IRAN AL VOTO: RASSEGNA STAMPA
Iran al voto, Moussavi sfida Ahmadinejad e punta sul voto delle donne
dall'inviato Vittorio Da Rold da http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/06/iran-voto-moussavi-sfida-ahmadinejad.shtml?uuid=a369048c-56ae-11de-8641-7073d85a2f75&DocRulesView=Libero
Teheran - La fotografia di Mir-Hussein Moussavi, 67 anni, e sua moglie, Zahra Rahnavard, mano nella mano campeggia in tutte le riviste esposte nelle edicole di Teheran. È una piccola rivoluzione nei rigidi costumi della Repubblica islamica e insieme una promessa di cambiamento nella vita quotidiana delle coppie iraniane. Moussavi ha promesso che se diventerà presidente emanerà leggi contro le discriminazione femminile, tutelerà maggiormente le donne dalla violenza e abolirà la polizia morale, il corpo speciale che ogni giorno perlustra le strade del paese a caccia dei trasgressori del decoro nell'abbigliamento islamico.L'altra sera una ragazza è stata fermata davanti ai nostri occhi all'ingresso principale di Park Mellat a Teheran – una zona dove si formano accessi capannelli di persone che discutono apertamente dei vari candidati come in un'antica agorà – da una pattuglia della polizia morale perché aveva la tunica troppo corta. Ramanzina sul pulmino da parte delle poliziotte, segnalazione scritta alla famiglia e serata rovinata con gli amici che cercavano inutilmente di consolarla.Anche la moglie di Moussavi, Zahra Rahnavard che partecipa alla campagna elettorale in prima persona, altro fatto inusuale nel paese, ha fatto sabato scorso al Palazzetto dello sport Azadi di Teheran una dichiarazione molto forte: «Noi dobbiamo riformare quelle leggi che discriminano le donne. Dobbiamo aiutare le donne finanziariamente e a scegliere la loro professione secondo i loro meriti, aprendo loro la strada fino ai massimi livelli di responsabilità politica». Poi ha aggiunto anche che «l'Iran non deve più avere in futuro prigionieri politici».Un'affermazione estremamente coraggiosa nel panorama attuale della società iraniana che fa il paio con quella del marito che non escludeva, qualche tempo fa ma con toni più vaghi, una nuova sensibilità sul tema dei diritti civili nel paese.Ma il focus della campagna di Moussavi, senza dimenticare altri gruppi sociali ed etnici, resta diretto soprattutto verso il miglioramento della condizione femminile. Già oggi peraltro il 60% dei laureati iraniani sono donne e il paese conta 4 milioni di studenti universitari su una popolazione di 70 milioni. Ma per Moussavi questo non basta. Il candidato riformista ha parlato apertemente di nuove leggi che favoriscano un ruolo più incisivo delle donne nella società iraniana e molte di esse ricordano che fu proprio sotto la precedente presidenza riformista che fu introdotto il divorzio su iniziativa della donna.Le giovani ragazze infatti, sono tra le fans più convinte e scatenate ai raduni elettorali di Moussavi, a suo volta sostenuto dall'ex presidente riformista Muhammad Khatami, autore di "Religione, libertà e democrazia", libro guida dei progressisti a Teheran. Khatami appoggia con forza Moussavi, l'ex primo ministro iraniano, un uomo che torna sulla scena politica dopo un'assenza di ben 20 anni. Moussavi, dice Khatami, «ha fatto bene quando il petrolio era a sette dollari» e oggi potrebbe fare ancor meglio puntando sulla riforma del sistema economico, sull'apertura al mondo dell'Iran con una politica estera meno anti-occidentale e soprattutto una ventata nuova sul fronte dei costumi e del ruolo femmnile.Anche la sparuta pattuglia di intellettuali della società civile come il regista Porahmad sono fans dichiarati di Moussavi, perché sperano che con la sua vittoria ci sia una apertura di cambiamento sociale e artistico.Moussavi sta suscitando aspettative elevate nella società iraniana ma effettivamente ha un passato politico e una carisma personale di primaria importanza, elementi che gli permetteranno di affrontare con buone probabilità di successo la difficile sfida che lo attende. Ma chi è veramente Moussavi? Nato nel 1941, architetto, nel 1981, di etnia azera, un anno dopo lo scoppio della guerra con l'Iraq, è nominato premier. Per sette anni, fino alla fine del conflitto, gestisce una situazione d'emergenza imponendo il razionamento dei generi alimentari e un severo controllo dei prezzi. In quegli anni è presidente Ali Khamenei, diventato poi Guida suprema con il titolo di ayatollah nel 1989, alla morte di Khomeini, di cui ricorre a giorni il ventennale della scomparsa. Nello stesso anno una riforma costituzionale sopprime la carica di primo ministro e da allora Mussavi è stato assente dalla vita politica attiva ma ha continuato a fare da consigliere-ombra dei vari governi che si sono succeduti, Khatami compreso. Ora torna dopo 20 anni sotto i riflettori della politica per cercare di riannodare antichi legami con l'Occidente e alimentare nuove speranze di cambiamento interno dei giovani e delle donne iraniane. L'Iran forse, dopo 30 anni, è a un passo dal cambiare pagina.
