Pietro Berti

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VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

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Majai Phoria


UN UOMO GIACE TRAFITTO DA UN RAGGIO DI SOLE, ED E’ SUBITO SERA

Non nobis Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da gloriam

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VIAGGIA CON RYANAIR

JE ME SOUVIENS

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VILLA BERTI VIA BEL POGGIO N. 13 IMOLA http://www.villaberti.it/


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Anchorage

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sabato 23 gennaio 2010

Haiti, decine in piazza contro Preval:"Abbiamo fame"


Haiti, decine in piazza contro Preval:"Abbiamo fame"



Obama incentiva gli aiuti con i soldi delle tasse. I sismologi: «C'è il rischio di un altro terremoto»

LA QUERELLE SU GOOGLE "A rischio i rapporti con gli Usa "Su Internet Pechino sfida Hillary


LA QUERELLE SU GOOGLE
"A rischio i rapporti con gli Usa "Su Internet Pechino sfida Hillary


Il governo: "La Clinton nega la realtà"Obama: "Su Google aspetto risposte"
WASHINGTON La guerra fredda del Web continua, e la Cina risponde con durezza al segretario di stato americano Hillary Clinton, che l’ ha accusata ieri di limitare il libero accesso ad Internet, negando cosi la democrazia, mentre il presidente Usa Barack Obama si dice preoccupao dagli attacchi sferrati contro Google e chiede risposte a Pechino. In una nota pubblicata sul suo sito web, il portavoce del ministero degli esteri Ma Zhaoxu afferma che le accuse degli Usa «negano la realtà e danneggiano le relazioni tra i due paesi» ma sottolinea che, nonostante le divergenze, Pechino non rinuncia al proseguimento del dialogo. Dalla Casa Bianca, invece, non è arrivata nessuna mano tesa. «Il presidente resta preoccupato per la falla nelle misure di sicurezza informatica che Google ha attribuito alla Cina» ha fatto sapere il vice-portavoce Bill Burton. La tensione tra i due giganti - la prima e la terza economia del mondo, vicinissima però al sorpasso storico sulla seconda, il Giappone, è esplosa la scorsa settimana, quando il colosso americano di Internet, Google, ha minacciato di lasciare Pechino accusando la censura di violare la privacy dei suoi clienti. Clinton ha messo la Cina nel gruppo dei paesi che «recentemente hanno ristretto la libertà di Internet» con Tunisia, Uzbekistan, Arabia Saudita e Vietnam. In Cina non sono accessibili i siti dei profughi tibetani e uighuri, quelli delle organizzazioni umanitarie come Amnesty International e quelli di alcuni delle più popolari piattaforme di comunicazione sociale come Youtube, Facebook e Twitter. Nella Regione Autonoma del Xinjiang, teatro l’ estate scorsa di violenti scontri a base etnica, la Rete è stata completamente inaccessibile per sei mesi. Da qualche settimana è possibile collegarsi solo a quattro siti di organi d’ informazione gestiti direttamente dal governo. Nel suo intervento, il segretario di stato americano ha chiesto a Pechino di avviare un’inchiesta, «minuziosa» e «trasparente» sui casi di pirateria informatica denunciati da Google. Il portavoce cinese ha sostenuto che «Internet in Cina è apertO e la Cina è il paese più attivo nel suo sviluppo» e ha ricordato che «alla fine dell’ anno scorso i netizens cinesi hanno raggiunto la cifra di 384 milioni, con 3,68 milioni di website e 180 milioni di blog». «La Cina ha la sua situazione nazionale e le sue tradizioni culturali e gestisce Internet in accordo con le sue leggi e con le pratiche internazionali...la Costituzione cinese garantisce ai cittadini la libertà di opinione...» ha aggiunto. La nota di Ma Zhaoxu si conclude esprimendo la «speranza» che gli Usa «rispettino gli impegni presi dai leader dei due paesi» per portare le relazioni « in una nuova fase rafforzando il dialogo, la comunicazione e la collaborazione» e «affrontando i disaccordi e le difficoltà in modo appropriato». Secondo Wang Dong, esperto di relazioni tra Cina ed Usa dell’ Università di Pechino, «...è evidente che la Cina vuole mantenere una posizione equilibrata e non vuole che questa questione (quella di Google ed Internet, ndr) danneggi le relazioni con Washington». «Dobbiamo però renderci conto - aggiunge Wang - che non si tratta di un fatto casuale...al contrario, esso rivela una profonda contraddizione tra la Cina e gli Usa nella società, nell’ ideologia nei valori». Lo studioso ritiene che nelle ultime settimane il tema dei diritti umani sia stato per la prima volta sollevato con forza da esponenti del governo americano anche a causa delle difficoltà che sta incontrando in politica interna il presidente Barack Obama. Quella di Internet è solo l’ ultima di una serie di questioni sulle quali sono emergenze divergenze dopo la visita in Cina di Obama, nel novembre scorso. I temi maggiormente controversi sono: il commercio, con gli Usa che insistono per la rivalutazione dello yuan e la Cina che resiste, temendo un contraccolpo sulle esportazioni; il Tibet, con Pechino che chiede ad Obama di non ricevere il Dalai Lama (il leader buddhista in esilio) e il presidente americano che fa finta di non sentire; le relazioni con Taiwan, l’ isola che la Cina rivendica e alla quale gli Usa hanno accettato di fornire sistemi anti-missile Patriot, che sono in grado di contrastare un eventuale attacco missilistico cinese.
La nuova crociata Usa tra ideali e interessi
Il Web libero diventa un pilastro della politica
MARCO BARDAZZI http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/51511girata.asp
Il «Newseum» di Washington, il museo dell’informazione che Hillary Clinton ha scelto come piattaforma di lancio per la nuova dottrina americana della libertà su Internet, è un luogo singolare. La facciata è dominata da una lastra di marmo di 50 tonnellate su cui è scolpito il primo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, che proclama la tutela della libertà d’espressione. Nel gigantesco atrio d’ingresso, invece, è stato ricostruito un pezzo del Muro di Berlino, simbolo dell’oppressione. Che un segretario di Stato sancisca la «Internet Freedom» come un nuovo pilastro della politica estera statunitense, è un fatto straordinario. Che lo faccia scegliendo un palcoscenico simile, è un messaggio carico di simboli che non possono essere ignorati. Nel 1946 a Fulton, in Missouri, Winston Churchill dichiarò che sull’Europa era «calata una cortina di ferro» che spezzava in due il continente, contro la quale occorreva ribellarsi per restituire libertà a chi vi era rimasto intrappolato. In molti criticarono il suo discorso, ritenendo che con l’Urss occorresse il dialogo, non un confronto aperto. La Clinton ha scelto ora di parafrasare Churchill per denunciare che «una nuova cortina dell’informazione sta calando su larga parte del mondo». E ha fatto i nomi dei luoghi che sono, a suo avviso, intrappolati dalla parte sbagliata: Cina, Iran, Vietnam, Uzbekistan, Arabia Saudita, Tunisia, Egitto. Il blogger egiziano Bassem Samir, uscito di recente dal carcere, applaudiva in prima fila. La responsabile della diplomazia ha incalzato, paragonando blog e «tweets» a strumenti di libertà come il samizdat nei Paesi comunisti durante la Guerra Fredda. «In questo preciso momento - ha detto - censori del governo da qualche parte lavorano furiosamente per cancellare le mie parole». Ma la Storia, ha aggiunto indicando il Muro, «ha già condannato queste tattiche». Dietro un’offensiva simile da parte dell’amministrazione di Barack Obama, ci sono ovviamente giganteschi interessi nati dal caso Google. La società si è ribellata alla censura cinese non solo e non tanto per una vocazione a difendere i diritti umani, quanto perché un’incursione di hackers dalla Cina ha messo in pericolo il patrimonio su cui basa la sua stessa esistenza: segreti industriali, algoritmi del motore di ricerca, fiducia dei clienti. La Clinton ha mandato un messaggio forte a chiunque sia dietro la pirateria - ottenendo un’irritata risposta cinese - perché Washington riconosce gli scenari di pericolo che si aprono. Detto questo, però, la forza degli ideali che sta dietro le parole del segretario di Stato merita di non essere ridimensionata a mera tattica di difesa dei «gioielli di famiglia». Il pragmatismo e la Realpolitik fallirono, negli anni Settanta, nel tentativo di congelare il rapporto Usa-Urss in uno status quo inamovibile. Fu anche l’accento sugli ideali a far cadere il Muro nel decennio successivo. Barack Obama per una volta sembra aver messo da parte il pragmatismo per spingersi, nei confronti della Cina, su un terreno dove non si erano avventurati neppure i bushiani. Ed è quello che un Nobel per la pace deve avere il coraggio di fare

Internet o morte... twitteremos!


