Emanuela Orlandi (Roma, 14 gennaio 1968)
è una cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, scomparsa in circostanze misteriose il 22 giugno 1983 all'età di 15 anni.
Quella che all'inizio poteva sembrare la "normale" sparizione di un'adolescente, magari per un allontanamento volontario da casa, divenne presto uno dei casi più oscuri della storia italiana che coinvolse lo Stato Vaticano, l'Istituto per le Opere di Religione (IOR), la Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti di diversi Stati, in un intreccio che ancora oggi non è stato completamente districato.
Alla scomparsa di Emanuela è stata collegata la sparizione di un'altra adolescente, Mirella Gregori anche lei quindicenne, scomparsa il 7 maggio 1983 da Roma e mai più ritrovata.
Scomparsa [modifica]
Emanuela Orlandi frequentava una scuola di musica in piazza Sant'Apollinare a Roma. Il giorno della scomparsa, nel tragitto che dal Vaticano la portava alla scuola, incontrò uno sconosciuto, alla guida di una BMW verde, che le offrì un lavoro di vendita di cosmetici per la Avon, da svolgere durante una sfilata di moda e pagato esageratamente (circa 375.000 lire dell'epoca, l'equivalente di uno stipendio di allora). Emanuela rispose che prima di accettare avrebbe dovuto chiedere il permesso ai genitori. Verso le ore 19:00, dopo essere uscita in anticipo dalla lezione, telefonò a casa per riferire la proposta che le era stata fatta: la sorella le disse che diffidava molto della troppo allettante proposta, e comunque di tornare quanto prima a casa per parlarne con la madre. Questo fu l'ultimo contatto che Emanuela ebbe con la famiglia.
Dopo la telefonata, Emanuela si confidò con un'amica e compagna della scuola di musica, Raffaella Monzi, che la accompagnò alla fermata dell'autobus, lasciandola alle 19:30. Poco dopo, Emanuela fu vista da un vigile urbano in servizio davanti al Senato (al quale chiese dove si trovava la Sala Borromini). Il vigile, interrogato dalle forze dell'ordine una volta iniziate le indagini per la scomparsa, riferì che la ragazza era in compagnia di un uomo alto circa 1 m e 75, sui 35 anni, snello, con il viso lungo, stempiato, con una valigetta e una BMW scura metallizzata[1]. Altri testimoni la videro salire sull'auto. Dall'identikit che fu tracciato, un carabiniere del Nucleo Operativo di via in Selci notò la somiglianza con Enrico De Pedis[2], membro della Banda della Magliana, ma la cosa, stranamente, non ebbe un immediato seguito investigativo; pare che una giustificazione sarebbe nel fatto che all'epoca si riteneva il soggetto criminale latitante all'estero, ma un riscontro approfondito in merito non venne effettuato.
Le ricerche e le telefonate [modifica]
Poiché le forze dell'ordine avevano inizialmente pensato ad una scappatella, le prime ricerche furono condotte autonomamente dalla famiglia. Il 25 giugno, però, dopo una serie di telefonate non attendibili, arrivò agli Orlandi una chiamata da parte di un uomo che diceva di chiamarsi Pierluigi, il quale raccontò che la sua fidanzata aveva incontrato a Campo dei Fiori due ragazze, una delle quali vendeva cosmetici, aveva con sé un flauto e diceva di chiamarsi Barbara. "Pierluigi" riferì anche che "Barbara", all'invito di suonare il flauto, si sarebbe rifiutata a causa della vergogna che provava nell'indossare gli occhiali.
Tre ore più tardi "Pierluigi" richiamò, aggiungendo che gli occhiali di "Barbara" erano "a goccia, per correggere l'astigmatismo". Queste chiamate si rivelarono preziose per i familiari, poiché in effetti Emanuela era astigmatica, si vergognava di portare gli occhiali e suonava il flauto. Il 26 giugno "Pierluigi", durante un'altra chiamata, aggiunse alcune informazioni su se stesso: disse di avere 16 anni e di trovarsi in quella giornata con i genitori in un ristorante al mare. Comunicò anche che "Barbara" avrebbe suonato il flauto al matrimonio della sorella ma rifiutò ogni ulteriore collaborazione per rintracciare Emanuela e di incontrare di persona lo zio.
Il 28 giugno fu il turno di un certo "Mario" che, con un forte accento romano, disse di avere 35 anni. Anch'egli sosteneva di aver visto un uomo e due ragazze che vendevano cosmetici, una delle quali diceva di essere di Venezia e chiamarsi Barbara. Significativo risulta, durante la telefonata di "Mario", un piccolo dettaglio: quando gli viene chiesta l'altezza della ragazza, egli esita, come se non lo sapesse. In sottofondo, si sente una seconda voce, che dice "No, de più"[3]. Sembra quindi che ci fosse un secondo uomo con lui, il quale aveva visto la ragazza, al contrario di "Mario".
In una seconda telefonata, "Mario" spiegò che "Barbara" gli aveva confidato di essersi allontanata volontariamente da casa. La famiglia, considerando quest'ipotesi impossibile, perse a questo punto fiducia nelle telefonate di "Mario" e "Pierluigi". "Mario" venne, dopo molti anni, identificato con forte probabilità in un uomo vicino alla "Banda della Magliana".
Ipotesi [modifica]
Presunti collegamenti con l'attentato a Giovanni Paolo II [modifica]
Domenica 3 luglio 1983 il Papa di allora, Giovanni Paolo II, durante l'Angelus, rivolse un appello ai responsabili della scomparsa di Emanuela Orlandi, ufficializzando per la prima volta l'ipotesi del sequestro.[4]
Il 5 luglio, giunse una chiamata alla sala stampa vaticana. All'altro capo del telefono un uomo, che parlava con uno spiccato accento anglosassone (e per questo subito ribattezzato dalla stampa "l'Amerikano"), affermò di tenere in ostaggio Emanuela Orlandi, sostenendo che molti altri elementi erano già stati forniti da altri componenti della sua organizzazione, Pierluigi e Mario, e richiese l'attivazione di una linea telefonica diretta con il Vaticano[4]. Chiamava in causa Mehmet Ali Ağca, l'uomo che aveva sparato al Papa in Piazza San Pietro un paio di anni prima, chiedendo un intervento del pontefice, Giovanni Paolo II affinché venisse liberato entro il 20 luglio.
