Il movimento, la sua storia e finalità descritto con le sue stesse parole e tratto dal sito web http://www.nodalmolin.it/spip.php?article45
L’ultimo angolo verde nella periferia diffusa del capoluogo berico, incastonato al confine tra i comuni di Vicenza e Caldogno e attraversato dalle acque del fiume Bacchiglione dove, fino a pochi decenni fa, i ragazzini passavano le proprie estati correndo sugli argini e tuffandosi nelle acque placide del fiume.
Di fronte a sé, verso nord, la catena alpina; alle sue spalle, a sud, la Basilica Palladiana, ad appena 1.500 metri, e i tanti tesori che Vicenza ha ereditato dall’illustre architetto che ha influenzato l’architettura internazionale. È l’aeroporto Dal Molin di Vicenza, realizzato negli anni ’30 del secolo scorso, bombardato durante il secondo conflitto mondiale, sopravvissuto, grazie al suo essere terreno demaniale, alla lottizzazione e all’urbanizzazione incontrollata che ha travolto l’immagine equilibrata e razionale della città berica. In questo territorio ricco d’acqua – nel suo sottosuolo è presente la più grande falda acquifera del nord Italia – gli statunitensi hanno progettato una nuova installazione militare per riunificare la 173° Brigata Aerotrasportata e trasformarla nella più potente unità da combattimento schierata all’esterno dei confini nordamericani.
Edifici alti fino a 23 metri e mezzo, ma rigorosamente in stile palladiano; depositi di armi e centri di comando che si confondono tra centri fitness e campi da gioco; centinaia di migliaia di metri cubi di cemento progettati, secondo le dichiarazioni statunitensi, con le più moderne tecnologie di rispetto ambientale. Quel che i proponenti vorrebbero realizzare all’interno del perimetro di filo spinato è la più grande struttura militare nordamericana presente in Europa, pronta a intervenire in tempi brevissimi nei nuovi teatri di guerra che potrebbero aprirsi in Africa e in Medio Oriente, o nell’Europa orientale.
Vicenza è un territorio già fortemente militarizzato; la progettata installazione statunitense andrebbe ad affiancarsi alla caserma Ederle, situata con i suoi alti muri di cinta nel cuore di un quartiere popolare; alle installazioni sotterranee della Fontega e di Site Pluto, dove per molti decenni sono state stoccate mine atomiche pronte ad esplodere tra i colli berici per rallentare l’eventuale avanzata dell’Armata Rossa; ai depositi di mezzi e munizionamenti e al super protetto villaggio che ospita le famiglie dei militari. Territori, questi, inaccessibili alla popolazione vicentina e sottratti agli usi sociali, economici e comunitari che la popolazione potrebbe realizzare in questi angoli di città.
È un accordo segreto tra i governi italiano e statunitense a confermare l’amicizia e l’eterna riconoscenza della penisola verso l’alleato d’oltreoceano; nel 2004, infatti, i rappresentanti nordamericani avanzano le proprie richieste al governo italiano – allora presieduto da Silvio Berlusconi – che coinvolge il Sindaco Hullweck. I quali acconsentono, senza ritenere di informare la cittadinanza, alle nuove esigenze strategiche dell’esercito impegnato a esportare nel mondo la democrazia. Solo nel 2006, dopo una prima valutazione del progetto da parte del Comitato Misto Paritetico Regionale, i vicentini vengono a conoscenza dei progetti che investono il territorio in cui vivono. Pur riconoscendo che “la maggioranza della città è contraria al progetto”, l’allora Sindaco Hullweck fa approvare dal consiglio comunale un opinione favorevole alle richieste statunitensi, attraverso un ordine del giorno che porrà cinque condizioni ad oggi inapplicate. A pagare gran parte del conto sono chiamati i contribuenti che non solo sostengono il 41% delle spese di stazionamento delle truppe statunitensi in territorio italiano, ma che devono anche finanziare le opere infrastrutturali accessorie all’installazione militare, come strade, reti fognarie e elettriche. Centinaia di milioni di euro destinati a rinnovare l’ospitalità verso i soldati che ogni mattina marciano ordinati nelle strade e nelle piazze che il Palladio ha reso patrimonio dell’umanità e che la sera frequentano i locali notturni della provincia vicentina.
A dare il via libera definitivo è stato il governo presieduto da Romano Prodi, il 16 gennaio 2007; ma negli stessi mesi in cui la politica istituzionale si esibiva in inchini e baciamani verso gli emissari statunitensi, Vicenza si riscopriva una comunità legata al proprio territorio e alle bellezze architettoniche conservate nello scrigno del suo centro storico e tra i filari di alberi di suoi ultimi angoli di campagna. Migliaia di vicentini si incontravano nelle strade e nelle piazze della città, discutevano, davano vita a assemblee e manifestazioni pubbliche; il 17 febbraio 2007, 150 mila donne e uomini circondavano in un abbraccio colorato e rumoroso le mura cittadine, dichiarando collettivamente di voler resistere un minuto in più di coloro che vogliono imporre il progetto militare a una città che pretende di scrivere di proprio pugno il copione su cui progettare il domani dei propri figli.
I mesi che hanno seguito questi eventi sono ricchi di testimonianze di impegno civico e sociale per la difesa del territorio, ma anche per la realizzazione di pratiche democratiche partecipative che vedono protagonisti, in modo trasversale, donne e uomini di ogni età, professione, convinzione politica. Centinaia di iniziative attraversano i borghi della città del Palladio, mentre i cittadini creano spazi autogestiti nei quali organizzare la propria opposizione. Vicenza riceve la simpatia e la solidarietà di ogni angolo d’Italia, diventando uno dei simboli delle contraddizioni nelle quali si inceppano la politica rappresentativa e i meccanismi di delega politica.
Alla grande manifestazione del 17 febbraio 2007 seguono manifestazioni e azioni dirette, una mobilitazione europea nel dicembre dello stesso anno e due festival realizzazione nella tarda estate del 2007 e del 2008; vengono occupate simbolicamente la Basilica Palladiana (marzo 2007) e la prefettura vicentina (gennaio 2008), mentre nel gennaio 2009 i No Dal Molin occupano, per 3 giorni, l’area civile dell’aeroporto. Di fronte alla pretesa del commissario Costa di “sradicare alla radice l’opposizione locale”, i vicentini si organizzano diventando esperti di basi militari e impatti ambientali; i saperi e le conoscenze negate dai proponenti – che mantengono a lungo il segreto sui progetti – diventano un bene comune diffuso tra coloro che non credono alle rassicurazioni di chi ha la faccia tosta di mentire anche davanti all’evidenza.
Alle elezioni amministrative dell’aprile 2008, contro ogni previsione, vince la coalizione guidata dall’attuale Sindaco Achille Variati che, realizzando le proposte avanzate durante la campagna elettorale, propone al Consiglio comunale un nuovo ordine del giorno sul progetto e promuove una consultazione popolare per dar voce alla cittadinanza. Ma la consultazione popolare viene annullata, quattro giorni prima del suo svolgimento, dal Consiglio di Stato che accoglie un ricorso presentato dai favorevoli al progetto statunitense e, di fatto, dichiara l’installazione militare tematica al di fuori della dialettica democratica. L’indignazione di fronte all’ennesimo atto di arroganza porta, la sera stessa dell’annullamento, più di diecimila persone in piazza che convocano una consultazione autogestita e confermano il 5 ottobre come giornata di partecipazione democratica e decisione cittadina.
