Pietro Berti

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VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

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Anchorage

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domenica 1 maggio 2011

Lo zero

(LA) « Novem figure indorum he sunt 9 8 7 6 5 4 3 2 1. Cum his itaque novem figuris, et cum hoc signo 0, quod arabice zephirum appellatur, scribitur quilibet numerus, ut inferius demonstratur. »
(IT) « Le nove cifre degli indiani sono queste: 9 8 7 6 5 4 3 2 1. Con queste nove cifre, e con questo simbolo: 0, che in arabo si chiama zephir, si può scrivere qualsiasi numero, come si vedrà più avanti. »
(Leonardo Fibonacci, Liber abaci, inizio del primo capitolo)


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0


Cardinale
Zero


Ordinale
Zeresimo, -a


Fattorizzazione
N/A


Numero romano
N/A


Numero binario
0


Numero esadecimale
0


Valori di funzioni aritmetiche


φ(0) = 0
τ(0) = n.d.
σ(0) = n.d.


π(0) = 0
μ(0) = 1
M(0) = 0


Lo zero (0) è il numero che precede uno e gli altri interi positivi e segue i numeri negativi. Zero significa anche niente o nullo. Se la differenza tra il numero di oggetti in due insiemi è zero, significa che i due insiemi contengono lo stesso numero di oggetti. Zero va però distinto da "assenza di valore" poiché si tratta di due concetti diversi: ad esempio se la temperatura è zero, l'acqua ghiaccia (nel caso della gradazione Celsius della temperatura), se manca il dato della temperatura, assenza del valore, nulla si può dire. Il numerale o cifra zero si usa nei sistemi di numerazione posizionali, quelli cioè in cui il valore di una cifra dipende dalla sua posizione. La cifra zero è usata per saltare una posizione e dare il valore appropriato alle cifre che la precedono o la seguono. Ad esempio, per il numero "centodue", si scrivono un 2 nella posizione delle unità (prima posizione da destra) per indicare il due, e un 1 nella posizione delle centinaia (terza posizione) per indicare il cento: la posizione delle decine (seconda posizione) rimane vuota, quindi vi si scrive uno zero, ottenendo così 102.


Indice


1 Storia dello zero 2 Matematica 2.1 Uso esteso dello zero in matematica 3 Informatica 3.1 Contare da 1 o da 0? 3.2 Distinguere lo Zero dalla lettera O 4 Note 5 Altri progetti


Storia dello zero[modifica]


Attorno al 300 a.C. i babilonesi iniziarono a usare un semplice sistema di numerazione in cui impiegavano due cunei inclinati per marcare uno spazio vuoto. Questo simbolo tuttavia non aveva una vera funzione oltre a quella di segnaposto. Il simbolo dello zero deriva dalla lettera greca omicron che si ritrova sistematicamente nelle tavole di Tolomeo e Giamblico che già lo usavano dal I secolo d.C. Il nome per esteso era οὺδἐν (ouden = nulla)[1]. Gli indiani appresero poi la sua esistenza quasi certamente dai greci dopo le conquiste di Alessandro Magno e nel tardo ellenismo.[2] L'uso dello zero come numero in sé è un'introduzione relativamente recente della matematica, che si deve ai matematici indiani, anche se gli antichi popoli mesoamericani arrivarono al concetto di zero indipendentemente. Un primo studio dello zero, dovuto a Brahmagupta, risale al 628. Gli arabi appresero dagli indiani il sistema di numerazione posizionale decimale e lo trasmisero agli europei durante il Medioevo (perciò ancora oggi in Occidente i numeri scritti con questo sistema sono detti numeri arabi). Essi chiamavano lo zero sifr (صفر): questo termine significa "vuoto", [3] ma nelle traduzioni latine veniva indicato con zephirum (per semplice assonanza), cioè zefiro (figura della mitologia greca, personificazione del vento di ponente). Fu in particolare Leonardo Fibonacci a far conoscere la numerazione posizionale in Europa: nel suo Liber abbaci, pubblicato nel 1202, egli tradusse sifr in zephirum; da questo si ebbe il veneziano zevero e quindi l'italiano zero. Anche il termine cifra discende da questa stessa parola sifr. Tuttavia già intorno al 1000 Gerberto d'Aurillac (poi papa col nome di Silvestro II) utilizzava un abaco basato su un rudimentale sistema posizionale. Lo zero era usato come numero anche nella Mesoamerica precolombiana. Venne usato dagli Olmechi e dalle civilizzazioni successive.


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Per approfondire, vedi la voce Sistema di numerazione maya.


