La crisi dei rifiuti in Campania si caratterizza per lo "stato di emergenza" relativo allo smaltimento ordinario dei rifiuti solidi urbani (RSU) nella stessa regione. È iniziata nel 1994 con la dichiarazione dello stato di emergenza e la nomina del primo Commissario di Governo con poteri straordinari.[1] Lo stato di emergenza è quindi cessato ufficialmente, dopo oltre 15 anni, sulla base di un decreto legge, il n. 195 approvato dal Governo il 17 dicembre 2009, che ha fissato la data del 31 dicembre 2009 quale termine finale dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario.[2]
Indice[nascondi]
1 Cause
2 Problemi generali
2.1 Sanità e igiene
2.2 Effetto NIMBY
3 Storia
3.1 Istituzione del Commissariato
3.2 Cambio di gestione
3.3 Appalto per lo smaltimento dei rifiuti in Campania
3.4 Crisi del 2001
3.5 Crisi del 2007-2008
3.6 Crisi del 2010
3.7 Procedure di infrazione e inchieste giudiziarie
4 Commissari straordinari
5 Economia del problema
6 Criminalità
7 Note
8 Bibliografia
9 Voci correlate
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni
Cause [modifica]
Le cause alla base dell'emergenza rifiuti in Campania sono complesse: vi è una commistione di errori tecnico-amministrativi e di interessi politici, industriali e malavitosi. Di fatto, esse possono essere in parte individuate nei ritardi di pianificazione e di preparazione di discariche idonee, avvenute solamente dal 2003; nell'inadeguato trattamento dei rifiuti urbani nei sette impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti (cdr), originariamente costruiti e gestiti da società del Gruppo Impregilo;[3] nei ritardi nella pianificazione e nella costruzione di inceneritori, dovuti anche a prescrizioni della magistratura sui progetti in essere e finalizzate ad una maggiore tutela dell'ambiente e a contrastare la camorra; nei ritardi nella pianificazione e nella costruzione di impianti di compostaggio della frazione organica dei rifiuti proveniente da raccolta differenziata, ed infine nei bassi livelli medi della stessa, che nel 2007 nella Provincia di Napoli si fermava ad un misero 8%.[4]
Al di là delle cause tecniche ed amministrative, va però anche sottolineato come lo stato di emergenza rappresenti di per sé una situazione economicamente vantaggiosa non solo per la criminalità organizzata campana - che con la gestione illecita dei rifiuti raccoglie profitti anche maggiori che con il traffico di droga o le estorsioni - ma anche per larghi settori dell'imprenditoria legale (dietro la quale si cela spesso comunque la camorra[5]), che da un lato approfitta del sistema di smaltimento illegale per abbattere i costi, e dall'altro entra direttamente nella gestione della crisi.[6] Ciò determina quindi il perpetuarsi di una situazione in cui, di fronte a forti interessi economici, più o meno criminali, stanno istituzioni politiche dimostratesi finora incapaci di contrastarli, quando non li abbiano addirittura favoriti.[7][8]
È stata infine criticata la natura stessa del Commissariato il quale, essendo col tempo diventato di fatto un ente "ordinario", con una certa autonomia di spesa e soprattutto con un certo numero di dipendenti, si è trovato in una situazione di oggettivo conflitto di interessi rispetto al fine stesso per il quale era stato costituito. Infatti, una soluzione definitiva della crisi avrebbe portato anche alla liquidazione del commissariato.
Problemi generali [modifica]
È a partire dal 1994, passando per periodi di maggiore o minore criticità, che i rifiuti solidi urbani in Campania non vengono raccolti regolarmente e si accumulano, in mancanza di una politica di riduzione dei rifiuti e, in particolar modo, per lo scientifico e continuo sabotaggio della raccolta differenziata e degli impianti di cdr, peraltro in alcuni casi pure sequestrati dalla magistratura perché non a norma, e quindi mai effettivamente utilizzati.[9] Il risultato è la presenza per le strade della regione, e soprattutto delle province di Napoli e Caserta, di cumuli disordinati e malsani di rifiuti che creano gravi rischi igienico-sanitari per le popolazioni locali, oltre a diversi problemi di ordine pubblico. Quando poi i rifiuti vengono dati alle fiamme da cittadini esasperati (ma molto più spesso dalla stessa malavita che in questo modo tenta di far perdere le tracce dei rifiuti tossici con essi mischiati)[10], si verificano pericolose emissioni di diossina e casi di intossicazione. Le discariche abusive e gli incendi di rifiuti, soprattutto nelle campagne del casertano, hanno creato gravi problemi, oltre che per la salute, anche per quel che concerne la salubrità delle produzioni agroalimentari. Infatti, proprio per questo motivo, la vendita di prodotti caseari della Campania è diminuita significativamente, e non solo in Italia, ma anche all'estero, dove per il timore che la produzione casearia italiana sia poco salubre, si preferisce non importare questi alimenti.[11][12][13]
Sanità e igiene [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano.
La Protezione Civile nel 2004 ha commissionato uno studio scientifico sulle conseguenze sanitarie della mancata gestione dei rifiuti in Campania ad un'equipe di specialisti provenienti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, dal Centro Europeo Ambiente e Salute, dall'Istituto Superiore di Sanità, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, dall'Osservatorio Epidemiologico della Regione Campania e dall'Agenzia Regionale per la Protezione Ambiente.
L'analisi dei dati epidemiologici raccolti tra il 1995 e il 2002 ha consentito ai ricercatori di mettere in correlazione diretta i problemi osservati sulla salute pubblica con la mancata gestione del ciclo dei rifiuti urbani e con la presenza di discariche abusive, gestite dalla criminalità organizzata, dove sono stati versati enormi quantitativi di rifiuti industriali, provenienti prevalentemente dall'Italia settentrionale e talvolta dall'estero. In particolare, è stato misurato un aumento del 9% della mortalità maschile e del 12% di quella femminile,[14] nonché l'84% in più dei tumori del polmone e dello stomaco, linfomi e sarcomi, e malformazioni congenite.
Effetto NIMBY [modifica]
L'insieme delle cause sopra citate, che in particolar modo negli anni duemila hanno condotto ad una drammatica crisi nella gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti solidi urbani in Campania, ha anche comportato la necessità di trovare soluzioni di breve e medio termine, come la riapertura o la realizzazione di nuove discariche, per superare l'emergenza in tempi rapidi. Ciò ha determinato forti proteste da parte della popolazione che vive nei dintorni dei siti di volta in volta individuati allo scopo, secondo quello che viene descritto come effetto NIMBY (Not In My Back Yard, 'non nel mio giardino'). Tuttavia, è necessario sottolineare che i cittadini che si oppongono alla riapertura delle discariche, motivano la propria posizione adducendo che si tratta di scelte relative quasi sempre a cave dismesse fuori norma ed inadeguate per motivi strutturali, geografici e soprattutto per ragioni sanitarie, e tutto ciò quando numerose proposte di siti alternativi da parte di insigni geologi restano ignorate,[15][16] o addirittura quando esistono discariche già pronte, ma mai utilizzate.[17] A tal proposito, per meglio comprendere il paradosso, si consideri ad esempio che la cava dismessa di Chiaiano, individuata tra i nuovi siti da destinare a discarica con il decreto legge n. 90 del 23 maggio 2008, fu acquistata nel 2002 dalla FIBE ad un prezzo otto volte quello di mercato.[7] Spesso, poi, le cave dismesse scelte come siti dal commissariato sono già state sfruttate dalla criminalità organizzata,[16] che in spregio a qualsiasi norma sanitaria e non, vi ha scaricato ingenti quantità di rifiuti industriali altamente cancerogeni. Inoltre, ci sono casi in cui siti utilizzati come discarica distano da abitazioni civili solo poche decine di metri, a volte anche a causa dell'abusivismo edilizio. E questo perché le organizzazioni criminali in quelle cave effettuano prima lo sterro, poi le riempiono di rifiuti tossici ed infine cementificano con la costruzione di case più o meno abusive, guadagnandoci due volte.[18]
Storia [modifica]
Istituzione del Commissariato [modifica]
L'emergenza dei rifiuti in Campania inizia convenzionalmente l'11 febbraio 1994, con l'emanazione di un decreto dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri, Carlo Azeglio Ciampi.[1] Con questo provvedimento il Governo italiano prendeva atto dell'emergenza ambientale che si era venuta a creare nelle settimane precedenti in numerosi centri campani, a causa della saturazione di alcune discariche. Si individuava, per questa ragione, nel Prefetto di Napoli l'organo di Governo in grado di sostituirsi a livello territoriale a tutti gli altri enti locali coinvolti a vario titolo e preposto quindi ad esercitare i poteri commissariali straordinari. Tra il 1994 ed il 1996 la gestione dell'emergenza rifiuti passò attraverso l'ampliamento della capacità di sversamento grazie alla requisizione di diverse discariche private in tutta la regione, poi affidate in gestione all'ENEA.
Cambio di gestione [modifica]
Nel marzo 1996 il Governo Dini, allora in carica, interviene nuovamente nella gestione commissariale: al prefetto rimane la gestione del servizio di raccolta, mentre al Presidente della Regione viene affidato il compito di predisporre un Piano Regionale, nonché la competenza per gli interventi urgenti in tema di smaltimento. Nel giugno 1997 il Presidente in carica, Antonio Rastrelli, pubblica il Piano Regionale per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani che prevede, tra l'altro, la realizzazione di due termovalorizzatori e sette impianti per la produzione di combustibile derivato dai rifiuti (C.D.R. ricavato dalle ecoballe).
