http://www.youtube.com/watch?v=kroKjg7eEMU
Kuwait, il Parlamento si tinge di rosa Le prime quattro elette si sono laureate all'estero. "Un grande passo per il mondo arabo". E a Kabul alle presidenziali due signore nella mischia con altri 41 candidati. In Turchia intanto le leggi tribali sono più forti dei codici, e ad una donna sospettata di adulterio hanno mozzato naso e orecchie.
Proprio con la ratio dell’interrogativo posto dal titolo di questa mia riflessione riporto le tre notizie che seguono. Due riguardano la partecipazione delle donne alle competizioni elettorali in Kuwait e in Afghanistan. L’altra riguarda le mutilazioni subìte da una donna sospettata di adulterio in Turchia. Lascio ai lettori trarre le proprie conclusioni. Io riporto le notizie senza ulteriori commenti con relative fonti per chi volesse approfondire sui temi riportati.
Kuwait: QUATTRO anni fa, con un decreto dell’Emiro, le donne kuwaitiane ottennero il diritto di voto, anche come riconoscimento — un po’ tardivo — per il ruolo che avevano avuto nella resistenza anti-iracheni durante l’invasione delle truppe di Saddam Hussein. Per due volte, nel 2006 e nel 2008, hanno fallito l’obiettivo di avere almeno una rappresentante in Parlamento benché fossero scese in lizza, rispettivamente, 28 e 26 candidate. Ieri invece, al terzo tentativo, hanno raggiunto il traguardo: quattro elette, su 16 candidate. Ma il voto per la nuova assemblea legislativa kuwaitiana, nota per il suo ruolo di contraltare spesso molto critico del governo, che è poi la principale causa dell’instabilità politica e del frequente ricorso a elezioni anticipate, ha riservato anche altre sorprese non meno significative. Per la prima volta dopo diversi anni i gruppi più radicali, i salafiti e la fratellanza islamica, perdono consensi e seggi, a vantaggio dei rappresentanti della minoranza scita e della componente liberale. Al risultato hanno contribuito le donne. Ma’souma Al Mubarak, ministro uscente alla sanità, combattiva e stimata, è risultata la prima eletta nel suo collegio e al secondo posto si è piazzata un’altra donna, Rola Dashti, considerata molto vicina alle tendenze liberali (in Kuwait non ci sono partiti) e storica attivista dei diritti femminili. Liberale è anche Assel Al Awadi, 40 anni, docente di Scienze politiche, un dottorato all’Università del Texas, che ha esultato fra le sue sostenitrici (ma c’erano anche molti uomini) parlando di «vittoria per le donne e per la democrazia». La quarta eletta è Salwa Al Jassar, pedagoga. «E’ UN GRANDE passo in avanti e si è creato un precedente nella storia dei parlamenti del Golfo», è il commento di Mohammed Al Felli, professore di diritto costituzionale all’Università del Kuwait. E il suo collega Ya’qoub Al Kandari, della facoltà di Scienze sociali, parla di «avvenimento storico anche perché le donne hanno ancora poca esperienza in politica». Molti giornali sottolineano che la rappresentanza femminile nella nuova assemblea, composta da 50 deputati, con il suo 9% è pari, se non superiore, a quella presente in molti Parlamenti occidentali. Molti commentatori sono concordi: i kuwatiani vogliono girare pagina e sono preoccupati per i pesanti effetti della crisi finanziaria sulla loro economia, basata sui proventi dell’industria petrolifera. I CONTINUI conflitti fra il Parlamento e il Governo, a opera in particolare dei deputati radicali, hanno paralizzato da tempo ogni attività politica e acuito le tensioni anche fra sunniti e sciti. Il ruolo equilibratore dell’Emiro, con una grande esperienza per essere stato a lungo primo ministro e ministro degli Esteri, è riuscito a evitare divisioni ancora maggiori e ora i risultati del voto potrebbero rimettere in pista Sheik Nasser Al Sabah, primo ministro uscente, stimatissimo dall’opinione pubblica ma inviso alle frange radicali e costretto ripetutamente alle dimissioni. Grande amico dell’Italia, Skeik Nasser ha studiato alla Sorbona, come all’estero si è laureata tutta la classe dirigente kuwaitiana, comprese le quattro donne neo deputate che smentendo le previsioni hanno segnato una svolta storica. Per il Kuwait ma anche per l’intero mondo arabo. DI OPIERANDREA VANNI tratto da http://quotidianonet.ilsole24ore.com/esteri/2009/05/18/178910-kuwait_parlamento_tinge_rosa.shtml