dall'inviato Vittorio Da Rold da http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/06/iran-voto-moussavi-sfida-ahmadinejad.shtml?uuid=a369048c-56ae-11de-8641-7073d85a2f75&DocRulesView=Libero
Teheran - La fotografia di Mir-Hussein Moussavi, 67 anni, e sua moglie, Zahra Rahnavard, mano nella mano campeggia in tutte le riviste esposte nelle edicole di Teheran. È una piccola rivoluzione nei rigidi costumi della Repubblica islamica e insieme una promessa di cambiamento nella vita quotidiana delle coppie iraniane. Moussavi ha promesso che se diventerà presidente emanerà leggi contro le discriminazione femminile, tutelerà maggiormente le donne dalla violenza e abolirà la polizia morale, il corpo speciale che ogni giorno perlustra le strade del paese a caccia dei trasgressori del decoro nell'abbigliamento islamico.L'altra sera una ragazza è stata fermata davanti ai nostri occhi all'ingresso principale di Park Mellat a Teheran – una zona dove si formano accessi capannelli di persone che discutono apertamente dei vari candidati come in un'antica agorà – da una pattuglia della polizia morale perché aveva la tunica troppo corta. Ramanzina sul pulmino da parte delle poliziotte, segnalazione scritta alla famiglia e serata rovinata con gli amici che cercavano inutilmente di consolarla.Anche la moglie di Moussavi, Zahra Rahnavard che partecipa alla campagna elettorale in prima persona, altro fatto inusuale nel paese, ha fatto sabato scorso al Palazzetto dello sport Azadi di Teheran una dichiarazione molto forte: «Noi dobbiamo riformare quelle leggi che discriminano le donne. Dobbiamo aiutare le donne finanziariamente e a scegliere la loro professione secondo i loro meriti, aprendo loro la strada fino ai massimi livelli di responsabilità politica». Poi ha aggiunto anche che «l'Iran non deve più avere in futuro prigionieri politici».Un'affermazione estremamente coraggiosa nel panorama attuale della società iraniana che fa il paio con quella del marito che non escludeva, qualche tempo fa ma con toni più vaghi, una nuova sensibilità sul tema dei diritti civili nel paese.Ma il focus della campagna di Moussavi, senza dimenticare altri gruppi sociali ed etnici, resta diretto soprattutto verso il miglioramento della condizione femminile. Già oggi peraltro il 60% dei laureati iraniani sono donne e il paese conta 4 milioni di studenti universitari su una popolazione di 70 milioni. Ma per Moussavi questo non basta. Il candidato riformista ha parlato apertemente di nuove leggi che favoriscano un ruolo più incisivo delle donne nella società iraniana e molte di esse ricordano che fu proprio sotto la precedente presidenza riformista che fu introdotto il divorzio su iniziativa della donna.Le giovani ragazze infatti, sono tra le fans più convinte e scatenate ai raduni elettorali di Moussavi, a suo volta sostenuto dall'ex presidente riformista Muhammad Khatami, autore di "Religione, libertà e democrazia", libro guida dei progressisti a Teheran. Khatami appoggia con forza Moussavi, l'ex primo ministro iraniano, un uomo che torna sulla scena politica dopo un'assenza di ben 20 anni. Moussavi, dice Khatami, «ha fatto bene quando il petrolio era a sette dollari» e oggi potrebbe fare ancor meglio puntando sulla riforma del sistema economico, sull'apertura al mondo dell'Iran con una politica estera meno anti-occidentale e soprattutto una ventata nuova sul fronte dei costumi e del ruolo femmnile.Anche la sparuta pattuglia di intellettuali della società civile come il regista Porahmad sono fans dichiarati di Moussavi, perché sperano che con la sua vittoria ci sia una apertura di cambiamento sociale e artistico.Moussavi sta suscitando aspettative elevate nella società iraniana ma effettivamente ha un passato politico e una carisma personale di primaria importanza, elementi che gli permetteranno di affrontare con buone probabilità di successo la difficile sfida che lo attende. Ma chi è veramente Moussavi? Nato nel 1941, architetto, nel 1981, di etnia azera, un anno dopo lo scoppio della guerra con l'Iraq, è nominato premier. Per sette anni, fino alla fine del conflitto, gestisce una situazione d'emergenza imponendo il razionamento dei generi alimentari e un severo controllo dei prezzi. In quegli anni è presidente Ali Khamenei, diventato poi Guida suprema con il titolo di ayatollah nel 1989, alla morte di Khomeini, di cui ricorre a giorni il ventennale della scomparsa. Nello stesso anno una riforma costituzionale sopprime la carica di primo ministro e da allora Mussavi è stato assente dalla vita politica attiva ma ha continuato a fare da consigliere-ombra dei vari governi che si sono succeduti, Khatami compreso. Ora torna dopo 20 anni sotto i riflettori della politica per cercare di riannodare antichi legami con l'Occidente e alimentare nuove speranze di cambiamento interno dei giovani e delle donne iraniane. L'Iran forse, dopo 30 anni, è a un passo dal cambiare pagina.
