Pietro Berti

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VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

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Anchorage

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venerdì 24 dicembre 2010

Compagnia delle Opere

A TITOLO PERSONALE, PREMETTO DI ESSERE UN SOSTENITORE DELLA COMPAGNIA DELLE OPERE
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
cfr. il post prodromico al presente al seguente link http://pietrobertiimola.blogspot.com/2010/12/comunione-e-liberazione-cl.html



La Compagnia delle Opere (CdO) è un’associazione imprenditoriale presente in Italia e non, con 41 sedi, che associa ad oggi oltre 34.000 imprese, la maggioranza delle quali sono piccole e medie aziende, e più di 1000 organizzazioni non profit, fra cui opere caritative ed enti culturali. L'Associazione ha anche diverse sedi estere: in Argentina, Brasile, Bulgaria, Cile, Francia, Israele, Kenya, Polonia, Spagna, Svizzera, Ungheria [1].
Scopi e struttura dell'associazione [modifica]
L'Associazione si propone di “promuovere e tutelare la presenza dignitosa delle persone nel contesto sociale e il lavoro di tutti, nonché la presenza di opere e imprese nella società, favorendo una concezione del mercato e delle sue regole in grado di comprendere e rispettare la persona in ogni suo aspetto, dimensione e momento della vita” (art. 1 dello statuto). CdO intende, in sostanza, promuovere lo spirito di mutua collaborazione e assistenza tra i soci, per una migliore valorizzazione delle risorse umane ed economiche, nell’ambito di ogni attività esercitata sotto forma di impresa, sia profit sia non profit.
La Compagnia delle Opere è inoltre un’associazione recepita dall’ordinamento giuridico della Repubblica Italiana, attraverso i riconoscimenti dei ministeri dell’Interno e delle Finanze.
Alle elezioni politiche del 2006, si è espressa in favore del voto al centrodestra [2].
Storia [modifica]
CdO è nata l'11 luglio 1986, per un'intuizione di Mons. Luigi Giussani. La nascita e lo sviluppo di questa associazione sono legati dunque alla libera iniziativa di un gruppo di giovani laureati e imprenditori, alcuni dei quali aderenti al movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione o comunque nel solco della presenza dei cattolici nella società italiana, alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Da un'iniziale presenza in Lombardia, dove tutt'ora vi è una grande concentrazione d'imprese aderenti e di sedi locali, in pochi anni la Compagnia delle Opere è diventata una realtà che ha raggiunto tutte le regioni d'Italia e numerosi paesi esteri. In questi anni, la Compagnia delle Opere è stata il motore primo e il luogo di elaborazione culturale di alcune battaglie civili rilevanti condotte sotto lo slogan «Più società, meno Stato»[3]: quella per i finanziamenti pubblici alla scuola privata e quella per il principio di sussidiarietà.
Casi giudiziari [modifica]
Nel 2007 l'ex presidente regionale della CdO in Calabria, l'imprenditore Antonio Saladino, viene coinvolto in una indagine giudiziaria della Procura di Catanzaro [4] curata fino al mese di ottobre 2007 dal sostituto procuratore Luigi de Magistris. Successivamente, il Gup Mellace definisce l’inchiesta il risultato di «un’operazione dal grande risalto mediatico soprattutto nella fase delle indagini preliminari, che ha portato alla ribalta nazionale i suoi principali protagonisti, divenuti nel frattempo veri e propri personaggi pubblici televisivi di grande notorietà». Nel 2008 a seguito di un'indagine della Guardia di Finanza per un giro di tangenti, corruzione e turbativa d'asta[5], l'ex presidente della sezione trentino della CdO avrebbe confessato di aver chiesto una tangente di 260.000 euro in favore della Compagnia delle Opere ad un imprenditore[6].
Note [modifica]
^ Dati dal sito ufficiale della CdO
^ "L'Italia è alla prova. Il 9 aprile saremo chiamati a una scelta di libertà e nello schieramento di centrosinistra prevalgono correnti radicali e massimaliste", da il Giornale del 15 marzo 2006
^ Roberto Fontolan, "Più società fa bene allo Stato", in "Tracce" (Rivista internazionale di Comunione e Liberazione) n.4, aprile 2008
^ "Catanzaro, indagini e perquisizioni su un gruppo di potere trasversale", da La Repubblica del 18 giugno 2007
^ «Tangenti in appalti 5 arresti e 20 indagati». Guardia di Finanza informan, 16 09 2008. URL consultato in data 6 dicembre 2008.
