6/11/2010 (10:29)
Pd, i "rottamatori" sfidano Bersani:
A Firenze convention dei "ribelli"guidati dal sindaco Renzi e Civati
FIRENZEUn grande schermo, sul quale scorrono immagini di Firenze, che campeggia sul palco, ai lati due grandi cartelli azzurri con la scritta bianca "Prossima fermata Italia", in mezzo un podio, una panchina sulla sinistra e una console sulla destra. Nessuna bandiera di partito, di quel Pd nel quale gli organizzatori della convention, Matteo Renzi, sindaco di Firenze, e Pippo Civati, consigliere regionale lombardo, anche oggi dicono però di voler restare, anzi «minacciano» restare, ma che vogliono completamente nuovo. E magari proprio qui sperano di trovare un nuovo o una nuova leader. Del resto qui il segretario Pier Luigi Bersani non verrà, nonostante il caffè preso mercoledì con Renzi a Roma. Ma poco importa. Se infatti Bersani, che oggi annuncerà una manifestazione di piazza contro il governo, ruberà un po' la scena ai "rottamatori", loro non sembrano curarsene troppo: dopo tante polemiche, le critiche ricevute dai dirigenti del partito, Renzi e Civati hanno dato il via ieri sera a quello che tutto è, come avevano annunciato, meno che un congresso di partito o di una corrente. «Al passato grazie, al futuro sì», è scritto all’ingresso della Stazione Leopolda. Un grazie con il quale, forse, vogliono smorzare le polemiche ma senza fare neppure un passo indietro perchè per loro c’è solo «il futuro» del Pd. Non a caso, come ha detto Renzi, c’è quella panchina dove siederanno tre persone alla volta, quelle in fila per parlare nei cinque minuti assegnati a ciascuno, «è il simbolo di una generazione che aspetta il proprio turno». Una generazione che loro vogliono aiutare a crescere, gettando le basi proprio a Firenze, dove sono attese oltre duemila persone. Sono loro che per Civati verranno iscritti d’ufficio «come dei deputati, senza sapere se sono veltroniani o cofferatiani, per costruire un vero processo di partecipazione: terremo un’assemblea Costituente». Tanti amministratori, sindaci di piccoli comuni, consiglieri comunali e di quartiere che per Renzi rappresentano la voglia di fare politica. E poi gente comune. Non importa l’età, aveva detto nei giorni scorsi. E in effetti, in platea, ci sono anche tanti capelli bianchi. Ognuno potrà salire sul palco, usare una parola che alla fine andrà a far parte di un "vocabolario" che sarà uno dei documenti, insieme alla "Carta di Firenze", che usciranno dalla Convention e presentare le proprie proposte, criticare o approvare quanto fatto fino ad oggi dai dirigenti del Pd. Renzi e Civati, quasi come due dj, potranno intervenire, ma poi parleranno domenica, metteranno brani musicali, faranno partire video. La nuova generazione non voleva un congresso, non voleva interventi di big che potessero "distrarre" i partecipanti ma anche i giornalisti. E quest’obiettivo sembrano averlo già raggiunto. L’altro è vincere le elezioni, magari facendo «un po' di discussione prima», invece di stare «tutti buoni, tutti insieme, e poi perderle», ha detto Renzi ieri sera. «Litighiamo quando c’è da litigare sulle cose vere, non dopo che abbiamo vinto le elezioni« altrimenti ha proseguito »rischiamo di fare la fine dell’Unione». Loro vogliono cambiare non solo le facce «di chi sta lì da 30 anni», ma anche provare «a cambiare le idee e portare speranza», ha proseguito il sindaco. «La politica italiana - ha rincarato - merita di più del bunga bunga e delle società offshore. Siamo una generazione cresciuta a pane e tangentopoli, erano gli anni degli arresti e delle manette. Oggi siamo in un’epoca altrettanto difficile per il degrado che certi politici esprimono».
FIRENZEUn grande schermo, sul quale scorrono immagini di Firenze, che campeggia sul palco, ai lati due grandi cartelli azzurri con la scritta bianca "Prossima fermata Italia", in mezzo un podio, una panchina sulla sinistra e una console sulla destra. Nessuna bandiera di partito, di quel Pd nel quale gli organizzatori della convention, Matteo Renzi, sindaco di Firenze, e Pippo Civati, consigliere regionale lombardo, anche oggi dicono però di voler restare, anzi «minacciano» restare, ma che vogliono completamente nuovo. E magari proprio qui sperano di trovare un nuovo o una nuova leader. Del resto qui il segretario Pier Luigi Bersani non verrà, nonostante il caffè preso mercoledì con Renzi a Roma. Ma poco importa. Se infatti Bersani, che oggi annuncerà una manifestazione di piazza contro il governo, ruberà un po' la scena ai "rottamatori", loro non sembrano curarsene troppo: dopo tante polemiche, le critiche ricevute dai dirigenti del partito, Renzi e Civati hanno dato il via ieri sera a quello che tutto è, come avevano annunciato, meno che un congresso di partito o di una corrente. «Al passato grazie, al futuro sì», è scritto all’ingresso della Stazione Leopolda. Un grazie con il quale, forse, vogliono smorzare le polemiche ma senza fare neppure un passo indietro perchè per loro c’è solo «il futuro» del Pd. Non a caso, come ha detto Renzi, c’è quella panchina dove siederanno tre persone alla volta, quelle in fila per parlare nei cinque minuti assegnati a ciascuno, «è il simbolo di una generazione che aspetta il proprio turno». Una generazione che loro vogliono aiutare a crescere, gettando le basi proprio a Firenze, dove sono attese oltre duemila persone. Sono loro che per Civati verranno iscritti d’ufficio «come dei deputati, senza sapere se sono veltroniani o cofferatiani, per costruire un vero processo di partecipazione: terremo un’assemblea Costituente». Tanti amministratori, sindaci di piccoli comuni, consiglieri comunali e di quartiere che per Renzi rappresentano la voglia di fare politica. E poi gente comune. Non importa l’età, aveva detto nei giorni scorsi. E in effetti, in platea, ci sono anche tanti capelli bianchi. Ognuno potrà salire sul palco, usare una parola che alla fine andrà a far parte di un "vocabolario" che sarà uno dei documenti, insieme alla "Carta di Firenze", che usciranno dalla Convention e presentare le proprie proposte, criticare o approvare quanto fatto fino ad oggi dai dirigenti del Pd. Renzi e Civati, quasi come due dj, potranno intervenire, ma poi parleranno domenica, metteranno brani musicali, faranno partire video. La nuova generazione non voleva un congresso, non voleva interventi di big che potessero "distrarre" i partecipanti ma anche i giornalisti. E quest’obiettivo sembrano averlo già raggiunto. L’altro è vincere le elezioni, magari facendo «un po' di discussione prima», invece di stare «tutti buoni, tutti insieme, e poi perderle», ha detto Renzi ieri sera. «Litighiamo quando c’è da litigare sulle cose vere, non dopo che abbiamo vinto le elezioni« altrimenti ha proseguito »rischiamo di fare la fine dell’Unione». Loro vogliono cambiare non solo le facce «di chi sta lì da 30 anni», ma anche provare «a cambiare le idee e portare speranza», ha proseguito il sindaco. «La politica italiana - ha rincarato - merita di più del bunga bunga e delle società offshore. Siamo una generazione cresciuta a pane e tangentopoli, erano gli anni degli arresti e delle manette. Oggi siamo in un’epoca altrettanto difficile per il degrado che certi politici esprimono».
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