Pietro Berti

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Anchorage

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mercoledì 30 marzo 2011

La cremazione


Una pira funebre in Nepal


La cremazione è la pratica di ridurre, tramite il fuoco, un cadavere nei suoi elementi base (gas e frammenti ossei). Si tratta di una pratica molto antica: in Asia tale consuetudine si è mantenuta pressoché inalterata da millenni (si pensi all'India). Alcune culture antiche hanno creduto che il fuoco fosse un agente di purificazione e che la cremazione illuminasse il passaggio dei defunti in un altro mondo, o che ne impedisse il ritorno tra i vivi. Contrariamente a quanto si possa pensare, la cremazione non riduce il cadavere in cenere: i resti di tale pratica sono frammenti ossei friabili che, in un secondo momento, vengono sminuzzati fino a formare una cenere che poi, a seconda degli usi, delle consuetudini o delle ultime volontà della persona defunta, vengono custodite in un'urna, sepolte, sparse, o quant'altro.


Indice[nascondi]











Storia[modifica]


La cremazione è documentata tradizionalmente tra le popolazioni di stirpe indoeuropea e tra coloro che hanno adottato religioni di tale origine, come il buddhismo. Fanno eccezione a tale regola i seguaci di Zarathustra, sopravvissuti sino ad oggi come comunità Parsi che, pur appartenendo ad una religione indoeuropea, rifiutano la cremazione: venerando il fuoco, non possono permettere che esso tocchi cadaveri ritenuti impuri. Per l'eliminazione del corpo, senza dover ricorrere alla sepoltura, rito estraneo al mondo indoeuropeo, ricorrono alle "torri del silenzio". I Greci cominciarono a cremare i loro morti fin da 3.000 anni fa: la cremazione era il modo predominante di eliminare i cadaveri. L'importanza del rito faceva sì che fosse riservata alle persone più nobili e famose. A Roma la cremazione si trasformò in un'usanza così radicata da far costruire ed affittare dai parenti dei defunti loculi all'interno di un columbarium. I loculi erano delle nicchie o strutture simili, disposte orizzontalmente nelle pareti dei colombari, atte a contenere le ceneri dei morti. Presto la vendita di loculi o di interi colombari si trasformò in un lucroso commercio. Con la diffusione del Cristianesimo, la pratica della cremazione nell'impero romano decadde a favore della sepoltura. Anche se la cremazione non era esplicitamente un tabù fra i cristiani, era guardata con sospetto dalle autorità religiose e, a volte, apertamente osteggiata a causa della sua origine pagana greco-romana e per la preoccupazione che potesse interferire con la resurrezione del corpo e la sua riunione con l'anima. Un altro motivo più pratico del declino delle cremazioni fu quello della crescente penuria di legname alla fine dell'Impero Romano, materiale ovviamente indispensabile per la combustione dei cadaveri. Le cose cambiarono con l'avvento dell'Illuminismo e con Napoleone Bonaparte, il quale, tramite il celebre Editto di Saint Cloud del 1805 inerente all'obbligo di inumazione dei cadaveri in cimiteri extraurbani, sancì in gran parte la fine del monopolio della Chiesa cattolica sui corpi dei defunti, gettando le basi di quelle che sono oggi le norme legislative in materia di diritto cimiteriale. La cremazione è rimasta rara in Europa occidentale fino al XIX secolo, tranne in casi eccezionali: ad esempio, durante l'epidemia di peste nera del 1656, i corpi di 60.000 vittime furono bruciati a Napoli in una sola settimana. Dal XX secolo il termine cremazione è anche correlato allo sterminio di massa di prigionieri deportati nei lager nazisti. Il primo forno crematorio moderno è ascritto allo studioso lodigiano Paolo Gorini che lo costruì presso il cimitero di Riolo, frazione di Lodi. Seconda guerra mondiale[modifica] Nel periodo dell'Olocausto della seconda guerra mondiale numerosi forni crematori furono costruiti dai nazisti all'interno dei campi di concentramento e nei campi di sterminio. Tali strutture servirono per bruciare i corpi di migliaia di ebrei, rom ed altri prigionieri uccisi o comunque deceduti in tali campi. Nell'ultima fase della guerra il numero di prigionieri deceduti era così elevato che i forni dei campi non bastarono più a cremare la enorme quantità di cadaveri accumulatesi, che venivano ammucchiati e quindi bruciati all'aria aperta. La pratica della cremazione si