http://it.wikipedia.org/wiki/Rita_Levi-Montalcini Il Premio Nobel per la medicina 1986, senatrice Rita Levi Montalcini, in seguito ad una caduta ha subìto la frattura del femore. E’ stata quindi operata con esito positivo. Noi tutti le auguriamo una pronta quanto definitiva guarigione e le esprimiamo tutto l’affetto e riconoscenza per il grandissimo lavoro che ha svolto e che continua a svolgere nonostante la sua età. Ed aggiungiamo che come Italiani dobbiamo andare fieri di avere nel nostro Paese persone del calibro scientifico della senatrice a vita Montalcini, che ha ricevuto gli auguri di pronta guarigione perfino da Gorbaciov, dal sig. Presidente della Repubblica Napolitano, dal Presidente della Camera On. Fini e del Senato Schifai oltre che dai Ministri Gelmini e Carfagna

UN UOMO GIACE TRAFITTO DA UN RAGGIO DI SOLE, ED E’ SUBITO SERA
Non nobis Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da gloriam

VIAGGIA CON RYANAIR
JE ME SOUVIENS

VILLA BERTI VIA BEL POGGIO N. 13 IMOLA http://www.villaberti.it/
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Auguro a voi tutti un buon viaggio nel mio blog.
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Anchorage

sabato 27 febbraio 2010
PAOLO CONTE, MARGHERITA HACK, ENNIO MORRICONE, ERMANNO OLMI, GIORGIO ARMANI, GIORGIO ALBERTAZZI, ROBERTO BENIGNI SENATORI A VITA
PAOLO CONTE, MARGHERITA HACK, ENNIO MORRICONE, ERMANNO OLMI, GIORGIO ARMANI, GIORGIO ALBERTAZZI, ROBERTO BENIGNI SENATORI A VITA
Artista e cantautore forse se possibile amato all’estero tanto quanto in Italia, Paolo Conte, celebre maestro, compositore, cantautore pluripremiato per la sua copiosa opera, spesso prescelta anche ad Hollywood ed avvocato merita a pieno titolo la nomina di senatore a vita. Si tratterebbe di un atto meritato e ,dal suo paese, dovuto.( http://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Conte )
Dopo la proposta che ho fatto per la nomina a senatore a vita del maestro e avvocato Paolo Conte, vorrei segnalare una persona di lustro , di grossissima cultura e munita di grande modestia, qualità rara al giorno d’oggi, di cui sarebbe auspicabile la presa in considerazione quale senatrice a vita. Mi riferisco all’astrofisica conosciuta in tutto il mondo Margherita Hack. Le ragioni della proposta sono molteplici e per elencarle tutte non basterebbe un libro. Ma ritengo che personaggi di questo calibro debbano essere valorizzati indipendentemente dalla loro appartenenza politica per le loro qualità e quindi siano meritevoli di un riconoscimento per quello che hanno fatto e stanno facendo per la scienza e per il mondo intero.( http://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_Hack ).
Un degno riconoscimento deve essere tributato ad Ennio Morricone per la sua eccezionale e lunga carriera nonché per l’onore di cui ha ricoperto l’Italia attraverso la sua cospicua produzione musicale specialmente con colonne sonore che sono passate alla storia come memorabili e il cui successo e fama trascendono gli stessi film e che sono state esattamente centrate nel genere del film sapendo inserire musiche idonee e costruite con ineguagliabile maestria. A seguito di tutto questo , nonché per l’età e l’autorevolezza di cui è portatore, sono a proporre al Sig. Presidente della Repubblica di voler prendere in considerazione di conferirgli la meritatissima carica di senatore a vita come premio per la sua lunga carriera e soprattutto per aver portato con il suo genio il nome Italia nel mondo. ( http://it.wikipedia.org/wiki/Ennio_Morricone ).
Meritevole di aver realizzato tra i più bei capolavori della cinematografia italiana, tra cui L’Albero degli zoccoli, Il mestiere delle Armi (storia del giovane Giovanni dalle bande nere) e I cento chiodi, Ermanno Olmi è a pieno titolo tra i padri della cultura italiana, oltre che ad essere Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine al merito della Repubblica Italiana. Per tali ragioni è da prendere in considerazione per la carica di senatore a vita. (http://it.wikipedia.org/wiki/Ermanno_Olmi ).
Per l’aver portato in tutto il mondo l’hight Made in Italy , la classe dell’abbigliamento che ha stupito e che continua a stupire per la sua finezza e lungimiranza in quello che può essere l’orientamento della moda in futuro nonché per le capacità imprenditoriali dimostrate e per la sua modestia pur nella consapevolezza della sua grandezza, merita la carica di senatore a vita Giorgio Armani. (http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Armani ) già Cavaliere della Legion d’Onore.
Merita di essere altresì proposto quale senatore a vita il regista e attore teatrale, nonché Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine al merito della Repubblica Italiana oltre che medaglia d’oro ai Benemeriti della cultura e dell’arte, Giorgio Albertazzi. Grande regista ed interprete teatrale ha esteso la ricerca dei classici del teatro su cui ha condotto anche studi filologici e si è sempre distinto per le sue opere di solidarietà e filantropia. Inoltre, pare opportuno ricordare il contributo da egli apportato alla cultura italiana e alla sua diffusione all’estero grazie anche a tournée che lo hanno visto mattatore nei teatri di tutta Europa. http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Albertazzi
Roberto Benigni, che ha ricevuto la candidatura al premio Nobel per la letteratura 2007, principalmente per l'impegno profuso in favore della diffusione della Divina Commedia di Dante Alighieri e premio Oscar quale miglior attore protagonista per il film La vita è bella, noto e popolare attore, regista, monologhista teatrale amato in Italia e nel mondo è meritevole di essere anch’egli proposto quale senatore a vita (http://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Benigni )
Dopo la proposta che ho fatto per la nomina a senatore a vita del maestro e avvocato Paolo Conte, vorrei segnalare una persona di lustro , di grossissima cultura e munita di grande modestia, qualità rara al giorno d’oggi, di cui sarebbe auspicabile la presa in considerazione quale senatrice a vita. Mi riferisco all’astrofisica conosciuta in tutto il mondo Margherita Hack. Le ragioni della proposta sono molteplici e per elencarle tutte non basterebbe un libro. Ma ritengo che personaggi di questo calibro debbano essere valorizzati indipendentemente dalla loro appartenenza politica per le loro qualità e quindi siano meritevoli di un riconoscimento per quello che hanno fatto e stanno facendo per la scienza e per il mondo intero.( http://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_Hack ).
Un degno riconoscimento deve essere tributato ad Ennio Morricone per la sua eccezionale e lunga carriera nonché per l’onore di cui ha ricoperto l’Italia attraverso la sua cospicua produzione musicale specialmente con colonne sonore che sono passate alla storia come memorabili e il cui successo e fama trascendono gli stessi film e che sono state esattamente centrate nel genere del film sapendo inserire musiche idonee e costruite con ineguagliabile maestria. A seguito di tutto questo , nonché per l’età e l’autorevolezza di cui è portatore, sono a proporre al Sig. Presidente della Repubblica di voler prendere in considerazione di conferirgli la meritatissima carica di senatore a vita come premio per la sua lunga carriera e soprattutto per aver portato con il suo genio il nome Italia nel mondo. ( http://it.wikipedia.org/wiki/Ennio_Morricone ).
Meritevole di aver realizzato tra i più bei capolavori della cinematografia italiana, tra cui L’Albero degli zoccoli, Il mestiere delle Armi (storia del giovane Giovanni dalle bande nere) e I cento chiodi, Ermanno Olmi è a pieno titolo tra i padri della cultura italiana, oltre che ad essere Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine al merito della Repubblica Italiana. Per tali ragioni è da prendere in considerazione per la carica di senatore a vita. (http://it.wikipedia.org/wiki/Ermanno_Olmi ).
Per l’aver portato in tutto il mondo l’hight Made in Italy , la classe dell’abbigliamento che ha stupito e che continua a stupire per la sua finezza e lungimiranza in quello che può essere l’orientamento della moda in futuro nonché per le capacità imprenditoriali dimostrate e per la sua modestia pur nella consapevolezza della sua grandezza, merita la carica di senatore a vita Giorgio Armani. (http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Armani ) già Cavaliere della Legion d’Onore.
Merita di essere altresì proposto quale senatore a vita il regista e attore teatrale, nonché Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine al merito della Repubblica Italiana oltre che medaglia d’oro ai Benemeriti della cultura e dell’arte, Giorgio Albertazzi. Grande regista ed interprete teatrale ha esteso la ricerca dei classici del teatro su cui ha condotto anche studi filologici e si è sempre distinto per le sue opere di solidarietà e filantropia. Inoltre, pare opportuno ricordare il contributo da egli apportato alla cultura italiana e alla sua diffusione all’estero grazie anche a tournée che lo hanno visto mattatore nei teatri di tutta Europa. http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Albertazzi
Roberto Benigni, che ha ricevuto la candidatura al premio Nobel per la letteratura 2007, principalmente per l'impegno profuso in favore della diffusione della Divina Commedia di Dante Alighieri e premio Oscar quale miglior attore protagonista per il film La vita è bella, noto e popolare attore, regista, monologhista teatrale amato in Italia e nel mondo è meritevole di essere anch’egli proposto quale senatore a vita (http://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Benigni )
BERTOLASO AFFERMA: “L’Adriatico non avrà alcun danno da questa catastrofe ambientale!”
BERTOLASO AFFERMA: “L’Adriatico non avrà alcun danno da questa catastrofe ambientale!”
Il capo della Protezione Civile Bertolaso (che a differenza di quanto sostengono le solite malelingue - peraltro espressioni di stupidità tipiche di chi invidia le persone preparate, capaci e operose – ci invidia il mondo intero per i suoi interventi a favore delle emergenze e delle popolazioni colpite da disastri e sciagure) ha dichiarato che ci sono ottime possibilità che nel Mare Adriatico non arrivi nemmeno una goccia d’olio grazie alle barriere erette all’altezza della centrale ENEL di Isola Serafini in seguito al grave disastro ambientale occorso nel Fiume Lambro a Villasanta causato dalle cisterne dell’ex raffineria della Lombarda Petroli. Appurato il salvataggio del Mare Adriatico resta da risolvere la problematica della restante massa oleosa che si sta dirigendo verso Ferrara e che la raggiungerà sabato mattina. Il problema più grosso sta nel fatto che all’altezza di Pontelagoscuro si trovano i punti di raccolta dell’acqua potabile di Ferrara. Anche se Vito Belladonna e la direzione generale dell’Arpa Emilia Romagna tendono a sdrammatizzare la situazione non solo monitorandola costantemente ma, con una mobilitazione di uomini e mezzi senza precedenti (sotto la direzione di Bertolaso) anche attraverso prelievi continui, tentando così di lottare contro il tempo e di salvare non solo l’Adriatico ma anche Ferrara. Per fortuna che in Italia abbiamo una persona di tale valore che senza sosta, si precipita ovunque necessiti la sua professionalità per, con le sue competenze, se non risolvere almeno ridurre al minimo la problematica e le sue drammatiche implicazioni.
Il capo della Protezione Civile Bertolaso (che a differenza di quanto sostengono le solite malelingue - peraltro espressioni di stupidità tipiche di chi invidia le persone preparate, capaci e operose – ci invidia il mondo intero per i suoi interventi a favore delle emergenze e delle popolazioni colpite da disastri e sciagure) ha dichiarato che ci sono ottime possibilità che nel Mare Adriatico non arrivi nemmeno una goccia d’olio grazie alle barriere erette all’altezza della centrale ENEL di Isola Serafini in seguito al grave disastro ambientale occorso nel Fiume Lambro a Villasanta causato dalle cisterne dell’ex raffineria della Lombarda Petroli. Appurato il salvataggio del Mare Adriatico resta da risolvere la problematica della restante massa oleosa che si sta dirigendo verso Ferrara e che la raggiungerà sabato mattina. Il problema più grosso sta nel fatto che all’altezza di Pontelagoscuro si trovano i punti di raccolta dell’acqua potabile di Ferrara. Anche se Vito Belladonna e la direzione generale dell’Arpa Emilia Romagna tendono a sdrammatizzare la situazione non solo monitorandola costantemente ma, con una mobilitazione di uomini e mezzi senza precedenti (sotto la direzione di Bertolaso) anche attraverso prelievi continui, tentando così di lottare contro il tempo e di salvare non solo l’Adriatico ma anche Ferrara. Per fortuna che in Italia abbiamo una persona di tale valore che senza sosta, si precipita ovunque necessiti la sua professionalità per, con le sue competenze, se non risolvere almeno ridurre al minimo la problematica e le sue drammatiche implicazioni.
domenica 21 febbraio 2010
FINALMENTE, UN VERO PROFESSIONISTA DELLA POLITICA IN REGIONE!
FINALMENTE, UN VERO PROFESSIONISTA DELLA POLITICA IN REGIONE!
Le forti speranze che avevamo riposto nella caduta di questo consiglio comunale circa l’ipotesi che molti dei consiglieri di maggioranza della regione E.R. terminassero il loro percorso “politico” e tornassero finalmente a lavorare (ammesso che sappiano cosa voglia dire lavorare) purtroppo sono state disattese. Il 28 e 29 marzo 2010 si voterà per il rinnovo del Parlamentino regionale con probabile ballottaggio- e questo ce lo auguriamo tutti – due settimane dopo. Ebbene, dopo essermi espresso sulle inquietanti presenze dipietriste alle regionali, ho dovuto assistere con rammarico al fatto che i suoi alleati di ferro, “i grillini”, abbiano scelto l’esperienza, la capacità, la preparazione, l’intelligenza e soprattutto l’adeguatezza – visti i precedenti – di proporre per l’incarico di consigliere regionale Giuseppe Favia. Orbene, se Errani ha reclutato al centro, al centro-sinistra, a sinistra, all’estrema sinistra, nonché Di Pietro in cui ora si inserisce l’ulteriore presenza di questa simbiosi di nullità politica ed ideologica, è evidente che con questo si completa il quadro delle alleanze. Con una squadra del genere possono star tranquilli che potranno raggiungere una larga fetta di elettorato ma che dal punto di vista contenutistico, al di là dell’antiberlusconismo e della loro convivenza forzata – seppure in contrasto ideologico gli uni dagli altri – noi possiamo facilmente notare e prendere atto che dal punto di vista programmatico le forze politiche suddette tra loro alleate, non sono riuscite ad oggi ad avanzare, formulare e men che meno concretizzare la benché minima proposta per il bene della regione Emilia Romagna, facendo sospettare che diano per scontata la vittoria e mettano i programmi all’ultimo posto perché sarebbero in contrasto con quelli degli alleati dell’estrema sinistra. Il dubbio quanto mai legittimo sta in una domanda molto semplice, e cioè: “ma, questi signori vogliono fare la campagna elettorale evitando ogni qualsivoglia dibattito pubblico, dando tutto – ed in special modo la vittoria - per scontato senza dover ritenere di doversi confrontare con gli altri?” Bene! Si mettano il cuore in pace, perché non è intenzione delle altre forze politiche di fare altrettanto. Anzi, faremodi tutto per fargli provare i brividini nella schiena!
Le forti speranze che avevamo riposto nella caduta di questo consiglio comunale circa l’ipotesi che molti dei consiglieri di maggioranza della regione E.R. terminassero il loro percorso “politico” e tornassero finalmente a lavorare (ammesso che sappiano cosa voglia dire lavorare) purtroppo sono state disattese. Il 28 e 29 marzo 2010 si voterà per il rinnovo del Parlamentino regionale con probabile ballottaggio- e questo ce lo auguriamo tutti – due settimane dopo. Ebbene, dopo essermi espresso sulle inquietanti presenze dipietriste alle regionali, ho dovuto assistere con rammarico al fatto che i suoi alleati di ferro, “i grillini”, abbiano scelto l’esperienza, la capacità, la preparazione, l’intelligenza e soprattutto l’adeguatezza – visti i precedenti – di proporre per l’incarico di consigliere regionale Giuseppe Favia. Orbene, se Errani ha reclutato al centro, al centro-sinistra, a sinistra, all’estrema sinistra, nonché Di Pietro in cui ora si inserisce l’ulteriore presenza di questa simbiosi di nullità politica ed ideologica, è evidente che con questo si completa il quadro delle alleanze. Con una squadra del genere possono star tranquilli che potranno raggiungere una larga fetta di elettorato ma che dal punto di vista contenutistico, al di là dell’antiberlusconismo e della loro convivenza forzata – seppure in contrasto ideologico gli uni dagli altri – noi possiamo facilmente notare e prendere atto che dal punto di vista programmatico le forze politiche suddette tra loro alleate, non sono riuscite ad oggi ad avanzare, formulare e men che meno concretizzare la benché minima proposta per il bene della regione Emilia Romagna, facendo sospettare che diano per scontata la vittoria e mettano i programmi all’ultimo posto perché sarebbero in contrasto con quelli degli alleati dell’estrema sinistra. Il dubbio quanto mai legittimo sta in una domanda molto semplice, e cioè: “ma, questi signori vogliono fare la campagna elettorale evitando ogni qualsivoglia dibattito pubblico, dando tutto – ed in special modo la vittoria - per scontato senza dover ritenere di doversi confrontare con gli altri?” Bene! Si mettano il cuore in pace, perché non è intenzione delle altre forze politiche di fare altrettanto. Anzi, faremodi tutto per fargli provare i brividini nella schiena!
Mossad, giallo da Dubai a Dublino
Mossad, giallo da Dubai a Dublino
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201002articoli/52379girata.asp
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=92150&sez=HOME_NELMONDO
Il video dell'azione: http://www.youtube.com/watch?v=wISD36m5Hjk
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201002articoli/52379girata.asp
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=92150&sez=HOME_NELMONDO
Il video dell'azione: http://www.youtube.com/watch?v=wISD36m5Hjk
Azione:11 agenti Mossad con passaporto europeo (GB) oltre ad almeno 7 fiancheggiatori tutti con azioni autonome ed agendo in modo distaccato gli uni dagli altri, essendo venuti a conoscenza di un progetto di Hamas contro Israele, hanno intrapreso un’azione antiterrorismo degna della sceneggiatura da miglior film di spionaggio. Così racconta i fatti il quotidiano La Stampa: “Il fisioterapista trentasettenne Stephen Daniel Hodes gioca con i due figli nell'appartamento di Ramat Beit Shemesh, vicino a Gerusalemme, dove vive dal 2000, quando ha lasciato Londra per l'aliyah, il ritorno. Nelle stesse ore un altro Stephen Daniel Hodes si registra con il suo passaporto al Bustan Rotana Hotel di Dubai per uccidere il comandante di Hamas Mahmoud al-Mabhouh e dissolversi nel nulla.” . Le autorità di Dubai hanno assicurato che i passaporti europei utilizzati fossero autentici e che gli autori del fatto fossero cittadini europei, anche se è dell’ultim’ora la notizia che si tratterebbe di passaporti copiati attraverso le strutture aeroportuali internazionali (cfr il link allegato tratto dal Messaggero).
Ben vengano azioni mirate nei confronti dei capi del terrorismo integralista islamico antisemita. E soprattutto non si può che constatare che la metodologia utilizzata dimostra che: a) il Mossad è il n. 1 tra i servizi segreti nel mondo; b) il Mossad ben si guarda dal coinvolgere vittime civli provocando quei cc.dd. – per quanto odiosi – “danni collaterali”; c) le autorità di Dubai si sono affrettate ad affermare che si tratta di un atto isolato e che i passaporti non potevano che essere veri e regolari, altrimenti le persone non avrebbero potuto avere accesso in un paese di cui temono l’integralismo islamico e gli attentati più di ogni altra cosa; tuttavia, stanti le ultime news sull’argomento si riapre il tema della sicurezza e dei controlli in aeroporto. d) Dubai tiene a chiudere il prima possibile la vicenda in quanto Israele non è più intenzionata a tollerare che i paesi che si dicono amici del mondo libero ospitino macellai terroristi del tipo corrispondente all’ultimo giustiziato dagli Israeliani (augurandoci che essi continuino a ripulire il mondo da tali bestie sanguinarie che hanno come unico obiettivo la cancellazione di uno stato libero e democratico governato dall’occidente). Personalmente, ad un’attenta analisi reputo che l’eliminazione di quel terrorista antisemita funga anche come monito ulteriore affinchè le nazioni che si stanno dando un gran da fare per promuovere il turismo -e che, come Dubai, lo stiano incrementando grazie a strutture sempre più moderne e avveniristiche oltre che per le attività offerte a prezzi sempre più bassi per invogliarne la presa in considerazione ad opera dei circuiti turistici internazionali- capiscano che Israele se c’è da eliminare dei delinquenti in una nazione del mondo che minaccia l’integrità territoriale del paese non è certo disposta a cedere su nessun punto. Mi auguro che USA, Inghilterra e Israele provvedano quanto prima all’eliminazione con mezzi militari degli strumenti di distruzione di massa che presto saranno operativi in Iran.
Ben vengano azioni mirate nei confronti dei capi del terrorismo integralista islamico antisemita. E soprattutto non si può che constatare che la metodologia utilizzata dimostra che: a) il Mossad è il n. 1 tra i servizi segreti nel mondo; b) il Mossad ben si guarda dal coinvolgere vittime civli provocando quei cc.dd. – per quanto odiosi – “danni collaterali”; c) le autorità di Dubai si sono affrettate ad affermare che si tratta di un atto isolato e che i passaporti non potevano che essere veri e regolari, altrimenti le persone non avrebbero potuto avere accesso in un paese di cui temono l’integralismo islamico e gli attentati più di ogni altra cosa; tuttavia, stanti le ultime news sull’argomento si riapre il tema della sicurezza e dei controlli in aeroporto. d) Dubai tiene a chiudere il prima possibile la vicenda in quanto Israele non è più intenzionata a tollerare che i paesi che si dicono amici del mondo libero ospitino macellai terroristi del tipo corrispondente all’ultimo giustiziato dagli Israeliani (augurandoci che essi continuino a ripulire il mondo da tali bestie sanguinarie che hanno come unico obiettivo la cancellazione di uno stato libero e democratico governato dall’occidente). Personalmente, ad un’attenta analisi reputo che l’eliminazione di quel terrorista antisemita funga anche come monito ulteriore affinchè le nazioni che si stanno dando un gran da fare per promuovere il turismo -e che, come Dubai, lo stiano incrementando grazie a strutture sempre più moderne e avveniristiche oltre che per le attività offerte a prezzi sempre più bassi per invogliarne la presa in considerazione ad opera dei circuiti turistici internazionali- capiscano che Israele se c’è da eliminare dei delinquenti in una nazione del mondo che minaccia l’integrità territoriale del paese non è certo disposta a cedere su nessun punto. Mi auguro che USA, Inghilterra e Israele provvedano quanto prima all’eliminazione con mezzi militari degli strumenti di distruzione di massa che presto saranno operativi in Iran.
mercoledì 17 febbraio 2010
FILM CONSIGLIATI PER LE PROSSIME VISIONI
FILM CONSIGLIATI PER LE PROSSIME VISIONI
“Wolfman” con Benicio Del Toro è un film da non perdere specialmente per gli appassionati del genere horror . Questo film si appresta a divenire un capolavoro del genere gotico . Altro film da vedere è “Shutter Island” di Martin Scorsese oltre a “Iron Man 2” con Robert Downey jr. Stando sempre nel mese di febbraio e precisamente in data 26 “Codice Genesi” con Denzel Washington interessante e con decisi riferimenti al primo Interceptor, a livello di ambientazioni con Mel Gibson, senza dimenticare sempre per concludere febbraio “Invictus” con i due candidati all’Oscar Morgan Freeman e Matt Demon.
Ancora, consiglio “Legion” , “Robin Hood” l’ultimo film di Ridley Scott con Russel Crowe, oltre a “Scontro tra titani” con Liam Neeson; non mi riferisco solo al citato Agora (http://pietrobertiimola.blogspot.com/search/label/Agora ) , ma anche a La Herencia Valdemar (http://www.terrorynadamas.com/index.php?s=la%20herencia%20valdemar ). Assolutamente da non perdere c’è “Soul kitchen” (validissimo), “Rec 2 “ (horror ispanico, voto 7), “A single man” di Tom Ford (voto 8), “Il quarto tipo” (voto 7); “Viaggio tra le nuvole” (voto 8), Avatar (voto 9), ed “Il Riccio” (voto 10 con lode). Ancora, c’è “The tree of life” con Brad Pitt, Sean Penn; inoltre, Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: il ladro di fulmini (I° capitolo);
“Wolfman” con Benicio Del Toro è un film da non perdere specialmente per gli appassionati del genere horror . Questo film si appresta a divenire un capolavoro del genere gotico . Altro film da vedere è “Shutter Island” di Martin Scorsese oltre a “Iron Man 2” con Robert Downey jr. Stando sempre nel mese di febbraio e precisamente in data 26 “Codice Genesi” con Denzel Washington interessante e con decisi riferimenti al primo Interceptor, a livello di ambientazioni con Mel Gibson, senza dimenticare sempre per concludere febbraio “Invictus” con i due candidati all’Oscar Morgan Freeman e Matt Demon.
Ancora, consiglio “Legion” , “Robin Hood” l’ultimo film di Ridley Scott con Russel Crowe, oltre a “Scontro tra titani” con Liam Neeson; non mi riferisco solo al citato Agora (http://pietrobertiimola.blogspot.com/search/label/Agora ) , ma anche a La Herencia Valdemar (http://www.terrorynadamas.com/index.php?s=la%20herencia%20valdemar ). Assolutamente da non perdere c’è “Soul kitchen” (validissimo), “Rec 2 “ (horror ispanico, voto 7), “A single man” di Tom Ford (voto 8), “Il quarto tipo” (voto 7); “Viaggio tra le nuvole” (voto 8), Avatar (voto 9), ed “Il Riccio” (voto 10 con lode). Ancora, c’è “The tree of life” con Brad Pitt, Sean Penn; inoltre, Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: il ladro di fulmini (I° capitolo);
AD ALESSIO GUZZANO, IN RISPOSTA AL SUO COMMENTO AL FILM “AMABILI RESTI”