Internet o morte... twitteremos!
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/51515girata.asp
Cuba, la Sánchez denuncia il climadi «repressione dei diritti umani»
GORDIANO LUPI
Yoani Sánchez, nota per le sue cronache sulla vita quotidiana cubana contenute nel blog Generación Y e tradotte in italiano su La Stampa, ha denunciato una situazione negativa in tema di diritti umani a Cuba. «Noto negli ultimi mesi un aumento della repressione e delle punizioni a coloro che pensano in modo diverso, l’abbiamo visto in occasione di diversi eventi e raduni di protesta: punizioni agli oppositori, ai dissidenti, ai blogger indipendenti e a chi partecipi a qualunque manifestazione alternativa o con un criterio differente o contrario allo Stato». Yoani Sánchez si è rivolta al governo spagnolo auspicando un cambiamento di politica nei confronti del regime cubano e chiedendo a tutta l’Europa di dialogare con la gente invece che con il governo. «La Spagna deve cercare non tanto una posizione diversa rispetto al governo cubano, ma piuttosto cercare una posizione comune di solidarietà con la popolazione, facendo una distinzione: Cuba non è il suo governo, Cuba non è né un partito né un’ideologia, ma le piccole e piccolissime persone che formano questa società. Abbiamo bisogno della solidarietà dei paesi europei e soprattutto delle pressioni che possono fare dall’esterno sul diritto alla libertà d’espressione e sui diritti di cui noi cubani abbiamo bisogno». Il motto di Yoani Sánchez e del suo gruppo di blogger e giornalisti indipendenti è diventato: Internet o morte ... Twittearemos!, ironica parafrasi dello storico motto rivoluzionario Patria o morte…. Vinceremo! Abbiamo rivolto un paio di domande a Yoani Sánchez che ci ha risposto con la consueta sincerità e con il solito pacato ottimismo. Secondo te di cosa ha più bisogno la Cuba contemporanea? «Posso dirti soprattutto che il nostro paese non ha bisogno di presunti eroi che da oltre cinquant’anni dividono il popolo e generano odio. Abbiamo avuto sin troppe iniezioni di sfiducia che hanno prodotto comportamenti delatori tra cittadini. Adesso la cosa più importante è essere uniti». Cosa rispondi a chi sostiene che a Cuba avete istruzione, sanità garantita e un minimo di alimenti razionati? «Rispondo che non sono un animale da circo e non voglio sentirmi considerata come tale. Sono un essere umano che non può contentarsi della istruzione, di una scarsa razione di cibo e di un minimo di assistenza sanitaria. Non sono venuta al mondo per fare le piroette. Se i miei genitori sono stati parte della generazione del disincanto e io di quella del cinismo, mi rendo conto che mio figlio è a pieno titolo nella generazione dell’indifferenza. Adesso basta. Questo circolo vizioso deve finire. Il popolo cubano deve essere unito nella volontà di cambiare».

mercoledì 20 gennaio 2010

Nigeria, scontri cristiani-musulmani Oltre 450 morti a Jos, arriva l'esercito


L'arcivescovo: «Le cause sono più etniche che religiose»
Nigeria, scontri cristiani-musulmani Oltre 450 morti a Jos, arriva l'esercito

Rabbia per la costruzione di una moschea in un quartiere cristiano. Il vicepresidente: «Una minaccia per il Paese»


JOS (Nigeria) - Sale a 464 il bilancio dei morti in Nigeria in quattro giorni di scontri nella città di Jos, nel centro del Paese. Lo riferiscono fonti di una moschea locale e di gruppi per la difesa dei diritti umani. E' questo il tragico conto delle vittime del conflitto tra cristiani e musulmani iniziato domenica a Jos, in Nigeria. Nella capitale dello Stato di Plateau le autorità hanno imposto il coprifuoco e il governo ha mandato truppe dell'esercito per cercare di riportare la calma. I feriti sarebbero 800, decine gli arrestati

martedì 19 gennaio 2010

Haiti, il terremoto non ferma il turismo. Sull'isola devastazione e morte ma c'è chi si gode la vacanza




Haiti, il terremoto non ferma il turismo. Sull'isola devastazione e morte ma c'è chi si gode la vacanza




Port-au-Prince, 18 gen. - (Adnkronos) - Il devastante terremoto che ha colpito Haiti martedi' scorso non ha fermato l'industria del turismo. A pochi giorni dal sisma le navi da crociera di lusso sono tornate ad attraccare sulle spiagge dell'isola caraibica.
La Independence of the Seas, nave di proprietà della Royal Caribbean International con 4.370 persone a bordo, è sbarcata venerdì sulle spiagge private di un resort di Labadee, preso in affitto dal governo haitiano, a circa 130 km a nord della capitale Port-au-Prince, epicentro del sisma.
La Navigator of the Seas, che trasporta 3.100 passeggeri, sta per attraccare. I passeggeri dei due vascelli potranno scendere a terra per godersi il sole tropicale, acque cristalline e cocktails a base di rum, mentre nella parte meridionale dell'isola i soccorritori e i volontari provenienti da tutto il mondo lottano contro il tempo per recuperare i superstiti dalle macerie. La sicurezza dei turisti e' garantita da palizzate alte quattro metri e da guardie armate che sorvegliano tutto il perimetro del resort.
La decisione di attraccare ad Haiti ha diviso i passeggeri delle navi, molti di loro hanno deciso di rimanere a bordo per protesta. "Non posso guardarmi prendere il sole al mare, fare il bagno, mangiare carne alla brace e godermi un cocktail mentre decine di migliaia di persone morte sono ammucchiate sulle strade, e i sopravvissuti cercano disperatamente cibo e acqua", ha scritto un passeggero sul forum on-line della crociera. "Era già abbastanza difficile sedersi e mangiare un panino a Labadee prima del terremoto, sapendo che molti haitiani morivano di fame - commenta un altro passeggero - Ora non posso pensare di ingoiare un altro hamburger" Molte persone presenti sulle navi hanno paura che la gente disperata possa violare le recinzioni del resort per ottenere cibo e bevande, ma molti altri sembravano decisi a godersi la vacanza.
"Sarò qui fino a martedi' e ho intenzione di godermi la mia vacanza, e di passare del tempo sulla spiaggia", ha dichiarato un passeggero. La Royal Caribbean ha fatto sapere che la questione se "offrire una vacanza cosi' vicina all'epicentro di un terremoto" e' stata oggetto di un notevole dibattito interno, prima che venisse deciso di includere Haiti nell'itinerario. Per il vicepresidente dell'azienda, John Weis, "alla fine Labadee sara' importante per la ricostruzione di Haiti" perche' molte persone sopravvivono grazie al resort. La compagnia si e' comunque impegnata a donare tutti i proventi della visita alle vittime del terremoto, e a far arrivare alle popolazioni colpite alcuni aiuti alimentari presenti sulle navi.

"Contro Craxi durezza senza eguali"
















DIECI ANNI DALLA MORTE - LE POLEMICHE
"Contro Craxi durezza senza eguali"


http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201001articoli/51372girata.asp


Lettera di Napolitano alla famiglia:«Luci ed ombre ma la sua improntaè incacellabile. Ora giudizio sereno»


Si riportano di seguito alcuni stralci della lettera del Presidente della Repubblica, On. G. Napolitano, alla vedova Craxi.

«L’on. Craxi, dimessosi da segretario del PSI, fu investito da molteplici contestazioni di reato. Senza mettere in questione l’esito dei procedimenti che lo riguardarono, è un fatto che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona».

«attorno al sistema dei partiti, che aveva svolto un ruolo fondamentale nella costruzione di un nuovo tessuto democratico nell’Italia liberatasi dal fascismo, avevano finito per diffondersi degenerazioni, corruttele, abusi, illegalita».


«Quelle parole, senza infingimenti, trovarono la loro più esplicita descrizione - aggiunge infatti - nel discorso pronunciato il 3 luglio 1992 proprio dall’on. Craxi alla Camera, nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Amato».


«Ma era ormai in pieno sviluppo la vasta indagine già da mesi avviata dalla Procura di Milano e da altre. E dall’insieme dei partiti e dei loro leader non era venuto tempestivamente un comune pieno riconoscimento delle storture da correggere, nè una conseguente svolta rinnovatrice sul piano delle norme, delle regole e del costume. In quel vuoto politico trovò, sempre di più, spazio, sostegno mediatico e consenso l’azione giudiziaria, con un conseguente brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia».


«l’incriminazione e a la duplice condanna definitiva in sede penale dell’on. Bettino Craxi, già Presidente del Consiglio dal 1983 al 1987. Fino all’epilogo, il cui ricordo è ancora motivo di turbamento, della malattia e della morte in solitudine, lontano dall’Italia, dell’ex Presidente del Consiglio, dopo che egli decise - rileva - di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti». E se non si può «peraltro dimenticare che la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo - nell’esaminare il ricorso contro una delle sentenze definitive di condanna dell’on. Craxi - ritenne, con decisione del 2002, che, pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti, fosse stato violato il diritto ad un processo equo« per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea», il Capo dello Stato ricorda che «oggi, in un contesto politico-istituzionale caratterizzato dalla logica della democrazia dell’alternanza, si è ancora in attesa di riforme che soddisfino le esigenze a cui ci richiama la riflessione sulle vicende sfociate in un tragico esito per l’on. Bettino Craxi».

