TUVA
http://it.wikipedia.org/wiki/Tuva
Tuva è una delle 21 repubbliche federali della Federazione Russa, in Siberia centro meridionale lungo il confine con la Mongolia. Tuva è stata una repubblica indipendente dal 1921 fino all'annessione russa del 1944.
Ha circa 300.000 abitanti, dei quali circa due terzi appartengono all'etnia tuvana.
La capitale è la città di Kyzyl (ab. 100.000).
Vi si parla il tuvano, lingua di ceppo turco, il russo è usato correntemente.
Le religioni diffuse sono il Buddismo lamaista e lo sciamanesimo, in alcune zone impervie si trovano comunità di Vecchi Credenti, ortodossi scismatici.
L'80% della superficie è coperto da alte montagne che arrivano ai 4000 m. È attraversata da est a ovest dal fiume Enisej, che sfocia nell'oceano Artico dopo oltre 3.300 km; vi sono numerosi (circa 400) laghi. Il paesaggio è caratterizzato da vastissime foreste di conifere e betulle.
Tuva è famosa per il caratteristico canto gutturale xöömej (diffuso solo a Tuva, in Mongolia e in Tibet).
Repubblica popolare di Tuva Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
http://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_popolare_di_Tuva
Descrizione generale
Nome completo:
Repubblica Popolare di Tannu Tuva
Nome ufficiale:
Tьвa Arat Respuвlik
Lingua ufficiale: Tuvano
Lingue: Russo
Capitale: Kyzyl
Forma politica
Forma di stato: Repubblica Socialista
Forma di governo:
Presidente: Khertek Anchimaa-Toka
Primo ministro: Salchak Toka
Organi deliberativi: Kural
Nascita: 14 agosto 1921
Descrizione generale
Nome completo:
Repubblica Popolare di Tannu Tuva
Nome ufficiale:
Tьвa Arat Respuвlik
Lingua ufficiale: Tuvano
Lingue: Russo
Capitale: Kyzyl
Forma politica
Forma di stato: Repubblica Socialista
Forma di governo:
Presidente: Khertek Anchimaa-Toka
Primo ministro: Salchak Toka
Organi deliberativi: Kural
Nascita: 14 agosto 1921
confine: 1944
Territorio e popolazione
Bacino geografico: Asia
Territorio originale:
Province:
Massima estensione: 170.500 nel 1990
Popolazione: 366.000 nel 1990
Economia
Moneta: Akşa
Religione e Società
Religione di stato: Buddismo
Religioni minoritarie: Sciamanesimo
La Repubblica popolare di Tuva, o di Tannu Tuva (tuvano: Tьвa ARAT Respublika; cirillico Тыва Арат Республик; 1921-1944), fu uno stato formato sul territorio dell'ex-protettorato cinese di Tuva, noto anche come Uryankhaisky Krai (Урянхайский край). Il territorio della Repubblica popolare tuvana è ora formalmente conosciuto come Repubblica di Tuva all'interno della Federazione russa.
Storia
Appartenuta alla Cina fin dal 1757, la regione del Tannu entrò nelle mire espansionistiche zariste già dal 1858. In séguito alla caduta dell'impero in Cina 1911, ed all'instaurazione della repubblica con Sun Yat-sen, la Mongolia e Tuva si dichiararono indipendenti e si posero sotto la protezione zarista. Il modello adottato dai due stati era quella di repubblica teocratica lamaista, il medesimo adottato dal Tibet con cui condividevano religione e tradizioni. In seguito alla Rivoluzione russa del 1917, le truppe comuniste invasero Tuva nel gennaio 1920. Il caos conseguente consentì ai Tuvani di proclamare ancora una volta la loro indipendenza. Il 14 agosto 1921 una rivolta bolscevica sostenuta dalla Russia istituì la Repubblica popolare di Tuva, chiamata Tannu Tuva fino al 1926. Il nome della capitale, Belotsarsk (Белоцарск), venne cambiato in Kyzyl ('Rossa', in turco; russo: 'Кызыл'). Un trattato tra l'Unione Sovietica e la Repubblica Popolare Mongola nel 1926 affermò l'indipendenza del paese.
Il Primo Ministro di Tuva fu Donduk Kuular. Kuular favorì il buddismo come religione di stato, e cercò di limitare la propaganda proveniente dalla Russia. Egli cercò anche di stabilire legami con la Mongolia. L'Unione Sovietica divenne sempre più preoccupata di queste iniziative, durate fino al 1929, quando il Primo Ministro Kuular venne arrestato e poi giustiziato.
In URSS, nel frattempo (1930), cinque membri del KUTV (Università degli Studi sull'Oriente comunista), lo stesso gruppo che Kuular seguiva, furono designati Commissari straordinari di Tuva. Il dominio incondizionato del governo di Stalin purgò circa un terzo dei membri del Partito comunista di Tuva, e portò alla collettivizzazione delle colture all'interno del paese, tradizionalmente nomade. Il nuovo governo cercò di distruggere il buddismo e lo sciamanesimo in Tuva, una politica voluta da Stalin. Elemento di prova di queste azioni può essere visto nella diminuzione del numero dei lama nel paese: nel 1929 vi furono 25 lamazioni e quasi 4.000 lama e sciamani presenti; nel 1931 vi fu una sola lamazione, ed erano presenti 15 lama e circa 725 sciamani. Il tentativo di repressione del nomadismo risultò più difficile: un censimento nel 1931 dimostrò che l'82,2% dei tuvani erano rimasti nomadi.
Salchak Toka, uno dei commissari speciali, venne nominato Segretario Generale del Partito rivoluzionario popolare di Tuva nel 1932, e restò al potere fino alla sua morte, avvenuta nel 1973.
Tuva entrò nella seconda guerra mondiale con gli alleati il 25 giugno 1941, tre giorni dopo l'Unione Sovietica. L' 11 ottobre 1944, con l'approvazione del Khural (parlamento) di Tuva, Tuva venne incluso nel Unione Sovietica come Oblast autonomo. A Toka venne consegnato il titolo di segretario del Partito comunista di Tuva. Tuva è stato una repubblica autonoma (Repubblica socialista sovietica autonoma di Tuva dal 10 ottobre 1961 fino al 1992.
Sebbene ci siano stati negoziati per il ripristino della sovranità di Tuva (che è formalmente possibile), essi finora non hanno avuto alcun impatto per diversi motivi, tra i quali la dipendenza dall'economia russa e la "russificazione" della popolazione (anche se il 75% circa appartiene al gruppo etnico tuvano).
Territorio e popolazione
Bacino geografico: Asia
Territorio originale:
Province:
Massima estensione: 170.500 nel 1990
Popolazione: 366.000 nel 1990
Economia
Moneta: Akşa
Religione e Società
Religione di stato: Buddismo
Religioni minoritarie: Sciamanesimo
La Repubblica popolare di Tuva, o di Tannu Tuva (tuvano: Tьвa ARAT Respublika; cirillico Тыва Арат Республик; 1921-1944), fu uno stato formato sul territorio dell'ex-protettorato cinese di Tuva, noto anche come Uryankhaisky Krai (Урянхайский край). Il territorio della Repubblica popolare tuvana è ora formalmente conosciuto come Repubblica di Tuva all'interno della Federazione russa.
Storia
Appartenuta alla Cina fin dal 1757, la regione del Tannu entrò nelle mire espansionistiche zariste già dal 1858. In séguito alla caduta dell'impero in Cina 1911, ed all'instaurazione della repubblica con Sun Yat-sen, la Mongolia e Tuva si dichiararono indipendenti e si posero sotto la protezione zarista. Il modello adottato dai due stati era quella di repubblica teocratica lamaista, il medesimo adottato dal Tibet con cui condividevano religione e tradizioni. In seguito alla Rivoluzione russa del 1917, le truppe comuniste invasero Tuva nel gennaio 1920. Il caos conseguente consentì ai Tuvani di proclamare ancora una volta la loro indipendenza. Il 14 agosto 1921 una rivolta bolscevica sostenuta dalla Russia istituì la Repubblica popolare di Tuva, chiamata Tannu Tuva fino al 1926. Il nome della capitale, Belotsarsk (Белоцарск), venne cambiato in Kyzyl ('Rossa', in turco; russo: 'Кызыл'). Un trattato tra l'Unione Sovietica e la Repubblica Popolare Mongola nel 1926 affermò l'indipendenza del paese.
Il Primo Ministro di Tuva fu Donduk Kuular. Kuular favorì il buddismo come religione di stato, e cercò di limitare la propaganda proveniente dalla Russia. Egli cercò anche di stabilire legami con la Mongolia. L'Unione Sovietica divenne sempre più preoccupata di queste iniziative, durate fino al 1929, quando il Primo Ministro Kuular venne arrestato e poi giustiziato.
In URSS, nel frattempo (1930), cinque membri del KUTV (Università degli Studi sull'Oriente comunista), lo stesso gruppo che Kuular seguiva, furono designati Commissari straordinari di Tuva. Il dominio incondizionato del governo di Stalin purgò circa un terzo dei membri del Partito comunista di Tuva, e portò alla collettivizzazione delle colture all'interno del paese, tradizionalmente nomade. Il nuovo governo cercò di distruggere il buddismo e lo sciamanesimo in Tuva, una politica voluta da Stalin. Elemento di prova di queste azioni può essere visto nella diminuzione del numero dei lama nel paese: nel 1929 vi furono 25 lamazioni e quasi 4.000 lama e sciamani presenti; nel 1931 vi fu una sola lamazione, ed erano presenti 15 lama e circa 725 sciamani. Il tentativo di repressione del nomadismo risultò più difficile: un censimento nel 1931 dimostrò che l'82,2% dei tuvani erano rimasti nomadi.
Salchak Toka, uno dei commissari speciali, venne nominato Segretario Generale del Partito rivoluzionario popolare di Tuva nel 1932, e restò al potere fino alla sua morte, avvenuta nel 1973.
Tuva entrò nella seconda guerra mondiale con gli alleati il 25 giugno 1941, tre giorni dopo l'Unione Sovietica. L' 11 ottobre 1944, con l'approvazione del Khural (parlamento) di Tuva, Tuva venne incluso nel Unione Sovietica come Oblast autonomo. A Toka venne consegnato il titolo di segretario del Partito comunista di Tuva. Tuva è stato una repubblica autonoma (Repubblica socialista sovietica autonoma di Tuva dal 10 ottobre 1961 fino al 1992.
Sebbene ci siano stati negoziati per il ripristino della sovranità di Tuva (che è formalmente possibile), essi finora non hanno avuto alcun impatto per diversi motivi, tra i quali la dipendenza dall'economia russa e la "russificazione" della popolazione (anche se il 75% circa appartiene al gruppo etnico tuvano).
Pastori-sciamani di Tuva, i No-Tav della Siberia
Scritto il 23/9/09 su http://www.libreidee.org/2009/09/pastori-sciamani-di-tuva-i-no-tav-della-siberia/
Il nome Tuva, in occidente, non dice più di tanto: è il paradiso naturale della Siberia meridionale dove Vladimir Putin si fa fotografare d’estate durante partite di pesca sulle rive di torrenti di primordiale bellezza. Patria di nomadi sciamani e cantanti-pastori, che conducono al pascolo le mandrie con la forza del canto diplofonico (due voci, una alta e l’altra bassa, emesse contemporaneamente) ora Tuva è la regione che ha detto no al treno che la collegherebbe al resto della Russia: vantaggi economici garantiti, che metterebbero però a rischio l’integrità di una delle terre più incontaminate del mondo e il suo straordinario patrimonio culturale.
«All’inizio ci sarà sicuramente un beneficio economico dato dall’apertura di un nuovo mercato», ha dichiarato alla Bbc il ministro del lavoro tuvano, Cash-ool Sergheevic. «Ma per quanto riguarda l’aspetto sociale e culturale, questa ferrovia potrebbe colpirci negativamente». Mentre nel resto del mondo si discute su come saranno i prossimi modelli di computer e telefonia mobile, scrive Pablo Trincia su “La Stampa”, a Tuva ci si chiede se sia davvero il caso di costruire i 415 chilometri della ferrovia Kuragino-Kyzyl, progettata da alcuni anni per collegare la capitale (Kyzyl) con la vicina regione di Krasnoyarsk.
«Chiedete a un tuvano di evocare uno spirito, di cantare emettendo impossibili suoni gutturali con la laringe o di piantare una tenda addobbata in una pianura spoglia e spazzata da venti gelidi, e molto probabilmente vi risponderà che non c’è problema», osserva il giornalista del quotidiano torinese. «Ma proponetegli di far passare un binario e un treno nella terra dove dalla notte dei tempi vengono seppelliti i suoi antenati, e potrebbe storcere il naso».
Quasi tre millenni di isolamento non si rompono così facilmente, spiega Trincia, specie quando gli isolati sono una sparuta popolazione della Siberia meridionale appena a nord della Mongolia, in quella che oggi è la repubblica di Tuva: «Uno dei luoghi più remoti e sconosciuti del pianeta, circondato da montagne, laghi e steppe che l’hanno reso virtualmente immune alla globalizzazione».
I suoi trecentomila abitanti, continua Trincia, sono figli di una cultura nomadica millenaria, che ha trovato la propria ragion d’essere nello sciamanesimo e nel buddismo tibetano, sopravvissuti a un ‘900 segnato dal forte impatto della presenza del regime sovietico. «Pur avendo chiesto l’indipendenza all’inizio degli anni ‘90 dopo il crollo dell’Urss», ricorda il giornale, Tuva è rimasta una delle 21 repubbliche della Federazione Russa. «Ma a differenza di molte altre zone dell’ex impero, che oggi hanno intrapreso - seppur a fatica - la strada dello sviluppo, i tuvani sono sempre stati gelosi della propria storia e cultura, tenendole al riparo dalle influenze esterne».
Niente aeroporti e niente ferrovie (l’unico treno che finora si è visto a Tuva è quello che i sovietici fecero stranamente stampare sui suoi francobolli), nonostante le ricchezze del sottosuolo: oro, cobalto e carbone «che potrebbero portare più benessere e sviluppo a questa terra», ma anche «trasformarla in maniera irreversibile». Il problema, infatti, è che la strada ferrata passerebbe dalle parti di Arzhaan, un’antica necropoli di inestimabile valore archeologico, dove dal VII secolo avanti Cristo sono seppellite generazioni di Sciti, gli antenati dei tuvani, una delle prime popolazioni nomadiche dell’Eurasia. «Il luogo – precisa “La Stampa” – è anche conosciuto con il soprannome di “Valle dei Re”, e ha attratto l’attenzione degli archeologi dal 1916», quando il ricercatore siberiano Adrianov cominciò gli scavi.
Le ricerche, racconta sempre Trincia, portarono alla luce una colossale struttura sotterranea lunga circa 120 metri e profonda quattro, e nelle camere mortuarie furono scoperti gioielli e ornamenti di rara bellezza. Negli anni ‘70, i lavori di costruzione di una strada danneggiarono alcune tombe. Ma nel 2001 un’altra necropoli simile venne scoperta da una spedizione inviata dall’Ermitage, e ribattezzata con il nome di Arzhaan 2. «Oggi – segnala il giornalista – non pochi tuvani temono che il passaggio di un treno possa rompere l’armonia tra natura e storia di cui la popolazione si sente custode», anche se si tratta di una società isolata e povera, senza turismo e con alti tassi di disoccupazione e alcolismo.
«Il progetto di costruzione della ferrovia ha un’importanza vitale per lo sviluppo socio-economico di Tuva», dichiara a “La Stampa” l’archeologo Konstantin Chugunov, che con i suoi scavi ha fatto venire alla luce Azhaan 2 otto anni or sono. «Resta necessario che la stazione ferroviaria sia in armonia con il paesaggio circostante». L’importante è che non si sacrifichi l’eredità storica di questa nazione», dice un funzionario. «Questo luogo testimonia una delle più antiche civiltà e dobbiamo preservarlo per le future generazioni di tuvani».
La penserà sicuramente allo stesso modo Sainkho Namtchylak, artista di rango mondiale, originaria proprio delle steppe di Tuva, dai cui pastori-sciamani ha appreso l’arte del canto diplofonico, specialità nella quale eccelleva anche Demetrio Stratos, il bassista degli Area, e che Sainkho ha sviluppato, evolvendone l’applicazione nel campo della musica contemporanea sperimentale. Più volte esibitasi in Italia, dove ha studiato a fondo il canto gregoriano, la Namtchylak nei suoi concerti si fa ambasciatrice culturale della sua terra: basta ascoltarla una volta, per intuire l’intensa profondità delle ragioni dei suoi connazionali, i “No-Tav” della Siberia meridionale.
STOP THE TRAIN IN TUVA - People from Tuva (Southern Siberia, Russia) don’t want the new railway line, thought to connect their region with Krasnoyarsk. They think that the train could waste their ancient culture and damage the archeological site of Arzhaan (VII b.C.), discovered by Adrianov in 1916. Tuva is a land of nomads, sheperds and singing shamans, master in diplophonic chant like the famous artist Sainkho Namtchylak, coming from that wild country.
21/9/2009 (7:47) - LA STORIA
Gli sciamani siberiani contro la ferrovia
Gli sciamani siberiani contro la ferrovia
La regione di Tuva blocca il progetto che la aprirebbe alla «civiltà»
PABLO TRINCIA
Chiedete a un tuvano di evocare uno spirito, di cantare emettendo impossibili suoni gutturali con la laringe o di piantare una tenda addobbata in una pianura spoglia e spazzata da venti gelidi, e molto probabilmente vi risponderà che non c’è problema. Ma proponetegli di far passare un binario e un treno nella terra dove dalla notte dei tempi vengono seppelliti i suoi antenati, e potrebbe storcere il naso. Quasi tre millenni di isolamento non si rompono così facilmente. Specie quando gli isolati sono una sparuta popolazione della Siberia meridionale appena a nord della Mongolia, in quella che oggi è la repubblica di Tuva: uno dei luoghi più remoti e sconosciuti del pianeta, circondato da montagne, laghi e steppe che l’hanno reso virtualmente immune alla globalizzazione. I suoi 300mila abitanti sono figli di una cultura nomadica millenaria, che ha trovato la propria ragion d’essere nello sciamanesimo e nel buddismo tibetano, sopravvissuti a un ‘900 segnato dal forte impatto della presenza del regime sovietico. Pur avendo chiesto l’indipendenza all’inizio degli anni ‘90 dopo il crollo dell’URSS, resta una delle 21 repubbliche della Federazione Russa. Ma a differenza di molte altre zone dell’ex impero, che oggi hanno intrapreso - seppur a fatica - la strada dello sviluppo, i tuvani sono sempre stati gelosi della propria storia e cultura, tenendole al riparo dalle influenze esterne. Niente aeroporti e niente ferrovie (l’unico treno che finora si è visto a Tuva è quello che i sovietici fecero stranamente stampare sui suoi francobolli), nonostante le ricchezze del sottosuolo - come oro, cobalto e carbone - che potrebbero portare più benessere e sviluppo a questa terra. Ma anche trasformarla in maniera irreversibile.Così, mentre nel resto del mondo si discute su come saranno i prossimi modelli di computer e telefonia mobile, a Tuva ci si chiede se sia davvero il caso di costruire i 415 chilometri della ferrovia Kuragino-Kyzyl, progettata da alcuni anni per collegare la capitale (Kyzyl) con la vicina regione di Krasnoyarsk. E non solo per una questione paesaggistica. Il problema è che il cammino di ferro passerebbe proprio dalle parti di Arzhaan, un’antica necropoli di inestimabile valore archeologico. E’ qui infatti che dal VII secolo avanti Cristo sono seppellite generazioni di Sciti, gli antenati dei tuvani, una delle prime popolazioni nomadiche dell’Eurasia. Il luogo è anche conosciuto con il soprannome di «Valle dei Re», e ha attratto l’attenzione degli archeologi dal 1916, anno in cui un ricercatore siberiano, A.V. Adrianov, cominciò gli scavi.Le ricerche portarono alla luce una colossale struttura sotterranea lunga circa 120 metri e profonda quattro, e nelle camere mortuarie furono scoperti gioielli e ornamenti di rara bellezza. Negli anni ‘70, i lavori di costruzione di una strada danneggiarono alcune tombe. Ma nel 2001 un’altra necropoli simile venne scoperta da una spedizione inviata dall’Ermitage, e ribattezzata con il nome di Arzhaan 2. Oggi non pochi tuvani temono che il passaggio di un treno possa rompere l’armonia tra natura e storia di cui la popolazione si sente custode.«All’inizio ci sarà sicuramente un beneficio economico dato dall’apertura di un nuovo mercato», ha dichiarato alla BBC Cash-ool Sergheevic, il ministro del lavoro di Tuva. «Ma per quanto riguarda l’aspetto sociale e culturale, questa ferrovia potrebbe colpirci negativamente». Se lo dice il ministro, figurarsi cosa ne pensano gli abitanti. E’ pur vero che un treno non porta solo problemi, ma anche lavoro, e forse qualche visitatore, in una regione segnata dall’alto tasso di disoccupazione e di alcolismo. «Il progetto di costruzione della ferrovia ha un’importanza vitale per lo sviluppo socio-economico di Tuva», sostiene l’archeologo Konstantin Chugunov, che con i suoi scavi ha fatto venire alla luce Azhaan 2 otto anni or sono. «Anche se resta necessario che la stazione ferroviaria sia in armonia con il paesaggio circostante». «L’importante è che non si sacrifichi l’eredità storica di questa nazione», dice un funzionario. «Questo luogo testimonia una delle più antiche civiltà e dobbiamo preservarlo per le future generazioni di tuvani».
PABLO TRINCIA
Chiedete a un tuvano di evocare uno spirito, di cantare emettendo impossibili suoni gutturali con la laringe o di piantare una tenda addobbata in una pianura spoglia e spazzata da venti gelidi, e molto probabilmente vi risponderà che non c’è problema. Ma proponetegli di far passare un binario e un treno nella terra dove dalla notte dei tempi vengono seppelliti i suoi antenati, e potrebbe storcere il naso. Quasi tre millenni di isolamento non si rompono così facilmente. Specie quando gli isolati sono una sparuta popolazione della Siberia meridionale appena a nord della Mongolia, in quella che oggi è la repubblica di Tuva: uno dei luoghi più remoti e sconosciuti del pianeta, circondato da montagne, laghi e steppe che l’hanno reso virtualmente immune alla globalizzazione. I suoi 300mila abitanti sono figli di una cultura nomadica millenaria, che ha trovato la propria ragion d’essere nello sciamanesimo e nel buddismo tibetano, sopravvissuti a un ‘900 segnato dal forte impatto della presenza del regime sovietico. Pur avendo chiesto l’indipendenza all’inizio degli anni ‘90 dopo il crollo dell’URSS, resta una delle 21 repubbliche della Federazione Russa. Ma a differenza di molte altre zone dell’ex impero, che oggi hanno intrapreso - seppur a fatica - la strada dello sviluppo, i tuvani sono sempre stati gelosi della propria storia e cultura, tenendole al riparo dalle influenze esterne. Niente aeroporti e niente ferrovie (l’unico treno che finora si è visto a Tuva è quello che i sovietici fecero stranamente stampare sui suoi francobolli), nonostante le ricchezze del sottosuolo - come oro, cobalto e carbone - che potrebbero portare più benessere e sviluppo a questa terra. Ma anche trasformarla in maniera irreversibile.Così, mentre nel resto del mondo si discute su come saranno i prossimi modelli di computer e telefonia mobile, a Tuva ci si chiede se sia davvero il caso di costruire i 415 chilometri della ferrovia Kuragino-Kyzyl, progettata da alcuni anni per collegare la capitale (Kyzyl) con la vicina regione di Krasnoyarsk. E non solo per una questione paesaggistica. Il problema è che il cammino di ferro passerebbe proprio dalle parti di Arzhaan, un’antica necropoli di inestimabile valore archeologico. E’ qui infatti che dal VII secolo avanti Cristo sono seppellite generazioni di Sciti, gli antenati dei tuvani, una delle prime popolazioni nomadiche dell’Eurasia. Il luogo è anche conosciuto con il soprannome di «Valle dei Re», e ha attratto l’attenzione degli archeologi dal 1916, anno in cui un ricercatore siberiano, A.V. Adrianov, cominciò gli scavi.Le ricerche portarono alla luce una colossale struttura sotterranea lunga circa 120 metri e profonda quattro, e nelle camere mortuarie furono scoperti gioielli e ornamenti di rara bellezza. Negli anni ‘70, i lavori di costruzione di una strada danneggiarono alcune tombe. Ma nel 2001 un’altra necropoli simile venne scoperta da una spedizione inviata dall’Ermitage, e ribattezzata con il nome di Arzhaan 2. Oggi non pochi tuvani temono che il passaggio di un treno possa rompere l’armonia tra natura e storia di cui la popolazione si sente custode.«All’inizio ci sarà sicuramente un beneficio economico dato dall’apertura di un nuovo mercato», ha dichiarato alla BBC Cash-ool Sergheevic, il ministro del lavoro di Tuva. «Ma per quanto riguarda l’aspetto sociale e culturale, questa ferrovia potrebbe colpirci negativamente». Se lo dice il ministro, figurarsi cosa ne pensano gli abitanti. E’ pur vero che un treno non porta solo problemi, ma anche lavoro, e forse qualche visitatore, in una regione segnata dall’alto tasso di disoccupazione e di alcolismo. «Il progetto di costruzione della ferrovia ha un’importanza vitale per lo sviluppo socio-economico di Tuva», sostiene l’archeologo Konstantin Chugunov, che con i suoi scavi ha fatto venire alla luce Azhaan 2 otto anni or sono. «Anche se resta necessario che la stazione ferroviaria sia in armonia con il paesaggio circostante». «L’importante è che non si sacrifichi l’eredità storica di questa nazione», dice un funzionario. «Questo luogo testimonia una delle più antiche civiltà e dobbiamo preservarlo per le future generazioni di tuvani».