AFGHANISTAN :Alle presidenziali due donne sfidano Karzai
"Gli uomini non hanno fatto nulla, ora proviamo noi". Nella mischia con altri 41 candidati
18 MAGGIO 2009 - GAS IRRITANTI contro una scuola femminile. Il giorno dopo si sono presentate sui banchi solo 40 allieve su 600. E’ successo a nord di Kabul a Mahmud Raqi, la capitale della provincia di Kapisa. Il sospetto è che gli autori dell’intimidazione siano talebani, anche se gli ‘studenti di Allah’ smentiscono. «L’Afghanistan, un Paese nel quale la società tribale è ancora troppo forte», si tormenta Amin Wahidi, il giovane regista che è stato costretto a rifugiarsi in Italia solo perché aveva intenzione di produrre un documentario su un giovane kamikaze che in extremis ha deciso di rinunciare alla sua missione di morte. In questo proibitivo contesto due donne hanno deciso di mettersi in gioco per concorrere, il 20 agosto, alla carica di presidente della Repubblica. Il candidato meglio piazzato sembra ancora il capo dello Stato in carica Hamid Karzai, ma Frozan Fana e Shahla Ata si sono lanciate coraggiosamente nella mischia assieme ad altri 41 concorrenti. Frozan Fana, 40 anni, medico, look tradizionale, ossia abito lungo e velo nero, ha tenuto un comizio nei giorni scorsi. Ha parlato di «pace, sicurezza, libertà di stampa e difesa della sovranità nazionale». Il suo intento è continuare l’opera del marito Abdul Rehman, primo ministro dell’aviazione dopo l’abbattimento del regime talebano assassinato nel 2002, dopo pochi mesi di permanenza nell’incarico. «Il modo migliore per vendicare un martire è continuare la sua opera», è il motto di Frozan. L’UCCISIONE fu fatta passare come il risultato della collera vindice di un gruppo di pii pellegrini che non erano riusciti a raggiungere la Mecca per il tradizionale haji, il viaggio di purificazione che ogni musulmano dovrebbe fare almeno una volta nella sua vita. Ma non è mai stato cancellato il sospetto che Rehman sia stato eliminato da sicari mandati da rivali politici. Shahla Ata, coetanea di Frozan Fana, è tornata in Afganistan, dopo sedici anni negli Stati Uniti, per partecipare alle prime elezioni del Parlamento, la consultazione del 18 settembre 2005. E’ stata eletta ed è entrata nella commissione per le immunità dei deputati. Su Internet ha postato una sua foto con un velo leopardato. Il suo slogan è semplice: «I cittadini hanno potuto mettere alla prova gli uomini, che non hanno fatto nulla. Perché non mettere alla prova le donne?». Nel suo ufficio ha appeso un manifesto delle elezioni del 2005 e una foto dell’ex presidente Mohammad Daud Khan, ucciso nell’aprile del 1978 nel suo palazzo assieme ai familiari. La strage fu il punto cruciale di un golpe organizzato dai comunisti filosovietici. «Era un progressista — lo rimpiange — difendeva i nostri diritti». IN AFGHANISTAN appartenere al gentil sesso e avere visibilità pubblica può costare la vita. In settembre a Kandahar è stata fulminata sulla porta di casa Malalai Kakar, tenente colonnello della polizia, responsabile dell’ufficio che perseguiva i crimini contro le donne, prima iscritta all’Accademia degli allievi ufficiali nella sua città. I talebani hanno rivendicato: «Era uno dei nostri bersagli. Siamo riusciti a eliminarla». Nella stessa città in aprile è caduta in un agguato molto simile Sitara Achakzai, consigliera provinciale, paladina dei diritti dell’altra metà del cielo. Nel Parlamento afghano le donne occupano il 20% dei seggi. Una sola è arrivata all’ambito rango di ministro, ma è rimasta nel ghetto degli ‘Affari femminili’. Anche ieri la violenza talebana ha preteso il suo quotidiano tributo di sangue. Undici poliziotti sono stati uccisi in due province meridionali, Helmand e Nimroz. Un soldato ha perso la vita in quella di Zabul. di LORENZO BIANCHI tratto da http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/05/18/178911-alle_presidenziali_donne_sfidano_karzai.shtml
