moussavi-sfida-ahmadinejad.shtml?uuid=a369048c-56ae-11de-8641-7073d85a2f75&DocRulesView=Libero
Teheran - La fotografia di Mir-Hussein Moussavi, 67 anni, e sua moglie, Zahra Rahnavard, mano nella mano campeggia in tutte le riviste esposte nelle edicole di Teheran. È una piccola rivoluzione nei rigidi costumi della Repubblica islamica e insieme una promessa di cambiamento nella vita quotidiana delle coppie iraniane. Moussavi ha promesso che se diventerà presidente emanerà leggi contro le discriminazione femminile, tutelerà maggiormente le donne dalla violenza e abolirà la polizia morale, il corpo speciale che ogni giorno perlustra le strade del paese a caccia dei trasgressori del decoro nell'abbigliamento islamico.L'altra sera una ragazza è stata fermata davanti ai nostri occhi all'ingresso principale di Park Mellat a Teheran – una zona dove si formano accessi capannelli di persone che discutono apertamente dei vari candidati come in un'antica agorà – da una pattuglia della polizia morale perché aveva la tunica troppo corta. Ramanzina sul pulmino da parte delle poliziotte, segnalazione scritta alla famiglia e serata rovinata con gli amici che cercavano inutilmente di consolarla.Anche la moglie di Moussavi, Zahra Rahnavard che partecipa alla campagna elettorale in prima persona, altro fatto inusuale nel paese, ha fatto sabato scorso al Palazzetto dello sport Azadi di Teheran una dichiarazione molto forte: «Noi dobbiamo riformare quelle leggi che discriminano le donne. Dobbiamo aiutare le donne finanziariamente e a scegliere la loro professione secondo i loro meriti, aprendo loro la strada fino ai massimi livelli di responsabilità politica». Poi ha aggiunto anche che «l'Iran non deve più avere in futuro prigionieri politici».Un'affermazione estremamente coraggiosa nel panorama attuale della società iraniana che fa il paio con quella del marito che non escludeva, qualche tempo fa ma con toni più vaghi, una nuova sensibilità sul tema dei diritti civili nel paese.Ma il focus della campagna di Moussavi, senza dimenticare altri gruppi sociali ed etnici, resta diretto soprattutto verso il miglioramento della condizione femminile. Già oggi peraltro il 60% dei laureati iraniani sono donne e il paese conta 4 milioni di studenti universitari su una popolazione di 70 milioni. Ma per Moussavi questo non basta. Il candidato riformista ha parlato apertemente di nuove leggi che favoriscano un ruolo più incisivo delle donne nella società iraniana e molte di esse ricordano che fu proprio sotto la precedente presidenza riformista che fu introdotto il divorzio su iniziativa della donna.Le giovani ragazze infatti, sono tra le fans più convinte e scatenate ai raduni elettorali di Moussavi, a suo volta sostenuto dall'ex presidente riformista Muhammad Khatami, autore di "Religione, libertà e democrazia", libro guida dei progressisti a Teheran. Khatami appoggia con forza Moussavi, l'ex primo ministro iraniano, un uomo che torna sulla scena politica dopo un'assenza di ben 20 anni. Moussavi, dice Khatami, «ha fatto bene quando il petrolio era a sette dollari» e oggi potrebbe fare ancor meglio puntando sulla riforma del sistema economico, sull'apertura al mondo dell'Iran con una politica estera meno anti-occidentale e soprattutto una ventata nuova sul fronte dei costumi e del ruolo femmnile.Anche la sparuta pattuglia di intellettuali della società civile come il regista Porahmad sono fans dichiarati di Moussavi, perché sperano che con la sua vittoria ci sia una apertura di cambiamento sociale e artistico.Moussavi sta suscitando aspettative elevate nella società iraniana ma effettivamente ha un passato politico e una carisma personale di primaria importanza, elementi che gli permetteranno di affrontare con buone probabilità di successo la difficile sfida che lo attende. Ma chi è veramente Moussavi? Nato nel 1941, architetto, nel 1981, di etnia azera, un anno dopo lo scoppio della guerra con l'Iraq, è nominato premier. Per sette anni, fino alla fine del conflitto, gestisce una situazione d'emergenza imponendo il razionamento dei generi alimentari e un severo controllo dei prezzi. In quegli anni è presidente Ali Khamenei, diventato poi Guida suprema con il titolo di ayatollah nel 1989, alla morte di Khomeini, di cui ricorre a giorni il ventennale della scomparsa. Nello stesso anno una riforma costituzionale sopprime la carica di primo ministro e da allora Mussavi è stato assente dalla vita politica attiva ma ha continuato a fare da consigliere-ombra dei vari governi che si sono succeduti, Khatami compreso. Ora torna dopo 20 anni sotto i riflettori della politica per cercare di riannodare antichi legami con l'Occidente e alimentare nuove speranze di cambiamento interno dei giovani e delle donne iraniane. L'Iran forse, dopo 30 anni, è a un passo dal cambiare pagina.
Iran a un bivio: i riformisti sfidano il regime di Ahmadinejad
Da http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=61678&sez=HOME_NELMONDO
di Siavush Randjbar-Daemi
TEHERAN (11 giugno) - Si è conclusa ieri notte a Teheran, all’insegna del clamore caotico ma sostanzialmente pacifico delle decine di migliaia di sostenitori dei vari candidati che per oltre una settimana hanno invaso le strade della capitale iraniana, la campagna elettorale per le decime elezioni presidenziali iraniane. Dopo un silenzio elettorale di ventiquattr’ore, 46 milioni di aventi diritto si recheranno alle urne domani per riconfermare Mahmoud Ahmadinejad o scegliere uno dei tre candidati che hanno lanciato una sfida senza esclusione di colpi all’ultraconservatore presidente in carica. La campagna elettorale si è conclusa all’insegna di veleni reciproci tra Ahmadinejad e i suoi rivali e di una diffusa preoccupazione, tra gli ambienti moderati, per il corretto svolgimento del voto. Diversi sondaggi indicano una lotta a due tra il presidente in carica e l’ex premier Mir-Hossein Mousavi, che potrebbe concludersi solo attraverso un secondo turno in programma il 19 giugno. Appare invece improbabile un’affermazione elettorale degli altri due candidati, l’ex presidente del Parlamento Mehdi Karroubi e l’ex capo storico dei Pasdaran Mohsen Rezai. Messo in difficoltà dal sostegno crescente per il suo anniversario più forte, Ahmadinejad ha ripetutamente tentato di associare Mousavi al potente ex presidente Rafsanjani, che perse il ballottaggio di quattro anni fa a causa delle pesanti, ma non sostanziate, accuse di corruzione e di peculato mosse nei suoi confronti da buona parte dell’opinione pubblica. Nel corso del suo comizio conclusivo presso la prestigiosa Università Sharif di Teheran, il presidente in carica ha attaccato nuovamente la “cricca” composta da Rafsanjani, Khatami e Mousavi, che secondo lui intende depredare le ricchezze della nazione e annullare il progresso, soprattutto in campo nucleare, raggiunto nel corso degli ultimi quattro anni. «Ahmadinejad è uomo onesto, lo voto perché ha sempre difeso i più deboli», sostiene una laureanda in ingegneria meccanica presso la Sharif. Poche ore dopo i sostenitori di Mousavi hanno invaso la vicina piazza Azadi, o Libertà, esibendo vessilli verdi, il colore-simbolo dell’Islam e del proprio candidato, e cantando slogan come «Morte a questo governo impopolare» e «Ahmadi bye bye». Ma tra i leader del fronte contrario al presidente in carica serpeggia preoccupazione su possibili irregolarità che potrebbero impedire l’affermazione di Mousavi. In una lettera alla Guida Suprema Ali Khamenei, Rafsanjani ha condannato la campagna ordita da Ahmadinejad contro la propria famiglia e ha esortato la massima autorità dello Stato iraniano a fare il possibile per garantire un voto «pulito» e privo di interferenze.Intanto uno studio pubblicato dal quotidiano israeliano Yedioth Aharonoth sostiene che la maggior parte dei 25,000 elettori ebrei iraniani voterà per Ahmadinejad, a causa della tendenza della più grande comunità giudaica in Medio Oriente al di fuori di Israele a scegliere il mantenimento dello status quo. Secondo Meir Ezri, rappresentante diplomatico israeliano in Iran sino al 1975, la comunità ebraica seguirà però l’andamento del resto della popolazione, dividendosi a metà tra Ahmadinejad e Mousavi.
11/06/2009 Aspettando una nuova rivoluzione
Da http://it.peacereporter.net/articolo/16172/Aspettando+una+nuova+rivoluzione
Intervista a Nardana Talachian, scrittrice iraniana, sul voto in Iran per l'elezione del presidente della Repubblica Islamica
Intervista a Nardana Talachian, scrittrice iraniana, sul voto in Iran per l'elezione del presidente della Repubblica Islamica. Riuscirà Mahmoud Ahmadinejad a farsi rieleggere? Oppure il fronte riformista ritroverà in Musavi quel leader che Khatami ha cessato di essere? Qual'è la sua sensazione per queste elezioni?Quando l'ex presidente Khatami, all'inizio di marzo, ha ritirato la sua annunciata candidatura a favore dell'ex premier Mir Hossein Mousavi nessuno s'aspettava che questi riuscisse a guadagnare una così alta approvazione da parte degli iraniani. Se si pensa poi alla diffusa sfiducia verso il concetto della democrazia, dovuta soprattutto alla prima vittoria di Ahmadinejad, era inimmaginabile prevedere quello a cui stiamo assistendo oggi. Molti paragonano le notti delle grandi città iraniane al clima che si respirava prima della rivoluzione del 1979. Il nuovo protagonista, questa volta, è internet sostenuto dai cellulari per quelli che in Iran non hanno ancora accesso alla banda larga. Un po' come è successo nelle recenti elezioni negli Usa. C'è tanta speranza, ma anche paura. La vittoria di uno dei tre candidati contro Ahmadinejad segnerebbe una pietra miliare nella storia della Rivoluzione Islamica, eliminando la sfiducia generale degli iraniani nelle elezioni, in quanto Ahmadinejad, denunciato in questi giorni per le strade come 'bugiardo' e 'traditore' e chiamato anche 'Pinocchio della rivoluzione', sarà il primo presidente con un unico mandato presidenziale. Dall'altra parte sarebbe un netto rifiuto a un presidente sostenuto da sempre a spada tratta dal Leader supremo della rivoluzione Khamenei che non ha usato mezzi termini a invitare la gente a votare per il candidato che sappia cosa sia l'umiltà e la lotta all'imperialismo Usa. Si teme, però, che Ahmadinejad possa non accettare la volontà del popolo e una possibile sconfitta. Godendo del sostegno dei Pasdaran e dei Basiji in molti parlano sottovoce della paura di un colpo di stato.Girano migliaia di messaggi e sms che invitano i sostenitori di altri candidati, quelli di Mousavi in primis, a prestare la massima attenzione durante le elezioni per diminuire la possibilità dei brogli elettorali.
Qual'è stato il tema chiave della campagna elettorale?Nonostante l'esplicito sostegno di radio e televisione iraniana ad Ahmadinejad, si è cercato di rendere la campagna elettorale dei candidati il più democratica possibile. Si è pensato quindi per la prima volta ai dibattiti televisivi tra i candidati. Quelli che parlavano di una messinscena per portare la gente alle urne hanno dovuto cambiare idea dopo il primo dibattito tra i due principali sfidanti Ahmadinejad e Mousavi. Cominciata con la retorica del presidente ultraconservatore Ahmadinejad, l'intera nazione iraniana ha visto alla fine un presidente in difficoltà, messo con le spalle al muro dal rivale che ha puntato il dito contro i veterani della rivoluzione a partire da Hashemi Rafsanjani, ex presidente, attuale presidente del Consiglio per il Discernimento dello Stato iraniano e del Consiglio dei Sapienti, organo importantissimo che riunisce i più grandi religiosi del Paese. Ahmadinejad, dimenticando apparentemente di parlare ai microfoni di un Paese in cui non si parla mai in pubblico male delle mogli, ha tirato addirittura fuori la foto della moglie di Mousavi accusandola di evasioni accademiche.I suoi altri due dibattiti con altri candidati sono andati avanti con le accuse contro altri personaggi di spicco della Rivoluzione. Ma per molti l'ultimo suo dibattito con il rivale appartenente alla stessa ala conservatrice, Mohsen Rezaei, gli è costato un'alta percentuale dei voti che avrebbe potuto guadagnare nelle elezioni. Rezaei è un comandante militare esperto anche dell'economia e ha attaccato da due fronti l'avversario: ha criticato le sue politiche militari che mettono in pericolo la sicurezza del Paese, e ha seguito un discorso logico per convincere il pubblico della critica situazione economica iraniana che per Ahmadinejad è la migliore in assoluto negli ultimi 30 anni.
Com'è la situazione economica in Iran?Non importa se Ahmadinejad continua a difendere le politiche del proprio governo. Le statistiche parlano di un'inflazione che ha superato il 25 percento. Nella capitale lo stipendio medio per un impiegato laureato arriva difficilmente a 300 euro e mentre secondo i recenti rapporti economici per superare la soglia di poverta' si deve arrivare almeno a 1200 euro.
Mousavi è davvero l'unico in grado di battere Ahmadinejad?Sulla carta si. I sondaggi parlano di sua vittoria schiacciante. L'altro candidato riformista, Mehdi Karroubi, non gode dello stesso consenso popolare. Sul fronte conservatore, Mohsen Rezaei - accusato implicitamente da Ahmadinejad di essere 'sionista' perché l'organo sotto il suo controllo ha pubblicato un rapporto sulla corruzione del nono governo della Repubblica Islamica - è favorito per i sostenitori più radicali degli ideali della Rivoluzione. Per il momento tutto è possibile, anche se i due principali sfidanti sembrano essere Ahmadinejad e Mousavi.
Gli studenti, come accadde con Khatami, appoggiano Mousavi?Più che gli studenti dobbiamo parlare della 'terza generazione' della Rivoluzione che vuole far sentire la propria voce al mondo. Una generazione che non ha vissuto né gli anni della Rivoluzione né quelli della guerra Iran-Iraq. Quindi non c'è da stupirsi se si vedono in giro i ragazzini delle scuole medie e superiori che, seppur privi del diritto al voto, partecipano attivamente alle manifestazioni.Non si può negare il ruolo importante di studenti e artisti. L'ultimo episodio interessante è successo all'università Sharif di Teheran, dove gli studenti con il grido di 'arrivederci bugiardo!' hanno impedito ad Ahmadinejad di entrare e tenere l'ultimo discorso in pubblico prima del silenzio elettorale.