Gli Ultimi Sciamani Siberiani
La Siberia è un’immensa regione che si estende per quasi 12.000.000 di Kmq coincidendo, in larga parte con l'area asiatica della Federazione Russa. La popolazione totale si aggira attorno ai 25.000.000 milioni di persone e, tra questi, circa un milione e mezzo è costituito da una trentina di popoli indigeni molto differenti tra loro per lingua, cultura ed economia. Alcuni di questi popoli, come ad esempio gli Jacuti ed i Komi che sono anche i più numerosi, vivono in una propria repubblica autonoma mentre altri sono ridotti ad una consistenza numerica molto esigua.Queste popolazioni abitano le distese siberiane da migliaia di anni e, da qui, sono partite le migrazioni che permisero il popolamento delle Americhe. La base fondamentale per l'economia tradizionale indigena era costituita dallo sfruttamento delle risorse ittiche e dall'allevamento della renna praticato nella tundra da pastori nomadi. Il contatto con le popolazioni europee, iniziati attorno alla metà del sedicesimo secolo, avvenne dapprima con i commercianti di pelle ma, nel secolo successivo, cominciò l'afflusso di immigrati russi che provocò la migrazione forzata di molti popli in altre regioni della Siberia e permise l'annessione di tutta la regione da parte dell'Impero Zarista.
Nel 1822 viene redatto il Codice di Amministrazione Indigena, studiato da Mikhail Speraski con il quale si cerca di proteggere i diritti territoriali delle popolazioni indigene; in seguito, però, la legge verrà modificata e non sarà più in grado di fermare il l'attività dei mercanti di pellicce. Anche la costruzione della linea transiberiana, favorendo l'arrivo dei coloni, contribuisce a sconvolgere gli equilibri della regione. Come successo in molte altre situazioni, anche presso i popoli indigeni siberiani si diffonde presto la piaga dell'alcoolismo che provoca effetti deleteri presso le tribù locali.
All'inizio del '900, prende vita un movimento regionalistico, composto in prevalenza da immigrati che promuove anche la creazione di riserve sul modello americano: il progetto però non arriverà a buon fine. La Rivoluzione d'Ottobre e lo sviluppo della successiva politica sovietica, se ufficialmente tutelano le popolazioni indigene siberiane, in realtà peggiorano ulteriormente la vita degli indigeni, sopratutto dopo l'avvio, negli anni trenta, dello sfruttamento intensivo delle risorse naturali siberiane. Durante la Seconda Guerra Mondiale tutti gli indigeni vennero esentati dal servizio militare ma successivamente, prese il via una dura campagna di russificazione che ridusse l'insegnamento scolastico delle lingue autoctone ed addirittura, nelle zone abitate da popolazioni prive di un alfabeto, l'insegnamento venne totalmente soppresso.Nei decenni successivi il continuo sfruttamento delle risorse naturali, l'aumento significativo della popolazione e la militarizzazione della regione mutano definitivamente l'aspetto della regione a tutto discapito delle popolazioni indigene. Gli anni della Perestrojka portano un cambiamento politico anche per i popoli indigeni, i quali decidono di unire i propri sforzi: nel 1990 si incontrano a Mosca per gettare le basi di una strategia comune costituendo un'associazione dei piccoli popoli del nord: presidente di quest'associazione viene eletto Vladimir Sangi lo scrittore promotore dell'iniziativa. In seguito verranno stretti rapporti internazionali con organismi attivi per la difesa dei popoli indigeni. Purtroppo, i rapporti con l'amministrazione Eltsin non hanno dato risultati positivi e non sono stati fatti passi avanti verso una politica più attenta alle esigenze delle popolazioni indigene.
TUVA IL TERRITORIO E LA SUA STORIA
La repubblica di Tuva con una superficie di 170 mila kmq conta 308 mila abitanti, che appartengono a 73 diverse nazionalità, di cui 99 mila sono tuvini.Kyzyl, la capitale della repubblica tuvina, si trova al centro geografico dell’Asia; è stata fondata nel 1914 alla confluenza di due affluenti del fiume Jenisej: lo Kaa-chema e il Bij-chema.Tuva confina a nord e nord-ovest con la provincia di Krasnojarsk e con la repubblica di Chakassija, a nord-est con la repubblica Buriata e con la regione di Irkutsk, a est e a sud con la Mongolia e a ovest con la regione dell’Altaj.Il clima è di tipo continentale e la regione è considerata montuosa per la presenza sull’80% del territorio di montagne che toccano frequentemente i 3000-3500 metri. La punta più alta si trova all’interno del massiccio del Mongun-Tajga (montagna argentata) e raggiunge i 3976 m.
Nel territorio della Repubblica tuvina nasce il fiume Jenisej, uno dei più grandi del nostro pianeta e vi sono all’incirca 400 laghi, molti dei quali sono di origine glaciale.Tuva si può considerare come una grande riserva naturale: vi sono più di 1500 specie di piante, 240 tipi di uccelli, inoltre vi si trova una grande varietà di specie animali: lo scoiattolo dei Sajani, la lince, il ghiottone, lo zibellino, il castoro, lo yak e il cammello.Tuva è famosa anche per le acque curative che sgorgano calde dalle sue sorgenti e per i suoi fanghi, sono famose località termali Ceder e Usc-beldir e le rive del lago Dus-chol. Un luogo unico al mondo, per la sua natura intatta, è la depressione di Ubsu-Nurskaja, è diventata, infatti, da diversi anni, oggetto di studi e di ricerche da parti di studiosi che giugono da tutto il mondo. Il suo territorio è abitato sin dal neolitico, dell’epoca del ferro è stato fatto un ritrovamento eccezionale: la famosissima pantera d’oro, che si trova nella collezione dell’Ermitage a Sanpietroburgo.E’ intorno al VII secolo, nel momento in cui questa regione rientra nell’orbita del kaganat turco, che inizia una prima trasformazione nelle popolazioni nomadi che diventano agricoltori stanziali, dedicandosi all’arte della metallurgia. Di questo periodo sono i ritrovamenti di libri incisi nella pietra e di ben 84 stele.E’ questo anche il momento in cui Tuva passerà sotto il dominio della tribù degli Ujguri che erigeranno un sistema di difesa costituito da mura e valli. Uno di questi ancora esistente e famoso, benchè oggigiorno sia nascosto dalle acque della diga di Sajan-Susceskij, è conosciuto come "la strada di Gengis Khan" e si trova a nord-ovest del paese. All’inizio del IX secolo con l’aiuto dei Kirghisi Tuva riuscirà a liberarsi degli Uiguri per entrare nella sfera d’influenza altajka e kirghisa. Nel XIII secolo dovrà arrendersi all’Orda di Gengis khan e nel 1700 alla dinastia Manciù, dalla quale si affrancherà solo nel 1912 grazie all’azione di rivolta, a fine ‘800, di 60 bogatir (così sono chiamati i cavalieri nella tradizione russa), conosciuta storicamente come "Aldan Maadyr", che sarà determinante per far nascere una coscienza etnica all’interno del popolo tuvino.Il resto è storia recente, nel 1914 Tuva diventa un protettorato russo, vive il travaglio della rivoluzione sovietica, fino a quando nel 1921 viene riconosciuta, per la prima volta nella storia di questo popolo, la Repubblica popolare di Tuva. Questo significò per Tuva, da un lato l’allontanamento dei cinesi, la repressione del lamaismo, la distruzione dei templi buddisti e dall’altro aiuti economici e progresso in campo culturale sopratutto per la massiccia alfabetizzazione, non ultima la creazione di una lingua scritta tuvina.
TRADIZIONE E RELIGIOSITA’ Tuva, grazie alla sua conformazione geografica che la rende isolata dall’alta barriera delle montagne Sajan, si è ritrovata a essere in disparte rispetto alle grandi vie commrerciali dell’antichità, e questa situazione si è perpetuata sino a tempi non molto lontani, in quanto era una Repubblica Sovietica chiusa ai visitatori. E’ stato questo isolamento millenario a conferirle la sua magia e il suo fascino intatto. Tuva è una terra in cui lo sciamanesimo si è conservato allo stadio originario ed in cui il popolo sente ancora molto forte la tradizione e ne rispetta i culti ed i riti. Tutto il popolo tuvino festeggia l’inizio del nuovo anno, shagaa, in base al calendario lunare ed in compagnia di uno sciamano che può predirre gli avvenimenti dell’anno che deve venire. Tutti i tuvini al mattino si alzano e fanno offerta di thè salato con il latte ai loro Spiriti, affinchè li proteggano durante la giornata. E’ così che i gesti quotidiani penetrano, con la forza che gli imprime la tradizione, nella sfera spirituale.La montagna Chairakan, dove dimora l’Orso Protettore, è conosciuta e venerata in tutta Tuva, ed ogni sciamano le si rivolge durante i riti per ottenere la sua somma protezione ed il suo aiuto.Sono tanti i rituali che gli sciamani devono celebrare: il rito del Sole Rosso, che si celebra in autunno quando bisogna scegliere il luogo migliore dove innalzare la yurta per svernare e invocare protezione sulle mandrie e sul clan, le kamlanie che si officiano per la purificazione o per accompagnare i defunti, al 7° e 49° giorno dalla loro morte, nel mondo ultraterreno.Il rituale del 7° giorno si chiama rituale dell’anima grigia. Lo sciamano incontra l’anima del defunto e questi gli riferisce la causa della sua morte e se ci sono delle offese da placare. Al 49° giorno si celebra il rituale dell’anima principale, la pratica è molto spaventosa perché bisogna accompagnare l’anima nel regno dei morti facendole offerta di tabacco e distillato di latte, aragaa. Gli sciamani di Tuva hanno lignaggi diversi: ci sono gli sciamani celestiali, quelli che provengono dalle sirene della steppa o della taiga, ci sono gli sciamani delle acque e quelli che derivano dagli spiriti dei demoni. Tutti loro hanno un compito comune: aiutare le persone. Per fare questo si servono del linguaggio segreto degli animali, del canto diafonico, khoomei, del tamburo e del viaggio estatico, della fumigazione con il ginepro della taiga, artish. Ogni sciamano si considera quale continuatore dell’eredità e della vita dei propri padri e nonni, per cui il suo ruolo spirituale, nel rispetto della tradizione, è quello di onorare gli Spiriti degli Antenati, gli Spiriti protettori della Terra, benedicendo i luoghi, i clan e le famiglie, affinchè ogni figlio sia pronto e degno ad abitare la terra dei propri Avi.
AI-TCHOUREK OJUN (CUORE DI LUNA) Ai-Tchourek (Cuore di Luna) è nata a Tuva, nel centro dell’Asia. La notte in cui venne alla luce si scateno' un violento temporale, ma nel momento in cui si udi' il suo primo vagito, gli elementi si placarono e apparve la luna. Il padre che era abituato a passare notti intere nei boschi, in balia della furia degli elementi, vide in questo, un segnale divino e decise di chiamarla Cuore di Luna.Ben presto la piccola Ai-Tchourek inizio' a giocare con gli spiriti delle anime che popolavano il cimitero del villaggio, a correre dietro al vento suo amico per parlare con lui. La madre guardava crescere la figlia con apprensione anche se la lasciava libera nei suoi giochi e nelle sue avventure con questo mondo fantastico. La madre come le sue otto leggendarie sorelle era una grande sciamana e apparteneva alla potente stirpe degli Sciamani Celestiali, ma nell'Unione Sovietica di allora, gli sciamani erano perseguitati, trattati come ciarlatani,, ubriaconi, visti come la feccia della societa'.La madre morì prematuramente e quando Ai-Tchourek cominciò a manifestare segni piu' evidenti della sua diversita', i familiari si spaventarono, temendo delle rappresaglie da parte del Partito e la mandarono a vivere in Russia, dove trascorse nove anni studiando e lavorando. Gli anni vissuti li' furono molto difficili, le voci l'assilavano in continuazione, gli spiriti le si manifestavano anche di notte. Era priva di qualsiasi sostegno morale, abbandonata completamente a se stessa, mentre si faceva sempre piu' chiaro nella sua mente di aver ereditato il dono di sua madre.Poi arrivo' la perestrojka e Ai-Tchourek pote' ritornare a Tuva. Certo anche li' la vita non era facile. L'atmosfera della citta' era pesante e cosi' Ai-Tchourek si rirtiro' a vivere nella taiga dove in completa solitudine, a contatto con le forze della natura pote' sviluppare le sue facolta' sciamaniche.Quando, nel 1993, si tenne a Kyzyk il Primo Congresso Internazionale di Sciamanismo, Ai-Tchourek vi partecipo', e seduta tra il pubblico, ascoltava i racconti di altri sciamani che erano cosi' simili alla sua esperienza di vita, ma ad un certo punto… "…mi sentii trascinare, da una forza invisibile. Salii sul palco, presi un tamburo che qualcuno mi stava porgendo e iniziai a battere. Io stessa non capivo cosa mi stesse succedendo, non avevo mai suonato un tamburo in vita mia, non l’avevo neanche mai toccato. Appena eruppero i primi suoni la realtà si scompose come tanti immagini riflesse nello stesso specchio. Scorgevo la gente, laggiù in platea, come in un mondo lontano, tutto si era improvvisamente allontanato verso il basso, erano tutti lontani ed irraggiungibili; poi c’ero io, lì sul palco, come in un mondo ovattato, dove non percepivo alcun suono a parte la voce del tamburo e il mio essere e quello del malato, lì di fronte a me, sul pavimento. Di colpo vidi una miriade di vermi avvolgerlo e camminare sul suo corpo, guardavo la folla giù, era troppo distante, non poteva aiutarmi, guardavo lui e lo vedevo in preda al male di quei lunghi vermi orrendi. Non sapevo più che fare, battevo battevo sul tamburo e poi gridai: " Sono Ai-Tchourek, delle Nove Donne del cialama', aiutatemi!" Di colpo la volta del teatro si aprì, vedevo il cielo, vedevo un mondo superiore, i fumi di artish salivano alti, il blu veniva avvolto da una nebbia profumata. Ero stordita, lì nel teatro vedevo il cielo, l’azzurro, quel mondo al di sopra. Di colpo la visione cambiò, la nube di fumo si diradò e vidi apparire tre donne. Erano bellissime nelle loro vesti lunghe e preziose, dalle tinte delicate. Erano sedute immobili e mi guardavano, il loro viso era luminoso e il loro sguardo era penetrante. Sentii una forza enorme invadere la mia testa e penetrare attraverso il mio corpo ed il mio braccio, ripresi con più potenza a battere sul tamburo. Capivo confusamente, io sciamana celestiale, io che dominavo gli elementi, io che venivo aiutata dal tuono. Il suono del tamburo era sempre più forte. Guardavo verso l’alto, loro erano lì, mi guardavano protettive. Guardavo di fronte a me e vedevo i vermi che velocemente si allontanavano dal corpo di quell’uomo e andavano in giù, si rifugiavano verso quel mondo basso, sotterraneo. A quella visione rivolsi il mio sguardo verso l’alto per cercare la loro approvazione. Non c’erano più, se n’erano andate, la volta del teatro si era richiusa, i mondi si erano magicamente ricomposti. Guardai ancora una volta verso l’uomo che giaceva supino a terra. Si era alzato a sedere, i vermi l’avevano lasciato. Gettai un grido e svenni." Il professor Kenin Lopsan, responsabile del Museo Etnografico di Tuva "Aldan Mandir", nonche' grande fautore della conservazione e della rinascita dello sciamanismo tuvino, dopo questo episodio la insignì del titolo di "Grande Sciamana". Negli anni la missione di Ai-Tchourek si è rivelata fondamentale per il sostegno dato al processo di ricostruzione dello sciamanesimo tuvino e per la diffusione e la conoscenza delle tradizioni e della cultura del suo popolo in Occidente. In Italia, dove opera da diversi anni, ha edificato, in Valle d’Aosta, l’unico altare sciamanico Ovaa al di fuori della sua patria. Attualmente è a capo del "Tos Deer", Associazione Sciamanica Tuvina. Durante il suo soggiorno italiano sono tanti gli insegnamenti di cui Ai-Tchourek ci ha fatto dono, ma ogni persona, durante gli incontri, ha fatto tesoro della sua capacità di trasmettere forza in ognuno di noi obbligandoci a prendere consapevolezza di quello che è il talento che ci è stato destinato dalla sorte. "Ogni persona ha ricevuto il suo dono, il suo talento ed io, come sciamana, devo riconoscerlo ed aiutarvi ad aprire la strada rispetto a questo talento, affinché ognuno di voi possa metterlo a frutto nel migliore dei modi." In Italia, ci sono fiori nuovi, erbe nuove, montagne sconosciute, acque misteriose per Ai-Tchourek, che le hanno dato la possibilità di entrare in contatto con gli Spiriti della Terra italiana e di arricchire la sua conoscenza di questo mondo sottile.
L’UNIVERSO DEL NOMADE : LA YURTA La dimensione nomade delle popolazioni di queste aree, porta l’uomo della steppa a vivere indissolubilmente legato alla natura, penetrando la sua più profonda dimensione spirituale: emblema di questo legame totalizzante è la dimora del nomade, la tenda.Chiamata gheer presso i Mongoli e yurta presso i tuvini, la casa del nomade è estremamente pratica e funzionale, facilmente smontabile e trasportabile, è un riparo sicuro e solido, adatto alle loro dure condizioni di vita. E’ sempre orientata con la porta a sud per cui funziona anche come orologio astronomico, in base alla posizione in cui penetra il sole all’interno della tenda, attraverso il foro centrale, si può determinare l’ora.Ma la yurta nasconde un altro mondo, appena si apre la piccola porticina e si attraversa la sua soglia si viene proiettati immediatamente in un mondo magico dove ogni oggetto, ogni suppellettile, il fuoco e la posizione che vi si occupa segue un ordine simbolico preciso, immutato nel corso dei secoli.Il Sacro Fuoco centrale, a cui tutti sono legati con invisibili raggi che si proiettano verso il centro, rappresenta il mondo antico, la nostra memoria, i nostri Antenati, per cui è degno di sommo rispetto e da omaggiare con offerte di cibo sacro.Ma la yurta contiene all’interno la rappresentazione stessa dei legami tra il cosmo, il tempo e gli esseri umani. Vi è una precisa relazione tra gli animali dell’oroscopo orientale, la disposizione delle masserizie e la distribuzione dei posti a sedere all’interno della yurta.A nord di fronte alla porta è dislocato il topo, simbolo del raccoglitore, per cui in corrispondenza del topo vengono posizionati i bauli che contengono i tesori della famiglia ed è proprio lì vicino ai tesori che siede l’ospite più l’anziano, colui che è degno di sommo rispetto.Poi è la volta del serpente, il luogo dove sedevano i servitori, se si era in una famiglia abbiente o dove si mette seduta l’ospite donna, quella che come i servitori porta le novità, i messaggi, i pettegolezzi del mondo esterno.In corrispondenza della porta è rappresentato il cavallo, simbolo dell’animale che anticamente compiva tutti i lavori e a cui erano affidate anche le possibilità di comunicazione, visto che ci si spostava essenzialmente a cavallo. Quindi la porta è la rappresentazione del lavoro e dei rapporti con il mondo. Di seguito si trova la pecora simbolo della ricchezza e della fertilità, infatti proprio in sua corrispondenza vengono appesi i capi che sono stati sgozzati.Poi troviamo la scimmia, simbolo della capacità lavorativa ed infatti proprio lì è il posto in cui vengono appesi i finimenti dei cavalli e gli attrezzi per la sellatura. Dopo c’è il gallo dove in genere siedono i forestieri o gli ospiti di passaggio, che come il gallo si alzano all’alba per proseguire nel loro cammino. Di seguito si trova il cane simbolo dell’abbondanza e della proprietà, infatti è proprio il cane a difendere la proprietà e in sua corripondenza vengono conservai i sacchi che contengono il raccolto dell’anno, gli indumenti e le coperte. In ultimo troviamo il maiale, simbolo dei prodotti della natura, i tuvini in quanto cacciatori si nutrono di carne, per cui quello è il posto dove conservano le armi da caccia, appendono la cacciagone ed espongono le pellicce.Nulla è dunque casuale nella disposizione delle masserizie e rispetto al posto riservato agli occupanti nella yurta ma corrisponde ad un antico ordine immutabile che è tutt’oggi rispettato, segno non solo della tradizione, ma di un modo molto presciso di interagire con il cosmo.
BURIAZIA
IL TERRITORIO E LA SUA STORIA La Repubblica della Buriazia è un paese alquanto vasto della Siberia Meridionale che si estende a nord della Mongolia, sulle rive del lago Bajkal, con capitale Ulan Ude. Il suo territorio è disegnato dalle estese desertiche della zona orientale, nella provincia di Cita, dalle alte montagne Barguzin, ricche di sorgenti curative e famose per il "Giardino delle pietre", e dai territori boscosi sulle sponde del lago Bajkal, con le sue "sabbie che cantano". Il lago, dove si trova la sacra isola di Olchon, è la più grande riserva di acqua dolce del mondo e contiene all’incirca un quinto dell’acqua dolce esistente sulla terra, inoltre è lo specchio d’acqua continentale più profondo del pianeta, oltre i 1600 metri, è alimentato da ben 336 fiumi e fiumicelli e forma una mezzaluna lunga circa 640 kilometri. Delle 1700 specie indigene di piante e animali, 1200 sono uniche e includono un pesce chiamato golomjanka, che è viviparo, oltre al gustosissimo omul che si può gustare comprandolo direttamente dai pescatori sulle rive del lago.L’origine del popolo buriata si fa risalire ai secoli XI-XII, quale risultato della fusione di gruppi di cacciatori delle foreste del nord e gruppi di nomadi degli Altaj. Barga Bator è la figura leggendaria a capo di questi popoli; e sarà proprio la sua progenie ad insediarsi stabilmente nel territorio che corrisponde all’attuale Buriazia. Sulle sponde del lago Bajkal troviamo i due grandi gruppi degli Echirit e dei Bulagat, sulle montagne a est il gruppo dei Barguzin e verso le zone steppiche di Cita il gruppo degli Aghin. Ma il predominio dei Buriati in questo territorio ha breve corso, subito la sua storia viene interessata dalle pressioni dell’impero mongolo di Gengis Khan, dalla penetrazione lamaista ed in ultimo, nel XVII sec. dalla colonizzazione russa. A destare l’avidità degli avventurieri russi era "l’oro morbido", ovvero le pelli più belle del mondo, perche' da molto tempo le pelli erano la merce d’esportazione più preziosa della Russia. Parallelo alla grande via della seta, esisteva un altro percorso commerciale, la via dello zibellino, che attraversava la Siberia meridionale e l’estremo oriente e giungeva fino a Bisanzio. Ma solo a fine ‘800 con l’arrivo della transiberiana un numero significativo di russi si stabilì in quest’area contribuendo all’affermarsi di uno stile di vita sedentario, basato sull’agricoltura. Dopo la rivoluzione russa del 1917, la Buriazia fu annessa all’Unione Sovietica. Durante la Grande Guerra Patriottica, così è chiamata dai russi la seconda Guerra Mondiale, i buriati combatterono a fianco dei soldati russi, tra le file dell’Armata Rossa. Si raccontano molte leggende di come i soldati buriati in battaglia fossero protetti dagli sciamani. Nadia Stepanova ci ha raccontato una di queste storie "….uno dei miei zii fu mandato in guerra e un giorno si trovò nel bel mezzo di un bombardamento. La battaglia infuriava, tutti morivano attorno a lui c’era una polvere terribile che oscurava la vista…ad un certo punto sentì il nitrito di un cavallo e di fronte a sé vide un cavaliere celestiale che gli indicava la via. Ebbe salva la vita. Da quel momento in poi il "cavaliere blu" protesse la divisione buriata e presto la voce si diffuse a tutto l’esercito: per avere salva la vita bisognava seguire i soldati buriati."
TRADIZIONE E RELIGIOSITA’ Gli sciamani buriati credono nell'esistenza di un pantheon composto dall'Eterno Cielo Blu e da 99 Tengri (Divinità) suddivisi in 44 Tengri Orientali, malevoli, e 55 Occidentali, benevoli. I Buriati inoltre venerano le 13 Divinità Settentrionali della Terra, la Madre Terra, i Sacri Spiriti del Fuoco, gli Spiriti degli antenati e gli Spiriti locali che proteggono ogni luogo naturale come i potenti Spiriti delle montagne e gli Spiriti delle acque protettori dei fiumi, dei laghi e dei mari.Il più popolare degli eroi divinizzati del pantheon sciamanico buriato è Buxa Nojon, che è considerato il padre di tutti i buriati e come tale venerato. Presso i buriati l’arte di forgiare il ferro vanta antichissime tradizioni, uno dei clan più potenti e conosciuti è infatti quello dei Darchat, i Fabbri appunto, ed è legata strettamente alla mitologia. Una leggenda racconta, infatti, che uno dei 99 Spiriti, Bozintoy, che eccelleva nell’arte del forgiare, insegnò i segreti del ferro agli uomini, gettando sulla terra la pietra xabtari, che divenne l’incudine rituale, e sulla quale vennero poi celebrati tutti i riti a lui consacrati, Egli abita le regioni occidentali, degli spiriti benevoli e tutt’ora è ritenuto protettore dei Fabbri.Nella tradizione rituale buriata vengono celebrati i Taylagan compiuti per onorare gli Spiriti della natura. I buriati celebrano queste cerimonie in precisi momenti dell'anno, ad esempio in corrispondenza della rinascita della vita in primavera, per richiamere il favore degli Dei o quando vi è un’espressa richiesta, per cui si celebra un Taylagan individuale.Durante un Taylagn importante, quando c'é una necessità reale, gli sciamani fanno un sacrificio rituale di un montone, una capra o di un altro animale a secondo del clan e della ragione per cui la cerimonia si sta svolgendo. La conduzione del sacrificio veniva affidata anticamente ad un numero di anziani variabile da nove ad undici, sotto la guida di uno sciamano. Gli anziani, nel loro ruolo di capo clan, donavano allo sciamano officiante latte fermentato di cavalla che veniva offerto agli Dei.In Buriazia ci sono 11 tribù principali dalle quali sono discesi tutti i clan che compongono il popolo buryata. Gli Abzey, a cui appartiene Nadia Stepanova, appartiene alla tribù Echirit. I loro protettori sono Spiriti che si manifestano come cavalli celestiali. Tre giorni dopo la luna nera sono il primo clan ad essere autorizzato a celebrare rituali. Nadia Stepanova all’inizio di ogni rituale si rivolge ai cavalli celestiali, i suoi protettori, e così fa ogni sciamano di questa antica terra, sulle sponde del "mare sacro"
NADIA STEPANOVA Nadia Stepanova, sciamana siberiana, é nata in Buryatia, sullesponde del Lago Bajkal e sin dai primi anni di vita ha manifestato il dono di "vedere" gli Spiriti e gli Dei. In seguito alla campagnaanti religiosa di Stalindegli anni 30 in Unione Sovietica, i familiari di Nadia Stepanova, che appartenevano ad un clansciamanico molto potente, gli Abzey, negarono l'esistenza del suo "dono " sciamanico e Nadia crebbe atea, credendo che tutti vedessero al suo stesso modo.Quando arrivò il tempo in cui Nadia Stepanova avrebbe dovuto essere consacrata sciamana ,questo equivoco le causò terribili sofferenze.Un piccolo gruppo di lama e sciamani , in clandestinità, le stettero vicino, celebrandosegretamente rituali che ogni volta le salvarono la vita.