TURCHIA: PUNITA PER ADULTERIO, MOZZATI NASO E ORECCHIE (di Furio Morroni) ANKARA - Ancora un "delitto d'onore" in Turchia, ma stavolta di un'efferatezza senza precedenti, tanto che il Paese, pur abituato a questo cruento fenomeno, è sotto shock: una donna di 23 anni è stata mutilata del naso e delle orecchie, accoltellata all'addome e abbandonata in un campo a morire dissanguata per "lavare l'onore" della famiglia che la sospettava di avere una relazione extraconiugale. Ne ha dato notizia oggi, sdegnata, la stampa turca riferendo che teatro della raccapricciante vicenda è un villaggio nella provincia di Agri, una regione a grande maggioranza curda nella Turchia orientale alla frontiera con l'Iran e l'Armenia. La giovane, di cui sono state rese note solo le iniziali, Y.A., è stata trovata in fin di vita e ricoverata in ospedale, dove versa in gravi condizioni. La polizia ha sinora fermato otto persone ritenute responsabili delle atroci torture inflitte alla donna e della sua tentata uccisione. Secondo la stampa si tratterebbe di membri della famiglia del marito della donna, che risulta irreperibile ed è ricercato. La questione dei delitti d'onore è stata sollevata dall'Ue, che ha sollecitato la Turchia a impegnarsi per debellare questa piaga sociale in vista della sua adesione al blocco europeo. Il governo di Ankara ha in effetti inasprito le pene per i responsabili di questo genere di crimine. Ha eliminando allo stesso tempo la possibilità di riconoscere, come avveniva in passato, l'attenuante della "grave provocazione" e ha equiparato la responsabilità dei mandanti a quella degli esecutori materiali, visto che le famiglie erano solite affidare il compito di uccidere a membri minorenni (non imputabili) del clan familiare, in modo da lasciare il delitto impunito. Inoltre negli ultimi tempi il governo e le associazioni per i diritti umani hanno intensificato gli sforzi nella lotta al fenomeno, anche istituendo "squadre speciali" formate da esperti nel campo sociale e familiare, insegnanti, infermiere e religiosi che operano nelle aree a maggiore rischio. In non pochi casi è avvenuto che donne sono state uccise soltanto perché "colpevoli" di aver rivolto la parola a un estraneo, per aver richiesto la trasmissione di una canzone alla radio o, peggio, per essere state violentate. Tuttavia, a detta di molti esperti, la pratica dei delitti d'onore in Turchia è particolarmente persistente anche per la sovrapposizione di usi tribali con interpretazioni antifemminili della lettera di alcune prescrizioni del Corano da parte degli imam di campagna. Di fatto però i delitti d'onore non sono tollerati solo nel sud-est rurale del Paese a maggioranza curda, dove si registrano con maggiore frequenza, ma anche tra le fasce della popolazione meno abbiente e meno istruita di Istanbul dove, stando a un rapporto presentato venerdì nella metropoli turca da John Austin, membro britannico dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, almeno una persona a settimana è vittima di un delitto d'onore. In tutta la Turchia nel quinquennio 2003- 2007 i morti per questo crimine sono stati oltre 1.100. (articolo tratto da http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_962717493.html )
Kuwait, il Parlamento si tinge di rosa Le prime quattro elette si sono laureate all'estero. "Un grande passo per il mondo arabo". E a Kabul alle presidenziali due signore nella mischia con altri 41 candidati. In Turchia intanto le leggi tribali sono più forti dei codici, e ad una donna sospettata di adulterio hanno mozzato naso e orecchie.
Proprio con la ratio dell’interrogativo posto dal titolo di questa mia riflessione riporto le tre notizie che seguono. Due riguardano la partecipazione delle donne alle competizioni elettorali in Kuwait e in Afghanistan. L’altra riguarda le mutilazioni subìte da una donna sospettata di adulterio in Turchia. Lascio ai lettori trarre le proprie conclusioni. Io riporto le notizie senza ulteriori commenti con relative fonti per chi volesse approfondire sui temi riportati.