L'impegno della moglie di Mousavi può rivelarsi controproducente o un vantaggio?L'immagine di una first-lady è molto inusuale in Iran. Se ne sono occupati alcuni giornali. Se da una parte abbiamo Mousavi che prende in pubblico la mano della moglie che da varie tribune porta la bandiera delle riforme, dall'altra abbiamo la moglie di Ahmadinejad di cui difficilmente si può riconoscere i lineamenti del viso coperto quasi totalmente da chador.Sin dall'inizio della campagna elettorale di Mousavi, sua moglie, Zahra Rahnavard, è stata criticata da molti degli integralisti iraniani soprattutto per mettere i jeans sotto lo chador. Forse Ahmadinejad ne voleva approfittare a proprio favore, ma il suo attacco fuori luogo ha finito per favorire la posizione di Rahnavard.Non dimentichiamo che in Iran sono molti i femministi che si battono per i diritti delle donne e nonostante il giro di vite contro gli attivisti, Rahnavard di recente ha aderito alla campagna di 'mille firme' per la difesa dei diritti delle donne.
La gente si sente tradita dalle promesse fatte da Ahmadinejad nel 2005?Eccome. Il problema principale è che in questi quattro anni Ahmadinejad ha continuato a contraddire se stesso. Basti pensare alle affermazioni riguardo all'Olocausto e poi la mano tesa da uno dei suoi vice a Israele. La classe più povera della società sarà quella più soddisfatta, perché riceve i soldi in contanti porta a porta dallo Stato e saranno proprio loro che potrebbero votare ancora una volta per l'attuale presidente.
Ahmadinejad ha ragione ad accusare di corruzione i suoi avversari?Dipende da come si vuole affrontare la questione. La corruzione di alcuni personaggi politici iraniani è nota a tutti. Prendiamo per esempio il caso di Rafsanjani. Ma gli iraniani continuano a interrogarsi su molte problematiche. Per esempio dove sono andati a finire i soldi del picco del prezzo di petrolio. E' una domanda che il presidente ha sempre in qualche modo evitato. D'altronde lui continua a dire che l'attuale situazione economica iraniana è la migliore nel mondo. Ma i fatti dimostrano un'altra realtà.In ogni caso dopo le elezioni dovremo aspettare la reazione della famiglia Rafsanjani alle accuse. Ha già scritto una lettera aperta all'Ayatollah Khamenei e secondo alcune indiscrezioni finite sulla stampa l'ha anche incontrato per parlargli in merito.
Tra i conservatori, sono in molti quelli che preferirebbero un leader diverso?E' davvero difficile rispondere a questa domanda. Ma come ho detto prima Rezaei ha dimostrato un'ottima condotta nella sua campagna. Tra l'altro Ahmadinejad ha accusato anche grandi conservatori della Rivoluzione. Praticamente gli unici che non ha accusato sono il fondatore della rivoluzione, Imam Khomeini, e l'attuale leader, Ayatollah Khamenei.Ripeto, tutto è possibile. Non dobbiamo neanche meravigliarci più di tanto se dovesse vincere il meno favorito di tutti, Mehdi Karroubi. Christian Elia
Da http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=61678&sez=HOME_NELMONDO
di Siavush Randjbar-Daemi
TEHERAN (11 giugno) - Si è conclusa ieri notte a Teheran, all’insegna del clamore caotico ma sostanzialmente pacifico delle decine di migliaia di sostenitori dei vari candidati che per oltre una settimana hanno invaso le strade della capitale iraniana, la campagna elettorale per le decime elezioni presidenziali iraniane. Dopo un silenzio elettorale di ventiquattr’ore, 46 milioni di aventi diritto si recheranno alle urne domani per riconfermare Mahmoud Ahmadinejad o scegliere uno dei tre candidati che hanno lanciato una sfida senza esclusione di colpi all’ultraconservatore presidente in carica. La campagna elettorale si è conclusa all’insegna di veleni reciproci tra Ahmadinejad e i suoi rivali e di una diffusa preoccupazione, tra gli ambienti moderati, per il corretto svolgimento del voto. Diversi sondaggi indicano una lotta a due tra il presidente in carica e l’ex premier Mir-Hossein Mousavi, che potrebbe concludersi solo attraverso un secondo turno in programma il 19 giugno. Appare invece improbabile un’affermazione elettorale degli altri due candidati, l’ex presidente del Parlamento Mehdi Karroubi e l’ex capo storico dei Pasdaran Mohsen Rezai. Messo in difficoltà dal sostegno crescente per il suo anniversario più forte, Ahmadinejad ha ripetutamente tentato di associare Mousavi al potente ex presidente Rafsanjani, che perse il ballottaggio di quattro anni fa a causa delle pesanti, ma non sostanziate, accuse di corruzione e di peculato mosse nei suoi confronti da buona parte dell’opinione pubblica. Nel corso del suo comizio conclusivo presso la prestigiosa Università Sharif di Teheran, il presidente in carica ha attaccato nuovamente la “cricca” composta da Rafsanjani, Khatami e Mousavi, che secondo lui intende depredare le ricchezze della nazione e annullare il progresso, soprattutto in campo nucleare, raggiunto nel corso degli ultimi quattro anni. «Ahmadinejad è uomo onesto, lo voto perché ha sempre difeso i più deboli», sostiene una laureanda in ingegneria meccanica presso la Sharif. Poche ore dopo i sostenitori di Mousavi hanno invaso la vicina piazza Azadi, o Libertà, esibendo vessilli verdi, il colore-simbolo dell’Islam e del proprio candidato, e cantando slogan come «Morte a questo governo impopolare» e «Ahmadi bye bye». Ma tra i leader del fronte contrario al presidente in carica serpeggia preoccupazione su possibili irregolarità che potrebbero impedire l’affermazione di Mousavi. In una lettera alla Guida Suprema Ali Khamenei, Rafsanjani ha condannato la campagna ordita da Ahmadinejad contro la propria famiglia e ha esortato la massima autorità dello Stato iraniano a fare il possibile per garantire un voto «pulito» e privo di interferenze.Intanto uno studio pubblicato dal quotidiano israeliano Yedioth Aharonoth sostiene che la maggior parte dei 25,000 elettori ebrei iraniani voterà per Ahmadinejad, a causa della tendenza della più grande comunità giudaica in Medio Oriente al di fuori di Israele a scegliere il mantenimento dello status quo. Secondo Meir Ezri, rappresentante diplomatico israeliano in Iran sino al 1975, la comunità ebraica seguirà però l’andamento del resto della popolazione, dividendosi a metà tra Ahmadinejad e Mousavi.
11/06/2009 Aspettando una nuova rivoluzione
Da http://it.peacereporter.net/articolo/16172/Aspettando+una+nuova+rivoluzione
Intervista a Nardana Talachian, scrittrice iraniana, sul voto in Iran per l'elezione del presidente della Repubblica Islamica
Intervista a Nardana Talachian, scrittrice iraniana, sul voto in Iran per l'elezione del presidente della Repubblica Islamica. Riuscirà Mahmoud Ahmadinejad a farsi rieleggere? Oppure il fronte riformista ritroverà in Musavi quel leader che Khatami ha cessato di essere? Qual'è la sua sensazione per queste elezioni?Quando l'ex presidente Khatami, all'inizio di marzo, ha ritirato la sua annunciata candidatura a favore dell'ex premier Mir Hossein Mousavi nessuno s'aspettava che questi riuscisse a guadagnare una così alta approvazione da parte degli iraniani. Se si pensa poi alla diffusa sfiducia verso il concetto della democrazia, dovuta soprattutto alla prima vittoria di Ahmadinejad, era inimmaginabile prevedere quello a cui stiamo assistendo oggi. Molti paragonano le notti delle grandi città iraniane al clima che si respirava prima della rivoluzione del 1979. Il nuovo protagonista, questa volta, è internet sostenuto dai cellulari per quelli che in Iran non hanno ancora accesso alla banda larga. Un po' come è successo nelle recenti elezioni negli Usa. C'è tanta speranza, ma anche paura. La vittoria di uno dei tre candidati contro Ahmadinejad segnerebbe una pietra miliare nella storia della Rivoluzione Islamica, eliminando la sfiducia generale degli iraniani nelle elezioni, in quanto Ahmadinejad, denunciato in questi giorni per le strade come 'bugiardo' e 'traditore' e chiamato anche 'Pinocchio della rivoluzione', sarà il primo presidente con un unico mandato presidenziale. Dall'altra parte sarebbe un netto rifiuto a un presidente sostenuto da sempre a spada tratta dal Leader supremo della rivoluzione Khamenei che non ha usato mezzi termini a invitare la gente a votare per il candidato che sappia cosa sia l'umiltà e la lotta all'imperialismo Usa. Si teme, però, che Ahmadinejad possa non accettare la volontà del popolo e una possibile sconfitta. Godendo del sostegno dei Pasdaran e dei Basiji in molti parlano sottovoce della paura di un colpo di stato.Girano migliaia di messaggi e sms che invitano i sostenitori di altri candidati, quelli di Mousavi in primis, a prestare la massima attenzione durante le elezioni per diminuire la possibilità dei brogli elettorali.
Qual'è stato il tema chiave della campagna elettorale?Nonostante l'esplicito sostegno di radio e televisione iraniana ad Ahmadinejad, si è cercato di rendere la campagna elettorale dei candidati il più democratica possibile. Si è pensato quindi per la prima volta ai dibattiti televisivi tra i candidati. Quelli che parlavano di una messinscena per portare la gente alle urne hanno dovuto cambiare idea dopo il primo dibattito tra i due principali sfidanti Ahmadinejad e Mousavi. Cominciata con la retorica del presidente ultraconservatore Ahmadinejad, l'intera nazione iraniana ha visto alla fine un presidente in difficoltà, messo con le spalle al muro dal rivale che ha puntato il dito contro i veterani della rivoluzione a partire da Hashemi Rafsanjani, ex presidente, attuale presidente del Consiglio per il Discernimento dello Stato iraniano e del Consiglio dei Sapienti, organo importantissimo che riunisce i più grandi religiosi del Paese. Ahmadinejad, dimenticando apparentemente di parlare ai microfoni di un Paese in cui non si parla mai in pubblico male delle mogli, ha tirato addirittura fuori la foto della moglie di Mousavi accusandola di evasioni accademiche.I suoi altri due dibattiti con altri candidati sono andati avanti con le accuse contro altri personaggi di spicco della Rivoluzione. Ma per molti l'ultimo suo dibattito con il rivale appartenente alla stessa ala conservatrice, Mohsen Rezaei, gli è costato un'alta percentuale dei voti che avrebbe potuto guadagnare nelle elezioni. Rezaei è un comandante militare esperto anche dell'economia e ha attaccato da due fronti l'avversario: ha criticato le sue politiche militari che mettono in pericolo la sicurezza del Paese, e ha seguito un discorso logico per convincere il pubblico della critica situazione economica iraniana che per Ahmadinejad è la migliore in assoluto negli ultimi 30 anni.
Com'è la situazione economica in Iran?Non importa se Ahmadinejad continua a difendere le politiche del proprio governo. Le statistiche parlano di un'inflazione che ha superato il 25 percento. Nella capitale lo stipendio medio per un impiegato laureato arriva difficilmente a 300 euro e mentre secondo i recenti rapporti economici per superare la soglia di poverta' si deve arrivare almeno a 1200 euro.
Mousavi è davvero l'unico in grado di battere Ahmadinejad?Sulla carta si. I sondaggi parlano di sua vittoria schiacciante. L'altro candidato riformista, Mehdi Karroubi, non gode dello stesso consenso popolare. Sul fronte conservatore, Mohsen Rezaei - accusato implicitamente da Ahmadinejad di essere 'sionista' perché l'organo sotto il suo controllo ha pubblicato un rapporto sulla corruzione del nono governo della Repubblica Islamica - è favorito per i sostenitori più radicali degli ideali della Rivoluzione. Per il momento tutto è possibile, anche se i due principali sfidanti sembrano essere Ahmadinejad e Mousavi.
Gli studenti, come accadde con Khatami, appoggiano Mousavi?Più che gli studenti dobbiamo parlare della 'terza generazione' della Rivoluzione che vuole far sentire la propria voce al mondo. Una generazione che non ha vissuto né gli anni della Rivoluzione né quelli della guerra Iran-Iraq. Quindi non c'è da stupirsi se si vedono in giro i ragazzini delle scuole medie e superiori che, seppur privi del diritto al voto, partecipano attivamente alle manifestazioni.Non si può negare il ruolo importante di studenti e artisti. L'ultimo episodio interessante è successo all'università Sharif di Teheran, dove gli studenti con il grido di 'arrivederci bugiardo!' hanno impedito ad Ahmadinejad di entrare e tenere l'ultimo discorso in pubblico prima del silenzio elettorale.
L'impegno della moglie di Mousavi può rivelarsi controproducente o un vantaggio?L'immagine di una first-lady è molto inusuale in Iran. Se ne sono occupati alcuni giornali. Se da una parte abbiamo Mousavi che prende in pubblico la mano della moglie che da varie tribune porta la bandiera delle riforme, dall'altra abbiamo la moglie di Ahmadinejad di cui difficilmente si può riconoscere i lineamenti del viso coperto quasi totalmente da chador.Sin dall'inizio della campagna elettorale di Mousavi, sua moglie, Zahra Rahnavard, è stata criticata da molti degli integralisti iraniani soprattutto per mettere i jeans sotto lo chador. Forse Ahmadinejad ne voleva approfittare a proprio favore, ma il suo attacco fuori luogo ha finito per favorire la posizione di Rahnavard.Non dimentichiamo che in Iran sono molti i femministi che si battono per i diritti delle donne e nonostante il giro di vite contro gli attivisti, Rahnavard di recente ha aderito alla campagna di 'mille firme' per la difesa dei diritti delle donne.
La gente si sente tradita dalle promesse fatte da Ahmadinejad nel 2005?Eccome. Il problema principale è che in questi quattro anni Ahmadinejad ha continuato a contraddire se stesso. Basti pensare alle affermazioni riguardo all'Olocausto e poi la mano tesa da uno dei suoi vice a Israele. La classe più povera della società sarà quella più soddisfatta, perché riceve i soldi in contanti porta a porta dallo Stato e saranno proprio loro che potrebbero votare ancora una volta per l'attuale presidente.
Ahmadinejad ha ragione ad accusare di corruzione i suoi avversari?Dipende da come si vuole affrontare la questione. La corruzione di alcuni personaggi politici iraniani è nota a tutti. Prendiamo per esempio il caso di Rafsanjani. Ma gli iraniani continuano a interrogarsi su molte problematiche. Per esempio dove sono andati a finire i soldi del picco del prezzo di petrolio. E' una domanda che il presidente ha sempre in qualche modo evitato. D'altronde lui continua a dire che l'attuale situazione economica iraniana è la migliore nel mondo. Ma i fatti dimostrano un'altra realtà.In ogni caso dopo le elezioni dovremo aspettare la reazione della famiglia Rafsanjani alle accuse. Ha già scritto una lettera aperta all'Ayatollah Khamenei e secondo alcune indiscrezioni finite sulla stampa l'ha anche incontrato per parlargli in merito.
