Pietro Berti

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VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

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Anchorage

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giovedì 10 marzo 2011

Bulgari acquistata dai Francesi


l'INTERVISTA
Bulgari, i gioielli e le attrici"Ho venduto la Dolce Vita"
Il presidente della famosa casa orafa ricorda gli anni dello splendore tra Roma e Hollywood e ripercorre le tappe che l'hanno portato a scegliere la vendita al francese Arnault: "Non c'è stato un solo italiano disposto ad allearsi con noi. Totale disattenzione all'eccellenza: per la mostra sui nostri 125 anni non è venuta una sola istituzione, in Francia è venuta tutta la Parigi che conta"di ETTORE LIVINI

È stato preso a male parole da Anna Magnani quando aveva solo 20 anni ("ma come vi permettete di farmi servire da 'sto moccioso!)". Ha fatto da "casco blu" tra Liz Taylor e Richard Burton quando un giorno sì e uno no ("spesso un po' alticci...") piombavano litigando nel negozio di famiglia in via Condotti - anno domini 1963 - per far pace a colpi di smeraldi e diamanti. Ha disegnato collier finiti al collo di tre generazioni di Oscar hollywoodiani, da Sofia Loren a Meryl Streep fino a Nicole Kidman.Eppure oggi - 24 ore dopo aver girato l'azienda di famiglia a Bernard Arnault in cambio del 3% di Lvmh (con la regia di Credit Suisse) - per Paolo Bulgari è il momento della commozione. E di un po' di rabbia. "La prego di capirmi, sono ancora troppo emozionato". Poi apre il cassetto dei ricordi. Uno scrigno pieno di gioielli e aneddoti che - dalla Dolce Vita ai nuovi ricchi del terzo millennio, dalla bottega aperta nel 1884 dal nonno greco Sotirios Bulgaris fino alla multinazionale di oggi - sono la fotografia in chiaroscuro dell'Italia di questi decenni: tanta creatività, tanto spirito d'iniziativa ma alla fine "una cronica incapacità delle istituzioni a far sistema - come dice Bulgari - per sostenere le nostre eccellenze". Partiamo dalla fine, Bulgari. Perché vendere se poi è così dispiaciuto?"È stato un passo inevitabile.
Ci stiamo ragionando da tempo. La famiglia è sempre più grande. Tanti figli, cugini e nipoti. Il prossimo passaggio generazionale rischiava di essere complicato. E per senso di responsabilità verso i 4mila dipendenti abbiamo preso questa decisione. Come può immaginare, con grande sofferenza personale".Perché avete venduto ai francesi?"Perché non c'è stato un italiano disposto ad allearsi con noi! E non sa quanto mi spiace. Per cinque anni abbiamo cercato partner tricolori, pronti anche ad andare in minoranza. Ci hanno risposto tutti picche. Certo rimane un po' d'amarezza per questo Paese...".In che senso? "C'è una totale disattenzione all'eccellenza. Mi tolgo un sassolino dalla scarpa: noi diamo lavoro a tanta gente in Italia, siamo un gruppo trasparente che non ha mai avuto bisogno della politica. Mi immaginavo che alla mostra per i nostri 125 anni a Roma venisse a trovarci qualche istituzione".E invece?"Non è venuto nessuno. Quando abbiamo replicato in Francia al Grand Palais l'anno scorso c'erano 5mila persone con tutta la Parigi che conta".Un bel risultato per chi ha iniziato da artigiano..."Lo spirito artigianale resta il nostro segreto. Mio nonno è arrivato a Roma dall'Epiro per vendere argenti in strada. Io sono entrato a bottega a 18 anni. Ero uno studente di Legge con il bernoccolo dell'architettura, convinto da un padre suadente a lavorare con lui. Niente week-end, nessun orario, era un'altra Italia. Ho rubato i segreti del mestiere a zio e papà un po' alla volta. E ora sono ancora qui, cinquant'anni dopo, che continuo a disegnare collier, anelli e braccialetti".Ingrid Bergman, Sharon Stone, Claudia Cardinale, Monica Vitti, Romy Schneider. Mezza Hollywood e quasi tutta Cinecittà hanno indossato le vostre creazioni. Qual è la cliente o il gioiello che ricorda con più affetto?"Vuol saperlo davvero? Una collana di rubini, al collo di mia figlia di 15 anni. Ho la foto qui con me".Nostalgia della Dolce Vita a Roma?"Altri tempi. Allora c'era tanto ottimismo. Roma contava più di Parigi. I grandi compratori di gioielli erano gli americani e gli italiani. I francesi, con buona pace di Arnault, non erano allora né sono oggi grandi clienti. Questione di oculatezza...".Certo non badavano a spese Richard Burton e Liz Taylor..."Può dirlo! Erano qui per girare "Cleopatra". Innamoratissimi. Litigiosissimi. E spesso alticci. Arrivavano come due furie nel negozio di via Condotti. E lui, per far pace, le regalava una gioia".Beata lei e beati voi. Ha avuto compratori più difficili?"Un vero choc per me è stata Anna Magnani. Entrò in negozio. "Vai a servirla" mi dissero. Io avrò avuto sì e no 20 anni e lei, che aveva un carattere forte, non la mandò giù. "Sono una grande cliente - disse - chi è questo ragazzino?" Mi trattò malissimo".È vero che Audrey Hepburn, la Holly Golightly di "Colazione da Tiffany", si serviva da voi?"Siamo gioiellieri riservati.... Ma credo di averla vista entrare qualche volta in negozio".Cosa piaceva di Bulgari a queste star?"La creatività e il lavoro artigianale. Abbiamo inventato i gioielli multicolori quando a Parigi tagliavano solo diamanti...".Oggi i tempi sono cambiati. Da voi vengono Madonna, Tina Turner. Altro stile, non le pare?"Sì. Ma la vera rivoluzione è che il baricentro del mercato si è spostato verso Medio Oriente e Asia".E la vecchia bottega di nonno Sotirios è diventata una grande azienda quotata in Borsa..."Era un passo inevitabile. Nel '95 abbiamo deciso di accelerare l'espansione e ci siamo quotati. Abbiamo perso flessibilità. Ma siamo entrati in un agone più grande. Non sono pentito".Tanta gente fatica a permettersi l'indispensabile. Che effetto fa disegnare oggetti "superflui" da decine di migliaia di euro?"Vendiamo anche gioielli da mille euro. Certo non è poco. Ma le assicuro che la bellezza di un oggetto non la fa il prezzo. Creare un bel gioiello che costa poco è la sfida più affascinante".Adesso che farà? Va in pensione? "Scherza? Non ha idea di quanto mi sia costata questa operazione. Ma la vita continua. Domani sono di nuovo in azienda a studiare gioielli". (9.03.11)


