L'espressione politicamente corretto (traduzione letterale dell'inglese politically correct) designa una linea di opinione e un atteggiamento sociale di estrema attenzione al rispetto generale, soprattutto nel rifuggire l'offesa verso determinate categorie di persone. Qualsiasi idea o condotta in deroga più o meno aperta a tale indirizzo appare quindi, per contro, politicamente scorretta (politically incorrect): cioè, alla stregua di questa visione, inaccettabile e sbagliata.
L'opinione, comunque espressa, che voglia aspirare alla correttezza politica dovrà perciò apparire chiaramente scevra, nella forma e nella sostanza, da ogni tipo di pregiudizio razziale, etnico, religioso, di genere, di età, di orientamento sessuale, o relativo a disabilità fisiche o psichiche della persona.
L'uso dell'espressione nell'accezione corrente può ricondursi negli anni trenta agli ambienti di intellettuali statunitensi di sinistra d'ispirazione comunista dove il politicamente corretto era segno di distinzione e di appartenenza all'ortodossia ideologica del partito.[1]
Indice[nascondi]
1 Il politicamente corretto nel linguaggio
2 Critiche
3 Note
4 Bibliografia
5 Collegamenti esterni
Il politicamente corretto nel linguaggio[modifica]
Politically Correct è anche il successivo movimento di idee d'ispirazione liberal e radical delle università americane (in particolare nella University of Michigan ad Ann Arbor, Michigan) che alla fine degli anni ottanta si proponeva, nel riconoscimento del multiculturalismo, la riduzione di alcune consuetudini linguistiche giudicate come discriminatorie ed offensive nei confronti di qualsiasi minoranza per cui: afro-americans (afro-americani) sostituisce blacks, niggers e negros (negri), gay sostituisce i molti appellativi riservati agli omosessuali, diversamente abile sostituisce varie espressioni che erano politicamente corrette in passato (minorato, l'anglicismo handicappato, poi portatore di handicap, disabile), disoccupato sostituisce nullafacente.
Il movimento nacque in risposta al rapido aumento di episodi di razzismo tra gli studenti; furono approntati ed imposti dei codici di condotta verbale (speech codes) con i quali si voleva scoraggiare l'uso di epiteti offensivi: il ripetuto mancato rispetto di questi codici veniva sanzionato con richiami ufficiali che avrebbero potuto influire negativamente sulla carriera accademica.
Critiche[modifica]
Il politicamente corretto viene spesso accusato di essere una forma di conformismo linguistico, una sorta di pensiero unico che limita la libertà d'espressione oltreché una forma di ipocrisia[2] istituzionale, che si limita a cambiare la "forma", cioè le parole, senza intervenire sostanzialmente sul problema. Un modo per rimuovere le parole ma non (necessariamente) i problemi: chiamare afroamericani e diversamente abili gli ex negri e gli ex handicappati infatti è ben altra cosa dal rimuovere il razzismo e le barriere architettoniche. Viene inoltre molto criticato il bizantinismo di certe definizioni che sfumano negli anni: quelli un tempo chiamati brutalmente minorati sono divenuti prima invalidi, successivamente handicappati, poi portatori di handicap, quindi disabili ed infine diversamente abili. Classico è pure il ricorso alla definizione negativa: non vedenti per ciechi, non udenti per sordi, non deambulanti per para o tetraplegici, definizioni, oltre che inesistenti nel lessico medico, quasi sempre sdegnosamente rifiutate, come inutile ipocrisia in assenza di concreti vantaggi, dagli enti di tutela delle categorie interessate.
Secondo Furio Colombo il politicamente corretto non si propose di "risolvere" determinati problemi, ma ha inteso invece fissare delle norme preliminari per una civile discussione su di essi, come del resto lui spiega in America e libertà, rivolgendosi a un certo gruppo etnico o culturale nei termini che il gruppo stesso ha scelto, si dimostrano un rispetto e una volontà di dialogo che aumentano le possibilità di successo nella discussione successiva.
Secondo gli organizzatori della Campagna contro la correttezza politica, l'adozione di termini non offensivi nei riguardi di determinate categorie viene sancita senza interpellare le categorie stesse, il che costituisce già un fattore di discriminazione.[3]
Note[modifica]
^ Italianistica. A margine del "politicamente corretto"
^ Per eliminare riferimenti ritenuti sessisti, alcuni esponenti del movimento proposero di sostituire la parola waitron (American Heritage Dictionary) a waiter e waitress (cameriere) e il consiglio comunale della città di Sacramento propose di sostituire al termine manhole (tombino) la parola personhole, optando alla fine per "maintainance hole". ([1], [2])
^ (EN) FAQ sul sito ufficiale di Campaign Against Political Correctness
Bibliografia[modifica]
America e libertà: Da Alexis de Tocqueville a George W. Bush, Furio Colombo, Baldini Castoldi Dalai, 2005
Igiene verbale. Il politicamente corretto e la libertà linguistica, Crisafulli Edoardo, Vallecchi, 2004
L'ombra del potere. Il lato oscuro della società: elogio del politicamente scorretto, Bonvecchio C., Risé C., Red, Como, 1998
Le buone maniere, D'Urzo V., Il Mulino, 1997, ISBN 88-15-05998-9
La cultura del piagnisteo. La saga del politicamente corretto, Hughes R., Adelphi, 1994, ISBN 88-459-1093-8
Il razzismo è una gaffe. Eccessi e virtù del «Politically correct», Baroncelli Flavio, Donzelli, 1996, ISBN 88-7989-206-1
La macchia umana, Philip Roth, Einaudi
Collegamenti esterni[modifica]
(EN) The origin and nature of Political Correctness (Natura ed origine del Politicamente Corretto)
Pistola dell'ostrega, articolo di Umberto Eco su L'espresso (rubrica: La bustina di Minerva)
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Politicamente_corretto"
Categorie: Pratiche politiche Sociolinguistica
L'opinione, comunque espressa, che voglia aspirare alla correttezza politica dovrà perciò apparire chiaramente scevra, nella forma e nella sostanza, da ogni tipo di pregiudizio razziale, etnico, religioso, di genere, di età, di orientamento sessuale, o relativo a disabilità fisiche o psichiche della persona.
