DIGNITA’ PER LE DONNE, IL MINISTRO CARFAGNA PRONTA A VIETARE IL BURQA IN ITALIA
In data 27 gennaio 2010 il ministro delle pari opportunità Mara Carfagna ha annunciato che anche l’Italia imporrà il divieto di portare il burqa, invitando l’opposizione a collaborare. ''Penso che, anche nell'ambito della legge sulla cittadinanza, ci saranno norme adeguate che vietino di indossare il burqa nei luoghi pubblici, e che magari si decida di negare la cittadinanza a chi costringe la moglie a velarsi. Solo cosi' ci potra' essere vera integrazione''. Lo afferma il ministro delle Pari opportunita', Mara Carfagna, in una intervista a 'La Stampa' (reperibile al seguente indirizzo web http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201001articoli/51638girata.asp ) sottolineando che il burqa non e' ''una libera scelta delle donne, ma un segno di chiara oppressione''. ''Come hanno riconosciuto anche autorevoli autorita' religiose dell'Islam'', aggiunge, non si tratta di un simbolo religioso, bensi' di ''un atto di sopraffazione dell'uomo sulla donna. Un modo, come dico spesso, per renderla una minorenne a vita''. Spiega il ministro: ''Di fronte al dovere di tutelare le donne non ci possono essere divisioni politiche. E confido in quell'unita' che ha permesso di varare le leggi sulla violenza sessuale e sullo stalking''. Il ministro Carfagna pensa di mutuare i suggerimenti francesi, anche per evitare il rischio che le donne islamiche impossibilitate ad usare il burqa siano costrette a rimanere recluse in casa: ''una disposizione che assicuri la protezione delle donne costrette a indossare il burqa''. ''Possiamo iniziare potenziando i centri di accoglienza che già accolgono e proteggono molte donne immigrate. Si possono fare molte cose - conclude - Si devono fare. Presto ''.
Ho già scritto altre note sul tema della dignità della donna. Ritengo di dover rimarcare su questo argomento la posizione, benvenuta, del Ministro Mara Carfagna sull’uso da parte delle donne musulmane del burqa. Ritengo che la proposta del ministro
sia non solo giustissima ma da attuare immediatamente. Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto è una questione di legalità e di sicurezza nazionale, specialmente in questo periodo come è facile comprendere. In Italia la legge impone che le persone circolino a volto scoperto (e ciò per ragioni di sicurezza ben anteriori temporalmente ai temi di confronto culturale che si stanno ponendo in questi anni recenti a seguito del fenomeno dell’immigrazione). Pertanto, chi circola, abita, vive e risiede in Italia è soggetto alle leggi italiane e vi si deve adeguare, a prescindere dalla propria cittadinanza. Ciò è quanto prevede le legge. In secondo luogo (ma di pari importanza) è una questione di dignità che riguarda le donne di religione islamica. Nessuna donna in un paese laico e democratico deve/può essere obbligata a tenere coperto il viso solo perché le viene ordinato da persone (per lo più di sesso maschile) soggiogate non da principi religiosi ma da tradizioni tribali che riducono la donna allo stato di schiava. Da qui la mia posizione e la mia battaglia a che alla donna in Italia non possa accadere di essere ridotta schiava attraverso meccanismi di coercizione subdoli ed insidiosi (perché apparentemente innocui e che a volte lasciano tristemente indifferenti le persone cui il problema non riguarda) che ne limitino la libertà della persona in ogni sua forma.
In data 27 gennaio 2010 il ministro delle pari opportunità Mara Carfagna ha annunciato che anche l’Italia imporrà il divieto di portare il burqa, invitando l’opposizione a collaborare. ''Penso che, anche nell'ambito della legge sulla cittadinanza, ci saranno norme adeguate che vietino di indossare il burqa nei luoghi pubblici, e che magari si decida di negare la cittadinanza a chi costringe la moglie a velarsi. Solo cosi' ci potra' essere vera integrazione''. Lo afferma il ministro delle Pari opportunita', Mara Carfagna, in una intervista a 'La Stampa' (reperibile al seguente indirizzo web http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201001articoli/51638girata.asp ) sottolineando che il burqa non e' ''una libera scelta delle donne, ma un segno di chiara oppressione''. ''Come hanno riconosciuto anche autorevoli autorita' religiose dell'Islam'', aggiunge, non si tratta di un simbolo religioso, bensi' di ''un atto di sopraffazione dell'uomo sulla donna. Un modo, come dico spesso, per renderla una minorenne a vita''. Spiega il ministro: ''Di fronte al dovere di tutelare le donne non ci possono essere divisioni politiche. E confido in quell'unita' che ha permesso di varare le leggi sulla violenza sessuale e sullo stalking''. Il ministro Carfagna pensa di mutuare i suggerimenti francesi, anche per evitare il rischio che le donne islamiche impossibilitate ad usare il burqa siano costrette a rimanere recluse in casa: ''una disposizione che assicuri la protezione delle donne costrette a indossare il burqa''. ''Possiamo iniziare potenziando i centri di accoglienza che già accolgono e proteggono molte donne immigrate. Si possono fare molte cose - conclude - Si devono fare. Presto ''.
Ho già scritto altre note sul tema della dignità della donna. Ritengo di dover rimarcare su questo argomento la posizione, benvenuta, del Ministro Mara Carfagna sull’uso da parte delle donne musulmane del burqa. Ritengo che la proposta del ministro
sia non solo giustissima ma da attuare immediatamente. Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto è una questione di legalità e di sicurezza nazionale, specialmente in questo periodo come è facile comprendere. In Italia la legge impone che le persone circolino a volto scoperto (e ciò per ragioni di sicurezza ben anteriori temporalmente ai temi di confronto culturale che si stanno ponendo in questi anni recenti a seguito del fenomeno dell’immigrazione). Pertanto, chi circola, abita, vive e risiede in Italia è soggetto alle leggi italiane e vi si deve adeguare, a prescindere dalla propria cittadinanza. Ciò è quanto prevede le legge. In secondo luogo (ma di pari importanza) è una questione di dignità che riguarda le donne di religione islamica. Nessuna donna in un paese laico e democratico deve/può essere obbligata a tenere coperto il viso solo perché le viene ordinato da persone (per lo più di sesso maschile) soggiogate non da principi religiosi ma da tradizioni tribali che riducono la donna allo stato di schiava. Da qui la mia posizione e la mia battaglia a che alla donna in Italia non possa accadere di essere ridotta schiava attraverso meccanismi di coercizione subdoli ed insidiosi (perché apparentemente innocui e che a volte lasciano tristemente indifferenti le persone cui il problema non riguarda) che ne limitino la libertà della persona in ogni sua forma.
alla fine,finalmente,una proposta intelligiente.non solo per la questione della sicurezza europea e,del nostro paese,ma anche per la dignitosa condizione femminile,che mantenendo questa abberrante situazione,verrebbe,ancor piu,relegata ad una categoria al di fuori ,dei diritti civili.
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