Un'ora dopo, l'uomo chiamò a casa Orlandi, e fece ascoltare ai genitori un nastro con una voce di ragazza, forse di Emanuela che diceva di frequentare la Scuola Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, e di dover iniziare a settembre il terzo liceo scientifico.
L'8 luglio 1983 un uomo con inflessione mediorientale telefonò a una compagna di classe di Emanuela, dicendo che la ragazza era nelle loro mani, che avevano 20 giorni di tempo per fare lo scambio con Alì Agca, e chiedendo una linea telefonica diretta con il Cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli.
Il 17 luglio, venne fatto ritrovare un nastro, in cui si confermava la richiesta di scambio con Ağca, la richiesta di una linea telefonica diretta con il cardinale Casaroli, e si sentiva la voce di una ragazza che implorava aiuto, dicendo di sentirsi male. La linea fu installata il 18 luglio. Alcuni giorni più tardi, in un'altra telefonata, "l'Amerikano" chiese allo zio di Emanuela di rendere pubblico il messaggio contenuto sul nastro, e di informarsi presso il cardinale Agostino Casaroli, riguardo ad un precedente colloquio.
In totale, le telefonate dell'"Amerikano" furono 16, tutte da cabine telefoniche. Nonostante le richieste di vario tipo, e le presunte prove, l'uomo (mai rintracciato) non aprì nessuna reale pista.
Nel comunicato n. 20 del 20 novembre 1984, i Lupi grigi dichiarano di custodire nelle loro mani entrambe le ragazze. La "pista turca" dei Lupi grigi, tuttavia, è stata sconfessata dall'ex ufficiale della Stasi Günter Bohnsack, il quale ha dichiarato che i servizi segreti della Germania Est sfruttarono il caso di Emanuela Orlandi scrivendo finte lettere a Roma per consolidare la tesi che metteva in relazione Ağca con i Lupi Grigi, al fine di scagionare la Bulgaria dalle accuse durante le indagini per l'attentato a Papa Giovanni Paolo II[5]. L'estraneità dei Lupi grigi fu confermata da un pentito della Banda della Magliana Antonio Mancini, che nel 2007 ha dichiarato «Si diceva che la ragazza era robba nostra, l'aveva presa uno dei nostri»[6].
Presunti collegamenti con lo scandalo IOR ed il caso Calvi [modifica]
Secondo alcuni giornali e pubblicazioni, l'identikit dell'Amerikano, stilato dall'allora vicecapo del SISDE Vincenzo Parisi in una nota rimasta riservata fino al 1995, corrisponderebbe a monsignor Paul Marcinkus, che all'epoca era presidente dello IOR, la "banca" vaticana: gli specialisti del SISDE, analizzando i messaggi e le telefonate pervenute alla famiglia, per un totale di 34 comunicazioni, ne ritennero affidabili e legati a chi aveva effettuato il sequestro 16, che riguardavano una persona con una conoscenza approfondita della lingua latina, migliore di quella italiana (che probabilmente era stata appresa successivamente al latino), probabilmente di cultura anglosassone e con un elevato livello culturale e una conoscenza del mondo ecclesiastico e del Vaticano, oltre alla conoscenza approfondita di diverse zone di Roma (dove probabilmente aveva abitato).[7]
Presunti collegamenti con la Banda della Magliana [modifica]
Nel luglio del 2005, alla redazione del programma Chi l'ha visto?, in onda su Rai 3, arrivò una telefonata anonima in cui si diceva che per risolvere il caso di Emanuela Orlandi era necessario andare a vedere chi è sepolto nella basilica di Sant'Apollinare e controllare «del favore che Renatino fece al cardinal Poletti». Si scoprì così che "l'illustre" defunto altri non era che il capo della Banda della Magliana, Enrico De Pedis. L'inviata Raffaella Notariale era riuscita a ottenere le foto della tomba e i documenti originali relativi alla sepoltura del boss in territorio vaticano, voluta dal cardinale Ugo Poletti, allora presidente della Cei.
Il 20 febbraio 2006, un pentito della Banda, Antonio Mancini, sostenne di aver riconosciuto nella voce di Mario quella di un killer al servizio di De Pedis, tale "Rufetto"[8]. Le indagini condotte dalla Procura della Repubblica però, non confermarono quanto dichiarato da Mancini.[senza fonte] Alla redazione del già citato programma di Rai Tre giunse poi una cartolina raffigurante una località meridionale che presentava il seguente testo: «Lasciate stare Renatino».
Il 30 giugno 2008, Chi l'ha visto? trasmise la versione integrale della telefonata anonima del luglio 2005, lasciata inedita fino ad allora. Dopo le rivelazioni sulla tomba di De Pedis e del cardinal Poletti, la voce aggiungeva «E chiedete al barista di via Montebello, che pure la figlia stava con lei...con l'altra Emanuela». Il bar si rivelò appartenere alla famiglia di Mirella Gregori, altra ragazza scomparsa a Roma il 7 maggio 1983 in circostanze misteriose ed il cui rapimento venne collegato a quello Orlandi[9]. La redazione di Chi l'ha visto? è stata minacciata nel luglio 2008 anche da un'altra telefonata anonima da parte di un certo "biondino".