AD ALESSIO GUZZANO, IN RISPOSTA AL SUO COMMENTO AL FILM “AMABILI RESTI”
http://www.alessioguzzano.com/inserimento_commenti.php?id=3551
http://www.alessioguzzano.com/set.php
http://www.alessioguzzano.com/articolo.php?id=3551&sfondo=1
Martedì 16 febbraio 2010 a pag 17 di City free press ho avuto l’infelice idea di leggere il suo tentativo di recensione del film “Amabili resti” Genere Drammatico (Regia T. Jackson, con Rachel Weisz,- favolosa interprete dello spagnolo non ancora giunto in Italia “Agora” – M. Whalberg, S. Tucci, S. Ronan) tratto dal bellissimo libro di Alice Sebold, scritto con ogni probabilità per superare lo stupro da lei subito all’età di 14 anni. Ebbene, venendo al punto, lei afferma in maniera tombale che si tratta del film più brutto dell’anno. Ritengo che lei si riferisca all’anno 2010 con decorrenza 1 gennaio 2010 a tutto il 18 febbraio 2010 data oltre la quale usciranno i nuovi film della stagione ed in particolare quello che si appresta a divenire un capolavoro del genere gotico con Benicio Del Toro “Wolfman” e ovviamente stando sempre nel mese di febbraio e precisamente in data 26 Codice Genesi con Denzel Washington interessante e con decisi riferimenti al primo Interceptor, a livello di ambientazioni con Mel Gibson, senza dimenticare sempre per concludere febbraio Invictus con i due candidati all’Oscar Morgan Freeman e Matt Demon. Il primo rilievo che le faccio sta nel fatto che lei definisce un’infelice uscita di un film nel week-end 12 febbraio/15 febbraio 2010 esprimendo un giudizio non solo opinabile ma del tutto privo di senso, in quanto le sei parole che lei cita parlando di come “il lavoro più brutto dell’anno” potrebbero essere, dico potrebbero, essere condivise nella misura in cui lei si riferisse alla programmazione inerente al primo mese e mezzo del 2010 e non certo ai film che devono ancora uscire. La sua interpretazione non solo denota il fatto che la cinematografia cui lei si è dedicato è estremamente settaria, non variegata, e manca delle basi essenziali per poter fare dei confronti . A differenza di quanto lei afferma, buona parte dei film in uscita in Italia sono stati visti dal sottoscritto all’estero e posso assicurarle che stanno arrivando sempre che le case distributrici se ne occupino delle vere chicche. Non mi riferisco solo al citato Agora (http://pietrobertiimola.blogspot.com/search/label/Agora ) , ma anche a La Herencia Valdemar (http://www.terrorynadamas.com/index.php?s=la%20herencia%20valdemar ). A differenza di quanto lei sostiene, dal 1 gennaio 2010 ad oggi film brutti ne sono usciti e come ed Amabili resti, ahimè non è tra questi. Posso citarle a puro titolo informativo lo sconsigliatissimo film “Bangcok dangerous - il codice dell’assassino” dei fratelli Pang con Nicolas Cage, “Nine” di R. Marshall, “La prima cosa bella” (giudizi di pubblico e critica contrastanti ma per lo più negativi), “Il mondo dei replicanti” con B. Willis, “Ong Bak 2” .
Mentre assolutamente da non perdere c’è “Soul kitchen” (validissimo), “Rec 2 “ (horror ispanico, voto 7), “A single man” di Tom Ford (voto 8), “Il quarto tipo” (voto 7); “Viaggio tra le nuvole” (voto 8), Avatar (voto 9), ed “Il Riccio” (voto 10 con lode).
Venendo alla sua recensione, in cui parla dell’ambientazione del film nei primi anni ’70 in Pennsylvania dove una ragazza 14enne dagli occhi azzurri e dai capelli rossi come il fuoco perde la vita facendosi irretire da un vicino di casa pedofilo che le spegnerà per sempre i sogni e i desideri. La recensione estremamente povera di contenuti dice che le due ore di proiezione annaspano faticosamente. Ebbene, quello che Guzzano non ha capito sta nel fatto che il pedofilo omicida seriale viene, per odio e per amore fortissimo nei confronti della famiglia da parte della protagonista, costantemente seguito come lo è la sua stessa famiglia. La protagonista è quella che racconta la storia da quando viene uccisa in poi. Infatti, proprio per il fatto di aver perso la vita in modo violento e terribile si trova a “vivere” in quel così detto mondo di mezzo, che non è la terra né il cielo ((paradiso) ma solo il periodo preparatorio ad accedere a quell’ambito da cui non si fa più ritorno. Ella è talmente presa dall’odio nei confronti di colui il quale le ha così barbaramente tolto la vita che tutte le volte in cui decide di attraversare la porta che la porterebbe al paradiso si ferma , si volta indietro e ritorna nel mondo di mezzo perché non riesce ad accettare che questa persona rimanga impunita, soprattutto la positività di questo film sta nel fatto che nella persona si attua una progressiva predisposizione che poi si concretizza nel lasciare la sua famiglia ed arrivare a quel punto estremo di forza interiore che si chiama perdono e conseguentemente liberazione. Ci penserà sua sorella, perquisendo di nascosto la casa dell’assassino a trovare gli elementi di prova per incastrarlo inderogabilmente, tanto è che … ma non voglio svelare il finale.
La mia valutazione di “Amabili resti”, pur essendo per pochi, è un 8 pieno, senza contare che la colonna sonora di Brian Eno è bellissima.
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Martedì 16 febbraio 2010 a pag 17 di City free press ho avuto l’infelice idea di leggere il suo tentativo di recensione del film “Amabili resti” Genere Drammatico (Regia T. Jackson, con Rachel Weisz,- favolosa interprete dello spagnolo non ancora giunto in Italia “Agora” – M. Whalberg, S. Tucci, S. Ronan) tratto dal bellissimo libro di Alice Sebold, scritto con ogni probabilità per superare lo stupro da lei subito all’età di 14 anni. Ebbene, venendo al punto, lei afferma in maniera tombale che si tratta del film più brutto dell’anno. Ritengo che lei si riferisca all’anno 2010 con decorrenza 1 gennaio 2010 a tutto il 18 febbraio 2010 data oltre la quale usciranno i nuovi film della stagione ed in particolare quello che si appresta a divenire un capolavoro del genere gotico con Benicio Del Toro “Wolfman” e ovviamente stando sempre nel mese di febbraio e precisamente in data 26 Codice Genesi con Denzel Washington interessante e con decisi riferimenti al primo Interceptor, a livello di ambientazioni con Mel Gibson, senza dimenticare sempre per concludere febbraio Invictus con i due candidati all’Oscar Morgan Freeman e Matt Demon. Il primo rilievo che le faccio sta nel fatto che lei definisce un’infelice uscita di un film nel week-end 12 febbraio/15 febbraio 2010 esprimendo un giudizio non solo opinabile ma del tutto privo di senso, in quanto le sei parole che lei cita parlando di come “il lavoro più brutto dell’anno” potrebbero essere, dico potrebbero, essere condivise nella misura in cui lei si riferisse alla programmazione inerente al primo mese e mezzo del 2010 e non certo ai film che devono ancora uscire. La sua interpretazione non solo denota il fatto che la cinematografia cui lei si è dedicato è estremamente settaria, non variegata, e manca delle basi essenziali per poter fare dei confronti . A differenza di quanto lei afferma, buona parte dei film in uscita in Italia sono stati visti dal sottoscritto all’estero e posso assicurarle che stanno arrivando sempre che le case distributrici se ne occupino delle vere chicche. Non mi riferisco solo al citato Agora (http://pietrobertiimola.blogspot.com/search/label/Agora ) , ma anche a La Herencia Valdemar (http://www.terrorynadamas.com/index.php?s=la%20herencia%20valdemar ). A differenza di quanto lei sostiene, dal 1 gennaio 2010 ad oggi film brutti ne sono usciti e come ed Amabili resti, ahimè non è tra questi. Posso citarle a puro titolo informativo lo sconsigliatissimo film “Bangcok dangerous - il codice dell’assassino” dei fratelli Pang con Nicolas Cage, “Nine” di R. Marshall, “La prima cosa bella” (giudizi di pubblico e critica contrastanti ma per lo più negativi), “Il mondo dei replicanti” con B. Willis, “Ong Bak 2” .
Mentre assolutamente da non perdere c’è “Soul kitchen” (validissimo), “Rec 2 “ (horror ispanico, voto 7), “A single man” di Tom Ford (voto 8), “Il quarto tipo” (voto 7); “Viaggio tra le nuvole” (voto 8), Avatar (voto 9), ed “Il Riccio” (voto 10 con lode).
Venendo alla sua recensione, in cui parla dell’ambientazione del film nei primi anni ’70 in Pennsylvania dove una ragazza 14enne dagli occhi azzurri e dai capelli rossi come il fuoco perde la vita facendosi irretire da un vicino di casa pedofilo che le spegnerà per sempre i sogni e i desideri. La recensione estremamente povera di contenuti dice che le due ore di proiezione annaspano faticosamente. Ebbene, quello che Guzzano non ha capito sta nel fatto che il pedofilo omicida seriale viene, per odio e per amore fortissimo nei confronti della famiglia da parte della protagonista, costantemente seguito come lo è la sua stessa famiglia. La protagonista è quella che racconta la storia da quando viene uccisa in poi. Infatti, proprio per il fatto di aver perso la vita in modo violento e terribile si trova a “vivere” in quel così detto mondo di mezzo, che non è la terra né il cielo ((paradiso) ma solo il periodo preparatorio ad accedere a quell’ambito da cui non si fa più ritorno. Ella è talmente presa dall’odio nei confronti di colui il quale le ha così barbaramente tolto la vita che tutte le volte in cui decide di attraversare la porta che la porterebbe al paradiso si ferma , si volta indietro e ritorna nel mondo di mezzo perché non riesce ad accettare che questa persona rimanga impunita, soprattutto la positività di questo film sta nel fatto che nella persona si attua una progressiva predisposizione che poi si concretizza nel lasciare la sua famiglia ed arrivare a quel punto estremo di forza interiore che si chiama perdono e conseguentemente liberazione. Ci penserà sua sorella, perquisendo di nascosto la casa dell’assassino a trovare gli elementi di prova per incastrarlo inderogabilmente, tanto è che … ma non voglio svelare il finale.
La mia valutazione di “Amabili resti”, pur essendo per pochi, è un 8 pieno, senza contare che la colonna sonora di Brian Eno è bellissima.
giovedì 11 febbraio 2010
CNH IMOLA - E' EMERGENZA
CNH IMOLA- E' EMERGENZA
Imola ( Bologna) Romagna.
CNH Imola, macchine movimento terra, gruppo FIAT, con 450 dipendenti, ha ricevuto da Marchionne (AD gruppo FIAT) l’ ordine di chiusura a far data dal 2011. Attualmente 130 dipendenti sono stati collocati a Modena, Lecce, Torino. Ma per gli altri 320 non è stato deciso ancora nulla e allo stato si tratta di 320 famiglie che verranno private dei mezzi di sussistenza primaria. Un fatto così grave su un territorio di così piccole dimensioni non potrà che avere nei prossimi mesi un impatto devastante sulla Romagna. Ad Imola e comprensorio ci sono già 8.500 persone in cassa integrazione. Di tutte queste persone nessuno si sta interessando.
Questo significa una sola cosa: gli amministratori comunali se ne fregano della gente che rimane disoccupata.
Piu precisamente, potrebbero piantarla di applicare una politica clientelare, potrebbero,finche sono in tempo, muoversi ed utilizzare le coop rosse per assumere, se non a tempo pieno almeno part-time , e se non tutti almeno una parte dei dipendenti della CNH di Imola. Ma, non lo faranno. Sono troppo impegnati ad evitare un ballottaggio ad Errani, nella regione piu rossa di Italia. Ed utilizzeranno tutti i fondi possibili per fare in modo che la campagna elettorale renda la figura di Errani onnipresente in tutte le aree della regione. Altro che interesse per i lavoratori.
Buona occasione per attaccarli senza pietà. La Caritas diocesana di Imola si vede costretta ad aumentare la distribuzione di pasti, agli indigenti italiani, imolesi, che hanno perduto il lavoro. Evviva la sinistra del benessere. Si vergognino, invece di pensare alle classi più povere, più indigenti e di quelle persone che hanno perso e stanno per perdere il lavoro si interessano , di contro, alle logiche e agli interessi del partito sperando di mantenere e di conservare lo strapotere che li ha caratterizzati fino ad oggi. La Chiesa, dal canto suo, sta facendo l’impossibile. Il Comune se ne frega, la Provincia ancora peggio, per non parlare poi della Regione …impossibile.il comune se ne frega,la provincia peggio,per non parlare della regione.ballottaggioimpossibile.il comune se ne frega,la provincia peggio,per non parlare della regione.ballottaggio...
E’ necessario costituire un gruppo (anche trasversale di forze politiche) di sostegno di questi lavoratori che operi per la sensibilizzazione degli organi e delle Istituzioni preposte, nonché adoperarsi per l’eventuale ricollocamento di questi lavoratori. E’ necessario superare le ideologie politiche nell’interesse dei cittadini che si stanno per trovare in condizioni di estremo disagio (mutui e rate familiari da pagare, figli da mantenere, impegni economici assunti, etc…).
CNH Imola, macchine movimento terra, gruppo FIAT, con 450 dipendenti, ha ricevuto da Marchionne (AD gruppo FIAT) l’ ordine di chiusura a far data dal 2011. Attualmente 130 dipendenti sono stati collocati a Modena, Lecce, Torino. Ma per gli altri 320 non è stato deciso ancora nulla e allo stato si tratta di 320 famiglie che verranno private dei mezzi di sussistenza primaria. Un fatto così grave su un territorio di così piccole dimensioni non potrà che avere nei prossimi mesi un impatto devastante sulla Romagna. Ad Imola e comprensorio ci sono già 8.500 persone in cassa integrazione. Di tutte queste persone nessuno si sta interessando.
Questo significa una sola cosa: gli amministratori comunali se ne fregano della gente che rimane disoccupata.
Piu precisamente, potrebbero piantarla di applicare una politica clientelare, potrebbero,finche sono in tempo, muoversi ed utilizzare le coop rosse per assumere, se non a tempo pieno almeno part-time , e se non tutti almeno una parte dei dipendenti della CNH di Imola. Ma, non lo faranno. Sono troppo impegnati ad evitare un ballottaggio ad Errani, nella regione piu rossa di Italia. Ed utilizzeranno tutti i fondi possibili per fare in modo che la campagna elettorale renda la figura di Errani onnipresente in tutte le aree della regione. Altro che interesse per i lavoratori.
Buona occasione per attaccarli senza pietà. La Caritas diocesana di Imola si vede costretta ad aumentare la distribuzione di pasti, agli indigenti italiani, imolesi, che hanno perduto il lavoro. Evviva la sinistra del benessere. Si vergognino, invece di pensare alle classi più povere, più indigenti e di quelle persone che hanno perso e stanno per perdere il lavoro si interessano , di contro, alle logiche e agli interessi del partito sperando di mantenere e di conservare lo strapotere che li ha caratterizzati fino ad oggi. La Chiesa, dal canto suo, sta facendo l’impossibile. Il Comune se ne frega, la Provincia ancora peggio, per non parlare poi della Regione …impossibile.il comune se ne frega,la provincia peggio,per non parlare della regione.ballottaggioimpossibile.il comune se ne frega,la provincia peggio,per non parlare della regione.ballottaggio...
E’ necessario costituire un gruppo (anche trasversale di forze politiche) di sostegno di questi lavoratori che operi per la sensibilizzazione degli organi e delle Istituzioni preposte, nonché adoperarsi per l’eventuale ricollocamento di questi lavoratori. E’ necessario superare le ideologie politiche nell’interesse dei cittadini che si stanno per trovare in condizioni di estremo disagio (mutui e rate familiari da pagare, figli da mantenere, impegni economici assunti, etc…).
lunedì 8 febbraio 2010
In ricordo di Antonio Giolitti
In ricordo di Antonio Giolitti
A Roma all’età di 95 anni si è spento Antonio Giolitti, componente della pattuglia dei Padri Costituenti, di cui tre ancora siedono in Parlamento: l’ex Presidente della Repubblica Scalfaro, Emilio Colombo e Giulio Andreotti. Mentre tra gli altri superstiti ricordiamo l’ex ministro DC Luigi Gui e Teresa Mattei (classe 1921) tra le più giovani dei Costituenti che ricoprì il ruolo di segretaria.
Giolitti fu ministro socialista della stagione del centro sinistra. Ed era il nipote di Giovanni, colui il quale diede il nome all’Italia liberale dell’inizio ‘900. Di fede comunista lasciò il PC nel 1956 dopo l’invasione dell’Ungheria da parte dell’armata rossa ed entrò nel PSI. Negli anni ’60 fece parte dei Governi Rumor, Moro, Colombo. Insieme a Ugo La Malfa e Riccardo Lombardi fu uno dei promotori della politica di programmazione economica. Nel 1985 rientrò nel PCI dove rimase fino al 1992, data in cui abbandonò definitivamente la vita politica. Indipendentemente dalla mia opinione politica, ritengo doveroso ricordare coloro che con spirito di sacrificio, intelligenza, amore per la Patria e tanta abnegazione associata ad una buona dose di tolleranza nei confronti dell’altrui pensiero lavorarono per gli interessi comuni della Democrazia nel nostro Paese. Questi Personaggi avrebbero molto da insegnare ad alcuni pseudo-politici di oggi e soprattutto avrebbero da insegnare alcune doti che stranamente li accomunava tutti: 1) modestia, 2) il congelamento dell’ideologia per attuare il fine comune per il bene delle generazioni future del nostro Paese.
A Roma all’età di 95 anni si è spento Antonio Giolitti, componente della pattuglia dei Padri Costituenti, di cui tre ancora siedono in Parlamento: l’ex Presidente della Repubblica Scalfaro, Emilio Colombo e Giulio Andreotti. Mentre tra gli altri superstiti ricordiamo l’ex ministro DC Luigi Gui e Teresa Mattei (classe 1921) tra le più giovani dei Costituenti che ricoprì il ruolo di segretaria.
Giolitti fu ministro socialista della stagione del centro sinistra. Ed era il nipote di Giovanni, colui il quale diede il nome all’Italia liberale dell’inizio ‘900. Di fede comunista lasciò il PC nel 1956 dopo l’invasione dell’Ungheria da parte dell’armata rossa ed entrò nel PSI. Negli anni ’60 fece parte dei Governi Rumor, Moro, Colombo. Insieme a Ugo La Malfa e Riccardo Lombardi fu uno dei promotori della politica di programmazione economica. Nel 1985 rientrò nel PCI dove rimase fino al 1992, data in cui abbandonò definitivamente la vita politica. Indipendentemente dalla mia opinione politica, ritengo doveroso ricordare coloro che con spirito di sacrificio, intelligenza, amore per la Patria e tanta abnegazione associata ad una buona dose di tolleranza nei confronti dell’altrui pensiero lavorarono per gli interessi comuni della Democrazia nel nostro Paese. Questi Personaggi avrebbero molto da insegnare ad alcuni pseudo-politici di oggi e soprattutto avrebbero da insegnare alcune doti che stranamente li accomunava tutti: 1) modestia, 2) il congelamento dell’ideologia per attuare il fine comune per il bene delle generazioni future del nostro Paese.
lunedì 1 febbraio 2010
DIGNITA’ PER LE DONNE, IL MINISTRO CARFAGNA PRONTA A VIETARE IL BURQA IN ITALIA