Kuwait: QUATTRO anni fa, con un decreto dell’Emiro, le donne kuwaitiane ottennero il diritto di voto, anche come riconoscimento — un po’ tardivo — per il ruolo che avevano avuto nella resistenza anti-iracheni durante l’invasione delle truppe di Saddam Hussein. Per due volte, nel 2006 e nel 2008, hanno fallito l’obiettivo di avere almeno una rappresentante in Parlamento benché fossero scese in lizza, rispettivamente, 28 e 26 candidate. Ieri invece, al terzo tentativo, hanno raggiunto il traguardo: quattro elette, su 16 candidate. Ma il voto per la nuova assemblea legislativa kuwaitiana, nota per il suo ruolo di contraltare spesso molto critico del governo, che è poi la principale causa dell’instabilità politica e del frequente ricorso a elezioni anticipate, ha riservato anche altre sorprese non meno significative. Per la prima volta dopo diversi anni i gruppi più radicali, i salafiti e la fratellanza islamica, perdono consensi e seggi, a vantaggio dei rappresentanti della minoranza scita e della componente liberale. Al risultato hanno contribuito le donne. Ma’souma Al Mubarak, ministro uscente alla sanità, combattiva e stimata, è risultata la prima eletta nel suo collegio e al secondo posto si è piazzata un’altra donna, Rola Dashti, considerata molto vicina alle tendenze liberali (in Kuwait non ci sono partiti) e storica attivista dei diritti femminili. Liberale è anche Assel Al Awadi, 40 anni, docente di Scienze politiche, un dottorato all’Università del Texas, che ha esultato fra le sue sostenitrici (ma c’erano anche molti uomini) parlando di «vittoria per le donne e per la democrazia». La quarta eletta è Salwa Al Jassar, pedagoga. «E’ UN GRANDE passo in avanti e si è creato un precedente nella storia dei parlamenti del Golfo», è il commento di Mohammed Al Felli, professore di diritto costituzionale all’Università del Kuwait. E il suo collega Ya’qoub Al Kandari, della facoltà di Scienze sociali, parla di «avvenimento storico anche perché le donne hanno ancora poca esperienza in politica». Molti giornali sottolineano che la rappresentanza femminile nella nuova assemblea, composta da 50 deputati, con il suo 9% è pari, se non superiore, a quella presente in molti Parlamenti occidentali. Molti commentatori sono concordi: i kuwatiani vogliono girare pagina e sono preoccupati per i pesanti effetti della crisi finanziaria sulla loro economia, basata sui proventi dell’industria petrolifera. I CONTINUI conflitti fra il Parlamento e il Governo, a opera in particolare dei deputati radicali, hanno paralizzato da tempo ogni attività politica e acuito le tensioni anche fra sunniti e sciti. Il ruolo equilibratore dell’Emiro, con una grande esperienza per essere stato a lungo primo ministro e ministro degli Esteri, è riuscito a evitare divisioni ancora maggiori e ora i risultati del voto potrebbero rimettere in pista Sheik Nasser Al Sabah, primo ministro uscente, stimatissimo dall’opinione pubblica ma inviso alle frange radicali e costretto ripetutamente alle dimissioni. Grande amico dell’Italia, Skeik Nasser ha studiato alla Sorbona, come all’estero si è laureata tutta la classe dirigente kuwaitiana, comprese le quattro donne neo deputate che smentendo le previsioni hanno segnato una svolta storica. Per il Kuwait ma anche per l’intero mondo arabo. DI OPIERANDREA VANNI tratto da http://quotidianonet.ilsole24ore.com/esteri/2009/05/18/178910-kuwait_parlamento_tinge_rosa.shtml
AFGHANISTAN :Alle presidenziali due donne sfidano Karzai
"Gli uomini non hanno fatto nulla, ora proviamo noi". Nella mischia con altri 41 candidati