Decine di gazebo vengono allestiti da centinaia di volontari per il voto di fronte agli edifici che avrebbero dovuto ospitare le sezioni elettorali. Code interminabili colorano fin dal primo mattino la giornata di democrazia e riscatto della comunità berica, e alla chiusura dei seggi si conteranno quasi 25 mila votanti, il 95% dei quali si esprime contro la realizzazione della nuova base militare statunitense.
È una prova inappellabile di democrazia e partecipazione ai quali gli statunitensi, che si definiscono amici di Vicenza ed esportatori di democrazia, non hanno ancora risposto. Ma, nonostante ciò, nel febbraio 2009 viene aperto il cantiere per la realizzazione della nuova base statunitense: il 10 febbraio, alle 6 del mattino, decine di cittadini tentano di bloccare gli accessi all’aeroporto, ma 400 agenti in assetto antisommossa li respingono e fanno 16 fermi. Il Questore definisce i cittadini che si oppongono alla base un’associazione per delinquere e tre giorni dopo 7mila vicentini gli rispondono sfilando in corteo fin sotto le finestre del suo ufficio.
A maggio il Presidio permanente lancia una nuova mobilitazione: 4 luglio, tutte e tutti a Vicenza.
Guarda il video No Dal Molin: 2 anni di movimento
Leggi l’introduzione del decimo Quaderno di sAm, firmato da Guido Lanaro: Il popolo delle pignatte. Storia del Presidio permanente No Dal Molin (2005-2009) (inverno 2009-2010, 120 pp., con una prefazione di Ascanio Celestini).
La battarella in Veneto: ovvero com’è che a Vicenza viene in mente di protestare contro l’allargamento della base militare battendo pentole?Sfoglia il libro fotografico
CRONOLOGIA
6 agosto 2006: Prima fiaccolata di protesta contro il progetto Dal Molin
26 ottobre 2006: In consiglio comunale si discute l’approvazione del progetto della nuova base. In Piazza dei signori viene organizzata una manifestazione rumorosa di protesta, con pentole, sirene, fischietti, che si protrae per diverse ore.
2 dicembre 2006: Prima manifestazione nazionale indetta per protestare contro il nuovo insediamento militare. Partecipano oltre trentamila persone: sono presenti diverse delegazioni dal resto d’Italia, in particolare dalla Val di Susa, ma la maggior parte sono cittadini di Vicenza.
16 gennaio 2007: In seguito all’editto di Bucarest con cui il presidente del consiglio Prodi manifesta la sua non-contrarietà alla nuova base, i cittadini di Vicenza danno vita ad una fiaccolata di indignazione che si conclude con l’occupazione dei binari della stazione ferroviaria da parte di diverse migliaia di persone. La stessa notte viene eretto il tendone che ospiterà da quel giorno in avanti il presidio permanente No Dal Molin.
18 gennaio 2007: una delegazione di attivisti vicentini protesta davanti a Montecitorio a Roma.
17 febbraio 2007 : Seconda manifestazione nazionale contro il Dal Molin. In un percorso ad anello attorno al centro cittadinosfila un corteo di quasi duecentomila persone, provenienti da tutta Italia, oltre che da alcuni paesi europei e dagli Stati Uniti. La manifestazione si conclude a Campo Marzo con un grande happening a cui partecipano Dario Fo ed il gruppo rock Punkreas.
24 marzo 2007: Alcune centinaia di presidianti si recano in corteo lungo via Sant’Antonino e ripristinano la legalità recidendo dei cavi di fibre ottiche posati senza alcuna autorizzazione nelle settimane precedenti. Il sospetto diffuso è che i cavi in questione serviranno la connessione internet alla nuova installazione militare.
18 aprile 2007: Nel corso di un blitz una ventina di presidianti occupa la Basilica Palladiana, edificio simbolo di Vicenza. Gli occupanti pernottano nel loggione dell’edificio, per liberarlo il giorno seguente all’arrivo di un corteo di diverse migliaia di persone.
3 giungo 2007: All’Università di Trento si svolge il Festival dell’Economia, a cui è invitato a partecipare anche il primo ministro Prodi. Numerosi vicentini protestano sonoramente fuori dall’auditorium, mentre un manipolo di presidianti, introdottisi all’interno per assistere al convegno, interrompono l’intervento di Prodi sventolando le bandiere No Dal Molin. Cinzia Bottene viene invitata sul palco per un intervento che mette visibilmente in difficoltà il Presidente del Consiglio.
9 giugno 2007: Il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush è in visita ufficiale a Roma. I movimenti no-war italiani organizzano una grande manifestazione nazionale a Roma, che viene aperta da uno spezzone del presidio permanente No Dal Molin di Vicenza.
6-16 settembre 2007: si svolge a Caldogno la prima edizione del Festival No Dal Molin. Nel corso dei dieci giorni si susseguono concerti e dibattiti con ospiti di calibro internazionale, che assieme agli stand gastronomici richiamano al festival oltre trentamila vicentini. Sempre nel corso della manifestazione, si svolge un corteo che arriva fino all’ingresso civile dell’aeroporto, dove una delegazione riesce ad ottenere il permesso di entrare nell’area del Dal Molin per piantumare un centinaio di alberi e dare così vita al “Bosco della Pace”.
6 Novembre 2007: All’interno del Dal Molin iniziano le operazioni di bonifica dagli ordigni sepolti nel sottosuolo dalla seconda guerra mondiale. I presidianti bloccano le entrate dell’aeroporto per due giorni, impedendo l’ingresso agli addetti alle bonifiche.
23 novembre 2007: A Pozzuoli (Napoli), attivisti dei comitati campani contro le discariche e dei centri sociali di Napoli organizzano un presidio presso la ditta Strago srl*, una delle due imprese a cui sono stati appaltati i lavori di bonifica. Contemporaneamente a Firenze le donne del presidio permanente organizzano un blocco davanti ai cancelli della ABC*, l’altra ditta coinvolta nei lavori di sminamento all’interno dell’aeroporto.
11 dicembre 2007: Viene inaugurato il nuovo Teatro Comunale. Diverse centinaia di cittadini protestano all’esterno della struttura, mentre sul prato adiacente viene messa in scena l’installazione “The Wandering Cemetery" ad opera della Fattoria Artistica Antersass1.
14-16 dicembre 2007: Si svolge presso il Presidio Permanente No Dal Molin una tre giorni europea di dibattiti ed iniziative contro la militarizzazione dei territori. Intervengono attivisti provenienti da tutta Europa, ed in particolare dalla Repubblica Ceca e dalla Germania. Il 15 dicembre si svolge una manifestazione europea, a cui partecipano ottantamila persone.
16 gennaio 2008: Per celebrare l’anniversario dell’editto di Bucarest, una trentina di presidianti occupano con un blitz la sede della Prefettura, incatenandosi alla scalinata di accesso.
26 gennaio 2008: Nell’ambito del No War Global Day of Action, un’iniziativa internazionale di azione contro la guerra e le basi militari, i movimenti vicentini organizzano una spentolata presso il Villaggio Americano, dove risiedono molti militari della Caserma Ederle con le rispettive famiglie.
14 febbraio 2008: I responsabili dell’occupazione della prefettura vengono raggiunti da avvisi di garanzia. Si svolge una fiaccolata di solidarietà a cui partecipano quasi duemila persone.
08 marzo 2008: Per celebrare la festa delle donne il gruppo donne del presidio organizza una manifestazione presso Palazzo Trissino, sede del Comune di Vicenza. Vengono illustrati 194 buoni motivi per dire NO alla base. Il numero 194 si riferisce alla legge sull’interruzione di gravidanza, in quel periodo sotto attacco da alcune forze politiche.