DIGNITA’ PER LE DONNE, IL MINISTRO CARFAGNA PRONTA A VIETARE IL BURQA IN ITALIA
In data 27 gennaio 2010 il ministro delle pari opportunità Mara Carfagna ha annunciato che anche l’Italia imporrà il divieto di portare il burqa, invitando l’opposizione a collaborare. ''Penso che, anche nell'ambito della legge sulla cittadinanza, ci saranno norme adeguate che vietino di indossare il burqa nei luoghi pubblici, e che magari si decida di negare la cittadinanza a chi costringe la moglie a velarsi. Solo cosi' ci potra' essere vera integrazione''. Lo afferma il ministro delle Pari opportunita', Mara Carfagna, in una intervista a 'La Stampa' (reperibile al seguente indirizzo web http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201001articoli/51638girata.asp ) sottolineando che il burqa non e' ''una libera scelta delle donne, ma un segno di chiara oppressione''. ''Come hanno riconosciuto anche autorevoli autorita' religiose dell'Islam'', aggiunge, non si tratta di un simbolo religioso, bensi' di ''un atto di sopraffazione dell'uomo sulla donna. Un modo, come dico spesso, per renderla una minorenne a vita''. Spiega il ministro: ''Di fronte al dovere di tutelare le donne non ci possono essere divisioni politiche. E confido in quell'unita' che ha permesso di varare le leggi sulla violenza sessuale e sullo stalking''. Il ministro Carfagna pensa di mutuare i suggerimenti francesi, anche per evitare il rischio che le donne islamiche impossibilitate ad usare il burqa siano costrette a rimanere recluse in casa: ''una disposizione che assicuri la protezione delle donne costrette a indossare il burqa''. ''Possiamo iniziare potenziando i centri di accoglienza che già accolgono e proteggono molte donne immigrate. Si possono fare molte cose - conclude - Si devono fare. Presto ''.
Ho già scritto altre note sul tema della dignità della donna. Ritengo di dover rimarcare su questo argomento la posizione, benvenuta, del Ministro Mara Carfagna sull’uso da parte delle donne musulmane del burqa. Ritengo che la proposta del ministro
sia non solo giustissima ma da attuare immediatamente. Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto è una questione di legalità e di sicurezza nazionale, specialmente in questo periodo come è facile comprendere. In Italia la legge impone che le persone circolino a volto scoperto (e ciò per ragioni di sicurezza ben anteriori temporalmente ai temi di confronto culturale che si stanno ponendo in questi anni recenti a seguito del fenomeno dell’immigrazione). Pertanto, chi circola, abita, vive e risiede in Italia è soggetto alle leggi italiane e vi si deve adeguare, a prescindere dalla propria cittadinanza. Ciò è quanto prevede le legge. In secondo luogo (ma di pari importanza) è una questione di dignità che riguarda le donne di religione islamica. Nessuna donna in un paese laico e democratico deve/può essere obbligata a tenere coperto il viso solo perché le viene ordinato da persone (per lo più di sesso maschile) soggiogate non da principi religiosi ma da tradizioni tribali che riducono la donna allo stato di schiava. Da qui la mia posizione e la mia battaglia a che alla donna in Italia non possa accadere di essere ridotta schiava attraverso meccanismi di coercizione subdoli ed insidiosi (perché apparentemente innocui e che a volte lasciano tristemente indifferenti le persone cui il problema non riguarda) che ne limitino la libertà della persona in ogni sua forma.
In data 27 gennaio 2010 il ministro delle pari opportunità Mara Carfagna ha annunciato che anche l’Italia imporrà il divieto di portare il burqa, invitando l’opposizione a collaborare. ''Penso che, anche nell'ambito della legge sulla cittadinanza, ci saranno norme adeguate che vietino di indossare il burqa nei luoghi pubblici, e che magari si decida di negare la cittadinanza a chi costringe la moglie a velarsi. Solo cosi' ci potra' essere vera integrazione''. Lo afferma il ministro delle Pari opportunita', Mara Carfagna, in una intervista a 'La Stampa' (reperibile al seguente indirizzo web http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201001articoli/51638girata.asp ) sottolineando che il burqa non e' ''una libera scelta delle donne, ma un segno di chiara oppressione''. ''Come hanno riconosciuto anche autorevoli autorita' religiose dell'Islam'', aggiunge, non si tratta di un simbolo religioso, bensi' di ''un atto di sopraffazione dell'uomo sulla donna. Un modo, come dico spesso, per renderla una minorenne a vita''. Spiega il ministro: ''Di fronte al dovere di tutelare le donne non ci possono essere divisioni politiche. E confido in quell'unita' che ha permesso di varare le leggi sulla violenza sessuale e sullo stalking''. Il ministro Carfagna pensa di mutuare i suggerimenti francesi, anche per evitare il rischio che le donne islamiche impossibilitate ad usare il burqa siano costrette a rimanere recluse in casa: ''una disposizione che assicuri la protezione delle donne costrette a indossare il burqa''. ''Possiamo iniziare potenziando i centri di accoglienza che già accolgono e proteggono molte donne immigrate. Si possono fare molte cose - conclude - Si devono fare. Presto ''.
Ho già scritto altre note sul tema della dignità della donna. Ritengo di dover rimarcare su questo argomento la posizione, benvenuta, del Ministro Mara Carfagna sull’uso da parte delle donne musulmane del burqa. Ritengo che la proposta del ministro
sia non solo giustissima ma da attuare immediatamente. Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto è una questione di legalità e di sicurezza nazionale, specialmente in questo periodo come è facile comprendere. In Italia la legge impone che le persone circolino a volto scoperto (e ciò per ragioni di sicurezza ben anteriori temporalmente ai temi di confronto culturale che si stanno ponendo in questi anni recenti a seguito del fenomeno dell’immigrazione). Pertanto, chi circola, abita, vive e risiede in Italia è soggetto alle leggi italiane e vi si deve adeguare, a prescindere dalla propria cittadinanza. Ciò è quanto prevede le legge. In secondo luogo (ma di pari importanza) è una questione di dignità che riguarda le donne di religione islamica. Nessuna donna in un paese laico e democratico deve/può essere obbligata a tenere coperto il viso solo perché le viene ordinato da persone (per lo più di sesso maschile) soggiogate non da principi religiosi ma da tradizioni tribali che riducono la donna allo stato di schiava. Da qui la mia posizione e la mia battaglia a che alla donna in Italia non possa accadere di essere ridotta schiava attraverso meccanismi di coercizione subdoli ed insidiosi (perché apparentemente innocui e che a volte lasciano tristemente indifferenti le persone cui il problema non riguarda) che ne limitino la libertà della persona in ogni sua forma.
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Lutto. Scompare Luca Alberghini, a pochi giorni dall’apertura di MADE expo