18 MAGGIO 2009 - GAS IRRITANTI contro una scuola femminile. Il giorno dopo si sono presentate sui banchi solo 40 allieve su 600. E’ successo a nord di Kabul a Mahmud Raqi, la capitale della provincia di Kapisa. Il sospetto è che gli autori dell’intimidazione siano talebani, anche se gli ‘studenti di Allah’ smentiscono. «L’Afghanistan, un Paese nel quale la società tribale è ancora troppo forte», si tormenta Amin Wahidi, il giovane regista che è stato costretto a rifugiarsi in Italia solo perché aveva intenzione di produrre un documentario su un giovane kamikaze che in extremis ha deciso di rinunciare alla sua missione di morte. In questo proibitivo contesto due donne hanno deciso di mettersi in gioco per concorrere, il 20 agosto, alla carica di presidente della Repubblica. Il candidato meglio piazzato sembra ancora il capo dello Stato in carica Hamid Karzai, ma Frozan Fana e Shahla Ata si sono lanciate coraggiosamente nella mischia assieme ad altri 41 concorrenti. Frozan Fana, 40 anni, medico, look tradizionale, ossia abito lungo e velo nero, ha tenuto un comizio nei giorni scorsi. Ha parlato di «pace, sicurezza, libertà di stampa e difesa della sovranità nazionale». Il suo intento è continuare l’opera del marito Abdul Rehman, primo ministro dell’aviazione dopo l’abbattimento del regime talebano assassinato nel 2002, dopo pochi mesi di permanenza nell’incarico. «Il modo migliore per vendicare un martire è continuare la sua opera», è il motto di Frozan. L’UCCISIONE fu fatta passare come il risultato della collera vindice di un gruppo di pii pellegrini che non erano riusciti a raggiungere la Mecca per il tradizionale haji, il viaggio di purificazione che ogni musulmano dovrebbe fare almeno una volta nella sua vita. Ma non è mai stato cancellato il sospetto che Rehman sia stato eliminato da sicari mandati da rivali politici. Shahla Ata, coetanea di Frozan Fana, è tornata in Afganistan, dopo sedici anni negli Stati Uniti, per partecipare alle prime elezioni del Parlamento, la consultazione del 18 settembre 2005. E’ stata eletta ed è entrata nella commissione per le immunità dei deputati. Su Internet ha postato una sua foto con un velo leopardato. Il suo slogan è semplice: «I cittadini hanno potuto mettere alla prova gli uomini, che non hanno fatto nulla. Perché non mettere alla prova le donne?». Nel suo ufficio ha appeso un manifesto delle elezioni del 2005 e una foto dell’ex presidente Mohammad Daud Khan, ucciso nell’aprile del 1978 nel suo palazzo assieme ai familiari. La strage fu il punto cruciale di un golpe organizzato dai comunisti filosovietici. «Era un progressista — lo rimpiange — difendeva i nostri diritti». IN AFGHANISTAN appartenere al gentil sesso e avere visibilità pubblica può costare la vita. In settembre a Kandahar è stata fulminata sulla porta di casa Malalai Kakar, tenente colonnello della polizia, responsabile dell’ufficio che perseguiva i crimini contro le donne, prima iscritta all’Accademia degli allievi ufficiali nella sua città. I talebani hanno rivendicato: «Era uno dei nostri bersagli. Siamo riusciti a eliminarla». Nella stessa città in aprile è caduta in un agguato molto simile Sitara Achakzai, consigliera provinciale, paladina dei diritti dell’altra metà del cielo. Nel Parlamento afghano le donne occupano il 20% dei seggi. Una sola è arrivata all’ambito rango di ministro, ma è rimasta nel ghetto degli ‘Affari femminili’. Anche ieri la violenza talebana ha preteso il suo quotidiano tributo di sangue. Undici poliziotti sono stati uccisi in due province meridionali, Helmand e Nimroz. Un soldato ha perso la vita in quella di Zabul. di LORENZO BIANCHI tratto da http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/05/18/178911-alle_presidenziali_donne_sfidano_karzai.shtml