Tra i conservatori, sono in molti quelli che preferirebbero un leader diverso?E' davvero difficile rispondere a questa domanda. Ma come ho detto prima Rezaei ha dimostrato un'ottima condotta nella sua campagna. Tra l'altro Ahmadinejad ha accusato anche grandi conservatori della Rivoluzione. Praticamente gli unici che non ha accusato sono il fondatore della rivoluzione, Imam Khomeini, e l'attuale leader, Ayatollah Khamenei.Ripeto, tutto è possibile. Non dobbiamo neanche meravigliarci più di tanto se dovesse vincere il meno favorito di tutti, Mehdi Karroubi. Christian Elia
mercoledì 10 giugno 2009
GHEDDAFI HA PIANTATO LE TENDE A VILLA PAMPHILI
GHEDDAFI HA PIANTATO LE TENDE A VILLA PAMPHILI
Niente aula del Senato per Gheddafi: e il Pd litiga
dal sito http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=357932
Le attuali notizie sulla visita del colonnello libico Gheddafi lasciano sempre più perplessi. Innanzitutto è stata proposta una laurea honoris causa dalla facoltà di giurisprudenza di Cagliari che verrà discussa in senato accademico il 16 giugno. Inoltre, lo si voleva far parlare in Senato davanti ai nostri parlamentari. Intanto, il colonnello ha piantato le tende il Villa Pamphili . Io protesto contro la volontà di chiudere gli occhi e voler dimenticare la costante violazione dei diritti umani praticata dal colonnello, nonchè sull'oblio fatto scendere su tutte le azioni intraprese da decenni dal colonnello contro l'Italia e gli Italiani.
Niente aula del Senato per Gheddafi: e il Pd litiga
dal sito http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=357932
Roma - Niente Aula del Senato per il leader libico Muhammar Gheddafi. La decisione presa dalla conferenza dei capigruppo, infatti, è quella di trasferire l’incontro con il leader libico nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
Polemiche nel Pd La presenza di Gheddafi in Italia non è gradita a tutti. La cosa è nota. C'è chi protesta da giorni, chi preannuncia contestazioni e chi grida allo scandalo per il discorso che il leader libico farà al Senato (dopo tante polemiche è arrivata la decisione di Palazzo Madama: il colonnello non parlerà in aula). Il Pd si spacca anche su questo tema. Franceschini sembra Ponzio Pilato: "Sono d’accordo con le decisioni che prenderà il gruppo al Senato". Il segretario del Pd prova a smorzare le polemiche dopo che, stamani, il gruppo ha corretto l’ok dato ieri da Nicola Latorre in conferenza dei capigruppo alla presenza del leader libico, Gheddafi, in aula. Franceschini però tiene a precisare che "il gruppo non ha deciso di disertare l’Aula ma chiesto al presidente del Senato di ospitare Gheddafi al Senato in un luogo diverso dall’Aula".
D'Alema: non ci trovo nulla di male Prende le distanze dal proprio partito Massimo D'Alema. "Non trovo scandaloso che Gheddafi faccia il suo discorso nell’Aula del Senato. Non è una seduta del Senato, ma un intervento in aula; quindi, il gruppo parlamentare non c’entra. Chi vuole ci va, chi non vuole no". Le riunioni del gruppo - aggiunge D’Alema - sono sempre legittime, ma non c’è una deliberazione perché il gruppo non c’entra visto che non si tratta di una seduta parlamentare".
"Alla Camera venne Arafat con la pistola..." L’ex ministro degli Esteri sostiene che "siccome è la prima volta che Gheddafi viene in Italia come leader di un paese colonizzato dall’Italia che lasciò una scia di lutti, ma anche come presidente dell’Unione africana non trovo scandaloso che faccia il suo discorso in Aula". Non è la prima volta, ricorda D’Alema, che il leader di un paese straniero parla in Aula: "Alla Camera venne Arafat con la pistola". E alla domanda sulle polemiche sollevate dalla comunità ebraica, D’Alema risponde: "Non voglio polemizzare con nessuno, tutte le opinioni sono legittime".
Morando: "Per me è scandaloso" "A differenza di D’Alema - dice il senatore del Pd Enrico Morando - trovo esattamente scandaloso che Gheddafi prenda la parola nell’Aula del Senato della Repubblica. La seduta dell’Assemblea, già regolarmente convocata per domani, è stata 'sconvocata' proprio per dar luogo al discorso del leader libico. Non è ovviamente in discussione la necessità e l’urgenza di positivi intensi rapporti di cooperazione tra Italia e Libia, su materie di comune interesse. Ma nel Parlamento prende la parola solo chi ha titoli per farlo: quei titoli di democrazia e rispetto per i diritti umani che mancano a Gheddafi. Consentire il contrario, è un errore imperdonabile".
Anche l'Udc non sarà in aula Anche l’Udc intende disertare domani l’aula del Senato dove è previsto l’intervento di Muammar Gheddafi. "L’Udc - annuncia il presidente dei senatori Gianpiero D’Alia- non sarà presente alla ’lezione di democrazià del Colonnello Gheddafi al Senato. Non abbiamo condiviso, anche perchè non direttamente presenti all’ultima capigruppo, la decisione di prestare un ramo del Parlamento a fare da prestigioso megafono a un leader autoritario che non rispetta i diritti umani e civili. La nostra assenza, senza iniziative plateali che non ci competono, vuole essere un atto di rispetto verso il Parlamento italiano e i valori che rappresenta".
Polemiche nel Pd La presenza di Gheddafi in Italia non è gradita a tutti. La cosa è nota. C'è chi protesta da giorni, chi preannuncia contestazioni e chi grida allo scandalo per il discorso che il leader libico farà al Senato (dopo tante polemiche è arrivata la decisione di Palazzo Madama: il colonnello non parlerà in aula). Il Pd si spacca anche su questo tema. Franceschini sembra Ponzio Pilato: "Sono d’accordo con le decisioni che prenderà il gruppo al Senato". Il segretario del Pd prova a smorzare le polemiche dopo che, stamani, il gruppo ha corretto l’ok dato ieri da Nicola Latorre in conferenza dei capigruppo alla presenza del leader libico, Gheddafi, in aula. Franceschini però tiene a precisare che "il gruppo non ha deciso di disertare l’Aula ma chiesto al presidente del Senato di ospitare Gheddafi al Senato in un luogo diverso dall’Aula".
D'Alema: non ci trovo nulla di male Prende le distanze dal proprio partito Massimo D'Alema. "Non trovo scandaloso che Gheddafi faccia il suo discorso nell’Aula del Senato. Non è una seduta del Senato, ma un intervento in aula; quindi, il gruppo parlamentare non c’entra. Chi vuole ci va, chi non vuole no". Le riunioni del gruppo - aggiunge D’Alema - sono sempre legittime, ma non c’è una deliberazione perché il gruppo non c’entra visto che non si tratta di una seduta parlamentare".
"Alla Camera venne Arafat con la pistola..." L’ex ministro degli Esteri sostiene che "siccome è la prima volta che Gheddafi viene in Italia come leader di un paese colonizzato dall’Italia che lasciò una scia di lutti, ma anche come presidente dell’Unione africana non trovo scandaloso che faccia il suo discorso in Aula". Non è la prima volta, ricorda D’Alema, che il leader di un paese straniero parla in Aula: "Alla Camera venne Arafat con la pistola". E alla domanda sulle polemiche sollevate dalla comunità ebraica, D’Alema risponde: "Non voglio polemizzare con nessuno, tutte le opinioni sono legittime".
Morando: "Per me è scandaloso" "A differenza di D’Alema - dice il senatore del Pd Enrico Morando - trovo esattamente scandaloso che Gheddafi prenda la parola nell’Aula del Senato della Repubblica. La seduta dell’Assemblea, già regolarmente convocata per domani, è stata 'sconvocata' proprio per dar luogo al discorso del leader libico. Non è ovviamente in discussione la necessità e l’urgenza di positivi intensi rapporti di cooperazione tra Italia e Libia, su materie di comune interesse. Ma nel Parlamento prende la parola solo chi ha titoli per farlo: quei titoli di democrazia e rispetto per i diritti umani che mancano a Gheddafi. Consentire il contrario, è un errore imperdonabile".
Anche l'Udc non sarà in aula Anche l’Udc intende disertare domani l’aula del Senato dove è previsto l’intervento di Muammar Gheddafi. "L’Udc - annuncia il presidente dei senatori Gianpiero D’Alia- non sarà presente alla ’lezione di democrazià del Colonnello Gheddafi al Senato. Non abbiamo condiviso, anche perchè non direttamente presenti all’ultima capigruppo, la decisione di prestare un ramo del Parlamento a fare da prestigioso megafono a un leader autoritario che non rispetta i diritti umani e civili. La nostra assenza, senza iniziative plateali che non ci competono, vuole essere un atto di rispetto verso il Parlamento italiano e i valori che rappresenta".
ITALIA-LIBIA: SASSARI, PROPOSTA LAUREA GHEDDAFI PRESTO IN SENATO ACCADEMICO
dal sito web http://www.libero-news.it/adnkronos/view/134690
Sassari, 9 giu.- (Adnkronos) - Dopo la riunione del consiglio della facolta' di Giurisprudenza di Sassari che si svolgera' il 18 giugno verra' inviata formalmente al Senato accademico la verbalizzazione della delibera dell'8 maggio scorso con la quale era stata approvata la proposta del preside della facolta' di Giurisprudenza, Giovanni Lobrano, di conferire la laurea honoris causa al leader libico, Muhammar Gheddafi. "Anche se formalmente - spiega il preside all'ADNKRONOS - in base al decreto regio del 1933 che disciplina la materia, potremmo inviare direttamente la verbalizzazione al Ministero e' nostra prassi, da sempre, portare la questione al Senato acccademio. Il nostro intento non e' quello di sbrigare il prima possibile la faccenda ma quello di ottenere il maggiore consenso fra gli undici presidi". Alla notizia della laurea ad honorem a Gheddaffi i Radicali avevano inviato al preside un appello per scongiurare la cosa sottoscritto da 563 docenti universitari italiani. Ma le polemiche erano giunte da piu' parti, ad esempio dal leader della 'Destra', Francesco Storace, che aveva definito l'iniziativa ridicola. Diversi poi i gruppi nati su Facebook contro la scelta della facolta' sassarese.
"Sono polemiche di modesta entita' - commenta Lobrano -, al di la' dei Radicali non ci sono state prese di posizione piu' consistenti. E anche i Radicali hanno raccolto poco piu' di 500 firme e queste andrebbero comunque verificate. Almeno una, infatti, era erronea, quella del prorettore di Sassari, Attilio Mastinu. Ci ho parlato e mi ha detto che da parte sua non era stata firmata alcuna petizione antilaurea a Gheddafi. A parte questo 500 e passa firme su 40mila docenti che siamo mi pare cosa di poca rilevanza".
Sulle ragioni delle contestazioni Lobrano e' convinto che "c'e' un equivoco di fondo in chi fa polemica" e ha l'impressione "che ci sia una sovrapposizione di piani fra il rispetto o meno dei diritti umani e la questione dell'organizzazione costituzionale". "Sul primo punto - spiega il preside della facolta' di Giurisprudenza - credo che la Libia, anche alla luce del trattato che c'e' stato di recente con l'Italia, riconosca un impegno al rispetto dei diritti umani, e che quindi in Libia ci sia gia' un rispetto dei diritti umani che e' nello standard comune. Poi, certo, l'applicazione del diritto e' un altro paio di maniche. Ma anche noi nell'applicazione siamo piu' volte richiamati all'ordine. L'altra questione, invece, puo' essere quella dell'organizzazione costituzionale, che ovviamente non e' la nostra. Ma qui bisogna avere il buon senso di riconoscere le organizzazioni costituzionali diverse dalle nostre. Quindi credo che in generale si faccia un po' di confusione". (segue)
"Sono polemiche di modesta entita' - commenta Lobrano -, al di la' dei Radicali non ci sono state prese di posizione piu' consistenti. E anche i Radicali hanno raccolto poco piu' di 500 firme e queste andrebbero comunque verificate. Almeno una, infatti, era erronea, quella del prorettore di Sassari, Attilio Mastinu. Ci ho parlato e mi ha detto che da parte sua non era stata firmata alcuna petizione antilaurea a Gheddafi. A parte questo 500 e passa firme su 40mila docenti che siamo mi pare cosa di poca rilevanza".