18 giugno 2008: Il TAR si esprime in merito ad un ricorso del CODACONS e di alcuni comitati cittadini, ed accoglie la richiesta di sospensiva dell’avvio dei cantieri della nuova base. Il TAR rileva la mancanza di documentazione autorizzativa e quindi considera formalmente illegittimo il progetto riguardante l’ampliamento della Ederle, sollevando inoltre diverse questioni di carattere ambientale e politico, nella fattispecie la mancata partecipazione della popolazione locale alla decisione di approvare la costruzione della nuova base.
30 giugno 2008: Viene organizzata una manifestazione per difendere la sentenza del Tar, che sotto una pioggia scrosciante si conclude presso l’ingresso militare dell’aeroporto, in Viale Ferrarin, con un concerto dell’Osteria Popolare Berica.
01 agosto 2008: Il Consiglio di Stato prende in considerazione in tempi inusualmente brevi il ricorso presentato da alcuni parlamentari vicentini contro la sentenza del TAR: la sospensiva viene a sua volta sospesa, e quindi i lavori hanno via libera. I cittadini di vicenza scendono in piazza per protestare e nel corso di una fiaccolata a cui partecipano oltre duemila persone occupano nuovamente i binari della stazione, entrando da un ingresso ausiliario dopo essere stati respinti presso quello principale da un nutrito schieramento di forze dell’ordine.
03-14 settembre 2008: Si svolge la seconda edizione del Festival No Dal Molin, anche quest’anno arricchito da numerosi ospiti e da una vivace partecipazione popolare, nonostante il maltempo che rovina diverse serate. Il 6 settembre un centinaio di presidianti si reca in Viale Ferrarin per edificare una torretta di osservazione da cui controllare l’avanzamento dei lavori all’interno dell’aeroporto. Nonostante la manifestazione fosse stata precedentemente preannunciata e concordata con la questura, le forze dell’ordine intimano di rimuovere l’abuso edilizio (consistente in quattro tubi innocenti posati su delle basi in cemento). I presidianti si siedono a terra per difendere la torretta, e vengono attaccati con violenza in due riprese dalle forze dell’ordine, che feriscono diverse decine di persone e ne fermano sei. Il resto dei manifestanti si salva grazie all’intervento dei residenti di una casa adiacente alla strada, che invitano tutti a rifugiarsi nel loro giardino. Il 13 settembre si svolge una manifestazione a cui prendono parte quasi diecimila persone, sotto un diluvio costante che si protrae per tutta la durata del corteo.
02 ottobre 2008: Il Consiglio di Stato interviene nuovamente nella vicenda Dal Molin, approvando il ricorso presentato ancora una volta da alcuni parlamentari e politici vicentini contro il referendum organizzato dal Comune di Vicenza per il 5 ottobre. La sera stessa si svolge un corteo nel centro cittadino a cui partecipano oltre diecimila persone, che si conclude in Piazza dei Signori con un comizio del sindaco Variati, il quale annuncia pubblicamente che la consultazione si svolgerà ugualmente.
5 ottobre 2008: Come preannunciato, comune, comitati e presidio permanente organizzano una consultazione autogestita. Si vota presso dei gazebi posti in prossimità dei seggi elettorali ufficiali. Si recano a votare 24.094 vicentini (su un totale di aventi diritto di 84.340), il 95% dei quali esprimono la loro contrarietà alla costruzione della nuova base. Questo il quesito del referendum: “È lei favorevole alla adozione da parte del Consiglio comunale di Vicenza, nella sua funzione di organo di indirizzo politico amministrativo, di una deliberazione per l’avvio del procedimento di acquisizione al patrimonio comunale, previa sdemanializzazione, dell’area aeroportuale “Dal Molin” - ove è prevista la realizzazione di una base militare statunitense - da destinare ad usi di interesse collettivo salvaguardando l’integrità ambientale del sito?”
19-31 dicembre 2008: Si svolge presso il presidio permanente un festival invernale, denominato No Dal Molin Winterfest. Sotto ai tendoni della Lobia si esibiscono vari gruppi musicali, e sia la pizzeria che il ristorante funzionano a pieno regime. Il 22 dicembre l’attore Marco Paolini, assieme a Lorenzo Monguzzi ed ai Mercanti di Liquore, si esibisce nello spettacolo “Schegge dagli album”, a cui assistono diverse centinaia di persone.
10-17 gennaio 2009: In memoria dell’editto di Bucarest, e prendendo ispirazione dalle iniziative organizzate in Chiapas dal movimento zapatista (a cui tra l’altro prende parte una delegazione di presidianti), il presidio permanente proclamala Settimana della rabbia degna. Nel corso dei sette giorni si svolgono diverse iniziative di protesta e di informazione della cittadinanza.
31 gennaio 2009: Circa cinquecento presidianti occupano con un blitz il lato civile dell’aeroporto Dal Molin. Grazie alle trattative intavolate con ENAC (ente aeroportuale responsabile delle strutture) i presidianti ottengono il permesso di permanere all’interno dell’area. Viene eretto un tendone (trasportato appositamente dal presidio) presso cui vengono organizzate cene, concerti ed assemblee.
2 febbraio 2009: Circa duemila persone partecipano (sotto alla pioggia) ad una fiaccolata che si conclude presso l’ingresso civile dell’aeroprto. I presidianti abbandonano poi l’occupazione, ottenendo l’impegno da parte del Comune di Vicenza di avviare delle procedure per assicurarsi la gestione della parte del Dal Molin non coinvolta dal progetto della nuova base. L’ENAC si impegna inoltre a mettere a disposizione dei presidianti una stanza all’interno dell’aeroporto per effettuare una Valutazione di Impatto Ambientale autogestita nel caso il Governo si rifiutasse di produrne una ufficiale.
6 febbraio 2009: Un gruppo di presidianti si reca presso Viale Ferrarin per tentare di bloccare i camion che trasportano via dall’aeroporto i detriti prodotti dalla demolizione della pista di atterraggio. Per tutto il pomeriggio i presidianti provano ad impedire il transito dei mezzi, mentre le forze dell’ordine tentano di inseguirli e garantire ad i camion la circolazione.
10 Febbraio 2009: Il presidio lancia una giornata di blocco totale dell’aeroporto Dal Molin.La questura vieta sia il corteo studentesco sia il presidio dei cittadini, creando di fatto una zona rossa attorno all’ingresso militare dell’aeroporto. Le iniziative prendono il via alle sei di mattina, quando circa duecento presidianti tentano di recarsi in Viale Ferrarin per impedire l’accesso all’aeroporto ai camion. Si trovano di fronte uno schieramento di polizia di proporzioni sconsiderate: circa 400 agenti sorvegliano non solo l’accesso al Dal Molin, ma anche tutte le strade secondarie che conducono nei pressi della zona. I presidianti vengono immediatamente respinti dai dirigenti della questura, che manifestano atteggiamenti assolutamente autoritari ed illiberali, e decidono quindi di recarsi in macchina presso la ditta Carta Isnardo, responsabile dei lavori all’interno dell’aeroporto, che ha sede in provincia a Montecchio Precalcino. Giunti sul posto bloccano l’accesso allo stabilimento dell’impresa, chiedendo di incontrare un responsabile. Dopo mezzora intervengono le forze dell’ordine che sgomberano in modo molto sbrigativo il blocco. I presidianti tornano quindi in prossimità di Viale Ferrarin, dove nel frattempo si sta concludendo un corteo studentesco a cui partcipano diverse centinaia di giovani. Nel prosieguo della mattinata un gruppetto di presidianti riesce nuovamente a bloccare un camion della ditta Carta lungo il tragitto tra l’azienda ed il Dal Molin, ma nel corso dell’azione sedici attivisti vengono fermati e portati in questura, dove vengono denunciati per violenza privata aggravata.