aggiungeva all'atrocità dello sterminio di massa: infatti tale costume risultava profondamente offensivo verso il giudaismo ortodosso che in ragione dell'Halakha, la legge ebraica, vieta la cremazione supponendo che l'anima di una persona che vi è sottoposta non possa raggiungere la pace definitiva. Da allora, la cremazione è considerata in maniera particolarmente negativa da molti osservanti di fede ebraica. In Italia l'unico forno crematorio presente fu quello allestito nel campo di concentramento nazista della Risiera di San Sabba, a Trieste. Attualità[modifica] La cremazione è la scelta di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Nel 1963 anche la Chiesa cattolica romana, a seguito del Concilio Vaticano II con papa Paolo VI ha abolito il divieto per i propri fedeli di farsi cremare. Nell'aprile 2002 il cardinale Jorge Medina Estévez, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha annunciato la preparazione di una apposita liturgia. Tuttavia, il Codice di Diritto Canonico sostiene ancora nel canone 1176, che «la Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana». Invece la maggior parte delle chiese evangeliche e protestanti non solleva alcuna obiezione contro la cremazione. Le Chiese ortodosse, al contrario, la vietano in maniera assoluta, prediligendo l'inumazione. In Italia[modifica] Monumento a Paolo Gorini - Lodi Il primo forno crematorio moderno funzionava a gas illuminante e fu installato nel Cimitero monumentale di Milano. Esso venne progettato e costruito dai Professori Polli e Clericetti espressamente per effettuare la cremazione del banchiere milanese Keller che avvenne il 22 febbraio 1876 sul cadavere imbalsamato di questi, deceduto due anni prima. Alla cremazione assistette Paolo Gorini, che già si interessava a nuovi sistemi per lo smaltimento rapido dei cadaveri. Egli si rese conto che l'impianto di Polli e Clericetti era troppo complicato, delicato e costoso, per cui inventò e costruì nello stesso anno il suo modello di forno crematorio che ebbe un successo mondiale per la semplicità, l'economicità di produzione ed esercizio (funzionava con fascine di pioppo sul principio della fiamma indiretta). Il forno Gorini fu installato nel nuovo Crematorio di Londra e quindi a Bombay e fu adottato perfino in Giappone. Forni sul principio Gorini hanno funzionato quanto meno in Italia, fino agli anni '70/'80, in seguito furono modificati a gasolio e quindi sostituiti con impianti moderni allorché in quegli anni la cremazione prese a diffondersi a livello di massa. Esso fu un impianto mirabile e di straordinaria efficienza, ma non fu il primo apparecchio crematorio.[1] Allo stesso Gorini si deve la diffusione in Italia della cremazione, che nel 1876-1877 progettò il forno crematorio nel cimitero di Riolo, frazione di Lodi. In Italia è praticata in circa il 10% dei casi[2], anche per l'assenza di strutture attrezzate, presenti solamente in una quarantina di province soprattutto al Centro-Nord. Una certa inversione di tendenza è testimoniata dal fatto che nelle due principali metropoli del Nord Italia, Torino e Milano, la percentuale supera il 50%[3]. Negli ultimi decenni la spinta a emanare normative relative alla cremazione si è fatta sempre più decisa. Importanti, in tal senso, sono state alcune leggi promulgate tra il 1987 e il 1990, che non consentivano ancora, però, la dispersione delle ceneri, che dovevano invece essere conservate all'interno del cinerario comune. L'inadeguatezza della legge, soprattutto in merito alla dispersione delle ceneri, ha spinto il Parlamento italiano a discutere di un suo aggiornamento nel corso della tredicesima legislatura e, nel marzo 2001, è stata promulgata la Legge n.130. La principale novità del testo è data dal venir meno del divieto di dispersione delle ceneri. È caduto conseguentemente l'obbligo di conservazione nei cimiteri, per tale motivo, ora, le ceneri vengono consegnate direttamente ai famigliari. La dispersione potrà essere effettuata in spazi aperti (mare, bosco, montagna, campagna, …), in aree private, oppure in spazi riservati all'interno dei cimiteri: non potrà avvenire all'interno dei centri urbani. Sarà anche possibile conservare l'urna in casa, purché vi sia riportato il nome del defunto. La legge dà anche indicazioni alle amministrazioni locali per la costruzione di crematori, e istituisce il divieto di trarre