^ Giuseppe Caporale. «Tangenti alla Compagnia delle Opere confessa l' ex presidente trentino». La Repubblica, 24 09 2008, p. 13. URL consultato in data 6 dicembre 2008.
Collegamenti esterni [modifica]
Sito ufficiale della Compagnia delle Opere
Portale Cattolicesimo: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di cattolicesimo
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Compagnia_delle_Opere"
Categorie: Comunione e Liberazione Religione e politica
L'INCHIESTA WHY NOT
L'inchiesta Why Not prende il nome da una società di outsourcing di Lamezia Terme che fornisce alla regione lavoratori specializzati nel settore informatico. Una dei soci ed amministratore della Why Not, Caterina Merante, insieme inizialmente agli altri due soci, che avrebbero poi parzialmente ritrattato, ha dato il via alle indagini che hanno ipotizzato un gruppo di potere trasversale tenuto insieme da una loggia massonica coperta, giornalisticamente nota come la "La Loggia di San Marino".
A tale presunta loggia massonica coperta, che avrebbe influito sulle scelte di amministrazioni pubbliche per l'utilizzo di finanziamenti e l'assegnazione di appalti, sarebbe iscritta una parte degli indagati.[1]
Le persone indagate risultavano essere 19. I carabinieri hanno notificato informazioni di garanzia in cui si ipotizzano, a vario titolo, reati che vanno dall’associazione per delinquere, alla truffa, alla corruzione, alla violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete al finanziamento illecito dei partiti.[2]
Nel mese di dicembre 2008, dopo lo scontro tra le Procure di Catanzaro e Salerno, e dopo i primi interventi del Consiglio Superiore della Magistratura l'avviso di conclusione indagini è stato invece notificato a ben 106 persone, tra cui l'ex presidente della Regione Calabria Agazio Loiero ed il suo predecessore Giuseppe Chiaravalloti. Archiviata invece la posizione di Romano Prodi e di alcuni suoi più stretti collaboratori, dopo che in precedenza era stata anche stralciata la posizione di Clemente Mastella. Scompare dai capi di imputazione anche la presunta violazione della "Legge Anselmi" su massoneria e organizzazioni segrete.[3]
Antonio Saladino nel suo primo interrogatorio davanti alla Procura Generale di Catanzaro il 3 gennaio 2009 ha chiarito il suo ruolo nella vicenda fornendo ai magistrati spiegazioni concernenti l'attività delle varie società operanti nell'ambito della Politiche attive del lavoro in cui ha operato. Ha chiarito la distinzione dei ruoli tra il Consorzio Brutium e la società Why Not e Caterina Merante, asserendo di aver svolto per questi solo il ruolo di consulente. Ha inoltre chiesto, ai magistrati, in modo esplicito di verificare i suoi conti correnti e la sua situazione patrimoniale, ma anche quelli della Merante e dei soci di questa in Why Not.[4][5]
rapporti tra le procure [modifica]
La locuzione "scontro fra procure", ampiamente adottata dai media italiani di maggior spessore nel mese del dicembre 2008, secondo Marco Travaglio non è corretta. Secondo il giornalista i magistrati di Salerno, i quali all'inizio del mese di dicembre hanno fatto perquisire i magistrati di Catanzaro dal momento che questi ultimi da più di un anno rifiutavano di inviare a Salerno i documenti riguardanti il trasferimento di De Magistris, hanno operato nel pieno rispetto della legge. Infatti secondo la legge spetta alla procura di Salerno indagare sulla procura di Catanzaro. Non è invece previsto dalla legge che la procura di Catanzaro possa indagare sulla procura di Salerno: infatti su Salerno è competente la procura di Napoli.
