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Il democratico aveva un tumoreal cervello: con lui finisce un'era
WASHINGTON Il senatore democratico Edward Kennedy, 77 anni, è morto questa notte dopo una lunga battaglia contro un tumore al cervello. Da giorni si rincorrevano voci circa un drastico peggioramento delle sue condizioni, alimentate anche dalla sua assenza al funerale della sorella Eunice Shriver Kennedy, due settimane fa. Kennedy aveva inoltre scritto una disperata lettera ai vertici del suo Stato, il Massachusetts, chiedendo di essere sostituito nel suo ruolo di senatore a Washington il prima possibile, senza aspettare l’elezione suppletiva necessaria per legge. Il senatore, infaticabile sostenitore di Barack Obama, temeva infatti che la sua assenza nuocesse al partito al momento di votare la tanto discussa riforma sanitaria.Nato a Boston il 22 febbraio 1932, ultimogenito di Joseph Kennedy e Rose Fitzgerald, cresciuto fra New York, la Florida e l’Inghilterra, Edward Moore Kennedy si laureò ad Harvard nel 1956, dopo essere stato espulso e poi riammesso per aver falsificato un esame di spagnolo. In seguito si specializzò in legge alla University of Virginia, curando nel frattempo la campagna elettorale del fratello John, eletto presidente nel 1960. Divenuto senatore del Massachussetts nel 1962 prendendo il posto del fratello grazie a una elezione suppletiva, Ted Kennedy non lascerà più l’impegno politico, venendo eletto per otto mandati consecutivi dal 1964 al 2006. Durante gli oltre quaranta anni nelle prime fila della politica di Washington, Kennedy ha avuto un ruolo fondamentale nella definizione delle strategie della sinistra americana, contribuendo attivamente alla realizzazione di leggi di impatto decisivo sulla vita dei cittadini. La sua storia riassume in modo emblematico quella della famiglia Kennedy, il più grande clan della politica americana, segnata da grandi trionfi così come da scandali e tragedie. Dopo l’omicidio di Jfk, il 22 novembre del 1963, e dopo averne dovuto comunicare la morte al padre, Ted si salvò nel 1964 da un incidente aereo nel quale morirono il pilota e un suo assistente. Il senatore rimase per diversi mesi in ospedale con alcune costole rotte, un polmone perforato, emorragie interne e forti dolori alla schiena che non lo abbandonarono più. Fu sempre Ted nel 1968 a pronunciare l`elogio funebre di un altro fratello ucciso, Robert, al quale era profondamente legato. Dalla scomparsa del padre, nel 1969, il più giovane dei fratelli Kennedy divenne di fatto il patriarca della famiglia, oltre che il tutore dei 13 figli dei fratelli John e Robert. Lo scandalo che però ne ha segnato indelebilmente, e forse stroncato, l’ascesa politica risale alla notte del 18 luglio 1969. Di ritorno da una festa a Chappaquiddick Island, a Marthàs Vineyard, ebbe un incidente e finì in mare con l’auto. Ted Kennedy riuscì a salvarsi, lasciando però nella vettura la ragazza che era con lui, Mary Jo Kopechne. Il senatore non chiamò la polizia fino al giorno dopo, quando il corpo della donna fu ritrovato. Il 25 luglio si dichiarò colpevole di omissione di soccorso, negando però di essere ubriaco al momento dell’incidente, e fu condannato a due mesi di prigione, condanna poi sospesa. L’anno seguente Kennedy vinse nuovamente le elezioni per il Senato con il 62 per cento dei voti. Nella sua unica corsa per la presidenza, nel 1980, venne sbaragliato durante le primarie dall’allora inquilino della Casa Bianca, Jimmy Carter. In seguito, alla convention democratica di Boston nel 2004, venne celebrato definitivamente come il patriarca del partito. Nel 2005 divenne inoltre il più anziano senatore in carica dopo Robert Byrd. Nel 2006 la rivista Time lo selezionò tra i migliori dieci senatori d’America. Il più giovane dei Kennedy è divenuto negli anni uno degli ultimi baluardi della sinistra del partito democratico, sebbene al Senato fosse tra i principali promotori delle coalizioni.
Kennedy, ecco chi sono gli ultimi eredi
Da Jean Kennedy Smith a Patrick: chi guiderà la dinastia più famosa?
