"Hai osato votare alle elezioni? Ti tagliamo il naso e le orecchie"
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Lal Mohammed, 40 anni, padre di otto figli, è stato bestialmente seviziato con un coltello. Ha dovuto viaggiare a dorso di mulo per quasi un giorno e non ha trovato un ospedale disposto a curarlo: si è dovuto pagare le medicine.
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/09/01/225548-osato_votare_alle_elezioni.shtml
KABUL, 1 SETTEMBRE 2009 - Lal Mohammed, 40 ANNI, contadino afgano, era deciso ad esercitare il diritto di voto nonostante le minacce della guerriglia talebana: mentre si recava al seggio, è stato catturato da un gruppo di miliziani, picchiato selvaggiamente e mutilato di naso e orecchie.
Il quotidiano britannico The Independent racconta il lato più violento delle recenti elezioni presidenziali afgane, intervistando la prima vittima conosciuta delle minacce talebane, tenuto al sicuro in casa di amici dopo che un ospedale di Kabul ha rifiutato di ricoverarlo per mancanza di spazio. Mohammed, residente nella provincia di Uruzgan e padre di otto figli, doveva camminare un'ora e mezzo per raggiungere il seggio: aveva percorso appena un terzo della distanza quando è stato fermato da tre miliziani a volto scoperto, che si sono identificati come talebani.
Dopo averlo perquisito, gli hanno trovato indosso il certificato elettorale, e questo ha segnato il suo destino: "Hanno iniziato a gridare e a colpirmi con il calcio dei fucili, dicendo che mi avrebbero dato una lezione. Poi uno di loro si è seduto a cavalcioni su di me e ha tirato fuori un coltello", racconta Mohammed; svenuto, è stato soccorso da un altro contadino. Nessuna macchina era disponibile nella zona ed è stato trasportato a dorso di mulo per quasi una giornata intera fino a una strada provinciale, dove un tassista ha accettato di portarlo fino a Kabul: lì l'ospedale lo ha informato di non avere letti disponibili e lo ha invitato a tornare qualche giorno dopo.
Mohammed non ha ricevuto nessun sostegno da parte delle autorità, e ha pagato di tasca sua le spese per i farmaci necessari: "Sono i poveri a soffrire in questo Paese, non so se le elezioni riusciranno a cambiare questa situazione. Non credo che proverò a votare di nuovo, ora ho paura".
Il quotidiano britannico The Independent racconta il lato più violento delle recenti elezioni presidenziali afgane, intervistando la prima vittima conosciuta delle minacce talebane, tenuto al sicuro in casa di amici dopo che un ospedale di Kabul ha rifiutato di ricoverarlo per mancanza di spazio. Mohammed, residente nella provincia di Uruzgan e padre di otto figli, doveva camminare un'ora e mezzo per raggiungere il seggio: aveva percorso appena un terzo della distanza quando è stato fermato da tre miliziani a volto scoperto, che si sono identificati come talebani.
Dopo averlo perquisito, gli hanno trovato indosso il certificato elettorale, e questo ha segnato il suo destino: "Hanno iniziato a gridare e a colpirmi con il calcio dei fucili, dicendo che mi avrebbero dato una lezione. Poi uno di loro si è seduto a cavalcioni su di me e ha tirato fuori un coltello", racconta Mohammed; svenuto, è stato soccorso da un altro contadino. Nessuna macchina era disponibile nella zona ed è stato trasportato a dorso di mulo per quasi una giornata intera fino a una strada provinciale, dove un tassista ha accettato di portarlo fino a Kabul: lì l'ospedale lo ha informato di non avere letti disponibili e lo ha invitato a tornare qualche giorno dopo.
Mohammed non ha ricevuto nessun sostegno da parte delle autorità, e ha pagato di tasca sua le spese per i farmaci necessari: "Sono i poveri a soffrire in questo Paese, non so se le elezioni riusciranno a cambiare questa situazione. Non credo che proverò a votare di nuovo, ora ho paura".
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