Le testimonianze di Sabrina Minardi e la ripresa delle indagini [modifica]
Nel 2006 la giornalista Raffaella Notariale raccolse un'intervista di Sabrina Minardi, ex-moglie del calciatore della Lazio Bruno Giordano, che tra la primavera del 1982 ed il novembre del 1984 ebbe una relazione con Enrico De Pedis. Due anni e mezzo dopo, il 23 giugno del 2008, la stampa italiana riportò le dichiarazioni che Sabrina Minardi aveva reso agli organi giudiziari che avevano deciso di ascoltarla: Emanuela Orlandi sarebbe stata uccisa ed il suo corpo, rinchiuso dentro un sacco, gettato in una betoniera a Torvaianica. In quella occasione, secondo la Minardi, De Pedis si sarebbe sbarazzato anche del cadavere di un bambino di 11 anni ucciso per vendetta, Domenico Nicitra, figlio di uno storico esponente della banda. Il piccolo Nicitra fu però ucciso il 21 giugno 1993, ben dieci anni dopo l'epoca alla quale la Minardi fa risalire l'episodio, e tre anni dopo la morte dello stesso De Pedis, avvenuta all'inizio del 1990. Stando a quanto riferito da Sabrina Minardi, il rapimento di Emanuela Orlandi sarebbe stato effettuato materialmente da Enrico De Pedis, su ordine del monsignor Paul Marcinkus «come se avessero voluto dare un messaggio a qualcuno sopra di loro».
Nel particolare, la Minardi ha raccontato di essere arrivata in auto (una Autobianchi A112 bianca) al bar del Gianicolo, dove De Pedis le aveva detto di incontrare una ragazza che avrebbe dovuto «accompagnare al benzinaio del Vaticano». All'appuntamento arrivarono una BMW scura, con alla guida "Sergio", l'autista di De Pedis e una Renault 5 rossa con a bordo una certa "Teresina" (la governante di Daniela Mobili, amica della Minardi) e una ragazzina confusa, riconosciuta dalla testimone come Emanuela Orlandi. "Sergio" l'avrebbe messa nella BMW alla cui guida andò la Minardi stessa. Rimasta sola in auto con la ragazza, la donna notò che questa «piangeva e rideva insieme» e «sembrava drogata». Arrivata al benzinaio, trovò ad aspettare in una Mercedes targata Città del Vaticano, un uomo «che sembrava un sacerdote» che la prese in consegna.[6]
La ragazza avrebbe quindi trascorso la sua prigionia a Roma, in un'abitazione di proprietà di Daniela Mobili in via Antonio Pignatelli 13, che aveva «un sotterraneo immenso che arrivava quasi fino all'Ospedale San Camillo» (la cui esistenza, oltre ad un piccolo bagno ed un lago sotterrano, è stata accertata dagli inquirenti il 26 giugno 2008[9]). Di lei si sarebbe occupata la governante della signora Daniela Mobili, "Teresina"; secondo la Minardi, la Mobili, sposata con Vittorio Sciattella, era vicina a Danilo Abbruciati, altro esponente di spicco della Banda della Magliana, coinvolto nel caso Calvi e che dispose il restauro della palazzina in via Pignatelli.[3]
La Mobili ha negato di conoscere la Minardi o di avere avuto un ruolo nel rapimento, poiché in quegli anni si trovava, così come il marito, in prigione. Tuttavia la Minardi si è sempre riferita alla governante "Teresina", che effettivamente lavorava nell'appartamento in quel periodo, anche se non aveva la patente.[10][11] Successivamente, la Minardi ha citato un altro componente della Banda (corrispondente ad un vecchio identikit[12]) che, rintracciato dalle forze dell'ordine, ha confessato che il rifugio in via Pignatelli era sì un nascondiglio, «ma non per i sequestrati, [bensì] per i ricercati. Era il rifugio di "Renatino"», negando la connessione fra l'ex boss della Magliana e il rapimento Orlandi[13].
Affiora anche il personaggio di Giulio Andreotti, presso il quale la Minardi racconta di essere andata a cena due volte, insieme al compagno De Pedis, a quel tempo già ricercato dalla polizia. La donna specifica però che Andreotti «non c'entra direttamente con Emanuela Orlandi, ma con monsignor Marcinkus sì».[6]
Le dichiarazioni della Minardi, benché siano state riconosciute dagli inquirenti come parzialmente incoerenti (anche a causa dell'uso di droga da parte della donna in passato) hanno acquistato maggior credibilità nell'agosto 2008, a seguito del ritrovamento della BMW che la stessa Minardi ha raccontato di aver utilizzato per il trasporto di Emanuela Orlandi e che risulta appartenuta prima a Flavio Carboni, imprenditore indagato e poi assolto nel processo sulla morte di Roberto Calvi, e successivamente ad uno dei componenti della Banda della Magliana[14].
La pubblicazione dei verbali resi alla magistratura dalla Minardi ha suscitato le proteste del Vaticano, che, per bocca di padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa della Santa Sede, ha dichiarato che oltre alla «mancanza di umanità e rispetto per la famiglia Orlandi, che ne ravviva il dolore», ha poi definito come «infamanti le accuse rivolte a Mons. Marcinkus, morto da tempo e impossibilitato a difendersi».[15]
Il 19 novembre 2009 Sabrina Minardi, interrogata presso la Procura di Roma dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal pubblico ministero Simona Maisto, sembrerebbe aver riconosciuto l'identità di "Mario", ossia l'uomo che nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa di Emanuela Orlandi telefonò ripetutamente alla famiglia.[16][17][18][19]
Il 21 novembre, su Rai News 24, andò in onda un'altra intervista a Sabrina Minardi, curata da Raffaella Notariale. La Minardi raccontò che Emanuela Orlandi aveva trascorso i primi quindici giorni di prigionia a Torvaianica, nella casa al mare di proprietà dei genitori della Minardi stessa.[20].
Il 2 febbraio 2010 Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha incontrato Alì Aǧca, dal quale ha ricevuto rassicurazioni sul fatto che «Emanuela è viva e ritornerà presto a casa»[21]. Secondo l'ex Lupo grigio, la ragazza «ora vive reclusa in una mega villa in Francia o in Svizzera. Tornerà a casa».
Il 10 marzo 2010 è stata resa nota l'esistenza di un nuovo indagato, Sergio Virtù, indicato da Sabrina Minardi come l'autista di fiducia di Renatino, il quale avrebbe avuto un ruolo operativo nel sequestro della ragazza. L'uomo è indagato per i reati di omicidio volontario aggravato e sequestro di persona. Virtù è stato arrestato il giorno dell'interrogatorio per altri reati e trasferito nel carcere di Regina Coeli. All'ex autista di De Pedis infatti, erano state inflitte in passato due condanne perché coinvolto in reati di truffa. Davanti ai pm titolari dell'inchiesta, Virtù ha negato ogni addebito sulla vicenda, in particolare di avere mai conosciuto né avuto rapporti di amicizia con De Pedis. A carico dell'ex autista ci sono anche alcune dichiarazioni di un'altra donna, definita dagli inquirenti una sua ex convivente, la quale avrebbe raccontato di aver avuto un ruolo nel sequestro della Orlandi e di averne per questo anche ricevuto compenso.