Campagna d'Italia con grandeur: Bulgari a Lvmh, prove d'intesa Edf-A2A, ai francesi il 50% di Edison
articoli di Moussanet, Galvagni, Filippetti

Pesce grande mangia pesce piccolo. Comunque la si voglia vedere e per quanto si sottolinei - giustamente - la capacità tutta italiana di creare piccole e medie imprese di livello internazionale, finisce sempre così. E questo è il segno della crescente presenza francese in Italia. L'operazione Lvmh-Bulgari conferma questa regola ed è solo l'ultima di una lunghissima serie di intrecci finanziari in cui a vincere sono i francesi.

Gli esempi più evidenti vengono dal fronte energetico. Dove tra i colossi parigini e le municipalizzate della penisola, dalla Lombardia a Roma, la gara è persa in partenza. Proprio in questi giorni (di veda l'articolo in questa pagina) si sta trattando il passaggio di Edison in mani francesi, salvo uno stop politico. D'altronde, il presidente di Edf Henri Proglio era stato chiaro: «I patti sociali si devono evolvere». E non possono che evolvere in una direzione.Lo stesso vale per Acea e Gdf Suez, il gruppo che dopo la mega acquisizione di International Power è diventato leader mondiale indipendente nella produzione di elettricità, in diretta competizione proprio con Edf. Cavalli di Troia per combattenti che hanno ben altre armi rispetto a quelle che è in grado di schierare l'Italia.
In campo nucleare, sempre che davvero prima o poi si costruiscano delle centrali atomiche sul territorio italiano, accadrà lo stesso. O davvero qualcuno pensa che i leader mondiali dell'energia nucleare - da Edf ad Areva passando per Gdf - possano giocare non da protagonisti? Bnp Paribas, con Bnl, sta rapidamente viaggiando verso l'obiettivo dei mille sportelli. Un traguardo che dovrebbe raggiungere ancora prima Crédit Agricole. Passato attraverso la partecipazione in Intesa Sanpaolo, ha ormai una presenza importante sull'intero territorio, grazie a Cariparma, a FriulAdria, alla Cassa di risparmio di La Spezia e alle agenzie che gli vengono trasferite direttamente da Intesa.
Senza dimenticare che proprio l'Agricole, quella che i francesi chiamano la "banque verte", si candida insieme a Société Générale a rilevare Pioneer da UniCredit. E così andrà a finire se non si riuscirà a creare un polo italiano del risparmio gestito.

