Duro colpo alla mafia e al clan dei Corleonesi: i carabinieri del Ros, e del gruppo di Monreale, hanno arrestato Gaetano Riina, fratello dello storico "capo dei capi" Totò, considerato nuovo vertice del mandamento di Corleone. Riina, 79 anni, si trovava a Mazara del Vallo, dove si era stabilito da tempo. Insieme a lui sono finite in manette altre tre persone con l'accusa di associazione mafiosa ed estorsione: due pronipoti del boss, considerati reggenti del mandamento, Alessandro Correnti, di 39 anni, e Giuseppe Grizzafi, di 33, e Giovanni Durante, 57 anni, di Bagheria.Il fratello di Totò Riina ha precedenti per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti che risalgono alla fine degli anni '80, ma le indagini hanno dimostrato la sua attuale forte influenza e il ruolo di rappresentanza nel rapporto con gli altri mandamenti della provincia. L'indagine, durata tre anni, ha permesso di delineare gli assetti del clan colpito negli ultimi anni dagli arresti dei leader storici e da numerosi sequestri di beni. fonte: http://multimedia.lastampa.it/multimedia/in-italia/lstp/61654/
«Il capo di Cosa Nostra è ancora Totò Riina»
PALERMO, 1 LUGLIO – E’ avvenuto la scorsa notte l’arresto di Gaetano Riina, fratello minore del boss Totò. La squadra mobile di Monreale e quella dei ROS lo hanno preso in custodia nella sua casa di Mazara del Vallo (TP). L’indagine si è avvalsa di intercettazioni ambientali che hanno mostrato come Riina dirigesse e influenzasse gli altri clan della regione.
Francesco Messineo ci tiene a sottolineare che «il capo di cosa nostra è ancora Totò Riina», affrettandosi tuttavia a precisare che questa informazione va letta e interpretata con cautela. «Sono diversi i motivi che inducono però a ritenere che possa essere così» continua Messineo «Innanzitutto il fatto che all’interno della mafia le procedure formali di avvicendamento al vertice, prevedono un meccanismo complesso che per qualche motivo non è stato possibile ancora attuare; secondo per un atteggiamento di ossequio da parte delle nuove leve nei confronti del vecchio capo». Insomma, il passaggio di testimone dai vecchi ai giovani sembrerebbe fallito o non essere mai avvenuto; i nuovi padroni sarebbero ancora quelli di una volta: i corleonesi e quindi i Riina.
Non manca, da parte del procuratore aggiunto De Francisci, un richiamo al governo e alle leggi sulle intercettazioni: «Gran parte del materiale probatorio deriva dalle intercettazioni ambientali. Adesso temiamo che i tagli disposti dal governo possano investire anche queste spese, fondamentali per permettere al Paese di progredire».
E Messineo sottolinea proprio come «parlando con un interlocutore, Gaetano Riina ha cura di specificare i confini precisi del mandamento mafioso. Con una precisione che ricorda quelle delle preture di paese, in cui si discutevano questioni di confini tra proprietari terrieri. Ciò denota come» aggiunge Messineo «la mafia continui ad essere uguale a sè stessa, coltivando e ricercando il radicamento territoriale, senza mostrare la minima intenzione di mutare le sue forme. La mafia trae dal territorio la sua forza».
Ma, e lo sottolinea lo stesso Messineo concludendo la conferenza stampa, la Corleone di oggi non è quella di dieci anni fa. La società civile ha fatto enormi passi avanti. E questo arresto ne è la prova.
Andrea Pappalardo
estratto da: http://www.calabriaindipendente.it/sicilia/2011/07/01/4624/%C2%ABil-capo-di-cosa-nostra-e-ancora-toto-riina%C2%BB/
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