14 febbraio 2009: Settemila cittadini, tra cui numerosi esponenti delle forze politiche di maggioranza del Consiglio Comunale, sfilano fino alla Questura di Vicenza per manifestare la loro solidarietà con gli attivisti denunciati, per difendere il diritto di manifestare e di protestare, e per denunciare le affermazioni rilasciate nei giorni precedenti dal questore Sarlo, che aveva paventato sulla stampa locale la possibilità di procedere contro i militanti del presidio permanente per il reato di associazione a delinquere.
6 giugno 2009: con un blitz un centinaio di donne e uomini entrano all’interno del Dal Molin e piantano un grande pennone con la bandiera simbolo della mobilitazione per lanciare la manifestazione del prossimo 4 luglio.
4 luglio 2009: Giornata dell’indipendenza di Vicenza - manifestazione nazionale. Dopo una vigilia caratterizzata dalle intimidazioni dei giornali e controlli a tappeto ad automobili e attivisti del presidio, 20 mila cittadini scendono in strada per gridare ad Obama (in viaggio all’Aquila in occasione del G8) "No Dal Molin? Yes, we can!". Ma all’appuntamento c’è una sorpresa: migliaia di agenti in assetto antisommossa, con i manganelli in pugno e le maschere antigas al volto, si sono schierati fin dalla mattina nell’area limitrofa al Dal Molin, smentendo le parole del questore Sarlo che nei giorni passati aveva dichiarato che il corteo sarebbe stato libero di percorrere le strade della città. Perfino la strada su cui dovrebbe passare il corteo (il percorso è autorizzato dalla questura) è occupato dalle forze dell’ordine che, di fatto, impediscono lo svolgimento della manifestazione. Sul suo cammino, quindi, il corteo è costretto ad entrare in contatto con lo schieramento che blocca il passaggio in prossimità di ponte Marchese. La Polizia, con l’usilio di lacrimogeni e sprai urticante, carica i manifestanti che si difendono con protezioni (scudi e caschi) e non riportano ferite gravi. Dopodiché le forze dell’ordine si ritirano a sufficienza affinché la manifestazione possa proseguire. I video raccontano questa giornata in cui la democrazia a Vicenza è stata sospesa. La ricostruzione dei fatti.
19 Agosto 2009: Don Albino Bizzotto inizia uno sciopero della fame presso la rotatoria di viale Ferrarin.
2-13 settembre 2009: Terzo Festival No Dal Molin. Due settimane di spettacoli, dibattiti, manifestazioni e buona cucina. Ospiti importanti come Ascanio Celestini, Africa Unite, Erri De Luca, Don Gallo, Bepi De Marzi. Incontri internazionali su Diego Garcia, Vieques, Palestina e Africom. Dibattiti sulla politica americana, il pacchetto sicurezza, la gestione del terremoto all’Aquila. La contestazione al comizio della Lega Nord a Venezia, per contestare la sua politica del "paroni a casa nostra" che poi abbassa la testa di fronte alla svendita di Vicenza agli Usa. E per finire c’è chi alza bandiera bianca: a 16 mesi dall’elezione a Sindaco di Vicenza con la promessa di "ostacolare con ogni mezzo il cantiere", Achille Variati si arrende e annuncia che inizierà la politica delle compensazioni.
18 settembre 2009: 1500 persone partecipano alla fiaccolata contro la direttiva Maroni che vieterebbe le manifestazioni in centro storico.
22 settembre 2009: In serata cinque donne entrano nel Dal Molin per abbeverare le piante del Parco della Pace. Il giorno successivo un’altra donna entra nel cantiere interrompe la battipali. I continui ingressi nella base dimostrano la debolezza del tentativo di presidare il cantiere.
27 ottobre 2009: Ingresso al parco della Pace. Un centinaio di cittadini entra all’interno dell’area del Dal Molin per proseguire nella realizzazione del parco pubblico, nella stessa area in cui tre anni prima furono piantati 150 alberi.
8 novembre 2009: Sopralluogo al cantiere: quaranta persone, tra cui i consiglieri Bottene e Rolando, percorrono il perimetro del cantiere e attestano lo scempio: decine di alberi secolari abbattuti, al loro posto gru e ruspe. Il suono della battipali fa da sottofondo.
11 novembre 2009: Semina di S.Martino: il noto pacifista Turi Vaccaro e una donna vicentina, Agnese, entrano nel cantiere e piantano simbolicamente dei semi. La scelta della data non è casuale: «L’esempio di S.Martino – scrive Turi –, vescovo che abbandonò la divisa dell’esercito romano, ci è di sprone. Con metà del suo mantello donato al povero ci ricorda che ogni euro speso in armamenti è tolto ai poveri e a tutti i bisognosi». I due sono stati portati al comando Setaf della Ederle: Agnese viene rilasciata la sera stessa. Turi è portato al carcere di S.Pio X.
7 dicembre 2009: Una numerosa delegazione di vicentini si imbarca su un aereo per Oslo: l’obiettivo è contestare Barack Obama, al quale è assegnato il Premio Nobel per la Pace.
16 gennaio 2010: Terzo compleanno per il Presidio No Dal Molin. I presidianti vogliono festeggiare con un sit-in nel piazzale antistante la stazione , ma la Questura nega il permesso. E tre. Mentre all’esterno il popolo delle pentole canta, all’interno della stazione una cinquantina di attivisti saliti a Grisignano scendono dal treno e occupa l’ufficio di Trenitalia con la richiesta di inviare alle dirigenze un fax con il comunicato di solidarietà al movimento No Tav.
31 gennaio 2010: Sarà lònga! Cinquanta attivisti del Presidio entrano nel cantiere e si incatenano ai macchinari. Tre di loro si arrampicano su una gru. Nel frattempo altre persone accorrono e documentano lo stato allarmante del cantiere: i numerosi pali conficcati nel terreno hanno alzato il livello della falda, l’acqua affiora a livello terreno in molte parti.Il Presidio consegna le foto al Sindaco, formalizza 10 domande che vengono depositate in Prefettura e si reca negli uffici della Vinca a Venezia. Paolo Costa non proferirà parola per settimane.
8 marzo 2010: in occasione della festa della Donna, una quarantina di donne del Presidio entrano negli uffici dell’«Army contracting agency - Regional contracting office» a Lerino, per denunciare la presenza di questo centro progettuale operativo, tassello importante per trasformare Vicenza nella più grande base militare europea.
19 marzo 2010: Dopo aver visionato le foto e i documenti consegnati da Alberto Peruffo, l’Unesco scrive all’Italia: "La base Usa ci preoccupa".
20 marzo 2010: Duecentomila persone partecipano alla manifestazione per l’acqua pubblica organizzata a Roma. Tra loro, anche il popolo delle pentole, da sempre attento al tema dell’acqua e dei beni comuni.
28 marzo 2010: gli Operai dell’Altrocomune ripristinano il libero passaggio lungo l’argine pubblico, rimuovendo la rete priva di autorizzazioni che era stata realizzata per impedire ai vicentini di vedere le tante illegalità in corso nel cantiere statunitense.
