DIECI ANNI DALLA MORTE - LE POLEMICHE
"Contro Craxi durezza senza eguali"
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201001articoli/51372girata.asp
Lettera di Napolitano alla famiglia:«Luci ed ombre ma la sua improntaè incacellabile. Ora giudizio sereno»
Si riportano di seguito alcuni stralci della lettera del Presidente della Repubblica, On. G. Napolitano, alla vedova Craxi.
«L’on. Craxi, dimessosi da segretario del PSI, fu investito da molteplici contestazioni di reato. Senza mettere in questione l’esito dei procedimenti che lo riguardarono, è un fatto che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona».
«attorno al sistema dei partiti, che aveva svolto un ruolo fondamentale nella costruzione di un nuovo tessuto democratico nell’Italia liberatasi dal fascismo, avevano finito per diffondersi degenerazioni, corruttele, abusi, illegalita».
«Quelle parole, senza infingimenti, trovarono la loro più esplicita descrizione - aggiunge infatti - nel discorso pronunciato il 3 luglio 1992 proprio dall’on. Craxi alla Camera, nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Amato».
«Ma era ormai in pieno sviluppo la vasta indagine già da mesi avviata dalla Procura di Milano e da altre. E dall’insieme dei partiti e dei loro leader non era venuto tempestivamente un comune pieno riconoscimento delle storture da correggere, nè una conseguente svolta rinnovatrice sul piano delle norme, delle regole e del costume. In quel vuoto politico trovò, sempre di più, spazio, sostegno mediatico e consenso l’azione giudiziaria, con un conseguente brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia».
«l’incriminazione e a la duplice condanna definitiva in sede penale dell’on. Bettino Craxi, già Presidente del Consiglio dal 1983 al 1987. Fino all’epilogo, il cui ricordo è ancora motivo di turbamento, della malattia e della morte in solitudine, lontano dall’Italia, dell’ex Presidente del Consiglio, dopo che egli decise - rileva - di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti». E se non si può «peraltro dimenticare che la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo - nell’esaminare il ricorso contro una delle sentenze definitive di condanna dell’on. Craxi - ritenne, con decisione del 2002, che, pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti, fosse stato violato il diritto ad un processo equo« per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea», il Capo dello Stato ricorda che «oggi, in un contesto politico-istituzionale caratterizzato dalla logica della democrazia dell’alternanza, si è ancora in attesa di riforme che soddisfino le esigenze a cui ci richiama la riflessione sulle vicende sfociate in un tragico esito per l’on. Bettino Craxi».
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