AFGHANISTAN E AL QUAEDA















AFGHANISTAN E AL QUAEDA
Tornano le minacce. La risposta: droni e Cia

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/51387girata.asp

A CURA DI MAURIZIO MOLINARI INVIATO de LA STAMPA A NEW YORK
Obama ha sostituito l’espressione di Bush «guerra al terrorismo» con «lotta agli estremisti violenti» ma combatte ancor più del predecessore al fine strategico di «smantellare, sconfiggere e distruggere Al Qaeda», da lui stesso illustrato parlando ai cadetti di West Point. L’accordo con l’Iraq per il ritiro del grosso delle truppe entro agosto e degli ultimi soldati entro il dicembre 2011 mantiene la promessa fatta agli elettori ma i tempi sono simili a quelli che erano stati pianificati del predecessore mentre la base liberal premeva per accelerarli.

In Afghanistan la decisione di portare il contingente a 100 mila uomini nasce dalla convinzione che quella contro Al Qaeda sia una «guerra giusta» e preannuncia l’intensificazione dei combattimenti con i taleban - e il conseguente aumento delle vittime americane - dalla primavera mentre non pochi deputati e senatori democratici puntavano a procedere con chiarezza verso il disimpegno. Obama conquista favori fra i conservatori, e lascia perplessi molti liberal, anche per combatte anche sugli altri fronti: in Pakistan adopera i droni della Cia per bombardare i jihadisti, in Yemen sostiene le truppe governative nelle operazioni anti-Al Qaeda e in Somalia ricorre alle truppe speciali contro le milizie degli Shebaab.

A guidarlo sono i consigli del Segretario di Stato Hillary Clinton e del ministro della Difesa Robert Gates oltre ai memorandum della Cia di Leon Panetta che descrivono molteplici piani di Al Qaeda per colpire gli Usa con attacchi più devastanti dell’11 settembre 2001. Sul fronte interno il fallito attentato di Natale al volo 253 Amsterdam-Detroit e la strage di Fort Hood spingono a rivedere la sicurezza interna e aumentare la prevenzione, aumentando in particolare la sorveglianza sui gruppi islamici americani. Ed è questo che fa temere violazioni dei diritti umani ai gruppi per le libertà civili già contrariate per il ritardo nella chiusura del carcere di Guantanamo.

Caos Haiti, il cibo arriva dal cielo















TERREMOTO AI CARAIBI - SEI GIORNI DOPO
Caos Haiti, il cibo arriva dal cielo
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/51396girata.asp

Polemica sugli Usa per i soccorsi. Gli aiuti lanciati dagli elecotteri, ma sull'isola dilagano le violenze. Novanta le persone estratte vive. E gli italiani inviano i carabinieri
PORT-AU-PRINCE
È di almeno 90 il numero totale delle persone finora estratte vive dalle macerie ad Haiti. Lo riferisce a Ginevra l’ultimo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitaria (Ocha). Le operazioni di ricerca dei sopravissuti - precisa il comunicato - continuano e le squadre stanno raggiungendo sempre più aree al di fuori di Port-au-Prince.

Intanto migliaia di sopravvissuti al terremoto stanno provando a lasciare il paese in cerca di cibo, assistenza e riparo all’estero. Ma la mancanza di carburante e di beni alimentari ha generato un innalzamento dei prezzi delle corse in autobus: per un trasferimento fuori dal paese, gli haitiani sono costretti a spendere la paga di tre giorni di lavoro per ogni singolo posto. La maggior parte di questi "profughi" intende tornare a Port-au-Prince, non appena la situazione si sarà normalizzata. Molti di loro inviano i propri bambini all’estero, in attesa di riprendere il lavoro e costruire una nuova casa per tornare a una vita normale.

Un aereo del Pentagono sorvola però ogni giorno Haiti trasmettendo via radio notizie e un messaggio in creolo che esorta a non emigrare negli Stati Uniti. «Ascoltate, non precipitatevi sulle barche per lasciare il Paese. Se lo farete ci saranno problemi più grandi. Perchè, sarò onesto con voi: se pensate che raggiungerete gli Stati uniti e tutte le porte vi saranno aperte, non sarà così. Vi intercetteranno già in mare e vi rimanderanno da dove venite», recita il messaggio letto dall’ambasciatore haitiano negli Stati Uniti, Raymond Joseph, citato oggi dal New York Times.

Al momento non vi è nessun segnale su un possibile esodo di massa, ma gli Stati Uniti temono che possa avvenire nel prossimo futuro. Sono già in preparazione piani per intercettare l’arrivo di barche sulla costa della Florida e si prevede l’invio dei migranti illegali alla base americana di Guantanamo a Cuba. Un gruppo di 200 immigrati illegali rinchiusi in un centro di detenzione di Miami è stato trasferito altrove per far posto al possibile arrivo di haitiani. Il timore di un esodo dall’isola caraibica è tale che i permessi per curare i feriti negli Stati Uniti vengono concessi con il contagocce.

L’esercito degli Stati Uniti ha intanto paracadutato rifornimenti di cibo e acqua ad Haiti. Nei giorni scorsi questa tecnica era stata esclusa perché considerata troppo pericolosa. Il timore è che l’arrivo di pacchi in assenza di un’adeguata struttura di distribuzione scateni dei tumulti. Una portavoce dell’esercito statunitense, il maggiore Tanya Bradsher, ha riferito che ieri un aereo militare ha lanciato 14.500 pasti e 15mila litri d’acqua.

L’Italia è invece disponibile all’invio di carabinieri, nell’ambito delle circa 1.500 forze di polizia supplementari chieste ieri dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon. Lo si apprende da fonti qualificate del Palazzo di Vetro.

mercoledì 13 gennaio 2010

GIUSTIZIA- PIANETA DETENUTI Carceri, un piano da 21mila posti















GIUSTIZIA- PIANETA DETENUTI : Carceri, un piano da 21mila posti

Alfano ottiene lo stato d'emergenza «47 padiglioni, il modello è L'Aquila»
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201001articoli/51217girata.asp
ROMA
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla dichiarazione dello stato d’emergenza per le carceri, richiesto dal ministro della Giustizia Angelino Alfano. Lo stato d’emergenza durerà fino al 31 dicembre 2010: il nuovo piano realizzerà, ha detto il guardasigilli, 21.709 nuovi posti nei penitenziari italiani, con l’assunzione di duemila agenti.
«Avvieremo procedure - ha spiegato Alfano nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi - per realizzare strutture a cui dar vita nel 2011 e nel 2012 con modelli organizzativi tipo quello attuato a L’Aquila». Quest’anno, invece, «realizzeremo - ha detto il ministro - 47 nuovi padiglioni, strutture che si affiancheranno a quelle già esistenti». «Per questi padiglioni, verranno utilizzate le ricorse provenienti dalla Finanziaria - 500 milioni di euro - e dal bilancio del dicastero di via Arenula - 100 milioni -, mentre per le strutture che verranno realizzate tra il 2011 e il 2012, le risorse verranno prese dal bilancio statale e da finanziamenti provenienti dai privati».
Scettiche le prime reazioni dei sindacati di polizia penitenziaria. Per l’Osapp, «l’elefante ha partorito il topolino«: 47 padiglioni entro il 2010 per 9.650 detenuti in più »che potrebbero tranquillamente diventare, alle attuali condizioni, 15mila, stanno a significare l’esigenza di almeno 7 mila unità di polizia penitenziaria in più e non le 2 mila approvate in Consiglio dei ministri».

"Craxi statista, fu un capro espiatorio" Il direttore del Tg1 difende l'ex leader socialista: «Non serve riabilitazione»



Il direttore del Tg1 difende l'ex leader socialista: «Non serve riabilitazione»
Di Pietro: lo querelerò privatamente
ROMA
Statista o corrotto. Sulla figura di Bettino Craxi scambio di opinioni, con pochi complimenti, tra Augusto Minzolini e Antonio Di Pietro. Ha iniziato il direttore del Tg1, che al leader socialista ha dedicato un editoriale in coda all’edizione delle 20. «Craxi è stato trasformato in un capro espiatorio», è il giudizio di Minzolini per il quale «la verità è che ad un problema politico fu dato una soluzione giudiziaria e l’unico che ebbe il coraggio di porre in questi termini la questione, cioè Craxi, fu spedito alla ghigliottina».

Il direttore del Tg1 non ha nascosto le sue riserve sui magistrati di Mani Pulite ed ha concluso netto: «Craxi non ha bisogno di nessuna riabilitazione, va già ricordato oggi come uno statista». Passa qualche minuto, e arriva la replica di Antonio Di Pietro: «Craxi è stato più volte condannato non perchè era uno statista ma perchè aveva tre conti correnti all’estero», ha detto il leader dell’Idv ospite a "Otto e mezzo" confermando il suo giudizio su Craxi: «Un corrotto condannato con sentenza penale passata in giudicato». Ma Di Pietro ne ha avuto anche per Minzolini: «Non può permettersi di raccontare bugie e di diffamare coloro che hanno fatto il loro dovere. Privatamente lo querelerò».