Sulle ragioni delle contestazioni Lobrano e' convinto che "c'e' un equivoco di fondo in chi fa polemica" e ha l'impressione "che ci sia una sovrapposizione di piani fra il rispetto o meno dei diritti umani e la questione dell'organizzazione costituzionale". "Sul primo punto - spiega il preside della facolta' di Giurisprudenza - credo che la Libia, anche alla luce del trattato che c'e' stato di recente con l'Italia, riconosca un impegno al rispetto dei diritti umani, e che quindi in Libia ci sia gia' un rispetto dei diritti umani che e' nello standard comune. Poi, certo, l'applicazione del diritto e' un altro paio di maniche. Ma anche noi nell'applicazione siamo piu' volte richiamati all'ordine. L'altra questione, invece, puo' essere quella dell'organizzazione costituzionale, che ovviamente non e' la nostra. Ma qui bisogna avere il buon senso di riconoscere le organizzazioni costituzionali diverse dalle nostre. Quindi credo che in generale si faccia un po' di confusione". (segue)
La tenda di Gheddafi a Villa Pamphili
di Elena PanarellaROMA (9 giugno) - Per la prima volta nella sua lunghissima storia villa Doria Pamphili vedrà nei suoi giardini un’enorme tenda beduina: è quella del colonnello Gheddafi, che anche in questa sua prima storica visita a Roma ha preteso di averla con sé creando non pochi problemi organizzativi alle autorità italiane. Dopo che il governo ha scartato la possibilità di montarla nei giardini di villa Madama (un altro gioiello a disposizione dell’esecutivo nei pressi della Farnesina), fervono i preparativi nella villa seicentesca che fu della famiglia Doria Pamphili. Muhammar Gheddafi è atteso a Roma domani: si tratterrà nella Capitale due notti.Il rais libico, al potere dal lontano 1969, sarà accompagnato, in questa attesa visita, da una ricchissima delegazione che si calcola tra le 300 e le 400 persone. Nessuna novità per la presenza delle 40 donne addette alla protezione personale del leader libico. La tenda nella quale il colonnello è solito ricevere tutti i suoi ospiti in realtà non sarà usata per dormire: Gheddafi sarà infatti ospitato nei locali della splendida villa, oggi completamente restaurati e resi adatti ad accogliere personalità di questo livello. Bisogna comunque sottolineare che si tratta di una visita complessa e che non ha precedenti: è la prima volta che Gheddafi viene in Italia dopo decenni di tensioni che risalgono agli anni bui del colonialismo italiano in Tripolitania e Cirenaica. Una tappa storica quindi che Gheddafi bisserà un mese dopo, tornando in Italia anche a luglio per partecipare al G8 nelle vesti di presidente di turno dell’Unione africana. Insomma tutto è pronto per la tre-giorni romana del colonnello: l’agenda è stata ormai messa a punto nei dettagli a partire dall’arrivo domani alle 11. Ad accoglierlo all’aeroporto ci sarà il premier Silvio Berlusconi. Il dispositivo di sicurezza ha previsto che dal suo arrivo nell’aeroporto militare di Ciampino e per tutti i suoi spostamenti nella Capitale, Gheddafi sia accompagnato da una staffetta delle forze dell’ordine e dei corpi speciali di polizia e carabinieri. Tiratori scelti vigileranno inoltre su tutti i percorsi stabiliti e quelli alternativi previsti nella visita.Il primo appuntamento, è al Quirinale dove, subito dopo il suo arrivo, sarà ospite a colazione del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, nel pomeriggio invece sarà a Palazzo Chigi per il colloquio con il premier. Giovedì, alle 12.15 è atteso invece da studenti e docenti alla Sapienza per un incontro-dibattito.Non mancano le polemiche nella città universitaria, con una mobilitazione «contro l'accordo tra Gheddafi e Berlusconi, che prevede i respingimenti degli immigrati provenienti dalle coste libiche», da parte degli studenti dell’Onda. E intanto proprio ieri c’è stato un sopralluogo organizzativo dell’ambasciatore libico nell’ateneo in vista dell’incontro ufficiale. Sempre giovedì alle 18.00, Gheddafi si sposterà in Campidoglio per incontrare il sindaco Gianni Alemanno.Per l’incontro, i Musei Capitolini, resteranno chiusi dalle 14. La decisione è stata presa per motivi di sicurezza così come disposto da un’ordinanza del Prefetto, Giuseppe Pecoraro. Gheddafi dovrebbe arrivare dall’entrata capitolina di Sisto IV per recarsi nella stanza del sindaco, poi nella Sala degli Arazzi e in quella delle Bandiere, dove dovrebbe firmare il libro d’oro degli ospiti. Dopo uno scambio di doni Gheddafi verrà accompagnato nell’aula Giulio Cesare e si affaccerà su piazza del Campidoglio, dove parlerà per venti minuti.Intensa anche l’ultima giornata romana, il colonnello incontrerà all’Auditorium, rappresentanze femminili del mondo politico, della cultura e dell’imprenditoria del nostro Paese.
RISULTATI Elezioni europee ed amministrative del 6 - 7 giugno 2009
venerdì 5 giugno 2009
giovedì 4 giugno 2009
PIAZZA TIANANMEN NEL NOSTRO CUORE
PIAZZA TIANANMEN NEL NOSTRO CUORE
Il 4 giugno è ricorso il triste anniversario della repressione ad opera del regime totalitario comunista cinese della protesta studentesca in Piazza Tiananmen.
Quel 4 giugno gli studenti avevano in maniera del tutto pacifica manifestato contro la corruzione, la violazione sistematica dei diritti umani, la repressione del diritto di opinione e lo avevano fatto senza alcuna intenzione di scontrarsi con il regime. Ma, semplicemente, sfilando nella piazza più famosa della Cina.
Il 4 di giugno è ricorso l’anniversario di quei tragici giorni che hanno visto come un regime obsoleto, antidemocratico e timoroso delle opinioni della gioventù studentesca, abbia non solo evitato qualsiasi tentativo di dialogo con i giovani manifestanti, ma, bensì, abbia represso nel sangue la manifestazione. Dopo processi farsa sono state eseguite condanne a morte e molti giovani sono stati condannati al carcere duro. Piazza Tiananmen rimarrà sempre colorata nei suoi gradini e nelle sue strade del rosso del sangue che giovani liberi senza macchia hanno versato facendo vedere a tutto il mondo che qualunque dittatura governi si deve essere sempre pronti a sacrificare se stessi, facendo in modo che tutto il mondo lo sappia, per il bene più grande da donare alle generazioni che verranno anche a costo del sacrificio della propria vita. La libertà è il bene più grande, la libertà non ha prezzo, la libertà, però, perché si ottenga, a volte fa pagare un duro prezzo.
Noi non dimentichiamo quei giovani caduti e dedichiamo loro come se fossero i nostri fratelli un minuto di silenzio pensando che tutti coloro che cadono senza paura di fronte ad un nemico potentissimo senza timore, senza armi, sono quelli che danno l’esempio e preparano le generazioni seguenti all’azione affinchè queste dittature, finalmente, spariscano dalla faccia della Terra.
Onore ai Caduti! Pietro Berti UDC
Quel 4 giugno gli studenti avevano in maniera del tutto pacifica manifestato contro la corruzione, la violazione sistematica dei diritti umani, la repressione del diritto di opinione e lo avevano fatto senza alcuna intenzione di scontrarsi con il regime. Ma, semplicemente, sfilando nella piazza più famosa della Cina.
Il 4 di giugno è ricorso l’anniversario di quei tragici giorni che hanno visto come un regime obsoleto, antidemocratico e timoroso delle opinioni della gioventù studentesca, abbia non solo evitato qualsiasi tentativo di dialogo con i giovani manifestanti, ma, bensì, abbia represso nel sangue la manifestazione. Dopo processi farsa sono state eseguite condanne a morte e molti giovani sono stati condannati al carcere duro. Piazza Tiananmen rimarrà sempre colorata nei suoi gradini e nelle sue strade del rosso del sangue che giovani liberi senza macchia hanno versato facendo vedere a tutto il mondo che qualunque dittatura governi si deve essere sempre pronti a sacrificare se stessi, facendo in modo che tutto il mondo lo sappia, per il bene più grande da donare alle generazioni che verranno anche a costo del sacrificio della propria vita. La libertà è il bene più grande, la libertà non ha prezzo, la libertà, però, perché si ottenga, a volte fa pagare un duro prezzo.
Noi non dimentichiamo quei giovani caduti e dedichiamo loro come se fossero i nostri fratelli un minuto di silenzio pensando che tutti coloro che cadono senza paura di fronte ad un nemico potentissimo senza timore, senza armi, sono quelli che danno l’esempio e preparano le generazioni seguenti all’azione affinchè queste dittature, finalmente, spariscano dalla faccia della Terra.
Onore ai Caduti! Pietro Berti UDC
2 giugno: Festa della Repubblica Italiana
2 giugno: Festa della Repubblica (Teleborsa) - Roma, 2 giu - Il presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, insieme alle più alte cariche dello Stato, partecipa alla celebrazione del 63° anniversario della proclamazione della Repubblica alla presenza del presidente Giorgio Napolitano.Come ogni anno, il cerimoniale prevede la deposizione di una corona d'alloro al milite ignoto presso l'Altare della Patria e la tradizionale parata militare lungo i Fori Imperiali.Il tema di quest'anno della parata è "La Repubblica e le Sue Forze Armate" e vuole rappresentare il profondo legame di dedizione e di spirito di sacrificio che, sin dal 2 giugno 1946, unisce le Forze Armate alle sorti del Paese e che, nel corso degli anni, è divenuto sempre più forte ed indissolubile. dal sito web http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?del=20090602&fonte=TLB&codnews=639
02/06/2009 - 10:45
02/06/2009 - 10:45
2 GIUGNO: ISAF, FESTA REPUBBLICA CELEBRATA ANCHE A KABULGENERALE BERTOLINI, ORGOGLIOSI DI OPERARE PER LO SVILUPPO E LA SICUREZZA
ultimo aggiornamento: 02 giugno, ore 16:09
Kabul, 2 giu. (Adnkronos) - La Festa della Repubblica e' stata celebrata anche a Kabul. Il Generale Marco Bertolini, Capo di Stato maggiore della missione multinazionale Isaf in Afghanistan, ha preso parte alla cerimonia in occasione della Festa della Repubblica svoltasi questa mattina nel piazzale antistante il comando Isaf. Bertolini ha ringraziato l'ambasciatore Fernando Gentilini, 'senior civilian representative' della Nato in Afghanistan, oltre agli ufficiali del comando Isaf ed ai rappresentanti delle nazioni presenti in Afghanistan per essere intervenuti alla cerimonia. da sito web http://www.adnkronos.com/IGN/Esteri/?id=3.0.3386259024
ultimo aggiornamento: 02 giugno, ore 16:09
Kabul, 2 giu. (Adnkronos) - La Festa della Repubblica e' stata celebrata anche a Kabul. Il Generale Marco Bertolini, Capo di Stato maggiore della missione multinazionale Isaf in Afghanistan, ha preso parte alla cerimonia in occasione della Festa della Repubblica svoltasi questa mattina nel piazzale antistante il comando Isaf. Bertolini ha ringraziato l'ambasciatore Fernando Gentilini, 'senior civilian representative' della Nato in Afghanistan, oltre agli ufficiali del comando Isaf ed ai rappresentanti delle nazioni presenti in Afghanistan per essere intervenuti alla cerimonia. da sito web http://www.adnkronos.com/IGN/Esteri/?id=3.0.3386259024
NUMERI UFFICIALI DEI PERMESSI DI SOGGIORNO PER ASILO, PROTEZIONE SUSSIDIARIA E ALTRE CAUSE DIVERSE DA QUELLE ORDINARIE RISULTANTI ALLE QUESTURE E. R.
NUMERI UFFICIALI DEI PERMESSI DI SOGGIORNO PER ASILO, PROTEZIONE SUSSIDIARIA E ALTRE CAUSE DIVERSE DA QUELLE ORDINARIE RISULTANTI ALLE QUESTURE DELLE 9 PROVINCIE DELL’EMILIA ROMAGNA AL 31.12.2007
Al 1° posto si evidenzia Modena; mentre rileva il dato che il totale delle domande in Emilia Romagna era di n. 1664 al 31.12.2005; e di 1934 al 31.12.2006. Di conseguenza, statisticamente l’incremento è stato del 34,2% in più, corrispondente a 662 unità .Se lo si paragona al 2005 il dato cresce di 932 persone con un incremento del 56%. Ancora, pare significativo segnalare il numero di permessi di soggiorno (riconosciuti per i motivi evidenziati sopra )in Emilia Romagna rilasciati per principali nazionalità al 31.12.2007, tenendo presente che tale computo è risalente al 2008.
Ex Jugoslavia presenze 292 pari a 16.8%; Nigeria presenza 265 pari al 15.2%; Costa D’Avorio presenze 117 pari al 6.7%; Kossovo presenze 110 pari a 6.3%; Pakistan presenze 74 pari al 4.3%; Eritrea presenze 73 pari al 4.2%; Liberia presenze 65 pari al 3.7% .
Ex Jugoslavia presenze 292 pari a 16.8%; Nigeria presenza 265 pari al 15.2%; Costa D’Avorio presenze 117 pari al 6.7%; Kossovo presenze 110 pari a 6.3%; Pakistan presenze 74 pari al 4.3%; Eritrea presenze 73 pari al 4.2%; Liberia presenze 65 pari al 3.7% .
martedì 2 giugno 2009
Rischio astensionismo elettorale alle europee.
Rischio astensionismo elettorale alle europee.
Gli aventi diritto al voto in Europa sono 370 milioni, ma è prevista una percentuale di presenze massima tra il 34-46% degli aventi diritto. Questa diserzione e i timori che comportano fanno sì da indurre i candidati non solo ad invitare gli elettori a votare per la propria candidatura ma ancor prima ad invitare gli elettori a recarsi a votare. Due giorni fa, il filosofo Gianni Vattimo durante i suoi soliti giri nei mercati del nord-ovest è rimasto allibito per la totale indifferenza ed il senso di fastidio dell’elettorato nei confronti delle Europee e teme che l’astensionismo sarà più elevato di quanto i sondaggi stiano pronosticando. Quattro giorni prima l’ANPI avendo capito la disaffezione totale degli elettori di fronte alle europee ha ricordato che il voto è una conquista democratica. E i vari leader hanno chiesto l’impegno in una campagna contro l’astensionismo da sportivi di ogni disciplina, atleti, ciclisti, calciatori . Claudio Velardi, ex mente propagandistica di D’Alema , ha spiegato che “ormai l’astensionismo è l’ultimo miglio della laicità politica. E questa volta, per me è scelta! ” Ritiene anche che tutti i delusi del centro-sinistra non voteranno anche se non lo diranno.
Dati: da un 62% di elettori nel 1979 con l’UE a nove membri e da un 45% del 2004 con 25 Paesi ad un 36% .
Poettering, Presidente dell’Europarlamento , dice che la situazione è preoccupante perché favorirà i partiti estremisti, soprattutto le formazioni euroscettiche di destra e gli estremisti di sinistra. I moderati stanno a casa. Gli estremisti votano e la loro percentuale sale e con essa i loro seggi a Strasburgo. I cali più clamorosi sono previsti nell’est-Europa.In contro tendenza la Gran Bretagna e l’Italia.
Italiani andate a votare!!!
Si riporta un articolo di euro news che già a sei settimane dal voto denunciava l’emergenza.