Luglio 2010[22]: è' stato recentemente dato, dal Vicariato di Roma, il via libera all'ispezione della tomba di Enrico De Pedis nella basilica di Sant'Apollinare. E' questo il contenuto della nota, inviata dal Vicariato alla trasmissione di Raitre Chi l'ha visto?, che ne ha diffuso il testo e che il 5 luglio è tornata ad occuparsi della scomparsa di Emanuela.
Nel settembre 2010 esce il libro "Segreto criminale" edito da Newton Compton (336 pagine, euro 12.90). L'autrice è Raffaella Notariale che mette nero su bianco la testimonianza di Sabrina Minardi. Nel volume c'è un racconto inedito di quel che è stata la Banda della Magliana, del rapporto tra la Minardi ed Enrico De Pedis, della vicenda Orlandi e dei rapporti tra la holding criminale con politici, alti prelati e massoni. Il libro finisce subito nella classifica dei saggi più venduti.
La teoria Nicotri [modifica]
Nel 2002 con la pubblicazione del libro: Mistero Vaticano, e nel 2009, con la pubblicazione Emanuela Orlandi-La verità, il giornalista Pino Nicotri, già redattore del'Espresso, sovverte completamente tutte le ipotesi relative al rapimento, riconducendole ad un insabbiamento finalizzato a nascondere la realtà dei fatti. La Orlandi, secondo Nicotri, sarebbe morta in Vaticano il giorno stesso della scomparsa, durante un abboccamento con una persona molto in alto nella gerarchia vaticana, un'ipotesi che avvicina il caso Orlandi a quello di Wilma Montesi. A tal proposito il giornalista Max Parisi afferma di essere a conoscenza di questo nome e di esserne stato colpito, ma che non intende divulgarlo.[23]
Nei libri il giornalista afferma che l'aggancio alla vicenda dei servizi segreti dell'est, (che nel caso non sarebbero coinvolti affatto) non sarebbe altro che un'opportunistica manovra degli stessi, volta a indebolire papa Wojtyła e impedirgli di dare forza a Solidarność. Così pure la ragnatela di comunicati, le presunte "svolte" nelle indagini, le dichiarazioni di improbabili testimoni succedutesi negli anni, il presunto coinvolgimento di organizzazioni criminali, non sarebbero da ricondursi a un complotto internazionale, ma obbedirebbero ad una catena di eventi opportunistici di cui le alte sfere vaticane si sarebbero servite per insabbiare la scabrosa vicenda.[24]
Note [modifica]
^ L'intervista a Chi l'ha visto? del vigile urbano
^ Puntata di Chi l'ha visto? del 30 giugno 2008, I Parte
^ a b Puntata di Chi l'ha visto? andata in onda il 7 luglio 2008
^ a b Emanuela Orlandi sul sito di Chi l'ha visto? di RAI3. Poiché la prima rivendicazione del rapimento è del 5 luglio 1983, solo una fonte interna al Vaticano, a conoscenza dei fatti, e dotata di sufficiente autorevolezza per influire sul comportamento del Papa, avrebbe potuto suggerire al Papa stesso di prendere la drammatica iniziativa di lanciare un appello ai rapitori. Unico precedente di un simile "appello ai rapitori" da parte di un Papa è il triplice "appello ai rapitori di Aldo Moro" lanciato da Papa Paolo VI nel 1978 (vedi Caso Moro, I comunicati e la trattativa)
^ Marco Ansaldo. «Lo scambio Orlandi-Ali Agca fu un' invenzione di noi della Stasi». Repubblica.it, 26 6 2008.
^ a b c Marino Bisso; Giovanni Gagliardi. «Caso Orlandi, parla la superteste, "Rapita per ordine di Marcinkus"». Repubblica.it, 23 6 2008.
^ Estratti del libro EXTRA OMNES L'infinita scomparsa di Emanuela Orlandi di Gaja Cenciarelli, ZONA 2006, ISBN 88-89702-17-6 , relativi ai documenti desecretati delle inchieste del SISDE svolte al tempo
^ Il video dal sito di Chi l'ha visto?, aggiornamento del 23 giugno 2008
^ a b Emanuela Orlandi sul sito di Chi l'ha visto?, aggiornamento del 30 giugno 2008
^ Marino Bisso. «"Non sono io la carceriera, quando è scomparsa ero in galera"». Repubblica.it, 26 6 2008.
^ «L’ex donna del boss: «Io col rapimento non c'entro nulla»». il Giornale.it, 26 6 2008.
^ Marino Bisso. «Caso Orlandi, un nuovo sospettato. Perquisizione a un ex della Magliana». Repubblica.it, 29 6 2008.
^ Marino Bisso. «"La Orlandi? In quel bunker si nascondeva Renatino"». Repubblica.it, 4 7 2008.
^ Fabrizio Caccia. ««Sequestro Orlandi, ecco l’auto». Parcheggiata da 13 anni». Corriere.it, 14 8 2008.
^ Vatican Diplomacy: «Il Vaticano: “Accuse infamanti su Marcinkus”»
^ «Caso Orlandi, dopo 26 anni un testimone». La Repubblica, 19 11 2009.
^ «Dopo 26 anni la teste rivela: « Emanuela Orlandi è morta»». Corriere.it, 19 11 2009.
^ «Caso Orlandi, il rapitore ha un nome: testimoni lo riconoscono dalle foto». Repubblica.it, 21 11 2009.
^ «Il mistero di Emanuela nelle stanze del Vaticano». Repubblica.it, 20 11 2009.