lucro dalla dispersione delle ceneri. Peraltro, la nuova legge attribuisce al Ministro della sanità il compito di provvedere alla modifica del regolamento di polizia mortuaria, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n.285, allo scopo di disciplinare proprio la dispersione delle ceneri. La Regione Lombardia ha approvato la legge n. 22 del 2003 sui problemi cimiteriali, così pure hanno provveduto a legiferare altre Regioni Italiane come la Toscana, l'Emilia-Romagna, la Liguria e altre. Dal 14 febbraio 2004 in Lombardia è possibile disperdere le ceneri in natura oppure affidarle a qualche parente per la conservazione nel proprio domicilio. Alcuni considerano la cremazione come una pratica igienica, perché evita la decomposizione del corpo, ed ecologica, perché in linea di principio richiede minori spazi e costi. La legge ha individuato tre modalità per ottenere la cremazione: affidare le proprie volontà al congiunto più prossimo che, al momento del decesso, chiede l'autorizzazione per la cremazione al Sindaco del Comune dove è avvenuto il decesso. Se vi sono più congiunti di pari grado (es. figli) questi devono essere tutti d'accordo. lasciare indicazioni precise nelle disposizioni testamentarie; iscriversi a una società per la cremazione che curerà l'esecuzione delle volontà dell'iscritto e la farà valere anche in caso di familiari dissenzienti. Le Società per la Cremazione (SOCREM) provvedono all'espletamento di tutta la parte burocratica ed assistono i congiunti. Note[modifica] ^ MACCONE L., Storia documentata della Cremazione presso i popoli antichi e moderni con speciale riferimento all'igiene, 57-58, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo 1932 ^ Oltre Magazine - La cremazione in Italia 2008 ^ Cremazioni in Italia Bibliografia[modifica] Michele Aramini, 1500 grammi di cenere: cremazione e fede cristiana. Milano, Ancora, 2006. ISBN 978-88-514-0390-4. Cesare Capone, Uomini in cenere: cremazione dalla preistoria a oggi. Roma, Editori riuniti, 2004. ISBN 88-359-5537-8. Marcella Filippa. La morte contesa: cremazione e riti funebri nell'Italia fascista. Torino, Paravia scriptorium, 2001. ISBN 88-395-6247-8. Marie-Abdon Santaner, Polvere o cenere? Sepoltura e cremazione. Padova, Messaggero, 2000. ISBN 88-250-0729-9. Angelo Colombo, La cremazione. Milano, Giuseppe Palma Editore-Tip. Riformatorio Patronato, 1893. Rodolfo Fini, La cremazione servizio di stato nel mondo di domani: conferenza tenuta in Firenze all'Universita popolare il 15 ottobre 1964, Firenze, Societa per la cremazione, 1964. Societa di cremazione , La cremazione, Torino, Tip. E. Schioppo, 1914. Societa di Alessandria per la cremazione "Gaetano Pini", Alessandria, Tipo-lit. G. M. Piccone, 1887. Gaetano Pini, La cremazione dei morti: ricordi e notizie, Milano, Giuseppe Civelli, 1880. Ettore Camaschella, La società novarese di cremazione a un secolo dalla sua nascita, Novara, Tip. La cupola, 1977. Arturo Colletti, La cremazione, Genova, Tip. del Serafino d'Assisi, 1905. Felice Porretta: da , La cremazione: conferenza tenuta al circolo B. Carlo Spinola e ripetuta nella basilica di S. Siro la sera del di 13 aprile 1905, Genova, Tip. della gioventu, 1905. Cesare Musatti <1845-1930>, Cremazione e medicina forense: lettura tenuta all'ateneo veneto il 20 luglio 1876, Padova, Tip. P. Prosperini, 1876. Marina Sozzi, Luoghi e non-luoghi dei morti: la cremazione in Occidente in eta moderna e contemporanea, [s.l.], [s.e.], 2004. Maria Vittoria Panico, La cremazione a Torino dal 1880 al 1915, Tesi di laurea, rel. Giovanni De Luna, Torino, Universita degli studi, 1996/97 Gianluca D'Elia, Storia della cremazione a Perugia. 1884-2005, Perugia, Futura, 2005 in "Quaderni storici del Comune di Perugia". Voci correlate[modifica] Imbalsamazione Mummificazione Sepoltura Paolo Gorini Altri progetti[modifica] Wikisource contiene opere originali sulla Cremazione Wikimedia Commons contiene file multimediali su Cremazione Wikizionario contiene la voce di dizionario «Cremazione» Collegamenti esterni[modifica] ICREM istituto della cremazione e dispersione ceneri IDICEN associazione nazionale di cremazione e dispersione ceneri Mappa dei crematori italiani, dal sito "Crematorio.eu" Info dal sito UAAR da cui è stato attinto materiale per la redazione di questa voce Federazione italiana per la cremazione Associazione per la cremazione