Sisma catastrofico ad Haiti: è strage. "La rottura della faglia è sotto la città"















Sisma catastrofico ad Haiti: è strage

Scossa di magnitudo 7 sulla capitale Port-au-Prince: migliaia le vittime. La Farnesina: "Forse c'è un italiano" . Già partita la macchina dei soccorsi
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/51191girata.asp

Gli esperti: "Avevamo dato l'allarme"
Nel 2008 lanciammo l'allerta per l'enorme rischio sismico sull'Isola»
HAITIIl potentissimo sisma di Haiti ha avuto conseguenze ancora più devastanti perchè ha colto assolutamente impreparati, ma - riporta oggi il sito della Cnn - alcuni esperti da tempo lanciavano l’allarme sulla possibilità di un fortissimo terremoto nell’isola di Ispaniola, che Haiti divide con la Repubblican Dominicana.In uno studio presentato alla 18esima conferenza geologica dei Caraibi nel marzo del 2008 cinque scienziati parlarono di «un enorme rischio sismico» in corrispondenza di una faglia che si trova nel sud dell’isola, la faglia di Enriquillo-Plaintain Garden dove si è verificato appunto ieri il sisma di magnitudo 7. «Eravamo molto preoccupati» ha ricordato Paul Mann, ricercatore dell’università del Texas che era uno degli autori dello studio, sottolineando comunque quanto sia «difficile predirre» l’esatto verificarsi di una scossa di questa intensita. «Fenomeni di questo tipo possono rimanere silenti per centinaia di anni» ha aggiunto. I sismologi sottolineano come il terremoto avvenuto ieri sia infatti il più potente degli ultimi 200 anni. Nel 2004 altri due geologi avevano invece sottolineato i rischi di un’altra faglia, che si trova nella parte nord dell’isola, lungo la valle di Cibao nella repubblica Domenicana. «Questa è una delle zone sismische più attive del mondo, i sismologi non dovrebbero essere sorpresi da questo terremoto» ha dichiarato Jian Lin del Woods Hole Oceanographic Institution in Massachusetts."La rottura della faglia è sotto la città"

Il sismologo: «Un sisma analogo a quello che colpì Kobe nel 1995»
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/51223girata.asp

ROMA
La rottura della faglia che ha scatenato il terremoto di Haiti è arrivata sotto la città di Port-au-Prince. Lo ha detto il sismologo Warner Marzocchi, responsabile dell’attività di ricerca relativa alle previsioni probabilistiche dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

«L’epicentro del terremoto di Haiti - ha osservato - è avvenuto 10-15 chilometri dalla città e la frattura è arrivata sotto la città». Secondo l’esperto quello di Haiti è stato un terremoto «analogo a quello avvenuto nel 1995 nella città giapponese di Kobe, il disastro naturale più costoso dell’ultimo secolo in termini di vite umane». Allora i morti furono circa 6.000, ma «nel caso di Haiti ritengo che, purtroppo, dovremmo aspettarci decine di migliaia di morti».

Gli esperti: "Avevamo dato l'allarme"
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/51209girata.asp

«Nel 2008 lanciammo l'allerta per l'enorme rischio sismico sull'Isola»
HAITI
Il potentissimo sisma di Haiti ha avuto conseguenze ancora più devastanti perchè ha colto assolutamente impreparati, ma - riporta oggi il sito della Cnn - alcuni esperti da tempo lanciavano l’allarme sulla possibilità di un fortissimo terremoto nell’isola di Ispaniola, che Haiti divide con la Repubblican Dominicana.

In uno studio presentato alla 18esima conferenza geologica dei Caraibi nel marzo del 2008 cinque scienziati parlarono di «un enorme rischio sismico» in corrispondenza di una faglia che si trova nel sud dell’isola, la faglia di Enriquillo-Plaintain Garden dove si è verificato appunto ieri il sisma di magnitudo 7. «Eravamo molto preoccupati» ha ricordato Paul Mann, ricercatore dell’università del Texas che era uno degli autori dello studio, sottolineando comunque quanto sia «difficile predirre» l’esatto verificarsi di una scossa di questa intensita. «Fenomeni di questo tipo possono rimanere silenti per centinaia di anni» ha aggiunto.

I sismologi sottolineano come il terremoto avvenuto ieri sia infatti il più potente degli ultimi 200 anni. Nel 2004 altri due geologi avevano invece sottolineato i rischi di un’altra faglia, che si trova nella parte nord dell’isola, lungo la valle di Cibao nella repubblica Domenicana. «Questa è una delle zone sismische più attive del mondo, i sismologi non dovrebbero essere sorpresi da questo terremoto» ha dichiarato Jian Lin del Woods Hole Oceanographic Institution in Massachusetts.

martedì 12 gennaio 2010

Morta l'attrice Brittany Murphy



























Aveva 32 anni. Deceduta sotto la doccia, il corpo trovato dalla madre
Morta l'attrice Brittany Murphy
A Los Angeles per cause naturali. Era stata protagonista in 8 Mile, Don't Say a Word e Sin City

http://www.corriere.it/spettacoli/09_dicembre_20/brittany-murphy_a08126b2-eda5-11de-9ea5-00144f02aabc.shtml

LOS ANGELES - È morta per cause naturali l’attrice Brittany Murphy, 32 anni. A dirlo è il coroner che ha esaminato il corpo. L’attrice è morta domenica a Los Angeles. Lo ha riferito Sally Stewar, portavoce del Cedars Sinai Medical Center, dove era stata trasportata dai medici del pronto intervento. Il coroner, o medico legale, ha dichiarato: «Le cause della morte appaiono naturali». L'attrice era sposata con il produttore Simon Monjack. Dopo una telefonata al pronto soccorso, Murphy è stata trasportata al Cedars Sinai Medical Center, dove i medici ne hanno constatato il decesso. La giovane attrice sarebbe morta sotto la doccia e il corpo sarebbe stato ritrovato dalla madre. Le cause del decesso sono ancora sconosciute, ma secondo i primi resoconti si è trattato di un arresto cardiaco. Il sito di gossip TMZ, che per primo ha dato la notizia della morte, ha scritto che nel bagno dove è stata ritrovata la donna c'era «molto vomito». Negli ultimi giorni Murphy si era curata per un'influenza e c'erano molte ricette mediche in casa. Nel passato dell'attrice ci sono stati episodi di abusi di sostanze e periodi oscuri non mancheranno polemiche e illazioni sulle circostanze della sua morte. Per l'attrice non era un periodo felice: era stata licenziata dal set del suo ultimo film, The caller, in quanto, secondo voci non confermate, avrebbe dato troppi e non meglio specificati problemi alla troupe. Un portavoce del procuratore di Los Angeles ha detto che non vi sono sospetti di nessun genere dietro al decesso ma che si farà un'autopsia nei prossimi giorni.

CARRIERA - Nata il 10 novembre del 1977 ad Atlanta (Georgia), all'età di 9 anni partecipa al musical Les Misèrables e a tredici ha già un manager. Nel 1991 si trasferisce in California. Nello stesso periodo prende parte a un episodio della serie Murphy Brown e viene scritturata nel telefilm Drexell's Class. Qualche tempo dopo, indossa i panni di Wendy nel teen-serial Blossom, mentre nel 1995 è tra le protagoniste di Ragazze a Beverly Hills. Divisa tra cinema e tv, dedica gran parte del suo tempo al teatro anche a Broadway. Brittany coltiva anche la passione per il canto: è la cantante del gruppo Blessed Soul. Nel 1998 è protagonista in David e Lisa, poi è accanto ad Angelina Jolie in Ragazze interrotte e si farà psicoanalizzare da Michael Douglas in Don't Say a Word. Inoltre nel 2002, il rapper Eminem la sceglie per 8 Mile. Appare in Oggi sposi... Niente sesso e Tutte le ex del mio ragazzo. Nel 2005 è nel cast di Sin City.
20 dicembre 2009(ultima modifica: 21 dicembre 2009)

«Mio padre Craxi e quei fondi del Psi»



























La figlia - Stefania: lui sbagliò a non capire quanto fosse corrotto il partito
«Mio padre Craxi e quei fondi del Psi»
«Si fidò di persone sbagliate, era un uomo solo e morì in povertà»
«Il tesoro di Craxi non è mai esistito. Mio padre è morto povero. Sbagliò a fidarsi». I ricordi di Stefania Craxi, figlia del leader del Psi morto nel 2000.
http://www.corriere.it/politica/10_gennaio_12/Mio-padre-Craxi-e-quei-fondi-del-Psi-aldo-cazzullo_492fc9ea-ff43-11de-a791-00144f02aabe.shtml

Rosarno, l'Egitto protesta Bossi: «Lì fanno fuori i cristiani»










IL Senatùr: «Noi razzisti? Guardate come trattano i cristiani». La Cei: rivedere cittadinanza
Rosarno, l'Egitto protesta Bossi: «Lì fanno fuori i cristiani»
Il Cairo: in Italia campagna di aggressione contro i musulmani. Frattini: «Rispettiamo le leggi»

http://www.corriere.it/cronache/10_gennaio_12/rosarno-egitto-denuncia-violenze_9ceac5f4-ff60-11de-a791-00144f02aabe.shtml

venerdì 8 gennaio 2010

Fuoco per le strade di Rosarno












Fuoco per le strade di Rosarno. In Calabria è caccia all'africano
Gravi due degli immigrati feriti, scontro Maroni-Pd. Napolitano: "Fermare senza indugio ogni violenza"
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201001articoli/51057girata.asp