Lutto. Scompare Luca Alberghini, a pochi giorni dall’apertura di MADE expo
"E’ scomparso nella notte tra sabato 30 e domenica 31 gennaio Luca Alberghini, consigliere delegato di MADE Eventi srl, e punto di riferimento per il Salone MADE expo. Mentre ci stringiamo attorno alla Famiglia, ricordiamo Luca come una bella persona, di grande generosità, capace di intuire le nuove direzioni in cui si muove il mercato dell’edilizia e di gestire con elevata professionalità un’organizzazione fieristica davvero complessa. La scomparsa di Luca getta un’ombra di profonda tristezza sull’imminente Made expo che si apre tra tre giorni, mercoledì 3 febbraio, a FieraMilano Rho. "
A TITOLO PERSONALE
In memoria di un'antica amicizia che lega le nostre famiglie fin da quando reavamo ragazzini; a malincuore e con tanta tristezza apprendo questa notizia sentendo come se una parte del mio cuore ti abbia seguito. Allo stesso tempo, insieme al sottoscritto, tutta la famiglia Berti ( il Dott. Domenico e la moglie Giuliana, la Rag. Bianca Maria Berti in Bussolari, l'Avv. Maria Beatrice Berti) è accanto alla famiglia affranta da una perdita incolmabile. Dott. Pietro Berti
domenica 31 gennaio 2010
LO STRANO RAPPORTO DEL PD CON LE PRIMARIE “A MACCHIA DI LEOPARDO”
Lo statuto del PD prevede l’istituto delle primarie. Tale istituto, nonostante sia previsto, è privo di una regolamentazione cui si possa attingere per stabilire le metodologie che dovrebbero essere attuate nel corso delle votazioni. Inoltre, problematica molto importante sta nel fatto che le primarie previste all’interno dello statuto dovrebbero valere per tutte le regioni d’Italia, mentre – ma non è una novità – il PD (o presunto tale) non perde occasione per limitarle a proprio uso e consumo nelle regioni nelle quali abbia più di un candidato che si voglia presentare. Se tale norma fosse applicata senza deroghe le primarie dovrebbero essere per prima cosa regolamentate e quindi dovrebbero essere svolte in tutte le regioni d’Italia in cui si vota non solo per le regionali ma anche per tutte le altre competizioni elettorali amministrative. Un rilievo doveroso sta nel fatto che nel Lazio, regione fondamentale, delle primarie non si è neanche lontanamente parlato e questo per due motivi fondamentali: il primo sta nel fatto della assoluta irremovibilità da parte della candidata Emma Bonino a rinunciare a presentarsi per il governo della regione; il secondo sta nel fatto che in quanto a credibilità il PD non ha trovato nessuna candidatura di valore tale da poter candidare al posto della Bonino stessa. Questo comporterà la conseguenza di deviare il voto cattolico del PD, come è giusto che sia, in favore di Renata Polverini che si cumulerà insieme a quello dei moderati di centro (UDC) e a quello di molti appartenenti alla destra, essendo lei stata con onore e con coraggio la segretaria di un sindacato che - a differenza della CGIL – non è mai stato per il “no a priori” alle proposte ma per la discussione e per trovare con il Governo una soluzione giusta per i lavoratori. In terzo luogo, se si fossero svolte le primarie, il PD avrebbe preso una sonora batosta. Personalmente, di contro, ritengo al contrario la candidatura dell’ex segretario nazionale dell’UGL Polverini una grande scelta politica e mi auguro che sia lei al ballottaggio a vincere con ampio consenso. Il PD dopo la debacle che ha avuto il suo candidato in Puglia e la semplice presa d’atto dell’impossibilità di imporre un suo candidato in Lazio si trova adesso ad avere a che fare con un problema che se non riesce a risolvere in maniera credibile (e anche celere) rischia di avere brutte sorprese anche nella rossa Bologna, che si ripercuoterebbero inequivocabilmente sulle stesse elezioni regionali di fine marzo. Dulcis in fundo, comunque a Bologna le primarie le avevano fatte. Il risultato è sotto gli occhi di tu
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giovedì 28 gennaio 2010
MERCOLEDÌ 27 GENNAIO 2010 , GIORNATA DELLA MEMORIA. RIFLESSIONI ALL’ESITO DELLE CELEBRAZIONI.

MERCOLEDÌ 27 GENNAIO 2010 , GIORNATA DELLA MEMORIA. RIFLESSIONI ALL’ESITO DELLE CELEBRAZIONI.
Il mo affetto per il popolo israeliano ed ebraico nel mondo è fortissimo. Usando le parole di Papa Carol Wojtyla – che faccio mie a pieno – “gli Ebrei sono i nostri fratelli maggiori” e a loro va il nostro più profondo affetto, la nostra più profonda solidarietà e il nostro più profondo amore in memoria di quello che i criminali nazisti hanno compiuto nei loro confronti. Provo un profondo turbamento interiore ogniqualvolta la mia mente ritorna a quando le mie nonne (paterna e materna) mi raccontavano dei treni che deportavano gli Ebrei nei lager e che facevano sosta in stazione nella mia città (Imola) . Questi nostri fratelli si affacciavano dalle fenditure dei vagoni e chiedevano pietosamente acqua, farmaci e cibo all’interno di vagoni stipati all’inverosimile. Entrambe le mie nonne con artifici di ogni tipo raccontavano di aver cercato di dare loro sollievo consegnando pane, acqua e farmaci con l’aiuto di medici “bianchi” imolesi. Le mie nonne mi hanno ripetuto per tanti anni che gli urli di quelle povere donne e dei loro bimbi le hanno accompagnate per tutta la vita e che non avrebbero mai potuto dimenticare tutto quel dolore. A questo punto ritengo sia opportuna una riflessione. A mio modesto avviso ritengo che esista, serpeggiante in modo subdolo, una forma di antisemitismo nei confronti di Israele, nei confronti degli Ebrei – soprattutto americani – e di conseguenza nei confronti degli USA. La mia ipotesi è avvallata da in equivoci segnali. A puro titolo informativo, la più alta carica ecclesiastica iraniana l’ayatollah Khamenei con il supporto del presidente Ahmadinejad ha deciso proprio nella giornata della memoria appena celebrata che verrà fatto tutto il possibile per la eliminazione di tutti gli Ebrei presenti nel mondo a cominciare dalla desertificazione dello Stato di Israele, aggiungendo che – parole sue – lo sterminio effettuato dai nazisti è stata un’opera sacrosanta, benedetta da Allah. Ahimè, pochi ricordano (ipocritamente) che la stessa tipologia di sterminio è stata adottata nei confronti degli Ebrei anche dalla ex URSS che ha fatto macellare non solo milioni di contadini (culachi russi ) ma anche milioni di Ebrei. Una valutazione mi sorge spontanea (spero di suffragarla con argomenti validi) : il 27 gennaio 2010 tutte le reti locali e nazionali hanno aperto i telegiornali mettendo nella scaletta la giornata della memoria come prima notizia e ne hanno parlato abbondantemente. Ma lo hanno fatto tutte?, tutte, tutte??? NO! Caso strano, nelle reti nazionali (e questo mi fa pensare molto seriamente) RAI 3 nazionale ha aperto trattando dell’assenza per protesta dei magistrati all’apertura dell’anno giudiziario. Questo lo reputo un grosso errore . Peraltro, a seguito di una serie di confronti e consultazioni attente ed approfondite con esponenti politici e storici di religione ebraica, per la prima volta mi sono sentito dire che esiste e si sta rinforzando sempre di più una forma di antisemitismo in seno ad una parte sempre più estesa della sinistra europea ed in particolare in Italia e in Bosnia. Il segnale che funge da cartina di tornasole è il sinistro rapporto di alleanza che si è attuato tra il presidente venezuelano Chavez e gli integralisti islamici. Lo stesso dicasi della Corea del Nord che è in contatto con gli integralisti islamici per la cessione di armi di distruzioni di massa. Per non parlare poi dell’Iran, del Nicaragua e del risveglio improvviso di Fidel Castro che ha attaccato gli americani accusandoli pubblicamente di aver invaso Haiti con forze militari con un'azione che lui considera a tutti gli effetti come un'occupazione militare con il progetto di destabilizzare i governi nicaraguensi e venezuelano. Tutto ciò mentre Cuba ha intrapreso rapporti con i regimi delle Repubbliche integraliste islamiche, reputandoli molto più redditizi e sicuri di quelli che aveva in precedenza con l'ex unione sovietica. In Italia, di contro, è sempre più palese un rapporto tra Islam ed estremisti di sinistra, di rifondazione comunista, comunisti italiani, verdi , no global, anarchici, black block attraverso il sostegno ad organizzazioni terroristiche come Hamas che lottano nel nome della distruzione di Israele. Esprimo quindi la mia più ferma condanna nei confronti dell’ignoranza (a massacrare gli Ebrei non sono stati solo i nazisti ma anche i comunisti in URSS ma questo viene puntualmente dimenticato). E’ pertanto condivisibile la preoccupazione espressa dagli Ebrei europei per questa nuova ondata di antisemitismo palese derivato dall’insana alleanza tra musulmani e sinistre
mercoledì 27 gennaio 2010
Giornata della Memoria
martedì 26 gennaio 2010
Draghi alle banche: "Rinforzatevi"

