Mentre i fanatici della prima ora avanzano qualche dubbio sui social network, media e agenzie pubblicitarie scoprono la gallina dalle uova d'oro
Sarà pur vero che, come scrive Virginia Heffernan sul New York Times, è cominciata la grande fuga da Facebook. Tutti abbiamo certamente più d'un amico che dopo l'entusiasmo iniziale si è stancato di postare messaggi e taggare foto di famiglia (o di riceverne!). E tutti ci domandiamo quanto valga davvero l'amicizia che si consuma con un freddo post digitato tra un impegno e l'altro. Ma a giudicare dall'interesse crescente dei media tradizionali per i social network la moda è ben lontana dal tramonto. Secondo un'inchiesta del Financial Times anzichè attendere che i navigatori vadano a cercarsi le notizie sui siti web, i grandi giornali hanno cominciato a promuoverle su Facebook, Twitter, Myspace, Friends Reunited, Bebo, Digg. "Dobbiamo essere dove le persone consumano contenuti" spiega al bollettino della finanza Jennifer Preston, social media editor del New York Times. E, nonostante lo scetticismo di alcuni columnist, proprio il quotidiano della Grande Mela sta investendo parecchio sui social network: la sua pagina Facebook ha 460 mila fan mentre lo spazio Twitter viene seguito da 1,7 milioni di persone. La prova dell'interesse commerciale di queste piazze virtuali (che come tutte le piazze si riempono, si svuotano e si riempono di nuova gente) è la pubblicità, che negli ultimi due anni è passata da 2 a 2,5 miliardi di dollari. Le previsioni parlano d'investimenti in aumento fino a 3,5 miliardi di dollari nel 2013. Se la bussola del mercato punta su Facebook per capire i gusti dei consumatori è segno che ne sentiremo ancora parlare a lungo. Anche perchè ad avvantaggiarsene non è solo chi cerca di vendere qualcosa ma anche chi quel qualcosa vuol comprare: i consigli per gli acquisti scambiati tra amici di Facebook valgono più di qualsiasi reclame, pare. Argos, la rete dei commercianti britannici, calcola che i clienti ai quali amici di social network ed affini hanno suggerito un prodotto sono il 10% più propensi degli altri a mettere mano al portafogli.
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