Agli inizi degli anni 80,prossima alla pazzia e molto malata, Nadia Stepanova accettò di diventare sciamana.Oggi Nadia Stepanova é una delle figure femminili più importanti dello sciamanesimo buriata. Dopo la Perestroika, grazie al suo straordinario potere di visione, ha guidato il movimento sciamanico in Buryatia e, sotto laguida deli Dei, ha ripristinato rituali ecerimonie antiche che per oltre 70 anni nonerano state celebrate.Ha aiutato e curato centinaia di persone, collaborando anche con le principali istituzionimediche del suo paese. E' la Presidentessa dell'Associazione degli Sciamani Buriati, membro del Consiglio Buriata delle Religioni e Professore di sciamanesimo presso l'Accademia della Cultura di Ulan Ude. Secondo Nadia Stepanova , ogni rituale, ogni contatto tra le forze dell'Universo e lo Spirito Sacro di ogni persona, permettendo a ogni uomo di entrare in contatto con ciò che sente più sacro, come il Buddha, Gesù o Allah. Nell'occidente dove la grande maggioranzadelle persone ha perso il proprio legame con gliAntenati e con i Protettori, gli insegnamenti di Nadia Stepanova sono stati accolti con moltointeresse. Molte persone nell'occidente non sono aconoscenza della dimensione spirituale della Natura e ignorano l'esistenza di luoghi dove risiedono energie potenti. Ma non é sempre stato così: lungo le nostre strade cittadine possiamo ancora imbatterci in antichi "altari" che i nostri nonni hanno dedicato ai Protettori del luogo. I nostri antenati infatti credevano nell'esistenza di Angeli e Santi cheproteggevano gli uomini. Secondo Nadia Stepanova stiamo attraversando tempi difficili e per questaragione gli sciamani non possono più operare insegreto. E' arrivato il tempo di condividere la loro conoscenza, insegnando come instaurareun legame con i protettori, ma principalmente, come integrare questa conoscenza nella vitaquotidiana per portare chiarezza e forza alla vita di ogni uomo. "Come sciamana sono obbligata dagli Dei ad aiutare gli uomini e a questo scopo ho ricevuto il dono della visione, la possibilità di comunicare con gli Spiriti e la capacità di curare".
Nima Pourboev é nato in una piccolo villaggio della steppa di Cita,tra cammelli e cavalli e sotto unaltissimo cielo blu. Ha studiato pittura presso l'Accademia d'Arte di S. Pietroburgo. Attualmenteinsegna a Ulan Ude, all'Accademia d'Arte della Siberia Orientale. E' sposato con NadiaStepanova con la quale condivide il credo sciamanico. Attraverso il contatto quotidiano con i poteri di Nadia Stepanova, Nima Pourboev é stato iniziato al suo mondo, alle sue visioni, ai suoi insegnamenti, sviluppando una nuova forma diarte sacra. Ma non tutti possono riprodurre gli Spiriti e gli Dei e quindi perché fosse autorizzato a farlo gli sciamani hanno celebrato una cerimonia, chiedendo agli Dei protezioneper Nima Pourboev durante il suo lavoro.I suoi dipinti rappresentano cerimonie rituali, raffigurazioni degli Spiriti e delle Divinitàburiate, i protettori delle Acque e delleMontagne che si sono manifestati agli occhi visionari di Nadia Stepanova.
IL MARE SACRO E L’ISOLA DI OLCHON Il nome della Siberia deriva dal mongolo siber ( "bello", "meraviglioso", "puro") e dal tartaro sibir che significa "terra addormentata". La bella addormentata nel suo cuore è il lago Bajkal, il più antico del mondo e il luogo più sacro dell’intera Siberia. Il lago Bajkal è chiamato comunemente dai popoli dell’area siberiana "mare", questo è dovuto senz’altro alla sua grande estensione ma in qualche modo anche alle percezioni particolari che trasmette. Le sue onde increspate, le sue sponde sabbiose, l’energia potente che emana, non possono che far pensare alla forza impetuosa e sempre in movimento del mare, piuttosto che alle acque calme ed immobili di un lago. E’ considerato da molte tribù siberiane come "il mare sacro" e da esse venerato, riflettendosi sulla superficie delle sue acque si può leggere il proprio destino. Anche i russi, ai quali ispirò varie superstizioni per le sue tempeste improvvise e capricciose, osservavano che "soltanto sul Bajkal in autunno un uomo impara a pregare con il cuore".Proprio per questo suo carattere magico è riconosciuto come luogo di potere, in cui, sin dall’antichità, giungono tutte le genti dell’area siberiana, in pellegrinaggio.Tra le tredici Divinità settentrionali del pantheon buriata vi è Ojchon Babaj, il cui spirito, insieme a quello di suo figlio l’Aquila, vive sull’isola di Olchon, nel lago Bajkal. Tutti gli sciamani siberiani lo conoscono, come conoscono la sua dimora, la Roccia dello sciamano. La leggenda narra che lo sciamano, Ojchon Babaj, era molto potente, possedeva grandi conoscenze e aveva sposato una donna buriata, anch’essa appartenente ad un grande lignaggio. Insieme vivevano sull'isola di Olkhon, erano senza figli, ma avevano cresciuto un'aquila, che fattisi vecchi e privi di forze, provvedette all'anziana coppia per lungo tempo, cibandoli e andando a caccia procurando loro in cibo delle lepri o altri piccoli animali..Quando sentì giungere l’ora della sua morte, il vecchio parlò all'aquila e disse: "Quando io non ci sarò più molte persone mi onoreranno, ma rivolgeranno le loro preghiere anche a te, mio figlio l’Aquila, Un figlio sei stato per me, sei stato le mie gambe e le mie braccia. Le generazioni future ti renderanno omaggio, fin quando sulla terra ci saranno degli uomini, questi ti onoreranno".Ed infatti, ancora oggi le genti buriate quando si rivolgono inpreghiera al potente Ojchon Babajnon si dimenticano mai di pregare anche per suo figlio l’Aquila.
KAMCHATKA
IL TERRITORIO E LA SUA STORIA La penisola della Kamchatka, con i suoi 472 mila kmq e 450 mila abitanti, si trova all’estrema propaggine della Russia, appena al di sopra dell’arcipelago delle isole del Giappone; Petropavlovsk-Kamchatskij ne è la capitale e l’unico centro industriale di una certa rilevanza. Confina a Nord con la Repubblica della Ciukotka ed è circondata, ad ovest, dal mare di Ochotsk e, a est, dalle acque dell’Oceano Pacifico, ancora oggi l’attività più diffusa è la pesca con la sua produzione di delizioso salmone e caviale. La Kamchatka appare ai visitatori come una terra delle meraviglie, un paradiso naturale, infatti nel suo territorio sono compresi ben cinque Parchi Naturali. Famosa per i suoi vulcani, più di 300, di cui 30 sono attivi, è una terra vergine, basti pensare che la famosa valle dei gheiser è stata scoperta solo nel 1941. Si rimane colpiti dalla bellezza di questa natura possente, alzando lo sguardo al cielo capita spesso di scorgere un ricciolo di fumo che si alza dal cono di un vulcano. I vulcani più imponenti sono dislocati nella parte orientale e sono oggetto di studi da parte di vulcanologi di tutto il mondo: indimenticabili per il loro fascino sono il Kljucevskij che raggiunge i 4688 m e il gruppo del Tolbaci. Le zone a Nord sono occupate da un altopiano montuoso e l’estremo Nord richiama in mente le immagini conosciute di eterno regno delle nevi e dei ghiacci. Sono terre di nessuno che si raggiungono in elicottero o con le tradizionali slitte trainate dai cani. La sua storia più recente coincide con quella della conquista russa dell’Est. Anticamente era abitata da popolazioni autoctone come gli Itelmeny, gli Aleuti, i Ciukci ed i Koriaki, ma dal momento in cui l’ataman Ermak, a metà del XVII sec. finanziato dalla potente famiglia degli Strogonov valica i monti Urali, non bisognerà aspettare molto per vedere comparire i russi in queste terre lontane. Dopo le prime esplorazioni di Atlasov a fine ‘600, iniziò l’avventura di Vitus Jonassen Bering che venne incaricato da Pietro il Grande di scoprire se l’America e l’Asia fossero collegate. Durante il 1725, egli si spostò con il suo contingente di uomini attraverso 7200 chilometri di montagne, foreste, paludi e steppe fino a raggiungere Ochotsk.. Lì costruirono come poterono, l’imbarcazione Fortuna, che li trasportò, nel 1727, sani e salvi nel sud della Kamchatka. La Kamchatka divenne quindi la base per le spedizioni verso le terre d’America e fu proprio Bering a trovare il passaggio verso il grande continente, che porta il suo nome in suo onore. Nacquero così nuove città, i contadini e altri trapiantati nella regione incominciarono a coltivare la terra e ad allevare il bestiame, artigiani esperti aprirono bottega e si dedicarono alle più svariate attività. L’afflusso di coloni ebbe una sua consistenza, e mercanti, soldati, cosacchi, esiliati, ecclesiastici e altri trovarono un loro posto in una terra un tempo desolata. L’intensa russificazione che ne conseguì portò con sé la cristianizzazione e a seguire le vicende più o meno onorevoli della rivoluzione e della sovietizzazione. Dal 1990 le sue frontiere sono di nuovo aperte per coloro che si spingono fino ai confini del mondo.
TRADIZIONE E RELIGIOSITA’ Le popolazioni che abitavano queste terre non concepivano l’idea della proprietà privata, vivevano in armonia con l’ambiente e lo avevano in qualche misura domato. Il corno, l’avorio di mammut, il legno e le pelli di animale erano i materiali dai quali ricavavano la loro produzione. Ricavavano maschere antifreddo dagli intestini d’orso, occhialoni da neve dalla corteccia di betulla o dai capelli intessuti, denti falsi dal legno o dall’avorio, incubatrici per i neonati prematuri dalle vesciche impermeabili delle foche.Gli intestini delle balene venivano trasformati in barili, le vertebre in mortai, le vene e i nervi in corde robuste. La cultura della renna, tra i nomadi della tundra era ed è tutt’oggi molto diffuisa nel nord. Oltre al trasporto, la renna fornisce carne, indumenti e rivestimenti per le tende, cium nella lingua locale. I tendini essiccati vengono pestati e ridotti in fili, dalle corna si ricavano utensili, le ossa sono usate come combustibile. L’alimento principale delle popolazioni costiere è costituito dalla carne e dal grasso di trichechi e foche e dalla farina di pesce, jukola, che può essere immagazzinata in vista dell’inverno. La selvaggina viene fatta seccare in strisce sottili; il pesce generalmente si mangia crudo; una bevanda molto apprezzata è la linfa di betulla. La loro vita spirituale, fondata sull'animismo, era considerata con disprezzo dai russi, che portarono la religione dei loro padri ed il culto di Ivan Ugodnik. Per gli autoctoni comunque la vita è continuata a scorrere nei binari della tradizione: l’Orsa Maggiore è il loro indispensabile orologio celeste, e l’anno viene suddiviso in mesi di lunghezza diversa con nomi evocativi come "il mese del pesce rosso", "il mese del piccolo pesce bianco", "il mese del grande pesce bianco". Si celebrano ancora i grandi rituali del "Primo Pesce" e del "Primo cucciolo di Renna", sono queste delle cerimonie molto sentite per queste popolazioni che ritmano la loro vita sugli avvenimenti legati al ciclo della natura. Un’altra cerimonia importante per la comunità è quella che avviene in concomitanza con l’equinozio ed è allora che scocca la nuova scintilla dagli Antenati e si accende il primo Fuoco. A settembre nell’ estremo nord si celebrano dei grandi rituali collettivi legati alla macellazione delle renne, è in questa occasione, che dopo la raccolta estiva si fa largo uso del muchomor, l’amanita muscaria , che viene assunta in modo rituale da tutti i partecipanti. Sicuramente la lunga colonizzazione russa ha operato un grande cambiamento sulle abitudini di queste popolazioni, ma negli ultimi anni si stà diffondendo una forte coscienza nazionale. Le antiche comunità, che sono andate distrutte, si stanno ricostituendo in obshine, dando l’avvio ad un forte movimento di rinascita delle antiche tradizioni e ad una lotta per la riacquisizione degli antichi diritti per lo sfruttamento della terra e delle acque.
MARIA TEPEVNOVNA ETNEUT Maria Tepevnovna Etneut è nata in un momento imprecisato degli anni venti, all’epoca, in queste terre remote non esisteva ancora l’anagrafe, sulle sponde del fiume Umievejem, nella Ciukotka Orientale. La sua era una famiglia di allevatori nomadi di renne, per cui la piccola Maria si spostava al seguito delle mandrie, affacendandosi nell’aiutare i suoi genitori: raccoglieva le bacche e andava a prendere l’acqua, mentre la sera si sedeva accanto al fuoco del cium, la tenda nomade, ascoltando le antiche leggende che costituivano il patrimonio mitologico e storico della sua gente. Il suo ricordo più vivido dell’infanzia appartiene agli anni di scuola, il fienile dove si ritrovavano i bambini per le lezioni era senza tetto, faceva molto freddo, ma tanto era il desiderio di imparare che si superava ogni difficoltà; il maestro li ricompensava, ogni giorno, al termine delle lezioni con un pezzo di pane di segala, era così buono, nella loro cucina tradizionale non esisteva il pane! Poi iniziarono anni più duri, la repressione e la guerra, Maria si sposa, lavora come balia notturna e mette al mondo i suoi eredi e qui ha inizio un’altra fase della sua storia personale, quando Maria inizierà a diventare colei che tutti oggi rispettano in Kamchatka. I canti mitologici, le danze degli Antenati sulla creazione del mondo, da patrimonio personale assurgono a eredità di un’intera nazione, Maria viene intervistata e riconosciuta come una delle ultime portatrici di questa antica cultura. Ma la consapevolezza della sua missione diventa più profonda e così, in privato celebra riti di guarigione, ricerca nella tundra le erbe curative per aiutare chi le si rivolge, ogni giorno perpetua i riti dedicati al Fuoco e non si dimentica mai di nutrire gli idoli in legno del suo clan. Col passare degli anni l’afflato del suo operare diventa sempre più ampio tanto da decidere di creare un gruppo folkloristico di canti e danze, diretto dal figlio Valerij, di cui le sarà l’ispiratrice.Nell’estenuante lavoro di trasmissione di questo immenso patrimonio orale, il figlio Valerij risponde con grande duttilità ai desideri della madre, tanto che in pochi anni il gruppo Vejem diventa famoso in Russia e all’estero. I loro canti e le loro danze arrivano dall’inizio del mondo, sono magici e potenti, tanto che, ogni volta, prima di salire sul palco, Maria Tepevnovna celebra un rituale vicino alle acque chiare di un fiume. " I nostri canti sono curativi, quando saliamo sul palco lo facciamo affinchè le persone possano stare meglio, ogni piccolo animale, ogni piccolo insetto, le erbette fresche, gli alberi con le loro foglioline…a tutti farà del bene!" Questa è Maria Tepevnovna. Ora la sua sorte difficile l’ha privata del suo Valerj, scomparso tragicamente. Il suo ultimo sforzo è quello di trasmettere l’intera magia del suo popolo a sua figlia Ljudmila.
MONGOLIA
IL TERRITORIO E LA SUA STORIA Questo immenso paese, 1.566.500 kmq, situato nella parte più internadell’Asia, rimane tutt’oggi il paese asiatico meno densamente popolato, conuna popolazione di 2 milioni di abitanti. Tutta la regione meridionale, al confine con la Cina, è costituita da una serie di altopiani stepposi che proseguono nel deserto del Gobi, mentre al nord, alconfine con la Russia, troviamo i rilievi più imponenti nell’Altaj Mongolo, conil Tabyn-Bogdo-Ola, 4355 m, la catena del Tannu Ola. Gli altipiani centralisono movimentati dalla catena dei Monti Sajani.Il clima è aspramente continentale, tanto che nella capitale, Ulan-Bator, la temperatura media annua è di - 4°. Grazie a questo clima il cielo dellaMongolia è quasi sempre sereno e limpido.Le violente pioggie estive originano lo scorrere di fiumi o il formarsi di laghi estagni che durano una sola stagione. Fiumi importanti sono l’Orhon che tributale sue acque al lago Bajkal, e l’Onon, un ramo sorgentifero dell’Amur e il Kerulen.L’attività più diffusa in Mongolia è l’allevamento di bestiame (bovini, ovini, equini e cammelli), praticato dai tempi antichi, accanto all’agricoltura che è relativamente una novità in queste aree proprio perché è stata introdotta solo negli anni Cinquanta.
Grande importanza nello modernizzazione della Mongolia ha giocato laferrovia, il primo tronco risale al 1939 ed era parte della Transiberiana, visto che prima di allora in Mongolia non si conosceva altro mezzo di comunicazione che quello animale.
La Mongolia è da sempre una terra di nomadi, contraddistinta quindi da uno spostamento continuo di popoli e clan; è solo a partire dal XII secolo che iMongoli si formano come gruppo dominante nell’Asia Centrale. Sarà GengisKhan, l’Oceano, a dare inizio alla grande epopea mongola che porta allaformazione del più grande impero territorialmente unitario mai esistito, che si estendeva dalle coste del Pacifico a quelle del Mar Adriatico, sotto la forzadell’Eterno Cielo Blu. La Mongolia nei secoli successivi a partire da Khubilai Khan sara' man manointeressata dalla penetrazione tibetana con una progressiva lamaizzazione. Ma la città storica di Karakorum, la capitale gengiskhanide, viene espugnatada Galdan di stirpe dsungara solamente nel XVII secolo, giugendo fino ad Urga, l’attuale Ulan-Bator, dove si assisterà alla fioritura di uno stato solido e fiorente, crocevia di traffici e teatro di grande commercio. Successivamente la sorte delle regioni mongole verra' nuovamente segnata dalla continua interferenza dell’Impero Cinese fino all’arrivo dei Bolscevichi.Già dall’inizio del secolo le lotte per il predominio nell’area asiatica tra CinaGiappone e Russia lasciavano la possibilità di una certa autonomia alle areemongole, viste come una specie di stato cuscinetto.La Mongolia, che si era trovata fino al 1911 sotto il Prottetorato Manciù,reputava l’ottavo Bogdo Eghen, il cui lignaggio della Setta Gialla Riformataera riconosciuto sin dal 1635, la massima autorità, il teocrate in cui confluivano il potere spirituale e quello temporale. Nel 1921, con l’arrivo delletruppe rivoluzionarie egli decide di affidarsi momentaneamente alle forze"bianche" del barone Von Urgern Sternberg, per liberarsi dal dominio dei"Signori della Guerra", per poi reagire imprevedibilmente, anche in seguitoall’eccessiva violenza della divisione "bianca", invocando, sotto la guida diSüke Bator, personaggio che guidava le fila della propaganda di sinistra,l’aiuto delle truppe bolsceviche ed instaurare il regime Comunista.Il trapasso da uno stato feudale al desiderato stato Comunista durò per tre annisotto l’egida di un governo provvisorio presieduto dall’ottavo Bogdo Eghen;nel 1924 con la sua morte, la Mongolia sarà proclamata Repubblica Popolare esi attuerà, in accordo con le linee della politica sovietica, la nazionalizzazione delle terre e delle risorse, l’ateismo di Stato e l’istruzione obbligatoria. Dal 1961 la Mongolia è entrata a far parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
TRADIZIONE E RELIGIOSITA’ La religiosità mongola è caratterizzata da una gerarchia discendente dal Cielo alla Terra: la divinità suprema e' Koke Mongke Tengri, l'Eterno Cielo Blu che sta al di sopra di tutti, principio ordinatore dell’Universo. Al di sotto dell'Eterno Cielo Blu esiste un pantheon di 99 divinita' o Tengri,spesso associati fra di loro come i 4 Tengri dei quattro punti cardinali, i 5Tengri dei venti, i 7 Tengri del tuono o Erlig Khan il Tengri della morte.L'Eterno Cielo blu permea ogni cosa e ogni essere esistente sulla terra e tutto quanto vive nella Madre Terra incarna la sua volonta' ed i suoi disegni: e' cosi' che anche la dimensione a noi piu' facilmente comprensibile e' popolata da un'infinita' di divinita' come Natigai, protettrice delle donne, del bestiame, dei raccolti, gli Spiriti delle Montagne e delle Foreste Sacre, gli yer-sub, o gliSpiriti Protettori dei luoghi. Nella religiosita' mongola sia il Tengri Supremo che gli Spiriti Protettori deiluoghi, devono sempre essere ricordati nelle preghiere ed omaggiati con delle offerte per attirarne il favore e scongiurarene l'ira. Infatti anche Gengis Khan, prima di ogni azione importante, saliva su un’alturae si prostrava per nove volte alla divinità femminile del sole offrendo libagioni di kumiz, latte di giumenta fermentato, e preghiere. Tutto questo antico mondo sacro tramandatosi nei miti e nelle leggende si è conservato sino ai nostri giorni nello sciamanesimo, anche se a partire dal XVI secolo, si è integrato col mondo buddista, dando origine a forme disciamanesimo sincretico. La preferenza mongola per il lamaismo è sicuramentedeterminata dalle componenti esoteriche e magiche del lamaismo stesso che trovò un punto di contattto con lo sciamanesimo e con la figura dellosciamano visto come stregone, fabbro-mago a cui affidarsi per la risoluzionedi problemi di varia natura.Ancora all’inizio del secolo si contavano oltre 750 monasteri con circa 100.000 monaci su una popolazione totale di 750.000 abitanti. Grande quindi è stato il ruolo della religione lamaista di cui si ritrovano ancora oggi le tracce nelletradizioni e nella cultura. Con l’arrivo dell’Unione Sovietica sono stati ridottidrasticamente i monasteri, se ne contavano solo più una decina, di cui l’unicoabitato ed officiante, prima della rinascita religiosa inaugurata con laperestrojka, era quello di Gandan ad Ulan-Bator.La tradizione persiste e riaffiora sia nei gesti quotidiani, sia durante le grandi feste collettive. L'11 di luglio, ogni anno, viene celebrato il Naadam, grandefestività nazionale, in cui i partecipanti che arrivano da ogni angolo del paesesi confrontano nei tre "giochi virili": il tiro con l’arco, la lotta e la corsa deicavalli.Intorno alle grandi città, vengono tutt’ora erette le yurte, le tipiche abitazioni dei nomadi, così come si fa dai tempi antichi: la porta orientata a sud ed ilposto d’onore, riservato agli ospiti, a nord, vicino al padrone di casa.E’ comune vedere le antiche attrezzature per fumatori, pipe in argento, tabacchiere incastonate di pietre preziose ed i rosari buddisti a 108 grani portatidai vecchi. Ma il rispetto della tradizione si fa più ampio se si pensa che molteusanze antiche sono apprezzate e mantengono la loro vitalità. Come lecerimonie nuziali, la festa del nuovo anno lunare o la celebrazione del "Mese bianco", quale portatore di buoni auspici. E cibi sacri sono considerati itsagaan, alimenti "bianchi": quindi latte di capra, di mucca di yak, di cammella, yogurt, latte fermentato, liquori di latte (archì)
TZERIN TZARIN BOO Tserin Zarin Boo é nato inBuryatia , sulle rive del lago Bajkal.Ancora molto giovane la sua famiglia fu costretta a lasciare la Buryatia per sfuggire alla repressione sovietica e trovò rifugio inMongolia. All'età di 8 anni cominciò a praticare il buddismo: voleva diventare un lama. Dovevapraticare in segreto perché all'epoca era fortemente proibito avere a che fare con ogniistituzione religiosa. Studiò molto, recitava molti sutra buddisti, imparò a memoria le preghiere e diversi rituali. Ha avuto diversi Maestri fra i quali Khunkhu-Bajar.All'età di 13 anni improvvisamente si ammalògravemente: non riusciva più a stare in casa,qualcosa lo trascinava lontano dalla gente. Scappò verso le montagne , verso le foreste, non riusciva a stare fermo in un posto, non ascoltava più le parole della sua gente. Furono tempi di grande sofferenza: aveva contratto la malattia sciamanica (khii-ubshen) , che duro' oltre un anno .Questa é la malattia a cui sono sottoposticoloro che devono diventare sciamani, coloro cioé che possegono la "udga" sciamanica,ovvero il potere sciamanico che si tramanda da una generazione all'altra. Gli anziani gli raccomandarono fermamente diabbandonare la sua vocazione buddista e diessere iniziato come sciamano; in casocontrario le conseguenze sarebbe state molto sfavorevoli.All'epoca in Mongolia viveva una donnasciamano che si chiamava Udagan Chimit. Erauna sciamana buriata molto conosciuta e rispettata, aveva ricevuto 13 iniziazioni,apparteneva dunque al lignaggio più alto. A 14 anni, Tserin Zarin Boo ricevette la suaprima iniziazione sciamanica da Udagan Chimit.Da allora Tserin Zarin Boo ha intrapreso la sua missione e fino ad oggi non ha mai interrotto lasua missione sciamanica.Chimit Udagan gli diede 6 iniziazioni.Dopo la morte di Chimit-Udagan nel 1973 altrisciamani lo hanno iniziato: una sciamanamongola di nome Darima gli diede la 7° e la 8°iniziazione, altri sciamani celebrarono le rimanenti iniziazioni. In tutto ha ricevuto 13 iniziazioni,raggiungendo il piu' alto titolo sciamanico Mongolo: Zarin.
