L'arcivescovo: «Dio vi giudicherà, anche chi non crede alla sua esistenza, se date a Cesare ciò che è di Dio stesso»
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2009/1-dicembre-2009/caffarra-attacca-finanziaria-regionale-equipara-chi-sposato-chi-non-e-1602090055591.shtml
Il cardinale Carlo Caffarra all'attacco della norma, contenuta nella Finanziaria 2010 della Regione, che prevede l'accesso ai servizi sociali e sanitari senza distinguere tra chi è sposato e chi non lo è. Una norma che, per l'arcivescovo di Bologna, metterà sullo stesso piano famiglie e convivenze e, se approvata, rappresenterebbe «un attentato alle clausole fondamentali del patto di cittadinanza». E, se fosse introdotta, sarebbe una di quelle leggi «gravemente ingiuste, che non meritano di essere rispettate». Di qui l'appello del cardinale: «Onorevoli signori, vi chiedo di riflettere seriamente, prima di prendere una decisione che potrebbe a lungo termine risultare devastante per la nostra Regione. Dio vi giudicherà, anche chi non crede alla sua esistenza, se date a Cesare ciò che è di Dio stesso». Sono le parole, ferme e durissime, che il cardinale Carlo Caffarra, presidente della Conferenza episcopale italiana dell’Emilia-Romagna, rivolge al governatore della Regione, Vasco Errani, ai suoi assessori e ai consiglieri dell’assemblea legislativa, in quello che chiama un «appello» affinché non si approvi «l’equiparazione alla famiglia di forme di convivenza di natura diversa». Ovvero i cosiddetti «Dico» dell’Emilia-Romagna inseriti in un articolo della Finanziaria 2010 che viale Aldo Moro si appresta a varare.
IL PROGETTO DI LEGGE - Caffarra ha letto il progetto di legge di iniziativa della giunta Errani che, dice, «pone sullo stesso piano singoli individui, famiglie e convivenze nell’accesso dei servizi pubblici locali». Ebbene, ricorda, «già l’Osservatorio giuridico-legislativo della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna ha espresso con pacate e convincenti argomentazioni giuridiche l’inaccettabilità di questa equiparazione». Caffarra non intende ripeterle, ma si appella agli amministratori, alla loro «coscienza di responsabili del bene comune su un altro piano». Il Cardinale ricorda la sua omelia del 4 ottobre, giorno di San Petronio, quando disse che «chi non riconosce la soggettività incomparabile del matrimonio e della famiglia ha già insidiato il patto di cittadinanza nelle sue clausole fondamentali. È ciò che fareste, se quel comma fosse approvato: un attentato alle clausole fondamentali del patto di cittadinanza».
LE REAZIONI - Il presidente della Regione, Vasco Errani, ha risposto a questo appello, definito «inedito» senza lasciare intendere che esistano spazi per una marcia indietro. Ha anzi chiesto un incontro a Caffarra «per chiarire personalmente le nostre intenzioni e posizioni». In pratica per cercare di convincerlo. O almeno per fargli capire ciò che Errani va ripetendo da settimane con incrollabile ostinazione: quelli che i suoi avversari hanno soprannominato «Dico all’emiliana» non sono una definizione della famiglia, ma una norma che allarga la platea di accesso ai servizi di welfare. Eliminando le discriminazioni fra chi è sposato e chi no. Se il Pdl regionale ha colto l’occasione dell’appello di Caffarra per ribadire il proprio no al provvedimento, attacchi contro «l’ingerenza» di Caffarra si sono levati da Rete Laica e Arcigay. Il Pd, pur ribadendo rispetto e attenzione per le parole del cardinale, è schierato a difesa di Errani: si tratta di una norma - ha detto il segretario regionale Stefano Bonaccini - «che rafforza il patto di cittadinanza che tiene unita una comunità».
L'appello di Caffarra: il testo integrale
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2009/1-dicembre-2009/appello-caffarra-testo-integrale-1602090586445.shtml
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