IL PARTITO DEMOCRATICO ALLE PRESE CON LE QUOTE ROSA: LA DECISIONE E’ LA META’ DELLE CANDIDATURE DEVE ANDARE ALLE DONNE
In merito alle elezioni europee et amministrative di giugno 2009 il segretario provinciale del PD, Andrea De Maria, ha promesso (vedi Carlino 1.3.09 pag 4) alla “Conferenza permanente delle donne democratiche” che la metà delle candidate saranno donne ed ha avvertito che per quanto riguarda Bologna (Comune e Provincia) dalla metà di marzo (e non prima) si lavorerà alla stesura delle liste. Fino qui la posizione del De Maria è del tutto legittima. Siamo tutti, ovviamente, favorevoli e consapevoli del fatto che la rappresentanza in ambito politico debba essere paritaria e lo debba essere a tal punto che non si debba nemmeno mettere in discussione ma che sia da considerarsi doverosa da parte di tutti i partiti. Tutto ciò premesso, il PD non finirà mai di stupirci! Infatti, se da un lato la Segreteria Provinciale ha tenuto a precisare un dato che dovrebbe essere ormai da tempo acquisito , ebbene sembra quasi che loro vogliano far sembrare che sono gli unici a volerlo mettere in pratica. La cosa si potrebbe chiudere qui. Se non che il Segretario Regionale del PD, Salvatore Caronna, si è espresso pochissime ore dopo il Segretario Provinciale, De Maria, piantando i soliti paletti. Esordendo in maniera infelice, descrivendo come queste candidate dovranno essere scelte. Opinabile. Per lo meno se questo soggetto decide come devono essere scelte le candidate donne, allo stesso modo dovrebbe decidere come devono essere scelti i candidati maschi e ancor più dovrebbe discutere (cosa di cui si è dimenticato completamente) della quota da inserire nelle liste delle cosiddette giovani leve, dei giovani. Fattore che a noi sembra molto grave.
Caronna si è preoccupato di sbarrare la strada al modello veltroniano un po’ “frou-fou” ammonendo “mai più veline nel PD!”. Dopo questo rilievo, la deduzione seguente è d’obbligo: Caronna se ne frega ampiamente dei giovani (maschi e femmine) e del loro inserimento nelle liste. Caronna torna, ancora una volta, ad attaccare il modello veltroniano, colpendo lo stesso nella scelta, a suo dire, delle candidate in maniera troppo leggera con mancanza di costrutto e più basata sul senso estetico. Soprattutto, Caronna, dà l’idea per lo più inquietante del fatto che non si preoccupi di rispettare eventuali quote giovanili, eventuali quote rose e, chissà, anche all’interno delle candidature maschili si riserverà di inserire dei fedelissimi. Tutto questo deve far pensare. La nostra deduzione – seppur eseguita nei confronti di un partito avverso dal punto di vista ideologico- non può non rimanere colpita dal fatto che proprio costoro che parlano di giovani in politica, di parità e di principi che dovrebbero oramai essere acquisiti da tutti, in realtà si guardano bene dall’applicarli. Quindi, il nostro attacco – prima che sui programmi – lo faremo ponendo l’accento proprio sul metodo (evidentemente aberrante). Pietro Berti
In merito alle elezioni europee et amministrative di giugno 2009 il segretario provinciale del PD, Andrea De Maria, ha promesso (vedi Carlino 1.3.09 pag 4) alla “Conferenza permanente delle donne democratiche” che la metà delle candidate saranno donne ed ha avvertito che per quanto riguarda Bologna (Comune e Provincia) dalla metà di marzo (e non prima) si lavorerà alla stesura delle liste. Fino qui la posizione del De Maria è del tutto legittima. Siamo tutti, ovviamente, favorevoli e consapevoli del fatto che la rappresentanza in ambito politico debba essere paritaria e lo debba essere a tal punto che non si debba nemmeno mettere in discussione ma che sia da considerarsi doverosa da parte di tutti i partiti. Tutto ciò premesso, il PD non finirà mai di stupirci! Infatti, se da un lato la Segreteria Provinciale ha tenuto a precisare un dato che dovrebbe essere ormai da tempo acquisito , ebbene sembra quasi che loro vogliano far sembrare che sono gli unici a volerlo mettere in pratica. La cosa si potrebbe chiudere qui. Se non che il Segretario Regionale del PD, Salvatore Caronna, si è espresso pochissime ore dopo il Segretario Provinciale, De Maria, piantando i soliti paletti. Esordendo in maniera infelice, descrivendo come queste candidate dovranno essere scelte. Opinabile. Per lo meno se questo soggetto decide come devono essere scelte le candidate donne, allo stesso modo dovrebbe decidere come devono essere scelti i candidati maschi e ancor più dovrebbe discutere (cosa di cui si è dimenticato completamente) della quota da inserire nelle liste delle cosiddette giovani leve, dei giovani. Fattore che a noi sembra molto grave.