Iran a un bivio: i riformisti sfidano il regime di Ahmadinejad
Da http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=61678&sez=HOME_NELMONDO
di Siavush Randjbar-Daemi
TEHERAN (11 giugno) - Si è conclusa ieri notte a Teheran, all’insegna del clamore caotico ma sostanzialmente pacifico delle decine di migliaia di sostenitori dei vari candidati che per oltre una settimana hanno invaso le strade della capitale iraniana, la campagna elettorale per le decime elezioni presidenziali iraniane. Dopo un silenzio elettorale di ventiquattr’ore, 46 milioni di aventi diritto si recheranno alle urne domani per riconfermare Mahmoud Ahmadinejad o scegliere uno dei tre candidati che hanno lanciato una sfida senza esclusione di colpi all’ultraconservatore presidente in carica. La campagna elettorale si è conclusa all’insegna di veleni reciproci tra Ahmadinejad e i suoi rivali e di una diffusa preoccupazione, tra gli ambienti moderati, per il corretto svolgimento del voto. Diversi sondaggi indicano una lotta a due tra il presidente in carica e l’ex premier Mir-Hossein Mousavi, che potrebbe concludersi solo attraverso un secondo turno in programma il 19 giugno. Appare invece improbabile un’affermazione elettorale degli altri due candidati, l’ex presidente del Parlamento Mehdi Karroubi e l’ex capo storico dei Pasdaran Mohsen Rezai. Messo in difficoltà dal sostegno crescente per il suo anniversario più forte, Ahmadinejad ha ripetutamente tentato di associare Mousavi al potente ex presidente Rafsanjani, che perse il ballottaggio di quattro anni fa a causa delle pesanti, ma non sostanziate, accuse di corruzione e di peculato mosse nei suoi confronti da buona parte dell’opinione pubblica. Nel corso del suo comizio conclusivo presso la prestigiosa Università Sharif di Teheran, il presidente in carica ha attaccato nuovamente la “cricca” composta da Rafsanjani, Khatami e Mousavi, che secondo lui intende depredare le ricchezze della nazione e annullare il progresso, soprattutto in campo nucleare, raggiunto nel corso degli ultimi quattro anni. «Ahmadinejad è uomo onesto, lo voto perché ha sempre difeso i più deboli», sostiene una laureanda in ingegneria meccanica presso la Sharif. Poche ore dopo i sostenitori di Mousavi hanno invaso la vicina piazza Azadi, o Libertà, esibendo vessilli verdi, il colore-simbolo dell’Islam e del proprio candidato, e cantando slogan come «Morte a questo governo impopolare» e «Ahmadi bye bye». Ma tra i leader del fronte contrario al presidente in carica serpeggia preoccupazione su possibili irregolarità che potrebbero impedire l’affermazione di Mousavi. In una lettera alla Guida Suprema Ali Khamenei, Rafsanjani ha condannato la campagna ordita da Ahmadinejad contro la propria famiglia e ha esortato la massima autorità dello Stato iraniano a fare il possibile per garantire un voto «pulito» e privo di interferenze.Intanto uno studio pubblicato dal quotidiano israeliano Yedioth Aharonoth sostiene che la maggior parte dei 25,000 elettori ebrei iraniani voterà per Ahmadinejad, a causa della tendenza della più grande comunità giudaica in Medio Oriente al di fuori di Israele a scegliere il mantenimento dello status quo. Secondo Meir Ezri, rappresentante diplomatico israeliano in Iran sino al 1975, la comunità ebraica seguirà però l’andamento del resto della popolazione, dividendosi a metà tra Ahmadinejad e Mousavi.
