Libero è un quotidiano italiano fondato nel 2000 da Vittorio Feltri, attualmente diretto da Maurizio Belpietro.
Indice[nascondi]
1 Storia
1.1 Il ritorno di Feltri
2 Direttori
3 Organigramma e collaboratori principali
4 Dorsi e allegati
5 Assetto societario e finanziamenti pubblici
6 Diffusione
7 Note
8 Collegamenti esterni
Storia[modifica]
Il giornale è uscito per la prima volta in edicola il 18 luglio 2000, la testata è stata disegnata dal grafico Franco Bevilacqua; il nuovo quotidiano si colloca nell'area del centro-destra. Come ha scritto Oscar Giannino (2007):
« Molti dei nostri lettori comprano Libero e Libero mercato perché ci trovano una voce fuori dal coro e dai partiti, ma a favore di una visione nettamente liberale e liberista, antitassaiola e antisprechi pubblici, diffidente di ogni eccesso partitico [...], oltre che diffidente degli eccessi della magistratura, quando poi la giustizia e la sicurezza per i cittadini qualunque non sono garantiti. »
Il 21 novembre 2000[1] Feltri viene radiato dall'albo dei giornalisti con delibera del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia presa (all'unanimità). Il fatto contestato è la «pubblicazione alla pagina 3 dell’edizione del 29 settembre 2000 del quotidiano di sette fotografie impressionanti e raccapriccianti di bambini ricavate da un sito pornografico reso disponibile dai pedofili russi e di una Deontologia - Minori e soggetti deboli 519 ottava fotografia a pagina 4 (raffigurante una scena di violenza tratta dai video di pedofilia sequestrati dalla magistratura), fotografie che appaiono tutte contrarie al buon costume e tali, illustrando particolari raccapriccianti e impressionanti, da poter turbare il comune sentimento della morale e l’ordine familiare».[2][3] Nel febbraio del 2003 l'Ordine Nazionale dei giornalisti di Roma annulla il provvedimento di radiazione che era stato preso a Milano e lo converte in censura[4][5].
Nel marzo 2005 Libero ha lanciato una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica nominasse Oriana Fallaci senatore a vita. Sono state raccolte 75.000 firme[6].
Nel 2006 Libero ha sostenuto il movimento dei Riformatori Liberali di Benedetto Della Vedova, minoranza radicale passata al centro-destra. Vittorio Feltri è uno dei firmatari del loro manifesto[7].
Alla vigilia delle elezioni politiche italiane del 2006, Renato Farina pubblica su Libero un falso dossier, preparato dal Sismi, secondo cui Romano Prodi avrebbe autorizzato, come Presidente della Commissione Europea, le extraordinary rendition della CIA in Europa, come nel caso di Abu Omar. Per tale dossier Farina sarà condannato a sei mesi di reclusione per favoreggiamento, e radiato dall'Ordine dei giornalisti[8].
Dal gennaio 2007 al 15 luglio 2008, direttore responsabile di Libero diviene Alessandro Sallusti, con Feltri direttore editoriale.
Nel febbraio 2007 sono stati arrestati alcuni membri di una cellula delle Brigate Rosse con l'accusa di aver progettato un attentato terroristico alla sede di Libero. Secondo tale accusa, dopo ripetuti appostamenti i neo-brigatisti Ghirardi e Latino intendevano compiere un attentato incendiario per il giorno di Pasqua con «benzina e acido da versare dentro»[9].
Feltri nel luglio 2008 torna direttore responsabile, per lasciare il giornale nell'agosto 2009, per tornare a Il Giornale. Arriva da Panorama al suo posto Maurizio Belpietro.
Dal novembre del 2009 il quotidiano è disponibile con sistema di consultazione digitale.
Il ritorno di Feltri[modifica]
Il 21 dicembre 2010 Vittorio Feltri ha lasciato per la seconda volta il Giornale per assumere il ruolo di direttore editoriale di Libero, di cui diventerà anche azionista assieme a Maurizio Belpietro, confermato direttore responsabile.[10]
I due giornalisti hanno acquistato il 10% ciascuno della società editrice. Nonostante posseggano una quota di minoranza, la gestione del giornale è stata affidata a loro. Grazie a una serie di patti parasociali, Feltri e Belpietro avranno anche la maggioranza nel consiglio di amministrazione.