Ha destato scalpore la decisione del CSM di porre sullo stesso piano i magistrati di Salerno e i magistrati di Catanzaro i quali, a loro volta, indagavano contro la legge su quelli di Salerno. Infatti, nonostante il comitato del riesame abbia giudicato rispettoso della legge l'operato dei magistrati salernitani, il csm ha trasferito alcuni magistrati di Salerno e ha sospeso dall´incarico e privato dello stipendio il procuratore capo di Salerno Luigi Apicella. Ciò è avvenuto in seguito alle dichiarazioni del ministro della giustizia Alfano il quale ha giudicato "abnorme" e "carente di equilibrio" il provvedimento di perquisizione e sequestro emesso dai magistrati di Salerno nei confronti di magistrati inquisiti di Catanzaro. A nulla è valso che l'organo competente della magistratura, il comitato del riesame, abbia certificato la legalità dell'operato dei magistrati di Salerno.
La posizione di Romano Prodi [modifica]
Romano Prodi è stato indagato per abuso d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta "Why not" portata avanti dal procuratore (allora in carica) della Repubblica di Catanzaro Luigi De Magistris. Pare che dalle intercettazioni telefoniche risulti solo un "rapporto di amicizia" tra l'imprenditore calabrese Saladino ed il Presidente del Consiglio e quindi non risulterebbe essere implicato nel "comitato d'affari" che gestiva illegalmente i fondi europei. A fronte di ciò la procura di Roma, dopo aver avocato l'indagine a De Magistris, ha ritenuto opportuno fare istanza di archiviazione per l'ex Presidente del Consiglio[6]. L'archiviazione è stata ottenuta nel novembre 2009[7].
L'iter giudiziario [modifica]
Con la sentenza del 2 marzo 2010 il Giudice dell'Udienza preliminare ha condannato 8 dei 42 imputati che avevano richiesto il giudizio abbreviato solo per il reato di abuso d'ufficio. Cadute tutte le ipotesi di associazione a delinquere, corruzione, peculato e truffa. Antonio Saladino è stato condannato a due anni di reclusione (per concorso in abuso d'ufficio). Assolti tutti gli altri 34 imputati che avevano richiesto il rito abbreviato. Il Gup ha inoltre rinviato a giudizio 27 persone e disposto il non luogo a procedere per 17 tra gli indagati. Il Gup ha inoltre rinviato al Pubblico Ministero le posizioni dei tre soci della Whynot Outsourcing Caterina Merante, Giancarlo Franzè e Antonio La Chimia richiedendo un supplemento di indagini.
Voci correlate [modifica]
Luigi de Magistris
Collegamenti esterni [modifica]
Il giorno dell'indignazione, Fanna, A., Ilsussidiario.net, 05.03.2010
La sentenza del Gup del 2 marzo 2010
Blog dedicato all'inchiesta WhyNot
Gomez, P.,Lillo, M., Ingiustizia è fatta, L'espresso, 15.08.2008
Travaglio, M., La guerra tra le procure è una balla. Vogliono uccidere Mani Pulite 2, MicroMega, 10.08.2008
Santini, A., La loggia di San Marino, Aprileonline, 19.06.07
Note [modifica]
^ Fonte: Repubblica.it: Catanzaro, indagini e perquisizioni su un gruppo di potere trasversale, 18 giugno 2007 [1]
^ Fonte: La voce del fiore del 19 giugno 2007 [2]
^ Fonte: Libero-news.it: Inchiesta Whynot, 106 avvisi di chiusura indagini, 17 dicembre 2008 [3]
^ Fonte: Agi.it: Whynot, Saladino: Ho solo offerto lavoro, 3 gennaio 2009 [4]
^ Fonte: sentenza del 2 marzo 2010
^ Carlo Macri. ««Why not: nessuna prova su Mastella e Prodi»». Corriere della Sera, 08 03 2008. URL consultato in data 16-11-2009.