Appalto per lo smaltimento dei rifiuti in Campania [modifica]
Nel 1998 il Presidente della Regione Antonio Rastrelli, nella sua qualità di Commissario straordinario, indice quindi la gara d'appalto per l'affidamento ad un soggetto privato dell'intera gestione del ciclo dei rifiuti. La gara si chiude nel 2000, quando il Commissario straordinario è il nuovo Presidente della Regione Antonio Bassolino, e vincitrice risulta un'Associazione Temporanea di Imprese denominata FIBE, che si aggiudica l'appalto per la costruzione di sette impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti e di due inceneritori, nonché per la creazione di diverse discariche in Campania. La FIBE (sigla ottenuta dai nomi delle imprese Fisia, Impregilo, Babcock Envinronment GmbH, Evo Oberrhausen), ha come capofila la Fisia Italimpianti, controllata del gruppo Impregilo. La società vince l'appalto perché offre un prezzo per lo smaltimento dei rifiuti decisamente più basso delle altre imprese concorrenti e tempi più rapidi per la consegna degli impianti, mentre la qualità del progetto presentato è decisamente scadente rispetto a quello presentato dall'altra concorrente ATI.[19]
Il contratto non viene peraltro eseguito nemmeno nei termini previsti dall'appaltatore FIBE, che non consegna entro il 31 dicembre 2000 l'impianto di termovalorizzazione da esso stesso localizzato tra grandi proteste ad Acerra,[20] e realizza impianti che producono ecoballe troppo umide, inutilizzabili per la produzione di CDR[21] (per questo fatto è attualmente in corso un processo penale innanzi al Tribunale di Napoli[22]). Ciononostante, negli impianti realizzati FIBE continua per anni a produrre ecoballe che non possono essere bruciate, sia per assenza del termovalorizzatore, sia perché non a norma. Se ne accumulano così 5 milioni, corrispondenti a 6 milioni di tonnellate di rifiuti non smaltibili tramite termovalorizzazione, stoccate in giro per la regione.[23]
Nel frattempo, nel luglio 1998 un'apposita commissione parlamentare constata che, dopo quattro anni di gestione commissariale, la Campania è ancora in stato di emergenza, e giudica insufficienti gli impianti realizzati o individuati, oltre che poco collaborative le amministrazioni locali. Nel dicembre 2000 Carlo Ferrigno, nuovo prefetto di Napoli, in qualità di Commissario dichiara che le discariche esistenti sono ormai tutte sature ed in alcune sono stati sversati rifiuti al di là delle loro capacità, con gravi conseguenze igienico-sanitarie per chi vive nei paraggi; inoltre stigmatizza l'opposizione delle amministrazioni locali ad ospitare gli impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti. La Regione decide allora di continuare ad utilizzare comunque la discarica di Palma Campania, la cui bonifica è però condizionata all'individuazione di altre soluzioni. Nel frattempo entrano in funzione tre impianti di vagliatura e triturazione, e quattro di imballaggio.
Crisi del 2001 [modifica]
In mancanza della piena attuazione del piano regionale, dovuta in massima parte all'inadempimento contrattuale della FIBE, e al mancato decollo della raccolta differenziata per la quale erano stati assunti migliaia di lavoratori presso i vari Consorzi di Bacino costituiti ad hoc nel 1993, all'inizio del 2001 si registra una nuova pesante crisi nella raccolta, che viene superata riaprendo provvisoriamente le discariche di Serre e Castelvolturno, ed inviando mille tonnellate al giorno di rifiuti verso altre regioni, quali la Toscana, l'Umbria e l'Emilia-Romagna, nonché all'estero, in Germania. Alla fine del 2001 entrano in funzione gli impianti di produzione di combustibile derivato da rifiuti di Caivano, Avellino e Santa Maria Capua Vetere, seguiti nel 2002 da quelli di Giugliano, Casalduni e Tufino, ed infine di Battipaglia nel 2003. Ciò nonostante la Campania, in mancanza di una percentuale di raccolta differenziata apprezzabile e dei termovalorizzatori, non è ancora autosufficiente, mancando un'autonoma capacità di trattare quasi un milione di tonnellate annue di combustibile derivato dai rifiuti, e più di un milione di tonnellate annue da conferire direttamente in discarica o stoccare in attesa di trattamento speciale.
Crisi del 2007-2008 [modifica]
Nel corso del 2007, con la progressiva saturazione delle discariche, si verifica quindi una nuova e più grave crisi nella gestione dei rifiuti, che induce il Governo Prodi in carica ad intervenire direttamente individuando nuovi siti da destinare a discarica ed orientando la soluzione del problema verso la regionalizzazione dello smaltimento dei rifiuti, autorizzando la costruzione di tre nuovi inceneritori e superando, in questo modo, l'impostazione della gestione commissariale di Antonio Bassolino, che ormai ruotava tutta intorno alla travagliata costruzione di un unico megainceneritore ad Acerra.[24] L'ordinanza per la costruzione degli inceneritori viene firmata il 31 gennaio 2008,[25] mentre ancora il 25 gennaio 2008 la giunta comunale di Napoli approvava una spesa di 228.000 euro per una "Analisi sulla percezione della qualità del proprio territorio/ambiente, durante l'emergenza rifiuti, da parte delle imprese e dei cittadini campani rispetto a quella dei cittadini del resto d'Italia",[26] poi revocata.
Per la gestione delle nuove criticità emerse, quindi, con ordinanza n. 3639 dell'11 gennaio 2008, il Presidente del Consiglio Romano Prodi nomina nuovo commissario per l'emergenza rifiuti l'ex capo della Polizia di Stato Gianni De Gennaro, con l'obiettivo di risolvere la situazione entro quattro mesi.[27] Riprendono così i trasferimenti di rifiuti verso la Germania tramite ferrovia, con un costo nettamente inferiore rispetto a quanto il commissariato per l’emergenza spendeva per smaltirli in Campania.[28] Inoltre vengono individuate ulteriori nuove aree da adibire a discarica, tra cui la discarica chiusa nel quartiere di Napoli Pianura, e successivamente una cava dismessa nel quartiere di Chiaiano, al confine con il comune di Marano di Napoli, ma subito monta la violenta protesta della cittadinanza locale. Il mandato del commissario viene nel frattempo prorogato alla scadenza dal dimissionario governo Prodi, e la situazione, ancora lontana dall'essere risolta, degenera con gravi ripercussioni sull'ordine pubblico.[29]
Il 21 maggio 2008, quindi, il nuovo Governo appena insediato, presieduto da Silvio Berlusconi, tiene il suo primo consiglio dei ministri proprio a Napoli, ed approva un decreto legge (n. 90 del 23 maggio 2008, convertito in legge n. 123 del 14 luglio 2008) con cui, allo scopo di avviare definitivamente un ciclo integrato dei rifiuti, si stabilisce la costruzione di quattro, anziché tre nuovi inceneritori, si individuano dieci siti in cui realizzare altrettante nuove discariche - che vengono contestualmente dichiarate zone di interesse strategico nazionale di competenza militare - e si prevedono sanzioni fino al commissariamento per i Comuni che non dovessero portare a regime la raccolta differenziata. Si prevede, inoltre, la cessazione dello stato di emergenza per il 31 dicembre 2009, nonché la nomina a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'emergenza rifiuti del capo della Protezione civile Guido Bertolaso, già commissario nel 2006-2007.[30]
All'art. 9, tuttavia, il decreto in questione, in deroga a tutte le norme vigenti in materia, comprese quelle comunitarie,[31] autorizza lo smaltimento nelle nuove discariche anche dei rifiuti pericolosi contraddistinti dai codici CER 19.01.11, 19.01.13, 19.02.05 e 19.12.11, fattore che rende ancora più ferma l'opposizione alla loro realizzazione da parte delle popolazioni locali,[32] mentre l'art. 3, in deroga alle norme del codice di procedura penale e dell'ordinamento giudiziario, prevede l'anomala attribuzione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli della competenza esclusiva ai fini dell'accertamento dei reati ambientali commessi su tutto il territorio della Campania.[33][34][35][36] Con ordinanza del 16 luglio 2008, il Presidente del Consiglio dispone, poi, il commissariamento ad acta dei sette impianti per la produzione di CDR realizzati dalla FIBE, nel frattempo convertiti in impianti per la semplice tritovagliatura e l'imballaggio dei rifiuti,[37]. Il 18 luglio l'emergenza (nell'emergenza) dovuta alla mancata raccolta dei rifiuti solidi urbani in Campania viene dichiarata chiusa,[38] anche se, in mancanza dell'entrata in funzione di tutti i termovalorizzatori previsti e di una soddisfacente raccolta differenziata, un ciclo industriale dei rifiuti non può dirsi stabilmente avviato, e restano ancora da smaltire cinque milioni di ecoballe in giacenza.[39]
Nel tentativo di contenere l'indiscriminato accumulo di rifiuti non smaltibili ordinariamente, ed a conferma, inoltre, della difficoltà di uscire effettivamente dallo stato di emergenza, il 6 novembre 2008 il Governo approva il decreto-legge n. 172,[40] contenente una serie di norme valevoli per i territori in stato di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti, tra le quali la previsione dello specifico reato di abbandono di rifiuti pericolosi, speciali ovvero ingombranti, punito con la reclusione fino a cinque anni.[41]
Dopo l'apertura della contestata discarica di Chiaiano, avvenuta il 18 febbraio 2009 ed il cui esaurimento è previsto per l'ottobre 2011,[42] il 26 marzo 2009, dopo l'ultimazione dei lavori, viene quindi avviata la fase di collaudo del termovalorizzatore di Acerra.[43][44] Nel frattempo però le combustioni procedono bruciando rifiuti "tal quale" anziché CDR, impedendo un collaudo pieno della struttura e dando luogo ad emissioni di PM10 oltre i limiti di legge nel 30% dei giorni di attività, superiori di ben 11 volte gli stessi limiti nelle prime due settimane di ottobre 2009, secondo i dati ARPAC,[45] (gli unici disponibili, in quanto l'Osservatorio Ambientale del termovalorizzatore non fornisce dati sulle emissioni di polveri sottili).[46] Il 15 giugno viene poi aperta anche la discarica di Cava Sari a Terzigno, la cui capacità di 750.000 metri cubi, secondo le prime stime, avrebbe dovuto consentire lo sversamento di rifiuti fino all'estate del 2011, ma che, dati i conferimenti medi, si esaurirà prima del tempo previsto, tra gennaio e febbraio del 2011.[47]
Crisi del 2010 [modifica]
Nonostante la perdurante assenza di un compiuto ciclo integrato dei rifiuti, il 17 dicembre 2009 il Consiglio dei ministri approva un decreto legge con cui si stabilisce la cessazione dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario in Campania dal 31 dicembre 2009,[2] come già previsto dal precedente decreto legge n. 90/2008, nonché, accertato l'esito positivo del collaudo del termovalorizzatore di Acerra, la consegna dell'impianto al gestore, la società A2A.[48] Il termovalorizzatore, che a pieno regime avrebbe dovuto bruciare circa 2000 tonnellate di rifiuti tritovagliati al giorno, nei fatti non riesce però a superare le 500 tonnellate effettive per i numerosi guasti che nel tempo hanno fermato due forni su tre,[47] quando non l'intero impianto, il cui collaudo del 16 luglio 2010 peraltro non risulta a tutt'oggi certificato.[49]
Il 16 settembre del 2010 il problema si ripresenta quindi nel capoluogo campano con 120 tonnellate. Una settimana dopo già se ne contano 600.[50]. Il 28 ottobre 2010 il presidente del consiglio Silvio Berlusconi dichiara che Napoli sarebbe stata liberata dai rifiuti nel giro di tre giorni[51]. Eppure, circa un mese dopo, il 22 novembre l'Unione Europea ha ammonito l'Italia dichiarando che la situazione non è dissimile da quella del 2008[52]. Nonostante le ordinanze sindacali e l'intervento del governo di fine novembre 2010, l'emergenza rifiuti si è protratta per l'intero mese di dicembre, risolvendosi temporaneamente verso la metà di gennaio 2011. Invero, con la saturazione delle discariche di Chiaiano e Tufino in città l'emergenza si riaffaccia già il 1° febbraio 2011, quando nella prima settimana in città si accumulano nelle strade circa 2000 tonnellate d'immondizia, poi lentamente smaltite.[53]
Procedure di infrazione e inchieste giudiziarie [modifica]
Alcune ecoballe prima di essere avviate alla combustione.