Una trentina i feriti per i disordini. Maroni «Finora troppa tolleranza». Bersani: «Ennesimo scaricabarile». Idv: «Migranti sfruttati dalla mafia»

REGGIO CALABRIA
«Questo non è il Far West, ma la Calabria. E quelli la devono smettere». Urla così un vigile urbano all’ingresso di Rosarno indicando la sede del municipio. Da ieri questa città, tutta affacciata sulla piana di Gioia Tauro, che conta 15mila residenti, pochissimi centri di ritrovo, e quasi nessuna piazza, è al centro di una guerriglia iniziata dagli immigrati, tutti di colore e provenienti in massima parte dal centro Africa, e continuata dalla popolazione, dai residenti, dai calabresi. Anche se secondo le forze dell’ordine chi ha sparato colpi ad aria compressa e usato anche spranghe è «gente che viene da fuori». Forse cani sciolti della criminalità organizzata. In ogni caso la tensione è alta come non mai, la paura c’è. Oggi i bambini a scuola non sono andati - si racconta - e tutti i negozi sono rimasti chiusi. Le festività natalizie sembrano passano da tanto tempo.

La task force istituita dal Viminale e operativa nella Prefettura di Reggio, dovrà occuparsi non solo di gestire l’emergenza, ma anche di capire come porre le basi per la sicurezza. «Invocata da tutti, ma perseguita da pochi», si spiega. I dati ufficiali sugli scontri sono allarmanti: 32 feriti, di cui 14 tra gli extracomunitari e 18 fra le forze dell’ordine, mentre al momento non risulta che nessun cittadino italiano sia stato curato o medicato negli ospedali della zona. Otto le persone arrestate, di cui sette extracomunitari. I reati contestati a vario titolo vanno dalla devastazione, alla rissa e violenza a pubblico ufficiale.

L’unico italiano arrestato è un 37enne del luogo che questa mattina mentre con il suo escavatore stava spostando i cassonetti dal centro della strada, alla vista di un gruppo di immigrati avrebbe provato ad investirne uno. L’accusa per lui è di tentato omicidio. Due immigrati sono stati colpiti da spranghe e bastoni. «Uno di loro - spiegano dal 118 - dovrà essere operato per risolvere il trauma cranico». Il ferimento è avvenuto durante scontri sulla Statale 18 tra Rosarno e Gioia Tauro, tra immigrati e popolazione. Sempre questo pomeriggio altri due immigrati sono stati feriti alle gambe nei pressi di Rosarno, a quanto pare da colpi di pistola ad aria compressa.

I fatti di Rosarno dividono la politica. «A Rosarno c’è una situazione difficile come in altre realtà, perchè in tutti questi anni è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, un’immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall’altra ha generato situazione di forte degrado» ha detto Maroni, facendo infuriare le opposizioni. «Mi dispiace molto che il ministro dell’Interno non abbia perso l’occasione, anche questa volta, di fare lo scaricabarile sulla famosa immigrazione clandestina» la replica del segretario del PD, Pier Luigi Bersani. «Prima bisogna fare in modo di riportare la calma, poi andare alla radice di una situazione fatta sicuramente di mafia, sfruttamento, xenofobia e razzismo. Io vorrei ricordare a Maroni - ha aggiunto - che viviamo da anni in vigenza di una legge che si chiama Bossi-Fini. È ora che se lo ricordi anche il ministro».

Le violenze a Rosarno rappresentano «il secondo segnale preoccupante di un territorio che reagisce al mondo dello sfruttamento, dopo quello sul Litorale Domizio in Campania», ha sottolineato il direttore della Fondazione Migrantes, don Giancarlo Perego, per il quale «ancora una volta è emersa una forte carenza della presenza della realtà sociale a tutela dei diritti dei lavoratori». E in serata è arrivato il monito di Napolitano che ha chiesto di «fermare senza indugio ogni violenza» anche per poter «discutere e affrontare i problemi della cittadinanza».

mercoledì 6 gennaio 2010

IN MEMORIA DELL’AVV. M. BEZICCHERI

IN MEMORIA DELL’AVV. M. BEZICCHERI
L’improvvisa scomparsa dell’Avv. Marcantonio Beziccheri, avvenuta in Bologna, mi ha lasciato un senso di vuoto. Sarà per il fatto che ne sono venuto a conoscenza dopo che il suo funerale era stato celebrato ed al quale non ho potuto partecipare; sarà il fatto che da quanto mi è stato riferito alla funzione i suoi colleghi presenti erano ben pochi come del resto erano poche le persone che hanno avuto il coraggio di accompagnarlo nell’ultimo viaggio. Ho sempre provato ammirazione nei confronti dell’incorruttibile. Lui era uno di questi. Legato fin da ragazzino e fino alla fine alla destra vera non a quella ammorbata dall’inserimento di ideologie prese un po’ qua e un po’ là che non danno luogo al benché minimo costrutto. L’uomo Beziccheri non ha mai avuto paura , ha sempre lavorato per gli ultimi e per coloro che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di difendere. E’ giusto e doveroso che il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati faccia il suo dovere per ricordarlo. Non ci interessa in realtà se qualcuno in Chiesa lo abbia salutato romanamente. Tanto meno non ci interessa se lo abbia fatto lui in vita. Noi moderati abbiamo il più assoluto rispetto nei confronti delle persone che in pieno periodo di decadenza hanno il coraggio di esprimersi liberamente su quale che sia il loro pensiero. Noi moderati non consideriamo importante il fatto che sia condivisibile o meno l’opinione politica altrui. Noi moderati facciamo di tutto erchè proprio questo pensiero possa avere una voce senza censura alcuna su un blog edificato con sette pietre nelle fondamenta in ognuna delle quali c’è una lettera che unita alle altre sei compone la parola LIBERTA’. Tutte le altre pietre che arrivano alla fine della costruzione dell’edificio che si chiama DEMOCRAZIA hanno ognuna una lettera che alla fine compone le parole PENSIERO RAGIONE TOLLERANZA COSTRUTTIVISMO UGUAGLIANZA SOLIDARIETA’ AMICIZIA RISPETTO FEDELTA’ PATRIOTTISMO STATO DIO .

IN RICORDO DI BENIAMINO PLACIDO


IN RICORDO DI BENIAMINO PLACIDO
L’Italia, con la scomparsa del prof. Beniamino Placido, ha perso un grande intellettuale, un libero pensatore, e , soprattutto, una persona di grande cultura. Nonostante non abbia condiviso le sue opinioni politiche espresse sul quotidiano “la Repubblica” resta il fatto che abbia apprezzato l’uomo e la sua intelligenza nonché la sua abilità nel mettere in parole intellegibili a tutti il suo profondo pensiero. Gli auguro di essere, ora, in pace insieme a Nostro Signore.

IN RICORDO DI DON LEONARDO ZEGA


IN RICORDO DI DON LEONARDO ZEGA
Mi associo alle condoglianze per la perdita che il giornalismo ha subito con la perdita di don Leonardo Zega, un uomo di profonda cultura e fede, oltre che di grande abilità nell’utilizzo del linguaggio per portare nelle case le notizie sugli avvenimenti di cui è stato testimone nel mondo, in particolare, in Medio Oriente.
Ringrazio il lettore che ha lasciato il seguente messaggio sul blog: “il giorno 06.01.2010 moriva don Leonardo Zega,storico direttore di Famiglia Cristiana. lo aveva diretto dal 1980 al 1988.nato alle porte di macerata,nel 1928, si e spento a Milano ad 81 anni. Sacerdote dal 1954,si occupa subito di giornalismo,prima in ufficio edizioni centrali S. Paolo,poi,in redazione di orizzonti,e, di famiglia cristiana. Nel 1988 vince il premio giornalistico Saint Vincent. la redazione,gli amici e quanti hanno avuto il piacere di conoscerlo,lo salutano con affetto e raccomandano la sua anima a Dio. Grazie se pubblicherete questo necrologio,del resto trattasi di un blog eccezionalmente serio. non vi chiediamo di commentare la figura di don Leonardo. solo di lasciare questo necrologio in prima pagina,visibile per 2 soli giorni. pace e bene”.