^ http://www.rainews24.it/it/canale-tv.php?id=17328
^ http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2010/02/02/visualizza_new.html_1680228985.html
^ http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2010/07/04/caso__orlandi_via_libera_vicariato_ispezione_tomba_de_pedis.html
^ http://www.dynapress.net/index.php?id_evento=1
^ http://politicaesocieta.blogosfere.it/2009/01/emanuela-orlandi-la-verita-le-bugie-del-vaticano-e-gli-appelli-omicidi-di-wojtyla-intervista-a-pino.html
Bibliografia [modifica]
Ugo Barbàra. In terra consacrata. Piemme, 2009. ISBN 978-88-566-0457-3
Pino Nicotri. Emanuela Orlandi. La verità. Dai lupi grigi alla banda della Magliana. Baldini Castoldi Dalai, 2008. ISBN 8860734747.
Gaja Cenciarelli. Extra Omnes. L'infinita scomparsa di Emanuela Orlandi. Bologna, Zona Editore, 2006. ISBN 88-89702-17-6.
Massimiliano Cesaretti. Ovunque tu sia. Roma, Edizioni Progetto Cultura, 2007. ISBN 978-88-6092-082-9.
Gennaro Egidio. La strategia delle ombre. I mille volti del crimine. Milano, Mursia, 1988.
Antonio Fortichiari. È viva. La scomparsa di Emanuela Orlandi. Un'inchiesta. Tropea, 2003. ISBN 88-438-0403-0.
Pino Nicotri. Mistero Vaticano. La scomparsa di Emanuela Orlandi. Roma, Kaos edizioni, 2002. ISBN 88-7953-112-3.
Otello Lupacchini, Max Parisi. Dodici donne un solo assassino. Da Emanuela Orlandi a Simonetta Cesaroni. Koinè Nuove Edizioni, 2006. ISBN 88-87509-71-9.
Vittorio Di Cesare, Sandro Provvisionato. Vaticano rosso sangue. Firenze, Olimpia, 2006. ISBN 978-88-253-0117-5.
Martin de Wolf, Die Orlandi-Verschwörung, BoD Norderstedt, ISBN 978-3-8370-9641-5
Rita Di Giovacchino, Storie di alti prelati e gangster romani. I mistreri della chiesa di Sant'Apollinare e il caso Orlandi, Fazi, 2008. ISBN 978-88-8112-984-3
Voci correlate [modifica]
Attentato a Giovanni Paolo II
Banda della Magliana
Cosa Nostra
Enrico De Pedis
Lupi grigi
Mehmet Ali Ağca
Mirella Gregori
P2
Paul Marcinkus
Stasi
Collegamenti esterni [modifica]
Emanuela Orlandi su archivio900.it
Resoconto Commissione Parlamentare d'Inchiesta "Dossier Mitrokin" del 14 aprile 2003
Scheda di Emanuela Orlandi sul sito di Chi l'ha visto?
Scheda di Enrico De Pedis sul sito di Chi l'ha visto?
Caso Orlandi, parla la superteste, "Rapita per ordine di Marcinkus", articolo de "la Repubblica" del 23 giugno 2008
Sabrina Minardi e Renatino De Pedis, Vita pericolosa della donna del boss, articolo de "la Repubblica" del 23 giugno 2008
Il Vaticano: "Su Marcinkus-Orlandi, accuse infamanti verso un morto", articolo de "la Repubblica" del 24 giugno 2008
La pista della Bmw portava alla Balduina, da "il Messaggero", 25 giugno 2008
Orlandi, il sotterraneo della Banda, Il boss: "Qui portiamo i sequestrati", articolo de "la Repubblica" del 25 giugno 2008
Orlandi, sotterranei al setaccio Tra i cunicoli spunta un bagno, articolo de "la Repubblica" del 26 giugno 2008
Fotogalleria dei sotterranei presso l'appartamento in via Pignatelli 11, roma.repubblica.it, 27 giugno 2008
"Non sono io la carceriera, quando è scomparsa ero in galera", articolo de "la Repubblica" del 26 giugno 2008
"Credo a Sabrina Minardi ma poteva parlare prima", articolo de "la Repubblica" del 27 giugno 2008
Orlandi, parla la famiglia De Pedis, "Renatino via da Sant'Apollinare", articolo de "la Repubblica" del 27 giugno 2008
Caso Orlandi, un nuovo sospettato, Perquisizione a un ex della Magliana, articolo de "la Repubblica" del 29 giugno 2008
"La Orlandi? In quel bunker si nascondeva Renatino", articolo de "la Repubblica" del 4 luglio 2008
«Sequestro Orlandi, ecco l’auto». Parcheggiata da 13 anni da "Il Corriere della Sera", 14 agosto 2008
«"Emanuela Orlandi è morta"», Il Tempo, 20 novembre 2009
Rassegna video dei principali telegiornali italiani sul caso Orlandi
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Emanuela_Orlandi"
Emanuela Orlandi frequentava una scuola di musica in piazza Sant'Apollinare a Roma. Il giorno della scomparsa, nel tragitto che dal Vaticano la portava alla scuola, incontrò uno sconosciuto, alla guida di una BMW verde, che le offrì un lavoro di vendita di cosmetici per la Avon, da svolgere durante una sfilata di moda e pagato esageratamente (circa 375.000 lire dell'epoca, l'equivalente di uno stipendio di allora). Emanuela rispose che prima di accettare avrebbe dovuto chiedere il permesso ai genitori. Verso le ore 19:00, dopo essere uscita in anticipo dalla lezione, telefonò a casa per riferire la proposta che le era stata fatta: la sorella le disse che diffidava molto della troppo allettante proposta, e comunque di tornare quanto prima a casa per parlarne con la madre. Questo fu l'ultimo contatto che Emanuela ebbe con la famiglia.