29/04 19:40 CET
http://it.euronews.net/2009/04/29/rischio-astensionismo-elettorale-alle-europee/
La campagna elettorale nei 27 paesi membri non sembra coinvolgere piu di tanto i nostri concittadini. Secondo un sondaggio dell’Istituto Gallup Europa il 66% degli elettori se si votasse adesso sceglierebbe di non recarsi alle urne perchè convinto che il voto non serva davvero a cambiare le cose. Ma per combattere la disaffezione degli elettori di cosa dovrebbero occuparsi i politici? Ecco tre opinioni raccolte per le strade di Bruxelles: “Il primo problema che andrebbe affrontato è sicuramente la crisi finanziaria l’Europa dovrebbe poi discutere del proprio ruolo sulla scena mondiale questo è un tema prioritario”
“Dovrebbe essere piu facile incontrare i rappresentanti di Bruxelles ci dovrebbe essere maggiora comunicazione tra elettori ed eletti”
“La crisi finanziaria ed economica, la protezione dell’ambiente, l’educazione..sono tutti temi che toccano da vicino i cittadini europei”
Dopo i cittadini ecco l’opinione degli esperti. Politologi, economisti, esponenti politici hanno partecipato ad un dibattito incentrato sulle attese dei cittadini europei e sul gap di comunicazione che frena un’approccio piu partecipato alle vicende politiche comunitarie. Per gli esperti invitati una delle cause della disaffezione registrata tra gli elettori è la tendenza diffusa tra i partiti ad usare la scadenza elettorale europea per fini di politica interna. I primi a non credere alla necessità di un’approccio europeo per risolvere temi politici comuni sarebbero proprio i governi locali che fanno anche poco per informare correttamente i cittadini sulle politiche comunitarie Il professor Starbatty dell’Università di Tubinga ha lanciato un appello in questo senso alle diverse formazioni politiche
“Limitarsi a dire che si è a favore dell’Europa non basta. Bisogna impegnarsi a discutere dei problemi dell’Unione Europea. Problemi che non si possono nascondere sotto il tappeto perchè i cittadini vedono che accanto alle cose positive ci sono nodi irrisolti. Bisogno insomma cominciare a discutere di Europa con i cittadini europei. Lamentarsi del disinteresse dell’opinione pubblica per le tematiche europee non serve a niente”
Per mobilitare gli elettori distratti e delusi forse è ancora possibile cambiare linguaggio e capire che i problemi si possono affrontare solo guardando cosa succede oltre i propri confini nazionali.
Gli aventi diritto al voto in Europa sono 370 milioni, ma è prevista una percentuale di presenze massima tra il 34-46% degli aventi diritto. Questa diserzione e i timori che comportano fanno sì da indurre i candidati non solo ad invitare gli elettori a votare per la propria candidatura ma ancor prima ad invitare gli elettori a recarsi a votare. Due giorni fa, il filosofo Gianni Vattimo durante i suoi soliti giri nei mercati del nord-ovest è rimasto allibito per la totale indifferenza ed il senso di fastidio dell’elettorato nei confronti delle Europee e teme che l’astensionismo sarà più elevato di quanto i sondaggi stiano pronosticando. Quattro giorni prima l’ANPI avendo capito la disaffezione totale degli elettori di fronte alle europee ha ricordato che il voto è una conquista democratica. E i vari leader hanno chiesto l’impegno in una campagna contro l’astensionismo da sportivi di ogni disciplina, atleti, ciclisti, calciatori . Claudio Velardi, ex mente propagandistica di D’Alema , ha spiegato che “ormai l’astensionismo è l’ultimo miglio della laicità politica. E questa volta, per me è scelta! ” Ritiene anche che tutti i delusi del centro-sinistra non voteranno anche se non lo diranno.
Dati: da un 62% di elettori nel 1979 con l’UE a nove membri e da un 45% del 2004 con 25 Paesi ad un 36% .
Poettering, Presidente dell’Europarlamento , dice che la situazione è preoccupante perché favorirà i partiti estremisti, soprattutto le formazioni euroscettiche di destra e gli estremisti di sinistra. I moderati stanno a casa. Gli estremisti votano e la loro percentuale sale e con essa i loro seggi a Strasburgo. I cali più clamorosi sono previsti nell’est-Europa.In contro tendenza la Gran Bretagna e l’Italia.
Italiani andate a votare!!!
Si riporta un articolo di euro news che già a sei settimane dal voto denunciava l’emergenza.
29/04 19:40 CET
http://it.euronews.net/2009/04/29/rischio-astensionismo-elettorale-alle-europee/
La campagna elettorale nei 27 paesi membri non sembra coinvolgere piu di tanto i nostri concittadini. Secondo un sondaggio dell’Istituto Gallup Europa il 66% degli elettori se si votasse adesso sceglierebbe di non recarsi alle urne perchè convinto che il voto non serva davvero a cambiare le cose. Ma per combattere la disaffezione degli elettori di cosa dovrebbero occuparsi i politici? Ecco tre opinioni raccolte per le strade di Bruxelles: “Il primo problema che andrebbe affrontato è sicuramente la crisi finanziaria l’Europa dovrebbe poi discutere del proprio ruolo sulla scena mondiale questo è un tema prioritario”
“Dovrebbe essere piu facile incontrare i rappresentanti di Bruxelles ci dovrebbe essere maggiora comunicazione tra elettori ed eletti”
“La crisi finanziaria ed economica, la protezione dell’ambiente, l’educazione..sono tutti temi che toccano da vicino i cittadini europei”
Dopo i cittadini ecco l’opinione degli esperti. Politologi, economisti, esponenti politici hanno partecipato ad un dibattito incentrato sulle attese dei cittadini europei e sul gap di comunicazione che frena un’approccio piu partecipato alle vicende politiche comunitarie. Per gli esperti invitati una delle cause della disaffezione registrata tra gli elettori è la tendenza diffusa tra i partiti ad usare la scadenza elettorale europea per fini di politica interna. I primi a non credere alla necessità di un’approccio europeo per risolvere temi politici comuni sarebbero proprio i governi locali che fanno anche poco per informare correttamente i cittadini sulle politiche comunitarie Il professor Starbatty dell’Università di Tubinga ha lanciato un appello in questo senso alle diverse formazioni politiche
“Limitarsi a dire che si è a favore dell’Europa non basta. Bisogna impegnarsi a discutere dei problemi dell’Unione Europea. Problemi che non si possono nascondere sotto il tappeto perchè i cittadini vedono che accanto alle cose positive ci sono nodi irrisolti. Bisogno insomma cominciare a discutere di Europa con i cittadini europei. Lamentarsi del disinteresse dell’opinione pubblica per le tematiche europee non serve a niente”
Per mobilitare gli elettori distratti e delusi forse è ancora possibile cambiare linguaggio e capire che i problemi si possono affrontare solo guardando cosa succede oltre i propri confini nazionali.
Turchia: strage in famiglia, otto morti. (segue a MA LA TURCHIA E' PRONTA PER L'EUROPA?)
Turchia: strage in famiglia, otto morti
Arrestato l'assassino, è un uomo di 38 anni
L'omicida, che ha avuto problemi di droga, aveva ancora in pugno la pistola usata nel massacro http://www.corriere.it/esteri/09_giugno_02/turchia_strage_famiglia_cc1163aa-4f62-11de-9f09-00144f02aabc.shtml
La polizia entra dalla finestra nell'appartamento dove è avvenuta la strage (da Milliyet)
ANKARA - Padre, madre, fratello, sorella, cognata e tre nipoti: una strage. In totale sono otto le persone ammazzate a colpi di pistola da Murat Yüksel, 38 anni, in un appartamento all'undicesimo piano nel centro della città di Adana, in Turchia.
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FORSE UN LITIGIO - L'assassino è stato arrestato ancora con in pugno l'arma usata per compiere il massacro e non ha opposto resistenza alle forze dell'ordine, giunte sul posto dopo una telefonata che avvisava di una fuga di gas. Ignote al momento le motivazioni del massacro: si ipotizza un litigio dovuto a questioni di eredità. Secondo fonti di stampa turche, nel passato Yüksel ha avuto problemi di droga
La polizia entra dalla finestra nell'appartamento dove è avvenuta la strage (da Milliyet)
ANKARA - Padre, madre, fratello, sorella, cognata e tre nipoti: una strage. In totale sono otto le persone ammazzate a colpi di pistola da Murat Yüksel, 38 anni, in un appartamento all'undicesimo piano nel centro della città di Adana, in Turchia.
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FORSE UN LITIGIO - L'assassino è stato arrestato ancora con in pugno l'arma usata per compiere il massacro e non ha opposto resistenza alle forze dell'ordine, giunte sul posto dopo una telefonata che avvisava di una fuga di gas. Ignote al momento le motivazioni del massacro: si ipotizza un litigio dovuto a questioni di eredità. Secondo fonti di stampa turche, nel passato Yüksel ha avuto problemi di droga
FENOMENO PERSONE SCOMPARSE
FENOMENO PERSONE SCOMPARSE
Il fenomeno degli scomparsi in Italia è di notevoli dimensioni secondo quanto risulta dalla relazione semestrale presentata ad aprile 2008 dal Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse. Sono infatti 23.545 le persone che risultano scomparse in Italia da 1974 al 2008 e più di 2.000 i territori comunali. http://www.deltanews.it/progetti/200508.htm
In Emilia Romagna sono 13 i cadaveri che non hanno ancora un nome. Oltre 1100 persone sono sparite tra il 1974 e il 2008 , per la precisione sono 1166. Il record in negativo va a Rimini con ben 449 scomparsi in città più 34 in provincia. A Bologna, 102 sono le persone scomparse in città, oltre alle 39 in provincia (dati Ministero Interno, Commissario Straordinario persone scomparse). Sono stati necessari molti anni per aprire uno squarcio di luce sul fenomeno, e il merito va al Commissario Straordinario persone scomparse, che ha stilato un censimento. Quasi in ogni comune della regione esiste una persona scomparsa, non si riesce però ad avere un target degli scomparsi se non che l'età media è di circa 34 anni e la maggior parte è di sesso maschile.
Il fenomeno degli scomparsi in Italia è di notevoli dimensioni secondo quanto risulta dalla relazione semestrale presentata ad aprile 2008 dal Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse. Sono infatti 23.545 le persone che risultano scomparse in Italia da 1974 al 2008 e più di 2.000 i territori comunali. http://www.deltanews.it/progetti/200508.htm
In Emilia Romagna sono 13 i cadaveri che non hanno ancora un nome. Oltre 1100 persone sono sparite tra il 1974 e il 2008 , per la precisione sono 1166. Il record in negativo va a Rimini con ben 449 scomparsi in città più 34 in provincia. A Bologna, 102 sono le persone scomparse in città, oltre alle 39 in provincia (dati Ministero Interno, Commissario Straordinario persone scomparse). Sono stati necessari molti anni per aprire uno squarcio di luce sul fenomeno, e il merito va al Commissario Straordinario persone scomparse, che ha stilato un censimento. Quasi in ogni comune della regione esiste una persona scomparsa, non si riesce però ad avere un target degli scomparsi se non che l'età media è di circa 34 anni e la maggior parte è di sesso maschile.
Secondo quanto risulta dalla relazione semestrale presentata ad aprile 2008 dal Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, il fenomeno delle persone scomparse in Italia è di notevoli dimensioni e complessità. Sono infatti 23.545 le persone che risultano scomparse in Italia da 1974 al 2008 da circa 2.000 territori comunali. Di questi circa 10 mila sono minorenni. Un dato che ha subito un incremento notevole rispetto ai 497 registrati nel 1974, ai 764 del 1993 e ai 1.285 del 2000, e che negli ultimi anni ha registrato una vera e propria impennata. A volte sono casi clamorosi che sconvolgono la comunità e per qualche giorno fanno le prime pagine dei giornali, molte volte sono casi cosiddetti minori, il prodotto di tante esistenze difficili, ma, nell’uno o nell’altro, quello che emerge è la rappresentazione di famiglie addolorate, sofferenti, lasciate a se stesse, dove spesso anche l’impegno delle forze dell’ordine non è sufficiente per dare le giuste risposte. http://www.europaregioni.it/info/articoloaiccre.asp?id_info=5833&id_area=
Dall’analisi globale effettuata, su impulso dello scrivente, dal Servizio Analisi
Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale sulle persone scomparse in Italia, compresi i minori, si evince, innanzitutto, che il fenomeno ha registrato un incremento costante a partire dagli anni novanta. Erano 497 nel 1974, 764 nel 1993 e già 1285 nel 2000.
Dal 2001 in poi si è verificato un ulteriore crescita del fenomeno, fino ad arrivare al maggio 2007 ad un numero complessivo di 29.530 scomparsi da ricercare.
(All.1)
La ragione di tale aumento, in particolare di cittadini stranieri, è da annettere senz’altro all’intensificazione dei flussi migratori che, dopo la caduta del muro di Berlino, ha caratterizzato il panorama geo-politico europeo.
Al riguardo, a seguito della istituzione della struttura commissariale, sono stati operati degli affinamenti che hanno consentito di effettuarne un più puntuale aggiornamento.
Si è, difatti, passati dal predetto dato iniziale globale “grezzo” pari a 29.530 persone scomparse ad un nuovo dato che, come già sopra fatto cenno, è stato definito sulla base del riesame effettuato sui singoli fascicoli e, pertanto, i casi complessivi al 31 gennaio 2008 di persone scomparse in Italia ancora da ricercare ammontano a 23.545 (italiani e stranieri, maggiorenni e minorenni) determinato dalla differenza tra 74.712 denunce e 51.166 soggetti ritrovati o comunque rientrati. (All. n.2)
D’altronde, il mancato o non corretto aggiornamento dei dati sulle revoche delle relative denunce determina conseguenze piuttosto rilevanti ai fini della pronuncia sulla “diagnosi” dell’effettiva entità del fenomeno.
Un’ulteriore scrematura dei dati si è potuta realizzare allorquando, una direttiva del 29 gennaio 2007 della Direzione Centrale della Polizia Criminale ha reso obbligatori taluni campi del modello informatico compilato dalle forze di polizia, concernente informazioni di maggiore dettaglio.
Sono state introdotte, infatti, le categorie dell’allontanamento volontario, della motivazione non conosciuta, dei disturbi psicologici e delle vittime di reato.
Pertanto, allo scopo di conseguire risultati apprezzabili nel breve periodo, sotto il profilo dell’approccio metodologico, ho inteso rafforzare il processo di approfondimento delle informazioni relative alle diverse categorie di persone scomparse.
Per facilitare tale immissione, su impulso dello scrivente, è stato predisposto un programma informatico che dettaglia maggiormente le indicazioni da inserire nel prospetto di denuncia, sulla base della motivazione della scomparsa, tra le quali quelle dell’allontanamento da istituti/comunità e della sottrazione da parte del coniuge o di altro congiunto, nel caso di scomparsa di minori.
Il risultato è tuttora in corso di adeguamento visto che ancora oggi una quota consistente di denunce sporte al riguardo non ha una motivazione conosciuta e questo dipende essenzialmente dal compilatore della denuncia stessa, ovvero da un mancato aggiornamento della banca dati qualora non vengano inserite le revoche.
A seguito di tali affinamenti, è emerso che in Italia la maggior parte dei casi (i 2/3) di scomparse sono riferiti ad allontanamenti volontari.
Approfondimenti ulteriori legati all’esistenza di patologie mentali, dovute all’età senile, saranno svolti nelle successive analisi.
In tale ambito sono da evidenziare taluni casi di scomparsa che, a seguito di successive indagini, si sono rivelati essere collegati ad attività di proselitismo ad opera di gruppi pseudo religiosi o a fenomeni settari di vario genere.