Matematica[modifica]





Lo zero (0) è l'unico numero reale né positivo né negativo; talvolta, esso è incluso nei numeri naturali (di solito, si indica con \mathbb{N}_0 l'insieme degli interi non negativi, e con \mathbb{N} l'insieme degli interi strettamente positivi); in questo caso, può essere considerato l'unico naturale oltre all'uno a non essere né primo né composto, oltre che il minimo dei numeri naturali (cioè, nessun numero naturale precede lo 0); nella retta orientata (che fa corrispondere biunivocamente a ogni numero reale un punto sulla retta, preservando inoltre la relazione d'ordine), lo 0 coincide convenzionalmente con l'origine. Poiché può essere scritto nella forma 2k, lo 0 è un numero pari. Esso è sia un numero che un numerale. Nella teoria degli insiemi, il numero zero è la cardinalità dell'insieme vuoto: se non hai mele, hai zero mele. Infatti, in certi sviluppi assiomatici della matematica derivati dalle teorie degli insiemi, lo zero è definito come l'insieme vuoto. Di seguito alcune regole base per trattare il numero zero. Queste regole si applicano per qualsiasi numero complesso x, se non diversamente specificato.




  • Addizione: x + 0 = x e 0 + x = x. (Vale a dire, 0 è un elemento neutro relativamente all'addizione).



  • Sottrazione: x - 0 = x e 0 - x = -x.



  • Moltiplicazione: x × 0 = 0 e 0 × x = 0.



  • Divisione: 0 / x = 0, per x diverso da zero. Ma x / 0 è un'espressione che non ha alcun risultato poiché 0 non ha un inverso, come conseguenza della regola precedente.



  • Esponenziazione: x0 = 1, eccetto per il caso x = 0 che può essere lasciato indefinito in alcuni contesti.

Uso esteso dello zero in matematica[modifica]


Informatica[modifica]

Contare da 1 o da 0?[modifica]




Gli esseri umani normalmente contano le cose partendo da 1, eppure in informatica, lo zero è diventato una popolare indicazione del punto di inizio. Ad esempio, in quasi tutti i vecchi linguaggi di programmazione, un array inizia da 1 per default, come è naturale per gli uomini. Con l'evoluzione dei linguaggi, è diventato più comune che per default un array cominci dall'elemento 0. Questo perché con un indice che parte da 1, bisogna sottrarre 1 per avere uno scostamento (offset) corretto quando si deve cercare la posizione di uno specifico elemento.

Distinguere lo Zero dalla lettera O[modifica]




Confronto tra la lettera O e il numero 0





L'uso contemporaneo dei due caratteri che simboleggiano lo zero e la lettera O può creare qualche problema perché potrebbe essere difficile distinguerli. Sembra che lo zero con un puntino al centro sia nato come un'opzione dei controller IBM 3270 (questa scelta ha però il problema che il carattere assomiglia molto alla lettera Theta dell'alfabeto greco). Lo zero sbarrato, avente la stessa forma della lettera O, eccettuata la sbarra, è usato nelle liste di caratteri ASCII vecchio stile, usati per la prima volta nella telescrivente ASR-33. Questa scelta crea problemi quando si deve usare anche il simbolo \emptyset, che rappresenta l'insieme vuoto, e anche in certi linguaggi scandinavi, per i quali il simbolo Ø è una lettera, ed in idraulica, dove il simbolo Ø viene usato per indicare il diametro delle tubazioni e dei raccordi. La ditta IBM e poche altre ditte costruttrici di mainframe adottarono la scelta di sbarrare la lettera O e di lasciare lo zero senza sbarra; questa scelta è ancora più problematica per gli scandinavi perché crea ambiguità su due lettere. Alcuni dispositivi Burroughs/Unisys utilizzano un carattere 0 con una barra rovesciata. Un'altra convenzione adottata nelle prime stampanti per computer consisteva nel lasciare lo zero intatto, e nell'aggiungere una piccola coda alla lettera O, in modo da farla assomigliare a una lettera Q rovesciata, o una lettera O in corsivo maiuscolo.








Una targa automobilistica tedesca che mostra il numero 0




Il carattere utilizzato in alcune targhe automobilistiche europee distingue i due simboli nel modo seguente: lo zero è disegnato a forma di uovo, mentre la lettera O è più circolare, inoltre lo zero non viene chiuso nella parte in alto a destra (per esempio, questo avviene nelle targhe tedesche). Il font utilizzato si chiama fälschungserschwerende Schrift (abbreviato in: FE Schrift), che significa "scrittura difficile da falsificare". Si noti che i caratteri utilizzati nel Regno Unito non fanno differenza tra zero e lettera O perché non è possibile che si verifichino ambiguità se viene rispettata la corretta spaziatura nella disposizione dei caratteri. Nella scrittura su carta spesso non si fa distinzione tra 0 e O, anche se a volte viene utilizzata una sbarra sullo zero per rendere evidente la differenza, anche se poi si possono avere ambiguità quando si deve usare il simbolo che rappresenta l'insieme vuoto. A volte lo zero non viene usato in alcun caso, per evitare confusione. Per esempio i codici di conferma usati dalla Southwest Airlines usano soltanto le lettere O e I al posto dei numeri 0 e 1.