Il 27 giugno 2007 la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione contro l'Italia per la crisi cronica dei rifiuti che coinvolge Napoli e il resto della regione Campania.[54] Il 4 marzo 2010 la Corte di giustizia europea del Lussemburgo si è quindi pronunciata sul ricorso della Commissione, condannando l'Italia sul caso dei rifiuti in Campania.[55]
Il 31 luglio 2007 la Procura della Repubblica di Napoli deposita le richieste di rinvio a giudizio per gran parte degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sull'emergenza rifiuti in Campania, ipotizzando i reati di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture, falso ed abuso d'ufficio a carico di 28 imputati; tra questi Antonio Bassolino, già Commissario straordinario e Presidente della Regione Campania in carica, insieme ai suoi collaboratori diretti (il sub commissario Giulio Facchi ed il vice commissario Raffaele Vanoli) nonché Piergiorgio Romiti e Paolo Romiti, vertici della Impregilo (affidataria dell'appalto dello smaltimento dei rifiuti), le società Impregilo, Fibe, Fisia Italimpianti, Fibe Campania e Gestione Napoli. In particolare, le imprese affidatarie degli appalti per la costruzione degli inceneritori e degli impianti di C.D.R. sono accusate dalla Procura di Napoli di non aver rispettato i contratti, avendo progettato inceneritori non idonei e prodotto ecoballe di cdr scadente o inutilizzabile; tali irregolarità, inoltre, sarebbero state possibili solo grazie alla complicità e connivenza del Commissariato per l'emergenza, che avrebbe omesso i controlli previsti. Le ecoballe, in particolare, risultano costituite di rifiuti "tal quali" e pertanto non possono essere bruciate, venendo pure stoccate in aree prive delle necessarie misure di sicurezza per l'ambiente; anche la frazione umida prodotta dagli impianti non è nelle specifiche, perché non subisce un trattamento adeguato a renderla biologicamente innocua, tant'è che il nuovo Commissario straordinario ne dispone l'invio a discarica.[3]
L'udienza preliminare inizia a metà gennaio 2008, nel pieno dell'ennesima crisi dei rifiuti, ed il successivo 29 febbraio il GUP dispone il rinvio a giudizio di tutti gli imputati,[56] lo stesso giorno in cui una donna si dà fuoco per protesta davanti alla discarica di Giugliano.[57] La prima udienza del processo è fissata per il 14 maggio, e viene subito rinviata a luglio.[58]
Nel frattempo, un'inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza vede indagato anche il Ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio per associazione a delinquere e corruzione per alcuni rapporti ipotizzati dai magistrati con imprenditori legati allo smaltimento dei rifiuti.[59]
Il 27 maggio 2008 25 persone vengono tratte agli arresti domiciliari, come risultato dell'inchiesta per epidemia colposa denominata "Rompiballe", avviata nel gennaio dello stesso anno.[14] Tra gli arrestati funzionari come Marta Di Gennaro, vice di Bertolaso all'epoca del suo commissariato, e diversi dipendenti e rappresentanti di aziende collegate al Commissariato per l'emergenza rifiuti in Campania. Le accuse vanno dal traffico illecito di rifiuti al falso ideologico e truffa ai danni dello Stato.[60] Anche il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, riceve nella stessa data un'informazione di garanzia circa presunte irregolarità in atti relativi alla società FIBE compiuti durante la sua gestione del commissariato rifiuti.[61] Il 24 luglio 2008 la posizione del commissario Bertolaso e degli ex commissari Catenacci e Pansa viene stralciata per decisione della Procura, peraltro contestata da alcuni dei sostituti procuratori. Il 17 dicembre 2009 il Tribunale di Napoli dispone però la trasmissione di tutti gli atti d'indagine alla Procura di Roma, poiché nell'inchiesta è coinvolto, sia pure con richiesta di archiviazione, anche il PM della procura napoletana Giovanni Corona, ex consulente giuridico del commissariato.[62]
Il 7 luglio 2008 le società Fisia Italimpianti, Fibe e Fibe Campania hanno ricevuto la notifica di un avviso di conclusione delle indagini per responsabilità amministrativa, ex D.lgs. 231/01, nell’ambito dell’inchiesta del maggio 2008 condotta dalla Procura di Napoli relativa alla gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti nella regione Campania dopo la risoluzione ex lege dei contratti di affidamento del servizio (15 dicembre 2005) e che vede coinvolti, tra gli altri, ex Commissari Straordinari all’emergenza rifiuti e manager delle società operative.[63]
Commissari straordinari [modifica]
Umberto Improta (11 febbraio 1994[1] - marzo 1996)
Antonio Rastrelli (marzo 1996 - 18 gennaio 1999)
Andrea Losco (18 gennaio 1999 - 10 maggio 2000)
Antonio Bassolino (10 maggio 2000 - febbraio 2004)
Corrado Catenacci (27 febbraio 2004[64] - 9 ottobre 2006)
Guido Bertolaso (10 ottobre 2006 - 6 luglio 2007[65])
Alessandro Pansa (7 luglio 2007 - 1 gennaio 2008)
Umberto Cimmino, commissario gestore (1 gennaio 2008 - 10 gennaio 2008)
Goffredo Sottile, commissario liquidatore (11 gennaio 2008 - fine dell'emergenza, 17 dicembre 2009)
Gianni De Gennaro, commissario delegato (11 gennaio 2008 - 26 maggio 2008)
Guido Bertolaso, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'emergenza rifiuti in Campania (21 maggio 2008 - fine dell'emergenza, 17 dicembre 2009)
Economia del problema [modifica]
L'export verso la Germania costa 215 euro per tonnellata equivalenti nel 2007 a 400.000 euro al giorno, metà dei quali per il trasporto. Ciononostante il prezzo è competitivo rispetto al loro smaltimento in Italia o nella stessa Campania dove costa da un minimo di 290 euro a tonnellata fino ad oltre 1.000 euro (120 euro per farne ecoballe, 20 euro per il trasporto, 150 euro l'anno per lo stoccaggio provvisorio che in alcuni casi ormai va avanti da un decennio).[28]
La lentezza nella costruzione di inceneritori e termovalorizzatori in Campania, nonostante l'insistente disponibilità di città come Salerno, ha portato alcune aziende italiane e straniere a proporsi per smaltire tutti i rifiuti prodotti: la bresciana Asm, la francese Veolia, la spagnola Abertis e la tedesca Remondis.[28] La situazione è comunque paradossale laddove si consideri che, come dichiarato dalla portavoce del Ministero dell'Ambiente della Sassonia, contrariamente a quanto rivelato dai mass media italiani i rifiuti campani spediti in Germania non vengono inceneriti, ma differenziati e riciclati per ricavarne materie prime secondarie e composti organici che verranno venduti all'industria, sottolineando che niente è finito in discarica, in quanto il residuo viene trattato con un impianto meccanico-biologico a freddo.[66]
Criminalità [modifica]
La commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha indagato sulle attività illecite ad esso connesse in Campania concludendo che:[67]
« La criminalità organizzata di stampo camorristico continua ad intervenire in maniera diretta sui traffici illeciti di rifiuti, lucrando notevoli somme di denaro: si tratta di un'affermazione che ha avuto una corale evidenza nel corso delle audizioni e che quindi va assunta in questa relazione. Del resto, sono stati anche i collaboratori di giustizia a illustrare a questa Commissione lo schema di intervento della camorra, nonché una versione storicizzata dei fatti. La criminalità organizzata si pone come terminale del traffico, nel senso che assicura il territorio ove smaltire illecitamente i rifiuti: può fare ciò perché è la camorra stessa a controllare e gestire ogni metro quadro di ampie aree del territorio campano. In particolare la provincia di Caserta presenta zone controllate manu militari dalla criminalità organizzata, che addirittura organizza staffette per pattugliare le strade e attua attività di controllo sulle macchine non conosciute che transitano per quelle vie. »
(14 maggio 1998, presidente Massimo Scalia)
Note [modifica]
^ a b c DPCM dell'11 febbraio 1994, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 35 del 12 febbraio 1994.
