Gaza, trovato il corpo di Arrigoni il pacifista ucciso prima dell'ultimatum
dal nostro corrispondente FABIO SCUTO GERUSALEMME -
L'hanno assassinato senza aspettare la scadenza dell'ultimatum che loro stessi avevano dato. Vittorio Arrigoni, l'attivista pacifista rapito ieri a Gaza City da un commando di estremisti salafiti che minacciava di ucciderlo se non avesse ottenuto dal governo di Hamas il rilascio di un gruppetto di suoi militanti, è stato trovato morto questa notte in una casa abbandonata di Gaza City. A ritrovare il corpo del giovane militante pacifista italiano le forze di sicurezza di Hamas che avevano scatenato una furibonda caccia all'uomo dopo l'annuncio del rapimento con un video su Youtube ieri pomeriggio. Con uno scenario ispirato al feroce rituale iracheno, nel video Arrigoni appariva sanguinante, con gli occhi bendati, tracce di sangue sul volto ed evidenti segni di un pestaggio. Militante dell'International Solidarity Movement (Isn) che comprende militanti di tutto il mondo che partecipano ad atti di protesta non violenta contro l'occupazione israeliana, Arrigoni era conosciuto da tutti a Gaza per il suo impegno e viveva nella Striscia dal 2008. La sicurezza di Hamas avrebbe individuato il gruppo responsabile dell'assassinio, due uomini sono stati arrestati e un numero imprecisato di altri sono ricercati. Il video di Arrigoni, con l'ultimatum in sovraimpressione in arabo annunciava l'esecuzione nel giro di 30 ore (cioè oggi pomeriggio) se Hamas - che i salafiti avversano da posizioni ancor più oltranziste - non avesse liberato i "confratelli arrestati" negli ultimi mesi nella Striscia. La sovraimpressione dei rapitori - che dicevano di appartenere a un gruppuscolo della galassia jihadista filo-Al Qaida, la "Brigata Mohammed Bin Moslama", coinvolto in tentativi di sollevazione anti Hamas come quello represso nel sangue nel 2009 nella moschea bunker di Rafah - accusavano il volontario di diffondere "i vizi occidentali" fra i palestinesi e l'Italia di combattere contro i Paesi musulmani. Il video si rivolgeva al governo di Hamas del premier Ismail Haniyeh, salito al potere nella Striscia nel 2007 dopo il golpe islamico contro l'Anp del presidente Abu Mazen, ma ritenuto dai salafiti contrario all'idea di un Califfato mondiale e troppo moderato nell'applicazione della Sharia, la legge coranica. L'intimazione era quella di scarcerare entro oggi "tutti i detenuti" legati alla Brigata Bin Moslama. A cominciare dal capo fazione Hisham Al-Saidni, noto anche come Abu Walid Al-Maqdisi, un egiziano trapiantato nei Territori palestinesi che risulta già sulla lista nera dei ricercati per terrorismo di Egitto e Stati Uniti e che la polizia di Hamas ha arrestato all'inizio di marzo nel campo profughi di Shati, a ridosso di Gaza City. La crescita della presenza dei gruppi salafiti a Gaza si è di molto accresciuta negli ultimi due anni e i tunnel del contrabbando sotto il confine con l'Egitto sono la via dei loro rifornimenti di armi. Sono tre i principali movimenti salafiti operativi nella Striscia di Gaza e che rappresentano una spina nel fianco per Hamas. Si tratta del Jund Ansar Allah (i Soldati di Dio), del Jaish al-Islam (l'Esercito dell'Islam) e del Jaish al Umma (l'Esercito della Nazione). Il più pericolo di questi gruppi per Hamas e per gli equilibri dell'area è quello dei Jund Ansar Allah. Il leader di questo gruppo salafita, Abdul Latif Abu Moussa, è stato ucciso durante gli scontri con la polizia di Hamas nell'agosto 2009. Dall'Italia la Farnesina aveva fatto sapere in serata di essersi già attivata, attraverso il Consolato generale di Gerusalemme e tutti i contatti diplomatico-internazionali disponibili, per tutelare la vita di Arrigoni. Il presidente palestinese Abu Mazen aveva lanciato un appello "per la sua immediata liberazione e senza condizioni". Arrigoni è il primo straniero sequestrato nella Striscia di Gaza dopo Alan Johnston, il giornalista della "Bbc" rapito per 114 giorni nel 2007 dall'Esercito dell'Islam", un piccolo gruppo ispirato ad Al Qaida. Un indubbia difficoltà è rappresentata dal fatto che Hamas è sulla black-list europea per il suo sostegno al terrorismo e ufficialmente non è possibile per il nostro Ministero degli Esteri stabilire un contatto diretto con i dirigenti integralisti. Questo avviene attraverso altri canali che si possono definire "informali", cioè attraverso l'Anp di Abu Mazen. Estrema prudenza e riserbo anche dai responsabili politici di Hamas a Gaza, che si sono limitati a dire d'essere impegnati al momento a "verificare i fatti". Intanto la città si è riempita di agenti in divisa e in borghese e la caccia ai rapitori è cominciata. (15 aprile 2011) estratto da: http://www.repubblica.it/esteri/2011/04/15/news/arrigoni_ucciso-14954094/
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