NEW YORKCon la morte di Ted Kennedy, «un importante capitolo della nostra storia è arrivato alla fine», ha dichiarato commosso il presidente Usa, Barack Obama. Eppure i membri della dinastia più famosa e sfortunata d’America continuano a frequentare i palazzi della politica.- Jean Kennedy Smith, ottava dei nove figli di Joseph e Rose: è l’ultima sopravvissuta della vecchia generazione. Nel 1993 venne nominata ambasciatrice d’Irlanda dall’allora presidente Bill Clinton, continuando la tradizione familiare che aveva visto suo padre Joseph ricoprire l’incarico di ambasciatore del Regno Unito sotto la presidenza Roosvelt.- Patrick Kennedy, figlio di Ted, è stato il più giovane della famiglia ad essere eletto al Senato, a 21 anni. Nel 1994 fu uno dei quattro democratici che riuscì a conquistare un seggio appartenuto ai repubblicani: da quel momento, vinse ogni elezione successiva. La sua carriera politica è stata costellata da diversi scandali, dall’ammissione di aver fatto uso di cocaina al college alla lite con un agente di sicurezza del’aeroporto di Los Angeles, messa a tacere con il pagamento di un risarcimento. Nel 2003 Kennedy venne criticato anche per aver detto di «non aver lavorato neanche un giorno in tutta la sua vita», ma si giustificò dicendo che la frase era stata decontestualizzata.- Maria Shriver, figlia di Eunice Kennedy, giornalista e moglie di Arnold Schwarzenegger, attore e governatore repubblicano della California. Nonostante le differenti idee politiche, ha sempre accompagnato il marito nelle sue battaglie politiche e nella campagna elettorale, ma in occasione delle elezioni presidenziali ha sostenuto pubblicamente Barack Obama, insieme alla cugina Caroline, figlia di John, e allo zio Ted.- Patrick Shriver, figlio di Eunice Kennedy, è attivista politico. Nel 2002 ha fondato insieme al cantante degli U2 Bono un’organizzazione non governativa per garantire uguaglianza e giustizia sociale in Africa. Quando Schwarzenegger diventò governatore della California, lo chiamò a dirigere la commissione dei Parchi nazionali. Qualche mese fa alcuni quotidiani pubblicarono la notizia che si sarebbe candidato a governatore della California nel 2010.
NEW YORKCon la morte di Ted Kennedy, «un importante capitolo della nostra storia è arrivato alla fine», ha dichiarato commosso il presidente Usa, Barack Obama. Eppure i membri della dinastia più famosa e sfortunata d’America continuano a frequentare i palazzi della politica.- Jean Kennedy Smith, ottava dei nove figli di Joseph e Rose: è l’ultima sopravvissuta della vecchia generazione. Nel 1993 venne nominata ambasciatrice d’Irlanda dall’allora presidente Bill Clinton, continuando la tradizione familiare che aveva visto suo padre Joseph ricoprire l’incarico di ambasciatore del Regno Unito sotto la presidenza Roosvelt.- Patrick Kennedy, figlio di Ted, è stato il più giovane della famiglia ad essere eletto al Senato, a 21 anni. Nel 1994 fu uno dei quattro democratici che riuscì a conquistare un seggio appartenuto ai repubblicani: da quel momento, vinse ogni elezione successiva. La sua carriera politica è stata costellata da diversi scandali, dall’ammissione di aver fatto uso di cocaina al college alla lite con un agente di sicurezza del’aeroporto di Los Angeles, messa a tacere con il pagamento di un risarcimento. Nel 2003 Kennedy venne criticato anche per aver detto di «non aver lavorato neanche un giorno in tutta la sua vita», ma si giustificò dicendo che la frase era stata decontestualizzata.- Maria Shriver, figlia di Eunice Kennedy, giornalista e moglie di Arnold Schwarzenegger, attore e governatore repubblicano della California. Nonostante le differenti idee politiche, ha sempre accompagnato il marito nelle sue battaglie politiche e nella campagna elettorale, ma in occasione delle elezioni presidenziali ha sostenuto pubblicamente Barack Obama, insieme alla cugina Caroline, figlia di John, e allo zio Ted.- Patrick Shriver, figlio di Eunice Kennedy, è attivista politico. Nel 2002 ha fondato insieme al cantante degli U2 Bono un’organizzazione non governativa per garantire uguaglianza e giustizia sociale in Africa. Quando Schwarzenegger diventò governatore della California, lo chiamò a dirigere la commissione dei Parchi nazionali. Qualche mese fa alcuni quotidiani pubblicarono la notizia che si sarebbe candidato a governatore della California nel 2010.
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