Nella sua stirpe si sono stati 33 Zarin.Tserin Zarin Boo é stato in prigione nel 1973 enel 1985 a causa del suo servizio sciamanico perché il regime comunista aveva probito lacelebrazione di rituali e in generale la gente di religione era perseguita.Durante i 70 anni del regime comunista le generazioni di sciamani nella sua famiglia non hanno potuto intraprendere la loro missione . Per questo motivo Tserin Zarin Boo ha avuto uncompito molto delicato, quello di restaurare la radice sciamanica e dare continuità al suo lignaggio . Questo compito così delicato ha avuto esitopositivo solo grazie alle straordinarie doti cheTserin Zarin Boo possedeva naturalmente alla nascita e allo studio persistente, alle preghiere e alle invocazioni da lui praticate in questa vita . Se lui non fosse stato iniziato come sciamano il lignaggio della sua stirpe sarebbe andato perduto. Attualmente Tserin Zarin Boo é uno deglisciamani piu potenti sia della Mongolia che inBuryatia dove la sua autorità e la sua conoscenza sono largamente riconosciute. Tserin Zarin Boo é stato invitato in Buryatia nel 1996 a partecipare al "Primo Simposio Internazionale sullo Sciamanesimo in Centro Asia" come ospite di onore e comepartecipante più anziano ha avuto il compito didare inizio ai rituali.
BODGO EGHEN: IL RE SANTO. Il Bodgo Eghen conosciuto anche come Jebtsundamba o Maidari Qutuqtu(Gran Lama incarnato) era la massima autorità spirituale della Mongolia.L’ottava incarnazione viene descritta dagli storici come un’importante figurareligiosa, con fama di essere un originale, dotata di poteri medianici straordinari e con intelligenza di un fine politico.Nel 1911 alla caduta della dinastia Manciù cercò di far navigare il suo paese nelle difficili acque che lo trasportavano dai flutti dell’epoca feudale a quelli diun’imminente modernizzazione. Alternò alleanze con lo Tzar, i Cinesi, i RussiBianchi ed i Bolscevichi, mantenedo allo stesso tempo rapporti con l’Europa econ l’America. Fa parte dell’aneddotica di quei tempi il fatto che questo carismatico capo abbia ricevuto in dono da Ford una delle prime macchine prodotte contraccambiando il suo dono con l’intero scheletro di un dinosauro.Fu l’ispiratore, insieme a Süke Bator, di riforme democratiche e cercò ditenere a freno il potere dei Nobili, sempre pronti a cospirare, mentrealimentava la sua leggenda e affascinava il popolo con i suoi miracoli.Il comunismo mongolo nacque, quindi, fra riti magici, cerimonie segrete ed intrighi di corte, così come veniva mosso dalle abili manovre del Re Santo chefu temuto e rispettato fino alla sua morte nel 1924.Con la morte dell’ultimo Bogdo Eghen fu vietata la ricerca della successivaincarnazione da parte del regime sovietico. Successivamente il 13° DalaiLama ha riconosciuto la sua ultima reincarnazione in Tibet. Negli ultimi annila sua nona reincarnazione, che ora vive in India, ha incominciato a dareinsegnamenti in giro per il mondo, ed ultimamente è stato accolto in Mongoliacome indiscussa somma figura religiosa.
"L’OFFERTA FEROCE AL FUOCO" Dal libro "Ovgon Jambalyn Yaria"Nel primo mese dell'inverno del 1920, mentre il Barone Ungern Sternberg si avvicinava a Urga, alla testa dei Russi Bianchi, il Jebtsundamba fu posto agli arresti domiciliari nel suo palazzo vicino al fiume Tula da un manipolo dicinesi e mongoli, con il pretesto di proteggerlo dall'arrivo dei "banditi russi".Dopo alcuni giorni il Jebtsundamba chiese al suo servitore Jambal di farevisitaall'oracolo il Lama Lobon per informarlo dell' accaduto, e chiedergli quale erastata l'origine soprannaturale della sua prigionia e se si poteva modificare il corso degli avvenimenti con un rito magico.Il Lama Lobon chiese un giorno di tempo.Il giorno seguente riferi' a Jambal: "L' origine della sfortuna del Jebtsundamba e' nei regali che ha ricevuto da Badamdorji, l'amministratore di Urga. Un brutto maleficio e' stato fatto. Deve liberarsi di questi regali disperdendoli ad est altramonto e recitando il mantra di Sharavnyambdu. Per proteggere il Buddismo in Mongolia dovete poi fare un'offerta feroce delfuoco. Costruite una statuetta raffigurante il generale cinese Sambuu (comandante delle truppe cinesi di stanza ad Urga) e riempitela di argento eseta, e molte altre raffiguranti i suoi soldati, poi costruitene una raffiguranteBadamdorji e mettetela vicino al generale. Deve sembrare che i due stiano affabilmente conversando. Cercate di procurarvi dei capelli di cinesi e mettetelisulla teste delle statuine. Versate quindi il fuoco e riducete le statuette incenere.Il Jebtsundamba sara' liberato entro 40-50 giorni."Jambal riferi' tutto al Jebtsundamba che diede ordine di iniziare i preparativiper il rito.Fu scavata segretamente di notte una fossa dentro una grande yurta, si incomincio' a preparare le statuine con un impasto di orzo e burro. Fu procurato molto alcool, e oggetti sacri come il damaru e il campanello, pero'non si riusciva a trovare i capelli di cinese. Era oramai la vigilia del rito quando Jambal mentre stava facendo dellecompere vide che nel negozio accanto due cinesi si stavano tagliando i capellie un terzo cinese spazzava i capelli fuori dalla porta.Senza destare sospetti ne raccolse alcune belle manciate e di corsa li porto' al luogo segreto del rito.La cerimonia fu celebrata il giorno dopo a mezzogiorno. Le statuette bruciarono completamente quando vi fu versata l'offerta del fuoco. Dopo 48 giorni il Jebtsundamba fu libero.
SIBERIA Oggi: le compagnie petrolifere rubano la terra dei Khanty "Questo è l'unico posto della regione dove la terra non è inquinata: dobbiamo mantenere incontaminato questo territorio perché se una compagnia petrolifera venisse qui non avremmo più la possibilità di cacciare e allevare le renne, e sarebbe la fine." Un cacciatore KhantyIn Siberia le popolazioni tribali della Russia stanno per essere cacciate via dalle loro terre a causa dello sviluppo petrolifero e minerario. Esse non hanno diritti sulla loro terra secondo la legge federale russa. I Khanty sono una delle 30 popolazioni tribali della Siberia e la loro vicenda è tipica: sono stati allontanati dalla loro terra, scacciati e ingannati dalle compagnie petrolifere - molti si sono lasciati andare all'alcoolismo o si sono suicidati. Come tutte le popolazioni tribali russe, i Khanty hanno sofferto duramente sotto l'Unione Sovietica - furono costretti in collettivi agricoli, la loro religione fu messa al bando e gli sciamani vennero uccisi. Nonostante queste atrocità, essi resistettero. Una volta abbandonato il sistema delle fattorie collettive, molti ritornarono nelle loro terre e continuarono a vivere grazie alla caccia, alla pesca ed all'allevamento.Questo stile di vita venne ancora una volta minacciato negli anni '60, quando le prime compagnie petrolifere arrivarono nelle loro terre. Esse costruirono città, inquinarono le foreste e i laghi sacri, uccisero le renne e fecero scappare la selvaggina. Molti Khanty furono costretti con la forza a lasciare la loro terra e i loro villaggi nativi. Nel 1994 l'amministrazione Khanty Mansiisk rilasciò i documenti a coloro che ancora vivevano di caccia e pesca, ma non diede niente ai molti che si erano già allontanati dalle loro terre. Secondo la legislazione locale, i Khanty con i documenti che attestano il loro possesso della terra possono rifiutarsi di far entrare le compagnie petrolifere sui loro territori, o permetterlo dietro il pagamento di un indennizzo. In realtà, le compagnie petrolifere non si rivolgono ai Khanty prima di aver già scavato un pozzo o costruito una strada, e truffano i Khanty affermando loro che non possono fermare lo sviluppo. Anche se i Khanty firmano un accordo per un indennizzo, le compagnie immancabilmente non mantengono le loro promesse - una motoslitta o una barca a motore e qualche razione di cibo in cambio della distruzione della terra. In molte aree le foreste sono state distrutte dalle compagnie petrolifere - ci vorranno 100 anni per un rimboschimento sufficiente a sostenere l'allevamento delle renne, attività centrale per lo stile di vita dei Khanty.I Khanty sono stati emarginati, ignorati e messi da parte per il petrolio. L'aspettativa di vita per le popolazioni tribali della Siberia è significativamente più bassa di quella dei russi. Un allevatore di renne di 37 anni, Demitri, aveva 26 compagni a scuola. Solo 6 o 7 di essi sono ancora in vita. Due si sono impiccati e molti altri sono morti in incidenti dovuti all'alcoolismo. I Khanty che perdono la propria terra non hanno più la possibilità di allevare le renne, cacciare o pescare, e spesso si danno alla vodka - fornitagli dai lavoratori delle compagnie petrolifere.I Khanty vorrebbero che le compagnie petrolifere non fossero mai venute nella loro terra, ma molti non sono attualmente in grado di sopravvivere senza il piccolo indennizzo pagato dalle compagnie. Non c'è sufficiente selvaggina e devono fare lunghi spostamenti per raggiungere fiumi puliti in cui pescare - hanno bisogno di motoslitte per questi viaggi.I Khanty hanno bisogno di adeguati indennizzi da parte delle compagnie petrolifere. Nelle aree in cui le industrie estrattive non sono ancora arrivate, la gente deve invece avere il diritto di negare il permesso di operare a tali compagnie. La legge federale russa deve essere cambiata per riconoscere i diritti delle popolazioni tribali della Siberia, compresi i Khanty, alla proprietà della loro terra e delle sue risorse. Questi diritti devono essere inalienabili, così che le compagnie petrolifere non possano fare le prepotenti o usare la corruzione per sottrarre la terra ai suoi legittimi proprietari. Le popolazioni indigene della Russia chiedono da molti anni al governo di ratificare la Convenzione 169 dell'ILO che riconosce i diritti delle popolazioni tribali e indigene, fra cui quello alla proprietà della terra.
Scandinavia, popolo Sami (Lapponi)
tratto da Frammenti d'Europa di F. Toso; il volume Popoli Indigeni Popoli Minacciati ed. Comune Aperto parla invece di lingua sami divisa in 3 dialetti e 13 sotto-dialetti Il popolo tribale più noto di tutta l'Europa è quello dei Lapponi o Samit un gruppo nomade presente in Finlandia, Svezia (10-20.000 individui), Norvegia (4-6.000 individui) e Russia (2.000 individui stanziali e cristiani ortodossi) per un totale di circa 50.000 individui presso i quali è ancora viva una lingua non indoeuropea di ceppo ugrofinnico (affine quindi al finlandese). L'origine del popolo sami è localizzata nella regione limitrofa ai laghi Ladoga ed Onega luogo di provenenza dei loro antenati e tracce della loro presenza in quest'area sono databili attorno al 500 a.C. In seguito l'invasione di popoli provenienti dalle regioni uraliche spinse i sami ad emigrare nella regione scandinava. Fino all'XI secolo i Sami vissero pacificamente di caccia, pesca e raccolta ma, con l'inizio della colonizzazione scandinava, cominciò la parabola discendente per il nomadismo lappone; attualmente solo il 10% dei lapponi si dedica all'allevamento della renna che riveste comunque ancora un'importanza fondamentale per la cultura e l'economia sami. L'avvento delle invasioni vichinghe spinse i nomadi scandinavi verso nord. Inizialmente la cristianizzazione di queste zone concorse alla distruzione della cultura lappone reprimendo in particolar modo la lingua locale e lo stile di vita nomade. Inoltre spietata fu la repressione dello sciamanesimo e di tutte le forme tradizionali religiose lapponi che vennero perseguitate fino alla completa distruzione di tutti gli oggetti sacri in quanto il loro utilizzo era assimilato, dai missionari, alla magia nera. Successivamente, però, proprio ai missionari si dovrà la traduzione della lingua sami all'inizio dell'800. Comunque, in Norvegia, dal 1888 fino alla seconda guerra mondiale, era proibito utilizzare la lingua sami.
Già nel secolo scorso vennero prese le prime iniziative a favore delle popolazioni lapponi come associazioni culturali o scuole itineranti ma solo è verso la metà degli anni quaranta di questo secolo, che venne istituita la Sallskapet Same-Atnam (Società Culturale Lappone) la quale provvide alla normalizzazione ortografica dei principali gruppi linguistici lapponi (se ne contano almeno sette*). La prima associazione lappone è l'Associazione norvegese degli Allevatori fondata nel 1948. Nel 1956 nasce il Consiglio Sami, mentre nel 1958 la Ruota Samiid Rii'kasaer'vi (Unione Nazionale dei Lapponi Svedesi) attiva nella difesa della minoranza e che, nel 1962, ha ottenuto il riconoscimento di uno status giuridico per la lingua lappone e alcune forme di tutela. In Finlandia, nel 1989, invece è nato il Parlamento dei Sami, il loro organo di rappresentanza, mentre la lingua viene insegnata localmente fin dal 1985. Dal 1956, è attiva la Conferenza dei Lapponi del Nord detta anche Consiglio Nordico, un organo sovranazionale che ha ottenuto l'istituzione di cattedre di lingua Samit nelle principali università scandinave e la creazione, nel 1973, dell'Istituto Lappone Nordico che ha l'obiettivo di costituire un punto di riferimento culturale, politico e giuridico per tutto il popolo Sami. Non sono da sottovalutare i problemi ecologici che la terra abitata dai Sami è costretta a subire. La costruzione di dighe quali quella sul fiume Alta in Norvegia, lo sfruttamento del petrolio in alto mare e la vicinanza di centrali nucleari (l'incidente alla centrale di Cernobyl provocò l'abbattimento di 100.000 renne) pongono alla sopravvivenza del popolo Sami in funzione anche dello legame inscindibile esistente tra la natura e la cultura lappone.
Gli Inuit
Ho scelto di analizzare l'area Subartica Boreale in genere per una passione delle "Culture del Freddo", resasi concreta in quasi due anni trascorsi ai margini della Lappland Svedese in una delle Università più a Nord del mondo: Umeå Universitet in Svezia, 200 Km a Sud della linea del Circolo Polare Artico.Obiettivo centrale della ricerca all'interno del contesto del Riscatto delle Popolazioni Indigene è stato analizzare in quale modo queste popolazioni Nordiche vivono la loro situazione d'abitanti primigeni.Sicuramente più noti come Eschimesi, sono gli abitanti di quelle terre a nord del mondo che rientrano nella generale definizione di 'Artico'. L'Artico non esiste come un vero e proprio territorio. E' in realtà un oceano ghiacciato (collegato con il Pacifico dallo stretto di Bering e con l'Atlantico) "circondato" d'isole e dalle coste dei paesi confinanti: Groenlandia, Alaska, Siberia, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda
Il termine Eschimesi che significa 'mangiatori di carne cruda', veniva originariamente utilizzato, in senso dispregiativo, dalle tribù indiane algonchine del America settentrionale per designare le popolazioni residenti nelle zone più settentrionali, presso le quali il consumo di carne cruda era, effettivamente, abituale. In realtà, gli abitanti dell'Artico definiscono se stessi 'Inuit', termine che nella loro lingua (il linguaggio Inuktitut) significa 'uomini'. Esso è infatti la forma plurale di Inuk vale a dire 'uomo'.
Gli Inuit occupano un'area piuttosto vasta, che comprende l'Alaska e il tratto della Siberia che si affaccia sullo stretto di Bering, il nord Canada e la Groenlandia. Se racchiudere il senso di una cultura in poche definizioni sistematiche è certamente un'impresa difficile, la situazione si complica ulteriormente per le culture che, come quella Inuit, hanno sperimentato trasformazioni spesso traumatiche, derivanti dal contatto con i bianchi e, in alcuni casi, da periodi di colonizzazione.Per molti secoli, gli Inuit hanno vissuto in un isolamento quasi totale. Nonostante qualche contatto, breve e limitato, con i primi esploratori è stato solo dopo l’arrivo delle flotte baleniere del secolo scorso che gli Inuit hanno avuto rapporti sociali, costanti e significativi, con gli europei.L’intensificazione dei rapporti con il mondo occidentale ha determinato per gli Inuit, come per molti altri gruppi culturali, una serie di trasformazioni dei modelli di vita tradizionali che, per l'estrema rapidità con la quale si sono verificati, hanno spesso avuto un effetto traumatico su questa popolazione. Dagli anni cinquanta, gli organismi governativi europei e americani cominciano ad esercitare una crescente attività di intervento e di controllo sui territori inuit, che si traduce in un sempre maggiore coinvolgimento di questi popoli nell'economia di mercato. Gli insediamenti tradizionali vengono in alcune zone sostituiti da villaggi sorti in prossimità di basi militari o zone commerciali controllate dai bianchi, che si servono degli Inuit come di una fonte di manodopera a basso costo. Le nuove esigenze economiche e sociali, in molti casi incompatibili con i valori tradizionali, danno origine a tensioni e a fratture che lacerano il tessuto culturale, talora in modo drammatico. Attualmente, un numero considerevole di Inuit vive in centri urbani situati in varie zone del Canada, dell'Alaska e della Groenlandia. Molti di loro sono impiegati nelle strutture lavorative create dai bianchi, ma sono numerosi i casi in cui queste minoranze vivono ai margini della società, vittime di alcolismo e disoccupazione.La caccia e la pesca sono comunque ancora alla base del commercio e dell'alimentazione degli Inuit. La cattura d’animali da pelliccia e la caccia alle foche sono ancora praticate, sebbene la politica per la protezione degli animali da pelliccia abbia notevolmente ridotto il valore di queste industrie un tempo assai redditizie.
L'economia degli Inuit è oggi molto più diversificata di quanto non lo fosse in passato. C'è stata, per esempio, una forte richiesta di sculture e incisioni, un'arte in cui gli Inuit hanno raggiunto rinomanza internazionale. Queste opere, vendute generalmente tramite cooperative, costituiscono una costante fonte di guadagno per molte comunità. La crescita delle comunità Inuit ha procurato posti di lavoro nei servizi, nelle industrie e negli uffici statali. Alcune di queste comunità sono purtroppo troppo lontane per accedere ai principali mercati del lavoro e quindi il problema di diversificare ulteriormente l'economia e fornire significative possibilità di lavoro per i giovani resta uno dei problemi ancora da risolvere.Alla fine del "massacrante" lavoro di ricerca è tempo di tirare alcune conclusioni. Innanzi tutto non capita spesso di poter soddisfare due passioni in una volta sola: l’Artico (un mare di ghiaccio che galleggia intorno a un punto invisibile, il Polo Nord, dove, dicono i popoli delle terre polari, c'è il Chiodo del Cielo, intorno al quale girano le stelle) e la navigazione su Internet (molto più prosaica ma decisamente ricca di suggestione se la si pensa come una novella Torre di Babele).Nel districarsi tra le migliaia e a volte centinaia di migliaia di siti risultati da motori di ricerca qualche risultato degno di nota è stato raggiunto: gli Inuit hanno dimostrato una notevole elasticità nel resistere, assorbire ed adattarsi all'assalto di una cultura molto diversa senza perdere i loro valori tradizionali ed il desiderio di rimanere una società distinta e autonoma anche se la modernizzazione ha profondamente trasformato il loro stile di vita. Al posto delle slitte trainate dai cani sempre di più si vedono le motoslitte, l'arpione è stato sostituito dal fucile. I leggendari igloo, le abitazioni costruite con i blocchi di neve compatta cementati dal gelo, sono stati abbandonati per case con il riscaldamento.Preoccupati di riguadagnare un maggiore controllo sulla propria vita e sul proprio avvenire, gli Inuit negli ultimi tempi hanno cominciato a partecipare più attivamente alla politica. La maggior parte delle loro comunità sono incorporate in circoscrizioni e governate da consigli elettivi, simili a quelli delle municipalità canadesi. Nei Territori del Nord Ovest e nel Nunavut (un nuovo territorio nel nord del Canada, creato nell’aprile1999 e comprendente la metà della parte orientale di quelli che sono oggi i Territori di Nord Ovest dove Inuit ed altre popolazioni indigene costituiscono la maggioranza), sono ben rappresentati nell'Assemblea Legislativa e a livello ministeriale territoriale. Nel Parlamento canadese, gli Inuit ora siedono sia alla Camera sia al Senato. Gli Inuit canadesi si sono uniti con quelli della Groenlandia, dell'Alaska e dell'Unione Sovietica per realizzare alla Conferenza Inuit Circumpolare (ICC), un organismo internazionale che si fa interprete delle preoccupazioni e degli argomenti più importanti che riguardano l'intero emisfero artico. Un discorso a parte merita la Groenlandia dove non si registra quasi presenza di Riscatto. Moltissimi sono stati i siti trovati sulla Groenlandia che trattano di viaggi, fotografia e informazioni meteorologiche e turistiche in generale ma nulla curato da Nativi per i Nativi. La Groenlandia pur essendo formalmente territorio sotto il dominio della Corona di Danimarca gode di un notevole grado di autonomia politica ed amministrativa come tutte le municipalità dei diversi Paesi Scandinavi. La presenza degli Inuit Groenlandesi è massiccia all’interno di organizzazioni sovranazionali come ICC e Artic People tanto da rendere superfluo qualsiasi grido di protesta o richiesta di aiuto sulla Rete.
Tibet
Fin dal VII secolo d.C. il Tibet era un regni indipendente all'interno del quale convivevano i vari clan che erano stati riuniti dando vita ad uno stato unitario. Dopo un lungo periodo di crisi, però, nel tredicesimo secolo il sovrano mongolo Godan assegna al Dalai Lama il potere temporale su gran parte del Tibet rendendolo una sorta di vicerè. In seguito il Gran Khan Kubilai viene convertito al buddismo grazie all'opera di Phags-pa ponendo le basi storiche per le future rivendicazioni cinesi sul territorio tibetano. Con la fine della dinastia mongola il nuovo impero cinese limita il suo controllo ad una piccola parte del Tibet e per più di tre secoli il paese resta praticamente indipendente; nel frattempo si rafforza il potere temporale della Chiesa Buddhista Riformata. Con il quinto Dalai Lama, Lobsang Gyatso, si ha la nuova unificazione del paese e la conquista della totale indipendenza. La restaurazione dell'Impero da parte della dinastia Ch'ing aumenta la pressione cinese sul Tibet. Approfittando dei disordini scoppiati in Tibet per la successione al Dalai Lama, i cinesi occupano la capitale Lasa nel 1720: da questo momento il vassallaggio imposto al Tibet durerà fino all'inizio del Novecento ed i tibetani dovettero subire la continua presenza di due commissari cinesi e dei loro battaglioni di scorta. Nel 1912, però, la caduta del Celesto Impero crea le condizioni favorevoli per la riconquista dell'indipendenza che durerà fino al 1950 quando l'esercito comunista di Mao Tsedong rioccuperà il paese. Nonostante il tentativo delle autorità tibetane di rendere meno traumatica possibile l'occupazione il regime cinese applica una durissima politica di repressione culturale e fisica che avrà, ed ha tuttora, effetti devastanti.
Nel 1959, dopo un tentativo di rivolta fallito, il Dalai Lama fugge affrontando un lungo e pericoloso viaggio che lo porta, assieme a molti compagni, in India a Dharamsala, dove tuttora risiede. Nel 1965 il Tibet viene trasformato in una regione autonoma ma ciò non apporta alcun beneficio alla regione. L'avvento della Rivoluzione Culturale peggiora drammaticamente le condizioni del popolo tibetano e, tra il 1976 ed il 1986, le Guardie Rosse si scatenano in ogni crimine assassinando migliaia di monaci e di civili, bruciando templi e monasteri e dando alle fiamme antiche e preziosissime biblioteche. Ciò che viene risparmiato dalla furia delle Guardie Rosse è solo una minima parte dell'immenso patrimonio culturale tibetano. Nel frattempo l'azione diplomatica del Dalai Lama in diverse sedi, porta all'approvazione di diverse risoluzioni di condanna che però non porteranno ad un reale miglioramento delle condizioni del Tibet.
Nel 1975 la morte di Mao Tsedong e l'entrata in scena di Deng Xiaoping porta alcuni miglioramenti; la repressione viene limitata, si assiste ad una timida ripresa economica e vi è una discreta apertura del paese verso l'estero. In seguito all'apertura si moltoplicheranno le iniziative e le denunce atte a sensibilizzare l'opinione pubblica internazionale (in Italia ad esempio nasce L'Associazione Italia-Tibet). Nel 1987 la proposta fatta dal Dalai Lama per un nuovo piano di pace viene respinta dal governo tibetano. Nel settembre dello stesso anno la strage di Tienanmen e l'aumento generale della tensione in tutta la Cina comportano un aumento della repressione ed anche se l'attribuzione del premio Nobel al Dalai Lama ripropone la tragedia tibetana agli occhi dell'opinione pubblica attualmente nulla lascia sperare nuove positive prospettive per il popolo tibetano.
Sacri Suoni del Tibet - musica rituale tibetana
«La musica tibetana religiosa e rituale rappresenta un potente strumento per entrare in rapporto con le energie dinamiche presenti in natura (è questa la 'magia' del tantrismo) e rappresenta uno dei più efficaci sostegni alla meditazione.
Le sonorità, affinate attraverso la pratica di secoli (attraverso una tradizione che viene fatta risalire a Buddha stesso), contribuiscono a produrre stati mentali particolari; i ritmi e le melodie entrano in relazione con gli stati meditativi più profondi.
I rituali tantrici evocano divinità ed esse rappresentano l'archetipo dello stato di perfetta chiarezza, nella quale i tre livelli (corpo, parola, mente) sono armonizzati e sincronizzati e divengono liberi dai veleni della passione, dell'aggressività e dell'ignoranza»
(cfr. sciamano siberiano in trance estatica ; sciamane siberiane )
L'esperienza sciamanica
I fenomeni sciamanici sono fenomeni caratterizzati da capacità estatiche permanenti .Molti giovani ,passata la pubertà aspirano o sentono la chiamata allo sciamanesimo.Prima della acquisizione della capacità di passare dal piano umano a quello divino,compare una vocazione divina,che precede la scelta umana e determina la sua attività.Nelle tribu' native nordamericane essi si isolano per settimane praticando l'ascesi in attesa che la chiamata si compia con l'evento della iniziazione da parte del Grande Spirito.Lo sciamano sperimenta : l’esperienza allucinatoria della propria morte , lo smembramento-frantumazione del suo corpo, l’uscita dell’anima e il suo viaggio nel mondo degli spiriti del cielo e della terra per incontrare la propria anima e ricevere i poteri spirituali. l’entrata col corpo frantumato nel regno delle malattie e della morte per assorbirle, la ricomposizione e la rinascita in una condizione psicofisica nuova,guarita.