L'accordo con Montepaschi assicura ad Axa una crescita sostenuta nel settore della bancassicurazione. E comunque anche dalle parti di un grande competitor come Generali si parla molto francese. Prima con Antoine Bernheim e ora - ma anche prima - con Vincent Bolloré. Che del colosso di Trieste è vicepresidente (oltre che azionista con uno 0,3% ben presto destinato a diventare 1%). Oltre ad avere in portafoglio il 5% di Mediobanca (in salita verso il 6%), snodo fondamentale della finanza italiana, e la stessa quota di Premafin (che a sua volta detiene partecipazioni cruciali per gli equilibri non solo economici del Paese).
Per restare dalle parti della galassia Ligresti è alquanto improbabile che la decisione della Consob sull'obbligatorietà dell'Opa congeli le ambizioni di Groupama. Nei prossimi giorni il suo consiglio di amministrazione dovrà decidere il da farsi. L'ipotesi più probabile è che l'offerta venga rivista in maniera tale da diventare accettabile per l'authority italiana. Ma Groupama, gigante mutualistico, è pronta all'Ipo. Prevista proprio per raccogliere le risorse necessarie a un'importante operazione di crescita esterna finalizzata a portarla nella top ten degli assicuratori europei. E la sua internazionalizzazione sembra dover passare inevitabilmente dall'Italia, il più importante mercato dopo la Francia, quello che sta dando più soddisfazioni e quello con le maggiori prospettive di crescita.
Nel 2013 scadrà il vincolo a non vendere degli azionisti Alitalia. Difficile trovare qualcuno pronto a scommettere che la compagnia non diventi parte integrante del gruppo Air France-Klm, che oggi ne detiene il 25 per cento.Proprio la moda, in cui l'Italia eccelle, disegna peraltro questo scenario. Prima dell'operazione Bulgari, peraltro condotta con grande pazienza e altrettanta abilità, Lvmh ha rilanciato Fendi. E nella lunga lista dei marchi del leader mondiale del lusso c'è un nome come Pucci.
Il rivale Pinault ha perso questa partita, ma ha appena riorganizzato il gruppo intorno a Gucci. Potendo inoltre contare su un marchio strepitoso come Bottega Veneta. Da collezionista e amante dell'arte è saldamente impiantato a Venezia con Palazzo Grassi e Punta della Dogana. Quale italiano può vantare un simile pedigree in territorio francese? Le Ferrovie dello Stato hanno appena firmato un importante accordo con Veolia. Ma come non rendersi conto che quell'intesa è figlia della decisione di Sncf, leader dell'alta velocità ferroviaria europea, di entrare in società con Ntv per fare concorrenza proprio a Ferrovie dello Stato? E poi c'è ancora Bollorè che sembra pronto a opzionare nelle prossime settimane un 30% di Pininfarina.Piccolo è bello, si diceva una volta. Ma, a quanto sembra, grande è meglio.


A Lvmh la maggioranza del gruppo Bulgari - Un simbolo del lusso italiano cambia bandiera - Il titolo vola in borsa
analisi di Paola Bottelli

Un simbolo del lusso italiano cambia bandiera: il marchio Bulgari passa infatti nelle mani del colosso francese della moda Lvmh. Un comunicato della società transalpina riferisce infatti che Lvmh ha acquisito la partecipazione della famiglia Bulgari pari al 50,45 per cento. L'accordo prevede uno scambio azionario in base alla quale la famiglia romana entrerà nel capitale di Lvmh. Inoltre, quest'ultima sarà tenuta a lanciare un'Opa obbligatoria sulle restanti azioni di Bulgari cui farà seguito la revoca della quotazione di Bulgari.

