Pietro Berti

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mercoledì 15 luglio 2009

Sicurezza, da Napolitano sì con riserva«Riflettere su ronde e reato clandestinità»


Palazzo Chigi: «soddisfatti, terremo conto delle valutazioni»
Sicurezza, da Napolitano sì con riserva«Riflettere su ronde e reato clandestinità»
Il Colle accompagna la promulgazione con una lettera di 5 pagine al governo: «Stop a provvedimenti eterogenei»


NOTIZIE CORRELATE
Pera: «Da Napolitano comportamento che esula dai poteri a lui assegnati» (15 luglio 2009)
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Giorgio Napolitano (Ansa) ROMA - Il presidente Napolitano ha promulgato la legge sulla sicurezza approvata dal Parlamento il 2 luglio. Ma contestualmente ha inviato una lettera al presidente del Consiglio e ai ministri dell'Interno e della Giustizia (e per conoscenza ai presidenti di Camera e Senato) in cui esprime «forti perplessità e preoccupazioni» sul provvedimento, in particolare sul reato di clandestinità e sulle ronde.
REATO CLANDESTINITÀ E RONDE - Nella lettera di cinque pagine, Napolitano indica le «rilevanti criticità» della legge, che pure promulga - spiega il Colle - per non sospendere norme che rafforzano il contrasto alla criminalità organizzata. Indice puntato in particolare contro il reato di clandestinità e il via libera alle ronde, delle quali - dice il presidente - è urgente definire limiti e compiti attraverso il decreto ministeriale di attuazione, per ridurre «al minimo allarmi e tensioni nell'applicazione della normativa in questione, anche sotto il profilo dell'aggravio che possa derivarne per gli uffici giudiziari». Napolitano sottolinea inoltre il carattere «disomogeneo ed estemporaneo» del provvedimento, non basato sulle necessarie «sistematicità e organicità», tanto che «il nostro ordinamento giuridico risulta seriamente incrinato da norme oscuramente formulate, contraddittorie, di dubbia interpretazione o non rispondenti a criteri di stabilità e certezza della legislazione». È indispensabile, scrive, porre termine a prassi che portano all'approvazione di «provvedimenti eterogenei nei contenuti e frutto di un clima di concitazione e di vera e propria congestione che sfuggono alla comprensione dell'opinione pubblica e rendono sempre più difficile il rapporto tra il cittadino e la legge». Inoltre mette in luce «l'effetto paradossale e contraddittorio» che il combinato disposto delle nuove norme produce su chi viene espulso perché immigrato clandestino ma poi riesce a rientrare in Italia. Oggi risulterà «non più punibile o punibile solo con ammenda», mentre fino a ieri, ricorda il Quirinale, rischiava la reclusione da uno a cinque anni.
DUBBI DI IRRAGIONEVOLEZZA - Il capo dello Stato ricorda poi la genesi e l’evoluzione che il provvedimento ha avuto, con la richiesta di fiducia su tre maxi emendamenti. «Gli originari 20 articoli del ddl - osserva - divennero ben presto 66 nel testo licenziato dall’assemblea del Senato il 5 febbraio 2009 venendo poi accorpati in tre attraverso la presentazione di tre maxi-emendamenti sui quali il governo appose la questione di fiducia alla Camera: fiducia ottenuta il 14 maggio 2009 e poi nuovamente apposta al Senato sul medesimo testo per la definitiva approvazione del 2 luglio».

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