Questi sono gli elementi caratteristici della chiamata- iniziazione sciamanica e dei successivi viaggi.L’eperienza è alla fine sempre piena di gioia.Nel suo viaggio lo sciamano incontra l’Essere supremo e dunque può essere rivestito di sacro, diventare medium rivelatore.
Lo sciamano sperimenta un rapporto mistico(=col mistero) e testimonia che le strutture dell'inconscio umano sono universali e che le religioni sono le espressioni storiche culturali di un sentimento umano profondo universale, a-storico o trascendentale.Mircea Eliade scopre che l'ascensione al sopramondo o cielo è un fenomeno originario che appartiene all'uomo in quanto tale nella sua integrità, non in quanto essere storico,culturalmente determinato.Lo sciamano è indovino, taumaturgo e sacerdote di riti.Il raggiungimento di stati inconsueti di coscienza dipende moltissimo dalla percezione di una chiamata divina che si identifica nella epilessia ereditaria o nella possessione , dalla volontà e fede di seguire questa chiamata, dal sentimento di responsabilità verso la comunità, dalla disponibilità a sopportare con fiducia tutte le sofferenze che comporta.
La trance estatica viene raggiunta in altre culture con l'autotortura, la deprivazione sensoria,gli esercizi respiratori e la medirazione,la danza e il ritmo di tamburi.Spesso si usano più pratiche insieme.Alcuni sciamani usavano sostanze psichedeliche, bevande fermentate e tabacco.Wasson ,scienziato nazista ha studiato in Tibet l'antica bevanda degli Ariani (+di 5000 anni fa) il soma,la cui composizione fu sempre considerata il mistero dei misteri e secondo le sue conclusioni pare si trattasse del fungo allucinogeno ammanita muscaria, conosciuto anche da altre culture.L'uso di tali sostanze(gli indiani d'america ne conoscono almeno 100 diverse) fa pensare ad un loro uso rituale che risale a 15-20,000 anni fa.
sciamane siberiane
Secondo la nostra mentalità occidentale la conoscenza della realtà sarebbe accessibile esclusivamente sulla base di un sistema logico fondato sulle pure percezioni sensoriali amplificate da strumenti inventati dall'uomo a questo proposito.Un tale modo di pensare non è universale:la visione dell'universo dei nostri antenati era conquistata attraverso straordinarie esperienze esistenziali di uomini e donne particolarmente dotati che comprendevano battaglie interiori e grandi sofferenze.Chi intraprendeva questi percorsi di conoscenza doveva avere fede in una possibilità di esperienza extracorporea in universi paralleli a quelli sensoriali.La cultura religiosa in cui si sviluppa il fenomeno sciamanico prevede, in generale, un mondo diviso in tre parti:
TERRA, come luogo di percezione immediata,
SOTTOTERRA ,mondo dei mostri pericolosi per l'uomo,
SOPRATERRA O ALTRO MONDO,i cui confini sono posti al di là delle montagne, dei fiumi o dei mari.
(cfr. albero cosmico-asse del mondo )
asse terrestre,asse della montagna...albero cosmico e sciamano..coincidono!
Un albero cosmico(asse) collega i tre mondi.Esso è come un albero che è radicato nel sottoterra, si prolunga nella terra e ramifica nel sopraterra dove stanno gli dèi.Lo sciamano esprime l'asse:pone una betulla al centro di una tenda i cui rami sporgono in alto.Sul tronco incide nove tagli che sono i nove cieli che deve attraversare per raggiungere glI dei.Vestito da uccello ascende l'albero portandosi un tamburo su cui è simboleggiato il mondo terrestre.I principi che stanno alla base delle rivelazioni sciamaniche: 1-tutti le cose ed i fenomeni sono animati da una essenza creativa unica e trascendente:lo spirito. 2-il cosmo è fatto di tre livelli:dei divini, dei mortali e degli inferi e Tutti i fenomeni che avvengono al livello della Terra sono legati al sottoterra ed al sopraterra. 3-la relazione che lega l'anima al corpo è di natura instabile sicchè l'anima può abbandonare il corpo di chi è malato essendo la malattia fisica una conseguenza di una malattia dell'anima. Dal punto di vista dello sciamano la malattia è un procedimento di purificazione dalle cattive abitudini degli uomini.
L'esperienza centrale dello sciamanesimo è l'autosmembramento offertorio che si svolge in 4 fasi come viaggio sciamanico: 1-esperienza allucinatoria della propria morte e smembramento del proprio corpo; 2-viaggio nel sottoterra e sopraterra per incontrare gli spiriti e incontrare la propria anima sull'albero cosmico; 3-immersione,col corpo frantumato nel regno delle malattie e della morte per assorbire e vincere tutte le entità negative; 4-ricomposizione e rinascita in una condizione psicofisica nuova che gli consente di affrontare senza paura il mondo dell'invisibile e di ripetere l'esperienza di propria iniziativa.
Nel 1822 viene redatto il Codice di Amministrazione Indigena, studiato da Mikhail Speraski con il quale si cerca di proteggere i diritti territoriali delle popolazioni indigene; in seguito, però, la legge verrà modificata e non sarà più in grado di fermare il l'attività dei mercanti di pellicce. Anche la costruzione della linea transiberiana, favorendo l'arrivo dei coloni, contribuisce a sconvolgere gli equilibri della regione. Come successo in molte altre situazioni, anche presso i popoli indigeni siberiani si diffonde presto la piaga dell'alcoolismo che provoca effetti deleteri presso le tribù locali.
All'inizio del '900, prende vita un movimento regionalistico, composto in prevalenza da immigrati che promuove anche la creazione di riserve sul modello americano: il progetto però non arriverà a buon fine. La Rivoluzione d'Ottobre e lo sviluppo della successiva politica sovietica, se ufficialmente tutelano le popolazioni indigene siberiane, in realtà peggiorano ulteriormente la vita degli indigeni, sopratutto dopo l'avvio, negli anni trenta, dello sfruttamento intensivo delle risorse naturali siberiane. Durante la Seconda Guerra Mondiale tutti gli indigeni vennero esentati dal servizio militare ma successivamente, prese il via una dura campagna di russificazione che ridusse l'insegnamento scolastico delle lingue autoctone ed addirittura, nelle zone abitate da popolazioni prive di un alfabeto, l'insegnamento venne totalmente soppresso.Nei decenni successivi il continuo sfruttamento delle risorse naturali, l'aumento significativo della popolazione e la militarizzazione della regione mutano definitivamente l'aspetto della regione a tutto discapito delle popolazioni indigene. Gli anni della Perestrojka portano un cambiamento politico anche per i popoli indigeni, i quali decidono di unire i propri sforzi: nel 1990 si incontrano a Mosca per gettare le basi di una strategia comune costituendo un'associazione dei piccoli popoli del nord: presidente di quest'associazione viene eletto Vladimir Sangi lo scrittore promotore dell'iniziativa. In seguito verranno stretti rapporti internazionali con organismi attivi per la difesa dei popoli indigeni. Purtroppo, i rapporti con l'amministrazione Eltsin non hanno dato risultati positivi e non sono stati fatti passi avanti verso una politica più attenta alle esigenze delle popolazioni indigene.
TUVA IL TERRITORIO E LA SUA STORIA
La repubblica di Tuva con una superficie di 170 mila kmq conta 308 mila abitanti, che appartengono a 73 diverse nazionalità, di cui 99 mila sono tuvini.Kyzyl, la capitale della repubblica tuvina, si trova al centro geografico dell’Asia; è stata fondata nel 1914 alla confluenza di due affluenti del fiume Jenisej: lo Kaa-chema e il Bij-chema.Tuva confina a nord e nord-ovest con la provincia di Krasnojarsk e con la repubblica di Chakassija, a nord-est con la repubblica Buriata e con la regione di Irkutsk, a est e a sud con la Mongolia e a ovest con la regione dell’Altaj.Il clima è di tipo continentale e la regione è considerata montuosa per la presenza sull’80% del territorio di montagne che toccano frequentemente i 3000-3500 metri. La punta più alta si trova all’interno del massiccio del Mongun-Tajga (montagna argentata) e raggiunge i 3976 m.
Nel territorio della Repubblica tuvina nasce il fiume Jenisej, uno dei più grandi del nostro pianeta e vi sono all’incirca 400 laghi, molti dei quali sono di origine glaciale.Tuva si può considerare come una grande riserva naturale: vi sono più di 1500 specie di piante, 240 tipi di uccelli, inoltre vi si trova una grande varietà di specie animali: lo scoiattolo dei Sajani, la lince, il ghiottone, lo zibellino, il castoro, lo yak e il cammello.Tuva è famosa anche per le acque curative che sgorgano calde dalle sue sorgenti e per i suoi fanghi, sono famose località termali Ceder e Usc-beldir e le rive del lago Dus-chol. Un luogo unico al mondo, per la sua natura intatta, è la depressione di Ubsu-Nurskaja, è diventata, infatti, da diversi anni, oggetto di studi e di ricerche da parti di studiosi che giugono da tutto il mondo. Il suo territorio è abitato sin dal neolitico, dell’epoca del ferro è stato fatto un ritrovamento eccezionale: la famosissima pantera d’oro, che si trova nella collezione dell’Ermitage a Sanpietroburgo.E’ intorno al VII secolo, nel momento in cui questa regione rientra nell’orbita del kaganat turco, che inizia una prima trasformazione nelle popolazioni nomadi che diventano agricoltori stanziali, dedicandosi all’arte della metallurgia. Di questo periodo sono i ritrovamenti di libri incisi nella pietra e di ben 84 stele.E’ questo anche il momento in cui Tuva passerà sotto il dominio della tribù degli Ujguri che erigeranno un sistema di difesa costituito da mura e valli. Uno di questi ancora esistente e famoso, benchè oggigiorno sia nascosto dalle acque della diga di Sajan-Susceskij, è conosciuto come "la strada di Gengis Khan" e si trova a nord-ovest del paese. All’inizio del IX secolo con l’aiuto dei Kirghisi Tuva riuscirà a liberarsi degli Uiguri per entrare nella sfera d’influenza altajka e kirghisa. Nel XIII secolo dovrà arrendersi all’Orda di Gengis khan e nel 1700 alla dinastia Manciù, dalla quale si affrancherà solo nel 1912 grazie all’azione di rivolta, a fine ‘800, di 60 bogatir (così sono chiamati i cavalieri nella tradizione russa), conosciuta storicamente come "Aldan Maadyr", che sarà determinante per far nascere una coscienza etnica all’interno del popolo tuvino.Il resto è storia recente, nel 1914 Tuva diventa un protettorato russo, vive il travaglio della rivoluzione sovietica, fino a quando nel 1921 viene riconosciuta, per la prima volta nella storia di questo popolo, la Repubblica popolare di Tuva. Questo significò per Tuva, da un lato l’allontanamento dei cinesi, la repressione del lamaismo, la distruzione dei templi buddisti e dall’altro aiuti economici e progresso in campo culturale sopratutto per la massiccia alfabetizzazione, non ultima la creazione di una lingua scritta tuvina.
TRADIZIONE E RELIGIOSITA’ Tuva, grazie alla sua conformazione geografica che la rende isolata dall’alta barriera delle montagne Sajan, si è ritrovata a essere in disparte rispetto alle grandi vie commrerciali dell’antichità, e questa situazione si è perpetuata sino a tempi non molto lontani, in quanto era una Repubblica Sovietica chiusa ai visitatori. E’ stato questo isolamento millenario a conferirle la sua magia e il suo fascino intatto. Tuva è una terra in cui lo sciamanesimo si è conservato allo stadio originario ed in cui il popolo sente ancora molto forte la tradizione e ne rispetta i culti ed i riti. Tutto il popolo tuvino festeggia l’inizio del nuovo anno, shagaa, in base al calendario lunare ed in compagnia di uno sciamano che può predirre gli avvenimenti dell’anno che deve venire. Tutti i tuvini al mattino si alzano e fanno offerta di thè salato con il latte ai loro Spiriti, affinchè li proteggano durante la giornata. E’ così che i gesti quotidiani penetrano, con la forza che gli imprime la tradizione, nella sfera spirituale.La montagna Chairakan, dove dimora l’Orso Protettore, è conosciuta e venerata in tutta Tuva, ed ogni sciamano le si rivolge durante i riti per ottenere la sua somma protezione ed il suo aiuto.Sono tanti i rituali che gli sciamani devono celebrare: il rito del Sole Rosso, che si celebra in autunno quando bisogna scegliere il luogo migliore dove innalzare la yurta per svernare e invocare protezione sulle mandrie e sul clan, le kamlanie che si officiano per la purificazione o per accompagnare i defunti, al 7° e 49° giorno dalla loro morte, nel mondo ultraterreno.Il rituale del 7° giorno si chiama rituale dell’anima grigia. Lo sciamano incontra l’anima del defunto e questi gli riferisce la causa della sua morte e se ci sono delle offese da placare. Al 49° giorno si celebra il rituale dell’anima principale, la pratica è molto spaventosa perché bisogna accompagnare l’anima nel regno dei morti facendole offerta di tabacco e distillato di latte, aragaa. Gli sciamani di Tuva hanno lignaggi diversi: ci sono gli sciamani celestiali, quelli che provengono dalle sirene della steppa o della taiga, ci sono gli sciamani delle acque e quelli che derivano dagli spiriti dei demoni. Tutti loro hanno un compito comune: aiutare le persone. Per fare questo si servono del linguaggio segreto degli animali, del canto diafonico, khoomei, del tamburo e del viaggio estatico, della fumigazione con il ginepro della taiga, artish. Ogni sciamano si considera quale continuatore dell’eredità e della vita dei propri padri e nonni, per cui il suo ruolo spirituale, nel rispetto della tradizione, è quello di onorare gli Spiriti degli Antenati, gli Spiriti protettori della Terra, benedicendo i luoghi, i clan e le famiglie, affinchè ogni figlio sia pronto e degno ad abitare la terra dei propri Avi.
AI-TCHOUREK OJUN (CUORE DI LUNA) Ai-Tchourek (Cuore di Luna) è nata a Tuva, nel centro dell’Asia. La notte in cui venne alla luce si scateno' un violento temporale, ma nel momento in cui si udi' il suo primo vagito, gli elementi si placarono e apparve la luna. Il padre che era abituato a passare notti intere nei boschi, in balia della furia degli elementi, vide in questo, un segnale divino e decise di chiamarla Cuore di Luna.Ben presto la piccola Ai-Tchourek inizio' a giocare con gli spiriti delle anime che popolavano il cimitero del villaggio, a correre dietro al vento suo amico per parlare con lui. La madre guardava crescere la figlia con apprensione anche se la lasciava libera nei suoi giochi e nelle sue avventure con questo mondo fantastico. La madre come le sue otto leggendarie sorelle era una grande sciamana e apparteneva alla potente stirpe degli Sciamani Celestiali, ma nell'Unione Sovietica di allora, gli sciamani erano perseguitati, trattati come ciarlatani,, ubriaconi, visti come la feccia della societa'.La madre morì prematuramente e quando Ai-Tchourek cominciò a manifestare segni piu' evidenti della sua diversita', i familiari si spaventarono, temendo delle rappresaglie da parte del Partito e la mandarono a vivere in Russia, dove trascorse nove anni studiando e lavorando. Gli anni vissuti li' furono molto difficili, le voci l'assilavano in continuazione, gli spiriti le si manifestavano anche di notte. Era priva di qualsiasi sostegno morale, abbandonata completamente a se stessa, mentre si faceva sempre piu' chiaro nella sua mente di aver ereditato il dono di sua madre.Poi arrivo' la perestrojka e Ai-Tchourek pote' ritornare a Tuva. Certo anche li' la vita non era facile. L'atmosfera della citta' era pesante e cosi' Ai-Tchourek si rirtiro' a vivere nella taiga dove in completa solitudine, a contatto con le forze della natura pote' sviluppare le sue facolta' sciamaniche.Quando, nel 1993, si tenne a Kyzyk il Primo Congresso Internazionale di Sciamanismo, Ai-Tchourek vi partecipo', e seduta tra il pubblico, ascoltava i racconti di altri sciamani che erano cosi' simili alla sua esperienza di vita, ma ad un certo punto… "…mi sentii trascinare, da una forza invisibile. Salii sul palco, presi un tamburo che qualcuno mi stava porgendo e iniziai a battere. Io stessa non capivo cosa mi stesse succedendo, non avevo mai suonato un tamburo in vita mia, non l’avevo neanche mai toccato. Appena eruppero i primi suoni la realtà si scompose come tanti immagini riflesse nello stesso specchio. Scorgevo la gente, laggiù in platea, come in un mondo lontano, tutto si era improvvisamente allontanato verso il basso, erano tutti lontani ed irraggiungibili; poi c’ero io, lì sul palco, come in un mondo ovattato, dove non percepivo alcun suono a parte la voce del tamburo e il mio essere e quello del malato, lì di fronte a me, sul pavimento. Di colpo vidi una miriade di vermi avvolgerlo e camminare sul suo corpo, guardavo la folla giù, era troppo distante, non poteva aiutarmi, guardavo lui e lo vedevo in preda al male di quei lunghi vermi orrendi. Non sapevo più che fare, battevo battevo sul tamburo e poi gridai: " Sono Ai-Tchourek, delle Nove Donne del cialama', aiutatemi!" Di colpo la volta del teatro si aprì, vedevo il cielo, vedevo un mondo superiore, i fumi di artish salivano alti, il blu veniva avvolto da una nebbia profumata. Ero stordita, lì nel teatro vedevo il cielo, l’azzurro, quel mondo al di sopra. Di colpo la visione cambiò, la nube di fumo si diradò e vidi apparire tre donne. Erano bellissime nelle loro vesti lunghe e preziose, dalle tinte delicate. Erano sedute immobili e mi guardavano, il loro viso era luminoso e il loro sguardo era penetrante. Sentii una forza enorme invadere la mia testa e penetrare attraverso il mio corpo ed il mio braccio, ripresi con più potenza a battere sul tamburo. Capivo confusamente, io sciamana celestiale, io che dominavo gli elementi, io che venivo aiutata dal tuono. Il suono del tamburo era sempre più forte. Guardavo verso l’alto, loro erano lì, mi guardavano protettive. Guardavo di fronte a me e vedevo i vermi che velocemente si allontanavano dal corpo di quell’uomo e andavano in giù, si rifugiavano verso quel mondo basso, sotterraneo. A quella visione rivolsi il mio sguardo verso l’alto per cercare la loro approvazione. Non c’erano più, se n’erano andate, la volta del teatro si era richiusa, i mondi si erano magicamente ricomposti. Guardai ancora una volta verso l’uomo che giaceva supino a terra. Si era alzato a sedere, i vermi l’avevano lasciato. Gettai un grido e svenni." Il professor Kenin Lopsan, responsabile del Museo Etnografico di Tuva "Aldan Mandir", nonche' grande fautore della conservazione e della rinascita dello sciamanismo tuvino, dopo questo episodio la insignì del titolo di "Grande Sciamana". Negli anni la missione di Ai-Tchourek si è rivelata fondamentale per il sostegno dato al processo di ricostruzione dello sciamanesimo tuvino e per la diffusione e la conoscenza delle tradizioni e della cultura del suo popolo in Occidente. In Italia, dove opera da diversi anni, ha edificato, in Valle d’Aosta, l’unico altare sciamanico Ovaa al di fuori della sua patria. Attualmente è a capo del "Tos Deer", Associazione Sciamanica Tuvina. Durante il suo soggiorno italiano sono tanti gli insegnamenti di cui Ai-Tchourek ci ha fatto dono, ma ogni persona, durante gli incontri, ha fatto tesoro della sua capacità di trasmettere forza in ognuno di noi obbligandoci a prendere consapevolezza di quello che è il talento che ci è stato destinato dalla sorte. "Ogni persona ha ricevuto il suo dono, il suo talento ed io, come sciamana, devo riconoscerlo ed aiutarvi ad aprire la strada rispetto a questo talento, affinché ognuno di voi possa metterlo a frutto nel migliore dei modi." In Italia, ci sono fiori nuovi, erbe nuove, montagne sconosciute, acque misteriose per Ai-Tchourek, che le hanno dato la possibilità di entrare in contatto con gli Spiriti della Terra italiana e di arricchire la sua conoscenza di questo mondo sottile.
L’UNIVERSO DEL NOMADE : LA YURTA La dimensione nomade delle popolazioni di queste aree, porta l’uomo della steppa a vivere indissolubilmente legato alla natura, penetrando la sua più profonda dimensione spirituale: emblema di questo legame totalizzante è la dimora del nomade, la tenda.Chiamata gheer presso i Mongoli e yurta presso i tuvini, la casa del nomade è estremamente pratica e funzionale, facilmente smontabile e trasportabile, è un riparo sicuro e solido, adatto alle loro dure condizioni di vita. E’ sempre orientata con la porta a sud per cui funziona anche come orologio astronomico, in base alla posizione in cui penetra il sole all’interno della tenda, attraverso il foro centrale, si può determinare l’ora.Ma la yurta nasconde un altro mondo, appena si apre la piccola porticina e si attraversa la sua soglia si viene proiettati immediatamente in un mondo magico dove ogni oggetto, ogni suppellettile, il fuoco e la posizione che vi si occupa segue un ordine simbolico preciso, immutato nel corso dei secoli.Il Sacro Fuoco centrale, a cui tutti sono legati con invisibili raggi che si proiettano verso il centro, rappresenta il mondo antico, la nostra memoria, i nostri Antenati, per cui è degno di sommo rispetto e da omaggiare con offerte di cibo sacro.Ma la yurta contiene all’interno la rappresentazione stessa dei legami tra il cosmo, il tempo e gli esseri umani. Vi è una precisa relazione tra gli animali dell’oroscopo orientale, la disposizione delle masserizie e la distribuzione dei posti a sedere all’interno della yurta.A nord di fronte alla porta è dislocato il topo, simbolo del raccoglitore, per cui in corrispondenza del topo vengono posizionati i bauli che contengono i tesori della famiglia ed è proprio lì vicino ai tesori che siede l’ospite più l’anziano, colui che è degno di sommo rispetto.Poi è la volta del serpente, il luogo dove sedevano i servitori, se si era in una famiglia abbiente o dove si mette seduta l’ospite donna, quella che come i servitori porta le novità, i messaggi, i pettegolezzi del mondo esterno.In corrispondenza della porta è rappresentato il cavallo, simbolo dell’animale che anticamente compiva tutti i lavori e a cui erano affidate anche le possibilità di comunicazione, visto che ci si spostava essenzialmente a cavallo. Quindi la porta è la rappresentazione del lavoro e dei rapporti con il mondo. Di seguito si trova la pecora simbolo della ricchezza e della fertilità, infatti proprio in sua corrispondenza vengono appesi i capi che sono stati sgozzati.Poi troviamo la scimmia, simbolo della capacità lavorativa ed infatti proprio lì è il posto in cui vengono appesi i finimenti dei cavalli e gli attrezzi per la sellatura. Dopo c’è il gallo dove in genere siedono i forestieri o gli ospiti di passaggio, che come il gallo si alzano all’alba per proseguire nel loro cammino. Di seguito si trova il cane simbolo dell’abbondanza e della proprietà, infatti è proprio il cane a difendere la proprietà e in sua corripondenza vengono conservai i sacchi che contengono il raccolto dell’anno, gli indumenti e le coperte. In ultimo troviamo il maiale, simbolo dei prodotti della natura, i tuvini in quanto cacciatori si nutrono di carne, per cui quello è il posto dove conservano le armi da caccia, appendono la cacciagone ed espongono le pellicce.Nulla è dunque casuale nella disposizione delle masserizie e rispetto al posto riservato agli occupanti nella yurta ma corrisponde ad un antico ordine immutabile che è tutt’oggi rispettato, segno non solo della tradizione, ma di un modo molto presciso di interagire con il cosmo.
BURIAZIA
IL TERRITORIO E LA SUA STORIA La Repubblica della Buriazia è un paese alquanto vasto della Siberia Meridionale che si estende a nord della Mongolia, sulle rive del lago Bajkal, con capitale Ulan Ude. Il suo territorio è disegnato dalle estese desertiche della zona orientale, nella provincia di Cita, dalle alte montagne Barguzin, ricche di sorgenti curative e famose per il "Giardino delle pietre", e dai territori boscosi sulle sponde del lago Bajkal, con le sue "sabbie che cantano". Il lago, dove si trova la sacra isola di Olchon, è la più grande riserva di acqua dolce del mondo e contiene all’incirca un quinto dell’acqua dolce esistente sulla terra, inoltre è lo specchio d’acqua continentale più profondo del pianeta, oltre i 1600 metri, è alimentato da ben 336 fiumi e fiumicelli e forma una mezzaluna lunga circa 640 kilometri. Delle 1700 specie indigene di piante e animali, 1200 sono uniche e includono un pesce chiamato golomjanka, che è viviparo, oltre al gustosissimo omul che si può gustare comprandolo direttamente dai pescatori sulle rive del lago.L’origine del popolo buriata si fa risalire ai secoli XI-XII, quale risultato della fusione di gruppi di cacciatori delle foreste del nord e gruppi di nomadi degli Altaj. Barga Bator è la figura leggendaria a capo di questi popoli; e sarà proprio la sua progenie ad insediarsi stabilmente nel territorio che corrisponde all’attuale Buriazia. Sulle sponde del lago Bajkal troviamo i due grandi gruppi degli Echirit e dei Bulagat, sulle montagne a est il gruppo dei Barguzin e verso le zone steppiche di Cita il gruppo degli Aghin. Ma il predominio dei Buriati in questo territorio ha breve corso, subito la sua storia viene interessata dalle pressioni dell’impero mongolo di Gengis Khan, dalla penetrazione lamaista ed in ultimo, nel XVII sec. dalla colonizzazione russa. A destare l’avidità degli avventurieri russi era "l’oro morbido", ovvero le pelli più belle del mondo, perche' da molto tempo le pelli erano la merce d’esportazione più preziosa della Russia. Parallelo alla grande via della seta, esisteva un altro percorso commerciale, la via dello zibellino, che attraversava la Siberia meridionale e l’estremo oriente e giungeva fino a Bisanzio. Ma solo a fine ‘800 con l’arrivo della transiberiana un numero significativo di russi si stabilì in quest’area contribuendo all’affermarsi di uno stile di vita sedentario, basato sull’agricoltura. Dopo la rivoluzione russa del 1917, la Buriazia fu annessa all’Unione Sovietica. Durante la Grande Guerra Patriottica, così è chiamata dai russi la seconda Guerra Mondiale, i buriati combatterono a fianco dei soldati russi, tra le file dell’Armata Rossa. Si raccontano molte leggende di come i soldati buriati in battaglia fossero protetti dagli sciamani. Nadia Stepanova ci ha raccontato una di queste storie "….uno dei miei zii fu mandato in guerra e un giorno si trovò nel bel mezzo di un bombardamento. La battaglia infuriava, tutti morivano attorno a lui c’era una polvere terribile che oscurava la vista…ad un certo punto sentì il nitrito di un cavallo e di fronte a sé vide un cavaliere celestiale che gli indicava la via. Ebbe salva la vita. Da quel momento in poi il "cavaliere blu" protesse la divisione buriata e presto la voce si diffuse a tutto l’esercito: per avere salva la vita bisognava seguire i soldati buriati."