^ a b Consiglio dei Ministri n. 76/09. Sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, 17-12-09
^ a b Rifiuti, l´accusa dei pm alla gestione Bassolino in L'Espresso del 6 febbraio 2007. URL consultato il 2007-01-17.
^ cfr. Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i servizi Tecnici - Rapporto rifiuti 2007. Va peraltro evidenziato che alcuni Comuni campani hanno ottimi tassi di raccolta differenziata: ad esempio Grumo Nevano, tra i comuni più virtuosi, ha raggiunto circa il 62% della raccolta differenziata (NTV-News. Rifiuti: Grumo Nevano, oasi di efficienza su YouTube), mentre sempre secondo l'APAT (dati 2006), il Comune di Casamarciano raggiunge il 49,6%, mentre Santa Maria la Carità e Tufino superano abbondantemente il 44%. Più in generale la provincia di Salerno e quella di Avellino sono attorno al 20% (21,3 e 19,3%).
^ cfr. Alessandro Iacuelli. Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano. Rinascita edizioni, 2008, pp. 182 e segg.
^ cfr. Relazione del 13 marzo 2007 del Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, pag. 5.
^ a b Chiaiano, Fibe pagò le cave otto volte di più, in Corriere del Mezzogiorno del 5 maggio 2008.
^ «I siti alternativi ci sono, a bloccarli è De Mita» in Peacelink.it. URL consultato il 2008-06-02.
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Rifiuti, sale la tensione, 100 roghi. Pietre e estintori contro i vigili in La Repubblica del 17 maggio 2008. URL consultato il 2008-05-18.
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Berlusconi: "Napoli è pulita. L'emergenza rifiuti è finita" in La Repubblica del 18 luglio 2008. URL consultato il 2008-08-26.
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^ Sul processo:
Rifiuti: Bassolino, ora un processo sprint in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-01-15.
Tre udienze per decidere sul governatore in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-02-11.
D'Ercole: «La Regione si è costituita parte civile sui rifiuti. Bassolino è incompatibile» in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-02-25.
La difesa del governatore Bassolino: non è un processo ai fatti, piuttosto a un sistema in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-02-25.
Bassolino rinviato a giudizio per irregolarità gestione rifiuti in La Repubblica. URL consultato il 2008-02-29.
Bassolino rinviato a giudizio per i rifiuti. La difesa: impedito il confronto approfondito in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-02-29.
^ Sulla donna che si dà fuoco a Giugliano:
Riaperta discarica di Giugliano donna si dà fuoco per protesta in La Repubblica. URL consultato il 2008-03-02.
Taverna del Re, una donna si dà fuoco per protestare contro lo stoccaggio di ecoballe in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-03-02.
Rifiuti: donna si dà fuoco per protesta in La Stampa. URL consultato il 2008-03-02.
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^ Ecco l'elenco dei 25 arrestati. Funzionari ed aziende in La Repubblica del 27 maggio 2008. URL consultato il 2008-06-02.
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^ Vincenzo Iurillo. Rifiuti, la maxi-inchiesta dirottata nel porto delle nebbie, in Il Fatto Quotidiano del 18-12-2009, p. 6.
^ Emergenza rifiuti: concluse le indagini in Il Sole 24 ore. URL consultato il 2008-18-07.
^ DPCM n. 3341 del 27 febbraio 2004
^ Poco dopo la nomina rimette il mandato nelle mani del Presidente del Consiglio Romano Prodi per contrasti con il Ministro dell'Ambiente, ma il Governo lo riconferma alla guida del Commissariato.
^ Riciclati in Germania i rifiuti campani in Peacelink.it. URL consultato il 2008-06-02.
^ Stenografico della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse del 14 maggio 1998.
Bibliografia [modifica]
Alessandro Iacuelli. Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano. Rinascita edizioni, Roma, 2008. ISBN 978-88-903254-2-7.
Bernardo Iovene. Campania Infelix. BUR, Milano, 2008. ISBN 978-88-17-02635-2.
Paolo Rabitti. Ecoballe. Aliberti, Reggio Emilia, 2008. ISBN 978-88-7424-363-1
Voci correlate [modifica]
Ecomafia
Triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano
La terra dei fuochi
Gomorra, romanzo di Roberto Saviano
Gomorra, film di Matteo Garrone
Altri progetti [modifica]
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Crisi dei rifiuti in Campania
Wikinotizie contiene notizie di attualità su Crisi dei rifiuti in Campania
Collegamenti esterni [modifica]
Sito Istituzionale per l'Emergenza Rifiuti in Campania
Monitoraggio della qualità dell'aria della zona acerrana - Dati ARPAC
Rete Campana Salute ed Ambiente
Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania
Biùtiful Cauntri
Una montagna di balle. Videodocumentario sull'emergenza rifiuti in Campania
Sito per la segnalazione del quantitativo di immondizia sulle strade
Natura politica ed economica dell'emergenza rifiuti in Campania
Relazione della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti
La discarica di Chiaiano
Sito del Comitato Allarme Rifiuti Tossici - Campania
L'emergenza rifiuti nei network di tutto il mondo (serie di video)
Inchiesta de l'Espresso con le confessioni del boss Gaetano Vassallo
- Settimanale Carta - voce rifiuti
_Settimanale Carta - voce Chiaiano
La terra dei fuochi
Segnalazione di rifiuti e materiali pericolosi sul territorio
L'emergenza che non c'era, inchiesta di RaiNews24, anche su YouTube: [1], [2].
Indice[nascondi]
1 Cause
2 Problemi generali
2.1 Sanità e igiene
2.2 Effetto NIMBY
3 Storia
3.1 Istituzione del Commissariato
3.2 Cambio di gestione
3.3 Appalto per lo smaltimento dei rifiuti in Campania
3.4 Crisi del 2001
3.5 Crisi del 2007-2008
3.6 Crisi del 2010
3.7 Procedure di infrazione e inchieste giudiziarie
4 Commissari straordinari
5 Economia del problema
6 Criminalità
7 Note
8 Bibliografia
9 Voci correlate
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni
Cause [modifica]
Le cause alla base dell'emergenza rifiuti in Campania sono complesse: vi è una commistione di errori tecnico-amministrativi e di interessi politici, industriali e malavitosi. Di fatto, esse possono essere in parte individuate nei ritardi di pianificazione e di preparazione di discariche idonee, avvenute solamente dal 2003; nell'inadeguato trattamento dei rifiuti urbani nei sette impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti (cdr), originariamente costruiti e gestiti da società del Gruppo Impregilo;[3] nei ritardi nella pianificazione e nella costruzione di inceneritori, dovuti anche a prescrizioni della magistratura sui progetti in essere e finalizzate ad una maggiore tutela dell'ambiente e a contrastare la camorra; nei ritardi nella pianificazione e nella costruzione di impianti di compostaggio della frazione organica dei rifiuti proveniente da raccolta differenziata, ed infine nei bassi livelli medi della stessa, che nel 2007 nella Provincia di Napoli si fermava ad un misero 8%.[4]
Al di là delle cause tecniche ed amministrative, va però anche sottolineato come lo stato di emergenza rappresenti di per sé una situazione economicamente vantaggiosa non solo per la criminalità organizzata campana - che con la gestione illecita dei rifiuti raccoglie profitti anche maggiori che con il traffico di droga o le estorsioni - ma anche per larghi settori dell'imprenditoria legale (dietro la quale si cela spesso comunque la camorra[5]), che da un lato approfitta del sistema di smaltimento illegale per abbattere i costi, e dall'altro entra direttamente nella gestione della crisi.[6] Ciò determina quindi il perpetuarsi di una situazione in cui, di fronte a forti interessi economici, più o meno criminali, stanno istituzioni politiche dimostratesi finora incapaci di contrastarli, quando non li abbiano addirittura favoriti.[7][8]
È stata infine criticata la natura stessa del Commissariato il quale, essendo col tempo diventato di fatto un ente "ordinario", con una certa autonomia di spesa e soprattutto con un certo numero di dipendenti, si è trovato in una situazione di oggettivo conflitto di interessi rispetto al fine stesso per il quale era stato costituito. Infatti, una soluzione definitiva della crisi avrebbe portato anche alla liquidazione del commissariato.
Problemi generali [modifica]
È a partire dal 1994, passando per periodi di maggiore o minore criticità, che i rifiuti solidi urbani in Campania non vengono raccolti regolarmente e si accumulano, in mancanza di una politica di riduzione dei rifiuti e, in particolar modo, per lo scientifico e continuo sabotaggio della raccolta differenziata e degli impianti di cdr, peraltro in alcuni casi pure sequestrati dalla magistratura perché non a norma, e quindi mai effettivamente utilizzati.[9] Il risultato è la presenza per le strade della regione, e soprattutto delle province di Napoli e Caserta, di cumuli disordinati e malsani di rifiuti che creano gravi rischi igienico-sanitari per le popolazioni locali, oltre a diversi problemi di ordine pubblico. Quando poi i rifiuti vengono dati alle fiamme da cittadini esasperati (ma molto più spesso dalla stessa malavita che in questo modo tenta di far perdere le tracce dei rifiuti tossici con essi mischiati)[10], si verificano pericolose emissioni di diossina e casi di intossicazione. Le discariche abusive e gli incendi di rifiuti, soprattutto nelle campagne del casertano, hanno creato gravi problemi, oltre che per la salute, anche per quel che concerne la salubrità delle produzioni agroalimentari. Infatti, proprio per questo motivo, la vendita di prodotti caseari della Campania è diminuita significativamente, e non solo in Italia, ma anche all'estero, dove per il timore che la produzione casearia italiana sia poco salubre, si preferisce non importare questi alimenti.[11][12][13]
Sanità e igiene [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano.