24 aprile 2010: In occasione della festa della Liberazione, un centinaio di attivisti entrano nel Parco della Pace e vi restano per due giorni di giardinaggio e cura del futuro parco. Con una sospresa: i Carabinieri si presentano con pistole in mano. A più riprese si lotta contro il tentativo di creazione di un vertiporto nel lato civile del Dal Molin destinato al Parco per la Pace. "Non ci regaleranno il parco? Lo costruiremo noi vicentini".
martedì 24 febbraio 2009
Di fronte a sé, verso nord, la catena alpina; alle sue spalle, a sud, la Basilica Palladiana, ad appena 1.500 metri, e i tanti tesori che Vicenza ha ereditato dall’illustre architetto che ha influenzato l’architettura internazionale. È l’aeroporto Dal Molin di Vicenza, realizzato negli anni ’30 del secolo scorso, bombardato durante il secondo conflitto mondiale, sopravvissuto, grazie al suo essere terreno demaniale, alla lottizzazione e all’urbanizzazione incontrollata che ha travolto l’immagine equilibrata e razionale della città berica. In questo territorio ricco d’acqua – nel suo sottosuolo è presente la più grande falda acquifera del nord Italia – gli statunitensi hanno progettato una nuova installazione militare per riunificare la 173° Brigata Aerotrasportata e trasformarla nella più potente unità da combattimento schierata all’esterno dei confini nordamericani.
Edifici alti fino a 23 metri e mezzo, ma rigorosamente in stile palladiano; depositi di armi e centri di comando che si confondono tra centri fitness e campi da gioco; centinaia di migliaia di metri cubi di cemento progettati, secondo le dichiarazioni statunitensi, con le più moderne tecnologie di rispetto ambientale. Quel che i proponenti vorrebbero realizzare all’interno del perimetro di filo spinato è la più grande struttura militare nordamericana presente in Europa, pronta a intervenire in tempi brevissimi nei nuovi teatri di guerra che potrebbero aprirsi in Africa e in Medio Oriente, o nell’Europa orientale.
Vicenza è un territorio già fortemente militarizzato; la progettata installazione statunitense andrebbe ad affiancarsi alla caserma Ederle, situata con i suoi alti muri di cinta nel cuore di un quartiere popolare; alle installazioni sotterranee della Fontega e di Site Pluto, dove per molti decenni sono state stoccate mine atomiche pronte ad esplodere tra i colli berici per rallentare l’eventuale avanzata dell’Armata Rossa; ai depositi di mezzi e munizionamenti e al super protetto villaggio che ospita le famiglie dei militari. Territori, questi, inaccessibili alla popolazione vicentina e sottratti agli usi sociali, economici e comunitari che la popolazione potrebbe realizzare in questi angoli di città.
È un accordo segreto tra i governi italiano e statunitense a confermare l’amicizia e l’eterna riconoscenza della penisola verso l’alleato d’oltreoceano; nel 2004, infatti, i rappresentanti nordamericani avanzano le proprie richieste al governo italiano – allora presieduto da Silvio Berlusconi – che coinvolge il Sindaco Hullweck. I quali acconsentono, senza ritenere di informare la cittadinanza, alle nuove esigenze strategiche dell’esercito impegnato a esportare nel mondo la democrazia. Solo nel 2006, dopo una prima valutazione del progetto da parte del Comitato Misto Paritetico Regionale, i vicentini vengono a conoscenza dei progetti che investono il territorio in cui vivono. Pur riconoscendo che “la maggioranza della città è contraria al progetto”, l’allora Sindaco Hullweck fa approvare dal consiglio comunale un opinione favorevole alle richieste statunitensi, attraverso un ordine del giorno che porrà cinque condizioni ad oggi inapplicate. A pagare gran parte del conto sono chiamati i contribuenti che non solo sostengono il 41% delle spese di stazionamento delle truppe statunitensi in territorio italiano, ma che devono anche finanziare le opere infrastrutturali accessorie all’installazione militare, come strade, reti fognarie e elettriche. Centinaia di milioni di euro destinati a rinnovare l’ospitalità verso i soldati che ogni mattina marciano ordinati nelle strade e nelle piazze che il Palladio ha reso patrimonio dell’umanità e che la sera frequentano i locali notturni della provincia vicentina.
A dare il via libera definitivo è stato il governo presieduto da Romano Prodi, il 16 gennaio 2007; ma negli stessi mesi in cui la politica istituzionale si esibiva in inchini e baciamani verso gli emissari statunitensi, Vicenza si riscopriva una comunità legata al proprio territorio e alle bellezze architettoniche conservate nello scrigno del suo centro storico e tra i filari di alberi di suoi ultimi angoli di campagna. Migliaia di vicentini si incontravano nelle strade e nelle piazze della città, discutevano, davano vita a assemblee e manifestazioni pubbliche; il 17 febbraio 2007, 150 mila donne e uomini circondavano in un abbraccio colorato e rumoroso le mura cittadine, dichiarando collettivamente di voler resistere un minuto in più di coloro che vogliono imporre il progetto militare a una città che pretende di scrivere di proprio pugno il copione su cui progettare il domani dei propri figli.
I mesi che hanno seguito questi eventi sono ricchi di testimonianze di impegno civico e sociale per la difesa del territorio, ma anche per la realizzazione di pratiche democratiche partecipative che vedono protagonisti, in modo trasversale, donne e uomini di ogni età, professione, convinzione politica. Centinaia di iniziative attraversano i borghi della città del Palladio, mentre i cittadini creano spazi autogestiti nei quali organizzare la propria opposizione. Vicenza riceve la simpatia e la solidarietà di ogni angolo d’Italia, diventando uno dei simboli delle contraddizioni nelle quali si inceppano la politica rappresentativa e i meccanismi di delega politica.
Alla grande manifestazione del 17 febbraio 2007 seguono manifestazioni e azioni dirette, una mobilitazione europea nel dicembre dello stesso anno e due festival realizzazione nella tarda estate del 2007 e del 2008; vengono occupate simbolicamente la Basilica Palladiana (marzo 2007) e la prefettura vicentina (gennaio 2008), mentre nel gennaio 2009 i No Dal Molin occupano, per 3 giorni, l’area civile dell’aeroporto. Di fronte alla pretesa del commissario Costa di “sradicare alla radice l’opposizione locale”, i vicentini si organizzano diventando esperti di basi militari e impatti ambientali; i saperi e le conoscenze negate dai proponenti – che mantengono a lungo il segreto sui progetti – diventano un bene comune diffuso tra coloro che non credono alle rassicurazioni di chi ha la faccia tosta di mentire anche davanti all’evidenza.
Alle elezioni amministrative dell’aprile 2008, contro ogni previsione, vince la coalizione guidata dall’attuale Sindaco Achille Variati che, realizzando le proposte avanzate durante la campagna elettorale, propone al Consiglio comunale un nuovo ordine del giorno sul progetto e promuove una consultazione popolare per dar voce alla cittadinanza. Ma la consultazione popolare viene annullata, quattro giorni prima del suo svolgimento, dal Consiglio di Stato che accoglie un ricorso presentato dai favorevoli al progetto statunitense e, di fatto, dichiara l’installazione militare tematica al di fuori della dialettica democratica. L’indignazione di fronte all’ennesimo atto di arroganza porta, la sera stessa dell’annullamento, più di diecimila persone in piazza che convocano una consultazione autogestita e confermano il 5 ottobre come giornata di partecipazione democratica e decisione cittadina.
Decine di gazebo vengono allestiti da centinaia di volontari per il voto di fronte agli edifici che avrebbero dovuto ospitare le sezioni elettorali. Code interminabili colorano fin dal primo mattino la giornata di democrazia e riscatto della comunità berica, e alla chiusura dei seggi si conteranno quasi 25 mila votanti, il 95% dei quali si esprime contro la realizzazione della nuova base militare statunitense.