IL NUMERO UNO DI BANKITALIA FACCIA A FACCIA CON GLI ISTITUTI DI CREDITO
Draghi alle banche: "Rinforzatevi"
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/201001articoli/51634girata.asp
Il governatore vede i big del settore:2010 difficile, la ripresa sarà fragile
ROMAIl 2010 si preannuncia ancora difficile con una ripresa della produzione che resta fragile e le banche italiane hanno un imperativo categorico: rafforzare il proprio patrimonio in modo da poter affrontare svalutazioni e perdite e prepararsi per tempo alle nuove e più stringenti regole internazionali la cui introduzione genera qualche timore nel settore. È un messaggio chiaro quello che emerge dalla tradizionale riunione fra il governatore della Banca d’Italia e i vertici dei sei principali gruppi italiani (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Mediobanca, Banco Popolare e Ubi). L’incontro, iniziato in mattinata e proseguito con una colazione di lavoro fa il punto sulla situazione delle banche i cui bilanci 2009 e 2010 sconteranno le perdite sui crediti e sulle prospettive e i rischi. Molto è stato fatto lo scorso anno con diversi istituti che hanno varato aumenti di capitale ricorrendo al mercato e ai privati e cedendo attività ma l’opera, secondo quanto si apprende, dovrà continuare nel 2010. Una esortazione che, a livello globale, arriva proprio oggi anche dal Fondo Monetario Internazionale, mentre nel 2010 le banche del Vecchio Continente saranno di nuovo sottoposte ad uno ’stress test’ coordinato a livello europeo, per verificarne la solidità finanziaria e la resistenza di fronte a eventuali nuove crisi. Rafforzare il patrimonio, infatti, impone a cascata tutta una serie di comportamenti concreti per gli istituti di credito che dovranno quindi limitare o eliminare l’emissione di dividendi, porre un freno alle maxi retribuzioni, un fenomeno questo peraltro non particolarmente grave in Italia e che vedrà le banche, già oggetto di una normativa Bankitalia stringente, attuare nella seconda parte dell’anno i piani che seguono i nuovi principi Fsb. Anche l’emissione di prodotti finanziari ibridi segnerà il passo, perchè la tendenza internazionale è quella di non riconoscerli come capitale. Al governatore i banchieri hanno illustrato anche la situazione sul campo e i loro timori. La fase peggiore della crisi è passata e le condizioni di liquidità si avvicinano alla normalità ma le imprese non hanno ripreso appieno la produzione e chiedono poco credito. I segnali di ripresa dell’attività produttiva infatti, si fa notare, sono ancora fragili e differenziati tra i diversi settori dell’economia e la maggioranza delle Pmi si trova in una fase difficile. Per questo fabbisogno finanziario e la domanda di credito da parte di molte imprese rimangono deboli. Tutte le banche concordano però nel far notare come le condizioni di accesso al credito, uno dei nodi dei mesi scorsi, stiano migliorando. In un’audizione al Senato dopo l’incontro con Draghi il direttore generale di Mps Antonio Vigni evidenzia un altro dei timori che preoccupa il sistema creditizio, già emerso per bocca dell’Abi o di alcuni suoi esponenti nelle scorse settimane e ribadito nella riunione di oggi: l’impatto delle regole di Basilea 3. L’introduzione indistinta di requisiti più aspri per tutti a livello internazionale «condizionerebbe in maniera negativa l’attività delle banche, ancor più importante nell’attuale fase congiunturale». Dalla Banca d’Italia comunque si assicura che la fase di transizione sarà lunga in modo da poter far recepire i contenuti non solo alle banche ma all’intero mercato. Affrontati solo marginalmente invece nell’incontro due temi quali lo scudo fiscale (i dati sono peraltro nella disponibilità dell’Agenzia delle Entrate) e l’esposizione nei paesi dell’Europa dell’Est che però non sembra destare particolari preoccupazioni.
ROMAIl 2010 si preannuncia ancora difficile con una ripresa della produzione che resta fragile e le banche italiane hanno un imperativo categorico: rafforzare il proprio patrimonio in modo da poter affrontare svalutazioni e perdite e prepararsi per tempo alle nuove e più stringenti regole internazionali la cui introduzione genera qualche timore nel settore. È un messaggio chiaro quello che emerge dalla tradizionale riunione fra il governatore della Banca d’Italia e i vertici dei sei principali gruppi italiani (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Mediobanca, Banco Popolare e Ubi). L’incontro, iniziato in mattinata e proseguito con una colazione di lavoro fa il punto sulla situazione delle banche i cui bilanci 2009 e 2010 sconteranno le perdite sui crediti e sulle prospettive e i rischi. Molto è stato fatto lo scorso anno con diversi istituti che hanno varato aumenti di capitale ricorrendo al mercato e ai privati e cedendo attività ma l’opera, secondo quanto si apprende, dovrà continuare nel 2010. Una esortazione che, a livello globale, arriva proprio oggi anche dal Fondo Monetario Internazionale, mentre nel 2010 le banche del Vecchio Continente saranno di nuovo sottoposte ad uno ’stress test’ coordinato a livello europeo, per verificarne la solidità finanziaria e la resistenza di fronte a eventuali nuove crisi. Rafforzare il patrimonio, infatti, impone a cascata tutta una serie di comportamenti concreti per gli istituti di credito che dovranno quindi limitare o eliminare l’emissione di dividendi, porre un freno alle maxi retribuzioni, un fenomeno questo peraltro non particolarmente grave in Italia e che vedrà le banche, già oggetto di una normativa Bankitalia stringente, attuare nella seconda parte dell’anno i piani che seguono i nuovi principi Fsb. Anche l’emissione di prodotti finanziari ibridi segnerà il passo, perchè la tendenza internazionale è quella di non riconoscerli come capitale. Al governatore i banchieri hanno illustrato anche la situazione sul campo e i loro timori. La fase peggiore della crisi è passata e le condizioni di liquidità si avvicinano alla normalità ma le imprese non hanno ripreso appieno la produzione e chiedono poco credito. I segnali di ripresa dell’attività produttiva infatti, si fa notare, sono ancora fragili e differenziati tra i diversi settori dell’economia e la maggioranza delle Pmi si trova in una fase difficile. Per questo fabbisogno finanziario e la domanda di credito da parte di molte imprese rimangono deboli. Tutte le banche concordano però nel far notare come le condizioni di accesso al credito, uno dei nodi dei mesi scorsi, stiano migliorando. In un’audizione al Senato dopo l’incontro con Draghi il direttore generale di Mps Antonio Vigni evidenzia un altro dei timori che preoccupa il sistema creditizio, già emerso per bocca dell’Abi o di alcuni suoi esponenti nelle scorse settimane e ribadito nella riunione di oggi: l’impatto delle regole di Basilea 3. L’introduzione indistinta di requisiti più aspri per tutti a livello internazionale «condizionerebbe in maniera negativa l’attività delle banche, ancor più importante nell’attuale fase congiunturale». Dalla Banca d’Italia comunque si assicura che la fase di transizione sarà lunga in modo da poter far recepire i contenuti non solo alle banche ma all’intero mercato. Affrontati solo marginalmente invece nell’incontro due temi quali lo scudo fiscale (i dati sono peraltro nella disponibilità dell’Agenzia delle Entrate) e l’esposizione nei paesi dell’Europa dell’Est che però non sembra destare particolari preoccupazioni.
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Il governo avverte le società quotate: "Pubblicare gli stipendi dei manager"

Il governo avverte le società quotate:"Pubblicare gli stipendi dei manager"
Pronto emendamento dell'esecutivo:«Non sarà più una scelta volontaria»
ROMA Le società quotate dovranno rendere pubblici «i compensi corrisposti» ai propri manager «a qualsiasi titolo e in qualsiasi forma». È quanto prevede un emendamento alla Legge Comunitaria che verrà discusso in Aula al Senato. La disposizione è già prevista nel codice di autodisciplina delle società quotate, adottato però per ora solo su base volontaria. Con questo emendamento, la trasparenza sugli stipendi dei manager diventerebbe così totale e obbligatoria.L’articolo che l’esecutivo intende aggiungere alla Legge Comunitaria prevede una delega al Governo per l’emanazione, entro sei mesi dalla legge stessa, di un decreto legislativo per l’attuazione di due raccomandazioni espresse dalla Commissione Europea. In particolare, il decreto in questione prevede che «le società quotate - recita il testo - rendano pubblica una relazione sulle remunerazioni che illustri in apposita sezione la propria politica in materia di remunerazione dei componenti dell’organo di amministrazione, dei direttori generali e dei dirigenti con responsabilità strategiche per l’esercizio finanziario successivo». Allo stesso tempo, «anche al fine di assicurare la trasparenza dell’attuazione della politica di remunerazione», il decreto dovrà prevedere che «la relazione sulla remunerazione illustri in apposita sezione i compensi corrisposti nell’esercizio di riferimento a qualsiasi titolo e in qualsiasi forma ai componenti degli organi di amministrazione e controllo, dei direttori generali e dei dirigenti con responsabilità strategiche». Non solo, il Governo chiede anche di «stabilire il coinvolgimento dell’assemblea dei soci nell’approvazione della politica di remunerazione».
ROMA Le società quotate dovranno rendere pubblici «i compensi corrisposti» ai propri manager «a qualsiasi titolo e in qualsiasi forma». È quanto prevede un emendamento alla Legge Comunitaria che verrà discusso in Aula al Senato. La disposizione è già prevista nel codice di autodisciplina delle società quotate, adottato però per ora solo su base volontaria. Con questo emendamento, la trasparenza sugli stipendi dei manager diventerebbe così totale e obbligatoria.L’articolo che l’esecutivo intende aggiungere alla Legge Comunitaria prevede una delega al Governo per l’emanazione, entro sei mesi dalla legge stessa, di un decreto legislativo per l’attuazione di due raccomandazioni espresse dalla Commissione Europea. In particolare, il decreto in questione prevede che «le società quotate - recita il testo - rendano pubblica una relazione sulle remunerazioni che illustri in apposita sezione la propria politica in materia di remunerazione dei componenti dell’organo di amministrazione, dei direttori generali e dei dirigenti con responsabilità strategiche per l’esercizio finanziario successivo». Allo stesso tempo, «anche al fine di assicurare la trasparenza dell’attuazione della politica di remunerazione», il decreto dovrà prevedere che «la relazione sulla remunerazione illustri in apposita sezione i compensi corrisposti nell’esercizio di riferimento a qualsiasi titolo e in qualsiasi forma ai componenti degli organi di amministrazione e controllo, dei direttori generali e dei dirigenti con responsabilità strategiche». Non solo, il Governo chiede anche di «stabilire il coinvolgimento dell’assemblea dei soci nell’approvazione della politica di remunerazione».
D'Alema nuovo presidente del Copasir

D'Alema nuovo presidente del Copasir
L'ex premier al posto Rutelli eletto anche con i voti della maggioranza:"Sarò uomo di Stato, super partes"
ROMASarà uomo delle istituzioni, presidente super partes, ma senza rinunciare all’impegno politico di leader dell’opposizione. Massimo D’Alema è stato eletto all’unanimità presidente del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Il deputato e dirigente Pd era subentrato nei giorni scorsi come membro del Copasir a Emanuele Fiano. Sostituisce ora alla presidenza Francesco Rutelli («ho fatto la cosa giusta - ha detto - visto che le dimissioni in Italia non sono una cosa molto frequente») che resta componente dell’organismo. «Intendo lavorare nello spirito che ha fin qui guidato il Comitato: collaborazione istituzionale e senso dello Stato». Si è presentato così ai cronisti Massimo D’Alema a Palazzo San Macuto, dopo la sua elezione. E ha argomentato: «Credo di poter lavorare nello spirito di servizio, mi sono occupato di questi problemi a più riprese, prima come premier e poi come ministro degli Esteri». Ma il neo presidente, incalzato dai cronisti, ha avvertito: «Nulla vieta a un presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica di poter continuare a svolgere il proprio ruolo di esponente politico dell’opposizione». Il Copasir, ha ricordato D’Alema, «è un organo di controllo che normalmente viene affidato a un esponente dell’opposizione, il quale, ovviamente, nel rispetto dei compiti istituzionali, può continuare a esercitare un ruolo politico di opposizione. Il Comitato non è una magistratura». Puntualizzazione, questa, arrivata dopo una domanda sulle elezioni regionali. In particolare, i cronisti hanno chiesto a D’Alema se ha intenzione di fare campagna elettorale in Puglia per Nichi Vendola, uscito vincitore dalle primarie di domenica contro Francesco Boccia. «Non desidero parlare di questa cosa», ha ribattuto il neo presidente del Copasir, spiegando poi per quale ragione ritiene di poter continuare a fare politica, al di fuori delle funzioni di responsabile del Comitato. D’Alema ha espresso la sua gratitudine e ringraziato tutti i membri del Comitato che lo hanno voluto eleggere e, in particolare l’ex presidente del Copasir Francesco Rutelli che, dimettendosi - ha detto D’Alema - «ha compiuto un gesto di sensibilità che merita apprezzamento». Il Copasir, immediatamente dopo l’elezione del nuovo presidente, ha deliberato di avviare l’esame delle comunicazioni del Presidente del Consiglio relative alla conferma dell’opposizione del segreto di Stato nei procedimenti in corso presso gli uffici giudiziari di Perugia e di Milano. I due procedimenti sono quelli a carico di Marco Mancini, ex capo della sezione operativa del Sismi (oggi Aise), accusato in concorso con Tavaroli ed altri 34 indagati per il dossieraggio illegale. La presidenza del Consiglio, infatti, ottemperando alla sentenza dei giudici costituzionali che hanno «esteso ai pubblici ufficiali "anche indagati o imputati" il divieto di violare il segreto di Stato sugli "assetti organizzativi e operativi" del Sismi», ha confermato il «segreto di Stato» sollevato da Mancini davanti al giudice dell’udienza preliminare Mariolina Panasiti. Palazzo Chigi ha già chiarito che il «segreto» varrà per quegli atti del processo solo «in quanto riferibili alle relazioni internazionali tra servizi di informazione e agli interna corporis degli organismi informativi. Carmelo Briguglio, Fabrizio Cicchitto, Giuseppe Esposito e Gaetano Quagliariello , rappresentanti del Pdl nel Copasir, commentando l’elezione del nuovo presidente, hanno spiegato che «in ossequio alla norma che attribuisce alle forze politiche di opposizione la presidenza del Copasir, abbiamo aderito alla proposta riguardante l’onorevole Massimo D’Alema. Nel ringraziare l’onorevole Francesco Rutelli per la correttezza istituzionale con cui ha finora svolto il suo ruolo, auguriamo al nuovo presidente buon lavoro nel solco del clima di collaborazione nell’interesse delle istituzioni e della sicurezza nazionale che ha fin qui caratterizzato i lavori del Comitato». D’Alema è stato ricevuto nel pomeriggio dal presidente della Camera Gianfranco Fini. D’Alema, ex premier ed ex ministro degli Esteri nonchè ex presidente della commissione bicamerale per le riforme istituita ai tempi del governo ulivista, ha tra l’altro ricoperto la carica di segretario del Pds e poi dei Ds. Il Copasir è stato istituito dall’art. 30 della legge 3 agosto 2007 e ha sostituito il Comitato parlamentare di Controllo sui servizi segreti (Copaco). Ha il compito di verificare, in modo continuativo, che l’attività del sistema per l’informazione per la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione e delle leggi. Del Comitato fanno parte cinque deputati e cinque senatori nominati entro venti giorni dall’inizio della legislatura dai presidenti dei due rami del Parlamento in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari. Il presidente è eletto tra i membri dell’opposizione.
ROMASarà uomo delle istituzioni, presidente super partes, ma senza rinunciare all’impegno politico di leader dell’opposizione. Massimo D’Alema è stato eletto all’unanimità presidente del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Il deputato e dirigente Pd era subentrato nei giorni scorsi come membro del Copasir a Emanuele Fiano. Sostituisce ora alla presidenza Francesco Rutelli («ho fatto la cosa giusta - ha detto - visto che le dimissioni in Italia non sono una cosa molto frequente») che resta componente dell’organismo. «Intendo lavorare nello spirito che ha fin qui guidato il Comitato: collaborazione istituzionale e senso dello Stato». Si è presentato così ai cronisti Massimo D’Alema a Palazzo San Macuto, dopo la sua elezione. E ha argomentato: «Credo di poter lavorare nello spirito di servizio, mi sono occupato di questi problemi a più riprese, prima come premier e poi come ministro degli Esteri». Ma il neo presidente, incalzato dai cronisti, ha avvertito: «Nulla vieta a un presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica di poter continuare a svolgere il proprio ruolo di esponente politico dell’opposizione». Il Copasir, ha ricordato D’Alema, «è un organo di controllo che normalmente viene affidato a un esponente dell’opposizione, il quale, ovviamente, nel rispetto dei compiti istituzionali, può continuare a esercitare un ruolo politico di opposizione. Il Comitato non è una magistratura». Puntualizzazione, questa, arrivata dopo una domanda sulle elezioni regionali. In particolare, i cronisti hanno chiesto a D’Alema se ha intenzione di fare campagna elettorale in Puglia per Nichi Vendola, uscito vincitore dalle primarie di domenica contro Francesco Boccia. «Non desidero parlare di questa cosa», ha ribattuto il neo presidente del Copasir, spiegando poi per quale ragione ritiene di poter continuare a fare politica, al di fuori delle funzioni di responsabile del Comitato. D’Alema ha espresso la sua gratitudine e ringraziato tutti i membri del Comitato che lo hanno voluto eleggere e, in particolare l’ex presidente del Copasir Francesco Rutelli che, dimettendosi - ha detto D’Alema - «ha compiuto un gesto di sensibilità che merita apprezzamento». Il Copasir, immediatamente dopo l’elezione del nuovo presidente, ha deliberato di avviare l’esame delle comunicazioni del Presidente del Consiglio relative alla conferma dell’opposizione del segreto di Stato nei procedimenti in corso presso gli uffici giudiziari di Perugia e di Milano. I due procedimenti sono quelli a carico di Marco Mancini, ex capo della sezione operativa del Sismi (oggi Aise), accusato in concorso con Tavaroli ed altri 34 indagati per il dossieraggio illegale. La presidenza del Consiglio, infatti, ottemperando alla sentenza dei giudici costituzionali che hanno «esteso ai pubblici ufficiali "anche indagati o imputati" il divieto di violare il segreto di Stato sugli "assetti organizzativi e operativi" del Sismi», ha confermato il «segreto di Stato» sollevato da Mancini davanti al giudice dell’udienza preliminare Mariolina Panasiti. Palazzo Chigi ha già chiarito che il «segreto» varrà per quegli atti del processo solo «in quanto riferibili alle relazioni internazionali tra servizi di informazione e agli interna corporis degli organismi informativi. Carmelo Briguglio, Fabrizio Cicchitto, Giuseppe Esposito e Gaetano Quagliariello , rappresentanti del Pdl nel Copasir, commentando l’elezione del nuovo presidente, hanno spiegato che «in ossequio alla norma che attribuisce alle forze politiche di opposizione la presidenza del Copasir, abbiamo aderito alla proposta riguardante l’onorevole Massimo D’Alema. Nel ringraziare l’onorevole Francesco Rutelli per la correttezza istituzionale con cui ha finora svolto il suo ruolo, auguriamo al nuovo presidente buon lavoro nel solco del clima di collaborazione nell’interesse delle istituzioni e della sicurezza nazionale che ha fin qui caratterizzato i lavori del Comitato». D’Alema è stato ricevuto nel pomeriggio dal presidente della Camera Gianfranco Fini. D’Alema, ex premier ed ex ministro degli Esteri nonchè ex presidente della commissione bicamerale per le riforme istituita ai tempi del governo ulivista, ha tra l’altro ricoperto la carica di segretario del Pds e poi dei Ds. Il Copasir è stato istituito dall’art. 30 della legge 3 agosto 2007 e ha sostituito il Comitato parlamentare di Controllo sui servizi segreti (Copaco). Ha il compito di verificare, in modo continuativo, che l’attività del sistema per l’informazione per la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione e delle leggi. Del Comitato fanno parte cinque deputati e cinque senatori nominati entro venti giorni dall’inizio della legislatura dai presidenti dei due rami del Parlamento in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari. Il presidente è eletto tra i membri dell’opposizione.
lunedì 25 gennaio 2010
Bagnasco: «Riforme sono urgenti Sogno dei nuovi politici cattolici»
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19:42 POLITICA Il presidente della Cei: «Disarmare gli animi per il bene del Paese. Riforme, seguire l'appello di Napolitano». Sulla crisi: «L'Italia si avvia verso il recupero». Sui fatti di Rosarno: «Serve una riflessione che nessuna ruspa può facilmente rimuovere
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La Clinton contro Bertolaso«Fa polemiche da dopo partita»