La Protezione Civile nel 2004 ha commissionato uno studio scientifico sulle conseguenze sanitarie della mancata gestione dei rifiuti in Campania ad un'equipe di specialisti provenienti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, dal Centro Europeo Ambiente e Salute, dall'Istituto Superiore di Sanità, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, dall'Osservatorio Epidemiologico della Regione Campania e dall'Agenzia Regionale per la Protezione Ambiente.
L'analisi dei dati epidemiologici raccolti tra il 1995 e il 2002 ha consentito ai ricercatori di mettere in correlazione diretta i problemi osservati sulla salute pubblica con la mancata gestione del ciclo dei rifiuti urbani e con la presenza di discariche abusive, gestite dalla criminalità organizzata, dove sono stati versati enormi quantitativi di rifiuti industriali, provenienti prevalentemente dall'Italia settentrionale e talvolta dall'estero. In particolare, è stato misurato un aumento del 9% della mortalità maschile e del 12% di quella femminile,[14] nonché l'84% in più dei tumori del polmone e dello stomaco, linfomi e sarcomi, e malformazioni congenite.
Effetto NIMBY [modifica]
L'insieme delle cause sopra citate, che in particolar modo negli anni duemila hanno condotto ad una drammatica crisi nella gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti solidi urbani in Campania, ha anche comportato la necessità di trovare soluzioni di breve e medio termine, come la riapertura o la realizzazione di nuove discariche, per superare l'emergenza in tempi rapidi. Ciò ha determinato forti proteste da parte della popolazione che vive nei dintorni dei siti di volta in volta individuati allo scopo, secondo quello che viene descritto come effetto NIMBY (Not In My Back Yard, 'non nel mio giardino'). Tuttavia, è necessario sottolineare che i cittadini che si oppongono alla riapertura delle discariche, motivano la propria posizione adducendo che si tratta di scelte relative quasi sempre a cave dismesse fuori norma ed inadeguate per motivi strutturali, geografici e soprattutto per ragioni sanitarie, e tutto ciò quando numerose proposte di siti alternativi da parte di insigni geologi restano ignorate,[15][16] o addirittura quando esistono discariche già pronte, ma mai utilizzate.[17] A tal proposito, per meglio comprendere il paradosso, si consideri ad esempio che la cava dismessa di Chiaiano, individuata tra i nuovi siti da destinare a discarica con il decreto legge n. 90 del 23 maggio 2008, fu acquistata nel 2002 dalla FIBE ad un prezzo otto volte quello di mercato.[7] Spesso, poi, le cave dismesse scelte come siti dal commissariato sono già state sfruttate dalla criminalità organizzata,[16] che in spregio a qualsiasi norma sanitaria e non, vi ha scaricato ingenti quantità di rifiuti industriali altamente cancerogeni. Inoltre, ci sono casi in cui siti utilizzati come discarica distano da abitazioni civili solo poche decine di metri, a volte anche a causa dell'abusivismo edilizio. E questo perché le organizzazioni criminali in quelle cave effettuano prima lo sterro, poi le riempiono di rifiuti tossici ed infine cementificano con la costruzione di case più o meno abusive, guadagnandoci due volte.[18]
Storia [modifica]
Istituzione del Commissariato [modifica]
L'emergenza dei rifiuti in Campania inizia convenzionalmente l'11 febbraio 1994, con l'emanazione di un decreto dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri, Carlo Azeglio Ciampi.[1] Con questo provvedimento il Governo italiano prendeva atto dell'emergenza ambientale che si era venuta a creare nelle settimane precedenti in numerosi centri campani, a causa della saturazione di alcune discariche. Si individuava, per questa ragione, nel Prefetto di Napoli l'organo di Governo in grado di sostituirsi a livello territoriale a tutti gli altri enti locali coinvolti a vario titolo e preposto quindi ad esercitare i poteri commissariali straordinari. Tra il 1994 ed il 1996 la gestione dell'emergenza rifiuti passò attraverso l'ampliamento della capacità di sversamento grazie alla requisizione di diverse discariche private in tutta la regione, poi affidate in gestione all'ENEA.
Cambio di gestione [modifica]
Nel marzo 1996 il Governo Dini, allora in carica, interviene nuovamente nella gestione commissariale: al prefetto rimane la gestione del servizio di raccolta, mentre al Presidente della Regione viene affidato il compito di predisporre un Piano Regionale, nonché la competenza per gli interventi urgenti in tema di smaltimento. Nel giugno 1997 il Presidente in carica, Antonio Rastrelli, pubblica il Piano Regionale per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani che prevede, tra l'altro, la realizzazione di due termovalorizzatori e sette impianti per la produzione di combustibile derivato dai rifiuti (C.D.R. ricavato dalle ecoballe).
Appalto per lo smaltimento dei rifiuti in Campania [modifica]
Nel 1998 il Presidente della Regione Antonio Rastrelli, nella sua qualità di Commissario straordinario, indice quindi la gara d'appalto per l'affidamento ad un soggetto privato dell'intera gestione del ciclo dei rifiuti. La gara si chiude nel 2000, quando il Commissario straordinario è il nuovo Presidente della Regione Antonio Bassolino, e vincitrice risulta un'Associazione Temporanea di Imprese denominata FIBE, che si aggiudica l'appalto per la costruzione di sette impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti e di due inceneritori, nonché per la creazione di diverse discariche in Campania. La FIBE (sigla ottenuta dai nomi delle imprese Fisia, Impregilo, Babcock Envinronment GmbH, Evo Oberrhausen), ha come capofila la Fisia Italimpianti, controllata del gruppo Impregilo. La società vince l'appalto perché offre un prezzo per lo smaltimento dei rifiuti decisamente più basso delle altre imprese concorrenti e tempi più rapidi per la consegna degli impianti, mentre la qualità del progetto presentato è decisamente scadente rispetto a quello presentato dall'altra concorrente ATI.[19]
Il contratto non viene peraltro eseguito nemmeno nei termini previsti dall'appaltatore FIBE, che non consegna entro il 31 dicembre 2000 l'impianto di termovalorizzazione da esso stesso localizzato tra grandi proteste ad Acerra,[20] e realizza impianti che producono ecoballe troppo umide, inutilizzabili per la produzione di CDR[21] (per questo fatto è attualmente in corso un processo penale innanzi al Tribunale di Napoli[22]). Ciononostante, negli impianti realizzati FIBE continua per anni a produrre ecoballe che non possono essere bruciate, sia per assenza del termovalorizzatore, sia perché non a norma. Se ne accumulano così 5 milioni, corrispondenti a 6 milioni di tonnellate di rifiuti non smaltibili tramite termovalorizzazione, stoccate in giro per la regione.[23]
Nel frattempo, nel luglio 1998 un'apposita commissione parlamentare constata che, dopo quattro anni di gestione commissariale, la Campania è ancora in stato di emergenza, e giudica insufficienti gli impianti realizzati o individuati, oltre che poco collaborative le amministrazioni locali. Nel dicembre 2000 Carlo Ferrigno, nuovo prefetto di Napoli, in qualità di Commissario dichiara che le discariche esistenti sono ormai tutte sature ed in alcune sono stati sversati rifiuti al di là delle loro capacità, con gravi conseguenze igienico-sanitarie per chi vive nei paraggi; inoltre stigmatizza l'opposizione delle amministrazioni locali ad ospitare gli impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti. La Regione decide allora di continuare ad utilizzare comunque la discarica di Palma Campania, la cui bonifica è però condizionata all'individuazione di altre soluzioni. Nel frattempo entrano in funzione tre impianti di vagliatura e triturazione, e quattro di imballaggio.
Crisi del 2001 [modifica]
In mancanza della piena attuazione del piano regionale, dovuta in massima parte all'inadempimento contrattuale della FIBE, e al mancato decollo della raccolta differenziata per la quale erano stati assunti migliaia di lavoratori presso i vari Consorzi di Bacino costituiti ad hoc nel 1993, all'inizio del 2001 si registra una nuova pesante crisi nella raccolta, che viene superata riaprendo provvisoriamente le discariche di Serre e Castelvolturno, ed inviando mille tonnellate al giorno di rifiuti verso altre regioni, quali la Toscana, l'Umbria e l'Emilia-Romagna, nonché all'estero, in Germania. Alla fine del 2001 entrano in funzione gli impianti di produzione di combustibile derivato da rifiuti di Caivano, Avellino e Santa Maria Capua Vetere, seguiti nel 2002 da quelli di Giugliano, Casalduni e Tufino, ed infine di Battipaglia nel 2003. Ciò nonostante la Campania, in mancanza di una percentuale di raccolta differenziata apprezzabile e dei termovalorizzatori, non è ancora autosufficiente, mancando un'autonoma capacità di trattare quasi un milione di tonnellate annue di combustibile derivato dai rifiuti, e più di un milione di tonnellate annue da conferire direttamente in discarica o stoccare in attesa di trattamento speciale.