TURCHIA: PUNITA PER ADULTERIO, MOZZATI NASO E ORECCHIE (di Furio Morroni) ANKARA - Ancora un "delitto d'onore" in Turchia, ma stavolta di un'efferatezza senza precedenti, tanto che il Paese, pur abituato a questo cruento fenomeno, è sotto shock: una donna di 23 anni è stata mutilata del naso e delle orecchie, accoltellata all'addome e abbandonata in un campo a morire dissanguata per "lavare l'onore" della famiglia che la sospettava di avere una relazione extraconiugale. Ne ha dato notizia oggi, sdegnata, la stampa turca riferendo che teatro della raccapricciante vicenda è un villaggio nella provincia di Agri, una regione a grande maggioranza curda nella Turchia orientale alla frontiera con l'Iran e l'Armenia. La giovane, di cui sono state rese note solo le iniziali, Y.A., è stata trovata in fin di vita e ricoverata in ospedale, dove versa in gravi condizioni. La polizia ha sinora fermato otto persone ritenute responsabili delle atroci torture inflitte alla donna e della sua tentata uccisione. Secondo la stampa si tratterebbe di membri della famiglia del marito della donna, che risulta irreperibile ed è ricercato. La questione dei delitti d'onore è stata sollevata dall'Ue, che ha sollecitato la Turchia a impegnarsi per debellare questa piaga sociale in vista della sua adesione al blocco europeo. Il governo di Ankara ha in effetti inasprito le pene per i responsabili di questo genere di crimine. Ha eliminando allo stesso tempo la possibilità di riconoscere, come avveniva in passato, l'attenuante della "grave provocazione" e ha equiparato la responsabilità dei mandanti a quella degli esecutori materiali, visto che le famiglie erano solite affidare il compito di uccidere a membri minorenni (non imputabili) del clan familiare, in modo da lasciare il delitto impunito. Inoltre negli ultimi tempi il governo e le associazioni per i diritti umani hanno intensificato gli sforzi nella lotta al fenomeno, anche istituendo "squadre speciali" formate da esperti nel campo sociale e familiare, insegnanti, infermiere e religiosi che operano nelle aree a maggiore rischio. In non pochi casi è avvenuto che donne sono state uccise soltanto perché "colpevoli" di aver rivolto la parola a un estraneo, per aver richiesto la trasmissione di una canzone alla radio o, peggio, per essere state violentate. Tuttavia, a detta di molti esperti, la pratica dei delitti d'onore in Turchia è particolarmente persistente anche per la sovrapposizione di usi tribali con interpretazioni antifemminili della lettera di alcune prescrizioni del Corano da parte degli imam di campagna. Di fatto però i delitti d'onore non sono tollerati solo nel sud-est rurale del Paese a maggioranza curda, dove si registrano con maggiore frequenza, ma anche tra le fasce della popolazione meno abbiente e meno istruita di Istanbul dove, stando a un rapporto presentato venerdì nella metropoli turca da John Austin, membro britannico dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, almeno una persona a settimana è vittima di un delitto d'onore. In tutta la Turchia nel quinquennio 2003- 2007 i morti per questo crimine sono stati oltre 1.100. (articolo tratto da http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_962717493.html )
se questa e la turchia del 2009,che chiede di entrare in europa,vade retro.se questa e la turchia che ,continua a negare il genocidio armeno,vade retro,se questa e la turchia che permette la applicazione di abberranti leggi tribali,vade retro,se questa e la turchia che continua a massacrare i curdi,in iraq,violando i confini territoriali,vade retro.il governo deve rivedere tutte le posizioni che lo allontanano dalla europa,invece di avvicinarla. sono armeno,fieramente.immigrato in francia figlio di cittadini francesi ,armeni,sfuggiti ai massacri dei macellai turchi.grazie per questa commuovente e toccante testimonianza.dio ti benedica.s.q.lione,francia.
RispondiEliminabella dimostrazione di civilta.proprio degna di un paese che vuole entrare in europa.forse e il caso di rivedere tutti gli accordi.questo,alla luce dei recenti ,fatti,non,puo considerarsi ,paese civile.senza appello.gregorio massimo,bo.
RispondiEliminabene,x elezioni donne in kuwait,bene x corsa allapresidenza in afghanistan,di candidate donne,malissimo,invece,per quello che sta sucedendo,contro le donne,in turchia ed in birmania.bisogna agire diplomaticamente,subito,prima del disastro.gruppo di donne profughe da iran,turchia,afghanistan.aiutateci.
RispondiElimina