Dopo la telefonata, Emanuela si confidò con un'amica e compagna della scuola di musica, Raffaella Monzi, che la accompagnò alla fermata dell'autobus, lasciandola alle 19:30. Poco dopo, Emanuela fu vista da un vigile urbano in servizio davanti al Senato (al quale chiese dove si trovava la Sala Borromini). Il vigile, interrogato dalle forze dell'ordine una volta iniziate le indagini per la scomparsa, riferì che la ragazza era in compagnia di un uomo alto circa 1 m e 75, sui 35 anni, snello, con il viso lungo, stempiato, con una valigetta e una BMW scura metallizzata[1]. Altri testimoni la videro salire sull'auto. Dall'identikit che fu tracciato, un carabiniere del Nucleo Operativo di via in Selci notò la somiglianza con Enrico De Pedis[2], membro della Banda della Magliana, ma la cosa, stranamente, non ebbe un immediato seguito investigativo; pare che una giustificazione sarebbe nel fatto che all'epoca si riteneva il soggetto criminale latitante all'estero, ma un riscontro approfondito in merito non venne effettuato.
Le ricerche e le telefonate [modifica]
Poiché le forze dell'ordine avevano inizialmente pensato ad una scappatella, le prime ricerche furono condotte autonomamente dalla famiglia. Il 25 giugno, però, dopo una serie di telefonate non attendibili, arrivò agli Orlandi una chiamata da parte di un uomo che diceva di chiamarsi Pierluigi, il quale raccontò che la sua fidanzata aveva incontrato a Campo dei Fiori due ragazze, una delle quali vendeva cosmetici, aveva con sé un flauto e diceva di chiamarsi Barbara. "Pierluigi" riferì anche che "Barbara", all'invito di suonare il flauto, si sarebbe rifiutata a causa della vergogna che provava nell'indossare gli occhiali.
Tre ore più tardi "Pierluigi" richiamò, aggiungendo che gli occhiali di "Barbara" erano "a goccia, per correggere l'astigmatismo". Queste chiamate si rivelarono preziose per i familiari, poiché in effetti Emanuela era astigmatica, si vergognava di portare gli occhiali e suonava il flauto. Il 26 giugno "Pierluigi", durante un'altra chiamata, aggiunse alcune informazioni su se stesso: disse di avere 16 anni e di trovarsi in quella giornata con i genitori in un ristorante al mare. Comunicò anche che "Barbara" avrebbe suonato il flauto al matrimonio della sorella ma rifiutò ogni ulteriore collaborazione per rintracciare Emanuela e di incontrare di persona lo zio.
Il 28 giugno fu il turno di un certo "Mario" che, con un forte accento romano, disse di avere 35 anni. Anch'egli sosteneva di aver visto un uomo e due ragazze che vendevano cosmetici, una delle quali diceva di essere di Venezia e chiamarsi Barbara. Significativo risulta, durante la telefonata di "Mario", un piccolo dettaglio: quando gli viene chiesta l'altezza della ragazza, egli esita, come se non lo sapesse. In sottofondo, si sente una seconda voce, che dice "No, de più"[3]. Sembra quindi che ci fosse un secondo uomo con lui, il quale aveva visto la ragazza, al contrario di "Mario".
In una seconda telefonata, "Mario" spiegò che "Barbara" gli aveva confidato di essersi allontanata volontariamente da casa. La famiglia, considerando quest'ipotesi impossibile, perse a questo punto fiducia nelle telefonate di "Mario" e "Pierluigi". "Mario" venne, dopo molti anni, identificato con forte probabilità in un uomo vicino alla "Banda della Magliana".
Ipotesi [modifica]
Presunti collegamenti con l'attentato a Giovanni Paolo II [modifica]
Domenica 3 luglio 1983 il Papa di allora, Giovanni Paolo II, durante l'Angelus, rivolse un appello ai responsabili della scomparsa di Emanuela Orlandi, ufficializzando per la prima volta l'ipotesi del sequestro.[4]
Il 5 luglio, giunse una chiamata alla sala stampa vaticana. All'altro capo del telefono un uomo, che parlava con uno spiccato accento anglosassone (e per questo subito ribattezzato dalla stampa "l'Amerikano"), affermò di tenere in ostaggio Emanuela Orlandi, sostenendo che molti altri elementi erano già stati forniti da altri componenti della sua organizzazione, Pierluigi e Mario, e richiese l'attivazione di una linea telefonica diretta con il Vaticano[4]. Chiamava in causa Mehmet Ali Ağca, l'uomo che aveva sparato al Papa in Piazza San Pietro un paio di anni prima, chiedendo un intervento del pontefice, Giovanni Paolo II affinché venisse liberato entro il 20 luglio.
Un'ora dopo, l'uomo chiamò a casa Orlandi, e fece ascoltare ai genitori un nastro con una voce di ragazza, forse di Emanuela che diceva di frequentare la Scuola Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, e di dover iniziare a settembre il terzo liceo scientifico.
L'8 luglio 1983 un uomo con inflessione mediorientale telefonò a una compagna di classe di Emanuela, dicendo che la ragazza era nelle loro mani, che avevano 20 giorni di tempo per fare lo scambio con Alì Agca, e chiedendo una linea telefonica diretta con il Cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli.
Il 17 luglio, venne fatto ritrovare un nastro, in cui si confermava la richiesta di scambio con Ağca, la richiesta di una linea telefonica diretta con il cardinale Casaroli, e si sentiva la voce di una ragazza che implorava aiuto, dicendo di sentirsi male. La linea fu installata il 18 luglio. Alcuni giorni più tardi, in un'altra telefonata, "l'Amerikano" chiese allo zio di Emanuela di rendere pubblico il messaggio contenuto sul nastro, e di informarsi presso il cardinale Agostino Casaroli, riguardo ad un precedente colloquio.
In totale, le telefonate dell'"Amerikano" furono 16, tutte da cabine telefoniche. Nonostante le richieste di vario tipo, e le presunte prove, l'uomo (mai rintracciato) non aprì nessuna reale pista.
Nel comunicato n. 20 del 20 novembre 1984, i Lupi grigi dichiarano di custodire nelle loro mani entrambe le ragazze. La "pista turca" dei Lupi grigi, tuttavia, è stata sconfessata dall'ex ufficiale della Stasi Günter Bohnsack, il quale ha dichiarato che i servizi segreti della Germania Est sfruttarono il caso di Emanuela Orlandi scrivendo finte lettere a Roma per consolidare la tesi che metteva in relazione Ağca con i Lupi Grigi, al fine di scagionare la Bulgaria dalle accuse durante le indagini per l'attentato a Papa Giovanni Paolo II[5]. L'estraneità dei Lupi grigi fu confermata da un pentito della Banda della Magliana Antonio Mancini, che nel 2007 ha dichiarato «Si diceva che la ragazza era robba nostra, l'aveva presa uno dei nostri»[6].