Crisi del 2007-2008 [modifica]
Nel corso del 2007, con la progressiva saturazione delle discariche, si verifica quindi una nuova e più grave crisi nella gestione dei rifiuti, che induce il Governo Prodi in carica ad intervenire direttamente individuando nuovi siti da destinare a discarica ed orientando la soluzione del problema verso la regionalizzazione dello smaltimento dei rifiuti, autorizzando la costruzione di tre nuovi inceneritori e superando, in questo modo, l'impostazione della gestione commissariale di Antonio Bassolino, che ormai ruotava tutta intorno alla travagliata costruzione di un unico megainceneritore ad Acerra.[24] L'ordinanza per la costruzione degli inceneritori viene firmata il 31 gennaio 2008,[25] mentre ancora il 25 gennaio 2008 la giunta comunale di Napoli approvava una spesa di 228.000 euro per una "Analisi sulla percezione della qualità del proprio territorio/ambiente, durante l'emergenza rifiuti, da parte delle imprese e dei cittadini campani rispetto a quella dei cittadini del resto d'Italia",[26] poi revocata.
Per la gestione delle nuove criticità emerse, quindi, con ordinanza n. 3639 dell'11 gennaio 2008, il Presidente del Consiglio Romano Prodi nomina nuovo commissario per l'emergenza rifiuti l'ex capo della Polizia di Stato Gianni De Gennaro, con l'obiettivo di risolvere la situazione entro quattro mesi.[27] Riprendono così i trasferimenti di rifiuti verso la Germania tramite ferrovia, con un costo nettamente inferiore rispetto a quanto il commissariato per l’emergenza spendeva per smaltirli in Campania.[28] Inoltre vengono individuate ulteriori nuove aree da adibire a discarica, tra cui la discarica chiusa nel quartiere di Napoli Pianura, e successivamente una cava dismessa nel quartiere di Chiaiano, al confine con il comune di Marano di Napoli, ma subito monta la violenta protesta della cittadinanza locale. Il mandato del commissario viene nel frattempo prorogato alla scadenza dal dimissionario governo Prodi, e la situazione, ancora lontana dall'essere risolta, degenera con gravi ripercussioni sull'ordine pubblico.[29]
Il 21 maggio 2008, quindi, il nuovo Governo appena insediato, presieduto da Silvio Berlusconi, tiene il suo primo consiglio dei ministri proprio a Napoli, ed approva un decreto legge (n. 90 del 23 maggio 2008, convertito in legge n. 123 del 14 luglio 2008) con cui, allo scopo di avviare definitivamente un ciclo integrato dei rifiuti, si stabilisce la costruzione di quattro, anziché tre nuovi inceneritori, si individuano dieci siti in cui realizzare altrettante nuove discariche - che vengono contestualmente dichiarate zone di interesse strategico nazionale di competenza militare - e si prevedono sanzioni fino al commissariamento per i Comuni che non dovessero portare a regime la raccolta differenziata. Si prevede, inoltre, la cessazione dello stato di emergenza per il 31 dicembre 2009, nonché la nomina a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'emergenza rifiuti del capo della Protezione civile Guido Bertolaso, già commissario nel 2006-2007.[30]
All'art. 9, tuttavia, il decreto in questione, in deroga a tutte le norme vigenti in materia, comprese quelle comunitarie,[31] autorizza lo smaltimento nelle nuove discariche anche dei rifiuti pericolosi contraddistinti dai codici CER 19.01.11, 19.01.13, 19.02.05 e 19.12.11, fattore che rende ancora più ferma l'opposizione alla loro realizzazione da parte delle popolazioni locali,[32] mentre l'art. 3, in deroga alle norme del codice di procedura penale e dell'ordinamento giudiziario, prevede l'anomala attribuzione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli della competenza esclusiva ai fini dell'accertamento dei reati ambientali commessi su tutto il territorio della Campania.[33][34][35][36] Con ordinanza del 16 luglio 2008, il Presidente del Consiglio dispone, poi, il commissariamento ad acta dei sette impianti per la produzione di CDR realizzati dalla FIBE, nel frattempo convertiti in impianti per la semplice tritovagliatura e l'imballaggio dei rifiuti,[37]. Il 18 luglio l'emergenza (nell'emergenza) dovuta alla mancata raccolta dei rifiuti solidi urbani in Campania viene dichiarata chiusa,[38] anche se, in mancanza dell'entrata in funzione di tutti i termovalorizzatori previsti e di una soddisfacente raccolta differenziata, un ciclo industriale dei rifiuti non può dirsi stabilmente avviato, e restano ancora da smaltire cinque milioni di ecoballe in giacenza.[39]
Nel tentativo di contenere l'indiscriminato accumulo di rifiuti non smaltibili ordinariamente, ed a conferma, inoltre, della difficoltà di uscire effettivamente dallo stato di emergenza, il 6 novembre 2008 il Governo approva il decreto-legge n. 172,[40] contenente una serie di norme valevoli per i territori in stato di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti, tra le quali la previsione dello specifico reato di abbandono di rifiuti pericolosi, speciali ovvero ingombranti, punito con la reclusione fino a cinque anni.[41]
Dopo l'apertura della contestata discarica di Chiaiano, avvenuta il 18 febbraio 2009 ed il cui esaurimento è previsto per l'ottobre 2011,[42] il 26 marzo 2009, dopo l'ultimazione dei lavori, viene quindi avviata la fase di collaudo del termovalorizzatore di Acerra.[43][44] Nel frattempo però le combustioni procedono bruciando rifiuti "tal quale" anziché CDR, impedendo un collaudo pieno della struttura e dando luogo ad emissioni di PM10 oltre i limiti di legge nel 30% dei giorni di attività, superiori di ben 11 volte gli stessi limiti nelle prime due settimane di ottobre 2009, secondo i dati ARPAC,[45] (gli unici disponibili, in quanto l'Osservatorio Ambientale del termovalorizzatore non fornisce dati sulle emissioni di polveri sottili).[46] Il 15 giugno viene poi aperta anche la discarica di Cava Sari a Terzigno, la cui capacità di 750.000 metri cubi, secondo le prime stime, avrebbe dovuto consentire lo sversamento di rifiuti fino all'estate del 2011, ma che, dati i conferimenti medi, si esaurirà prima del tempo previsto, tra gennaio e febbraio del 2011.[47]
Crisi del 2010 [modifica]
Nonostante la perdurante assenza di un compiuto ciclo integrato dei rifiuti, il 17 dicembre 2009 il Consiglio dei ministri approva un decreto legge con cui si stabilisce la cessazione dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario in Campania dal 31 dicembre 2009,[2] come già previsto dal precedente decreto legge n. 90/2008, nonché, accertato l'esito positivo del collaudo del termovalorizzatore di Acerra, la consegna dell'impianto al gestore, la società A2A.[48] Il termovalorizzatore, che a pieno regime avrebbe dovuto bruciare circa 2000 tonnellate di rifiuti tritovagliati al giorno, nei fatti non riesce però a superare le 500 tonnellate effettive per i numerosi guasti che nel tempo hanno fermato due forni su tre,[47] quando non l'intero impianto, il cui collaudo del 16 luglio 2010 peraltro non risulta a tutt'oggi certificato.[49]
Il 16 settembre del 2010 il problema si ripresenta quindi nel capoluogo campano con 120 tonnellate. Una settimana dopo già se ne contano 600.[50]. Il 28 ottobre 2010 il presidente del consiglio Silvio Berlusconi dichiara che Napoli sarebbe stata liberata dai rifiuti nel giro di tre giorni[51]. Eppure, circa un mese dopo, il 22 novembre l'Unione Europea ha ammonito l'Italia dichiarando che la situazione non è dissimile da quella del 2008[52]. Nonostante le ordinanze sindacali e l'intervento del governo di fine novembre 2010, l'emergenza rifiuti si è protratta per l'intero mese di dicembre, risolvendosi temporaneamente verso la metà di gennaio 2011. Invero, con la saturazione delle discariche di Chiaiano e Tufino in città l'emergenza si riaffaccia già il 1° febbraio 2011, quando nella prima settimana in città si accumulano nelle strade circa 2000 tonnellate d'immondizia, poi lentamente smaltite.[53]
Procedure di infrazione e inchieste giudiziarie [modifica]
Alcune ecoballe prima di essere avviate alla combustione.
