Lo scrittore francese Henri-Marie Beyle, meglio conosciuto come Stendhal
La sindrome di Stendhal, detta anche sindrome di Firenze, è il nome di una affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e anche allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza, specialmente se sono compresse in spazi limitati.
Tale disagio è spesso riscontrato nella città di Firenze. La malattia, piuttosto rara, colpisce principalmente persone molto sensibili e fa parte dei cosiddetti malanni del viaggiatore.
Il nome della sindrome si deve allo scrittore francese Stendhal (nom de plume di Henri-Marie Beyle, Grenoble, 23 gennaio 1783 - Parigi, 23 marzo 1842). Egli, essendo stato personalmente colpito dal fenomeno durante il suo Grand tour del 1817, ne diede una prima descrizione che riportò nel libro "Napoli e Firenze: un viaggio da Milano a Reggio":
« Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere. »
La formulazione scientifica come tale della sindrome di Stendhal, sebbene numerosi casi fossero stati riscontrati dalla prima metà del XIX secolo, è stata proposta nel 1989, quando fu analizzata in un libro dalla psichiatra Graziella Magherini, che osservò e descrisse più di 100 casi fra i visitatori del capoluogo toscano.
La sindrome fu diagnosticata per la prima volta nel 1982 e, secondo quanto riportato, più della metà delle sue vittime sono di matrice culturale europea non italiani, che ne sono immuni per affinità culturale, ed i giapponesi. Fra i più interessati vi sono individui di formazione classica o religiosa che spesso vivono da soli.
Santa Croce, navata laterale
Il fattore scatenante la crisi si ha spesso durante la visita ad un museo della città, dove il visitatore è colpito dal senso profondo di una o più opere, la relazione di queste con i loro creatori che trascende le immagini ed i soggetti; il che si manifesta inizialmente con comportamenti molto vari che possono giungere anche ad un'isteria che può spingere alla distruzione dell'opera. Inoltre il disagio causato dall'opera è generalizzato in un primo momento a uno stato di inettitudine diffuso sia mentale che fisico, che verrà poi sostituito dopo un periodo di "adattamento" a una nuova allucinazione; questo stato, spesso confuso con uno stato psicotico e non facilmente scindibile, si protrae per l'arco della vita alla visione di opere dello stesso autore o di quelle che la psiche del soggetto tende ad associare per contenuti, fino ad arrivare a una sorta di delirio causato da una sensazione di omnicomprensione, e libertà intellettuale generalizzata dovuta a una distanza minore tra l'"intelletto" degli autori e il proprio, colmando il divario, apparentemente, tra lo stato di finitudine provato con l'opera iniziale e questa nuova espansione cognitiva. In età moderna ne è responsabile anche la musica soprattutto moderna, di contenuto emotivo, causa di stati molto simili a deliri comuni e allucinazioni accostabili in preferenza in via di diagnosi alle psicosi.
[modifica] Disagi simili
- La "sindrome di Gerusalemme", simile a quella di Stendhal ma che si rapporta all'ambito religioso.
- La "sindrome di Parigi" (o "sindrome di Notre-Dame"), analoga alla precedente.
Tutte queste sindromi sono imparentate con la più generale "sindrome del viaggiatore": dopo la preparazione dettagliata di un viaggio, nasce un disagio dovuto al trovarsi di fronte alla realtà del momento.
[modifica] Bibliografia
- Graziella Magherini. La Sindrome di Stendhal. Firenze, Ponte Alle Grazie, 1989. (scheda)
[modifica] Voci correlate
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Stendhal"
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