^ "Why Not, Prodi archiviato. L'ex premier: sentenza netta", La Repubblica, 22 novembre 2009
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Why_not"
INCHIESTA POSEIDONE
La Procura della Repubblica di Catanzaro ha avanzato richiesta il rinvio a giudizio di 39 persone nell’ambito dell’inchiesta “Poseidone“, avviata nel 2005 dall’allora sostituto procuratore Luigi de Magistris su presunti illeciti che sarebbero stati commessi nel settore della depurazione in Calabria. Dopo l’avviso di conclusione delle indagini emesso a settembre nei confronti di quaranta persone, adesso il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli ha sottoscritto anche la richiesta di processare gli indagati – tutti tranne Stefano D’Argenzio, 58 anni, di Pisa -. Tra questi spiccano Giuseppe Chiaravalloti, ex presidente della Giunta regionale calabrese, nonche’ legale rappresentante pro tempore del Commissariato straordinario per l’emergenza ambientale; Domenico Antonio Basile, ex assessore all’Ambiente della Regione Calabria; Giovambattista Papello, ex responsabile unico del procedimento presso l’ufficio del commissario; diversi funzionari pubblici ed imprenditori. Associazione per delinquere, concussione, falsita’ ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici, omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, favoreggiamento personale, truffa, tentata turbata liberta’ degli incanti, abuso d’ufficio, le ipotesi delittuose che, a vario titolo, comparivano gia’ nell’avviso di conclusione delle indagini, anche se ora, a seguito degli interrogatori effettuati dopo la notifica di quel provvedimento, alcuni capi d’accusa sono stati rimodulati.Sulla richiesta di rinvio a giudizio si pronuncera’ il giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro, Maria Rosaria Di Girolamo. Gli altri indagati sono: Pietro Salvatore Abiuso, 57 anni, di Falerna (Cz), in qualita’ di responsabile unico del procedimento relativo ai lavori di realizzazione del depuratore di Isola Capo Rizzuto (Kr); Romano Agostini, 70 anni, di Roma, Giovanni Angotti, 77 anni, di Colosimi (Cs), Antonio Calio’, 74 anni, di Catanzaro, Salvatore Russetti, 48 anni, di Catanzaro, Giuseppe Mazzitello, 74 anni, di Limbadi (VV), componenti della commissione giudicante per l’affidamento dell’appalto per la costruzione del nuovo impianto di depurazione di Catanzaro Lido e di vari collettori fognari nonche’, Mazzitello, dirigente generale del Dipartimento ambiente della Regione Calabria; Rocco Andronaco, 47 anni, nato a Melbourne e residente a Nicotera (VV); Vincenzo Arcuri, 58 anni, di Cariati (Cs), direttore dei lavori relativi all’adeguamento dell’impianto di depurazione di S: Maria del Cedro; Domenico Bagnato, 65 anni, di Reggio Calabria, Commissario delegato per l’emergenza rifiuti per la regione Calabria; Bruno Barbera, 59 anni, di Reggio Calabria, commissario dell’Arpacal. Richiesta di rinvio a giudizio anche per: Domenico Bragho’, 30 anni, di Vibo Valentia; Francesco Casamento, 38 anni, di Messina, imprenditore; Luigi Cimino, 63 anni, di Napoli, legale rappresentante della Ati Impec srl – Cofain srl; Francsco Antonio Corso, 37 anni, di Filandi; Brunello Cugliari, 43 anni, di Vibo Valentia; Patrizio Cuppari, 38 anni, di Vibo Valentia, Claudio Dicembrini, 57 anni, di Vibo Valentia, responsabile unico del procedimento presso l’Ufficio del commissario per l’emergenza ambientale; Serafino Gallo, 55 anni, di Martirano Lombardo (Cs), responsabile unico del procedimento, Antonio Esposito, 55 anni, di Vibo Valentia, Orsola Reillo, 45 anni, di Lamezia Terme (Cz), e Asnora Porcaro, 52 anni, di Maida (Cz), tutti e tre componenti dell’ufficio di direzione lavori di potenziamento dell’impianto di depurazione di Scalea, nonche’ Luigi Cesare Maria Milillo, 55 anni, di Spezzano Terme (Cs), collaudatore, e Gaetano Manganaro, 58 anni, di Ali’ Terme (Me), legale rappresentante dell’Ati Epuroxy, aggiudicataria dei medesimi lavori; Pasquale La Gamba, 34 anni, di Vibo Valentia; Santo Lico, 79 anni, di Vibo Valentia, imprenditore; Luca Mandiello, 