Il capo della Protezione civile: «La situazione è sotto gli occhi di tutti»
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Il segretario di Stato Usa: «Sono come le osservazioni che si fanno il lunedì. Haiti non è L'Aquila»
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Frattini: «Il nostro governo non critica gli sforzi altrui»(25 gennaio 2009)
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WASHINGTON - Hillary Clinton replica a Bertolaso, dopo le critiche del capo della Protezione Civile sulla gestione americana degli aiuti ad Haiti: «Queste polemiche mi sembrano come quelle che si fanno il lunedì mattina sulle partite» del giorno prima. Ma Bertolaso controreplica: le mie erano valutazioni di una situazione che «è sotto gli occhi di tutti», fatte «da un tecnico», e non un attacco agli Stati Uniti che stanno facendo un grande sforzo. «Criticava la mancanza di coordinamento della organizzazioni internazionali».
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A Bologna, Delbono si dimette. Il testo integrale del discorso di Delbono

A Bologna, Delbono si dimette Prodi: "E' un gesto di responsabilità"
Il sindaco lascia dopo lo scandalo dei presunti viaggi a spese della Regione con la ex fidanzata e sua segretaria:«Lo faccio per la città, io non c'entro»
BOLOGNA L'epilogo del Cinzia-gate sono le dimissioni. Il prossimo nodo da affrontare il rischio commissariamento. Il sindaco di Bologna Delbono getta la spugna e lo annuncia nell’aula del consiglio comunale dopo le polemiche per l’inchiesta che lo vede indagato per peculato e abuso d’ufficio assieme allex fidanzata segretaria. Delbono se ne va dopo sette mesi alla vigilia della discussione del suo primo bilancio sapendo di aver fatto una «leggerezza» («avvicinare vita personale e amministrativa»), ma con la convinzione di essere innocente e di star facendo «la cosa giusta, per quanto faticosa» dato che «Bologna per me viene prima di tutto». Il crollo del sindaco, da giugno al timone della città che fu di Cofferati e ora dimissionario perchè indagato per peculato, abuso di ufficio e truffa aggravata, è diventato realtà nel pomeriggio in consiglio comunale. A farlo cadere l’inchiesta nata dalle accuse della sua ex compagna e segretaria Cinzia Cracchi, anche lei indagata per peculato e abuso d’ufficio. In aula Delbono ha parlato ai bolognesi ufficializzando una decisione che era già nell’aria nonostante l’annuncio spavaldo di sabato dopo l’interrogatorio in procura: niente dimissioni nemmeno se rinviato a giudizio, sentenziò allora. Parole ardite che non sono piaciute al Pd. Non a caso a mezzogiorno è stato il leader nazionale Pierluigi Bersani a intervenire nell’affaire bolognese. «Delbono dice: "Prima la città". E noi sottoscriviamo», ha tagliato corto. All’ora di pranzo, la conferma delle dimissioni è affidata al capogruppo del Pd locale: il sindaco «ha già deciso di dimettersi», rivela Sergio Lo Giudice, uscendo dal suo ufficio. Alle 15 l’ora x. Aria tesa, barba di un giorno e gessato blu, Delbono è uscito dalle sue stanze per salire sul ring, seguito da un codazzo di fotografi e giornalisti che forse nemmeno Cofferati ha mai vantato. «Siccome i modi e i tempi richiesti per difendermi eventualmente in sede giudiziaria, rischiano di avere ripercussioni negative sulla mia attività di sindaco, ho già deciso in piena coscienza che rassegnerò le dimissioni dalla mia carica», è stata la frase clou. Un dietrofront rispetto a sabato dettato anche dalla peculiarità di Bologna "la rossa": «La storia di questa città e la lunga tradizione di amministrazione e impegno civico fanno sì che a Bologna ci sia una cultura diversa rispetto ad altre città», ha spiegato. Poi ha rassicurato i cittadini: «Sceglierò modi e tempi che dovranno tener presente i temi prioritari della città a partire dal fatto che nei prossimi giorni inizierà in aula l’esame per la discussione del bilancio 2010». Un’ora dopo ha affrontato per la prima volta i giornalisti vis a vis, accettando per mezz’ora di rispondere al fuoco incrociato di domande. «Penso di aver fatto la cosa giusta», ha esordito e a chi gli chiedeva che cosa farà ora, Delbono, che è professore di economia in congedo, ha detto: «Sicuramente torno all’Università, poi vedremo». In più salse ha ripetuto di aver deciso «in piena coscienza e autonomia», indipendentemente dalle elezioni regionali imminenti e di aver maturato la decisione tra sabato sera e domenica. Nessun contatto con la segreteria nazionale del Pd («Mai sentito Bersani»), nè con Romano Prodi (un eventuale pressing «non mi ha pesato perchè non c’è stato»), mentre ha ammesso di aver parlato con il presidente della Regione Vasco Errani: «Mi ha detto "in bocca al lupo"». In ogni caso ha negato di sentirsi vittima di un complotto politico o della magistratura. Al contrario sul piano personale l’amarezza è tanta ed evidente, soprattutto rispetto a Cinzia che con le sue dichiarazioni l’ha portato alla resa: «Ho visto un accanimento e un livore che ha un pò sorpreso anche me». Ma lei non si sente responsabile: «Umanamente mi dispiace ma non sono la causa delle dimissioni», ha detto candidamente. Sensi di colpa non ne ha neanche Delbono, per una città che resta in standby con lo spettro del commissariamento per un anno. «Possono fare un decreto legge - ha spiegato rivolgendosi al governo - un’operazione bipartisan e votare molto prima dei prossimi 13 mesi. Magari già in autunno». Intanto sulle dimissioni fioccano i commenti. A cominciare da Prodi, uno dei primi a chiamarlo subito dopo la sua vittoria al ballottaggio: «Le dimissioni di Flavio Delbono sono un gesto di grande sensibilità nei confronti di Bologna», ha commentato, e la conferma «a differenza di altri, di saper mettere al primo posto il bene comune e non le sue ragioni personali». Toni più duri ovviamente quelli di Alfredo Cazzola, suo rivale al ballottaggio ma soprattutto l’uomo che ha dato il la per il "Cinzia-gate". Quella di Delbono è «una fine più che giusta», ha scandito aggiungendo che in ballo non c’è solo una questione giudiziaria, ma l’immagine di un uomo che «ha avuto un rapporto controverso con la sua compagna» mettendo in discussione anche il Delbono-politico. Critico anche Giorgio Guazzaloca, primo e unico sindaco non di sinistra e poi altro sfidante del sindaco a giugno: «Per Bologna è il punto più basso di 60 anni di storia», quindi l’accusa a Delbono di aver fatto «il ragioniere per sette mesi». Nessuna attenuante nemmeno per Gianfranco Pasquino, che lo sfidò alle urne da anima critica della sinistra: «Sono dimissioni tardive, di un candidato scelto male e che aveva già dimostrato di non essere un buon amministratore e nemmeno adeguato sul piano della rappresentanza».
BOLOGNA L'epilogo del Cinzia-gate sono le dimissioni. Il prossimo nodo da affrontare il rischio commissariamento. Il sindaco di Bologna Delbono getta la spugna e lo annuncia nell’aula del consiglio comunale dopo le polemiche per l’inchiesta che lo vede indagato per peculato e abuso d’ufficio assieme allex fidanzata segretaria. Delbono se ne va dopo sette mesi alla vigilia della discussione del suo primo bilancio sapendo di aver fatto una «leggerezza» («avvicinare vita personale e amministrativa»), ma con la convinzione di essere innocente e di star facendo «la cosa giusta, per quanto faticosa» dato che «Bologna per me viene prima di tutto». Il crollo del sindaco, da giugno al timone della città che fu di Cofferati e ora dimissionario perchè indagato per peculato, abuso di ufficio e truffa aggravata, è diventato realtà nel pomeriggio in consiglio comunale. A farlo cadere l’inchiesta nata dalle accuse della sua ex compagna e segretaria Cinzia Cracchi, anche lei indagata per peculato e abuso d’ufficio. In aula Delbono ha parlato ai bolognesi ufficializzando una decisione che era già nell’aria nonostante l’annuncio spavaldo di sabato dopo l’interrogatorio in procura: niente dimissioni nemmeno se rinviato a giudizio, sentenziò allora. Parole ardite che non sono piaciute al Pd. Non a caso a mezzogiorno è stato il leader nazionale Pierluigi Bersani a intervenire nell’affaire bolognese. «Delbono dice: "Prima la città". E noi sottoscriviamo», ha tagliato corto. All’ora di pranzo, la conferma delle dimissioni è affidata al capogruppo del Pd locale: il sindaco «ha già deciso di dimettersi», rivela Sergio Lo Giudice, uscendo dal suo ufficio. Alle 15 l’ora x. Aria tesa, barba di un giorno e gessato blu, Delbono è uscito dalle sue stanze per salire sul ring, seguito da un codazzo di fotografi e giornalisti che forse nemmeno Cofferati ha mai vantato. «Siccome i modi e i tempi richiesti per difendermi eventualmente in sede giudiziaria, rischiano di avere ripercussioni negative sulla mia attività di sindaco, ho già deciso in piena coscienza che rassegnerò le dimissioni dalla mia carica», è stata la frase clou. Un dietrofront rispetto a sabato dettato anche dalla peculiarità di Bologna "la rossa": «La storia di questa città e la lunga tradizione di amministrazione e impegno civico fanno sì che a Bologna ci sia una cultura diversa rispetto ad altre città», ha spiegato. Poi ha rassicurato i cittadini: «Sceglierò modi e tempi che dovranno tener presente i temi prioritari della città a partire dal fatto che nei prossimi giorni inizierà in aula l’esame per la discussione del bilancio 2010». Un’ora dopo ha affrontato per la prima volta i giornalisti vis a vis, accettando per mezz’ora di rispondere al fuoco incrociato di domande. «Penso di aver fatto la cosa giusta», ha esordito e a chi gli chiedeva che cosa farà ora, Delbono, che è professore di economia in congedo, ha detto: «Sicuramente torno all’Università, poi vedremo». In più salse ha ripetuto di aver deciso «in piena coscienza e autonomia», indipendentemente dalle elezioni regionali imminenti e di aver maturato la decisione tra sabato sera e domenica. Nessun contatto con la segreteria nazionale del Pd («Mai sentito Bersani»), nè con Romano Prodi (un eventuale pressing «non mi ha pesato perchè non c’è stato»), mentre ha ammesso di aver parlato con il presidente della Regione Vasco Errani: «Mi ha detto "in bocca al lupo"». In ogni caso ha negato di sentirsi vittima di un complotto politico o della magistratura. Al contrario sul piano personale l’amarezza è tanta ed evidente, soprattutto rispetto a Cinzia che con le sue dichiarazioni l’ha portato alla resa: «Ho visto un accanimento e un livore che ha un pò sorpreso anche me». Ma lei non si sente responsabile: «Umanamente mi dispiace ma non sono la causa delle dimissioni», ha detto candidamente. Sensi di colpa non ne ha neanche Delbono, per una città che resta in standby con lo spettro del commissariamento per un anno. «Possono fare un decreto legge - ha spiegato rivolgendosi al governo - un’operazione bipartisan e votare molto prima dei prossimi 13 mesi. Magari già in autunno». Intanto sulle dimissioni fioccano i commenti. A cominciare da Prodi, uno dei primi a chiamarlo subito dopo la sua vittoria al ballottaggio: «Le dimissioni di Flavio Delbono sono un gesto di grande sensibilità nei confronti di Bologna», ha commentato, e la conferma «a differenza di altri, di saper mettere al primo posto il bene comune e non le sue ragioni personali». Toni più duri ovviamente quelli di Alfredo Cazzola, suo rivale al ballottaggio ma soprattutto l’uomo che ha dato il la per il "Cinzia-gate". Quella di Delbono è «una fine più che giusta», ha scandito aggiungendo che in ballo non c’è solo una questione giudiziaria, ma l’immagine di un uomo che «ha avuto un rapporto controverso con la sua compagna» mettendo in discussione anche il Delbono-politico. Critico anche Giorgio Guazzaloca, primo e unico sindaco non di sinistra e poi altro sfidante del sindaco a giugno: «Per Bologna è il punto più basso di 60 anni di storia», quindi l’accusa a Delbono di aver fatto «il ragioniere per sette mesi». Nessuna attenuante nemmeno per Gianfranco Pasquino, che lo sfidò alle urne da anima critica della sinistra: «Sono dimissioni tardive, di un candidato scelto male e che aveva già dimostrato di non essere un buon amministratore e nemmeno adeguato sul piano della rappresentanza».
IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DI DELBONO:
sabato 23 gennaio 2010
Haiti, decine in piazza contro Preval:"Abbiamo fame"

Haiti, decine in piazza contro Preval:"Abbiamo fame"
Obama incentiva gli aiuti con i soldi delle tasse. I sismologi: «C'è il rischio di un altro terremoto»
LA QUERELLE SU GOOGLE "A rischio i rapporti con gli Usa "Su Internet Pechino sfida Hillary