TRADIZIONE E RELIGIOSITA’ Gli sciamani buriati credono nell'esistenza di un pantheon composto dall'Eterno Cielo Blu e da 99 Tengri (Divinità) suddivisi in 44 Tengri Orientali, malevoli, e 55 Occidentali, benevoli. I Buriati inoltre venerano le 13 Divinità Settentrionali della Terra, la Madre Terra, i Sacri Spiriti del Fuoco, gli Spiriti degli antenati e gli Spiriti locali che proteggono ogni luogo naturale come i potenti Spiriti delle montagne e gli Spiriti delle acque protettori dei fiumi, dei laghi e dei mari.Il più popolare degli eroi divinizzati del pantheon sciamanico buriato è Buxa Nojon, che è considerato il padre di tutti i buriati e come tale venerato. Presso i buriati l’arte di forgiare il ferro vanta antichissime tradizioni, uno dei clan più potenti e conosciuti è infatti quello dei Darchat, i Fabbri appunto, ed è legata strettamente alla mitologia. Una leggenda racconta, infatti, che uno dei 99 Spiriti, Bozintoy, che eccelleva nell’arte del forgiare, insegnò i segreti del ferro agli uomini, gettando sulla terra la pietra xabtari, che divenne l’incudine rituale, e sulla quale vennero poi celebrati tutti i riti a lui consacrati, Egli abita le regioni occidentali, degli spiriti benevoli e tutt’ora è ritenuto protettore dei Fabbri.Nella tradizione rituale buriata vengono celebrati i Taylagan compiuti per onorare gli Spiriti della natura. I buriati celebrano queste cerimonie in precisi momenti dell'anno, ad esempio in corrispondenza della rinascita della vita in primavera, per richiamere il favore degli Dei o quando vi è un’espressa richiesta, per cui si celebra un Taylagan individuale.Durante un Taylagn importante, quando c'é una necessità reale, gli sciamani fanno un sacrificio rituale di un montone, una capra o di un altro animale a secondo del clan e della ragione per cui la cerimonia si sta svolgendo. La conduzione del sacrificio veniva affidata anticamente ad un numero di anziani variabile da nove ad undici, sotto la guida di uno sciamano. Gli anziani, nel loro ruolo di capo clan, donavano allo sciamano officiante latte fermentato di cavalla che veniva offerto agli Dei.In Buriazia ci sono 11 tribù principali dalle quali sono discesi tutti i clan che compongono il popolo buryata. Gli Abzey, a cui appartiene Nadia Stepanova, appartiene alla tribù Echirit. I loro protettori sono Spiriti che si manifestano come cavalli celestiali. Tre giorni dopo la luna nera sono il primo clan ad essere autorizzato a celebrare rituali. Nadia Stepanova all’inizio di ogni rituale si rivolge ai cavalli celestiali, i suoi protettori, e così fa ogni sciamano di questa antica terra, sulle sponde del "mare sacro"
NADIA STEPANOVA Nadia Stepanova, sciamana siberiana, é nata in Buryatia, sullesponde del Lago Bajkal e sin dai primi anni di vita ha manifestato il dono di "vedere" gli Spiriti e gli Dei. In seguito alla campagnaanti religiosa di Stalindegli anni 30 in Unione Sovietica, i familiari di Nadia Stepanova, che appartenevano ad un clansciamanico molto potente, gli Abzey, negarono l'esistenza del suo "dono " sciamanico e Nadia crebbe atea, credendo che tutti vedessero al suo stesso modo.Quando arrivò il tempo in cui Nadia Stepanova avrebbe dovuto essere consacrata sciamana ,questo equivoco le causò terribili sofferenze.Un piccolo gruppo di lama e sciamani , in clandestinità, le stettero vicino, celebrandosegretamente rituali che ogni volta le salvarono la vita.
Agli inizi degli anni 80,prossima alla pazzia e molto malata, Nadia Stepanova accettò di diventare sciamana.Oggi Nadia Stepanova é una delle figure femminili più importanti dello sciamanesimo buriata. Dopo la Perestroika, grazie al suo straordinario potere di visione, ha guidato il movimento sciamanico in Buryatia e, sotto laguida deli Dei, ha ripristinato rituali ecerimonie antiche che per oltre 70 anni nonerano state celebrate.Ha aiutato e curato centinaia di persone, collaborando anche con le principali istituzionimediche del suo paese. E' la Presidentessa dell'Associazione degli Sciamani Buriati, membro del Consiglio Buriata delle Religioni e Professore di sciamanesimo presso l'Accademia della Cultura di Ulan Ude. Secondo Nadia Stepanova , ogni rituale, ogni contatto tra le forze dell'Universo e lo Spirito Sacro di ogni persona, permettendo a ogni uomo di entrare in contatto con ciò che sente più sacro, come il Buddha, Gesù o Allah. Nell'occidente dove la grande maggioranzadelle persone ha perso il proprio legame con gliAntenati e con i Protettori, gli insegnamenti di Nadia Stepanova sono stati accolti con moltointeresse. Molte persone nell'occidente non sono aconoscenza della dimensione spirituale della Natura e ignorano l'esistenza di luoghi dove risiedono energie potenti. Ma non é sempre stato così: lungo le nostre strade cittadine possiamo ancora imbatterci in antichi "altari" che i nostri nonni hanno dedicato ai Protettori del luogo. I nostri antenati infatti credevano nell'esistenza di Angeli e Santi cheproteggevano gli uomini. Secondo Nadia Stepanova stiamo attraversando tempi difficili e per questaragione gli sciamani non possono più operare insegreto. E' arrivato il tempo di condividere la loro conoscenza, insegnando come instaurareun legame con i protettori, ma principalmente, come integrare questa conoscenza nella vitaquotidiana per portare chiarezza e forza alla vita di ogni uomo. "Come sciamana sono obbligata dagli Dei ad aiutare gli uomini e a questo scopo ho ricevuto il dono della visione, la possibilità di comunicare con gli Spiriti e la capacità di curare".
Nima Pourboev é nato in una piccolo villaggio della steppa di Cita,tra cammelli e cavalli e sotto unaltissimo cielo blu. Ha studiato pittura presso l'Accademia d'Arte di S. Pietroburgo. Attualmenteinsegna a Ulan Ude, all'Accademia d'Arte della Siberia Orientale. E' sposato con NadiaStepanova con la quale condivide il credo sciamanico. Attraverso il contatto quotidiano con i poteri di Nadia Stepanova, Nima Pourboev é stato iniziato al suo mondo, alle sue visioni, ai suoi insegnamenti, sviluppando una nuova forma diarte sacra. Ma non tutti possono riprodurre gli Spiriti e gli Dei e quindi perché fosse autorizzato a farlo gli sciamani hanno celebrato una cerimonia, chiedendo agli Dei protezioneper Nima Pourboev durante il suo lavoro.I suoi dipinti rappresentano cerimonie rituali, raffigurazioni degli Spiriti e delle Divinitàburiate, i protettori delle Acque e delleMontagne che si sono manifestati agli occhi visionari di Nadia Stepanova.
IL MARE SACRO E L’ISOLA DI OLCHON Il nome della Siberia deriva dal mongolo siber ( "bello", "meraviglioso", "puro") e dal tartaro sibir che significa "terra addormentata". La bella addormentata nel suo cuore è il lago Bajkal, il più antico del mondo e il luogo più sacro dell’intera Siberia. Il lago Bajkal è chiamato comunemente dai popoli dell’area siberiana "mare", questo è dovuto senz’altro alla sua grande estensione ma in qualche modo anche alle percezioni particolari che trasmette. Le sue onde increspate, le sue sponde sabbiose, l’energia potente che emana, non possono che far pensare alla forza impetuosa e sempre in movimento del mare, piuttosto che alle acque calme ed immobili di un lago. E’ considerato da molte tribù siberiane come "il mare sacro" e da esse venerato, riflettendosi sulla superficie delle sue acque si può leggere il proprio destino. Anche i russi, ai quali ispirò varie superstizioni per le sue tempeste improvvise e capricciose, osservavano che "soltanto sul Bajkal in autunno un uomo impara a pregare con il cuore".Proprio per questo suo carattere magico è riconosciuto come luogo di potere, in cui, sin dall’antichità, giungono tutte le genti dell’area siberiana, in pellegrinaggio.Tra le tredici Divinità settentrionali del pantheon buriata vi è Ojchon Babaj, il cui spirito, insieme a quello di suo figlio l’Aquila, vive sull’isola di Olchon, nel lago Bajkal. Tutti gli sciamani siberiani lo conoscono, come conoscono la sua dimora, la Roccia dello sciamano. La leggenda narra che lo sciamano, Ojchon Babaj, era molto potente, possedeva grandi conoscenze e aveva sposato una donna buriata, anch’essa appartenente ad un grande lignaggio. Insieme vivevano sull'isola di Olkhon, erano senza figli, ma avevano cresciuto un'aquila, che fattisi vecchi e privi di forze, provvedette all'anziana coppia per lungo tempo, cibandoli e andando a caccia procurando loro in cibo delle lepri o altri piccoli animali..Quando sentì giungere l’ora della sua morte, il vecchio parlò all'aquila e disse: "Quando io non ci sarò più molte persone mi onoreranno, ma rivolgeranno le loro preghiere anche a te, mio figlio l’Aquila, Un figlio sei stato per me, sei stato le mie gambe e le mie braccia. Le generazioni future ti renderanno omaggio, fin quando sulla terra ci saranno degli uomini, questi ti onoreranno".Ed infatti, ancora oggi le genti buriate quando si rivolgono inpreghiera al potente Ojchon Babajnon si dimenticano mai di pregare anche per suo figlio l’Aquila.
KAMCHATKA
IL TERRITORIO E LA SUA STORIA La penisola della Kamchatka, con i suoi 472 mila kmq e 450 mila abitanti, si trova all’estrema propaggine della Russia, appena al di sopra dell’arcipelago delle isole del Giappone; Petropavlovsk-Kamchatskij ne è la capitale e l’unico centro industriale di una certa rilevanza. Confina a Nord con la Repubblica della Ciukotka ed è circondata, ad ovest, dal mare di Ochotsk e, a est, dalle acque dell’Oceano Pacifico, ancora oggi l’attività più diffusa è la pesca con la sua produzione di delizioso salmone e caviale. La Kamchatka appare ai visitatori come una terra delle meraviglie, un paradiso naturale, infatti nel suo territorio sono compresi ben cinque Parchi Naturali. Famosa per i suoi vulcani, più di 300, di cui 30 sono attivi, è una terra vergine, basti pensare che la famosa valle dei gheiser è stata scoperta solo nel 1941. Si rimane colpiti dalla bellezza di questa natura possente, alzando lo sguardo al cielo capita spesso di scorgere un ricciolo di fumo che si alza dal cono di un vulcano. I vulcani più imponenti sono dislocati nella parte orientale e sono oggetto di studi da parte di vulcanologi di tutto il mondo: indimenticabili per il loro fascino sono il Kljucevskij che raggiunge i 4688 m e il gruppo del Tolbaci. Le zone a Nord sono occupate da un altopiano montuoso e l’estremo Nord richiama in mente le immagini conosciute di eterno regno delle nevi e dei ghiacci. Sono terre di nessuno che si raggiungono in elicottero o con le tradizionali slitte trainate dai cani. La sua storia più recente coincide con quella della conquista russa dell’Est. Anticamente era abitata da popolazioni autoctone come gli Itelmeny, gli Aleuti, i Ciukci ed i Koriaki, ma dal momento in cui l’ataman Ermak, a metà del XVII sec. finanziato dalla potente famiglia degli Strogonov valica i monti Urali, non bisognerà aspettare molto per vedere comparire i russi in queste terre lontane. Dopo le prime esplorazioni di Atlasov a fine ‘600, iniziò l’avventura di Vitus Jonassen Bering che venne incaricato da Pietro il Grande di scoprire se l’America e l’Asia fossero collegate. Durante il 1725, egli si spostò con il suo contingente di uomini attraverso 7200 chilometri di montagne, foreste, paludi e steppe fino a raggiungere Ochotsk.. Lì costruirono come poterono, l’imbarcazione Fortuna, che li trasportò, nel 1727, sani e salvi nel sud della Kamchatka. La Kamchatka divenne quindi la base per le spedizioni verso le terre d’America e fu proprio Bering a trovare il passaggio verso il grande continente, che porta il suo nome in suo onore. Nacquero così nuove città, i contadini e altri trapiantati nella regione incominciarono a coltivare la terra e ad allevare il bestiame, artigiani esperti aprirono bottega e si dedicarono alle più svariate attività. L’afflusso di coloni ebbe una sua consistenza, e mercanti, soldati, cosacchi, esiliati, ecclesiastici e altri trovarono un loro posto in una terra un tempo desolata. L’intensa russificazione che ne conseguì portò con sé la cristianizzazione e a seguire le vicende più o meno onorevoli della rivoluzione e della sovietizzazione. Dal 1990 le sue frontiere sono di nuovo aperte per coloro che si spingono fino ai confini del mondo.
TRADIZIONE E RELIGIOSITA’ Le popolazioni che abitavano queste terre non concepivano l’idea della proprietà privata, vivevano in armonia con l’ambiente e lo avevano in qualche misura domato. Il corno, l’avorio di mammut, il legno e le pelli di animale erano i materiali dai quali ricavavano la loro produzione. Ricavavano maschere antifreddo dagli intestini d’orso, occhialoni da neve dalla corteccia di betulla o dai capelli intessuti, denti falsi dal legno o dall’avorio, incubatrici per i neonati prematuri dalle vesciche impermeabili delle foche.Gli intestini delle balene venivano trasformati in barili, le vertebre in mortai, le vene e i nervi in corde robuste. La cultura della renna, tra i nomadi della tundra era ed è tutt’oggi molto diffuisa nel nord. Oltre al trasporto, la renna fornisce carne, indumenti e rivestimenti per le tende, cium nella lingua locale. I tendini essiccati vengono pestati e ridotti in fili, dalle corna si ricavano utensili, le ossa sono usate come combustibile. L’alimento principale delle popolazioni costiere è costituito dalla carne e dal grasso di trichechi e foche e dalla farina di pesce, jukola, che può essere immagazzinata in vista dell’inverno. La selvaggina viene fatta seccare in strisce sottili; il pesce generalmente si mangia crudo; una bevanda molto apprezzata è la linfa di betulla. La loro vita spirituale, fondata sull'animismo, era considerata con disprezzo dai russi, che portarono la religione dei loro padri ed il culto di Ivan Ugodnik. Per gli autoctoni comunque la vita è continuata a scorrere nei binari della tradizione: l’Orsa Maggiore è il loro indispensabile orologio celeste, e l’anno viene suddiviso in mesi di lunghezza diversa con nomi evocativi come "il mese del pesce rosso", "il mese del piccolo pesce bianco", "il mese del grande pesce bianco". Si celebrano ancora i grandi rituali del "Primo Pesce" e del "Primo cucciolo di Renna", sono queste delle cerimonie molto sentite per queste popolazioni che ritmano la loro vita sugli avvenimenti legati al ciclo della natura. Un’altra cerimonia importante per la comunità è quella che avviene in concomitanza con l’equinozio ed è allora che scocca la nuova scintilla dagli Antenati e si accende il primo Fuoco. A settembre nell’ estremo nord si celebrano dei grandi rituali collettivi legati alla macellazione delle renne, è in questa occasione, che dopo la raccolta estiva si fa largo uso del muchomor, l’amanita muscaria , che viene assunta in modo rituale da tutti i partecipanti. Sicuramente la lunga colonizzazione russa ha operato un grande cambiamento sulle abitudini di queste popolazioni, ma negli ultimi anni si stà diffondendo una forte coscienza nazionale. Le antiche comunità, che sono andate distrutte, si stanno ricostituendo in obshine, dando l’avvio ad un forte movimento di rinascita delle antiche tradizioni e ad una lotta per la riacquisizione degli antichi diritti per lo sfruttamento della terra e delle acque.
MARIA TEPEVNOVNA ETNEUT Maria Tepevnovna Etneut è nata in un momento imprecisato degli anni venti, all’epoca, in queste terre remote non esisteva ancora l’anagrafe, sulle sponde del fiume Umievejem, nella Ciukotka Orientale. La sua era una famiglia di allevatori nomadi di renne, per cui la piccola Maria si spostava al seguito delle mandrie, affacendandosi nell’aiutare i suoi genitori: raccoglieva le bacche e andava a prendere l’acqua, mentre la sera si sedeva accanto al fuoco del cium, la tenda nomade, ascoltando le antiche leggende che costituivano il patrimonio mitologico e storico della sua gente. Il suo ricordo più vivido dell’infanzia appartiene agli anni di scuola, il fienile dove si ritrovavano i bambini per le lezioni era senza tetto, faceva molto freddo, ma tanto era il desiderio di imparare che si superava ogni difficoltà; il maestro li ricompensava, ogni giorno, al termine delle lezioni con un pezzo di pane di segala, era così buono, nella loro cucina tradizionale non esisteva il pane! Poi iniziarono anni più duri, la repressione e la guerra, Maria si sposa, lavora come balia notturna e mette al mondo i suoi eredi e qui ha inizio un’altra fase della sua storia personale, quando Maria inizierà a diventare colei che tutti oggi rispettano in Kamchatka. I canti mitologici, le danze degli Antenati sulla creazione del mondo, da patrimonio personale assurgono a eredità di un’intera nazione, Maria viene intervistata e riconosciuta come una delle ultime portatrici di questa antica cultura. Ma la consapevolezza della sua missione diventa più profonda e così, in privato celebra riti di guarigione, ricerca nella tundra le erbe curative per aiutare chi le si rivolge, ogni giorno perpetua i riti dedicati al Fuoco e non si dimentica mai di nutrire gli idoli in legno del suo clan. Col passare degli anni l’afflato del suo operare diventa sempre più ampio tanto da decidere di creare un gruppo folkloristico di canti e danze, diretto dal figlio Valerij, di cui le sarà l’ispiratrice.Nell’estenuante lavoro di trasmissione di questo immenso patrimonio orale, il figlio Valerij risponde con grande duttilità ai desideri della madre, tanto che in pochi anni il gruppo Vejem diventa famoso in Russia e all’estero. I loro canti e le loro danze arrivano dall’inizio del mondo, sono magici e potenti, tanto che, ogni volta, prima di salire sul palco, Maria Tepevnovna celebra un rituale vicino alle acque chiare di un fiume. " I nostri canti sono curativi, quando saliamo sul palco lo facciamo affinchè le persone possano stare meglio, ogni piccolo animale, ogni piccolo insetto, le erbette fresche, gli alberi con le loro foglioline…a tutti farà del bene!" Questa è Maria Tepevnovna. Ora la sua sorte difficile l’ha privata del suo Valerj, scomparso tragicamente. Il suo ultimo sforzo è quello di trasmettere l’intera magia del suo popolo a sua figlia Ljudmila.
MONGOLIA
IL TERRITORIO E LA SUA STORIA Questo immenso paese, 1.566.500 kmq, situato nella parte più internadell’Asia, rimane tutt’oggi il paese asiatico meno densamente popolato, conuna popolazione di 2 milioni di abitanti. Tutta la regione meridionale, al confine con la Cina, è costituita da una serie di altopiani stepposi che proseguono nel deserto del Gobi, mentre al nord, alconfine con la Russia, troviamo i rilievi più imponenti nell’Altaj Mongolo, conil Tabyn-Bogdo-Ola, 4355 m, la catena del Tannu Ola. Gli altipiani centralisono movimentati dalla catena dei Monti Sajani.Il clima è aspramente continentale, tanto che nella capitale, Ulan-Bator, la temperatura media annua è di - 4°. Grazie a questo clima il cielo dellaMongolia è quasi sempre sereno e limpido.Le violente pioggie estive originano lo scorrere di fiumi o il formarsi di laghi estagni che durano una sola stagione. Fiumi importanti sono l’Orhon che tributale sue acque al lago Bajkal, e l’Onon, un ramo sorgentifero dell’Amur e il Kerulen.L’attività più diffusa in Mongolia è l’allevamento di bestiame (bovini, ovini, equini e cammelli), praticato dai tempi antichi, accanto all’agricoltura che è relativamente una novità in queste aree proprio perché è stata introdotta solo negli anni Cinquanta.
Grande importanza nello modernizzazione della Mongolia ha giocato laferrovia, il primo tronco risale al 1939 ed era parte della Transiberiana, visto che prima di allora in Mongolia non si conosceva altro mezzo di comunicazione che quello animale.