11/06/2009 Aspettando una nuova rivoluzione
Da http://it.peacereporter.net/articolo/16172/Aspettando+una+nuova+rivoluzione
Intervista a Nardana Talachian, scrittrice iraniana, sul voto in Iran per l'elezione del presidente della Repubblica Islamica
Intervista a Nardana Talachian, scrittrice iraniana, sul voto in Iran per l'elezione del presidente della Repubblica Islamica. Riuscirà Mahmoud Ahmadinejad a farsi rieleggere? Oppure il fronte riformista ritroverà in Musavi quel leader che Khatami ha cessato di essere? Qual'è la sua sensazione per queste elezioni?Quando l'ex presidente Khatami, all'inizio di marzo, ha ritirato la sua annunciata candidatura a favore dell'ex premier Mir Hossein Mousavi nessuno s'aspettava che questi riuscisse a guadagnare una così alta approvazione da parte degli iraniani. Se si pensa poi alla diffusa sfiducia verso il concetto della democrazia, dovuta soprattutto alla prima vittoria di Ahmadinejad, era inimmaginabile prevedere quello a cui stiamo assistendo oggi. Molti paragonano le notti delle grandi città iraniane al clima che si respirava prima della rivoluzione del 1979. Il nuovo protagonista, questa volta, è internet sostenuto dai cellulari per quelli che in Iran non hanno ancora accesso alla banda larga. Un po' come è successo nelle recenti elezioni negli Usa. C'è tanta speranza, ma anche paura. La vittoria di uno dei tre candidati contro Ahmadinejad segnerebbe una pietra miliare nella storia della Rivoluzione Islamica, eliminando la sfiducia generale degli iraniani nelle elezioni, in quanto Ahmadinejad, denunciato in questi giorni per le strade come 'bugiardo' e 'traditore' e chiamato anche 'Pinocchio della rivoluzione', sarà il primo presidente con un unico mandato presidenziale. Dall'altra parte sarebbe un netto rifiuto a un presidente sostenuto da sempre a spada tratta dal Leader supremo della rivoluzione Khamenei che non ha usato mezzi termini a invitare la gente a votare per il candidato che sappia cosa sia l'umiltà e la lotta all'imperialismo Usa. Si teme, però, che Ahmadinejad possa non accettare la volontà del popolo e una possibile sconfitta. Godendo del sostegno dei Pasdaran e dei Basiji in molti parlano sottovoce della paura di un colpo di stato.Girano migliaia di messaggi e sms che invitano i sostenitori di altri candidati, quelli di Mousavi in primis, a prestare la massima attenzione durante le elezioni per diminuire la possibilità dei brogli elettorali.
Qual'è stato il tema chiave della campagna elettorale?Nonostante l'esplicito sostegno di radio e televisione iraniana ad Ahmadinejad, si è cercato di rendere la campagna elettorale dei candidati il più democratica possibile. Si è pensato quindi per la prima volta ai dibattiti televisivi tra i candidati. Quelli che parlavano di una messinscena per portare la gente alle urne hanno dovuto cambiare idea dopo il primo dibattito tra i due principali sfidanti Ahmadinejad e Mousavi. Cominciata con la retorica del presidente ultraconservatore Ahmadinejad, l'intera nazione iraniana ha visto alla fine un presidente in difficoltà, messo con le spalle al muro dal rivale che ha puntato il dito contro i veterani della rivoluzione a partire da Hashemi Rafsanjani, ex presidente, attuale presidente del Consiglio per il Discernimento dello Stato iraniano e del Consiglio dei Sapienti, organo importantissimo che riunisce i più grandi religiosi del Paese. Ahmadinejad, dimenticando apparentemente di parlare ai microfoni di un Paese in cui non si parla mai in pubblico male delle mogli, ha tirato addirittura fuori la foto della moglie di Mousavi accusandola di evasioni accademiche.I suoi altri due dibattiti con altri candidati sono andati avanti con le accuse contro altri personaggi di spicco della Rivoluzione. Ma per molti l'ultimo suo dibattito con il rivale appartenente alla stessa ala conservatrice, Mohsen Rezaei, gli è costato un'alta percentuale dei voti che avrebbe potuto guadagnare nelle elezioni. Rezaei è un comandante militare esperto anche dell'economia e ha attaccato da due fronti l'avversario: ha criticato le sue politiche militari che mettono in pericolo la sicurezza del Paese, e ha seguito un discorso logico per convincere il pubblico della critica situazione economica iraniana che per Ahmadinejad è la migliore in assoluto negli ultimi 30 anni.