Presunti collegamenti con lo scandalo IOR ed il caso Calvi [modifica]
Secondo alcuni giornali e pubblicazioni, l'identikit dell'Amerikano, stilato dall'allora vicecapo del SISDE Vincenzo Parisi in una nota rimasta riservata fino al 1995, corrisponderebbe a monsignor Paul Marcinkus, che all'epoca era presidente dello IOR, la "banca" vaticana: gli specialisti del SISDE, analizzando i messaggi e le telefonate pervenute alla famiglia, per un totale di 34 comunicazioni, ne ritennero affidabili e legati a chi aveva effettuato il sequestro 16, che riguardavano una persona con una conoscenza approfondita della lingua latina, migliore di quella italiana (che probabilmente era stata appresa successivamente al latino), probabilmente di cultura anglosassone e con un elevato livello culturale e una conoscenza del mondo ecclesiastico e del Vaticano, oltre alla conoscenza approfondita di diverse zone di Roma (dove probabilmente aveva abitato).[7]
Presunti collegamenti con la Banda della Magliana [modifica]
Nel luglio del 2005, alla redazione del programma Chi l'ha visto?, in onda su Rai 3, arrivò una telefonata anonima in cui si diceva che per risolvere il caso di Emanuela Orlandi era necessario andare a vedere chi è sepolto nella basilica di Sant'Apollinare e controllare «del favore che Renatino fece al cardinal Poletti». Si scoprì così che "l'illustre" defunto altri non era che il capo della Banda della Magliana, Enrico De Pedis. L'inviata Raffaella Notariale era riuscita a ottenere le foto della tomba e i documenti originali relativi alla sepoltura del boss in territorio vaticano, voluta dal cardinale Ugo Poletti, allora presidente della Cei.
Il 20 febbraio 2006, un pentito della Banda, Antonio Mancini, sostenne di aver riconosciuto nella voce di Mario quella di un killer al servizio di De Pedis, tale "Rufetto"[8]. Le indagini condotte dalla Procura della Repubblica però, non confermarono quanto dichiarato da Mancini.[senza fonte] Alla redazione del già citato programma di Rai Tre giunse poi una cartolina raffigurante una località meridionale che presentava il seguente testo: «Lasciate stare Renatino».
Il 30 giugno 2008, Chi l'ha visto? trasmise la versione integrale della telefonata anonima del luglio 2005, lasciata inedita fino ad allora. Dopo le rivelazioni sulla tomba di De Pedis e del cardinal Poletti, la voce aggiungeva «E chiedete al barista di via Montebello, che pure la figlia stava con lei...con l'altra Emanuela». Il bar si rivelò appartenere alla famiglia di Mirella Gregori, altra ragazza scomparsa a Roma il 7 maggio 1983 in circostanze misteriose ed il cui rapimento venne collegato a quello Orlandi[9]. La redazione di Chi l'ha visto? è stata minacciata nel luglio 2008 anche da un'altra telefonata anonima da parte di un certo "biondino".
Le testimonianze di Sabrina Minardi e la ripresa delle indagini [modifica]
Nel 2006 la giornalista Raffaella Notariale raccolse un'intervista di Sabrina Minardi, ex-moglie del calciatore della Lazio Bruno Giordano, che tra la primavera del 1982 ed il novembre del 1984 ebbe una relazione con Enrico De Pedis. Due anni e mezzo dopo, il 23 giugno del 2008, la stampa italiana riportò le dichiarazioni che Sabrina Minardi aveva reso agli organi giudiziari che avevano deciso di ascoltarla: Emanuela Orlandi sarebbe stata uccisa ed il suo corpo, rinchiuso dentro un sacco, gettato in una betoniera a Torvaianica. In quella occasione, secondo la Minardi, De Pedis si sarebbe sbarazzato anche del cadavere di un bambino di 11 anni ucciso per vendetta, Domenico Nicitra, figlio di uno storico esponente della banda. Il piccolo Nicitra fu però ucciso il 21 giugno 1993, ben dieci anni dopo l'epoca alla quale la Minardi fa risalire l'episodio, e tre anni dopo la morte dello stesso De Pedis, avvenuta all'inizio del 1990. Stando a quanto riferito da Sabrina Minardi, il rapimento di Emanuela Orlandi sarebbe stato effettuato materialmente da Enrico De Pedis, su ordine del monsignor Paul Marcinkus «come se avessero voluto dare un messaggio a qualcuno sopra di loro».
Nel particolare, la Minardi ha raccontato di essere arrivata in auto (una Autobianchi A112 bianca) al bar del Gianicolo, dove De Pedis le aveva detto di incontrare una ragazza che avrebbe dovuto «accompagnare al benzinaio del Vaticano». All'appuntamento arrivarono una BMW scura, con alla guida "Sergio", l'autista di De Pedis e una Renault 5 rossa con a bordo una certa "Teresina" (la governante di Daniela Mobili, amica della Minardi) e una ragazzina confusa, riconosciuta dalla testimone come Emanuela Orlandi. "Sergio" l'avrebbe messa nella BMW alla cui guida andò la Minardi stessa. Rimasta sola in auto con la ragazza, la donna notò che questa «piangeva e rideva insieme» e «sembrava drogata». Arrivata al benzinaio, trovò ad aspettare in una Mercedes targata Città del Vaticano, un uomo «che sembrava un sacerdote» che la prese in consegna.[6]
La ragazza avrebbe quindi trascorso la sua prigionia a Roma, in un'abitazione di proprietà di Daniela Mobili in via Antonio Pignatelli 13, che aveva «un sotterraneo immenso che arrivava quasi fino all'Ospedale San Camillo» (la cui esistenza, oltre ad un piccolo bagno ed un lago sotterrano, è stata accertata dagli inquirenti il 26 giugno 2008[9]). Di lei si sarebbe occupata la governante della signora Daniela Mobili, "Teresina"; secondo la Minardi, la Mobili, sposata con Vittorio Sciattella, era vicina a Danilo Abbruciati, altro esponente di spicco della Banda della Magliana, coinvolto nel caso Calvi e che dispose il restauro della palazzina in via Pignatelli.[3]
La Mobili ha negato di conoscere la Minardi o di avere avuto un ruolo nel rapimento, poiché in quegli anni si trovava, così come il marito, in prigione. Tuttavia la Minardi si è sempre riferita alla governante "Teresina", che effettivamente lavorava nell'appartamento in quel periodo, anche se non aveva la patente.[10][11] Successivamente, la Minardi ha citato un altro componente della Banda (corrispondente ad un vecchio identikit[12]) che, rintracciato dalle forze dell'ordine, ha confessato che il rifugio in via Pignatelli era sì un nascondiglio, «ma non per i sequestrati, [bensì] per i ricercati. Era il rifugio di "Renatino"», negando la connessione fra l'ex boss della Magliana e il rapimento Orlandi[13].