L'uso dell'espressione nell'accezione corrente può ricondursi negli anni trenta agli ambienti di intellettuali statunitensi di sinistra d'ispirazione comunista dove il politicamente corretto era segno di distinzione e di appartenenza all'ortodossia ideologica del partito.[1]
Indice[nascondi]
1 Il politicamente corretto nel linguaggio
2 Critiche
3 Note
4 Bibliografia
5 Collegamenti esterni
Il politicamente corretto nel linguaggio[modifica]
Politically Correct è anche il successivo movimento di idee d'ispirazione liberal e radical delle università americane (in particolare nella University of Michigan ad Ann Arbor, Michigan) che alla fine degli anni ottanta si proponeva, nel riconoscimento del multiculturalismo, la riduzione di alcune consuetudini linguistiche giudicate come discriminatorie ed offensive nei confronti di qualsiasi minoranza per cui: afro-americans (afro-americani) sostituisce blacks, niggers e negros (negri), gay sostituisce i molti appellativi riservati agli omosessuali, diversamente abile sostituisce varie espressioni che erano politicamente corrette in passato (minorato, l'anglicismo handicappato, poi portatore di handicap, disabile), disoccupato sostituisce nullafacente.
Il movimento nacque in risposta al rapido aumento di episodi di razzismo tra gli studenti; furono approntati ed imposti dei codici di condotta verbale (speech codes) con i quali si voleva scoraggiare l'uso di epiteti offensivi: il ripetuto mancato rispetto di questi codici veniva sanzionato con richiami ufficiali che avrebbero potuto influire negativamente sulla carriera accademica.
Critiche[modifica]
Il politicamente corretto viene spesso accusato di essere una forma di conformismo linguistico, una sorta di pensiero unico che limita la libertà d'espressione oltreché una forma di ipocrisia[2] istituzionale, che si limita a cambiare la "forma", cioè le parole, senza intervenire sostanzialmente sul problema. Un modo per rimuovere le parole ma non (necessariamente) i problemi: chiamare afroamericani e diversamente abili gli ex negri e gli ex handicappati infatti è ben altra cosa dal rimuovere il razzismo e le barriere architettoniche. Viene inoltre molto criticato il bizantinismo di certe definizioni che sfumano negli anni: quelli un tempo chiamati brutalmente minorati sono divenuti prima invalidi, successivamente handicappati, poi portatori di handicap, quindi disabili ed infine diversamente abili. Classico è pure il ricorso alla definizione negativa: non vedenti per ciechi, non udenti per sordi, non deambulanti per para o tetraplegici, definizioni, oltre che inesistenti nel lessico medico, quasi sempre sdegnosamente rifiutate, come inutile ipocrisia in assenza di concreti vantaggi, dagli enti di tutela delle categorie interessate.
Secondo Furio Colombo il politicamente corretto non si propose di "risolvere" determinati problemi, ma ha inteso invece fissare delle norme preliminari per una civile discussione su di essi, come del resto lui spiega in America e libertà, rivolgendosi a un certo gruppo etnico o culturale nei termini che il gruppo stesso ha scelto, si dimostrano un rispetto e una volontà di dialogo che aumentano le possibilità di successo nella discussione successiva.
Secondo gli organizzatori della Campagna contro la correttezza politica, l'adozione di termini non offensivi nei riguardi di determinate categorie viene sancita senza interpellare le categorie stesse, il che costituisce già un fattore di discriminazione.[3]
Note[modifica]
^ Italianistica. A margine del "politicamente corretto"
^ Per eliminare riferimenti ritenuti sessisti, alcuni esponenti del movimento proposero di sostituire la parola waitron (American Heritage Dictionary) a waiter e waitress (cameriere) e il consiglio comunale della città di Sacramento propose di sostituire al termine manhole (tombino) la parola personhole, optando alla fine per "maintainance hole". ([1], [2])
^ (EN) FAQ sul sito ufficiale di Campaign Against Political Correctness
Bibliografia[modifica]
America e libertà: Da Alexis de Tocqueville a George W. Bush, Furio Colombo, Baldini Castoldi Dalai, 2005
Igiene verbale. Il politicamente corretto e la libertà linguistica, Crisafulli Edoardo, Vallecchi, 2004
L'ombra del potere. Il lato oscuro della società: elogio del politicamente scorretto, Bonvecchio C., Risé C., Red, Como, 1998
Le buone maniere, D'Urzo V., Il Mulino, 1997, ISBN 88-15-05998-9
La cultura del piagnisteo. La saga del politicamente corretto, Hughes R., Adelphi, 1994, ISBN 88-459-1093-8
Il razzismo è una gaffe. Eccessi e virtù del «Politically correct», Baroncelli Flavio, Donzelli, 1996, ISBN 88-7989-206-1
La macchia umana, Philip Roth, Einaudi
Collegamenti esterni[modifica]
(EN) The origin and nature of Political Correctness (Natura ed origine del Politicamente Corretto)
Pistola dell'ostrega, articolo di Umberto Eco su L'espresso (rubrica: La bustina di Minerva)
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Politicamente_corretto"
Categorie: Pratiche politiche Sociolinguistica
Nessun commento:
Posta un commento