Direttori[modifica]
Vittorio Feltri (18 luglio 2000 - gennaio 2007)
Alessandro Sallusti (gennaio 2007 - 15 luglio 2008)
Vittorio Feltri (15 luglio 2008 - 1 agosto 2009)[11]
Gianluigi Paragone, ad interim (1 agosto 2009 - 13 agosto 2009)
Maurizio Belpietro (13 agosto 2009 - in carica)
Organigramma e collaboratori principali[modifica]
I vicedirettori della testata sono: Fausto Carioti, Luigi Santambrogio, Pietro Senaldi e Giovanni Tagliapietra e Franco Bechis. Tra i collaboratori ci sono Antonio Socci, Filippo Facci, Antonio Martino, Gianluigi Nuzzi, Tommaso Labranca, Luca Volontè, Alberto Mingardi, Mario Giordano, Gilberto Oneto, Gianni De Michelis, Davide Giacalone, Giampiero Mughini e Nazzareno Carusi.
Il vignettista di Libero è Benedetto Nicolini, in arte Benny.
Dal settembre 2006, nel settore sportivo, il quotidiano usufruisce della collaborazione di Luciano Moggi.
Dorsi e allegati[modifica]
Periodicamente vengono allegati al giornale dei libri, per la collana di "manuali di conversazione politica", curata da Vittorio Feltri e da Renato Brunetta.
Tra maggio 2007 e febbraio 2009 Libero è uscito con un doppio dorso. L'edizione principale era accompagnata, in abbinamento obbligatorio, da LiberoMercato, inserto economico-finanziario. In seguito l'inserto è stato inserito all'interno del quotidiano.
Dal 26 agosto 2009 inizia la collaborazione dell'ex direttore de Il Giornale Mario Giordano, seguita, due giorni dopo, da quella di Filippo Facci.
Assetto societario e finanziamenti pubblici[modifica]
Dal 2001 il quotidiano è di proprietà del gruppo Angelucci, attivo nel settore della sanità e dell'immobiliare. Con l'aiuto della banca romana Capitalia, gli Angelucci hanno investito 30 milioni nel quotidiano, trasformandolo da giornale regionale a giornale nazionale.[12]. Nel 2003 Libero ha chiesto ai proprietari del bollettino «Opinioni nuove» di prendere in affitto la testata. Il quotidiano è diventato ufficialmente il supplemento dell'organo ufficiale del Movimento Monarchico Italiano. In questo modo ha potuto beneficiare di 5.371.000 euro come finanziamento pubblico agli organi di partito[13], secondo quanto previsto dalla Legge 7 marzo 2001, n. 62[14]. Nel 2004 Libero ha comprato la testata «Opinioni nuove» e si è poi trasformato in cooperativa per ottenere i contributi per l'editoria elargiti alle testate edite da cooperative di giornalisti. Dal 2007 il quotidiano è edito dalla Editoriale Libero s.r.l., che fa capo alla Fondazione San Raffaele, struttura ospedaliera di Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi. La testata è tuttora di proprietà del gruppo Angelucci.
Nei sette anni che intercorrono dal 2003 al 2009, Libero ha beneficiato di contributi pubblici per 40 milioni di euro[15]. Nel 2006 Libero ha chiuso il bilancio con profitti per 187 mila euro[12].
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1 Storia
1.1 Il ritorno di Feltri
2 Direttori
3 Organigramma e collaboratori principali
4 Dorsi e allegati
5 Assetto societario e finanziamenti pubblici
6 Diffusione
7 Note
8 Collegamenti esterni
Storia[modifica]
Il giornale è uscito per la prima volta in edicola il 18 luglio 2000, la testata è stata disegnata dal grafico Franco Bevilacqua; il nuovo quotidiano si colloca nell'area del centro-destra. Come ha scritto Oscar Giannino (2007):
« Molti dei nostri lettori comprano Libero e Libero mercato perché ci trovano una voce fuori dal coro e dai partiti, ma a favore di una visione nettamente liberale e liberista, antitassaiola e antisprechi pubblici, diffidente di ogni eccesso partitico [...], oltre che diffidente degli eccessi della magistratura, quando poi la giustizia e la sicurezza per i cittadini qualunque non sono garantiti. »
Il 21 novembre 2000[1] Feltri viene radiato dall'albo dei giornalisti con delibera del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia presa (all'unanimità). Il fatto contestato è la «pubblicazione alla pagina 3 dell’edizione del 29 settembre 2000 del quotidiano di sette fotografie impressionanti e raccapriccianti di bambini ricavate da un sito pornografico reso disponibile dai pedofili russi e di una Deontologia - Minori e soggetti deboli 519 ottava fotografia a pagina 4 (raffigurante una scena di violenza tratta dai video di pedofilia sequestrati dalla magistratura), fotografie che appaiono tutte contrarie al buon costume e tali, illustrando particolari raccapriccianti e impressionanti, da poter turbare il comune sentimento della morale e l’ordine familiare».[2][3] Nel febbraio del 2003 l'Ordine Nazionale dei giornalisti di Roma annulla il provvedimento di radiazione che era stato preso a Milano e lo converte in censura[4][5].