Dalla conference call, in corso a Roma per presentare l'aggregazione, è emerso che una volta concluso lo swap azionario, la famiglia Bulgari (i fratelli Paolo e Nicola Bulgari e Francesco Trapani), sarà azionista del gruppo Lvmh con una quota del 3,5% circa.
A tal proposito Trapani, ad di Bulgari, ha spiegato: «Non era nostra intenzione vendere la società, era nostra intenzione passare dal controllo di un business medio-piccolo alla partecipazione e gestione di un business più grande. Volevamo restare degli imprenditori del lusso e creare valore per l'azienda - ha aggiunto Trapani sottolineando le opportunità di sviluppo che l'integrazione offre sotto il versante della commercializzazione del prodotti, dei costi e del rafforzamento dei marchi - e da questo punto di vista Lvmh è il partner ideale».
ANALISI / Un simbolo del lusso italiano cambia bandiera (di Paola Bottelli)
Bulgari, la Dolce Vita a Parigi (di Elysa Fazzino)
Accordo votato all'unanimità L'alleanza, si legge in un comunicato della maison italiana creata da Sotirio Bulgari nel 1884, ha l'obiettivo «di rinforzare, nel rispetto della sua storia, dei suoi valori, della sua artigianalità e della sua identità, lo sviluppo a lungo termine del Gruppo Bulgari. L'accordo, concluso questo fine settimana, è stato approvato all'unanimità da parte del consiglio di amministrazione del Gruppo Lvmh domenica sera. Anche il consiglio di amministrazione di Bulgari ha approvato all`unanimità il progetto di conferimento a Lvmh della partecipazione di controllo della famiglia nel capitale sociale di Bulgari».

Lo scambio azionario Al termine del processo di conferimento delle azioni, Lvmh emetterà 16,5 milioni di azioni in concambio dei 152,5 milioni di azioni Bulgari attualmente detenute dalla Famiglia Bulgari, che diventerà così il secondo maggior azionista familiare del Gruppo Lvmh.
Opa sul gruppo italiano In osservanza degli obblighi di legge previsti dalla Borsa italiana, prosegue la nota, Lvmh promuoverà un'Offerta Pubblica di Acquisto al prezzo di 12,25 euro per azione sulle azioni detenute dagli azionisti di minoranza. Un premio consistente se si pensa che alla chiusura degli scambi di venerdì 4 marzo l'azienda italiana quotava 7,58 euro.
Delisting a chiusura dell'operazione Il conferimento delle azioni Bulgari - spiega una nota del gruppo francese, a integrazione di quella congiunta in cui si annunciava l'accordo - avverrà dopo il pagamento del dividendo 2010 da parte dei due gruppi, e l'operazione dovrebbe concludersi tra fine maggio e giugno. Con il concambio poi la famiglia Bulgari diventerà azionista del gruppo francese con il 3% mentre Lvmh avrà il controllo del 50,43% del capitale con l'obbligo di Opa e l'obiettivo di togliere Bulgari dal listino.
Un premio del 59,9% per le azioni Bulgari L'aumento di capitale riservato a Bulgari attraverso il quale avverrà il passaggio di controllo prevede un concambio di 0,108407 nuove azioni Lvmh per ogni azione Bulgari valutando le azioni italiane 12,25 euro con un premio di controllo, sottolinea la nota, del 59,9% sul prezzo medio ponderato nell'ultimo mese. Oggi infatti i titoli si stanno velocemente portando verso quei livelli con un rialzo in avvio di seduta del 60% circa. Per Lvmh è stato preso come riferimento per il concambio il prezzo di chiusura in Borsa del 3 marzo arrotondato a 113 euro.
Gli incarichi Paolo e Nicola Bulgari resteranno, rispettivamente, presidente e vice presidente del consiglio di amministrazione di Bulgari. La Famiglia Bulgari, inoltre, potrà nominare due membri nel consiglio di amministrazione di Lvmh e Francesco Trapani, amministratore delegato di Bulgari, entrerà nel comitato esecutivo di Lvmh, assumendo, nel secondo semestre 2011, anche la direzione di tutte le attività «Orologeria - Gioielleria» di Lvmh. Philippe Pascal, attuale responsabile di tali attività, resterà nel comitato esecutivo di Lvmh e gli saranno affidate nuove responsabilità in seno al Gruppo.

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