Statistiche cremazione L’evoluzione della cremazione in Italia In Italia la cremazione di cadaveri, nel corso del 2007, si è avvicinata alle 60.000 unità (per la precisione 58.554 unità, su un numero di decessi di quasi 570.601. Incide, pertanto nel 10,3 % del totale delle sepolture. La cremazione è passata da circa 3.600 unità nel 1987, anno in cui venne introdotta la gratuità della cremazione, alle circa 30.000 del 2000. Successivamente, all’inizio del 2001, la cremazione divenne ordinariamente a pagamento, come anche la inumazione in campo comune. La onerosità non incise più di tanto nel trend rialzista, tanto che nel giro di cinque anni la cremazione ha raggiunto e superato le 48.000 unità annue. E’ probabile che la cremazione passi dal 10,3% attuale al 30% nel 2050 (valori medi italiani, ma profondamente diversi tra Nord, Centro e Sud). I due scenari alternativi, rispettivamente di minima e di massima, possono vedere la cremazione raggiungere il 25% e il 35%. In termini numerici si ritiene probabile un numero di cremazioni nel 2050 prossimo alle 178.000 unità (contro le 48.837 del 2005). Lo scenario minimo prevede 148.000 cremazioni e quello massimo quasi 208.000. Quanto incide oggi la cremazione in Europa? In tutta Europa è in atto una crescita della cremazione, che comprime le forme di sepoltura tradizionali (in genere è più diffusa la inumazione in terreno che non la tumulazione). La media europea per l’anno 2002 vede la cremazione al 34% delle preferenze della popolazione. Dove si trovano i dati statistici?Le statistiche più aggiornate sulla evoluzione della cremazione in Italia, come anche dell’andamento della mortalità e delle forme di sepoltura, sono elaborate annuamente dalla SEFIT (Federazione dei Servizi Funerari Italiani). Di seguito se ne riporta una sintesi per l’anno 2007. Le cremazioni effettuate nel corso del 2007 sono cresciute del 10,5% rispetto all’anno precedente, traducendosi in un aumento di 5.541 unità.Nel 2007 si sono registrate a consuntivo 58.554 cremazioni di feretri, contro le 53.013 del 2006. L’ISTAT ha recentemente diffuso i dati sulla mortalità 2007, anno in cui si sono registrati 570.601 decessi. Quindi l’incidenza effettiva della cremazione sul totale delle sepolture è del 10.3% per l’anno 2007 (contro il 9,5% a consuntivo del 2006). Analizzando il dato territoriale si può valutare che le regioni che hanno registrato un maggior incremento percentuale delle cremazioni rispetto al 2006 sono state: Lombardia (+29,7%), Veneto (+11,4%) ed Emilia-Romagna (+11,6%), cioè quelle con buona dotazione di impianti.Quelle invece che rispetto all’anno precedente hanno registrato una crescita numerica più elevata sono state: Lombardia (+1.980), Emilia Romagna (+548), Toscana (+497) e Piemonte (+433). Il ricorso alla cremazione continua ad avvenire soprattutto al Nord, che ha una maggiore presenza di impianti, ma anche al Centro. Nel corso del 2007 è entrato in funzione un crematorio, a Domodossola.Milano, Roma, Genova e Torino sono, come nel 2006, le città col maggior numero di cremazioni effettuate, rispettiva-mente con 7.729, 5.703, 4.021, 3.488 (anche se è bene chiarire che si tratta di cremazioni svolte per un’area che spesso è almeno provinciale, se non ancor più estesa).Le città invece che registrano il minor numero di cremazioni sono: Ascoli Piceno (99), Palermo (146), La Spezia (200) e Cagliari (213). La regione in assoluto dove si crema di più è la Lombardia (che è tra quelle meglio dotate di impianti di cremazione), con 17.413 cremazioni, seguita da Emilia-Romagna e Veneto, nelle quali si effettuano oltre 6.000 cremazioni l’anno.

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