30 anni, di Catanzaro; Raffaele Mangiardi, 33 anni, di Catanzaro; Demetrio Melissari, 58 anni, di Reggio Calabria, responsabile del Dipartimento provinciale Arpacal di Vibo Valentia; Enrico Mignolo, 29 anni, di Vibo Valentia; Marco Misiti, 33 anni, di Vibo Valentia; Francesco Nicolace, 53 anni, di Mileto (VV), responsabile del servizio territoriale di ispezione, vigilanza e controllo presso l’Arpacal di Catanzaro; Luciano Pelle, 59 anni, di Antonimia (RC), dirigente di servizio del Dipartimento Ambiente settore 2° dell’assessorato regionale all’Ambiente; Vincenzo Restuccia, 68 anni, di Rombiolo (VV), imprenditore; Rossella Rossi, 32 anni, di Pontedera (Pi); Domenico Sodaro, 47 anni, di Vibo Valentia; Salvatore Fidotti, 39 anni, di Napoli, incaricato della ditta Impec srl. Molte di piu’ – circa cento – erano le persone complessivamente indagate nell’inchiesta “Poseidone”, condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro. La maggior parte di loro e’ uscita di scena dal momento che le ipotesi d’accusa contestate erano oramai prescritte. Inoltre, alcuni nomi eccellenti che nel corso degli anni sono stati coinvolti nell’inchiesta sono stati oggetto di stralci con l’invio dei relativi atti ad altre Procure, o di parziali archiviazioni o di richieste di archiviazione ancora in attesa di pronuncia da parte del gip, o sono oggetto di attivita’ di indagine ancora in corso. (AGI)
Venerdì, 17 Dicembre 2010 20.50 dal sito http://www.catanzaroinforma.it/pgn/news.asp?M1=1&news=26640
Caso De Magistris, avvocati, imprenditori e magistrati rinviati a giudizio
Compariranno il 2 febbraio prossimo dinanzi alla prima sezione del tribunale di Salerno le otto persone rinviate oggi a giudizio nell'inchiesta avviata dalla procura salernitana a seguito della denuncia dell'ex pm di Catanzaro, Luigi De Magistris. L'attuale europarlamentare di Italia dei Valori aveva parlato di un vero e proprio complotto tra magistrati e politici calabresi per impedirgli di continuare le indagini Why Not e Poseidone. La decisione del rinvio a giudizio è stata adottata dal gup del tribunale di Salerno, Vincenzo Pellegrino. Finiranno così alla sbarra ex magistrati di vertice di Catanzaro, esponenti politici e professionisti. L'inchiesta giunse circa tre anni fa alla Procura della repubblica di Salerno. Le indagini svolte dai pm salernitani hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio per otto persone. Si tratta dell'ex procuratore capo di Catanzaro, oggi in pensione, Mariano Lombardi, della moglie Maria Grazia Muzzi e del figlio da lei avuto da un precedente matrimonio, l'avvocato Pierpaolo Greco. E ancora, del procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Catanzaro Salvatore Murone, trasferito in via cautelare dalla sezione disciplinare del Csm, dell'imprenditore ed ex leader della Compagnia delle Opere in Calabria, Antonio Saladino, del senatore del Pdl Giancarlo Pittelli, dell'ex sottosegretario alle attività produttive Giuseppe Galati e dell'ex procuratore generale facente funzioni presso la Corte di Appello di Catanzaro, Dolcino Favi, da qualche mese in pensione. LE REAZIONI Soddisfazione è stata espressa dall'ex pm della procura di Catanzaro, l'europarlamentare Luigi De Magistris, che ha incassato la vicinanza del leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. «Finalmente si andrà in un'aula di giustizia, a un dibattimento pubblico. Tutto il Paese - ha dichiarato De Magistris - saprà perchè mi furono sottratte le due inchieste più importanti e perchè, nonostante questi fatti fossero noti, sono stato trasferito da Catanzaro e mi sono state sottratte le funzioni di pm». De Magistris sottolinea che con la decisione di rinviare a giudizio le otto persone disposta dal Tribunale di Salerno «pubblicamente ed alla luce del sole si potrà discutere di quelle inchieste che avevano a oggetto in particolare il rapporto perverso tra spesa pubblica e criminalità e il fatto gravissimo che mi sono state sottratte illecitamente dai vertici uffici inquirenti in collusione con i politici».Delusione, al termine della decisione adottata dal gup di Salerno, è stata espressa dai legali degli imputati che stamani erano presenti in aula. «E' vero, siamo delusi - ha dichiarato il legale del senatore Pittelli, l'avvocato Licia Polizio - sia dal punto di vista tecnico-giuridico, sia nel merito vi erano tutti gli elementi per una sentenza di non luogo a procedere. Il dibattimento chiarirà definitivamente la posizione del mio assistito e degli altri imputati».