Com'è la situazione economica in Iran?Non importa se Ahmadinejad continua a difendere le politiche del proprio governo. Le statistiche parlano di un'inflazione che ha superato il 25 percento. Nella capitale lo stipendio medio per un impiegato laureato arriva difficilmente a 300 euro e mentre secondo i recenti rapporti economici per superare la soglia di poverta' si deve arrivare almeno a 1200 euro.
Mousavi è davvero l'unico in grado di battere Ahmadinejad?Sulla carta si. I sondaggi parlano di sua vittoria schiacciante. L'altro candidato riformista, Mehdi Karroubi, non gode dello stesso consenso popolare. Sul fronte conservatore, Mohsen Rezaei - accusato implicitamente da Ahmadinejad di essere 'sionista' perché l'organo sotto il suo controllo ha pubblicato un rapporto sulla corruzione del nono governo della Repubblica Islamica - è favorito per i sostenitori più radicali degli ideali della Rivoluzione. Per il momento tutto è possibile, anche se i due principali sfidanti sembrano essere Ahmadinejad e Mousavi.
Gli studenti, come accadde con Khatami, appoggiano Mousavi?Più che gli studenti dobbiamo parlare della 'terza generazione' della Rivoluzione che vuole far sentire la propria voce al mondo. Una generazione che non ha vissuto né gli anni della Rivoluzione né quelli della guerra Iran-Iraq. Quindi non c'è da stupirsi se si vedono in giro i ragazzini delle scuole medie e superiori che, seppur privi del diritto al voto, partecipano attivamente alle manifestazioni.Non si può negare il ruolo importante di studenti e artisti. L'ultimo episodio interessante è successo all'università Sharif di Teheran, dove gli studenti con il grido di 'arrivederci bugiardo!' hanno impedito ad Ahmadinejad di entrare e tenere l'ultimo discorso in pubblico prima del silenzio elettorale.
L'impegno della moglie di Mousavi può rivelarsi controproducente o un vantaggio?L'immagine di una first-lady è molto inusuale in Iran. Se ne sono occupati alcuni giornali. Se da una parte abbiamo Mousavi che prende in pubblico la mano della moglie che da varie tribune porta la bandiera delle riforme, dall'altra abbiamo la moglie di Ahmadinejad di cui difficilmente si può riconoscere i lineamenti del viso coperto quasi totalmente da chador.Sin dall'inizio della campagna elettorale di Mousavi, sua moglie, Zahra Rahnavard, è stata criticata da molti degli integralisti iraniani soprattutto per mettere i jeans sotto lo chador. Forse Ahmadinejad ne voleva approfittare a proprio favore, ma il suo attacco fuori luogo ha finito per favorire la posizione di Rahnavard.Non dimentichiamo che in Iran sono molti i femministi che si battono per i diritti delle donne e nonostante il giro di vite contro gli attivisti, Rahnavard di recente ha aderito alla campagna di 'mille firme' per la difesa dei diritti delle donne.
La gente si sente tradita dalle promesse fatte da Ahmadinejad nel 2005?Eccome. Il problema principale è che in questi quattro anni Ahmadinejad ha continuato a contraddire se stesso. Basti pensare alle affermazioni riguardo all'Olocausto e poi la mano tesa da uno dei suoi vice a Israele. La classe più povera della società sarà quella più soddisfatta, perché riceve i soldi in contanti porta a porta dallo Stato e saranno proprio loro che potrebbero votare ancora una volta per l'attuale presidente.
Ahmadinejad ha ragione ad accusare di corruzione i suoi avversari?Dipende da come si vuole affrontare la questione. La corruzione di alcuni personaggi politici iraniani è nota a tutti. Prendiamo per esempio il caso di Rafsanjani. Ma gli iraniani continuano a interrogarsi su molte problematiche. Per esempio dove sono andati a finire i soldi del picco del prezzo di petrolio. E' una domanda che il presidente ha sempre in qualche modo evitato. D'altronde lui continua a dire che l'attuale situazione economica iraniana è la migliore nel mondo. Ma i fatti dimostrano un'altra realtà.In ogni caso dopo le elezioni dovremo aspettare la reazione della famiglia Rafsanjani alle accuse. Ha già scritto una lettera aperta all'Ayatollah Khamenei e secondo alcune indiscrezioni finite sulla stampa l'ha anche incontrato per parlargli in merito.