La Mongolia è da sempre una terra di nomadi, contraddistinta quindi da uno spostamento continuo di popoli e clan; è solo a partire dal XII secolo che iMongoli si formano come gruppo dominante nell’Asia Centrale. Sarà GengisKhan, l’Oceano, a dare inizio alla grande epopea mongola che porta allaformazione del più grande impero territorialmente unitario mai esistito, che si estendeva dalle coste del Pacifico a quelle del Mar Adriatico, sotto la forzadell’Eterno Cielo Blu. La Mongolia nei secoli successivi a partire da Khubilai Khan sara' man manointeressata dalla penetrazione tibetana con una progressiva lamaizzazione. Ma la città storica di Karakorum, la capitale gengiskhanide, viene espugnatada Galdan di stirpe dsungara solamente nel XVII secolo, giugendo fino ad Urga, l’attuale Ulan-Bator, dove si assisterà alla fioritura di uno stato solido e fiorente, crocevia di traffici e teatro di grande commercio. Successivamente la sorte delle regioni mongole verra' nuovamente segnata dalla continua interferenza dell’Impero Cinese fino all’arrivo dei Bolscevichi.Già dall’inizio del secolo le lotte per il predominio nell’area asiatica tra CinaGiappone e Russia lasciavano la possibilità di una certa autonomia alle areemongole, viste come una specie di stato cuscinetto.La Mongolia, che si era trovata fino al 1911 sotto il Prottetorato Manciù,reputava l’ottavo Bogdo Eghen, il cui lignaggio della Setta Gialla Riformataera riconosciuto sin dal 1635, la massima autorità, il teocrate in cui confluivano il potere spirituale e quello temporale. Nel 1921, con l’arrivo delletruppe rivoluzionarie egli decide di affidarsi momentaneamente alle forze"bianche" del barone Von Urgern Sternberg, per liberarsi dal dominio dei"Signori della Guerra", per poi reagire imprevedibilmente, anche in seguitoall’eccessiva violenza della divisione "bianca", invocando, sotto la guida diSüke Bator, personaggio che guidava le fila della propaganda di sinistra,l’aiuto delle truppe bolsceviche ed instaurare il regime Comunista.Il trapasso da uno stato feudale al desiderato stato Comunista durò per tre annisotto l’egida di un governo provvisorio presieduto dall’ottavo Bogdo Eghen;nel 1924 con la sua morte, la Mongolia sarà proclamata Repubblica Popolare esi attuerà, in accordo con le linee della politica sovietica, la nazionalizzazione delle terre e delle risorse, l’ateismo di Stato e l’istruzione obbligatoria. Dal 1961 la Mongolia è entrata a far parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
TRADIZIONE E RELIGIOSITA’ La religiosità mongola è caratterizzata da una gerarchia discendente dal Cielo alla Terra: la divinità suprema e' Koke Mongke Tengri, l'Eterno Cielo Blu che sta al di sopra di tutti, principio ordinatore dell’Universo. Al di sotto dell'Eterno Cielo Blu esiste un pantheon di 99 divinita' o Tengri,spesso associati fra di loro come i 4 Tengri dei quattro punti cardinali, i 5Tengri dei venti, i 7 Tengri del tuono o Erlig Khan il Tengri della morte.L'Eterno Cielo blu permea ogni cosa e ogni essere esistente sulla terra e tutto quanto vive nella Madre Terra incarna la sua volonta' ed i suoi disegni: e' cosi' che anche la dimensione a noi piu' facilmente comprensibile e' popolata da un'infinita' di divinita' come Natigai, protettrice delle donne, del bestiame, dei raccolti, gli Spiriti delle Montagne e delle Foreste Sacre, gli yer-sub, o gliSpiriti Protettori dei luoghi. Nella religiosita' mongola sia il Tengri Supremo che gli Spiriti Protettori deiluoghi, devono sempre essere ricordati nelle preghiere ed omaggiati con delle offerte per attirarne il favore e scongiurarene l'ira. Infatti anche Gengis Khan, prima di ogni azione importante, saliva su un’alturae si prostrava per nove volte alla divinità femminile del sole offrendo libagioni di kumiz, latte di giumenta fermentato, e preghiere. Tutto questo antico mondo sacro tramandatosi nei miti e nelle leggende si è conservato sino ai nostri giorni nello sciamanesimo, anche se a partire dal XVI secolo, si è integrato col mondo buddista, dando origine a forme disciamanesimo sincretico. La preferenza mongola per il lamaismo è sicuramentedeterminata dalle componenti esoteriche e magiche del lamaismo stesso che trovò un punto di contattto con lo sciamanesimo e con la figura dellosciamano visto come stregone, fabbro-mago a cui affidarsi per la risoluzionedi problemi di varia natura.Ancora all’inizio del secolo si contavano oltre 750 monasteri con circa 100.000 monaci su una popolazione totale di 750.000 abitanti. Grande quindi è stato il ruolo della religione lamaista di cui si ritrovano ancora oggi le tracce nelletradizioni e nella cultura. Con l’arrivo dell’Unione Sovietica sono stati ridottidrasticamente i monasteri, se ne contavano solo più una decina, di cui l’unicoabitato ed officiante, prima della rinascita religiosa inaugurata con laperestrojka, era quello di Gandan ad Ulan-Bator.La tradizione persiste e riaffiora sia nei gesti quotidiani, sia durante le grandi feste collettive. L'11 di luglio, ogni anno, viene celebrato il Naadam, grandefestività nazionale, in cui i partecipanti che arrivano da ogni angolo del paesesi confrontano nei tre "giochi virili": il tiro con l’arco, la lotta e la corsa deicavalli.Intorno alle grandi città, vengono tutt’ora erette le yurte, le tipiche abitazioni dei nomadi, così come si fa dai tempi antichi: la porta orientata a sud ed ilposto d’onore, riservato agli ospiti, a nord, vicino al padrone di casa.E’ comune vedere le antiche attrezzature per fumatori, pipe in argento, tabacchiere incastonate di pietre preziose ed i rosari buddisti a 108 grani portatidai vecchi. Ma il rispetto della tradizione si fa più ampio se si pensa che molteusanze antiche sono apprezzate e mantengono la loro vitalità. Come lecerimonie nuziali, la festa del nuovo anno lunare o la celebrazione del "Mese bianco", quale portatore di buoni auspici. E cibi sacri sono considerati itsagaan, alimenti "bianchi": quindi latte di capra, di mucca di yak, di cammella, yogurt, latte fermentato, liquori di latte (archì)
TZERIN TZARIN BOO Tserin Zarin Boo é nato inBuryatia , sulle rive del lago Bajkal.Ancora molto giovane la sua famiglia fu costretta a lasciare la Buryatia per sfuggire alla repressione sovietica e trovò rifugio inMongolia. All'età di 8 anni cominciò a praticare il buddismo: voleva diventare un lama. Dovevapraticare in segreto perché all'epoca era fortemente proibito avere a che fare con ogniistituzione religiosa. Studiò molto, recitava molti sutra buddisti, imparò a memoria le preghiere e diversi rituali. Ha avuto diversi Maestri fra i quali Khunkhu-Bajar.All'età di 13 anni improvvisamente si ammalògravemente: non riusciva più a stare in casa,qualcosa lo trascinava lontano dalla gente. Scappò verso le montagne , verso le foreste, non riusciva a stare fermo in un posto, non ascoltava più le parole della sua gente. Furono tempi di grande sofferenza: aveva contratto la malattia sciamanica (khii-ubshen) , che duro' oltre un anno .Questa é la malattia a cui sono sottoposticoloro che devono diventare sciamani, coloro cioé che possegono la "udga" sciamanica,ovvero il potere sciamanico che si tramanda da una generazione all'altra. Gli anziani gli raccomandarono fermamente diabbandonare la sua vocazione buddista e diessere iniziato come sciamano; in casocontrario le conseguenze sarebbe state molto sfavorevoli.All'epoca in Mongolia viveva una donnasciamano che si chiamava Udagan Chimit. Erauna sciamana buriata molto conosciuta e rispettata, aveva ricevuto 13 iniziazioni,apparteneva dunque al lignaggio più alto. A 14 anni, Tserin Zarin Boo ricevette la suaprima iniziazione sciamanica da Udagan Chimit.Da allora Tserin Zarin Boo ha intrapreso la sua missione e fino ad oggi non ha mai interrotto lasua missione sciamanica.Chimit Udagan gli diede 6 iniziazioni.Dopo la morte di Chimit-Udagan nel 1973 altrisciamani lo hanno iniziato: una sciamanamongola di nome Darima gli diede la 7° e la 8°iniziazione, altri sciamani celebrarono le rimanenti iniziazioni. In tutto ha ricevuto 13 iniziazioni,raggiungendo il piu' alto titolo sciamanico Mongolo: Zarin.
Nella sua stirpe si sono stati 33 Zarin.Tserin Zarin Boo é stato in prigione nel 1973 enel 1985 a causa del suo servizio sciamanico perché il regime comunista aveva probito lacelebrazione di rituali e in generale la gente di religione era perseguita.Durante i 70 anni del regime comunista le generazioni di sciamani nella sua famiglia non hanno potuto intraprendere la loro missione . Per questo motivo Tserin Zarin Boo ha avuto uncompito molto delicato, quello di restaurare la radice sciamanica e dare continuità al suo lignaggio . Questo compito così delicato ha avuto esitopositivo solo grazie alle straordinarie doti cheTserin Zarin Boo possedeva naturalmente alla nascita e allo studio persistente, alle preghiere e alle invocazioni da lui praticate in questa vita . Se lui non fosse stato iniziato come sciamano il lignaggio della sua stirpe sarebbe andato perduto. Attualmente Tserin Zarin Boo é uno deglisciamani piu potenti sia della Mongolia che inBuryatia dove la sua autorità e la sua conoscenza sono largamente riconosciute. Tserin Zarin Boo é stato invitato in Buryatia nel 1996 a partecipare al "Primo Simposio Internazionale sullo Sciamanesimo in Centro Asia" come ospite di onore e comepartecipante più anziano ha avuto il compito didare inizio ai rituali.
BODGO EGHEN: IL RE SANTO. Il Bodgo Eghen conosciuto anche come Jebtsundamba o Maidari Qutuqtu(Gran Lama incarnato) era la massima autorità spirituale della Mongolia.L’ottava incarnazione viene descritta dagli storici come un’importante figurareligiosa, con fama di essere un originale, dotata di poteri medianici straordinari e con intelligenza di un fine politico.Nel 1911 alla caduta della dinastia Manciù cercò di far navigare il suo paese nelle difficili acque che lo trasportavano dai flutti dell’epoca feudale a quelli diun’imminente modernizzazione. Alternò alleanze con lo Tzar, i Cinesi, i RussiBianchi ed i Bolscevichi, mantenedo allo stesso tempo rapporti con l’Europa econ l’America. Fa parte dell’aneddotica di quei tempi il fatto che questo carismatico capo abbia ricevuto in dono da Ford una delle prime macchine prodotte contraccambiando il suo dono con l’intero scheletro di un dinosauro.Fu l’ispiratore, insieme a Süke Bator, di riforme democratiche e cercò ditenere a freno il potere dei Nobili, sempre pronti a cospirare, mentrealimentava la sua leggenda e affascinava il popolo con i suoi miracoli.Il comunismo mongolo nacque, quindi, fra riti magici, cerimonie segrete ed intrighi di corte, così come veniva mosso dalle abili manovre del Re Santo chefu temuto e rispettato fino alla sua morte nel 1924.Con la morte dell’ultimo Bogdo Eghen fu vietata la ricerca della successivaincarnazione da parte del regime sovietico. Successivamente il 13° DalaiLama ha riconosciuto la sua ultima reincarnazione in Tibet. Negli ultimi annila sua nona reincarnazione, che ora vive in India, ha incominciato a dareinsegnamenti in giro per il mondo, ed ultimamente è stato accolto in Mongoliacome indiscussa somma figura religiosa.
"L’OFFERTA FEROCE AL FUOCO" Dal libro "Ovgon Jambalyn Yaria"Nel primo mese dell'inverno del 1920, mentre il Barone Ungern Sternberg si avvicinava a Urga, alla testa dei Russi Bianchi, il Jebtsundamba fu posto agli arresti domiciliari nel suo palazzo vicino al fiume Tula da un manipolo dicinesi e mongoli, con il pretesto di proteggerlo dall'arrivo dei "banditi russi".Dopo alcuni giorni il Jebtsundamba chiese al suo servitore Jambal di farevisitaall'oracolo il Lama Lobon per informarlo dell' accaduto, e chiedergli quale erastata l'origine soprannaturale della sua prigionia e se si poteva modificare il corso degli avvenimenti con un rito magico.Il Lama Lobon chiese un giorno di tempo.Il giorno seguente riferi' a Jambal: "L' origine della sfortuna del Jebtsundamba e' nei regali che ha ricevuto da Badamdorji, l'amministratore di Urga. Un brutto maleficio e' stato fatto. Deve liberarsi di questi regali disperdendoli ad est altramonto e recitando il mantra di Sharavnyambdu. Per proteggere il Buddismo in Mongolia dovete poi fare un'offerta feroce delfuoco. Costruite una statuetta raffigurante il generale cinese Sambuu (comandante delle truppe cinesi di stanza ad Urga) e riempitela di argento eseta, e molte altre raffiguranti i suoi soldati, poi costruitene una raffiguranteBadamdorji e mettetela vicino al generale. Deve sembrare che i due stiano affabilmente conversando. Cercate di procurarvi dei capelli di cinesi e mettetelisulla teste delle statuine. Versate quindi il fuoco e riducete le statuette incenere.Il Jebtsundamba sara' liberato entro 40-50 giorni."Jambal riferi' tutto al Jebtsundamba che diede ordine di iniziare i preparativiper il rito.Fu scavata segretamente di notte una fossa dentro una grande yurta, si incomincio' a preparare le statuine con un impasto di orzo e burro. Fu procurato molto alcool, e oggetti sacri come il damaru e il campanello, pero'non si riusciva a trovare i capelli di cinese. Era oramai la vigilia del rito quando Jambal mentre stava facendo dellecompere vide che nel negozio accanto due cinesi si stavano tagliando i capellie un terzo cinese spazzava i capelli fuori dalla porta.Senza destare sospetti ne raccolse alcune belle manciate e di corsa li porto' al luogo segreto del rito.La cerimonia fu celebrata il giorno dopo a mezzogiorno. Le statuette bruciarono completamente quando vi fu versata l'offerta del fuoco. Dopo 48 giorni il Jebtsundamba fu libero.
SIBERIA Oggi: le compagnie petrolifere rubano la terra dei Khanty "Questo è l'unico posto della regione dove la terra non è inquinata: dobbiamo mantenere incontaminato questo territorio perché se una compagnia petrolifera venisse qui non avremmo più la possibilità di cacciare e allevare le renne, e sarebbe la fine." Un cacciatore KhantyIn Siberia le popolazioni tribali della Russia stanno per essere cacciate via dalle loro terre a causa dello sviluppo petrolifero e minerario. Esse non hanno diritti sulla loro terra secondo la legge federale russa. I Khanty sono una delle 30 popolazioni tribali della Siberia e la loro vicenda è tipica: sono stati allontanati dalla loro terra, scacciati e ingannati dalle compagnie petrolifere - molti si sono lasciati andare all'alcoolismo o si sono suicidati. Come tutte le popolazioni tribali russe, i Khanty hanno sofferto duramente sotto l'Unione Sovietica - furono costretti in collettivi agricoli, la loro religione fu messa al bando e gli sciamani vennero uccisi. Nonostante queste atrocità, essi resistettero. Una volta abbandonato il sistema delle fattorie collettive, molti ritornarono nelle loro terre e continuarono a vivere grazie alla caccia, alla pesca ed all'allevamento.Questo stile di vita venne ancora una volta minacciato negli anni '60, quando le prime compagnie petrolifere arrivarono nelle loro terre. Esse costruirono città, inquinarono le foreste e i laghi sacri, uccisero le renne e fecero scappare la selvaggina. Molti Khanty furono costretti con la forza a lasciare la loro terra e i loro villaggi nativi. Nel 1994 l'amministrazione Khanty Mansiisk rilasciò i documenti a coloro che ancora vivevano di caccia e pesca, ma non diede niente ai molti che si erano già allontanati dalle loro terre. Secondo la legislazione locale, i Khanty con i documenti che attestano il loro possesso della terra possono rifiutarsi di far entrare le compagnie petrolifere sui loro territori, o permetterlo dietro il pagamento di un indennizzo. In realtà, le compagnie petrolifere non si rivolgono ai Khanty prima di aver già scavato un pozzo o costruito una strada, e truffano i Khanty affermando loro che non possono fermare lo sviluppo. Anche se i Khanty firmano un accordo per un indennizzo, le compagnie immancabilmente non mantengono le loro promesse - una motoslitta o una barca a motore e qualche razione di cibo in cambio della distruzione della terra. In molte aree le foreste sono state distrutte dalle compagnie petrolifere - ci vorranno 100 anni per un rimboschimento sufficiente a sostenere l'allevamento delle renne, attività centrale per lo stile di vita dei Khanty.I Khanty sono stati emarginati, ignorati e messi da parte per il petrolio. L'aspettativa di vita per le popolazioni tribali della Siberia è significativamente più bassa di quella dei russi. Un allevatore di renne di 37 anni, Demitri, aveva 26 compagni a scuola. Solo 6 o 7 di essi sono ancora in vita. Due si sono impiccati e molti altri sono morti in incidenti dovuti all'alcoolismo. I Khanty che perdono la propria terra non hanno più la possibilità di allevare le renne, cacciare o pescare, e spesso si danno alla vodka - fornitagli dai lavoratori delle compagnie petrolifere.I Khanty vorrebbero che le compagnie petrolifere non fossero mai venute nella loro terra, ma molti non sono attualmente in grado di sopravvivere senza il piccolo indennizzo pagato dalle compagnie. Non c'è sufficiente selvaggina e devono fare lunghi spostamenti per raggiungere fiumi puliti in cui pescare - hanno bisogno di motoslitte per questi viaggi.I Khanty hanno bisogno di adeguati indennizzi da parte delle compagnie petrolifere. Nelle aree in cui le industrie estrattive non sono ancora arrivate, la gente deve invece avere il diritto di negare il permesso di operare a tali compagnie. La legge federale russa deve essere cambiata per riconoscere i diritti delle popolazioni tribali della Siberia, compresi i Khanty, alla proprietà della loro terra e delle sue risorse. Questi diritti devono essere inalienabili, così che le compagnie petrolifere non possano fare le prepotenti o usare la corruzione per sottrarre la terra ai suoi legittimi proprietari. Le popolazioni indigene della Russia chiedono da molti anni al governo di ratificare la Convenzione 169 dell'ILO che riconosce i diritti delle popolazioni tribali e indigene, fra cui quello alla proprietà della terra.
Scandinavia, popolo Sami (Lapponi)
tratto da Frammenti d'Europa di F. Toso; il volume Popoli Indigeni Popoli Minacciati ed. Comune Aperto parla invece di lingua sami divisa in 3 dialetti e 13 sotto-dialetti Il popolo tribale più noto di tutta l'Europa è quello dei Lapponi o Samit un gruppo nomade presente in Finlandia, Svezia (10-20.000 individui), Norvegia (4-6.000 individui) e Russia (2.000 individui stanziali e cristiani ortodossi) per un totale di circa 50.000 individui presso i quali è ancora viva una lingua non indoeuropea di ceppo ugrofinnico (affine quindi al finlandese). L'origine del popolo sami è localizzata nella regione limitrofa ai laghi Ladoga ed Onega luogo di provenenza dei loro antenati e tracce della loro presenza in quest'area sono databili attorno al 500 a.C. In seguito l'invasione di popoli provenienti dalle regioni uraliche spinse i sami ad emigrare nella regione scandinava. Fino all'XI secolo i Sami vissero pacificamente di caccia, pesca e raccolta ma, con l'inizio della colonizzazione scandinava, cominciò la parabola discendente per il nomadismo lappone; attualmente solo il 10% dei lapponi si dedica all'allevamento della renna che riveste comunque ancora un'importanza fondamentale per la cultura e l'economia sami. L'avvento delle invasioni vichinghe spinse i nomadi scandinavi verso nord. Inizialmente la cristianizzazione di queste zone concorse alla distruzione della cultura lappone reprimendo in particolar modo la lingua locale e lo stile di vita nomade. Inoltre spietata fu la repressione dello sciamanesimo e di tutte le forme tradizionali religiose lapponi che vennero perseguitate fino alla completa distruzione di tutti gli oggetti sacri in quanto il loro utilizzo era assimilato, dai missionari, alla magia nera. Successivamente, però, proprio ai missionari si dovrà la traduzione della lingua sami all'inizio dell'800. Comunque, in Norvegia, dal 1888 fino alla seconda guerra mondiale, era proibito utilizzare la lingua sami.
Già nel secolo scorso vennero prese le prime iniziative a favore delle popolazioni lapponi come associazioni culturali o scuole itineranti ma solo è verso la metà degli anni quaranta di questo secolo, che venne istituita la Sallskapet Same-Atnam (Società Culturale Lappone) la quale provvide alla normalizzazione ortografica dei principali gruppi linguistici lapponi (se ne contano almeno sette*). La prima associazione lappone è l'Associazione norvegese degli Allevatori fondata nel 1948. Nel 1956 nasce il Consiglio Sami, mentre nel 1958 la Ruota Samiid Rii'kasaer'vi (Unione Nazionale dei Lapponi Svedesi) attiva nella difesa della minoranza e che, nel 1962, ha ottenuto il riconoscimento di uno status giuridico per la lingua lappone e alcune forme di tutela. In Finlandia, nel 1989, invece è nato il Parlamento dei Sami, il loro organo di rappresentanza, mentre la lingua viene insegnata localmente fin dal 1985. Dal 1956, è attiva la Conferenza dei Lapponi del Nord detta anche Consiglio Nordico, un organo sovranazionale che ha ottenuto l'istituzione di cattedre di lingua Samit nelle principali università scandinave e la creazione, nel 1973, dell'Istituto Lappone Nordico che ha l'obiettivo di costituire un punto di riferimento culturale, politico e giuridico per tutto il popolo Sami. Non sono da sottovalutare i problemi ecologici che la terra abitata dai Sami è costretta a subire. La costruzione di dighe quali quella sul fiume Alta in Norvegia, lo sfruttamento del petrolio in alto mare e la vicinanza di centrali nucleari (l'incidente alla centrale di Cernobyl provocò l'abbattimento di 100.000 renne) pongono alla sopravvivenza del popolo Sami in funzione anche dello legame inscindibile esistente tra la natura e la cultura lappone.
Gli Inuit
Ho scelto di analizzare l'area Subartica Boreale in genere per una passione delle "Culture del Freddo", resasi concreta in quasi due anni trascorsi ai margini della Lappland Svedese in una delle Università più a Nord del mondo: Umeå Universitet in Svezia, 200 Km a Sud della linea del Circolo Polare Artico.Obiettivo centrale della ricerca all'interno del contesto del Riscatto delle Popolazioni Indigene è stato analizzare in quale modo queste popolazioni Nordiche vivono la loro situazione d'abitanti primigeni.Sicuramente più noti come Eschimesi, sono gli abitanti di quelle terre a nord del mondo che rientrano nella generale definizione di 'Artico'. L'Artico non esiste come un vero e proprio territorio. E' in realtà un oceano ghiacciato (collegato con il Pacifico dallo stretto di Bering e con l'Atlantico) "circondato" d'isole e dalle coste dei paesi confinanti: Groenlandia, Alaska, Siberia, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda
Il termine Eschimesi che significa 'mangiatori di carne cruda', veniva originariamente utilizzato, in senso dispregiativo, dalle tribù indiane algonchine del America settentrionale per designare le popolazioni residenti nelle zone più settentrionali, presso le quali il consumo di carne cruda era, effettivamente, abituale. In realtà, gli abitanti dell'Artico definiscono se stessi 'Inuit', termine che nella loro lingua (il linguaggio Inuktitut) significa 'uomini'. Esso è infatti la forma plurale di Inuk vale a dire 'uomo'.
Gli Inuit occupano un'area piuttosto vasta, che comprende l'Alaska e il tratto della Siberia che si affaccia sullo stretto di Bering, il nord Canada e la Groenlandia. Se racchiudere il senso di una cultura in poche definizioni sistematiche è certamente un'impresa difficile, la situazione si complica ulteriormente per le culture che, come quella Inuit, hanno sperimentato trasformazioni spesso traumatiche, derivanti dal contatto con i bianchi e, in alcuni casi, da periodi di colonizzazione.Per molti secoli, gli Inuit hanno vissuto in un isolamento quasi totale. Nonostante qualche contatto, breve e limitato, con i primi esploratori è stato solo dopo l’arrivo delle flotte baleniere del secolo scorso che gli Inuit hanno avuto rapporti sociali, costanti e significativi, con gli europei.L’intensificazione dei rapporti con il mondo occidentale ha determinato per gli Inuit, come per molti altri gruppi culturali, una serie di trasformazioni dei modelli di vita tradizionali che, per l'estrema rapidità con la quale si sono verificati, hanno spesso avuto un effetto traumatico su questa popolazione. Dagli anni cinquanta, gli organismi governativi europei e americani cominciano ad esercitare una crescente attività di intervento e di controllo sui territori inuit, che si traduce in un sempre maggiore coinvolgimento di questi popoli nell'economia di mercato. Gli insediamenti tradizionali vengono in alcune zone sostituiti da villaggi sorti in prossimità di basi militari o zone commerciali controllate dai bianchi, che si servono degli Inuit come di una fonte di manodopera a basso costo. Le nuove esigenze economiche e sociali, in molti casi incompatibili con i valori tradizionali, danno origine a tensioni e a fratture che lacerano il tessuto culturale, talora in modo drammatico. Attualmente, un numero considerevole di Inuit vive in centri urbani situati in varie zone del Canada, dell'Alaska e della Groenlandia. Molti di loro sono impiegati nelle strutture lavorative create dai bianchi, ma sono numerosi i casi in cui queste minoranze vivono ai margini della società, vittime di alcolismo e disoccupazione.La caccia e la pesca sono comunque ancora alla base del commercio e dell'alimentazione degli Inuit. La cattura d’animali da pelliccia e la caccia alle foche sono ancora praticate, sebbene la politica per la protezione degli animali da pelliccia abbia notevolmente ridotto il valore di queste industrie un tempo assai redditizie.
L'economia degli Inuit è oggi molto più diversificata di quanto non lo fosse in passato. C'è stata, per esempio, una forte richiesta di sculture e incisioni, un'arte in cui gli Inuit hanno raggiunto rinomanza internazionale. Queste opere, vendute generalmente tramite cooperative, costituiscono una costante fonte di guadagno per molte comunità. La crescita delle comunità Inuit ha procurato posti di lavoro nei servizi, nelle industrie e negli uffici statali. Alcune di queste comunità sono purtroppo troppo lontane per accedere ai principali mercati del lavoro e quindi il problema di diversificare ulteriormente l'economia e fornire significative possibilità di lavoro per i giovani resta uno dei problemi ancora da risolvere.Alla fine del "massacrante" lavoro di ricerca è tempo di tirare alcune conclusioni. Innanzi tutto non capita spesso di poter soddisfare due passioni in una volta sola: l’Artico (un mare di ghiaccio che galleggia intorno a un punto invisibile, il Polo Nord, dove, dicono i popoli delle terre polari, c'è il Chiodo del Cielo, intorno al quale girano le stelle) e la navigazione su Internet (molto più prosaica ma decisamente ricca di suggestione se la si pensa come una novella Torre di Babele).Nel districarsi tra le migliaia e a volte centinaia di migliaia di siti risultati da motori di ricerca qualche risultato degno di nota è stato raggiunto: gli Inuit hanno dimostrato una notevole elasticità nel resistere, assorbire ed adattarsi all'assalto di una cultura molto diversa senza perdere i loro valori tradizionali ed il desiderio di rimanere una società distinta e autonoma anche se la modernizzazione ha profondamente trasformato il loro stile di vita. Al posto delle slitte trainate dai cani sempre di più si vedono le motoslitte, l'arpione è stato sostituito dal fucile. I leggendari igloo, le abitazioni costruite con i blocchi di neve compatta cementati dal gelo, sono stati abbandonati per case con il riscaldamento.Preoccupati di riguadagnare un maggiore controllo sulla propria vita e sul proprio avvenire, gli Inuit negli ultimi tempi hanno cominciato a partecipare più attivamente alla politica. La maggior parte delle loro comunità sono incorporate in circoscrizioni e governate da consigli elettivi, simili a quelli delle municipalità canadesi. Nei Territori del Nord Ovest e nel Nunavut (un nuovo territorio nel nord del Canada, creato nell’aprile1999 e comprendente la metà della parte orientale di quelli che sono oggi i Territori di Nord Ovest dove Inuit ed altre popolazioni indigene costituiscono la maggioranza), sono ben rappresentati nell'Assemblea Legislativa e a livello ministeriale territoriale. Nel Parlamento canadese, gli Inuit ora siedono sia alla Camera sia al Senato. Gli Inuit canadesi si sono uniti con quelli della Groenlandia, dell'Alaska e dell'Unione Sovietica per realizzare alla Conferenza Inuit Circumpolare (ICC), un organismo internazionale che si fa interprete delle preoccupazioni e degli argomenti più importanti che riguardano l'intero emisfero artico. Un discorso a parte merita la Groenlandia dove non si registra quasi presenza di Riscatto. Moltissimi sono stati i siti trovati sulla Groenlandia che trattano di viaggi, fotografia e informazioni meteorologiche e turistiche in generale ma nulla curato da Nativi per i Nativi. La Groenlandia pur essendo formalmente territorio sotto il dominio della Corona di Danimarca gode di un notevole grado di autonomia politica ed amministrativa come tutte le municipalità dei diversi Paesi Scandinavi. La presenza degli Inuit Groenlandesi è massiccia all’interno di organizzazioni sovranazionali come ICC e Artic People tanto da rendere superfluo qualsiasi grido di protesta o richiesta di aiuto sulla Rete.