LA QUERELLE SU GOOGLE
"A rischio i rapporti con gli Usa "Su Internet Pechino sfida Hillary
"A rischio i rapporti con gli Usa "Su Internet Pechino sfida Hillary
Il governo: "La Clinton nega la realtà"Obama: "Su Google aspetto risposte"
WASHINGTON La guerra fredda del Web continua, e la Cina risponde con durezza al segretario di stato americano Hillary Clinton, che l’ ha accusata ieri di limitare il libero accesso ad Internet, negando cosi la democrazia, mentre il presidente Usa Barack Obama si dice preoccupao dagli attacchi sferrati contro Google e chiede risposte a Pechino. In una nota pubblicata sul suo sito web, il portavoce del ministero degli esteri Ma Zhaoxu afferma che le accuse degli Usa «negano la realtà e danneggiano le relazioni tra i due paesi» ma sottolinea che, nonostante le divergenze, Pechino non rinuncia al proseguimento del dialogo. Dalla Casa Bianca, invece, non è arrivata nessuna mano tesa. «Il presidente resta preoccupato per la falla nelle misure di sicurezza informatica che Google ha attribuito alla Cina» ha fatto sapere il vice-portavoce Bill Burton. La tensione tra i due giganti - la prima e la terza economia del mondo, vicinissima però al sorpasso storico sulla seconda, il Giappone, è esplosa la scorsa settimana, quando il colosso americano di Internet, Google, ha minacciato di lasciare Pechino accusando la censura di violare la privacy dei suoi clienti. Clinton ha messo la Cina nel gruppo dei paesi che «recentemente hanno ristretto la libertà di Internet» con Tunisia, Uzbekistan, Arabia Saudita e Vietnam. In Cina non sono accessibili i siti dei profughi tibetani e uighuri, quelli delle organizzazioni umanitarie come Amnesty International e quelli di alcuni delle più popolari piattaforme di comunicazione sociale come Youtube, Facebook e Twitter. Nella Regione Autonoma del Xinjiang, teatro l’ estate scorsa di violenti scontri a base etnica, la Rete è stata completamente inaccessibile per sei mesi. Da qualche settimana è possibile collegarsi solo a quattro siti di organi d’ informazione gestiti direttamente dal governo. Nel suo intervento, il segretario di stato americano ha chiesto a Pechino di avviare un’inchiesta, «minuziosa» e «trasparente» sui casi di pirateria informatica denunciati da Google. Il portavoce cinese ha sostenuto che «Internet in Cina è apertO e la Cina è il paese più attivo nel suo sviluppo» e ha ricordato che «alla fine dell’ anno scorso i netizens cinesi hanno raggiunto la cifra di 384 milioni, con 3,68 milioni di website e 180 milioni di blog». «La Cina ha la sua situazione nazionale e le sue tradizioni culturali e gestisce Internet in accordo con le sue leggi e con le pratiche internazionali...la Costituzione cinese garantisce ai cittadini la libertà di opinione...» ha aggiunto. La nota di Ma Zhaoxu si conclude esprimendo la «speranza» che gli Usa «rispettino gli impegni presi dai leader dei due paesi» per portare le relazioni « in una nuova fase rafforzando il dialogo, la comunicazione e la collaborazione» e «affrontando i disaccordi e le difficoltà in modo appropriato». Secondo Wang Dong, esperto di relazioni tra Cina ed Usa dell’ Università di Pechino, «...è evidente che la Cina vuole mantenere una posizione equilibrata e non vuole che questa questione (quella di Google ed Internet, ndr) danneggi le relazioni con Washington». «Dobbiamo però renderci conto - aggiunge Wang - che non si tratta di un fatto casuale...al contrario, esso rivela una profonda contraddizione tra la Cina e gli Usa nella società, nell’ ideologia nei valori». Lo studioso ritiene che nelle ultime settimane il tema dei diritti umani sia stato per la prima volta sollevato con forza da esponenti del governo americano anche a causa delle difficoltà che sta incontrando in politica interna il presidente Barack Obama. Quella di Internet è solo l’ ultima di una serie di questioni sulle quali sono emergenze divergenze dopo la visita in Cina di Obama, nel novembre scorso. I temi maggiormente controversi sono: il commercio, con gli Usa che insistono per la rivalutazione dello yuan e la Cina che resiste, temendo un contraccolpo sulle esportazioni; il Tibet, con Pechino che chiede ad Obama di non ricevere il Dalai Lama (il leader buddhista in esilio) e il presidente americano che fa finta di non sentire; le relazioni con Taiwan, l’ isola che la Cina rivendica e alla quale gli Usa hanno accettato di fornire sistemi anti-missile Patriot, che sono in grado di contrastare un eventuale attacco missilistico cinese.
WASHINGTON La guerra fredda del Web continua, e la Cina risponde con durezza al segretario di stato americano Hillary Clinton, che l’ ha accusata ieri di limitare il libero accesso ad Internet, negando cosi la democrazia, mentre il presidente Usa Barack Obama si dice preoccupao dagli attacchi sferrati contro Google e chiede risposte a Pechino. In una nota pubblicata sul suo sito web, il portavoce del ministero degli esteri Ma Zhaoxu afferma che le accuse degli Usa «negano la realtà e danneggiano le relazioni tra i due paesi» ma sottolinea che, nonostante le divergenze, Pechino non rinuncia al proseguimento del dialogo. Dalla Casa Bianca, invece, non è arrivata nessuna mano tesa. «Il presidente resta preoccupato per la falla nelle misure di sicurezza informatica che Google ha attribuito alla Cina» ha fatto sapere il vice-portavoce Bill Burton. La tensione tra i due giganti - la prima e la terza economia del mondo, vicinissima però al sorpasso storico sulla seconda, il Giappone, è esplosa la scorsa settimana, quando il colosso americano di Internet, Google, ha minacciato di lasciare Pechino accusando la censura di violare la privacy dei suoi clienti. Clinton ha messo la Cina nel gruppo dei paesi che «recentemente hanno ristretto la libertà di Internet» con Tunisia, Uzbekistan, Arabia Saudita e Vietnam. In Cina non sono accessibili i siti dei profughi tibetani e uighuri, quelli delle organizzazioni umanitarie come Amnesty International e quelli di alcuni delle più popolari piattaforme di comunicazione sociale come Youtube, Facebook e Twitter. Nella Regione Autonoma del Xinjiang, teatro l’ estate scorsa di violenti scontri a base etnica, la Rete è stata completamente inaccessibile per sei mesi. Da qualche settimana è possibile collegarsi solo a quattro siti di organi d’ informazione gestiti direttamente dal governo. Nel suo intervento, il segretario di stato americano ha chiesto a Pechino di avviare un’inchiesta, «minuziosa» e «trasparente» sui casi di pirateria informatica denunciati da Google. Il portavoce cinese ha sostenuto che «Internet in Cina è apertO e la Cina è il paese più attivo nel suo sviluppo» e ha ricordato che «alla fine dell’ anno scorso i netizens cinesi hanno raggiunto la cifra di 384 milioni, con 3,68 milioni di website e 180 milioni di blog». «La Cina ha la sua situazione nazionale e le sue tradizioni culturali e gestisce Internet in accordo con le sue leggi e con le pratiche internazionali...la Costituzione cinese garantisce ai cittadini la libertà di opinione...» ha aggiunto. La nota di Ma Zhaoxu si conclude esprimendo la «speranza» che gli Usa «rispettino gli impegni presi dai leader dei due paesi» per portare le relazioni « in una nuova fase rafforzando il dialogo, la comunicazione e la collaborazione» e «affrontando i disaccordi e le difficoltà in modo appropriato». Secondo Wang Dong, esperto di relazioni tra Cina ed Usa dell’ Università di Pechino, «...è evidente che la Cina vuole mantenere una posizione equilibrata e non vuole che questa questione (quella di Google ed Internet, ndr) danneggi le relazioni con Washington». «Dobbiamo però renderci conto - aggiunge Wang - che non si tratta di un fatto casuale...al contrario, esso rivela una profonda contraddizione tra la Cina e gli Usa nella società, nell’ ideologia nei valori». Lo studioso ritiene che nelle ultime settimane il tema dei diritti umani sia stato per la prima volta sollevato con forza da esponenti del governo americano anche a causa delle difficoltà che sta incontrando in politica interna il presidente Barack Obama. Quella di Internet è solo l’ ultima di una serie di questioni sulle quali sono emergenze divergenze dopo la visita in Cina di Obama, nel novembre scorso. I temi maggiormente controversi sono: il commercio, con gli Usa che insistono per la rivalutazione dello yuan e la Cina che resiste, temendo un contraccolpo sulle esportazioni; il Tibet, con Pechino che chiede ad Obama di non ricevere il Dalai Lama (il leader buddhista in esilio) e il presidente americano che fa finta di non sentire; le relazioni con Taiwan, l’ isola che la Cina rivendica e alla quale gli Usa hanno accettato di fornire sistemi anti-missile Patriot, che sono in grado di contrastare un eventuale attacco missilistico cinese.
La nuova crociata Usa tra ideali e interessi
Il Web libero diventa un pilastro della politica
MARCO BARDAZZI http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/51511girata.asp
Il «Newseum» di Washington, il museo dell’informazione che Hillary Clinton ha scelto come piattaforma di lancio per la nuova dottrina americana della libertà su Internet, è un luogo singolare. La facciata è dominata da una lastra di marmo di 50 tonnellate su cui è scolpito il primo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, che proclama la tutela della libertà d’espressione. Nel gigantesco atrio d’ingresso, invece, è stato ricostruito un pezzo del Muro di Berlino, simbolo dell’oppressione. Che un segretario di Stato sancisca la «Internet Freedom» come un nuovo pilastro della politica estera statunitense, è un fatto straordinario. Che lo faccia scegliendo un palcoscenico simile, è un messaggio carico di simboli che non possono essere ignorati. Nel 1946 a Fulton, in Missouri, Winston Churchill dichiarò che sull’Europa era «calata una cortina di ferro» che spezzava in due il continente, contro la quale occorreva ribellarsi per restituire libertà a chi vi era rimasto intrappolato. In molti criticarono il suo discorso, ritenendo che con l’Urss occorresse il dialogo, non un confronto aperto. La Clinton ha scelto ora di parafrasare Churchill per denunciare che «una nuova cortina dell’informazione sta calando su larga parte del mondo». E ha fatto i nomi dei luoghi che sono, a suo avviso, intrappolati dalla parte sbagliata: Cina, Iran, Vietnam, Uzbekistan, Arabia Saudita, Tunisia, Egitto. Il blogger egiziano Bassem Samir, uscito di recente dal carcere, applaudiva in prima fila. La responsabile della diplomazia ha incalzato, paragonando blog e «tweets» a strumenti di libertà come il samizdat nei Paesi comunisti durante la Guerra Fredda. «In questo preciso momento - ha detto - censori del governo da qualche parte lavorano furiosamente per cancellare le mie parole». Ma la Storia, ha aggiunto indicando il Muro, «ha già condannato queste tattiche». Dietro un’offensiva simile da parte dell’amministrazione di Barack Obama, ci sono ovviamente giganteschi interessi nati dal caso Google. La società si è ribellata alla censura cinese non solo e non tanto per una vocazione a difendere i diritti umani, quanto perché un’incursione di hackers dalla Cina ha messo in pericolo il patrimonio su cui basa la sua stessa esistenza: segreti industriali, algoritmi del motore di ricerca, fiducia dei clienti. La Clinton ha mandato un messaggio forte a chiunque sia dietro la pirateria - ottenendo un’irritata risposta cinese - perché Washington riconosce gli scenari di pericolo che si aprono. Detto questo, però, la forza degli ideali che sta dietro le parole del segretario di Stato merita di non essere ridimensionata a mera tattica di difesa dei «gioielli di famiglia». Il pragmatismo e la Realpolitik fallirono, negli anni Settanta, nel tentativo di congelare il rapporto Usa-Urss in uno status quo inamovibile. Fu anche l’accento sugli ideali a far cadere il Muro nel decennio successivo. Barack Obama per una volta sembra aver messo da parte il pragmatismo per spingersi, nei confronti della Cina, su un terreno dove non si erano avventurati neppure i bushiani. Ed è quello che un Nobel per la pace deve avere il coraggio di fare
MARCO BARDAZZI http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/51511girata.asp
Il «Newseum» di Washington, il museo dell’informazione che Hillary Clinton ha scelto come piattaforma di lancio per la nuova dottrina americana della libertà su Internet, è un luogo singolare. La facciata è dominata da una lastra di marmo di 50 tonnellate su cui è scolpito il primo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, che proclama la tutela della libertà d’espressione. Nel gigantesco atrio d’ingresso, invece, è stato ricostruito un pezzo del Muro di Berlino, simbolo dell’oppressione. Che un segretario di Stato sancisca la «Internet Freedom» come un nuovo pilastro della politica estera statunitense, è un fatto straordinario. Che lo faccia scegliendo un palcoscenico simile, è un messaggio carico di simboli che non possono essere ignorati. Nel 1946 a Fulton, in Missouri, Winston Churchill dichiarò che sull’Europa era «calata una cortina di ferro» che spezzava in due il continente, contro la quale occorreva ribellarsi per restituire libertà a chi vi era rimasto intrappolato. In molti criticarono il suo discorso, ritenendo che con l’Urss occorresse il dialogo, non un confronto aperto. La Clinton ha scelto ora di parafrasare Churchill per denunciare che «una nuova cortina dell’informazione sta calando su larga parte del mondo». E ha fatto i nomi dei luoghi che sono, a suo avviso, intrappolati dalla parte sbagliata: Cina, Iran, Vietnam, Uzbekistan, Arabia Saudita, Tunisia, Egitto. Il blogger egiziano Bassem Samir, uscito di recente dal carcere, applaudiva in prima fila. La responsabile della diplomazia ha incalzato, paragonando blog e «tweets» a strumenti di libertà come il samizdat nei Paesi comunisti durante la Guerra Fredda. «In questo preciso momento - ha detto - censori del governo da qualche parte lavorano furiosamente per cancellare le mie parole». Ma la Storia, ha aggiunto indicando il Muro, «ha già condannato queste tattiche». Dietro un’offensiva simile da parte dell’amministrazione di Barack Obama, ci sono ovviamente giganteschi interessi nati dal caso Google. La società si è ribellata alla censura cinese non solo e non tanto per una vocazione a difendere i diritti umani, quanto perché un’incursione di hackers dalla Cina ha messo in pericolo il patrimonio su cui basa la sua stessa esistenza: segreti industriali, algoritmi del motore di ricerca, fiducia dei clienti. La Clinton ha mandato un messaggio forte a chiunque sia dietro la pirateria - ottenendo un’irritata risposta cinese - perché Washington riconosce gli scenari di pericolo che si aprono. Detto questo, però, la forza degli ideali che sta dietro le parole del segretario di Stato merita di non essere ridimensionata a mera tattica di difesa dei «gioielli di famiglia». Il pragmatismo e la Realpolitik fallirono, negli anni Settanta, nel tentativo di congelare il rapporto Usa-Urss in uno status quo inamovibile. Fu anche l’accento sugli ideali a far cadere il Muro nel decennio successivo. Barack Obama per una volta sembra aver messo da parte il pragmatismo per spingersi, nei confronti della Cina, su un terreno dove non si erano avventurati neppure i bushiani. Ed è quello che un Nobel per la pace deve avere il coraggio di fare
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Internet o morte... twitteremos!