IL PREOCCUPANTE FENOMENO NELLA CITTA DI MUMBAI (INDIA)



IL PREOCCUPANTE FENOMENO NELLA CITTA DI MUMBAI (INDIA) DI QUELLA CHE LE AUTORITA’ LOCALI STANNO TRISTEMENTE CONSIDERANDO COME UNA SORTA DI EPIDEMIA DI SUICIDI TRA GIOVANISSIMI.
Il caso più eclatante di questo fenomeno è quello descritto dal lettore che nei giorni scorsi ha mandato il messaggio che si riporta:
"chiederei un memento in favore della mia piccola compaesana di 11 anni,neha sawant,giovanissima e famosissima,oltrechè brava cantante indiana,di mumbai,suicidatasi,recentemente,tramite,impiccagione. se questo blog,cosi attento alle vicende umane,volesse,almeno,darle uno spazio con una sua foto,vi saremmo molto grati. a. kaur, commerciante,in Bologna. Grazie"
Ho in corso la preparazione del grafico con le statistiche aggiornate al 31.12.2008 dei suicidi che si sono verificati in Italia suddivisi per sesso, dal 1970 al 2008.

domenica 3 gennaio 2010

La disciplina dei saldi e delle vendite straordinarie

La disciplina dei saldi e delle vendite straordinarie

di Ilaria Ricciardi dal sito http://www3.lastampa.it/i-tuoi-diritti/sezioni/consumatore/approfondimenti/articolo/lstp/111172/

I saldi sono la croce e la delizia dei consumatori. Le “vendite di fine stagione” (o saldi), riguardano i prodotti di carattere stagionale o di moda, suscettibili di notevole deprezzamento se non sono venduti entro un certo periodo. Le modalità di svolgimento, la pubblicità, anche ai fini di una corretta informazione del consumatore, i periodi e la durata dei saldi sono disciplinati dalle leggi regionali d’attuazione, sancite dal D.Lgs. n.114/98 (legge di riforma del commercio).
Nonostante i larghi margini di discrezionalità lasciati agli enti locali dalla riforma, restano comunque molti punti “base” in comune a tutto il territorio nazionale. Vediamo quali sono.

Norme di legge statali disciplinanti le vendite di fine stagione o saldi, Art.15 D.Lgs. 31 marzo 1998, n.114/98.

Per vendite straordinarie s’intendono le vendite di liquidazione, le vendite di fine stagione e le vendite promozionali nelle quali l’esercente dettagliante offre condizioni favorevoli, reali ed effettive, di acquisto dei propri prodotti.
Le vendite di fine stagione riguardano i prodotti, di carattere stagionale o di moda, suscettibili di notevole deprezzamento se non sono venduti entro un certo periodo di tempo.
Nelle vendite disciplinate dalla normativa lo sconto o il ribasso effettuato deve essere espresso in percentuale sul prezzo normale di vendita che deve essere riportato, insieme al prezzo finale.
Le regioni, sentite i rappresentanti degli enti locali, le organizzazioni dei consumatori e delle imprese del commercio, disciplinano le modalità di svolgimento, la pubblicità anche ai fini di una corretta informazione del consumatore, i periodi e la durata delle vendite di liquidazione e delle vendite di fine stagione.

Principali regole sui saldi:
1. La vendita di fine stagione deve essere preceduta da comunicazione – da parte del negoziante - al Comune.
2. Le condizioni favorevoli di acquisto prospettate al consumatore attraverso il messaggio pubblicitario devono essere reali ed effettive.
3. I prodotti esposti per la vendita nelle vetrine esterne o all’ingresso del locale e nelle immediate adiacenze dell’esercizio o su aree pubbliche o sui banchi di vendita, ovunque collocati, devono indicare in modo chiaro e ben leggibile il prezzo di vendita al pubblico, mediante l’uso di un cartello o con altre idonee modalità; quando siano esposti insieme prodotti identici dello stesso valore è sufficiente l’uso di un unico cartello. Negli esercizi di vendita e nei reparti di tali esercizi organizzati con il sistema di vendita del libero servizio l’obbligo di indicazione del prezzo deve essere osservato per tutte le merci esposte al pubblico.
4. I dati da esporre nei cartellini sono:
a) Il prezzo normale (quello originario);
b) La percentuale (x %) di sconto sul prezzo normale di vendita;
c) Il prezzo finale di vendita (quello scontato).
5. Il prezzo va obbligatoriamente indicato in euro; l’indicazione in lire può essere usata in via di mera opportunità.
6. Alle vendite di fine stagione non si applicano le norme relative alle vendite sottocosto: l’esercente, dunque, è libero di vendere i prodotti anche a prezzo inferiore a quello di acquisto.
7. Il commerciante, pur non avendone l’obbligo legale, continuerà ad accettare i pagamenti con carta di credito e POS secondo i termini delle relative convenzioni.
8. In caso di mancanza di conformità del bene al contratto (difetti o mancata corrispondenza rispetto alle caratteristiche descritte prima della vendita) il cliente ha diritto, ai sensi del D.Lgs. n.24/2002:
a) al ripristino, senza spese, della conformità del bene mediante riparazione o sostituzione (a scelta, salvo che il rimedio richiesto sia oggettivamente impossibile o eccessivamente oneroso rispetto all’altro);
b) ad una riduzione adeguata del prezzo o alla risoluzione del contratto (se la riparazione e la sostituzione sono impossibili o eccessivamente onerose; se il venditore non ha provveduto alla riparazione o alla sostituzione entro un congruo termine; se la sostituzione o la riparazione precedentemente effettuata hanno arrecato notevoli inconvenienti al consumatore).
E' bene però precisare che la responsabilità del venditore al dettaglio sorge per il difetto di conformità del bene al contratto esistente al momento della consegna (ma si presume per legge che i difetti che si manifestano entro sei mesi dalla consegna esistessero già a tale data):
a) il venditore è responsabile quando il difetto si manifesta entro due anni dalla consegna del bene;
b) il consumatore decade dalla garanzia se non denuncia al venditore il difetto di conformità entro due mesi dalla scoperta (a meno che il venditore non abbia riconosciuto l’esistenza del difetto o non l’abbia occultato); detto termine è più ampio di quello di 8 giorni originariamente previsto dall'art.1490 del codice civile per la denuncia al venditore di eventuali vizi scoperti;
c) l’azione legale per far valere di difetti non dolosamente occultati dal venditore si prescrive in 26 mesi dalla consegna del bene.
9. Fatta eccezione per i casi di mancata conformità del prodotto, di cui al n.8), la merce acquistata - in qualsiasi periodo dell’anno e non solo durante le vendite di fine stagione o "saldi" - non è, da un punto di vista legale, "soggetta a cambio", nel senso che l’acquirente non ha alcun diritto, riconosciuto dalla legge, alla sostituzione della merce. Al di là dello "stretto diritto", si auspica, comunque, l’uso della massima disponibilità e cortesia nei confronti del cliente.
10. Il cosiddetto "diritto di recesso" o "di ripensamento", esercitabile normalmente entro sette giorni dall’acquisto, nulla a che vedere con gli acquisti conclusi all’interno di un esercizio commerciale, concernendo invece, ai sensi del D.Lgs. n.50/92, i contratti negoziati fuori dei locali commerciali, e cioè:
a) durante la visita di un operatore commerciale al domicilio del consumatore o di un altro consumatore ovvero sul posto di lavoro del consumatore o nei locali nei quali il consumatore si trovi, anche temporaneamente, per motivi di lavoro, di studio o di cura;
b) durante una escursione organizzata dall'operatore commerciale al di fuori dei propri locali commerciali;
c) in area pubblica o aperta al pubblico, mediante la sottoscrizione di una nota d'ordine, comunque denominata;
d) per corrispondenza o, comunque, in base ad un catalogo che il consumatore ha avuto modo di consultare senza la presenza dell’operatore commerciale.

Alcuni consigli dalle Associazioni dei consumatori

Sostituzione del capo acquistato.
Conservate sempre lo scontrino: se è vero che la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, è altrettanto vero che le cose cambiano se il prodotto è danneggiato o non conforme (art. 1519 ter cod. civile introdotto da D.L.vo n.24/2002). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Ma la grande novità è che non c’è più bisogno, come stabilito dall’art. 1495 del cod. civ., di denunziare “i vizi al venditore entro otto giorni dalla scoperta”. Il D.lgs n. 24/2002 ha stabilito, infatti, che il consumatore deve denunciare “al venditore il difetto di conformità entro il termine di due mesi dalla data in cui ha scoperto il difetto”.

Esposizione del prezzo.
Sulla merce è obbligatorio il cartellino che indica il vecchio prezzo, quello nuovo ed il valore percentuale dello sconto applicato; il prezzo deve essere inoltre esposto “in modo chiaro e ben leggibile” (Dlg n. 114/98). Inoltre i messaggi pubblicitari devono essere presentati in modo non ingannevole per il consumatore. Il consumatore deve quindi innanzitutto controllare, prima dell’inizio del periodo dei saldi, i prezzi dei prodotti e annotare eventuali aumenti. Ciò consentirà di riconoscere i falsi dai veri ribassi e scegliere di conseguenza. Meglio privilegiare i negozi conosciuti dove vi è maggiore certezza di acquistare articoli in saldo e non fondi di magazzino. Attenzione ai negozi che espongono articoli a prezzi scontati accanto ad altri articoli a prezzo normale. Non di rado, infatti, le vetrine sono allestite in maniera poco chiara e quindi ingannevole per il consumatore; è bene, inoltre, confrontate i prezzi di più negozi per decidere se si tratta veramente di un buon affare. Attenzione ai forti sconti: non si acquista il saldo, ma la qualità del prodotto.

La prova dei capi.
Non è obbligatoria, ma rimessa alla discrezionalità del negoziante. Il consiglio è di diffidare dei capi di abbigliamento che possono essere solo guardati e non provati. Controllare attentamente l’etichetta e la taglia.