«Riteniamo non convenga al dottor Luigi De Magistris che tutto il Paese sappia perchè gli sono state revocate le inchieste 'Why Not' e 'Poseidone». Continua Licia Polizio, dopo le dichiarazioni dell'ex pm di Catanzaro, in una nota scrive che «per quanto riguarda l'inchiesta Poseidone l'ex procuratore della Repubblica di Catanzaro, oggi in pensione, Mariano Lombardi, anch'egli fra gli otto rinviati a giudizio, si determinò per la revoca, avendo riscontrato la commissione, da parte del dottor De Magistris, della più grave delle violazioni che possa essere commessa da un pubblico ministero, ovvero nascondere ai coassegnatari lo svolgimento di indagini preliminari sul conto di un Generale della Guardia di Finanza e di un Parlamentare della Repubblica, violando l'articolo 335 del codice di procedura penale».«Iscrisse - afferma il legale - i due nominativi in un suo registro personale e non pubblico come prescrive la legge, celandolo in un armadio del suo ufficio, con evidente compromissione del diritto di difesa costituzionalmente garantito e delle norme in materia di decorrenza del termine delle indagini. Per tali inosservanze - prosegue la nota - il CSM lo ha duramente sanzionato. L'allora procuratore Lombardi non poteva non disporre la revoca. Quanto all'inchiesta Why Not - prosegue la nota dell'avvocato Polizio - l'avocazione fu determinata in ragione della sussistenza di un macroscopico conflitto di interessi dell'allora pm De Magistris rispetto al Guardasigilli Clemente Mastella che un mese prima aveva attivato a suo carico un'inchiesta disciplinare avente ad oggetto proprio la gestione di tale fascicolo». «Questo - conclude la nota - è quello che il Paese deve sapere, che esiste un codice De Magistris» (FONTE ANSA) 14 gen 2010
Inchiesta Poseidone, archiviata la posizione di Pittelliche ora annuncia: "svelerò retroscena inquientanti"
Pittelli annuncia di voler svelare retroscena inquietanti nell'ambito dell'inchiesta in una conferenza stampa
06/03/2010 «Dopo tre anni di indagini, su richiesta del Procuratore Aggiunto Giuseppe Borrelli, il Gip di Catanzaro Tiziana Macrì, ha disposto l’archiviazione delle accuse mosse contro l’Avv. On. Giancarlo Pittelli dall’ex PM Luigi De Magistris». A renderlo noto è lo stesso Pitelli, anche se la notizia era stata anticipata nei giorni scorsi dal "Quotidiano della Calabria". «Nel provvedimento – prosegue la nota di Pittelli – si legge che 'deve ritenersi totalmente esclusa l’integrazione di elementi di rilievo penale a carico dell’On. Pittelli in ordine a tutte le fattispecie'». Pittelli infine, ha annunciato una conferenza stampa nel corso della quale rivelerà i «retroscena inquietanti dei fatti accaduti a Catanzaro, Potenza e Salerno ed i collegamenti tra magistrati ed alcuni giornalisti della carta stampata e del servizio pubblico televisivo i quali, assieme, hanno ordito un’impostura senza precedenti».

Inchiesta Why Not e Poseidone: GUP di Salerno rinvia a giudizio (SOLO) otto indagati

dal sito http://notizie.radicali.it/articolo/2010-12-20/editoriale/inchiesta-why-not-e-poseidone-gup-di-salerno-rinvia-giudizio-otto-ind

20-12-2010
Catanzaro
Il giudice dell'udienza preliminare di Salerno ha rinviato a giudizio le otto persone indagate nell'ambito dell'inchiesta sul presunto complotto che nel 2007 portò alla sottrazione all'allora Pubblico Ministero Luigi De Magistris, in servizio alla procura di Catanzaro, dell'inchiesta "Why Not" su una serie di illeciti nella gestione di fondi pubblici destinati alla Calabria, in cui furono coinvolti, a più riprese, esponenti politici locali e nazionali.