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http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/51515girata.asp
Cuba, la Sánchez denuncia il climadi «repressione dei diritti umani»
GORDIANO LUPI
Yoani Sánchez, nota per le sue cronache sulla vita quotidiana cubana contenute nel blog Generación Y e tradotte in italiano su La Stampa, ha denunciato una situazione negativa in tema di diritti umani a Cuba. «Noto negli ultimi mesi un aumento della repressione e delle punizioni a coloro che pensano in modo diverso, l’abbiamo visto in occasione di diversi eventi e raduni di protesta: punizioni agli oppositori, ai dissidenti, ai blogger indipendenti e a chi partecipi a qualunque manifestazione alternativa o con un criterio differente o contrario allo Stato». Yoani Sánchez si è rivolta al governo spagnolo auspicando un cambiamento di politica nei confronti del regime cubano e chiedendo a tutta l’Europa di dialogare con la gente invece che con il governo. «La Spagna deve cercare non tanto una posizione diversa rispetto al governo cubano, ma piuttosto cercare una posizione comune di solidarietà con la popolazione, facendo una distinzione: Cuba non è il suo governo, Cuba non è né un partito né un’ideologia, ma le piccole e piccolissime persone che formano questa società. Abbiamo bisogno della solidarietà dei paesi europei e soprattutto delle pressioni che possono fare dall’esterno sul diritto alla libertà d’espressione e sui diritti di cui noi cubani abbiamo bisogno». Il motto di Yoani Sánchez e del suo gruppo di blogger e giornalisti indipendenti è diventato: Internet o morte ... Twittearemos!, ironica parafrasi dello storico motto rivoluzionario Patria o morte…. Vinceremo! Abbiamo rivolto un paio di domande a Yoani Sánchez che ci ha risposto con la consueta sincerità e con il solito pacato ottimismo. Secondo te di cosa ha più bisogno la Cuba contemporanea? «Posso dirti soprattutto che il nostro paese non ha bisogno di presunti eroi che da oltre cinquant’anni dividono il popolo e generano odio. Abbiamo avuto sin troppe iniezioni di sfiducia che hanno prodotto comportamenti delatori tra cittadini. Adesso la cosa più importante è essere uniti». Cosa rispondi a chi sostiene che a Cuba avete istruzione, sanità garantita e un minimo di alimenti razionati? «Rispondo che non sono un animale da circo e non voglio sentirmi considerata come tale. Sono un essere umano che non può contentarsi della istruzione, di una scarsa razione di cibo e di un minimo di assistenza sanitaria. Non sono venuta al mondo per fare le piroette. Se i miei genitori sono stati parte della generazione del disincanto e io di quella del cinismo, mi rendo conto che mio figlio è a pieno titolo nella generazione dell’indifferenza. Adesso basta. Questo circolo vizioso deve finire. Il popolo cubano deve essere unito nella volontà di cambiare».
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Cuba, la Sánchez denuncia il climadi «repressione dei diritti umani»
GORDIANO LUPI
Yoani Sánchez, nota per le sue cronache sulla vita quotidiana cubana contenute nel blog Generación Y e tradotte in italiano su La Stampa, ha denunciato una situazione negativa in tema di diritti umani a Cuba. «Noto negli ultimi mesi un aumento della repressione e delle punizioni a coloro che pensano in modo diverso, l’abbiamo visto in occasione di diversi eventi e raduni di protesta: punizioni agli oppositori, ai dissidenti, ai blogger indipendenti e a chi partecipi a qualunque manifestazione alternativa o con un criterio differente o contrario allo Stato». Yoani Sánchez si è rivolta al governo spagnolo auspicando un cambiamento di politica nei confronti del regime cubano e chiedendo a tutta l’Europa di dialogare con la gente invece che con il governo. «La Spagna deve cercare non tanto una posizione diversa rispetto al governo cubano, ma piuttosto cercare una posizione comune di solidarietà con la popolazione, facendo una distinzione: Cuba non è il suo governo, Cuba non è né un partito né un’ideologia, ma le piccole e piccolissime persone che formano questa società. Abbiamo bisogno della solidarietà dei paesi europei e soprattutto delle pressioni che possono fare dall’esterno sul diritto alla libertà d’espressione e sui diritti di cui noi cubani abbiamo bisogno». Il motto di Yoani Sánchez e del suo gruppo di blogger e giornalisti indipendenti è diventato: Internet o morte ... Twittearemos!, ironica parafrasi dello storico motto rivoluzionario Patria o morte…. Vinceremo! Abbiamo rivolto un paio di domande a Yoani Sánchez che ci ha risposto con la consueta sincerità e con il solito pacato ottimismo. Secondo te di cosa ha più bisogno la Cuba contemporanea? «Posso dirti soprattutto che il nostro paese non ha bisogno di presunti eroi che da oltre cinquant’anni dividono il popolo e generano odio. Abbiamo avuto sin troppe iniezioni di sfiducia che hanno prodotto comportamenti delatori tra cittadini. Adesso la cosa più importante è essere uniti». Cosa rispondi a chi sostiene che a Cuba avete istruzione, sanità garantita e un minimo di alimenti razionati? «Rispondo che non sono un animale da circo e non voglio sentirmi considerata come tale. Sono un essere umano che non può contentarsi della istruzione, di una scarsa razione di cibo e di un minimo di assistenza sanitaria. Non sono venuta al mondo per fare le piroette. Se i miei genitori sono stati parte della generazione del disincanto e io di quella del cinismo, mi rendo conto che mio figlio è a pieno titolo nella generazione dell’indifferenza. Adesso basta. Questo circolo vizioso deve finire. Il popolo cubano deve essere unito nella volontà di cambiare».
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mercoledì 20 gennaio 2010
Nigeria, scontri cristiani-musulmani Oltre 450 morti a Jos, arriva l'esercito

L'arcivescovo: «Le cause sono più etniche che religiose»
Nigeria, scontri cristiani-musulmani Oltre 450 morti a Jos, arriva l'esercito
Nigeria, scontri cristiani-musulmani Oltre 450 morti a Jos, arriva l'esercito
Rabbia per la costruzione di una moschea in un quartiere cristiano. Il vicepresidente: «Una minaccia per il Paese»
JOS (Nigeria) - Sale a 464 il bilancio dei morti in Nigeria in quattro giorni di scontri nella città di Jos, nel centro del Paese. Lo riferiscono fonti di una moschea locale e di gruppi per la difesa dei diritti umani. E' questo il tragico conto delle vittime del conflitto tra cristiani e musulmani iniziato domenica a Jos, in Nigeria. Nella capitale dello Stato di Plateau le autorità hanno imposto il coprifuoco e il governo ha mandato truppe dell'esercito per cercare di riportare la calma. I feriti sarebbero 800, decine gli arrestati
martedì 19 gennaio 2010
Haiti, il terremoto non ferma il turismo. Sull'isola devastazione e morte ma c'è chi si gode la vacanza


Haiti, il terremoto non ferma il turismo. Sull'isola devastazione e morte ma c'è chi si gode la vacanza
Port-au-Prince, 18 gen. - (Adnkronos) - Il devastante terremoto che ha colpito Haiti martedi' scorso non ha fermato l'industria del turismo. A pochi giorni dal sisma le navi da crociera di lusso sono tornate ad attraccare sulle spiagge dell'isola caraibica.
La Independence of the Seas, nave di proprietà della Royal Caribbean International con 4.370 persone a bordo, è sbarcata venerdì sulle spiagge private di un resort di Labadee, preso in affitto dal governo haitiano, a circa 130 km a nord della capitale Port-au-Prince, epicentro del sisma.
La Navigator of the Seas, che trasporta 3.100 passeggeri, sta per attraccare. I passeggeri dei due vascelli potranno scendere a terra per godersi il sole tropicale, acque cristalline e cocktails a base di rum, mentre nella parte meridionale dell'isola i soccorritori e i volontari provenienti da tutto il mondo lottano contro il tempo per recuperare i superstiti dalle macerie. La sicurezza dei turisti e' garantita da palizzate alte quattro metri e da guardie armate che sorvegliano tutto il perimetro del resort.
La decisione di attraccare ad Haiti ha diviso i passeggeri delle navi, molti di loro hanno deciso di rimanere a bordo per protesta. "Non posso guardarmi prendere il sole al mare, fare il bagno, mangiare carne alla brace e godermi un cocktail mentre decine di migliaia di persone morte sono ammucchiate sulle strade, e i sopravvissuti cercano disperatamente cibo e acqua", ha scritto un passeggero sul forum on-line della crociera. "Era già abbastanza difficile sedersi e mangiare un panino a Labadee prima del terremoto, sapendo che molti haitiani morivano di fame - commenta un altro passeggero - Ora non posso pensare di ingoiare un altro hamburger" Molte persone presenti sulle navi hanno paura che la gente disperata possa violare le recinzioni del resort per ottenere cibo e bevande, ma molti altri sembravano decisi a godersi la vacanza.
"Sarò qui fino a martedi' e ho intenzione di godermi la mia vacanza, e di passare del tempo sulla spiaggia", ha dichiarato un passeggero. La Royal Caribbean ha fatto sapere che la questione se "offrire una vacanza cosi' vicina all'epicentro di un terremoto" e' stata oggetto di un notevole dibattito interno, prima che venisse deciso di includere Haiti nell'itinerario. Per il vicepresidente dell'azienda, John Weis, "alla fine Labadee sara' importante per la ricostruzione di Haiti" perche' molte persone sopravvivono grazie al resort. La compagnia si e' comunque impegnata a donare tutti i proventi della visita alle vittime del terremoto, e a far arrivare alle popolazioni colpite alcuni aiuti alimentari presenti sulle navi.
La Independence of the Seas, nave di proprietà della Royal Caribbean International con 4.370 persone a bordo, è sbarcata venerdì sulle spiagge private di un resort di Labadee, preso in affitto dal governo haitiano, a circa 130 km a nord della capitale Port-au-Prince, epicentro del sisma.
La Navigator of the Seas, che trasporta 3.100 passeggeri, sta per attraccare. I passeggeri dei due vascelli potranno scendere a terra per godersi il sole tropicale, acque cristalline e cocktails a base di rum, mentre nella parte meridionale dell'isola i soccorritori e i volontari provenienti da tutto il mondo lottano contro il tempo per recuperare i superstiti dalle macerie. La sicurezza dei turisti e' garantita da palizzate alte quattro metri e da guardie armate che sorvegliano tutto il perimetro del resort.
La decisione di attraccare ad Haiti ha diviso i passeggeri delle navi, molti di loro hanno deciso di rimanere a bordo per protesta. "Non posso guardarmi prendere il sole al mare, fare il bagno, mangiare carne alla brace e godermi un cocktail mentre decine di migliaia di persone morte sono ammucchiate sulle strade, e i sopravvissuti cercano disperatamente cibo e acqua", ha scritto un passeggero sul forum on-line della crociera. "Era già abbastanza difficile sedersi e mangiare un panino a Labadee prima del terremoto, sapendo che molti haitiani morivano di fame - commenta un altro passeggero - Ora non posso pensare di ingoiare un altro hamburger" Molte persone presenti sulle navi hanno paura che la gente disperata possa violare le recinzioni del resort per ottenere cibo e bevande, ma molti altri sembravano decisi a godersi la vacanza.
"Sarò qui fino a martedi' e ho intenzione di godermi la mia vacanza, e di passare del tempo sulla spiaggia", ha dichiarato un passeggero. La Royal Caribbean ha fatto sapere che la questione se "offrire una vacanza cosi' vicina all'epicentro di un terremoto" e' stata oggetto di un notevole dibattito interno, prima che venisse deciso di includere Haiti nell'itinerario. Per il vicepresidente dell'azienda, John Weis, "alla fine Labadee sara' importante per la ricostruzione di Haiti" perche' molte persone sopravvivono grazie al resort. La compagnia si e' comunque impegnata a donare tutti i proventi della visita alle vittime del terremoto, e a far arrivare alle popolazioni colpite alcuni aiuti alimentari presenti sulle navi.
"Contro Craxi durezza senza eguali"

DIECI ANNI DALLA MORTE - LE POLEMICHE
"Contro Craxi durezza senza eguali"
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201001articoli/51372girata.asp
Lettera di Napolitano alla famiglia:«Luci ed ombre ma la sua improntaè incacellabile. Ora giudizio sereno»
Si riportano di seguito alcuni stralci della lettera del Presidente della Repubblica, On. G. Napolitano, alla vedova Craxi.
«L’on. Craxi, dimessosi da segretario del PSI, fu investito da molteplici contestazioni di reato. Senza mettere in questione l’esito dei procedimenti che lo riguardarono, è un fatto che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona».
«attorno al sistema dei partiti, che aveva svolto un ruolo fondamentale nella costruzione di un nuovo tessuto democratico nell’Italia liberatasi dal fascismo, avevano finito per diffondersi degenerazioni, corruttele, abusi, illegalita».
«Quelle parole, senza infingimenti, trovarono la loro più esplicita descrizione - aggiunge infatti - nel discorso pronunciato il 3 luglio 1992 proprio dall’on. Craxi alla Camera, nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Amato».
«Ma era ormai in pieno sviluppo la vasta indagine già da mesi avviata dalla Procura di Milano e da altre. E dall’insieme dei partiti e dei loro leader non era venuto tempestivamente un comune pieno riconoscimento delle storture da correggere, nè una conseguente svolta rinnovatrice sul piano delle norme, delle regole e del costume. In quel vuoto politico trovò, sempre di più, spazio, sostegno mediatico e consenso l’azione giudiziaria, con un conseguente brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia».
«l’incriminazione e a la duplice condanna definitiva in sede penale dell’on. Bettino Craxi, già Presidente del Consiglio dal 1983 al 1987. Fino all’epilogo, il cui ricordo è ancora motivo di turbamento, della malattia e della morte in solitudine, lontano dall’Italia, dell’ex Presidente del Consiglio, dopo che egli decise - rileva - di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti». E se non si può «peraltro dimenticare che la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo - nell’esaminare il ricorso contro una delle sentenze definitive di condanna dell’on. Craxi - ritenne, con decisione del 2002, che, pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti, fosse stato violato il diritto ad un processo equo« per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea», il Capo dello Stato ricorda che «oggi, in un contesto politico-istituzionale caratterizzato dalla logica della democrazia dell’alternanza, si è ancora in attesa di riforme che soddisfino le esigenze a cui ci richiama la riflessione sulle vicende sfociate in un tragico esito per l’on. Bettino Craxi».
AFGHANISTAN E AL QUAEDA

AFGHANISTAN E AL QUAEDA
Tornano le minacce. La risposta: droni e Cia
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/51387girata.asp
A CURA DI MAURIZIO MOLINARI INVIATO de LA STAMPA A NEW YORK
Obama ha sostituito l’espressione di Bush «guerra al terrorismo» con «lotta agli estremisti violenti» ma combatte ancor più del predecessore al fine strategico di «smantellare, sconfiggere e distruggere Al Qaeda», da lui stesso illustrato parlando ai cadetti di West Point. L’accordo con l’Iraq per il ritiro del grosso delle truppe entro agosto e degli ultimi soldati entro il dicembre 2011 mantiene la promessa fatta agli elettori ma i tempi sono simili a quelli che erano stati pianificati del predecessore mentre la base liberal premeva per accelerarli.
In Afghanistan la decisione di portare il contingente a 100 mila uomini nasce dalla convinzione che quella contro Al Qaeda sia una «guerra giusta» e preannuncia l’intensificazione dei combattimenti con i taleban - e il conseguente aumento delle vittime americane - dalla primavera mentre non pochi deputati e senatori democratici puntavano a procedere con chiarezza verso il disimpegno. Obama conquista favori fra i conservatori, e lascia perplessi molti liberal, anche per combatte anche sugli altri fronti: in Pakistan adopera i droni della Cia per bombardare i jihadisti, in Yemen sostiene le truppe governative nelle operazioni anti-Al Qaeda e in Somalia ricorre alle truppe speciali contro le milizie degli Shebaab.
A guidarlo sono i consigli del Segretario di Stato Hillary Clinton e del ministro della Difesa Robert Gates oltre ai memorandum della Cia di Leon Panetta che descrivono molteplici piani di Al Qaeda per colpire gli Usa con attacchi più devastanti dell’11 settembre 2001. Sul fronte interno il fallito attentato di Natale al volo 253 Amsterdam-Detroit e la strage di Fort Hood spingono a rivedere la sicurezza interna e aumentare la prevenzione, aumentando in particolare la sorveglianza sui gruppi islamici americani. Ed è questo che fa temere violazioni dei diritti umani ai gruppi per le libertà civili già contrariate per il ritardo nella chiusura del carcere di Guantanamo.
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