Tra i conservatori, sono in molti quelli che preferirebbero un leader diverso?E' davvero difficile rispondere a questa domanda. Ma come ho detto prima Rezaei ha dimostrato un'ottima condotta nella sua campagna. Tra l'altro Ahmadinejad ha accusato anche grandi conservatori della Rivoluzione. Praticamente gli unici che non ha accusato sono il fondatore della rivoluzione, Imam Khomeini, e l'attuale leader, Ayatollah Khamenei.Ripeto, tutto è possibile. Non dobbiamo neanche meravigliarci più di tanto se dovesse vincere il meno favorito di tutti, Mehdi Karroubi. Christian Elia
Da http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=61678&sez=HOME_NELMONDO
di Siavush Randjbar-Daemi
TEHERAN (11 giugno) - Si è conclusa ieri notte a Teheran, all’insegna del clamore caotico ma sostanzialmente pacifico delle decine di migliaia di sostenitori dei vari candidati che per oltre una settimana hanno invaso le strade della capitale iraniana, la campagna elettorale per le decime elezioni presidenziali iraniane. Dopo un silenzio elettorale di ventiquattr’ore, 46 milioni di aventi diritto si recheranno alle urne domani per riconfermare Mahmoud Ahmadinejad o scegliere uno dei tre candidati che hanno lanciato una sfida senza esclusione di colpi all’ultraconservatore presidente in carica. La campagna elettorale si è conclusa all’insegna di veleni reciproci tra Ahmadinejad e i suoi rivali e di una diffusa preoccupazione, tra gli ambienti moderati, per il corretto svolgimento del voto. Diversi sondaggi indicano una lotta a due tra il presidente in carica e l’ex premier Mir-Hossein Mousavi, che potrebbe concludersi solo attraverso un secondo turno in programma il 19 giugno. Appare invece improbabile un’affermazione elettorale degli altri due candidati, l’ex presidente del Parlamento Mehdi Karroubi e l’ex capo storico dei Pasdaran Mohsen Rezai. Messo in difficoltà dal sostegno crescente per il suo anniversario più forte, Ahmadinejad ha ripetutamente tentato di associare Mousavi al potente ex presidente Rafsanjani, che perse il ballottaggio di quattro anni fa a causa delle pesanti, ma non sostanziate, accuse di corruzione e di peculato mosse nei suoi confronti da buona parte dell’opinione pubblica. Nel corso del suo comizio conclusivo presso la prestigiosa Università Sharif di Teheran, il presidente in carica ha attaccato nuovamente la “cricca” composta da Rafsanjani, Khatami e Mousavi, che secondo lui intende depredare le ricchezze della nazione e annullare il progresso, soprattutto in campo nucleare, raggiunto nel corso degli ultimi quattro anni. «Ahmadinejad è uomo onesto, lo voto perché ha sempre difeso i più deboli», sostiene una laureanda in ingegneria meccanica presso la Sharif. Poche ore dopo i sostenitori di Mousavi hanno invaso la vicina piazza Azadi, o Libertà, esibendo vessilli verdi, il colore-simbolo dell’Islam e del proprio candidato, e cantando slogan come «Morte a questo governo impopolare» e «Ahmadi bye bye». Ma tra i leader del fronte contrario al presidente in carica serpeggia preoccupazione su possibili irregolarità che potrebbero impedire l’affermazione di Mousavi. In una lettera alla Guida Suprema Ali Khamenei, Rafsanjani ha condannato la campagna ordita da Ahmadinejad contro la propria famiglia e ha esortato la massima autorità dello Stato iraniano a fare il possibile per garantire un voto «pulito» e privo di interferenze.Intanto uno studio pubblicato dal quotidiano israeliano Yedioth Aharonoth sostiene che la maggior parte dei 25,000 elettori ebrei iraniani voterà per Ahmadinejad, a causa della tendenza della più grande comunità giudaica in Medio Oriente al di fuori di Israele a scegliere il mantenimento dello status quo. Secondo Meir Ezri, rappresentante diplomatico israeliano in Iran sino al 1975, la comunità ebraica seguirà però l’andamento del resto della popolazione, dividendosi a metà tra Ahmadinejad e Mousavi.