È una prova inappellabile di democrazia e partecipazione ai quali gli statunitensi, che si definiscono amici di Vicenza ed esportatori di democrazia, non hanno ancora risposto. Ma, nonostante ciò, nel febbraio 2009 viene aperto il cantiere per la realizzazione della nuova base statunitense: il 10 febbraio, alle 6 del mattino, decine di cittadini tentano di bloccare gli accessi all’aeroporto, ma 400 agenti in assetto antisommossa li respingono e fanno 16 fermi. Il Questore definisce i cittadini che si oppongono alla base un’associazione per delinquere e tre giorni dopo 7mila vicentini gli rispondono sfilando in corteo fin sotto le finestre del suo ufficio.
A maggio il Presidio permanente lancia una nuova mobilitazione: 4 luglio, tutte e tutti a Vicenza.
Guarda il video No Dal Molin: 2 anni di movimento
Leggi l’introduzione del decimo Quaderno di sAm, firmato da Guido Lanaro: Il popolo delle pignatte. Storia del Presidio permanente No Dal Molin (2005-2009) (inverno 2009-2010, 120 pp., con una prefazione di Ascanio Celestini).
La battarella in Veneto: ovvero com’è che a Vicenza viene in mente di protestare contro l’allargamento della base militare battendo pentole?Sfoglia il libro fotografico
CRONOLOGIA
6 agosto 2006: Prima fiaccolata di protesta contro il progetto Dal Molin
26 ottobre 2006: In consiglio comunale si discute l’approvazione del progetto della nuova base. In Piazza dei signori viene organizzata una manifestazione rumorosa di protesta, con pentole, sirene, fischietti, che si protrae per diverse ore.
2 dicembre 2006: Prima manifestazione nazionale indetta per protestare contro il nuovo insediamento militare. Partecipano oltre trentamila persone: sono presenti diverse delegazioni dal resto d’Italia, in particolare dalla Val di Susa, ma la maggior parte sono cittadini di Vicenza.
16 gennaio 2007: In seguito all’editto di Bucarest con cui il presidente del consiglio Prodi manifesta la sua non-contrarietà alla nuova base, i cittadini di Vicenza danno vita ad una fiaccolata di indignazione che si conclude con l’occupazione dei binari della stazione ferroviaria da parte di diverse migliaia di persone. La stessa notte viene eretto il tendone che ospiterà da quel giorno in avanti il presidio permanente No Dal Molin.
18 gennaio 2007: una delegazione di attivisti vicentini protesta davanti a Montecitorio a Roma.
17 febbraio 2007 : Seconda manifestazione nazionale contro il Dal Molin. In un percorso ad anello attorno al centro cittadinosfila un corteo di quasi duecentomila persone, provenienti da tutta Italia, oltre che da alcuni paesi europei e dagli Stati Uniti. La manifestazione si conclude a Campo Marzo con un grande happening a cui partecipano Dario Fo ed il gruppo rock Punkreas.
24 marzo 2007: Alcune centinaia di presidianti si recano in corteo lungo via Sant’Antonino e ripristinano la legalità recidendo dei cavi di fibre ottiche posati senza alcuna autorizzazione nelle settimane precedenti. Il sospetto diffuso è che i cavi in questione serviranno la connessione internet alla nuova installazione militare.
18 aprile 2007: Nel corso di un blitz una ventina di presidianti occupa la Basilica Palladiana, edificio simbolo di Vicenza. Gli occupanti pernottano nel loggione dell’edificio, per liberarlo il giorno seguente all’arrivo di un corteo di diverse migliaia di persone.
3 giungo 2007: All’Università di Trento si svolge il Festival dell’Economia, a cui è invitato a partecipare anche il primo ministro Prodi. Numerosi vicentini protestano sonoramente fuori dall’auditorium, mentre un manipolo di presidianti, introdottisi all’interno per assistere al convegno, interrompono l’intervento di Prodi sventolando le bandiere No Dal Molin. Cinzia Bottene viene invitata sul palco per un intervento che mette visibilmente in difficoltà il Presidente del Consiglio.
9 giugno 2007: Il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush è in visita ufficiale a Roma. I movimenti no-war italiani organizzano una grande manifestazione nazionale a Roma, che viene aperta da uno spezzone del presidio permanente No Dal Molin di Vicenza.
6-16 settembre 2007: si svolge a Caldogno la prima edizione del Festival No Dal Molin. Nel corso dei dieci giorni si susseguono concerti e dibattiti con ospiti di calibro internazionale, che assieme agli stand gastronomici richiamano al festival oltre trentamila vicentini. Sempre nel corso della manifestazione, si svolge un corteo che arriva fino all’ingresso civile dell’aeroporto, dove una delegazione riesce ad ottenere il permesso di entrare nell’area del Dal Molin per piantumare un centinaio di alberi e dare così vita al “Bosco della Pace”.
6 Novembre 2007: All’interno del Dal Molin iniziano le operazioni di bonifica dagli ordigni sepolti nel sottosuolo dalla seconda guerra mondiale. I presidianti bloccano le entrate dell’aeroporto per due giorni, impedendo l’ingresso agli addetti alle bonifiche.
23 novembre 2007: A Pozzuoli (Napoli), attivisti dei comitati campani contro le discariche e dei centri sociali di Napoli organizzano un presidio presso la ditta Strago srl*, una delle due imprese a cui sono stati appaltati i lavori di bonifica. Contemporaneamente a Firenze le donne del presidio permanente organizzano un blocco davanti ai cancelli della ABC*, l’altra ditta coinvolta nei lavori di sminamento all’interno dell’aeroporto.
11 dicembre 2007: Viene inaugurato il nuovo Teatro Comunale. Diverse centinaia di cittadini protestano all’esterno della struttura, mentre sul prato adiacente viene messa in scena l’installazione “The Wandering Cemetery" ad opera della Fattoria Artistica Antersass1.
14-16 dicembre 2007: Si svolge presso il Presidio Permanente No Dal Molin una tre giorni europea di dibattiti ed iniziative contro la militarizzazione dei territori. Intervengono attivisti provenienti da tutta Europa, ed in particolare dalla Repubblica Ceca e dalla Germania. Il 15 dicembre si svolge una manifestazione europea, a cui partecipano ottantamila persone.
16 gennaio 2008: Per celebrare l’anniversario dell’editto di Bucarest, una trentina di presidianti occupano con un blitz la sede della Prefettura, incatenandosi alla scalinata di accesso.
26 gennaio 2008: Nell’ambito del No War Global Day of Action, un’iniziativa internazionale di azione contro la guerra e le basi militari, i movimenti vicentini organizzano una spentolata presso il Villaggio Americano, dove risiedono molti militari della Caserma Ederle con le rispettive famiglie.
14 febbraio 2008: I responsabili dell’occupazione della prefettura vengono raggiunti da avvisi di garanzia. Si svolge una fiaccolata di solidarietà a cui partecipano quasi duemila persone.
08 marzo 2008: Per celebrare la festa delle donne il gruppo donne del presidio organizza una manifestazione presso Palazzo Trissino, sede del Comune di Vicenza. Vengono illustrati 194 buoni motivi per dire NO alla base. Il numero 194 si riferisce alla legge sull’interruzione di gravidanza, in quel periodo sotto attacco da alcune forze politiche.