La scomparsa di soggetti affetti da possibili disturbi psicologici o da particolari patologie sono determinate dall’incidenza, sempre più crescente nella popolazione anziana, di malattie neurologiche quali l’alzheimer. D’altronde, le più favorevoli aspettative di vita determinatesi nell’ultimo decennio richiedono per le Istituzioni la necessità di riformulare le modalità d’intervento assistenziale nei confronti degli anziani, ivi compresa l’adozione di adeguati strumenti tecnologici per la rintracciabilità di quelli di loro in preda a gravi amnesie.
Solo una porzione residuale del fenomeno generale si riferisce a gravi fatti delittuosi.
Ulteriori valutazioni sono state effettuate per i soggetti minori. Tale fenomenologia ha avuto, nel tempo, un andamento crescente a partire dal 1991 in poi, con punte, per gli stranieri (soprattutto di etnia rom) negli anni 2001-2004.
Se la prevalenza delle fasce d’età interessate maggiormente al fenomeno è quella compresa tra i 6 ei 15 anni, non vi sono differenze di rilievo per il sesso. Le regioni più toccate dalla problematica sono il Lazio, la Lombardia, il Friuli, la Campania.
L’approfondimento dei dati ha messo, comunque, in evidenza che, anche per i minori, la motivazione più ricorrente è data dagli allontanamenti volontari (ovviamente per gli adolescenti), mentre non risulta attivato alcun procedimento giudiziario sul fenomeno della tratta di minori venduti per scopo di traffico di organi nel nostro Paese.
Ritornando al tema degli allontanamenti volontari di minori, è stato riscontrato che l’età interessata è quella compresa tra i 15 e i 17 anni, di cui una percentuale non residuale dagli istituti e dalle comunità.
Dai dati della Banca Dati Interforze SDI, analizzati dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, aggiornati al 6 febbraio scorso, risulta che, nel 2007, sono 136 i minori vittime del reato di “sottrazione di persone incapaci” ad opera di un genitore o di un congiunto”.
Anche questo fenomeno è in crescita, a causa dell’aumento delle unioni miste tra cittadini italiani e stranieri, anche di diversa religione.
In tali casi, la fascia d’età maggiormente interessata è quella che va da 0 a 10 anni.
Ad ogni modo, la disamina globale del fenomeno evidenzia che i minori italiani
scomparsi a causa di vere e proprie azioni delittuose e ancora da ricercare, a partire dall’anno 1983, sono 13.
Qui è possibile reperire la Relazione Semestrale del Commissario Straordinario del Governo per le Persone Scomparse marzo 2008
http://www.aiccre.it/pdf/scomparsi_5.pdf
Dall’analisi globale effettuata, su impulso dello scrivente, dal Servizio Analisi
Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale sulle persone scomparse in Italia, compresi i minori, si evince, innanzitutto, che il fenomeno ha registrato un incremento costante a partire dagli anni novanta. Erano 497 nel 1974, 764 nel 1993 e già 1285 nel 2000.
Dal 2001 in poi si è verificato un ulteriore crescita del fenomeno, fino ad arrivare al maggio 2007 ad un numero complessivo di 29.530 scomparsi da ricercare.
(All.1)
La ragione di tale aumento, in particolare di cittadini stranieri, è da annettere senz’altro all’intensificazione dei flussi migratori che, dopo la caduta del muro di Berlino, ha caratterizzato il panorama geo-politico europeo.
Al riguardo, a seguito della istituzione della struttura commissariale, sono stati operati degli affinamenti che hanno consentito di effettuarne un più puntuale aggiornamento.
Si è, difatti, passati dal predetto dato iniziale globale “grezzo” pari a 29.530 persone scomparse ad un nuovo dato che, come già sopra fatto cenno, è stato definito sulla base del riesame effettuato sui singoli fascicoli e, pertanto, i casi complessivi al 31 gennaio 2008 di persone scomparse in Italia ancora da ricercare ammontano a 23.545 (italiani e stranieri, maggiorenni e minorenni) determinato dalla differenza tra 74.712 denunce e 51.166 soggetti ritrovati o comunque rientrati. (All. n.2)
D’altronde, il mancato o non corretto aggiornamento dei dati sulle revoche delle relative denunce determina conseguenze piuttosto rilevanti ai fini della pronuncia sulla “diagnosi” dell’effettiva entità del fenomeno.
Un’ulteriore scrematura dei dati si è potuta realizzare allorquando, una direttiva del 29 gennaio 2007 della Direzione Centrale della Polizia Criminale ha reso obbligatori taluni campi del modello informatico compilato dalle forze di polizia, concernente informazioni di maggiore dettaglio.
Sono state introdotte, infatti, le categorie dell’allontanamento volontario, della motivazione non conosciuta, dei disturbi psicologici e delle vittime di reato.
Pertanto, allo scopo di conseguire risultati apprezzabili nel breve periodo, sotto il profilo dell’approccio metodologico, ho inteso rafforzare il processo di approfondimento delle informazioni relative alle diverse categorie di persone scomparse.
Per facilitare tale immissione, su impulso dello scrivente, è stato predisposto un programma informatico che dettaglia maggiormente le indicazioni da inserire nel prospetto di denuncia, sulla base della motivazione della scomparsa, tra le quali quelle dell’allontanamento da istituti/comunità e della sottrazione da parte del coniuge o di altro congiunto, nel caso di scomparsa di minori.
Il risultato è tuttora in corso di adeguamento visto che ancora oggi una quota consistente di denunce sporte al riguardo non ha una motivazione conosciuta e questo dipende essenzialmente dal compilatore della denuncia stessa, ovvero da un mancato aggiornamento della banca dati qualora non vengano inserite le revoche.
A seguito di tali affinamenti, è emerso che in Italia la maggior parte dei casi (i 2/3) di scomparse sono riferiti ad allontanamenti volontari.
Approfondimenti ulteriori legati all’esistenza di patologie mentali, dovute all’età senile, saranno svolti nelle successive analisi.
In tale ambito sono da evidenziare taluni casi di scomparsa che, a seguito di successive indagini, si sono rivelati essere collegati ad attività di proselitismo ad opera di gruppi pseudo religiosi o a fenomeni settari di vario genere.
La scomparsa di soggetti affetti da possibili disturbi psicologici o da particolari patologie sono determinate dall’incidenza, sempre più crescente nella popolazione anziana, di malattie neurologiche quali l’alzheimer. D’altronde, le più favorevoli aspettative di vita determinatesi nell’ultimo decennio richiedono per le Istituzioni la necessità di riformulare le modalità d’intervento assistenziale nei confronti degli anziani, ivi compresa l’adozione di adeguati strumenti tecnologici per la rintracciabilità di quelli di loro in preda a gravi amnesie.
Solo una porzione residuale del fenomeno generale si riferisce a gravi fatti delittuosi.
Ulteriori valutazioni sono state effettuate per i soggetti minori. Tale fenomenologia ha avuto, nel tempo, un andamento crescente a partire dal 1991 in poi, con punte, per gli stranieri (soprattutto di etnia rom) negli anni 2001-2004.
Se la prevalenza delle fasce d’età interessate maggiormente al fenomeno è quella compresa tra i 6 ei 15 anni, non vi sono differenze di rilievo per il sesso. Le regioni più toccate dalla problematica sono il Lazio, la Lombardia, il Friuli, la Campania.
L’approfondimento dei dati ha messo, comunque, in evidenza che, anche per i minori, la motivazione più ricorrente è data dagli allontanamenti volontari (ovviamente per gli adolescenti), mentre non risulta attivato alcun procedimento giudiziario sul fenomeno della tratta di minori venduti per scopo di traffico di organi nel nostro Paese.
Ritornando al tema degli allontanamenti volontari di minori, è stato riscontrato che l’età interessata è quella compresa tra i 15 e i 17 anni, di cui una percentuale non residuale dagli istituti e dalle comunità.
Dai dati della Banca Dati Interforze SDI, analizzati dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, aggiornati al 6 febbraio scorso, risulta che, nel 2007, sono 136 i minori vittime del reato di “sottrazione di persone incapaci” ad opera di un genitore o di un congiunto”.
Anche questo fenomeno è in crescita, a causa dell’aumento delle unioni miste tra cittadini italiani e stranieri, anche di diversa religione.
In tali casi, la fascia d’età maggiormente interessata è quella che va da 0 a 10 anni.
Ad ogni modo, la disamina globale del fenomeno evidenzia che i minori italiani
scomparsi a causa di vere e proprie azioni delittuose e ancora da ricercare, a partire dall’anno 1983, sono 13.
Qui è possibile reperire la Relazione Semestrale del Commissario Straordinario del Governo per le Persone Scomparse marzo 2008
http://www.aiccre.it/pdf/scomparsi_5.pdf
Alla luce di quanto sopra esposto, a titolo personale e non politico, dichiaro di appoggiare senza se e senza ma il lavoro che sta svolgendo l'Associazione Penelope e la sua presidente, cui fornisco la mia massima disponibilità.
Usa:aborto, cliniche blindate dopo assassinio Tiller
Usa:aborto, cliniche blindate dopo assassinio Tiller
http://www.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=161472&rubrica=15
Cliniche blindate negli Usa dopo l'assassinio del medico abortista George Tiller: il ministro della Giustizia Eric Holder ha ordinato agli agenti federali di garantire protezione ad ambulatori e medici che praticano l'interruzione volontaria di gravidanza, in particolare a quelli che, come Tiller, accettano di operare nel terzo trimestre.Tiller, che indossava un giubbotto antiproiettile e girava su un'auto blindata, è stato ucciso ieri con un unico colpo di pistola nell'atrio della chiesa luterana riformata di Wichita di cui era uno dei parrocchiani più attivi. Tre ore dopo la polizia ha arrestato il presunto assassino: un uomo di 51 anni, Scott Roeder, che sul sito degli estremisti anti-aborto Operation Rescue aveva invitato a "portare Tiller davanti alla giustizia" e a chiudere il suo "campo della morte". Roeder è stato fermato dalla polizia a Gardner, un sobborgo di Kansas City e rinchiuso in prigione a Wichita senza cauzione.La clinica di Tiller a Wichita era una delle tre negli Usa che ancora accettano donne nel terzo trimestre di gravidanza e il medico era da anni considerato la "bestia nera" dai militanti per la vita. "Roeder era convinto che uccidere un abortista fosse giustificato", ha detto Regina Dinwiddie, militante di Kansas City che aveva conosciuto Scott durante un picchettagio fuori da un ambulatorio Planned Parenthood nel 1996.Il killer due anni fa aveva esortato altri attivisti a infiltrarsi nella chiesa frequentata da Tiller. L'anno prima aveva paragonato il medico a un "Dottor Mengele" che "deve essere fermato prima che lui e i suoi protettori portino sull'America il giorno del giudizio".Il presidente Barack Obama in una dichiarazione ieri si è detto indignato per l'assassinio che riacutizza negli Stati Uniti la guerra sull'aborto.Per Fbi e polizia l'omicidio del medico è stato il gesto isolato di un fanatico, non l'inizio di una nuova guerra dichiarata dei terroristi per la vita. E tuttavia c'è chi pensa che il caso Tiller segni l'inizio di una recrudescenza della violenza di estrema destra come pronosticato all'inizio della primavera da un memorandum del Dipartimento della Sicurezza Interna, immediatamente criticato dai conservatori.ATS
01.06.09 18:44
http://www.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=161472&rubrica=15
Cliniche blindate negli Usa dopo l'assassinio del medico abortista George Tiller: il ministro della Giustizia Eric Holder ha ordinato agli agenti federali di garantire protezione ad ambulatori e medici che praticano l'interruzione volontaria di gravidanza, in particolare a quelli che, come Tiller, accettano di operare nel terzo trimestre.Tiller, che indossava un giubbotto antiproiettile e girava su un'auto blindata, è stato ucciso ieri con un unico colpo di pistola nell'atrio della chiesa luterana riformata di Wichita di cui era uno dei parrocchiani più attivi. Tre ore dopo la polizia ha arrestato il presunto assassino: un uomo di 51 anni, Scott Roeder, che sul sito degli estremisti anti-aborto Operation Rescue aveva invitato a "portare Tiller davanti alla giustizia" e a chiudere il suo "campo della morte". Roeder è stato fermato dalla polizia a Gardner, un sobborgo di Kansas City e rinchiuso in prigione a Wichita senza cauzione.La clinica di Tiller a Wichita era una delle tre negli Usa che ancora accettano donne nel terzo trimestre di gravidanza e il medico era da anni considerato la "bestia nera" dai militanti per la vita. "Roeder era convinto che uccidere un abortista fosse giustificato", ha detto Regina Dinwiddie, militante di Kansas City che aveva conosciuto Scott durante un picchettagio fuori da un ambulatorio Planned Parenthood nel 1996.Il killer due anni fa aveva esortato altri attivisti a infiltrarsi nella chiesa frequentata da Tiller. L'anno prima aveva paragonato il medico a un "Dottor Mengele" che "deve essere fermato prima che lui e i suoi protettori portino sull'America il giorno del giudizio".Il presidente Barack Obama in una dichiarazione ieri si è detto indignato per l'assassinio che riacutizza negli Stati Uniti la guerra sull'aborto.Per Fbi e polizia l'omicidio del medico è stato il gesto isolato di un fanatico, non l'inizio di una nuova guerra dichiarata dei terroristi per la vita. E tuttavia c'è chi pensa che il caso Tiller segni l'inizio di una recrudescenza della violenza di estrema destra come pronosticato all'inizio della primavera da un memorandum del Dipartimento della Sicurezza Interna, immediatamente criticato dai conservatori.ATS
01.06.09 18:44
COREA DEL NORD RASSEGNA STAMPA
COREA DEL NORD RASSEGNA STAMPA
La Corea del Sud dispiega la sua unita' navale lanciamissili piu' sofisticata
Corea del Nord: iniziano i preparativi per il lancio di un missile
Si tratta di un missile a media gittatahttp://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=33850&titolo=Nucleare,%20Corea%20del%20Nord%20prova%20missile%20intercontinentale
Seul - Sono iniziati i preparativi della Corea del Nord per il lancio di un missile a media gittata. E'quanto reso noto dall'agenzia sudcoreana Yonhap. Secondo quanto riferito da un portavoce della marina militare invece, la Corea del Sud avrebbe dispiegato, a ridosso del confine occidentale delle acque territoriali con il Nord, nel mar Giallo, la sua unita' navale lanciamissili piu' sofisticata in dotazione, armata di vettori mare-mare.
2/6/2009
Test potrebbe avvenire a breve
Nucleare, Corea del Nord prova missile intercontinentale
Spostato l'arsenale che raggiungerebbe l'Alaska. Crescono i timori
Pyongyang - Nuovo passo avanti della Corea del Nord riguardo il suo arsenale nucleare. Oggi il missile intercontinentale multistadio, che potrebbe arrivare a colpire l’Alaska, è stato trasferito nella base di Dongchang-ri. Secondo fonti sudcoreane, un test potrebbe avvenire a breve. Anche il segretario Usa alla Difesa, Robert Gates, ha confermato che Pyongyang prepara lanci a lunga gittata.