11/06/2009 Aspettando una nuova rivoluzione
Da http://it.peacereporter.net/articolo/16172/Aspettando+una+nuova+rivoluzione
Intervista a Nardana Talachian, scrittrice iraniana, sul voto in Iran per l'elezione del presidente della Repubblica Islamica
Intervista a Nardana Talachian, scrittrice iraniana, sul voto in Iran per l'elezione del presidente della Repubblica Islamica. Riuscirà Mahmoud Ahmadinejad a farsi rieleggere? Oppure il fronte riformista ritroverà in Musavi quel leader che Khatami ha cessato di essere? Qual'è la sua sensazione per queste elezioni?Quando l'ex presidente Khatami, all'inizio di marzo, ha ritirato la sua annunciata candidatura a favore dell'ex premier Mir Hossein Mousavi nessuno s'aspettava che questi riuscisse a guadagnare una così alta approvazione da parte degli iraniani. Se si pensa poi alla diffusa sfiducia verso il concetto della democrazia, dovuta soprattutto alla prima vittoria di Ahmadinejad, era inimmaginabile prevedere quello a cui stiamo assistendo oggi. Molti paragonano le notti delle grandi città iraniane al clima che si respirava prima della rivoluzione del 1979. Il nuovo protagonista, questa volta, è internet sostenuto dai cellulari per quelli che in Iran non hanno ancora accesso alla banda larga. Un po' come è successo nelle recenti elezioni negli Usa. C'è tanta speranza, ma anche paura. La vittoria di uno dei tre candidati contro Ahmadinejad segnerebbe una pietra miliare nella storia della Rivoluzione Islamica, eliminando la sfiducia generale degli iraniani nelle elezioni, in quanto Ahmadinejad, denunciato in questi giorni per le strade come 'bugiardo' e 'traditore' e chiamato anche 'Pinocchio della rivoluzione', sarà il primo presidente con un unico mandato presidenziale. Dall'altra parte sarebbe un netto rifiuto a un presidente sostenuto da sempre a spada tratta dal Leader supremo della rivoluzione Khamenei che non ha usato mezzi termini a invitare la gente a votare per il candidato che sappia cosa sia l'umiltà e la lotta all'imperialismo Usa. Si teme, però, che Ahmadinejad possa non accettare la volontà del popolo e una possibile sconfitta. Godendo del sostegno dei Pasdaran e dei Basiji in molti parlano sottovoce della paura di un colpo di stato.Girano migliaia di messaggi e sms che invitano i sostenitori di altri candidati, quelli di Mousavi in primis, a prestare la massima attenzione durante le elezioni per diminuire la possibilità dei brogli elettorali.
Qual'è stato il tema chiave della campagna elettorale?Nonostante l'esplicito sostegno di radio e televisione iraniana ad Ahmadinejad, si è cercato di rendere la campagna elettorale dei candidati il più democratica possibile. Si è pensato quindi per la prima volta ai dibattiti televisivi tra i candidati. Quelli che parlavano di una messinscena per portare la gente alle urne hanno dovuto cambiare idea dopo il primo dibattito tra i due principali sfidanti Ahmadinejad e Mousavi. Cominciata con la retorica del presidente ultraconservatore Ahmadinejad, l'intera nazione iraniana ha visto alla fine un presidente in difficoltà, messo con le spalle al muro dal rivale che ha puntato il dito contro i veterani della rivoluzione a partire da Hashemi Rafsanjani, ex presidente, attuale presidente del Consiglio per il Discernimento dello Stato iraniano e del Consiglio dei Sapienti, organo importantissimo che riunisce i più grandi religiosi del Paese. Ahmadinejad, dimenticando apparentemente di parlare ai microfoni di un Paese in cui non si parla mai in pubblico male delle mogli, ha tirato addirittura fuori la foto della moglie di Mousavi accusandola di evasioni accademiche.I suoi altri due dibattiti con altri candidati sono andati avanti con le accuse contro altri personaggi di spicco della Rivoluzione. Ma per molti l'ultimo suo dibattito con il rivale appartenente alla stessa ala conservatrice, Mohsen Rezaei, gli è costato un'alta percentuale dei voti che avrebbe potuto guadagnare nelle elezioni. Rezaei è un comandante militare esperto anche dell'economia e ha attaccato da due fronti l'avversario: ha criticato le sue politiche militari che mettono in pericolo la sicurezza del Paese, e ha seguito un discorso logico per convincere il pubblico della critica situazione economica iraniana che per Ahmadinejad è la migliore in assoluto negli ultimi 30 anni.
Com'è la situazione economica in Iran?Non importa se Ahmadinejad continua a difendere le politiche del proprio governo. Le statistiche parlano di un'inflazione che ha superato il 25 percento. Nella capitale lo stipendio medio per un impiegato laureato arriva difficilmente a 300 euro e mentre secondo i recenti rapporti economici per superare la soglia di poverta' si deve arrivare almeno a 1200 euro.