Tibet
Fin dal VII secolo d.C. il Tibet era un regni indipendente all'interno del quale convivevano i vari clan che erano stati riuniti dando vita ad uno stato unitario. Dopo un lungo periodo di crisi, però, nel tredicesimo secolo il sovrano mongolo Godan assegna al Dalai Lama il potere temporale su gran parte del Tibet rendendolo una sorta di vicerè. In seguito il Gran Khan Kubilai viene convertito al buddismo grazie all'opera di Phags-pa ponendo le basi storiche per le future rivendicazioni cinesi sul territorio tibetano. Con la fine della dinastia mongola il nuovo impero cinese limita il suo controllo ad una piccola parte del Tibet e per più di tre secoli il paese resta praticamente indipendente; nel frattempo si rafforza il potere temporale della Chiesa Buddhista Riformata. Con il quinto Dalai Lama, Lobsang Gyatso, si ha la nuova unificazione del paese e la conquista della totale indipendenza. La restaurazione dell'Impero da parte della dinastia Ch'ing aumenta la pressione cinese sul Tibet. Approfittando dei disordini scoppiati in Tibet per la successione al Dalai Lama, i cinesi occupano la capitale Lasa nel 1720: da questo momento il vassallaggio imposto al Tibet durerà fino all'inizio del Novecento ed i tibetani dovettero subire la continua presenza di due commissari cinesi e dei loro battaglioni di scorta. Nel 1912, però, la caduta del Celesto Impero crea le condizioni favorevoli per la riconquista dell'indipendenza che durerà fino al 1950 quando l'esercito comunista di Mao Tsedong rioccuperà il paese. Nonostante il tentativo delle autorità tibetane di rendere meno traumatica possibile l'occupazione il regime cinese applica una durissima politica di repressione culturale e fisica che avrà, ed ha tuttora, effetti devastanti.
Nel 1959, dopo un tentativo di rivolta fallito, il Dalai Lama fugge affrontando un lungo e pericoloso viaggio che lo porta, assieme a molti compagni, in India a Dharamsala, dove tuttora risiede. Nel 1965 il Tibet viene trasformato in una regione autonoma ma ciò non apporta alcun beneficio alla regione. L'avvento della Rivoluzione Culturale peggiora drammaticamente le condizioni del popolo tibetano e, tra il 1976 ed il 1986, le Guardie Rosse si scatenano in ogni crimine assassinando migliaia di monaci e di civili, bruciando templi e monasteri e dando alle fiamme antiche e preziosissime biblioteche. Ciò che viene risparmiato dalla furia delle Guardie Rosse è solo una minima parte dell'immenso patrimonio culturale tibetano. Nel frattempo l'azione diplomatica del Dalai Lama in diverse sedi, porta all'approvazione di diverse risoluzioni di condanna che però non porteranno ad un reale miglioramento delle condizioni del Tibet.
Nel 1975 la morte di Mao Tsedong e l'entrata in scena di Deng Xiaoping porta alcuni miglioramenti; la repressione viene limitata, si assiste ad una timida ripresa economica e vi è una discreta apertura del paese verso l'estero. In seguito all'apertura si moltoplicheranno le iniziative e le denunce atte a sensibilizzare l'opinione pubblica internazionale (in Italia ad esempio nasce L'Associazione Italia-Tibet). Nel 1987 la proposta fatta dal Dalai Lama per un nuovo piano di pace viene respinta dal governo tibetano. Nel settembre dello stesso anno la strage di Tienanmen e l'aumento generale della tensione in tutta la Cina comportano un aumento della repressione ed anche se l'attribuzione del premio Nobel al Dalai Lama ripropone la tragedia tibetana agli occhi dell'opinione pubblica attualmente nulla lascia sperare nuove positive prospettive per il popolo tibetano.
Sacri Suoni del Tibet - musica rituale tibetana
«La musica tibetana religiosa e rituale rappresenta un potente strumento per entrare in rapporto con le energie dinamiche presenti in natura (è questa la 'magia' del tantrismo) e rappresenta uno dei più efficaci sostegni alla meditazione.
Le sonorità, affinate attraverso la pratica di secoli (attraverso una tradizione che viene fatta risalire a Buddha stesso), contribuiscono a produrre stati mentali particolari; i ritmi e le melodie entrano in relazione con gli stati meditativi più profondi.
I rituali tantrici evocano divinità ed esse rappresentano l'archetipo dello stato di perfetta chiarezza, nella quale i tre livelli (corpo, parola, mente) sono armonizzati e sincronizzati e divengono liberi dai veleni della passione, dell'aggressività e dell'ignoranza»
(cfr. sciamano siberiano in trance estatica ; sciamane siberiane )
L'esperienza sciamanica
I fenomeni sciamanici sono fenomeni caratterizzati da capacità estatiche permanenti .Molti giovani ,passata la pubertà aspirano o sentono la chiamata allo sciamanesimo.Prima della acquisizione della capacità di passare dal piano umano a quello divino,compare una vocazione divina,che precede la scelta umana e determina la sua attività.Nelle tribu' native nordamericane essi si isolano per settimane praticando l'ascesi in attesa che la chiamata si compia con l'evento della iniziazione da parte del Grande Spirito.Lo sciamano sperimenta : l’esperienza allucinatoria della propria morte , lo smembramento-frantumazione del suo corpo, l’uscita dell’anima e il suo viaggio nel mondo degli spiriti del cielo e della terra per incontrare la propria anima e ricevere i poteri spirituali. l’entrata col corpo frantumato nel regno delle malattie e della morte per assorbirle, la ricomposizione e la rinascita in una condizione psicofisica nuova,guarita.
Questi sono gli elementi caratteristici della chiamata- iniziazione sciamanica e dei successivi viaggi.L’eperienza è alla fine sempre piena di gioia.Nel suo viaggio lo sciamano incontra l’Essere supremo e dunque può essere rivestito di sacro, diventare medium rivelatore.
Lo sciamano sperimenta un rapporto mistico(=col mistero) e testimonia che le strutture dell'inconscio umano sono universali e che le religioni sono le espressioni storiche culturali di un sentimento umano profondo universale, a-storico o trascendentale.Mircea Eliade scopre che l'ascensione al sopramondo o cielo è un fenomeno originario che appartiene all'uomo in quanto tale nella sua integrità, non in quanto essere storico,culturalmente determinato.Lo sciamano è indovino, taumaturgo e sacerdote di riti.Il raggiungimento di stati inconsueti di coscienza dipende moltissimo dalla percezione di una chiamata divina che si identifica nella epilessia ereditaria o nella possessione , dalla volontà e fede di seguire questa chiamata, dal sentimento di responsabilità verso la comunità, dalla disponibilità a sopportare con fiducia tutte le sofferenze che comporta.
La trance estatica viene raggiunta in altre culture con l'autotortura, la deprivazione sensoria,gli esercizi respiratori e la medirazione,la danza e il ritmo di tamburi.Spesso si usano più pratiche insieme.Alcuni sciamani usavano sostanze psichedeliche, bevande fermentate e tabacco.Wasson ,scienziato nazista ha studiato in Tibet l'antica bevanda degli Ariani (+di 5000 anni fa) il soma,la cui composizione fu sempre considerata il mistero dei misteri e secondo le sue conclusioni pare si trattasse del fungo allucinogeno ammanita muscaria, conosciuto anche da altre culture.L'uso di tali sostanze(gli indiani d'america ne conoscono almeno 100 diverse) fa pensare ad un loro uso rituale che risale a 15-20,000 anni fa.
sciamane siberiane
Secondo la nostra mentalità occidentale la conoscenza della realtà sarebbe accessibile esclusivamente sulla base di un sistema logico fondato sulle pure percezioni sensoriali amplificate da strumenti inventati dall'uomo a questo proposito.Un tale modo di pensare non è universale:la visione dell'universo dei nostri antenati era conquistata attraverso straordinarie esperienze esistenziali di uomini e donne particolarmente dotati che comprendevano battaglie interiori e grandi sofferenze.Chi intraprendeva questi percorsi di conoscenza doveva avere fede in una possibilità di esperienza extracorporea in universi paralleli a quelli sensoriali.La cultura religiosa in cui si sviluppa il fenomeno sciamanico prevede, in generale, un mondo diviso in tre parti:
TERRA, come luogo di percezione immediata,
SOTTOTERRA ,mondo dei mostri pericolosi per l'uomo,
SOPRATERRA O ALTRO MONDO,i cui confini sono posti al di là delle montagne, dei fiumi o dei mari.
(cfr. albero cosmico-asse del mondo )
asse terrestre,asse della montagna...albero cosmico e sciamano..coincidono!
Un albero cosmico(asse) collega i tre mondi.Esso è come un albero che è radicato nel sottoterra, si prolunga nella terra e ramifica nel sopraterra dove stanno gli dèi.Lo sciamano esprime l'asse:pone una betulla al centro di una tenda i cui rami sporgono in alto.Sul tronco incide nove tagli che sono i nove cieli che deve attraversare per raggiungere glI dei.Vestito da uccello ascende l'albero portandosi un tamburo su cui è simboleggiato il mondo terrestre.I principi che stanno alla base delle rivelazioni sciamaniche: 1-tutti le cose ed i fenomeni sono animati da una essenza creativa unica e trascendente:lo spirito. 2-il cosmo è fatto di tre livelli:dei divini, dei mortali e degli inferi e Tutti i fenomeni che avvengono al livello della Terra sono legati al sottoterra ed al sopraterra. 3-la relazione che lega l'anima al corpo è di natura instabile sicchè l'anima può abbandonare il corpo di chi è malato essendo la malattia fisica una conseguenza di una malattia dell'anima. Dal punto di vista dello sciamano la malattia è un procedimento di purificazione dalle cattive abitudini degli uomini.
L'esperienza centrale dello sciamanesimo è l'autosmembramento offertorio che si svolge in 4 fasi come viaggio sciamanico: 1-esperienza allucinatoria della propria morte e smembramento del proprio corpo; 2-viaggio nel sottoterra e sopraterra per incontrare gli spiriti e incontrare la propria anima sull'albero cosmico; 3-immersione,col corpo frantumato nel regno delle malattie e della morte per assorbire e vincere tutte le entità negative; 4-ricomposizione e rinascita in una condizione psicofisica nuova che gli consente di affrontare senza paura il mondo dell'invisibile e di ripetere l'esperienza di propria iniziativa.
Rasmussen riporta il racconto di un viaggio di uno sciamano esquimese:"Il grande mare mi ha messo in movimento mi ha spinto alla deriva facendomi ondeggiare come l'erba si muove nel fiume. La volta del cielo e la potenza delle tempeste hanno agiato il mio spirito Io sono ancora trasportato via tremante di gioia".Lo sciamano sogna ad occhi aperti un universo parallelo,entra in contato con gli spiriti, ne conosce l'influenza sul terrestre e in qualche modo li controlla e equilibra.Ma egli entra in contatto anche con il creatore ozioso , essere supremo , e dunque può diventare rivelatore.
sciamano(parola russa derivata da saman di origine tungua, lingua della Siberia dell'Est=colui che è sconvolto ,turbato, trasportasto...o anche colui che sa). Lo sciamanesimo risale al paleolitico,tempo della pietra,della cultura della caccia,si attenua nella cultura agricola e nelle culture socialmente più complesse.In Siberia e Asia centrale lo sciamanesimo è ancora presente in tutti i suoi aspetti.Oggi si ritrova inoltre in Africa, America sett.,Oceania .Si diventa sciamani per vocazione divina,che si presenta ,secondo studi recenti ,come epilessia, malattia che deve essere trasformata in sciamanesimo pena la degenerazione in pazzia o morte, attraverso esperienze iniziatiche di tirocinio;oppure come possessione di spiriti o di anime di antenati.Anche se l'attitudine fondamentale è una malattia ereditaria,al contrario degli psicopatici gli sciamani ripetono volontariamente l'esperienza attraverso la possesione o l'estasi volontaria.Nel raggiungimento dell'estasi volontaria riveste un ruolo importante la neurostimolazione sonora con il tamburo del viaggio sciamanico..Lo sciamano domina la propria crisi epilettica o la possessione.In stato normale è equilibrato.
LUOGO SACRO CHE I TUVA HANNO DEDICATO AI LORO PROGENITORI
strumenti per la divinazione
visita http://siberianshamanism.com/indexi.html
sciamano(parola russa derivata da saman di origine tungua, lingua della Siberia dell'Est=colui che è sconvolto ,turbato, trasportasto...o anche colui che sa). Lo sciamanesimo risale al paleolitico,tempo della pietra,della cultura della caccia,si attenua nella cultura agricola e nelle culture socialmente più complesse.In Siberia e Asia centrale lo sciamanesimo è ancora presente in tutti i suoi aspetti.Oggi si ritrova inoltre in Africa, America sett.,Oceania .Si diventa sciamani per vocazione divina,che si presenta ,secondo studi recenti ,come epilessia, malattia che deve essere trasformata in sciamanesimo pena la degenerazione in pazzia o morte, attraverso esperienze iniziatiche di tirocinio;oppure come possessione di spiriti o di anime di antenati.Anche se l'attitudine fondamentale è una malattia ereditaria,al contrario degli psicopatici gli sciamani ripetono volontariamente l'esperienza attraverso la possesione o l'estasi volontaria.Nel raggiungimento dell'estasi volontaria riveste un ruolo importante la neurostimolazione sonora con il tamburo del viaggio sciamanico..Lo sciamano domina la propria crisi epilettica o la possessione.In stato normale è equilibrato.
LUOGO SACRO CHE I TUVA HANNO DEDICATO AI LORO PROGENITORI
strumenti per la divinazione
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LA DIVINAZIONE NELLO SCIAMANESIMO SIBERIANO I Kuvaanak sono un antico metodo di divinazione tuvina, basato sulla lettura di 41 pietre. Sono un dono che ci viene fatto dalla natura, di cui contengono la forza, le informazioni, l'energia ed il potere, per questo motivo sono cariche del magnetismo che deriva loro dalla Madre Terra.La loro origine si perde nella notte dei tempi ma tutt'oggi e' conosciuto e praticato, quale metodo divinatorio, dai potenti sciamani di Tuva, in Siberia.Ogni sciamano ha un suo metodo di lettura ed interpretazione dei Kuvaanak e Ai-Tchourek ha elaborato, grazie alle informazioni che le arrivano dai suoi antenati Kara deerger uktuch cham (Sciamani Celestiali), un metodo di lettura molto particolare. Il magnetismo dei Kuvaanak, la loro forza, il loro potere, la loro possibilita' di trasmettere informazioni, puo' essere accresciuto attraverso lo scambio energetico che avviene tra le pietre e la persona che instaura con loro un rapporto personale e privilegiato.Per accrescere le loro potenzialita' magiche, bisogna mantenere un grande rispetto nei loro confronti, onorando sempre il loro responso e cercando ogni volta di capire cosa vogliano comunicare.I Kuvaanak posseggono, inoltre, un grande potere di purificazione e, grazie agli insegnamenti di Ai-Tchourek, e' possibile modificare il loro responso, attraverso purificazioni mirate a risolvere i problemi che vengono evidenziati nel responso. "I Kuvaanak sono sempre con me, mi aiutano a capirmi,a capire cosa si muove attorno a me e a purificare li' dove occorre."
MUCHOMOR : IL FUNGO CHE FA CANTARE
Il muchomor, conosciuto col nome scientifico di amanita muscaria, è un fungo, ritenuto erroneamente velenoso, che è conosciuto in tutta l’area siberiana per le sue qualità allucinogene. Nella letteratura sull’argomento si ritrovano testimonianze del suo uso tra gli ostiachi, i koriachi, gli jakuti ed altri. Per la storia millenaria del suo consumo come vegetale visionario ed inebriante, questo fungo può essere considerato come il fungo allucinogeno "per eccellenza". Anticamente, anche in Italia, il fungo veniva consumato abitualmente, anche se non era nel novero dei funghi più pregiatii. Lo si mangiava dopo previa preparazione che poteva essere la bollitura con aceto, la conservazione sotto sale o lo spurgo in acqua corrente. Il muchomor cresce quasi dappertutto in Siberia, nelle foreste di betulla e nelle pianure secche. Si considera che i funghi di dimensione più piccola, di un intenso colore rosso, siano più forti negli effetti narcotici di quelli di grandi dimensioni. Quando siamo andati a raccogliere con la sciamana Vagal i muchomor, ha chiaramente dimostrato di preferire lei stessa quelli più piccoli. Bisogna accendere un fuoco, fare offerta di dolci, pane, perline, tabacco, grasso di foca e lanugine di lepre agli Spiriti della Natura, prima di avventurarsi nel bosco alla ricerca del fungo magico. Quando infine si trova il fungo bisogna dimostrare la propria gioia, con un canto o mille moine come si farebbe con un bambino, e poi, delicatamente, procedere alla raccolta usando un rametto e facendo attenzione a mantenere il fungo integro. Il modo usuale di consumarlo consiste nel seccarlo per almeno due settimane e nell’inghiottirlo in un colpo solo, arrotolato in forma di palla, dopo una lunga masticazione; affinche' non provochi dei disturbi digestivi. Il fungo, tradizionalmente, deve essere assunto sempre in dosi dispari per cui si potrà ingoiarne uno e mezzo, tre, cinque, sette e via dicendo. Gli effetti narcotici si manifestano dopo circa mezz’ora e la natura dell’estasi rende la persona inconscia e fa insorgere sensazioni gioiose che si accompagnano, di solito al canto e alle visioni. Lo stato di ebbrezza che genera corrisponde allo stato d’animo in cui ci si trovava nel momento in cui lo si è raccolto. Se si ballava per la gioia della scoperta del preziosissimo muchomor, si avvertirà il desiderio di danzare, se la raccolta era accompagnata da un canto ecco che quella stessa melodia si modulerà alle nostre labbra. Gli sciamani assumono il muchomor per il suo potere di visione. Prima dell’assunzione si preparano in modo rituale e poi fanno delle richieste al fungo in modo da poter avere durante l’estasi una risposta alle loro domande. Le visioni indotte dal fungo guideranno lo sciamano nelle sue guarigioni, lo aiuteranno a potenziare le cerimonie, a rivelare il futuro e ad affinare il suo potere di visione per essere d’aiuto agli altri. L’estasi indotta dal muchomor è molto potente, può durare alcuni giorni. Sono molto suggestive le cerimonie rituali in cui lo sciamano che batte incessantemente sul tamburo continua, ora con foga con salti e danze, ora guidato dal ritmo lento della melodia del suo muchi, come viene confidenzialmente chiamato, a cercare la visione, a cercare la via per sé e per il suo clan. Proseguono giorno e notte, intorno al Fuoco primordiale, che arde nel centro della tenda, in compagnia degli Spiriti degli Antenati, con gioiosi passi di danza .
In senso lato lo sciamanesimo puo' essere compreso come l'insieme delle pratiche psichiche e spirituali di uno sciamano, dei suoi aiutanti, apprendisti, artisti, della stessa comunità che lo sostiene,assiste o interagisce con i suoi atti.In senso stretto invece si applica solo ai sistemi religiosi tradizionali dell'Asia centrale e della Siberia. Si applica in senso estensivo a tutte le pratiche religiose tradizionali simili a quelle dello sciamanesimo della Siberia .Quanto alle pratiche degli occidentali contemporanei si tratta di un sistema per l'integrazione psichica ,emozionale e spirituale in vista dell' l'indagine ,scoperta e conoscenza di mondi non-materiali e stati mentali. Si parla di Pseudosciamanesimo, Neosciamanesimo e di Postsciamanesimo.
(cfr. anche SCIAMANO GIAPPONESE ; sciamano papua; sciamano siberiano in trance estatica )
DIZIONARIETTO
1-Spirito Guardiano o Custode(colui che costruisce) :spirito che protegge, istruisce o assite lo sciamano nel suo viaggio.Egli lo puo' incontare in visione, in trance, in viaggio sciamanico, o nella quotidianità attraverso l'interpretazione degli eventi. Nello shintoismo, l'antica religione giapponese.gli spiriti guardiani non sono legati a sciamani ma a luoghi o eventi storici.
MUCHOMOR : IL FUNGO CHE FA CANTARE
Il muchomor, conosciuto col nome scientifico di amanita muscaria, è un fungo, ritenuto erroneamente velenoso, che è conosciuto in tutta l’area siberiana per le sue qualità allucinogene. Nella letteratura sull’argomento si ritrovano testimonianze del suo uso tra gli ostiachi, i koriachi, gli jakuti ed altri. Per la storia millenaria del suo consumo come vegetale visionario ed inebriante, questo fungo può essere considerato come il fungo allucinogeno "per eccellenza". Anticamente, anche in Italia, il fungo veniva consumato abitualmente, anche se non era nel novero dei funghi più pregiatii. Lo si mangiava dopo previa preparazione che poteva essere la bollitura con aceto, la conservazione sotto sale o lo spurgo in acqua corrente. Il muchomor cresce quasi dappertutto in Siberia, nelle foreste di betulla e nelle pianure secche. Si considera che i funghi di dimensione più piccola, di un intenso colore rosso, siano più forti negli effetti narcotici di quelli di grandi dimensioni. Quando siamo andati a raccogliere con la sciamana Vagal i muchomor, ha chiaramente dimostrato di preferire lei stessa quelli più piccoli. Bisogna accendere un fuoco, fare offerta di dolci, pane, perline, tabacco, grasso di foca e lanugine di lepre agli Spiriti della Natura, prima di avventurarsi nel bosco alla ricerca del fungo magico. Quando infine si trova il fungo bisogna dimostrare la propria gioia, con un canto o mille moine come si farebbe con un bambino, e poi, delicatamente, procedere alla raccolta usando un rametto e facendo attenzione a mantenere il fungo integro. Il modo usuale di consumarlo consiste nel seccarlo per almeno due settimane e nell’inghiottirlo in un colpo solo, arrotolato in forma di palla, dopo una lunga masticazione; affinche' non provochi dei disturbi digestivi. Il fungo, tradizionalmente, deve essere assunto sempre in dosi dispari per cui si potrà ingoiarne uno e mezzo, tre, cinque, sette e via dicendo. Gli effetti narcotici si manifestano dopo circa mezz’ora e la natura dell’estasi rende la persona inconscia e fa insorgere sensazioni gioiose che si accompagnano, di solito al canto e alle visioni. Lo stato di ebbrezza che genera corrisponde allo stato d’animo in cui ci si trovava nel momento in cui lo si è raccolto. Se si ballava per la gioia della scoperta del preziosissimo muchomor, si avvertirà il desiderio di danzare, se la raccolta era accompagnata da un canto ecco che quella stessa melodia si modulerà alle nostre labbra. Gli sciamani assumono il muchomor per il suo potere di visione. Prima dell’assunzione si preparano in modo rituale e poi fanno delle richieste al fungo in modo da poter avere durante l’estasi una risposta alle loro domande. Le visioni indotte dal fungo guideranno lo sciamano nelle sue guarigioni, lo aiuteranno a potenziare le cerimonie, a rivelare il futuro e ad affinare il suo potere di visione per essere d’aiuto agli altri. L’estasi indotta dal muchomor è molto potente, può durare alcuni giorni. Sono molto suggestive le cerimonie rituali in cui lo sciamano che batte incessantemente sul tamburo continua, ora con foga con salti e danze, ora guidato dal ritmo lento della melodia del suo muchi, come viene confidenzialmente chiamato, a cercare la visione, a cercare la via per sé e per il suo clan. Proseguono giorno e notte, intorno al Fuoco primordiale, che arde nel centro della tenda, in compagnia degli Spiriti degli Antenati, con gioiosi passi di danza .
In senso lato lo sciamanesimo puo' essere compreso come l'insieme delle pratiche psichiche e spirituali di uno sciamano, dei suoi aiutanti, apprendisti, artisti, della stessa comunità che lo sostiene,assiste o interagisce con i suoi atti.In senso stretto invece si applica solo ai sistemi religiosi tradizionali dell'Asia centrale e della Siberia. Si applica in senso estensivo a tutte le pratiche religiose tradizionali simili a quelle dello sciamanesimo della Siberia .Quanto alle pratiche degli occidentali contemporanei si tratta di un sistema per l'integrazione psichica ,emozionale e spirituale in vista dell' l'indagine ,scoperta e conoscenza di mondi non-materiali e stati mentali. Si parla di Pseudosciamanesimo, Neosciamanesimo e di Postsciamanesimo.
(cfr. anche SCIAMANO GIAPPONESE ; sciamano papua; sciamano siberiano in trance estatica )
DIZIONARIETTO
1-Spirito Guardiano o Custode(colui che costruisce) :spirito che protegge, istruisce o assite lo sciamano nel suo viaggio.Egli lo puo' incontare in visione, in trance, in viaggio sciamanico, o nella quotidianità attraverso l'interpretazione degli eventi. Nello shintoismo, l'antica religione giapponese.gli spiriti guardiani non sono legati a sciamani ma a luoghi o eventi storici.
2-Spirito Guida(Colui che parla):entità che guida lo sciamano negli stati alterati di coscienza e risponde alle sue domande.Protegge , insegna , guida.Spesso è percepito come fosse un antenato o un defunto .
3-Spirito che istruisce(Colui che ammaestra) : entità che istruisce lo sciamano o qualsiasi persona
4-Spirito che aiuta(colui che aiuta)Entità che aiuta lo sciamano a condurre a termine i suoi compiti e propositi.Spesso si percepiscono come fossero spiriti di animalio forze della natura.
5-Spirito sposo/sposa.:entità che ingaggia con lo sciamano una relazione come di innamoramento sponsale.
6-Totem: spirito di animale che ha aiutao gli antenati e che il clan ha assunto come suo protettore.Il culto al proprio totem di clan è detto Totemismo.
7-Psychopompi: entità che accompagnano l'anima del defunto al suo posto nell'aldilà.
8-Grande Sciamano o Sciamano Celeste: entità che dimora sulla stella polare da cui viene la chiamata e l'iniziazione sciamanica.(Cultura siberiana e cultura islamica Sufi)
Estasi Mistica: esperienza estatica di visione o unione con la trascendenza.
Estasi Mistica: esperienza estatica di visione o unione con la trascendenza.
Estasi Sciamanica: viaggio estatico dalla terra al sottoterra per autosmembramento e poi dal sottoterra al sopraterra con visione e comunicazione con lo Spirito Supremo;infine dal sopraterra alla terra, carico di sacro.(Mircea Eliade)
Guarigione sciamanica: lo sciamano, di ritorno dal soggiorno nel mondo "non-ordinario" è carico di forze sacre per mezzo delle quali puo' operare guarigioni di ogni sorta.
Perdita animica:perdita di energie psichiche o spirituali.
Recupero animico:azione sciamanica che recupera le perdite vitali della persona nel suo viaggio e le reintegra nella persona.
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