Il 27 giugno 2007 la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione contro l'Italia per la crisi cronica dei rifiuti che coinvolge Napoli e il resto della regione Campania.[54] Il 4 marzo 2010 la Corte di giustizia europea del Lussemburgo si è quindi pronunciata sul ricorso della Commissione, condannando l'Italia sul caso dei rifiuti in Campania.[55]
Il 31 luglio 2007 la Procura della Repubblica di Napoli deposita le richieste di rinvio a giudizio per gran parte degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sull'emergenza rifiuti in Campania, ipotizzando i reati di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture, falso ed abuso d'ufficio a carico di 28 imputati; tra questi Antonio Bassolino, già Commissario straordinario e Presidente della Regione Campania in carica, insieme ai suoi collaboratori diretti (il sub commissario Giulio Facchi ed il vice commissario Raffaele Vanoli) nonché Piergiorgio Romiti e Paolo Romiti, vertici della Impregilo (affidataria dell'appalto dello smaltimento dei rifiuti), le società Impregilo, Fibe, Fisia Italimpianti, Fibe Campania e Gestione Napoli. In particolare, le imprese affidatarie degli appalti per la costruzione degli inceneritori e degli impianti di C.D.R. sono accusate dalla Procura di Napoli di non aver rispettato i contratti, avendo progettato inceneritori non idonei e prodotto ecoballe di cdr scadente o inutilizzabile; tali irregolarità, inoltre, sarebbero state possibili solo grazie alla complicità e connivenza del Commissariato per l'emergenza, che avrebbe omesso i controlli previsti. Le ecoballe, in particolare, risultano costituite di rifiuti "tal quali" e pertanto non possono essere bruciate, venendo pure stoccate in aree prive delle necessarie misure di sicurezza per l'ambiente; anche la frazione umida prodotta dagli impianti non è nelle specifiche, perché non subisce un trattamento adeguato a renderla biologicamente innocua, tant'è che il nuovo Commissario straordinario ne dispone l'invio a discarica.[3]
L'udienza preliminare inizia a metà gennaio 2008, nel pieno dell'ennesima crisi dei rifiuti, ed il successivo 29 febbraio il GUP dispone il rinvio a giudizio di tutti gli imputati,[56] lo stesso giorno in cui una donna si dà fuoco per protesta davanti alla discarica di Giugliano.[57] La prima udienza del processo è fissata per il 14 maggio, e viene subito rinviata a luglio.[58]
Nel frattempo, un'inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza vede indagato anche il Ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio per associazione a delinquere e corruzione per alcuni rapporti ipotizzati dai magistrati con imprenditori legati allo smaltimento dei rifiuti.[59]
Il 27 maggio 2008 25 persone vengono tratte agli arresti domiciliari, come risultato dell'inchiesta per epidemia colposa denominata "Rompiballe", avviata nel gennaio dello stesso anno.[14] Tra gli arrestati funzionari come Marta Di Gennaro, vice di Bertolaso all'epoca del suo commissariato, e diversi dipendenti e rappresentanti di aziende collegate al Commissariato per l'emergenza rifiuti in Campania. Le accuse vanno dal traffico illecito di rifiuti al falso ideologico e truffa ai danni dello Stato.[60] Anche il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, riceve nella stessa data un'informazione di garanzia circa presunte irregolarità in atti relativi alla società FIBE compiuti durante la sua gestione del commissariato rifiuti.[61] Il 24 luglio 2008 la posizione del commissario Bertolaso e degli ex commissari Catenacci e Pansa viene stralciata per decisione della Procura, peraltro contestata da alcuni dei sostituti procuratori. Il 17 dicembre 2009 il Tribunale di Napoli dispone però la trasmissione di tutti gli atti d'indagine alla Procura di Roma, poiché nell'inchiesta è coinvolto, sia pure con richiesta di archiviazione, anche il PM della procura napoletana Giovanni Corona, ex consulente giuridico del commissariato.[62]
Il 7 luglio 2008 le società Fisia Italimpianti, Fibe e Fibe Campania hanno ricevuto la notifica di un avviso di conclusione delle indagini per responsabilità amministrativa, ex D.lgs. 231/01, nell’ambito dell’inchiesta del maggio 2008 condotta dalla Procura di Napoli relativa alla gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti nella regione Campania dopo la risoluzione ex lege dei contratti di affidamento del servizio (15 dicembre 2005) e che vede coinvolti, tra gli altri, ex Commissari Straordinari all’emergenza rifiuti e manager delle società operative.[63]
Commissari straordinari [modifica]
Umberto Improta (11 febbraio 1994[1] - marzo 1996)
Antonio Rastrelli (marzo 1996 - 18 gennaio 1999)
Andrea Losco (18 gennaio 1999 - 10 maggio 2000)
Antonio Bassolino (10 maggio 2000 - febbraio 2004)
Corrado Catenacci (27 febbraio 2004[64] - 9 ottobre 2006)
Guido Bertolaso (10 ottobre 2006 - 6 luglio 2007[65])
Alessandro Pansa (7 luglio 2007 - 1 gennaio 2008)
Umberto Cimmino, commissario gestore (1 gennaio 2008 - 10 gennaio 2008)
Goffredo Sottile, commissario liquidatore (11 gennaio 2008 - fine dell'emergenza, 17 dicembre 2009)
Gianni De Gennaro, commissario delegato (11 gennaio 2008 - 26 maggio 2008)
Guido Bertolaso, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'emergenza rifiuti in Campania (21 maggio 2008 - fine dell'emergenza, 17 dicembre 2009)
Economia del problema [modifica]
L'export verso la Germania costa 215 euro per tonnellata equivalenti nel 2007 a 400.000 euro al giorno, metà dei quali per il trasporto. Ciononostante il prezzo è competitivo rispetto al loro smaltimento in Italia o nella stessa Campania dove costa da un minimo di 290 euro a tonnellata fino ad oltre 1.000 euro (120 euro per farne ecoballe, 20 euro per il trasporto, 150 euro l'anno per lo stoccaggio provvisorio che in alcuni casi ormai va avanti da un decennio).[28]
La lentezza nella costruzione di inceneritori e termovalorizzatori in Campania, nonostante l'insistente disponibilità di città come Salerno, ha portato alcune aziende italiane e straniere a proporsi per smaltire tutti i rifiuti prodotti: la bresciana Asm, la francese Veolia, la spagnola Abertis e la tedesca Remondis.[28] La situazione è comunque paradossale laddove si consideri che, come dichiarato dalla portavoce del Ministero dell'Ambiente della Sassonia, contrariamente a quanto rivelato dai mass media italiani i rifiuti campani spediti in Germania non vengono inceneriti, ma differenziati e riciclati per ricavarne materie prime secondarie e composti organici che verranno venduti all'industria, sottolineando che niente è finito in discarica, in quanto il residuo viene trattato con un impianto meccanico-biologico a freddo.[66]
Criminalità [modifica]
La commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha indagato sulle attività illecite ad esso connesse in Campania concludendo che:[67]
« La criminalità organizzata di stampo camorristico continua ad intervenire in maniera diretta sui traffici illeciti di rifiuti, lucrando notevoli somme di denaro: si tratta di un'affermazione che ha avuto una corale evidenza nel corso delle audizioni e che quindi va assunta in questa relazione. Del resto, sono stati anche i collaboratori di giustizia a illustrare a questa Commissione lo schema di intervento della camorra, nonché una versione storicizzata dei fatti. La criminalità organizzata si pone come terminale del traffico, nel senso che assicura il territorio ove smaltire illecitamente i rifiuti: può fare ciò perché è la camorra stessa a controllare e gestire ogni metro quadro di ampie aree del territorio campano. In particolare la provincia di Caserta presenta zone controllate manu militari dalla criminalità organizzata, che addirittura organizza staffette per pattugliare le strade e attua attività di controllo sulle macchine non conosciute che transitano per quelle vie. »
(14 maggio 1998, presidente Massimo Scalia)
Note [modifica]
^ a b c DPCM dell'11 febbraio 1994, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 35 del 12 febbraio 1994.
^ a b Consiglio dei Ministri n. 76/09. Sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, 17-12-09
^ a b Rifiuti, l´accusa dei pm alla gestione Bassolino in L'Espresso del 6 febbraio 2007. URL consultato il 2007-01-17.
^ cfr. Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i servizi Tecnici - Rapporto rifiuti 2007. Va peraltro evidenziato che alcuni Comuni campani hanno ottimi tassi di raccolta differenziata: ad esempio Grumo Nevano, tra i comuni più virtuosi, ha raggiunto circa il 62% della raccolta differenziata (NTV-News. Rifiuti: Grumo Nevano, oasi di efficienza su YouTube), mentre sempre secondo l'APAT (dati 2006), il Comune di Casamarciano raggiunge il 49,6%, mentre Santa Maria la Carità e Tufino superano abbondantemente il 44%. Più in generale la provincia di Salerno e quella di Avellino sono attorno al 20% (21,3 e 19,3%).
^ cfr. Alessandro Iacuelli. Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano. Rinascita edizioni, 2008, pp. 182 e segg.
^ cfr. Relazione del 13 marzo 2007 del Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, pag. 5.
^ a b Chiaiano, Fibe pagò le cave otto volte di più, in Corriere del Mezzogiorno del 5 maggio 2008.
^ «I siti alternativi ci sono, a bloccarli è De Mita» in Peacelink.it. URL consultato il 2008-06-02.
^ Ganapini: «Cdr, sabotati gli impianti» in Napolionline.org. URL consultato il 2008-06-02.
^ cfr. Roberto Saviano. Gomorra. Mondadori, 2006, pp. 310 e ss.
^ Mandara: Mozzarella sana, ma vendite in calo, in Il Denaro del 23 gennaio 2008.
^ I prodotti tipici non si vendono più, la Cia: Rischio tracollo, in Il Denaro del 15 gennaio 2008.
^ La spesa al tempo dei rifiuti. Prodotti locali? No, grazie, in La Repubblica-Napoli del 16 gennaio 2008.
^ a b
In Campania morti e tumori per rifiuti in Corriere della Sera de 27 maggio 2007. URL consultato il 2008-01-11.
Inchiesta della Procura per epidemia colposa in Corriere del Mezzogiorno del 10 gennaio 2008. URL consultato il 2008-01-11.
^ Relazione del geologo prof. Ortolani su Chiaiano in Napoli.Indymedia.org. URL consultato il 2008-06-02.
^ a b Ecco i siti alternativi proposti dal prof. Giovan Battista de' Medici in Conferenza stampa organizzata dall'Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia. URL consultato il 2008-06-02.
^ Rifiuti, ecco il nuovo scandalo c’è una discarica mai utilizzata in Il Mattino del 1 giugno 2008. URL consultato il 2008-06-02.
^ cfr. Roberto Saviano, op. cit., p. 327.
^ cfr. Gabriella Gribaudi. Il ciclo vizioso dei rifiuti campani. Il Mulino; Alessandro Iacuelli op. cit., pp. 125 e segg.
^ cfr. Alessandro Iacuelli, op. cit., pp. 140 e segg.
^ cfr. Commissione Bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e le attività illecite ad esso connesse, XIV legislatura, Relazione sulla Campania.
^ IMPREGILO: inchiesta della magistratura di Napoli. Ipotesi di truffa ai danni della regione Campania, tratto da Il Manifesto del 28 giugno 2007.
^ Le ecoballe campane? Una montagna inutile in Il Sole 24 ore del 5 gennaio 2008. URL consultato il 26-8-2008.
^ Vedi decreto legge n. 61 dell'11 maggio 2007, convertito in legge n. 87 del 5 luglio 2007, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 156 del 7 luglio 2007.