Mousavi è davvero l'unico in grado di battere Ahmadinejad?Sulla carta si. I sondaggi parlano di sua vittoria schiacciante. L'altro candidato riformista, Mehdi Karroubi, non gode dello stesso consenso popolare. Sul fronte conservatore, Mohsen Rezaei - accusato implicitamente da Ahmadinejad di essere 'sionista' perché l'organo sotto il suo controllo ha pubblicato un rapporto sulla corruzione del nono governo della Repubblica Islamica - è favorito per i sostenitori più radicali degli ideali della Rivoluzione. Per il momento tutto è possibile, anche se i due principali sfidanti sembrano essere Ahmadinejad e Mousavi.
Gli studenti, come accadde con Khatami, appoggiano Mousavi?Più che gli studenti dobbiamo parlare della 'terza generazione' della Rivoluzione che vuole far sentire la propria voce al mondo. Una generazione che non ha vissuto né gli anni della Rivoluzione né quelli della guerra Iran-Iraq. Quindi non c'è da stupirsi se si vedono in giro i ragazzini delle scuole medie e superiori che, seppur privi del diritto al voto, partecipano attivamente alle manifestazioni.Non si può negare il ruolo importante di studenti e artisti. L'ultimo episodio interessante è successo all'università Sharif di Teheran, dove gli studenti con il grido di 'arrivederci bugiardo!' hanno impedito ad Ahmadinejad di entrare e tenere l'ultimo discorso in pubblico prima del silenzio elettorale.
L'impegno della moglie di Mousavi può rivelarsi controproducente o un vantaggio?L'immagine di una first-lady è molto inusuale in Iran. Se ne sono occupati alcuni giornali. Se da una parte abbiamo Mousavi che prende in pubblico la mano della moglie che da varie tribune porta la bandiera delle riforme, dall'altra abbiamo la moglie di Ahmadinejad di cui difficilmente si può riconoscere i lineamenti del viso coperto quasi totalmente da chador.Sin dall'inizio della campagna elettorale di Mousavi, sua moglie, Zahra Rahnavard, è stata criticata da molti degli integralisti iraniani soprattutto per mettere i jeans sotto lo chador. Forse Ahmadinejad ne voleva approfittare a proprio favore, ma il suo attacco fuori luogo ha finito per favorire la posizione di Rahnavard.Non dimentichiamo che in Iran sono molti i femministi che si battono per i diritti delle donne e nonostante il giro di vite contro gli attivisti, Rahnavard di recente ha aderito alla campagna di 'mille firme' per la difesa dei diritti delle donne.
La gente si sente tradita dalle promesse fatte da Ahmadinejad nel 2005?Eccome. Il problema principale è che in questi quattro anni Ahmadinejad ha continuato a contraddire se stesso. Basti pensare alle affermazioni riguardo all'Olocausto e poi la mano tesa da uno dei suoi vice a Israele. La classe più povera della società sarà quella più soddisfatta, perché riceve i soldi in contanti porta a porta dallo Stato e saranno proprio loro che potrebbero votare ancora una volta per l'attuale presidente.
Ahmadinejad ha ragione ad accusare di corruzione i suoi avversari?Dipende da come si vuole affrontare la questione. La corruzione di alcuni personaggi politici iraniani è nota a tutti. Prendiamo per esempio il caso di Rafsanjani. Ma gli iraniani continuano a interrogarsi su molte problematiche. Per esempio dove sono andati a finire i soldi del picco del prezzo di petrolio. E' una domanda che il presidente ha sempre in qualche modo evitato. D'altronde lui continua a dire che l'attuale situazione economica iraniana è la migliore nel mondo. Ma i fatti dimostrano un'altra realtà.In ogni caso dopo le elezioni dovremo aspettare la reazione della famiglia Rafsanjani alle accuse. Ha già scritto una lettera aperta all'Ayatollah Khamenei e secondo alcune indiscrezioni finite sulla stampa l'ha anche incontrato per parlargli in merito.
Tra i conservatori, sono in molti quelli che preferirebbero un leader diverso?E' davvero difficile rispondere a questa domanda. Ma come ho detto prima Rezaei ha dimostrato un'ottima condotta nella sua campagna. Tra l'altro Ahmadinejad ha accusato anche grandi conservatori della Rivoluzione. Praticamente gli unici che non ha accusato sono il fondatore della rivoluzione, Imam Khomeini, e l'attuale leader, Ayatollah Khamenei.Ripeto, tutto è possibile. Non dobbiamo neanche meravigliarci più di tanto se dovesse vincere il meno favorito di tutti, Mehdi Karroubi. Christian Elia
Nessun commento:
Posta un commento