Pagamento con carte di credito.
I prodotti acquistati in saldo possono essere pagati con carte di credito. Se il commerciante espone la vetrofania delle carte di credito (comunicando in tal modo al cliente che in quel negozio ne è consentito l’uso) è tenuto ad accettarle in ogni periodo dell’anno e quindi anche durante i saldi, in virtù della convenzione stipulata con la società emittente la carta. Se il negoziante non accetta il pagamento con carte di credito nonostante il suo negozio esponga una vetrofania delle carte stesse, il caso va segnalato alla società che ha emesso la carta.

Terrorismo: Frattni, Serve Una Strategia Europea

Terrorismo: Frattni, Serve Una Strategia Europea
http://it.notizie.yahoo.com/9/20100103/twl-terrorismo-frattni-serve-una-strateg-e497199_1.html
(AGI) - Roma, 3 gen. - L'Italia chiede una strategia europea nella lotta al terrorismo internazionale. "Per troppo tempo -ha detto al TG5 Franco Frattini- avevamo dimenticato il pericolo terrorismo che purtroppo si sta facendo sentire. L'Europa deve elaborare rapidamente, come fece nel 2005, una strategia forte di prevenzione e di collaborazione sul terrorismo". Se ne parlera' anche alla Conferenza sull'Afghanistan in programma il prossimo 28 gennaio a Londra.

sabato 2 gennaio 2010

Brunetta: «Cambiare l'art.1 della Carta» Insorgono Pd e Idv, frenano Pdl e Lega

Bonaiuti: «il confronto sulle riforme è possibile»
Brunetta: «Cambiare l'art.1 della Carta» Insorgono Pd e Idv, frenano Pdl e Lega
Di Pietro: «Dai un dito e ti fregano un braccio». No di Chiti. Calderoli: «A voler fare tutto si rischia il nulla>>
http://www.corriere.it/politica/10_gennaio_02/riforme_pdl_brunetta_pietro_costituzione_pd_idv_55317b80-f7b4-11de-8d00-00144f02aabe.shtml

De Magistris: «Il mio lodo per Berlusconi: vada via dall'Italia senza conseguenze»












De Magistris: «Il mio lodo per Berlusconi: vada via dall'Italia senza conseguenze»
L'esponente Idv: «Un volo con Apicella e una graziosa signorina». Bondi: «Frasi di una gravità inaudita»
dal sito web http://www.corriere.it/politica/10_gennaio_02/de_magistris_lodo_berlusconi_4b219fb8-f7b8-11de-8d00-00144f02aabe.shtml

E' possibile leggere il testo integrale dell'intervento di Luigi De Magistris sul suo blog http://www.luigidemagistris.it/

MILANO - L'eurodeputato dell'Idv Luigi De Magistris lancia il «Lodo de Magistris» per il presidente del Consiglio. «La proposta di fondo - scrive l'ex magistrato sul suo blog - è questa: garantiamo a Berlusconi la possibilità di lasciare l'Italia senza conseguenze. Non c'è trucco e non c'è inganno: solo il bisogno di ritornare a essere una nazione democratica e civile». Frasi che provocano la dura reazione di numerosi esponenti della maggioranza: il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, afferma che si tratta di parole di «gravità inaudita». «Mentre detto questo commento - afferma - avverto immediatamente che esso è insufficiente ad esprimere il necessario sdegno verso l'esponente del partito di Di Pietro e provo anche lo sconforto di prevedere che le parole pronunciate da questo ex magistrato (che disonora la funzione prima della giustizia e ora della politica) non susciteranno la riprovazione né del suo partito né della maggior parte degli esponenti della sinistra, che pure non possono non provare imbarazzo e vergogna per un tale compagno di viaggio». Anna Maria Bernini, del Pdl, dichiara che «la delirante intemerata dell'europarlamentare De Magistris non va sottovalutata né relegata nella categoria dell'umorismo becero in perfetto stile Idv. Si tratta di vilipendio di una fondamentale istituzione dello Stato, posto in essere da un rappresentante dell'Italia in Europa. E non certo per motivi ideali».

SUL BLOG - Il messaggio dell'ex magistrato appare sotto una foto di Silvio Berlusconi, pubblicata in Rete. De Magistris propone «un volo di Stato con annesso Apicella e magari una graziosa signorina. Destinazione? Consigliamo le isole Cayman. E se - domanda - si annoia? Qualche cavallo e stalliere di fiducia li potrebbe trovare anche lì. Carta e tv liberate potranno riprendere a fare il loro dovere: informare sui fatti. Il Parlamento tornerebbe al proprio compito perché svincolato dalla sua agenda giudiziaria che oggi detta i temi, anzi il tema alle istituzioni. La magistratura non più costretta agli assalti quotidiani potrebbe dedicarsi senza timore alla missione che le spetta e le mafie non si sentirebbero più di poter spadroneggiare indisturbate. Per le casse dello Stato il guadagno sarebbe altissimo, per non parlare di quello dell'etica pubblica. Ma soprattutto noi non sentiremo più quel mantra che riecheggia dai contesti internazionali alle riunioni riservate e che vuole comunisti, bandiere rosse, manette impazzite accanirsi contro un solo uomo».

PD E UDC - In serata arrivano le reazioni di Pd e Udc. «Francamente mi stupisco di chi si stupisce delle affermazioni dell'on. De Magistris - afferma il deputato del Pd Giorgio Merlo. - È da mesi che il partito dell'Italia dei valori ci abitua ad un linguaggio ispirato dall'estremismo verbale, dove l'avversario politico è un nemico da abbattere. Semmai, l'unica considerazione politica da fare è che le parole dell'on. De Magistris rappresentano la perfetta antitesi di ciò che ha detto solennemente il Presidente della Repubblica». Secondo il presidente dei senatori Udc Gianpiero D’Alia, «la provocazione di De Magistris sul Presidente del Consiglio è inaccettabile. Non si può ridurre la politica ad una caricatura grottesca che lede il prestigio delle istituzioni».

Iran: Moussavi, «Pronto anche a morire»










Il leader dell'opposizione
Iran: Moussavi, «Pronto anche a morire»
«Arrestare o uccidere me o Karroubi non calmerà la situazione»
http://www.corriere.it/esteri/10_gennaio_01/iran-moussavi-pronto_b4bc3b2e-f6b2-11de-8c4c-00144f02aabe.shtml

Apple censura il Dalai Lama sugli iPhone venduti in Cina


L'ira di reporter senza frontiere: «Una grande delusione»
Apple censura il Dalai Lama sugli iPhone venduti in Cina
Impossibile scaricare le applicazioni sul leader spirituale tibetano. «Ci atteniamo alle leggi locali»
http://www.corriere.it/esteri/10_gennaio_01/apple_dalai_lama_iphone_62eec502-f6f6-11de-8c4c-00144f02aabe.shtml

Pakistan: kamikaze si fa esplodere a una partita di pallavolo, è una strage

A Lakki Marwat, nelle zone tribali nord-occidentali
Pakistan: kamikaze si fa esplodere a una partita di pallavolo, è una strage
Quasi 90 i morti. Decine i feriti. Case distrutte: persone sepolta sotto le macerie dei tetti crollati
http://www.corriere.it/esteri/10_gennaio_01/pakistan-pallavolo-strage_ce6938a6-f6da-11de-8c4c-00144f02aabe.shtml

Nord Corea: «Basta relazioni ostili con gli Usa. La penisola va denuclearizzata»

La nota di capodanno della Repubblica popolare
Nord Corea: «Basta relazioni ostili con gli Usa. La penisola va denuclearizzata»
«Vogliamo creare un sistema di pace nella penisola coreana, denuclearizzata con il dialogo e i negoziati»
http://www.corriere.it/esteri/10_gennaio_01/nord-corea-relazioni_39babcae-f6b5-11de-8c4c-00144f02aabe.shtml

Afghanistan, truppe italiane sotto attacco per tre giorni


Afghanistan, truppe italiane sotto attacco per tre giorni
I nostri militari presi di mira a Bala Murgab insieme ai colleghi afgani e
a quelli Isaf. Non si registrano feriti
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/50887girata.asp


ROMA
Settandadue ore di scontri, per i militari italiani e di Isaf, in Afghanistan. È quanto si apprende dal comando di Herat, secondo cui «nei giorni scorsi», nel corso di un’operazione congiunta per il controllo di alcuni avamposti strategici nei pressi di Bala Morghab, nell’ovest del Paese, «militari delle forze di sicurezza afghane e di Isaf, tra i quali i soldati del contingente italiano, sono stati fatti oggetto di ripetuti attacchi con colpi d’arma da fuoco e di razzi controcarro da parte di oltre 60 insorti».