1/6/2009
Nord Corea pronta a lancio missile a lunga gittata, dice stampa
lunedì 1 giugno 2009 08:18
SEOUL (Reuters) - I media sudcoreani dicono che la Corea del Nord questo mese potrebbe testare un missile a lunga gittata in grado di colpire il territorio statunitense e che si starebbe preparando ad alcune scaramucce con la Corea del Sud.
La scorsa settimana la Corea del Nord ha dato vita a una provocazione che non si vedeva dai tempi della guerra di Corea del 1950-53, con un test nucleare, con il lancio di missili a corto raggio e minacciando di attaccare la vicina Corea del Sud. Inoltre Pyongyang ha minacciato ulteriori azioni se le Nazioni Unite cercheranno di inasprire le sanzioni nei suoi confronti.
Con un'altra azione che potrebbe provocare ulteriori tensioni, in Corea del Nord domani si svolgerà il processo a due giornalisti americani arrestati lungo il confine con la Cina diversi mesi fa, accusati di aver commesso "azioni ostili".
La crescente belligeranza del Paese viene letta come un tentativo di rafforzare la posizione del leader Kim Jong- il, il cui presunto infarto dello scorso agosto ha aumentato gli interrogativi su quanto abbia effettivamente la situazione sotto controllo.
La Corea del Nord si sta preparando a lanciare un missile balistico intercontinentale (Icbm) con un raggio tra i 4.000 e i 6.500 chilometri da una base della sua costa occidentale, secondo quanto scritto dal quotidiano JoongAng Ilbo che ha citato fonti sudcoreane
"I preparativi per il lancio dovrebbero essere ultimati a metà giugno", ha spiegato una fonte dell'intelligence mentre funzionari del governo non hanno confermato la notizia.
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE55001820090601
La Corea del Sud dispiega la sua unita' navale lanciamissili piu' sofisticata
Corea del Nord: iniziano i preparativi per il lancio di un missile
Si tratta di un missile a media gittatahttp://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=33850&titolo=Nucleare,%20Corea%20del%20Nord%20prova%20missile%20intercontinentale
Seul - Sono iniziati i preparativi della Corea del Nord per il lancio di un missile a media gittata. E'quanto reso noto dall'agenzia sudcoreana Yonhap. Secondo quanto riferito da un portavoce della marina militare invece, la Corea del Sud avrebbe dispiegato, a ridosso del confine occidentale delle acque territoriali con il Nord, nel mar Giallo, la sua unita' navale lanciamissili piu' sofisticata in dotazione, armata di vettori mare-mare.
2/6/2009
Test potrebbe avvenire a breve
Nucleare, Corea del Nord prova missile intercontinentale
Spostato l'arsenale che raggiungerebbe l'Alaska. Crescono i timori
Pyongyang - Nuovo passo avanti della Corea del Nord riguardo il suo arsenale nucleare. Oggi il missile intercontinentale multistadio, che potrebbe arrivare a colpire l’Alaska, è stato trasferito nella base di Dongchang-ri. Secondo fonti sudcoreane, un test potrebbe avvenire a breve. Anche il segretario Usa alla Difesa, Robert Gates, ha confermato che Pyongyang prepara lanci a lunga gittata.
1/6/2009
Nord Corea pronta a lancio missile a lunga gittata, dice stampa
lunedì 1 giugno 2009 08:18
SEOUL (Reuters) - I media sudcoreani dicono che la Corea del Nord questo mese potrebbe testare un missile a lunga gittata in grado di colpire il territorio statunitense e che si starebbe preparando ad alcune scaramucce con la Corea del Sud.
La scorsa settimana la Corea del Nord ha dato vita a una provocazione che non si vedeva dai tempi della guerra di Corea del 1950-53, con un test nucleare, con il lancio di missili a corto raggio e minacciando di attaccare la vicina Corea del Sud. Inoltre Pyongyang ha minacciato ulteriori azioni se le Nazioni Unite cercheranno di inasprire le sanzioni nei suoi confronti.
Con un'altra azione che potrebbe provocare ulteriori tensioni, in Corea del Nord domani si svolgerà il processo a due giornalisti americani arrestati lungo il confine con la Cina diversi mesi fa, accusati di aver commesso "azioni ostili".
La crescente belligeranza del Paese viene letta come un tentativo di rafforzare la posizione del leader Kim Jong- il, il cui presunto infarto dello scorso agosto ha aumentato gli interrogativi su quanto abbia effettivamente la situazione sotto controllo.
La Corea del Nord si sta preparando a lanciare un missile balistico intercontinentale (Icbm) con un raggio tra i 4.000 e i 6.500 chilometri da una base della sua costa occidentale, secondo quanto scritto dal quotidiano JoongAng Ilbo che ha citato fonti sudcoreane
"I preparativi per il lancio dovrebbero essere ultimati a metà giugno", ha spiegato una fonte dell'intelligence mentre funzionari del governo non hanno confermato la notizia.
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE55001820090601
STRAGI SULLE STRADE
I dati - Nei primi sei mesi del 2009 sono ben tredici i morti causati da incidenti sulle strade bergamasche.
Incidenti, tredici morti dall'inizio dell'anno tratto da http://www.bergamonews.it/bergamo/articolo.php?id=11526
Nei primi sei mesi del 2009 sono ben tredici i morti causati da incidenti sulle strade bergamasche. Una media che si alza vertiginosamente con i tre incidenti mortali avvenuti nella sola giornata di lunedì 1 giugno, nei quali hanno perso la vita Lorenzo Vailatti, di Cenate Sotto, Giacomo Locatelli, di Almenno San Bartolomeo e Mario Giuseppe Zanoli di Caravaggio. In totale sono 366 gli incidenti registrati dalla Prefettura di Bergamo dal 1 gennaio 2009: 491 le persone ferite. I mezzi più coinvolti sono le automobili, 475, poi vengono motociclette, 122; camion, 65; biciclette, 43, e infine i pedoni, 31. Tra le cause degli schianti mortali soprattutto l'alta velocità, che incide nel 50% dei casi. Al secondo posto la guida in tato di ebbrezza, fatale nel 25% degli incidenti. I dati del 2009 sono dammatici, ma in forte calo rispetto ai primi sei mesi del 2008. L'anno scorso infatti furono addirittura 19 i morti e 556 i feriti dal 1 gennaio al 1 giugno.
Lunedi 1 Giugno 2009
Le morti «ordinarie» sul lavoro o in strada superano gli omicidi
RAPPORTO CENSIS http://www.censis.it/277/372/6411/6614/6618/6615/content.ASP
Sicurezza e allarme sociale: un confronto internazionale
Numero di assassinii in calo e più basso che in Europa, si muore 2 volte di più sul lavoro e 8 volte di più sulle strade
Roma, 5 agosto 2008 – Gli omicidi in Italia continuano a diminuire. In base ai dati delle fonti ufficiali disponibili elaborati dal Censis, sono passati da 1.042 casi nel 1995 a 818 nel 2000, fino a 663 nel 2006 (-36,4% in 11 anni). Sono molti di più negli altri grandi Paesi europei, dove pure si registra una tendenza alla riduzione: 879 casi in Francia (erano 1.336 nel 1995 e 1.051 nel 2000), 727 casi in Germania (erano 1.373 nel 1995 e 960 nel 2000), 901 casi nel Regno Unito (erano 909 nel 1995 e 1.002 nel 2000).Anche rispetto alle grandi capitali europee, nelle città italiane si registra un numero minore di omicidi. Nel 2006 a Roma si sono contati 30 casi, quasi come Parigi (29 omicidi, ma erano 102 nel 1995), 33 a Bruxelles, 35 ad Atene, 46 a Madrid, 50 a Berlino, 169 a Londra, che aveva toccato la punta massima (212 omicidi) nel 2003. Piccoli numeri se paragonati alle morti sul lavoro. Nel 2007 sono stati 1.170 i decessi per motivi di lavoro in Italia, di cui 609 in infortuni «stradali», ovvero lungo il tragitto casa-lavoro («in itinere») o in strada durante l’esercizio dell’attività lavorativa. L’Italia è di gran lunga il Paese europeo dove si muore di più sul lavoro. Se si escludono gli infortuni in itinere o comunque avvenuti in strada, non rilevati in modo omogeneo da tutti i Paesi europei, si contano 918 casi in Italia, 678 in Germania, 662 in Spagna, 593 in Francia (in questo caso il confronto è riferito al 2005).I numeri crescono ancora se si considerano le vittime degli incidenti stradali. Nel 2006 in Italia i decessi sulle strade sono stati 5.669, più che in Paesi anche più popolosi del nostro: Regno Unito (3.297), Francia (4.709) e Germania (5.091). Gli altri Paesi hanno fatto meglio di noi negli interventi tesi a ridurre i decessi sulle strade. Nel 1995 la Germania era «maglia nera» in Europa, con 9.454 morti in incidenti stradali, ridotti a 7.503 già nel 2000, per poi diminuire ancora ai livelli attuali. Nel 1995 in Francia i morti sulle strade erano 8.892, ridotti a 8.079 nel 2000, per poi diminuire ancora ai livelli attuali. La riduzione in Italia c’è stata (i morti erano 7.020 nel 1995, 6.649 nel 2000, fino agli attuali 5.669), ma non in maniera così rapida, tanto da diventare il Paese europeo in cui è più rischioso spostarsi sulle strade.Si muore di più, dunque, durante le attività ordinarie che non a causa della criminalità o di episodi violenti. I morti sul lavoro sono quasi il doppio degli assassinati, i decessi sulle strade 8 volte più degli omicidi. Tuttavia, gran parte dell’attenzione pubblica si concentra sulla dimensione della sicurezza rispetto ai fenomeni di criminalità. «Gran parte dell’impegno politico degli ultimi mesi è stato assorbito dall’obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini rispetto al rischio di subire crimini violenti», osserva Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, commentando i dati. «Tuttavia, se si amplia il concetto di incolumità personale, e si considerano i rischi maggiori di perdere la vita, risalta in maniera evidente la sfasatura tra pericoli reali e interventi concreti per fronteggiarli. Il luogo di lavoro e la strada mancano ancora di presidi efficaci per garantire la piena sicurezza dei cittadini, e spesso si pensa che perdere la vita in un incidente stradale sia una fatalità. I dati degli altri Paesi europei dimostrano che non è così».
I dati - Nei primi sei mesi del 2009 sono ben tredici i morti causati da incidenti sulle strade bergamasche.
Incidenti, tredici morti dall'inizio dell'anno tratto da http://www.bergamonews.it/bergamo/articolo.php?id=11526
Nei primi sei mesi del 2009 sono ben tredici i morti causati da incidenti sulle strade bergamasche. Una media che si alza vertiginosamente con i tre incidenti mortali avvenuti nella sola giornata di lunedì 1 giugno, nei quali hanno perso la vita Lorenzo Vailatti, di Cenate Sotto, Giacomo Locatelli, di Almenno San Bartolomeo e Mario Giuseppe Zanoli di Caravaggio. In totale sono 366 gli incidenti registrati dalla Prefettura di Bergamo dal 1 gennaio 2009: 491 le persone ferite. I mezzi più coinvolti sono le automobili, 475, poi vengono motociclette, 122; camion, 65; biciclette, 43, e infine i pedoni, 31. Tra le cause degli schianti mortali soprattutto l'alta velocità, che incide nel 50% dei casi. Al secondo posto la guida in tato di ebbrezza, fatale nel 25% degli incidenti. I dati del 2009 sono dammatici, ma in forte calo rispetto ai primi sei mesi del 2008. L'anno scorso infatti furono addirittura 19 i morti e 556 i feriti dal 1 gennaio al 1 giugno.
Lunedi 1 Giugno 2009
Le morti «ordinarie» sul lavoro o in strada superano gli omicidi
RAPPORTO CENSIS http://www.censis.it/277/372/6411/6614/6618/6615/content.ASP
Sicurezza e allarme sociale: un confronto internazionale
Numero di assassinii in calo e più basso che in Europa, si muore 2 volte di più sul lavoro e 8 volte di più sulle strade
Roma, 5 agosto 2008 – Gli omicidi in Italia continuano a diminuire. In base ai dati delle fonti ufficiali disponibili elaborati dal Censis, sono passati da 1.042 casi nel 1995 a 818 nel 2000, fino a 663 nel 2006 (-36,4% in 11 anni). Sono molti di più negli altri grandi Paesi europei, dove pure si registra una tendenza alla riduzione: 879 casi in Francia (erano 1.336 nel 1995 e 1.051 nel 2000), 727 casi in Germania (erano 1.373 nel 1995 e 960 nel 2000), 901 casi nel Regno Unito (erano 909 nel 1995 e 1.002 nel 2000).Anche rispetto alle grandi capitali europee, nelle città italiane si registra un numero minore di omicidi. Nel 2006 a Roma si sono contati 30 casi, quasi come Parigi (29 omicidi, ma erano 102 nel 1995), 33 a Bruxelles, 35 ad Atene, 46 a Madrid, 50 a Berlino, 169 a Londra, che aveva toccato la punta massima (212 omicidi) nel 2003. Piccoli numeri se paragonati alle morti sul lavoro. Nel 2007 sono stati 1.170 i decessi per motivi di lavoro in Italia, di cui 609 in infortuni «stradali», ovvero lungo il tragitto casa-lavoro («in itinere») o in strada durante l’esercizio dell’attività lavorativa. L’Italia è di gran lunga il Paese europeo dove si muore di più sul lavoro. Se si escludono gli infortuni in itinere o comunque avvenuti in strada, non rilevati in modo omogeneo da tutti i Paesi europei, si contano 918 casi in Italia, 678 in Germania, 662 in Spagna, 593 in Francia (in questo caso il confronto è riferito al 2005).I numeri crescono ancora se si considerano le vittime degli incidenti stradali. Nel 2006 in Italia i decessi sulle strade sono stati 5.669, più che in Paesi anche più popolosi del nostro: Regno Unito (3.297), Francia (4.709) e Germania (5.091). Gli altri Paesi hanno fatto meglio di noi negli interventi tesi a ridurre i decessi sulle strade. Nel 1995 la Germania era «maglia nera» in Europa, con 9.454 morti in incidenti stradali, ridotti a 7.503 già nel 2000, per poi diminuire ancora ai livelli attuali. Nel 1995 in Francia i morti sulle strade erano 8.892, ridotti a 8.079 nel 2000, per poi diminuire ancora ai livelli attuali. La riduzione in Italia c’è stata (i morti erano 7.020 nel 1995, 6.649 nel 2000, fino agli attuali 5.669), ma non in maniera così rapida, tanto da diventare il Paese europeo in cui è più rischioso spostarsi sulle strade.Si muore di più, dunque, durante le attività ordinarie che non a causa della criminalità o di episodi violenti. I morti sul lavoro sono quasi il doppio degli assassinati, i decessi sulle strade 8 volte più degli omicidi. Tuttavia, gran parte dell’attenzione pubblica si concentra sulla dimensione della sicurezza rispetto ai fenomeni di criminalità. «Gran parte dell’impegno politico degli ultimi mesi è stato assorbito dall’obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini rispetto al rischio di subire crimini violenti», osserva Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, commentando i dati. «Tuttavia, se si amplia il concetto di incolumità personale, e si considerano i rischi maggiori di perdere la vita, risalta in maniera evidente la sfasatura tra pericoli reali e interventi concreti per fronteggiarli. Il luogo di lavoro e la strada mancano ancora di presidi efficaci per garantire la piena sicurezza dei cittadini, e spesso si pensa che perdere la vita in un incidente stradale sia una fatalità. I dati degli altri Paesi europei dimostrano che non è così».