Corruzione, corruzione in atti giudiziari e falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici sono le imputazioni a vario titolo contestate nell'ambito dell'inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio di otto persone, accusate di aver condizionato lo svolgimento di due indagini, Poseidone" e "Why not", avviate dall'allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro de Magistris, tra l'altro con l'illegale sottrazione dei relativi fascicoli alla sua competenza. Il giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Salerno, Vincenzo Pellegrino, ha mandato alla sbarra Dolcino Favi, ex avvocato generale e procuratore generale facente funzioni presso la Corte d'appello di Catanzaro, andato in pensione ad ottobre; Mariano Lombardi, ex procuratore capo di Catanzaro, già in pensione; la moglie di quest'ultimo, Maria Grazia Muzzi, e il figlio di lei, Pierpaolo Greco, avuto in un precedente matrimonio; Salvatore Murone, procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, trasferito in via cautelare dalla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ed ancora in attesa di nuova sede; Antonio Saladino, imprenditore lamentino, ex leader della Compagnia delle Opere in Calabria, principale indagato dell'inchiesta "Why not" e condannato al termine del giudizio di primo grado; Giancarlo Pittelli, avvocato penalista catanzarese e parlamentare del Pdl; Giuseppe Galati, parlamentare del Pdl ed ex sottosegretario alle Attivita' produttive. Il processo a loro carico avrà inizio il 2 febbraio davanti al tribunale collegiale di Salerno. Il gup ha così accolto le richieste dei sostituti procuratori campani Rocco Alfano, Maria Chiara Minerva e Antonio Cantarella, che hanno portato a conclusione l'inchiesta dopo averla "ereditata" dai colleghi Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, i quali sono stati puniti dal Csm con il trasferimento di sede e di funzioni proprio mentre conducevano l'indagine in questione, a seguito dello "scontro" avvenuto con la Procura della Repubblica di Catanzaro che, di fronte al sequestro di atti da parte dei colleghi salernitani, reagì con un controsequstro e l'apertura di una propria inchiesta a loro carico. Nell'impianto accusatorio, che dovrà essere ora vagliato al dibattimento, sono ricostruite una serie di attività che, secondo la Procura, gli imputati avrebbero messo in atto per rallentare, ostacolare e danneggiare due inchieste dell'allora PM de Magistris, ed in particolare quella nota col nome "Poseidone", su presunti illeciti nella gestione del settore della depurazione in Calabria, e quella nota come "Why not", su un presunto comitato politico affaristico istituzionale che avrebbe gestito illecitamente buona parte dei fondi pubblici destinati alla regione.
Ai magistrati, sempre secondo le accuse, sarebbe toccato intervenire in tal senso, a vantaggio dei restanti coimputati, che erano stati coinvolti nelle inchieste in questione, e cui sarebbero stati legati da rapporti di interesse. E' stato proprio de Magistris a dare il via all'inchiesta, con le denunce che fece a Salerno dopo essere stato spogliato dei fascicoli - "Poseidone" gli fu revocata il 29 marzo 2007, "Why not" fu avocata dopo appena sei mesi, e precisamente il 19 ottobre 2007 - in cui descrisse un presunto complotto ai danni suoi e delle indagini che stava conducendo. I PM campani, alla fine, nel loro impianto accusatorio descritto una serie di presunte azioni illecite che sarebbero state finalizzate a consentire ai magistrati inquisiti di influire sull'andamento delle indagini di de Magistris, in modo da agevolare Pittelli, Galati e Saladino, indagati dal primo, e legati loro da presunti accordi corruttivi dettagliatamente ricostruiti, mentre ai restanti accusati, Muzzi e Greco, viene riconosciuto il ruolo di "istigatori".
"In definitiva - hanno scritto i sostituti procuratori di Salerno - si andava a concretizzare, di fatto, una illecita attività di interferenza sull'iter del procedimento penale e comunque si determinava almeno un suo rallentamento tale da favorire, di per sé ed almeno per un iniziale periodo di tempo, le persone implicate nelle indagini preliminari del procedimento penale n. 2057/06 c.d. Why not e fra queste, in particolare, l'imprenditore Antonio Saladino, soggetto al centro di un settore consistente delle attività investigative, ed anche alcuni dei soggetti già coinvolti nella pregressa inchiesta c.d. "Poseidone", revocata al Magistrato co-titolare nel marzo del 2007, come l'avvocato Senatore Giancarlo Pittelli e l'onorevole Sottosegretario Giuseppe Galati, il primo dei quali era collegato anche ad iniziative pre-disciplinari intraprese dai vertici degli Uffici inquirenti di Catanzaro, e segnatamente dal Procuratore Aggiunto Vicario e dall'Avvocato Generale F.F. di Procuratore Generale". Non compaiono più nel procedimento, infine, altri quattro magistrati, l'ex procuratore generale di Catanzaro Enzo Iannelli, i sostituti procuratori generali Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, ed il sostituto procuratore Salvatore Curcio indagati per favoreggiamento e omissione in atti d'ufficio a seguito del cosiddetto "scontro fra procure". Inizialmente i quattro erano accusati di aver dolosamente omesso di inviare a Salerno gli atti richiesti dai colleghi campani, i quali alla fine si erano mossi con un decreto di sequestro cui i magistrati catanzaresi risposero con un controsequestro. Ma al termine delle indagini i PM Alfano, Minerva e Cantarella si sono determinati per una richiesta di archiviazione delle accuse.