Dal comando di Herat, dove non si parla di feriti tra gli italiani, sottolineano che «l’efficacia della reazione, frutto del coordinamento tra le forze in campo, ha consentito di rispondere al fuoco degli insorti e, grazie a mirate incursioni aeree alleate ed al fuoco delle armi a tiro curvo, garantire in tempi successivi la totale libertà di movimento per le truppe ed il pieno controllo dell’area». Gli scontri, «protrattisi con brevi intervalli per pi— di 72 ore, si sono verificati a Bala Morghab», località in cui sorge la base operativa avanzata che ospita, insieme ad unità dell’esercito afghano e statunitense, i militari italiani della Task Force North su base 151/o reggimento della Brigata Sassari. La stessa base dove l’altro giorno un militare afgano ha sparato, uccidendo un soldato Usa e ferendo due italiani.

L’intervento delle forze Nato a Bala Morghab, secondo il comando del contingente italiano, si è concluso con «la neutralizzazione della minaccia ed il completo sostegno della popolazione civile»: gli stessi responsabili delle forze di sicurezza del distretto «hanno assistito dal posto comando ad ogni istante dell’operazione coadiuvandola molto attivamente». Nel corso delle ’shurè che si sono tenute nei giorni delle operazioni militari - cui hanno preso parte, come di consueto, anche i comandanti italiani e americani - gli anziani del villaggio hanno manifestato il loro «pieno appoggio all’intervento militare» ed hanno ringraziato i responsabili dei contingenti di Isaf impegnati nell’ovest dell’Afghanistan, «a portare - ha detto il mullah più anziano del villaggio - sviluppo, assistenza e speranza».

La situazione, dicono dal comando di Herat, «è tuttora in bilico per il perdurare di pur minime reazioni da parte degli insorti ancora presenti nell’area»: quando si sarà stabilizzata del tutto, i militari di Isaf «riprenderanno l’opera di ricostruzione e sviluppo garantendo, fra l’altro, la distribuzione di aiuti umanitari, l’assistenza medica alla popolazione e tutte quelle iniziative già intraprese, con successo, a novembre e dicembre». Bala Morghab, 170 chilometri a nordest di Herat, al confine con il Turkmenistan, all’interno della provincia di Badghis (una delle quattro che compongono l’area sotto responsabilità italiana) è una zona a lungo contesa da ’insortì e militari afghani che, con il supporto delle truppe della Nato, in questa valle hanno combattuto e subito diverse vittime. «Il fine - spiegano al comando italiano - resta quello di garantire il controllo della valle, punto strategico perchè di frontiera, ma soprattutto perchè da qui passa una tratto della Ring Road, l’anello stradale che attraversa tutto l’Afghanistan collegando tra loro le città principali».

Emergenza Yemen, Summit mondiale contro Al Qaeda

TERRORISMO - L'OCCIDENTE SI MOBILITA
Emergenza Yemen, Summit mondiale contro Al Qaeda
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/50871girata.asp

L’iniziativa di Brown. E Obama è furioso con la Cia
di MARCO BARDAZZI
L’emergenza-Yemen ha scalato rapidamente posizioni nell’agenda delle priorità della comunità internazionale e sembra ora destinata alla «top ten» dei guai planetari.

Il primo ministro britannico Gordon Brown ha annunciato la convocazione a Londra il 28 gennaio di una conferenza internazionale dedicata al paese della Penisola Arabica, che rischia di diventare una nuova roccaforte del terrorismo. L’iniziativa di Downing Street è la diretta conseguenza della preoccupazione dei servizi d’intelligence, che cresce con l’emergere di nuovi retroscena sul fallito attentato dell’aspirante kamikaze Umar Farouk Abdulmutallab, il nigeriano che il 25 dicembre ha cercato di far concludere in tragedia il volo Amsterdam-Detroit.

E gli stessi retroscena stanno facendo montare l’irritazione di Barack Obama per quelle che appaiono sempre più come clamorose falle nell’apparato di sicurezza americano: il presidente ha ricevuto un resoconto completo sulle indagini alle Hawaii, dove è in vacanza, e ha riconvocato i capi dell’antiterrorismo per martedì a Washington. Gli errori e le sottovalutazioni che emergono nel caso Abdulmutallab potrebbero costare il posto a qualcuno: in cima alla lista di chi viene indicato come a rischio, ci sono il ministro della Sicurezza interna Janet Napolitano e il Direttore nazionale dell’intelligence, Dennis Blair. A frenare Obama c’è però il lutto che ha appena colpito i servizi segreti: sette agenti della Cia, tra cui una donna che comandava l’unità, sono rimasti uccisi in un attacco kamikaze in Afghanistan, nella provincia di Khost.

«I vostri successi e perfino i vostri nomi resteranno ignoti ma il vostro sacrificio, grazie al quale sono stati sventati complotti e salvate molte vite, è profondamente apprezzato», ha scritto Obama, commentando le sette anonime stelle nere (una per ogni agente caduto) che si andranno ad aggiungere alle altre 90 incastonate all’ingresso del quartier generale di Langley, in Virginia. La vicenda del giovane nigeriano addestrato nello Yemen, è servita a rendere non più rinviabile una riflessione internazionale su cosa stia accadendo nel paese arabo. Brown ha scelto una data significativa per dar vita a un tavolo di lavoro in questo senso: il 28 gennaio a Londra era già in programma la conferenza sul futuro dell’Afghanistan, l’ex santuario di Al Qaeda dove i terroristi sono di nuovo all’offensiva.

Il primo ministro britannico approfitterà della presenza dei leader internazionali per mettere sotto i riflettori anche lo Yemen, in un momento in cui suscita timori analoghi a quelli afghani. «Il nuovo decennio - ha scritto Brown sul sito web di Downing Street - comincia come il precedente, con la creazione di un clima di paura da parte di Al Qaeda: c’è ora un nuovo quartier generale per il terrorismo, lo Yemen». Casa Bianca e Unione Europea hanno subito dato un forte appoggio all’iniziativa britannica, e Brown conta di coinvolgere anche l’Arabia Saudita e altri paesi del Golfo, per creare un gruppo battezzato «Amici dello Yemen» che aiuti il governo di Sana’a a reagire alla minaccia dell’integralismo islamico.

Obama nel frattempo potrebbe però decidere di accelerare e colpire i santuari del terrore yemeniti. Secondo il «Washington Post», ha ricevuto la conferma che Abdulmutallab ha incontrato il religioso Anwar al-Awlaki, che sta diventando agli occhi della Cia un mini Osama bin Laden. La casa nell’area montagnosa yemenita di Shabwa dove i due si sarebbero visti, è la stessa distrutta il 24 dicembre in un attacco aereo coordinato da Washington, che sembra aver mancato Awlaki. Il religioso yemenita-americano è lo stesso che avrebbe ispirato il maggiore dell’Esercito Nidal Hasan, autore il 5 novembre della sparatoria nella base di Fort Hood in Texas (13 morti). L’intelligence avrebbe inoltre detto a Obama che possono esserci fino a 300 seguaci di Al Qaeda attualmente in fase di addestramento nello Yemen.

Al presidente sono stati poi impietosamente dettagliati i passi falsi compiuti nel caso di Abdulmutallab. Secondo il «New York Times» era dall’estate scorsa che Cia e Nsa - l’agenzia per lo spionaggio elettronico - sapevano che in Yemen era in preparazione un attacco da far eseguire a un nigeriano. Un’informazione sottovalutata e non incrociata con l’allarme lanciato dallo padre del giovane terrorista, che aveva scongiurato gli Usa a intervenire per bloccarlo perché stava «preparando qualcosa di grosso».

Obama: "Renderò l'America sicura"


TERRORISMO
Obama: "Renderò l'America sicura"
Il presidente Usa sul fallito attentato:«La responsabilità è delle cellule di Al Qaeda nello Yemen». E ancora:«Tutte le persone coinvolte in questo attacco dovranno risponderne»
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HONOLULU
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha accusato esplicitamente, per la prima volta oggi, la cellula yemenita di Al Qaeda come principale responsabile dell’addestramento e del rifornimento di esplosivo al giovane nigeriano che nel giorno di Natale ha provato a farsi esplodere sul volo Delta in servizio da Amsterdam a Detroit.

Obama, nel suo discorso settimanale trasmesso per radio e televisione, ha detto di ritenere il gruppo di Al Qaeda come responsabile del tentativo di attentato sul volo tra Amsterdam e Detroit: il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che il suo paese è in guerra contro una «rete di odio e di violenza di grande vigore» ma ha sottolineato che il suo obiettivo è quello di «rendere sicura l'America». Parlando del nigeriano che ha provato a farsi saltare in aria all’interno dell’aereo Delta il giorno di Natale, Umar Faruk Abdulmutallab, Obama ha aggiunto: «Sappiamo che veniva dallo Yemen, un paese in preda ad una grande povertà e a un’insurrezione che causa morte».

«Sembra che si fosse unito a un ramo affiliato ad Al Qaeda e che questo gruppo della penisola araba lo abbia trascinato, rifornito di esplosivi ed abbia diretto l’attacco a questo aereo in volo verso l’America». Fino ad oggi le autorità americane non avevano mai accusato ufficialmente Al Qaeda di essere responsabile del fallito attentato, notando semplicemente un possibile «legame» con il gruppo terroristico. Tutte le persone coinvolte nel fallito attentato al volo Amsterdam-Detroit «saranno tenute a risponderne», ha concluso Obama.

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