18 giugno 2008: Il TAR si esprime in merito ad un ricorso del CODACONS e di alcuni comitati cittadini, ed accoglie la richiesta di sospensiva dell’avvio dei cantieri della nuova base. Il TAR rileva la mancanza di documentazione autorizzativa e quindi considera formalmente illegittimo il progetto riguardante l’ampliamento della Ederle, sollevando inoltre diverse questioni di carattere ambientale e politico, nella fattispecie la mancata partecipazione della popolazione locale alla decisione di approvare la costruzione della nuova base.
30 giugno 2008: Viene organizzata una manifestazione per difendere la sentenza del Tar, che sotto una pioggia scrosciante si conclude presso l’ingresso militare dell’aeroporto, in Viale Ferrarin, con un concerto dell’Osteria Popolare Berica.
01 agosto 2008: Il Consiglio di Stato prende in considerazione in tempi inusualmente brevi il ricorso presentato da alcuni parlamentari vicentini contro la sentenza del TAR: la sospensiva viene a sua volta sospesa, e quindi i lavori hanno via libera. I cittadini di vicenza scendono in piazza per protestare e nel corso di una fiaccolata a cui partecipano oltre duemila persone occupano nuovamente i binari della stazione, entrando da un ingresso ausiliario dopo essere stati respinti presso quello principale da un nutrito schieramento di forze dell’ordine.
03-14 settembre 2008: Si svolge la seconda edizione del Festival No Dal Molin, anche quest’anno arricchito da numerosi ospiti e da una vivace partecipazione popolare, nonostante il maltempo che rovina diverse serate. Il 6 settembre un centinaio di presidianti si reca in Viale Ferrarin per edificare una torretta di osservazione da cui controllare l’avanzamento dei lavori all’interno dell’aeroporto. Nonostante la manifestazione fosse stata precedentemente preannunciata e concordata con la questura, le forze dell’ordine intimano di rimuovere l’abuso edilizio (consistente in quattro tubi innocenti posati su delle basi in cemento). I presidianti si siedono a terra per difendere la torretta, e vengono attaccati con violenza in due riprese dalle forze dell’ordine, che feriscono diverse decine di persone e ne fermano sei. Il resto dei manifestanti si salva grazie all’intervento dei residenti di una casa adiacente alla strada, che invitano tutti a rifugiarsi nel loro giardino. Il 13 settembre si svolge una manifestazione a cui prendono parte quasi diecimila persone, sotto un diluvio costante che si protrae per tutta la durata del corteo.
02 ottobre 2008: Il Consiglio di Stato interviene nuovamente nella vicenda Dal Molin, approvando il ricorso presentato ancora una volta da alcuni parlamentari e politici vicentini contro il referendum organizzato dal Comune di Vicenza per il 5 ottobre. La sera stessa si svolge un corteo nel centro cittadino a cui partecipano oltre diecimila persone, che si conclude in Piazza dei Signori con un comizio del sindaco Variati, il quale annuncia pubblicamente che la consultazione si svolgerà ugualmente.
5 ottobre 2008: Come preannunciato, comune, comitati e presidio permanente organizzano una consultazione autogestita. Si vota presso dei gazebi posti in prossimità dei seggi elettorali ufficiali. Si recano a votare 24.094 vicentini (su un totale di aventi diritto di 84.340), il 95% dei quali esprimono la loro contrarietà alla costruzione della nuova base. Questo il quesito del referendum: “È lei favorevole alla adozione da parte del Consiglio comunale di Vicenza, nella sua funzione di organo di indirizzo politico amministrativo, di una deliberazione per l’avvio del procedimento di acquisizione al patrimonio comunale, previa sdemanializzazione, dell’area aeroportuale “Dal Molin” - ove è prevista la realizzazione di una base militare statunitense - da destinare ad usi di interesse collettivo salvaguardando l’integrità ambientale del sito?”
19-31 dicembre 2008: Si svolge presso il presidio permanente un festival invernale, denominato No Dal Molin Winterfest. Sotto ai tendoni della Lobia si esibiscono vari gruppi musicali, e sia la pizzeria che il ristorante funzionano a pieno regime. Il 22 dicembre l’attore Marco Paolini, assieme a Lorenzo Monguzzi ed ai Mercanti di Liquore, si esibisce nello spettacolo “Schegge dagli album”, a cui assistono diverse centinaia di persone.
10-17 gennaio 2009: In memoria dell’editto di Bucarest, e prendendo ispirazione dalle iniziative organizzate in Chiapas dal movimento zapatista (a cui tra l’altro prende parte una delegazione di presidianti), il presidio permanente proclamala Settimana della rabbia degna. Nel corso dei sette giorni si svolgono diverse iniziative di protesta e di informazione della cittadinanza.
31 gennaio 2009: Circa cinquecento presidianti occupano con un blitz il lato civile dell’aeroporto Dal Molin. Grazie alle trattative intavolate con ENAC (ente aeroportuale responsabile delle strutture) i presidianti ottengono il permesso di permanere all’interno dell’area. Viene eretto un tendone (trasportato appositamente dal presidio) presso cui vengono organizzate cene, concerti ed assemblee.
2 febbraio 2009: Circa duemila persone partecipano (sotto alla pioggia) ad una fiaccolata che si conclude presso l’ingresso civile dell’aeroprto. I presidianti abbandonano poi l’occupazione, ottenendo l’impegno da parte del Comune di Vicenza di avviare delle procedure per assicurarsi la gestione della parte del Dal Molin non coinvolta dal progetto della nuova base. L’ENAC si impegna inoltre a mettere a disposizione dei presidianti una stanza all’interno dell’aeroporto per effettuare una Valutazione di Impatto Ambientale autogestita nel caso il Governo si rifiutasse di produrne una ufficiale.
6 febbraio 2009: Un gruppo di presidianti si reca presso Viale Ferrarin per tentare di bloccare i camion che trasportano via dall’aeroporto i detriti prodotti dalla demolizione della pista di atterraggio. Per tutto il pomeriggio i presidianti provano ad impedire il transito dei mezzi, mentre le forze dell’ordine tentano di inseguirli e garantire ad i camion la circolazione.
10 Febbraio 2009: Il presidio lancia una giornata di blocco totale dell’aeroporto Dal Molin.La questura vieta sia il corteo studentesco sia il presidio dei cittadini, creando di fatto una zona rossa attorno all’ingresso militare dell’aeroporto. Le iniziative prendono il via alle sei di mattina, quando circa duecento presidianti tentano di recarsi in Viale Ferrarin per impedire l’accesso all’aeroporto ai camion. Si trovano di fronte uno schieramento di polizia di proporzioni sconsiderate: circa 400 agenti sorvegliano non solo l’accesso al Dal Molin, ma anche tutte le strade secondarie che conducono nei pressi della zona. I presidianti vengono immediatamente respinti dai dirigenti della questura, che manifestano atteggiamenti assolutamente autoritari ed illiberali, e decidono quindi di recarsi in macchina presso la ditta Carta Isnardo, responsabile dei lavori all’interno dell’aeroporto, che ha sede in provincia a Montecchio Precalcino. Giunti sul posto bloccano l’accesso allo stabilimento dell’impresa, chiedendo di incontrare un responsabile. Dopo mezzora intervengono le forze dell’ordine che sgomberano in modo molto sbrigativo il blocco. I presidianti tornano quindi in prossimità di Viale Ferrarin, dove nel frattempo si sta concludendo un corteo studentesco a cui partcipano diverse centinaia di giovani. Nel prosieguo della mattinata un gruppetto di presidianti riesce nuovamente a bloccare un camion della ditta Carta lungo il tragitto tra l’azienda ed il Dal Molin, ma nel corso dell’azione sedici attivisti vengono fermati e portati in questura, dove vengono denunciati per violenza privata aggravata.