Caronna si è preoccupato di sbarrare la strada al modello veltroniano un po’ “frou-fou” ammonendo “mai più veline nel PD!”. Dopo questo rilievo, la deduzione seguente è d’obbligo: Caronna se ne frega ampiamente dei giovani (maschi e femmine) e del loro inserimento nelle liste. Caronna torna, ancora una volta, ad attaccare il modello veltroniano, colpendo lo stesso nella scelta, a suo dire, delle candidate in maniera troppo leggera con mancanza di costrutto e più basata sul senso estetico. Soprattutto, Caronna, dà l’idea per lo più inquietante del fatto che non si preoccupi di rispettare eventuali quote giovanili, eventuali quote rose e, chissà, anche all’interno delle candidature maschili si riserverà di inserire dei fedelissimi. Tutto questo deve far pensare. La nostra deduzione – seppur eseguita nei confronti di un partito avverso dal punto di vista ideologico- non può non rimanere colpita dal fatto che proprio costoro che parlano di giovani in politica, di parità e di principi che dovrebbero oramai essere acquisiti da tutti, in realtà si guardano bene dall’applicarli. Quindi, il nostro attacco – prima che sui programmi – lo faremo ponendo l’accento proprio sul metodo (evidentemente aberrante). Pietro Berti
da donna non ho mai condiviso la riserva di candidature solo in funzione del sesso. Ho sempre creduto che la scelta dei candidati dovesse essere operata in virtù di criteri di competenza, di capacità ad attirare voti (soprattuto di elettori che magari non voterebbero per quel partito se non per dare forza a quel candidato\a, etc....)tuttavia, ho dovuto con dolore constatare che in realtà senza il discorso sulle quote, le donne in politica agli uomini che selezionano i candidati non paiono credibili. il suo articolo dimostra che purtroppo le vecchie logiche e metodologie proseguono anche ed al di là di ogni riserva di quote a qualsiasi categoria "protetta".
RispondiEliminaEsiste un sistema per poter garantire candidature imparziali? il sistema delle quote - all'interno di partiti zeppi di correnti nelle correnti - a me pare inadeguato. infatti, questa metodologia avrebbe avuto discreta efficacia ai tempi del pentapartito ma oggi nell'attuale quadro politico purtroppo mi pare impraticabile.
RispondiEliminaè la solita storia di certa vecchia metologia politica: parlar bene per razzolare male; e poi, lo dicono dei preti!
RispondiEliminail problema dell'accesso delle donne alle candidature ai ruoli elettivi è molto serio. le quote rosa possono essere una delle possibili soluzioni, tuttavia credo che ilvero problema sia culturale. le donne non sono veramente interessate ai ruoli elettivi (altrimenti spingerebbero in questo settore come hanno fatto in altri)e gli uomini politici non sono interessati (e spesso sottovalutano qualsiasi proposta femminile) ad averle in una posizione di parità in quei ruoli. apprezzo il fatto che tu sottolinei anche una serie di altre categorie da considerare (es. una quota rosa in giovane età già fa 2 categorie) cosa che ai politici spesso non interessa. hai ottimi propositi, Ti auguro di poterli mettere in atto: le IDEE CI SONO, I CONTENUTI PURE! AVANTI COSI'!
RispondiEliminaquest'anno a Bologna voglio proprio vedere come saranno gestite queste quote...tu hai il merto di aver tirato in ballo l'argomento in tempo utile per una sana e collettiva riflessione
RispondiEliminaargomento serio,da te trattato con la dovuta cautela e obiettività, meno serie sono le "spartizioni" . troppi gli interessi in gioco; questo penalizza la meritocrazia. In Italia sarebbe ora di cominciare ad imparare cosa significhi questa parola e quindi ad utilizzarla in utti i campi dal lavoro alla politica etc.. Questa parola potrebbe essere la risposta alla crisi. con questo mi ricollego a quanto oggi detto dal premier secondo cui gli Italiani contro la risi dovrebbero lavorare di più: ciò potrebbe funzionare solo aggiungendo la premialità concreta della meritocrazia. Invece, nel lavoro i sindacai hanno perso la loro autonomia e tutelano il "particulare" ma non quello de veri lavoratori, cioè di quelli che adempiono ai loro doveri fino in fondo. perchè? sarebbe interessante chiederlo ai leader che guarda caso attraverso i sindacati che rappresentano si guadagnano poltrone d'oro. questo è un tipo di "meritocrazia" diversa dal concetto spiegato nel dizionario della lingua italiana. (mi pubblichererai?) un Lavoratore
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