Nel marzo 2005 Libero ha lanciato una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica nominasse Oriana Fallaci senatore a vita. Sono state raccolte 75.000 firme[6].
Nel 2006 Libero ha sostenuto il movimento dei Riformatori Liberali di Benedetto Della Vedova, minoranza radicale passata al centro-destra. Vittorio Feltri è uno dei firmatari del loro manifesto[7].
Alla vigilia delle elezioni politiche italiane del 2006, Renato Farina pubblica su Libero un falso dossier, preparato dal Sismi, secondo cui Romano Prodi avrebbe autorizzato, come Presidente della Commissione Europea, le extraordinary rendition della CIA in Europa, come nel caso di Abu Omar. Per tale dossier Farina sarà condannato a sei mesi di reclusione per favoreggiamento, e radiato dall'Ordine dei giornalisti[8].
Dal gennaio 2007 al 15 luglio 2008, direttore responsabile di Libero diviene Alessandro Sallusti, con Feltri direttore editoriale.
Nel febbraio 2007 sono stati arrestati alcuni membri di una cellula delle Brigate Rosse con l'accusa di aver progettato un attentato terroristico alla sede di Libero. Secondo tale accusa, dopo ripetuti appostamenti i neo-brigatisti Ghirardi e Latino intendevano compiere un attentato incendiario per il giorno di Pasqua con «benzina e acido da versare dentro»[9].
Feltri nel luglio 2008 torna direttore responsabile, per lasciare il giornale nell'agosto 2009, per tornare a Il Giornale. Arriva da Panorama al suo posto Maurizio Belpietro.
Dal novembre del 2009 il quotidiano è disponibile con sistema di consultazione digitale.
Il ritorno di Feltri[modifica]
Il 21 dicembre 2010 Vittorio Feltri ha lasciato per la seconda volta il Giornale per assumere il ruolo di direttore editoriale di Libero, di cui diventerà anche azionista assieme a Maurizio Belpietro, confermato direttore responsabile.[10]
I due giornalisti hanno acquistato il 10% ciascuno della società editrice. Nonostante posseggano una quota di minoranza, la gestione del giornale è stata affidata a loro. Grazie a una serie di patti parasociali, Feltri e Belpietro avranno anche la maggioranza nel consiglio di amministrazione.
Direttori[modifica]
Vittorio Feltri (18 luglio 2000 - gennaio 2007)
Alessandro Sallusti (gennaio 2007 - 15 luglio 2008)
Vittorio Feltri (15 luglio 2008 - 1 agosto 2009)[11]
Gianluigi Paragone, ad interim (1 agosto 2009 - 13 agosto 2009)
Maurizio Belpietro (13 agosto 2009 - in carica)
Organigramma e collaboratori principali[modifica]
I vicedirettori della testata sono: Fausto Carioti, Luigi Santambrogio, Pietro Senaldi e Giovanni Tagliapietra e Franco Bechis. Tra i collaboratori ci sono Antonio Socci, Filippo Facci, Antonio Martino, Gianluigi Nuzzi, Tommaso Labranca, Luca Volontè, Alberto Mingardi, Mario Giordano, Gilberto Oneto, Gianni De Michelis, Davide Giacalone, Giampiero Mughini e Nazzareno Carusi.
Il vignettista di Libero è Benedetto Nicolini, in arte Benny.
Dal settembre 2006, nel settore sportivo, il quotidiano usufruisce della collaborazione di Luciano Moggi.
Dorsi e allegati[modifica]
Periodicamente vengono allegati al giornale dei libri, per la collana di "manuali di conversazione politica", curata da Vittorio Feltri e da Renato Brunetta.
Tra maggio 2007 e febbraio 2009 Libero è uscito con un doppio dorso. L'edizione principale era accompagnata, in abbinamento obbligatorio, da LiberoMercato, inserto economico-finanziario. In seguito l'inserto è stato inserito all'interno del quotidiano.
Dal 26 agosto 2009 inizia la collaborazione dell'ex direttore de Il Giornale Mario Giordano, seguita, due giorni dopo, da quella di Filippo Facci.