14 febbraio 2009: Settemila cittadini, tra cui numerosi esponenti delle forze politiche di maggioranza del Consiglio Comunale, sfilano fino alla Questura di Vicenza per manifestare la loro solidarietà con gli attivisti denunciati, per difendere il diritto di manifestare e di protestare, e per denunciare le affermazioni rilasciate nei giorni precedenti dal questore Sarlo, che aveva paventato sulla stampa locale la possibilità di procedere contro i militanti del presidio permanente per il reato di associazione a delinquere.
6 giugno 2009: con un blitz un centinaio di donne e uomini entrano all’interno del Dal Molin e piantano un grande pennone con la bandiera simbolo della mobilitazione per lanciare la manifestazione del prossimo 4 luglio.
4 luglio 2009: Giornata dell’indipendenza di Vicenza - manifestazione nazionale. Dopo una vigilia caratterizzata dalle intimidazioni dei giornali e controlli a tappeto ad automobili e attivisti del presidio, 20 mila cittadini scendono in strada per gridare ad Obama (in viaggio all’Aquila in occasione del G8) "No Dal Molin? Yes, we can!". Ma all’appuntamento c’è una sorpresa: migliaia di agenti in assetto antisommossa, con i manganelli in pugno e le maschere antigas al volto, si sono schierati fin dalla mattina nell’area limitrofa al Dal Molin, smentendo le parole del questore Sarlo che nei giorni passati aveva dichiarato che il corteo sarebbe stato libero di percorrere le strade della città. Perfino la strada su cui dovrebbe passare il corteo (il percorso è autorizzato dalla questura) è occupato dalle forze dell’ordine che, di fatto, impediscono lo svolgimento della manifestazione. Sul suo cammino, quindi, il corteo è costretto ad entrare in contatto con lo schieramento che blocca il passaggio in prossimità di ponte Marchese. La Polizia, con l’usilio di lacrimogeni e sprai urticante, carica i manifestanti che si difendono con protezioni (scudi e caschi) e non riportano ferite gravi. Dopodiché le forze dell’ordine si ritirano a sufficienza affinché la manifestazione possa proseguire. I video raccontano questa giornata in cui la democrazia a Vicenza è stata sospesa. La ricostruzione dei fatti.
19 Agosto 2009: Don Albino Bizzotto inizia uno sciopero della fame presso la rotatoria di viale Ferrarin.
2-13 settembre 2009: Terzo Festival No Dal Molin. Due settimane di spettacoli, dibattiti, manifestazioni e buona cucina. Ospiti importanti come Ascanio Celestini, Africa Unite, Erri De Luca, Don Gallo, Bepi De Marzi. Incontri internazionali su Diego Garcia, Vieques, Palestina e Africom. Dibattiti sulla politica americana, il pacchetto sicurezza, la gestione del terremoto all’Aquila. La contestazione al comizio della Lega Nord a Venezia, per contestare la sua politica del "paroni a casa nostra" che poi abbassa la testa di fronte alla svendita di Vicenza agli Usa. E per finire c’è chi alza bandiera bianca: a 16 mesi dall’elezione a Sindaco di Vicenza con la promessa di "ostacolare con ogni mezzo il cantiere", Achille Variati si arrende e annuncia che inizierà la politica delle compensazioni.
18 settembre 2009: 1500 persone partecipano alla fiaccolata contro la direttiva Maroni che vieterebbe le manifestazioni in centro storico.
22 settembre 2009: In serata cinque donne entrano nel Dal Molin per abbeverare le piante del Parco della Pace. Il giorno successivo un’altra donna entra nel cantiere interrompe la battipali. I continui ingressi nella base dimostrano la debolezza del tentativo di presidare il cantiere.
27 ottobre 2009: Ingresso al parco della Pace. Un centinaio di cittadini entra all’interno dell’area del Dal Molin per proseguire nella realizzazione del parco pubblico, nella stessa area in cui tre anni prima furono piantati 150 alberi.
8 novembre 2009: Sopralluogo al cantiere: quaranta persone, tra cui i consiglieri Bottene e Rolando, percorrono il perimetro del cantiere e attestano lo scempio: decine di alberi secolari abbattuti, al loro posto gru e ruspe. Il suono della battipali fa da sottofondo.
11 novembre 2009: Semina di S.Martino: il noto pacifista Turi Vaccaro e una donna vicentina, Agnese, entrano nel cantiere e piantano simbolicamente dei semi. La scelta della data non è casuale: «L’esempio di S.Martino – scrive Turi –, vescovo che abbandonò la divisa dell’esercito romano, ci è di sprone. Con metà del suo mantello donato al povero ci ricorda che ogni euro speso in armamenti è tolto ai poveri e a tutti i bisognosi». I due sono stati portati al comando Setaf della Ederle: Agnese viene rilasciata la sera stessa. Turi è portato al carcere di S.Pio X.
7 dicembre 2009: Una numerosa delegazione di vicentini si imbarca su un aereo per Oslo: l’obiettivo è contestare Barack Obama, al quale è assegnato il Premio Nobel per la Pace.
16 gennaio 2010: Terzo compleanno per il Presidio No Dal Molin. I presidianti vogliono festeggiare con un sit-in nel piazzale antistante la stazione , ma la Questura nega il permesso. E tre. Mentre all’esterno il popolo delle pentole canta, all’interno della stazione una cinquantina di attivisti saliti a Grisignano scendono dal treno e occupa l’ufficio di Trenitalia con la richiesta di inviare alle dirigenze un fax con il comunicato di solidarietà al movimento No Tav.
31 gennaio 2010: Sarà lònga! Cinquanta attivisti del Presidio entrano nel cantiere e si incatenano ai macchinari. Tre di loro si arrampicano su una gru. Nel frattempo altre persone accorrono e documentano lo stato allarmante del cantiere: i numerosi pali conficcati nel terreno hanno alzato il livello della falda, l’acqua affiora a livello terreno in molte parti.Il Presidio consegna le foto al Sindaco, formalizza 10 domande che vengono depositate in Prefettura e si reca negli uffici della Vinca a Venezia. Paolo Costa non proferirà parola per settimane.
8 marzo 2010: in occasione della festa della Donna, una quarantina di donne del Presidio entrano negli uffici dell’«Army contracting agency - Regional contracting office» a Lerino, per denunciare la presenza di questo centro progettuale operativo, tassello importante per trasformare Vicenza nella più grande base militare europea.
19 marzo 2010: Dopo aver visionato le foto e i documenti consegnati da Alberto Peruffo, l’Unesco scrive all’Italia: "La base Usa ci preoccupa".
20 marzo 2010: Duecentomila persone partecipano alla manifestazione per l’acqua pubblica organizzata a Roma. Tra loro, anche il popolo delle pentole, da sempre attento al tema dell’acqua e dei beni comuni.
28 marzo 2010: gli Operai dell’Altrocomune ripristinano il libero passaggio lungo l’argine pubblico, rimuovendo la rete priva di autorizzazioni che era stata realizzata per impedire ai vicentini di vedere le tante illegalità in corso nel cantiere statunitense.
24 aprile 2010: In occasione della festa della Liberazione, un centinaio di attivisti entrano nel Parco della Pace e vi restano per due giorni di giardinaggio e cura del futuro parco. Con una sospresa: i Carabinieri si presentano con pistole in mano. A più riprese si lotta contro il tentativo di creazione di un vertiporto nel lato civile del Dal Molin destinato al Parco per la Pace. "Non ci regaleranno il parco? Lo costruiremo noi vicentini".
martedì 24 febbraio 2009
Nessun commento:
Posta un commento