Note[modifica]

1^ Lucio Russo. La Rivoluzione dimenticata. pag.65
2^ [1]
3^ Constance Reid Da zero a infinito Edizioni Dedalo (2010)





Parti di questa voce contengono materiale tratto dal FOLDOC, utilizzato dietro permesso.

Altri progetti[modifica]






matematica Portale Matematica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di matematica





Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Zero"





Categoria: Numeri interi

Alcune notizie sulla storia dei numeri.
I numeri sono antichi tanto quanto il genere umano, anche l’uomo del paleolitico doveva contare “qualcosa” ed è sempre stata una necessità della vita di tutti i giorni. Ad esempio nella pastorizia, contare il numero dei capi era essenziale, ma intuitivamente si partiva dal numero uno: 1 pecora,2 pecore etc. Che significato poteva avere zero pecore? Nessuno a quel tempo. Per questo motivo gli antichi popoli come egizi, greci, romani non conoscevano lo zero, i babilonesi che erano molto evoluti, consideravano due simboli cuneiformi,quasi due barrette oblique, non tanto come zero quanto come mancanza di una cifra. (Il sistema babilonese era sessagesimale


Molto probabilmente i primi ad adottare lo zero, come numero, furono i Maya,con il loro sistema vigesimale ,cioè in base venti.





I Maya per indicare un ordine numerico vuoto inventarono lo zero. Lo rappresentavano usando diversi glifi per lo più a forma di conchiglia. Si pensa che l’introduzione del numero zero sia dovuta anche per motivi religiosi, non dimentichiamoci che i maya avevano elaborato un calendario molto preciso e sapevano fare calcoli astronomici elaborati, che servivano a determinare le date delle ricorrenze religiose. Un calendario che arriva fino al nostro 2012!!! Il Brahmasphutasiddhanta costituisce la fonte più antica conosciuta,dopo i maya, a considerare lo zero un numero ed enuncia anche regole aritmetiche e sui numeri negativi. L’aspetto più interessante è l’ usare un numero limitato di simboli con cui scrivere tutti i numeri, secondo alcuni studiosi, dovuto alla conoscenza diretta o tramite i greci, del sistema sessagesimale babilonese, ben più antico. Gli indiani avrebbero allora iniziato ad utilizzare solamente i primi 9 simboli del loro sistema decimale in caratteri Brahmi, in uso dal III secolo a.C. Questi simboli assumono forme leggermente diverse secondo le località ed il periodo temporale, ma sono comunque questi che gli arabi più tardi copiarono e che, in seguito sono passati in Europa fino alla forma definitiva standardizzata dalla stampa nel XV secolo.








Indiani (XI sec. d.C.)


numerazione posizionale, a base decimale


Gli Indiani, oltre ai simboli dei numeri, ebbero l’intuizione geniale d’inventare lo “zero”. Quest’idea del “nulla”, che impregna il misticismo religioso induista, è importantissima per la matematica: il nostro sistema di numerazione decimale e posizionale si basa, infatti, su unità, decine, centinaia, etc.. L’uso dello zero ci permette di scrivere con poche cifre, ad esempio il numero “200″ che significa “due centinaia zero decine e zero unità“. Direi che l’affermazione dello zero e del sistema decimale-posizionale, in Italia ed in Europa, sia dovuta principalmente, oltre al già citato papa Silvestro II, al grande matematico Leonardo Fibonacci. Gli arabi chiamavano lo zero sifr (صفر): questo termine significa “vuoto” ma nelle traduzioni latine veniva indicato con “cephirum”, cioè zefiro (nella mitologia greca è la personificazione del vento di ponente).Infatti nel “Liber abaci” di Leonardo Fibonacci (Pisa 1170 – Pisa 1250) si può leggere: “Novem figure indorum he sunt 9 8 7 6 5 4 3 2 1 Cum his itaque novem figuris, et cum hoc signo 0, quod arabice zephirum appellatur, scribitur quilibet numerus, ut inferius demonstratur.” ( Ci sono nove figure degli indiani: 9 8 7 6 5 4 3 2 1. Con queste nove figure, e con il simbolo 0, che gli arabi chiamano zephiro, qualsiasi numero può essere scritto, come dimostreremo.) Da zephirus si ebbe zevero e quindi zero. estratto da: http://sarcastycon3.wordpress.com/2008/06/22/lo-%E2%80%9Czero%E2%80%9D-non-solo-matematica/

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