Assetto societario e finanziamenti pubblici[modifica]
Dal 2001 il quotidiano è di proprietà del gruppo Angelucci, attivo nel settore della sanità e dell'immobiliare. Con l'aiuto della banca romana Capitalia, gli Angelucci hanno investito 30 milioni nel quotidiano, trasformandolo da giornale regionale a giornale nazionale.[12]. Nel 2003 Libero ha chiesto ai proprietari del bollettino «Opinioni nuove» di prendere in affitto la testata. Il quotidiano è diventato ufficialmente il supplemento dell'organo ufficiale del Movimento Monarchico Italiano. In questo modo ha potuto beneficiare di 5.371.000 euro come finanziamento pubblico agli organi di partito[13], secondo quanto previsto dalla Legge 7 marzo 2001, n. 62[14]. Nel 2004 Libero ha comprato la testata «Opinioni nuove» e si è poi trasformato in cooperativa per ottenere i contributi per l'editoria elargiti alle testate edite da cooperative di giornalisti. Dal 2007 il quotidiano è edito dalla Editoriale Libero s.r.l., che fa capo alla Fondazione San Raffaele, struttura ospedaliera di Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi. La testata è tuttora di proprietà del gruppo Angelucci.
Nei sette anni che intercorrono dal 2003 al 2009, Libero ha beneficiato di contributi pubblici per 40 milioni di euro[15]. Nel 2006 Libero ha chiuso il bilancio con profitti per 187 mila euro[12].
Note[modifica]
^ Foto choc, Feltri radiato dai giornalisti
^ Ordine dei giornalisti - Decisioni, documenti e giurisprudenza dal 1996
^ Foto pedofilia, Feltri radiato dall'Ordine dei giornalisti
^ Il 'caso Feltri'
^ Immagini raccapriccianti e impressionanti, reato letto attraverso le sentenze dei giudici.
^ I documenti di Panorama n. 19
^ Riformatori Liberali: Siamo l'anima libertaria della Cdl Blog di Benedetto Della Vedova, 14 ottobre 2006
^ D'Avanzo, La fabbrica dei dossier, La Repubblica, 11 ottobre 2010
^ Capi br arrestati all'alba dopo summit segreto (Corriere della Sera, 14 febbraio 2007)
^ Feltri e Belpietro diventano azionisti di «Libero» in Corriere della Sera. 17 dicembre 2010. URL consultato il 18 dicembre 2010.
^ Le dimissioni sono state date il 30 luglio.
^ a b Marco Cobianchi, «Niente fidi per L'Unità alla famiglia Angelucci», Panorama, 27/11/2007
^ Bernardo Iovene. Il finanziamento quotidiano. RAI, trasmissione Report del 23 aprile 2006
^ «Nuove norme sull’editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416».
^ Aldo Forbice, Giancarlo Mazzuca, I Faraoni. Come le mille caste del potere pubblico stanno dissanguando l'Italia. Piemme, 2009, pag. 262.
Collegamenti esterni[modifica]
Sito ufficiale
I finanziamenti pubblici
^ Foto choc, Feltri radiato dai giornalisti
^ Ordine dei giornalisti - Decisioni, documenti e giurisprudenza dal 1996
^ Foto pedofilia, Feltri radiato dall'Ordine dei giornalisti
^ Il 'caso Feltri'
^ Immagini raccapriccianti e impressionanti, reato letto attraverso le sentenze dei giudici.
^ I documenti di Panorama n. 19
^ Riformatori Liberali: Siamo l'anima libertaria della Cdl Blog di Benedetto Della Vedova, 14 ottobre 2006
^ D'Avanzo, La fabbrica dei dossier, La Repubblica, 11 ottobre 2010
^ Capi br arrestati all'alba dopo summit segreto (Corriere della Sera, 14 febbraio 2007)
^ Feltri e Belpietro diventano azionisti di «Libero» in Corriere della Sera. 17 dicembre 2010. URL consultato il 18 dicembre 2010.
^ Le dimissioni sono state date il 30 luglio.
^ a b Marco Cobianchi, «Niente fidi per L'Unità alla famiglia Angelucci», Panorama, 27/11/2007
^ Bernardo Iovene. Il finanziamento quotidiano. RAI, trasmissione Report del 23 aprile 2006
^ «Nuove norme sull’editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416».
^ Aldo Forbice, Giancarlo Mazzuca, I Faraoni. Come le mille caste del potere pubblico stanno dissanguando l'Italia. Piemme, 2009, pag. 262.
Collegamenti esterni[modifica]
Sito ufficiale
I finanziamenti pubblici
estratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Libero_(quotidiano)
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