^ Crisi rifiuti, Ue avverte: avete solo 1 mese Prodi firma l'accordo pro-termovalorizzatori in Corriere del Mezzogiorno del 31 gennaio 2008. URL consultato il 2008-02-01.
^ Analisi sulla percezione della qualità del proprio territorio/ambiente, durante l'emergenza rifiuti, da parte delle imprese e dei cittadini campani rispetto a quella dei cittadini del resto d'Italia. Conseguente analisi della problematica attraverso l'esposizione di tematiche legate all'immagine e alle attività produttive della Regione Campania con particolare riferimento ai prodotti alimentari. Elaborazione di proposte di indirizzo strategico di comunicazione verso il sistema imprese campane e cittadinanza nazionale in Bollettino Ufficiale Regione Campania, n. 07 del 18 febbraio 2008. URL consultato il 2008-02-23.
^ Prodi: «Pronto piano per lo smaltimento». Corriere della Sera, 8 gennaio 2008. URL consultato il 23-1-2008.
^ a b c
Un inceneritore in Germania per bruciare i rifiuti di Napoli in Corriere della Sera. URL consultato il 2007-12-28.
Germania, ecco dove finiscono i rifiuti campani: «Con voi facciamo buoni affari» in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-01-09.
Rifiuti sanitari, sei milioni per smaltirli in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-01-15.
^ Sui disordini causati dalla mancata raccolta:
Napoli, tensione al Vomero, rifiuti in strada, traffico in tilt in La Repubblica del 15 maggio 2008. URL consultato il 2008-05-16.;
Rifiuti, assalto al cuore di Napoli raid e barricate, città sotto assedio in La Repubblica del 17 maggio 2008. URL consultato il 2008-05-18.;
Rifiuti, sale la tensione, 100 roghi. Pietre e estintori contro i vigili in La Repubblica del 17 maggio 2008. URL consultato il 2008-05-18.
^ Siti segreti e pene più severe il decreto rifiuti punto per punto in La Repubblica del 21 maggio 2008. URL consultato il 2008-05-22.
^ Esclusivo: l'Ue boccia il decreto-rifiuti in Valori del 30 maggio 2008. URL consultato il 2008-06-02.;Decreto rifiuti, dubbi dell’Ue: regole violate in Il Mattino del 1 giugno 2008. URL consultato il 2008-06-02.
^ Chiaiano, da tutta Italia al corteo in diecimila contro la discarica in La Repubblica del 1 giugno 2008. URL consultato il 2008-06-02.
^ I pm di Napoli contro il decreto sui rifiuti "Noi con le armi spuntate contro i reati ambientali" in La Repubblica-Napoli del 1 giugno 2008. URL consultato il 2008-06-02.
^ Ecco le prime sconcertanti verità sul decreto rifiuti del 24 Maggio 2008 in Allarmerifiutitossici.org. URL consultato il 2008-06-02.
^ Operazione Rompiballe in Antimafiaduemila.com. URL consultato il 2008-06-02.
^ Il Csm boccia il decreto rifiuti "Limita l'efficienza della giustizia" in La Repubblica del 9 giugno 2008. URL consultato il 2008-06-10.
^ Il Governo nomina i commissari ad acta per gli ex Cdr in PeaceLink Campania del 30 luglio 2008. URL consultato il 2008-08-26.
^ Sulla fine della fase acuta dell'emergenza rifiuti:
Il ritorno a Napoli di Berlusconi: «È finita l'emergenza rifiuti» in Corriere della Sera del 16 luglio 2008. URL consultato il 2008-08-26.;
Berlusconi: "Napoli è pulita. L'emergenza rifiuti è finita" in La Repubblica del 18 luglio 2008. URL consultato il 2008-08-26.
^ cfr. Alessandro Iacuelli, op. cit., pp. 217 e segg.
^ Testo del decreto-legge n. 172/2008.
^ Dal Cdm nuove norme sui rifiuti in Campania si rischia l'arresto in La Repubblica del 31 ottobre 2008. URL consultato il 2008-11-23.
^ Aperta la discarica di Chiaiano in http://www.emergenzarifiuticampania.it/erc/ERC-ERC_Layout_locale-1199880667264_Home.htm. URL consultato il 2009-05-21.
^ Acerra, in funzione il termovalorizzatore in http://www.emergenzarifiuticampania.it/erc/ERC-ERC_Layout_locale-1199880667264_Home.htm. URL consultato il 2009-05-21.
^ Acerra – Avviata la seconda linea del termovalorizzatore di Acerra in http://www.emergenzarifiuticampania.it/erc/ERC-ERC_Layout_locale-1199880667264_Home.htm. URL consultato il 2009-05-21.
^ Enrico Fierro, Ritorno al rifiuto, in Il Fatto Quotidiano del 18-10-2009, p. 5.
^ Emissioni nocive oltre i limiti ad Acerra. Il Sole 24 ore, 27-5-09
^ a b Da Chiaiano a Terzigno, la nuova emergenza rifiuti di Napoli. Ecco le cifre. Il Fatto Quotidiano, 25-9-2010
^ Comunicato stampa del Governo. 17-12-09
^ L’inceneritore di Acerra è morto: ora spunta il collaudo dei misteri. Il Fatto Quotidiano, 29-9-2010
^ A Napoli 600 tonnellate di rifiuti in Rai News. URL consultato il 2010-09-24.
^ Berlusconi in 3 giorni Napoli ripulita in Il Mattino. URL consultato il 2010-11-22.
^ Ue, Napoli come 2 anni fa in ANSA. URL consultato il 2010-11-22.
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^ Richiamo delle norme procedurali, dal sito dell'Unione Europea.
^ L'Unione europea condanna l'Italia per l'emergenza rifiuti in Campania in La città di Salerno. URL consultato il 2010-03-05.
^ Sul processo:
Rifiuti: Bassolino, ora un processo sprint in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-01-15.
Tre udienze per decidere sul governatore in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-02-11.
D'Ercole: «La Regione si è costituita parte civile sui rifiuti. Bassolino è incompatibile» in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-02-25.
La difesa del governatore Bassolino: non è un processo ai fatti, piuttosto a un sistema in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-02-25.
Bassolino rinviato a giudizio per irregolarità gestione rifiuti in La Repubblica. URL consultato il 2008-02-29.
Bassolino rinviato a giudizio per i rifiuti. La difesa: impedito il confronto approfondito in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-02-29.
^ Sulla donna che si dà fuoco a Giugliano:
Riaperta discarica di Giugliano donna si dà fuoco per protesta in La Repubblica. URL consultato il 2008-03-02.
Taverna del Re, una donna si dà fuoco per protestare contro lo stoccaggio di ecoballe in Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 2008-03-02.
Rifiuti: donna si dà fuoco per protesta in La Stampa. URL consultato il 2008-03-02.
^ Come essere indagati per 8 reati e non essere mai arrestati in Caserta Sette. URL consultato il 2008-03-02.
^ Viaggi gratis, indagato Pecoraro Scanio in Corriere della Sera del 4 aprile 2008. URL consultato il 2008-06-02.
^ Ecco l'elenco dei 25 arrestati. Funzionari ed aziende in La Repubblica del 27 maggio 2008. URL consultato il 2008-06-02.
^ Rifiuti: inchiesta; per Pansa falso su atti per Fibe in La Repubblica. URL consultato il 2008-06-02.
^ Vincenzo Iurillo. Rifiuti, la maxi-inchiesta dirottata nel porto delle nebbie, in Il Fatto Quotidiano del 18-12-2009, p. 6.
^ Emergenza rifiuti: concluse le indagini in Il Sole 24 ore. URL consultato il 2008-18-07.
^ DPCM n. 3341 del 27 febbraio 2004
^ Poco dopo la nomina rimette il mandato nelle mani del Presidente del Consiglio Romano Prodi per contrasti con il Ministro dell'Ambiente, ma il Governo lo riconferma alla guida del Commissariato.
^ Riciclati in Germania i rifiuti campani in Peacelink.it. URL consultato il 2008-06-02.
^ Stenografico della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse del 14 maggio 1998.
Bibliografia [modifica]
Alessandro Iacuelli. Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano. Rinascita edizioni, Roma, 2008. ISBN 978-88-903254-2-7.
Bernardo Iovene. Campania Infelix. BUR, Milano, 2008. ISBN 978-88-17-02635-2.
Paolo Rabitti. Ecoballe. Aliberti, Reggio Emilia, 2008. ISBN 978-88-7424-363-1
Voci correlate [modifica]
Ecomafia
Triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano
La terra dei fuochi
Gomorra, romanzo di Roberto Saviano
Gomorra, film di Matteo Garrone
Altri progetti [modifica]
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Crisi dei rifiuti in Campania
Wikinotizie contiene notizie di attualità su Crisi dei rifiuti in Campania
Collegamenti esterni [modifica]
Sito Istituzionale per l'Emergenza Rifiuti in Campania
Monitoraggio della qualità dell'aria della zona acerrana - Dati ARPAC
Rete Campana Salute ed Ambiente
Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania
Biùtiful Cauntri
Una montagna di balle. Videodocumentario sull'emergenza rifiuti in Campania
Sito per la segnalazione del quantitativo di immondizia sulle strade
Natura politica ed economica dell'emergenza rifiuti in Campania
Relazione della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti
La discarica di Chiaiano
Sito del Comitato Allarme Rifiuti Tossici - Campania
L'emergenza rifiuti nei network di tutto il mondo (serie di video)
Inchiesta de l'Espresso con le confessioni del boss Gaetano Vassallo
- Settimanale Carta - voce rifiuti
_Settimanale Carta - voce Chiaiano
La terra dei fuochi
Segnalazione di rifiuti e materiali pericolosi sul territorio
L'emergenza che non c'era, inchiesta di RaiNews24, anche su YouTube: [1], [2].
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