AFGHANISTAN E AL QUAEDA
Tornano le minacce. La risposta: droni e Cia
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/51387girata.asp
A CURA DI MAURIZIO MOLINARI INVIATO de LA STAMPA A NEW YORK
Obama ha sostituito l’espressione di Bush «guerra al terrorismo» con «lotta agli estremisti violenti» ma combatte ancor più del predecessore al fine strategico di «smantellare, sconfiggere e distruggere Al Qaeda», da lui stesso illustrato parlando ai cadetti di West Point. L’accordo con l’Iraq per il ritiro del grosso delle truppe entro agosto e degli ultimi soldati entro il dicembre 2011 mantiene la promessa fatta agli elettori ma i tempi sono simili a quelli che erano stati pianificati del predecessore mentre la base liberal premeva per accelerarli.
In Afghanistan la decisione di portare il contingente a 100 mila uomini nasce dalla convinzione che quella contro Al Qaeda sia una «guerra giusta» e preannuncia l’intensificazione dei combattimenti con i taleban - e il conseguente aumento delle vittime americane - dalla primavera mentre non pochi deputati e senatori democratici puntavano a procedere con chiarezza verso il disimpegno. Obama conquista favori fra i conservatori, e lascia perplessi molti liberal, anche per combatte anche sugli altri fronti: in Pakistan adopera i droni della Cia per bombardare i jihadisti, in Yemen sostiene le truppe governative nelle operazioni anti-Al Qaeda e in Somalia ricorre alle truppe speciali contro le milizie degli Shebaab.
A guidarlo sono i consigli del Segretario di Stato Hillary Clinton e del ministro della Difesa Robert Gates oltre ai memorandum della Cia di Leon Panetta che descrivono molteplici piani di Al Qaeda per colpire gli Usa con attacchi più devastanti dell’11 settembre 2001. Sul fronte interno il fallito attentato di Natale al volo 253 Amsterdam-Detroit e la strage di Fort Hood spingono a rivedere la sicurezza interna e aumentare la prevenzione, aumentando in particolare la sorveglianza sui gruppi islamici americani. Ed è questo che fa temere violazioni dei diritti umani ai gruppi per le libertà civili già contrariate per il ritardo nella chiusura del carcere di Guantanamo.
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