(AGI)


CHI HA PAURA DELLA COMPAGNIA DELLE OPERE E DI CL?
LA FILOSOFIA DI CDO

L'impresa non è solo profitto
La riflessione di Compagnia delle Opere sul "Fare impresa". Persona e il bene della collettività al centro del dibattito
Accade che alcuni imprenditori, spesso al termine della loro carriera o quando hanno già fatto molta strada, si accorgano che oltre ai soldi, al potere, alla soddisfazione tutta personale, esiste anche dell’altro e che questo altro è fatto di persone, responsabilità, solidarietà, confronto, condivisione, rispetto per l’ambiente. La consapevolezza che esiste anche un bene comune arriva quasi sempre in tarda età o quando l’imprenditore ha già lasciato alle sue spalle “parecchi morti” (è solo un’espressione metaforica per dire che i danni sono stati già fatti). Gli esempi si sprecano: pensate solo a Bill Gates e alla sua fondazione che si preoccupa dei destini del mondo dopo averlo conquistato in modo discutibile. Forse sarebbe meglio arrivarci prima (dei danni) a questa consapevolezza, quando si è imprenditori giovani, pieni di energia e con davanti una vita intera. Questo messaggio, insieme a molti altri, arriva dalla Compagnia delle Opere (Cdo) che ha presentato all’AtaHotel del Gruppo di Salvatore Ligresti (il discorso di cui sopra vale anche per lui) un libretto molto interessante, dal titolo apparentemente innocuo “Fare impresa”. A presentarlo sono stati chiamati due economisti, Giorgio Brandazza e Mario Molteni, che oltre ad essere docenti sono anche imprenditori. Il documento è il risultato di una riflessione a più voci, fatta nel periodo della crisi e condensata in 4 capitoli: l’impresa, l’imprenditore, il rapporto con i collaboratori, alcune modalità di azione. «La crisi – spiega Mario Molteni – ha una forza purificatrice e in questo caso ha stimolato alcune domande di fondo: cosa fare? Come andare avanti e perché ? In questo libretto ci sono delle frasi che si contrappongono ad un certo modo di concepire le cose».
La riflessione mette al centro la persona e il bene della collettività. Non esiste solo l’imprenditore, il suo fatturato e il profitto, ma esistono anche i collaboratori, i clienti, le comunità di riferimento. «L’impresa non è possesso esclusivo di chi detiene il capitale. E’ un soggetto privato ma di interesse pubblico» si scrive nel primo capitolo (1.2). «Il talento imprenditoriale è un dono che implica una responsabilità verso il mondo» (2.2). «Guai all’imprenditore solo!» (2.7). E ancora: « fine ultimo del coinvolgimento dei collaboratori…sviluppare il loro talento, prima ancora che le loro carenze» (3.8).
Uno dei tanti imprenditori intervenuti alla serata, seduto in prima fila, ha detto che il libretto gli ricordava le lettere di San Paolo. «Gli imprenditori sono in odore di santità in un momento così duro». C’è molta ironia, tra chi ha scelto di continuare a fare impresa, nonostante tutto. Eppure la sensazione netta è che il cambiamento sia in atto, perché già nelle menti di chi deve gestire questo passaggio epocale. Oggi fare impresa implica uno scarto etico che deve diventare pratica quotidiana, scelta di fondo e non accessoria al successo. Nelle note compare la (splendida) enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate”. Non è un caso. Il dado è tratto.
30/11/2010
Michele Mancino michele.mancino@varesenews.it

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