Solidarietà alle forze dell'ordine
Solidarietà alle forze dell'ordine
'SBIRRI' AL MURO
La Procura acquisisce nuovo documento Aperta indagine per istigazione a delinquere
La Procura acquisisce nuovo documento Aperta indagine per istigazione a delinquere
tratto dal sito web http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/bologna/2009/06/01/185542-procura_acquisisce_nuovo_documento.shtml
Si tratta del comunicato pubblicato giovedi’ scorso sull’Informa-azione.info, il sito vicino al circolo anarchico Fuori Luogo, dopo l’arresto di Roman Nicusor, il 29enne militante rumeno arrestato il 26 maggio per resistenza a pubblico ufficiale dopo un controllo in piazza Verdi
Si tratta del comunicato pubblicato giovedi’ scorso sull’Informa-azione.info, il sito vicino al circolo anarchico Fuori Luogo, dopo l’arresto di Roman Nicusor, il 29enne militante rumeno arrestato il 26 maggio per resistenza a pubblico ufficiale dopo un controllo in piazza Verdi
La Procura di Bologna ha acquisito un nuovo documento nell’indagine per istigazione a delinquere aperta dopo l’affissione in vari punti della citta’ (compresa piazza Galilei, a due passi dalla Questura) di alcuni volantini con le fotografie di alcuni agenti e funzionari di Polizia e la scritta “Sbirri: se li conosci, li eviti”.
Si tratta del comunicato pubblicato giovedi’ scorso sull’Informa-azione.info, il sito vicino al circolo anarchico Fuori Luogo, dopo l’arresto di Roman Nicusor, il 29enne militante rumeno arrestato il 26 maggio per resistenza a pubblico ufficiale dopo un controllo in piazza Verdi. “Per levare di torno questi ultimi (ovvero “coloro che si oppongono al sistema dominante”, ndr)- si legge nel testo- i cani da guardia del potere si aggrappano talvolta anche alle bazzecole piu’ insulse, come e’ avvenuto in questo caso, davvero intollerabile, in cui sono stati dati 6 mesi di carcere senza che uno sbirro uno si sia pigliato, cosa assai auspicabile, una mazzata in testa, ne’ un cazzotto ben assestato, ne’ alcunche’ di simile”. A queste condanne, secondo Informa-azione.info, “ha senso rispondere in un solo modo: non arretrando di un millimetro ed esprimendo la massima inimicizia verso l’infamia dell’esistente e di chi lo difende”. Quindi, e’ la conclusione significativa del comunicato, “alla fantasia e alle inclinazioni di ognuno la maniera piu’ adeguata per farlo”.
Nei mesi scorsi la Procura indago’ sulla pubblicazione di un file pdf scaricabile da Indymedia con il medesimo slogan, offese ai giornalisti e con l’invito a “sbattere il mostro in prima pagina” e a memorizzare “chi trama nell’ombra dietro telecamere e scrivanie”. A rendere diverso l’approccio della magistratura all’ultimo episodio, pero’, e’ il contesto in cui e’ maturato, in cui andrebbe inserito anche il comunicato pubblicato sul web. Insomma, non sembra un’iniziativa estemporanea nello stile ironico-satirico di certe azioni anarchiche nei confronti del potere costituito, ma andrebbe inserita nel quadro dei fatti che hanno segnato l’ultima settimana. Dunque, si sta valutando se la situazione puo’ essere considerata diversa da due o tre mesi fa, visto che pare indubbio che ci sia stata una reazione all’arresto di Nicusor, una figura con tratti di leadership nella micro-area degli anarchici piu’ duri. Di qui l’apertura del fascicolo per istigazione a delinquere, anche se il volantino non contiene di per se’ minacce esplicite.
Si tratta del comunicato pubblicato giovedi’ scorso sull’Informa-azione.info, il sito vicino al circolo anarchico Fuori Luogo, dopo l’arresto di Roman Nicusor, il 29enne militante rumeno arrestato il 26 maggio per resistenza a pubblico ufficiale dopo un controllo in piazza Verdi. “Per levare di torno questi ultimi (ovvero “coloro che si oppongono al sistema dominante”, ndr)- si legge nel testo- i cani da guardia del potere si aggrappano talvolta anche alle bazzecole piu’ insulse, come e’ avvenuto in questo caso, davvero intollerabile, in cui sono stati dati 6 mesi di carcere senza che uno sbirro uno si sia pigliato, cosa assai auspicabile, una mazzata in testa, ne’ un cazzotto ben assestato, ne’ alcunche’ di simile”. A queste condanne, secondo Informa-azione.info, “ha senso rispondere in un solo modo: non arretrando di un millimetro ed esprimendo la massima inimicizia verso l’infamia dell’esistente e di chi lo difende”. Quindi, e’ la conclusione significativa del comunicato, “alla fantasia e alle inclinazioni di ognuno la maniera piu’ adeguata per farlo”.
Nei mesi scorsi la Procura indago’ sulla pubblicazione di un file pdf scaricabile da Indymedia con il medesimo slogan, offese ai giornalisti e con l’invito a “sbattere il mostro in prima pagina” e a memorizzare “chi trama nell’ombra dietro telecamere e scrivanie”. A rendere diverso l’approccio della magistratura all’ultimo episodio, pero’, e’ il contesto in cui e’ maturato, in cui andrebbe inserito anche il comunicato pubblicato sul web. Insomma, non sembra un’iniziativa estemporanea nello stile ironico-satirico di certe azioni anarchiche nei confronti del potere costituito, ma andrebbe inserita nel quadro dei fatti che hanno segnato l’ultima settimana. Dunque, si sta valutando se la situazione puo’ essere considerata diversa da due o tre mesi fa, visto che pare indubbio che ci sia stata una reazione all’arresto di Nicusor, una figura con tratti di leadership nella micro-area degli anarchici piu’ duri. Di qui l’apertura del fascicolo per istigazione a delinquere, anche se il volantino non contiene di per se’ minacce esplicite.
TRUFFA AUTOVELOX RASSEGNA STAMPA
TRUFFA AUTOVELOX RASSEGNA STAMPA
La "Garda segnale srl" avrebbe taroccato decine di apparecchi rilevatoriRaggirati i Comuni. In un paesino della Locride 13mila contravvenzioni nel 2008
Autovelox clonati in 70 cittàda annullare 80mila multe
di GIUSEPPE BALDESSARRO
http://www.repubblica.it/2009/06/motori/giugno-09/giugno-09/giugno-09.html?ref=mothpstr1
Autovelox clonati in 70 cittàda annullare 80mila multe
di GIUSEPPE BALDESSARRO
http://www.repubblica.it/2009/06/motori/giugno-09/giugno-09/giugno-09.html?ref=mothpstr1
SALERNO - Clonavano gli autovelox, imbrogliavano i comuni che si rivolgevano a loro per le macchinette del controllo della velocità, ma soprattutto hanno truffato quasi 82 mila automobilisti. Quelli della "Garda segnale srl", non si facevano troppi problemi e pur d'incassare i soldi delle multe avrebbero taroccato decine di apparecchi rilevatori. Attrezzature che risultavano in alcuni casi già rottamate o persino sequestrate. Il raggiro è stato scoperto dalla Guardia di finanza di Sala Consilina (Salerno) che, su ordine della Procuratore Amato Barile, ha eseguito una serie di perquisizioni e sequestri su tutto il territorio nazionale. Nelle mani degli inquirenti sono finiti 50 "Velomax", computer, rilevatori ottici e fotografici, nonché documentazione contabile e amministrativa. Sono ameno 70 i Comuni che ora si trovano nei guai, costretti, molto probabilmente a restituire qualcosa come 11 milioni e 300 mila euro, frutto di sanzioni riscosse con autovelox non autorizzati o, comunque, senza alcuna omologazione e certezza di corretta funzionalità. Un salasso, soprattutto per le piccole amministrazioni (la "Garda" aveva rapporti quasi esclusivamente con i centri minori). Come ad esempio il comune di Camini, nell'entroterra della Locride, che sulla statale 106 aveva piazzato una macchinetta capace di elevare 13 mila multe nel solo 2008. Lo stesso dicasi per decine di altri municipi dell'intero territorio nazionale. Dalla Sicilia alla Valle d'Aosta senza soluzione di continuità. Semplice il meccanismo. Secondo i finanzieri, la "Garda" dava a macchine irregolari numeri di serie di quelle perfettamente funzionanti. Così lo stesso autovelox installato in Calabria poteva avere identico numero di serie di uno piazzato in Veneto. Ed entrambi essere cloni di un terzo e così via. Quando gli automobilisti si rivolgevano al Giudice di Pace i "Velomax" risultavano sempre regolari. E il gioco era fatto. Coinvolta anche una società di servizio che, per conto dell'installatore, notificava le sanzioni. Tutti contenti, tranne gli automobilisti. Incredulo il sindaco di Camini Anna Micellotta: "Se c'è truffa certamente non può essere attribuita al Comune che, visti i frequenti incidenti, nell'ottobre 2007 è stato costretto ad installare l'autovelox per tenere sotto controllo i limiti di velocità". Sul piede di guerra i rappresentanti dei truffati.
(2 giugno 2009)
(2 giugno 2009)
Sequestrati 50 apparecchi per il rilevamento della velocità
Autovelox clonati: truffa da 11 milioni di euro. Oltre 80mila multe illecite
Gli investigatori avrebbero scoperto un'associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni di automobilisti ai quali sarebbero state elevate contravvenzioni per 11 milioni e 300mila euro in tre anni per presunte violazioni al codice della strada
http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=3.0.3384981823
Autovelox clonati: truffa da 11 milioni di euro. Oltre 80mila multe illecite
Gli investigatori avrebbero scoperto un'associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni di automobilisti ai quali sarebbero state elevate contravvenzioni per 11 milioni e 300mila euro in tre anni per presunte violazioni al codice della strada
http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=3.0.3384981823
Autovelox, via a sequestri in tutt'Italia"Multe irregolari per circa 11 milioni"
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/06/01/185443-autovelox_sequestri_tutt_italia.shtml
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/06/01/185443-autovelox_sequestri_tutt_italia.shtml
Il blitz partito dal Salernitano coinvolge oltre 70 Comuni. Previsto l’annullamento di circa 82mila verbali e l’accertamento di sanzioni irregolarmente contestate per circa 11 milioni di euro
1 giugno 2009 - La Guardia di Finanza di Sala Consilina, in provincia di Salerno, ha condotto un’operazione in tutta Italia per il sequestro di apparecchiature autovelox “non conformi alle prescrizioni tecnico-amministrative”. I provvedimenti sono stati emessi dal procuratore capo della Repubblica di Sala Consilina e hanno riguardato più di 70 comuni.
L’attività - spiegano dalle Fiamme Gialle - prefigura l’annullamento di circa 82mila verbali e l’accertamento di sanzioni irregolarmente contestate (in base all’art. 142 del Codice della Strada), per circa 11 milioni di euro.
I CONSUMATORI ALL'ATTACCO
Il sequestro ordinato nel Salernitano - dice in una nota Telefono Blu Sos Consumatori - riguarda almeno 70 città in Italia. Per questo l'associazione chiede l’annullamento delle multe effettuati da queste apparecchiature irregolari . E invita tutte le vittime a contattarci al centralino unico 199.44.33.78 o dal portale http://www.sosconsumatori.it/ per i ricorsi ed i rimborsi .
"Ancora una volta da Sud a Nord si dimostra come gli strumenti adottati non abbiano nulla a che vedere con la prevenzione (come prevede il dettato della Costituzione e le leggi speciali sul tema ) ma semplicemente per fare cassa e senza tante storie".
Telefono Blu sottolinea come "proprio la recente riforma del federalismo fiscale è il vero strumento trasparente immediato e condiviso con cui chiedere i quattrini ai cittadini per opere utili .Nel 2005 abbiamo lanciato la “rivoluzione non violenta “ contro le multe , da allora sono stati oltre 100mila i ricorsi che abbiamo gestito come associazione e non ci fermeremo certamente qui.
1 giugno 2009 - La Guardia di Finanza di Sala Consilina, in provincia di Salerno, ha condotto un’operazione in tutta Italia per il sequestro di apparecchiature autovelox “non conformi alle prescrizioni tecnico-amministrative”. I provvedimenti sono stati emessi dal procuratore capo della Repubblica di Sala Consilina e hanno riguardato più di 70 comuni.
L’attività - spiegano dalle Fiamme Gialle - prefigura l’annullamento di circa 82mila verbali e l’accertamento di sanzioni irregolarmente contestate (in base all’art. 142 del Codice della Strada), per circa 11 milioni di euro.
I CONSUMATORI ALL'ATTACCO
Il sequestro ordinato nel Salernitano - dice in una nota Telefono Blu Sos Consumatori - riguarda almeno 70 città in Italia. Per questo l'associazione chiede l’annullamento delle multe effettuati da queste apparecchiature irregolari . E invita tutte le vittime a contattarci al centralino unico 199.44.33.78 o dal portale http://www.sosconsumatori.it/ per i ricorsi ed i rimborsi .
"Ancora una volta da Sud a Nord si dimostra come gli strumenti adottati non abbiano nulla a che vedere con la prevenzione (come prevede il dettato della Costituzione e le leggi speciali sul tema ) ma semplicemente per fare cassa e senza tante storie".
Telefono Blu sottolinea come "proprio la recente riforma del federalismo fiscale è il vero strumento trasparente immediato e condiviso con cui chiedere i quattrini ai cittadini per opere utili .Nel 2005 abbiamo lanciato la “rivoluzione non violenta “ contro le multe , da allora sono stati oltre 100mila i ricorsi che abbiamo gestito come associazione e non ci fermeremo certamente qui.
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