Affiora anche il personaggio di Giulio Andreotti, presso il quale la Minardi racconta di essere andata a cena due volte, insieme al compagno De Pedis, a quel tempo già ricercato dalla polizia. La donna specifica però che Andreotti «non c'entra direttamente con Emanuela Orlandi, ma con monsignor Marcinkus sì».[6]
Le dichiarazioni della Minardi, benché siano state riconosciute dagli inquirenti come parzialmente incoerenti (anche a causa dell'uso di droga da parte della donna in passato) hanno acquistato maggior credibilità nell'agosto 2008, a seguito del ritrovamento della BMW che la stessa Minardi ha raccontato di aver utilizzato per il trasporto di Emanuela Orlandi e che risulta appartenuta prima a Flavio Carboni, imprenditore indagato e poi assolto nel processo sulla morte di Roberto Calvi, e successivamente ad uno dei componenti della Banda della Magliana[14].
La pubblicazione dei verbali resi alla magistratura dalla Minardi ha suscitato le proteste del Vaticano, che, per bocca di padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa della Santa Sede, ha dichiarato che oltre alla «mancanza di umanità e rispetto per la famiglia Orlandi, che ne ravviva il dolore», ha poi definito come «infamanti le accuse rivolte a Mons. Marcinkus, morto da tempo e impossibilitato a difendersi».[15]
Il 19 novembre 2009 Sabrina Minardi, interrogata presso la Procura di Roma dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal pubblico ministero Simona Maisto, sembrerebbe aver riconosciuto l'identità di "Mario", ossia l'uomo che nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa di Emanuela Orlandi telefonò ripetutamente alla famiglia.[16][17][18][19]
Il 21 novembre, su Rai News 24, andò in onda un'altra intervista a Sabrina Minardi, curata da Raffaella Notariale. La Minardi raccontò che Emanuela Orlandi aveva trascorso i primi quindici giorni di prigionia a Torvaianica, nella casa al mare di proprietà dei genitori della Minardi stessa.[20].
Il 2 febbraio 2010 Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha incontrato Alì Aǧca, dal quale ha ricevuto rassicurazioni sul fatto che «Emanuela è viva e ritornerà presto a casa»[21]. Secondo l'ex Lupo grigio, la ragazza «ora vive reclusa in una mega villa in Francia o in Svizzera. Tornerà a casa».
Il 10 marzo 2010 è stata resa nota l'esistenza di un nuovo indagato, Sergio Virtù, indicato da Sabrina Minardi come l'autista di fiducia di Renatino, il quale avrebbe avuto un ruolo operativo nel sequestro della ragazza. L'uomo è indagato per i reati di omicidio volontario aggravato e sequestro di persona. Virtù è stato arrestato il giorno dell'interrogatorio per altri reati e trasferito nel carcere di Regina Coeli. All'ex autista di De Pedis infatti, erano state inflitte in passato due condanne perché coinvolto in reati di truffa. Davanti ai pm titolari dell'inchiesta, Virtù ha negato ogni addebito sulla vicenda, in particolare di avere mai conosciuto né avuto rapporti di amicizia con De Pedis. A carico dell'ex autista ci sono anche alcune dichiarazioni di un'altra donna, definita dagli inquirenti una sua ex convivente, la quale avrebbe raccontato di aver avuto un ruolo nel sequestro della Orlandi e di averne per questo anche ricevuto compenso.
Luglio 2010[22]: è' stato recentemente dato, dal Vicariato di Roma, il via libera all'ispezione della tomba di Enrico De Pedis nella basilica di Sant'Apollinare. E' questo il contenuto della nota, inviata dal Vicariato alla trasmissione di Raitre Chi l'ha visto?, che ne ha diffuso il testo e che il 5 luglio è tornata ad occuparsi della scomparsa di Emanuela.
Nel settembre 2010 esce il libro "Segreto criminale" edito da Newton Compton (336 pagine, euro 12.90). L'autrice è Raffaella Notariale che mette nero su bianco la testimonianza di Sabrina Minardi. Nel volume c'è un racconto inedito di quel che è stata la Banda della Magliana, del rapporto tra la Minardi ed Enrico De Pedis, della vicenda Orlandi e dei rapporti tra la holding criminale con politici, alti prelati e massoni. Il libro finisce subito nella classifica dei saggi più venduti.
La teoria Nicotri [modifica]
Nel 2002 con la pubblicazione del libro: Mistero Vaticano, e nel 2009, con la pubblicazione Emanuela Orlandi-La verità, il giornalista Pino Nicotri, già redattore del'Espresso, sovverte completamente tutte le ipotesi relative al rapimento, riconducendole ad un insabbiamento finalizzato a nascondere la realtà dei fatti. La Orlandi, secondo Nicotri, sarebbe morta in Vaticano il giorno stesso della scomparsa, durante un abboccamento con una persona molto in alto nella gerarchia vaticana, un'ipotesi che avvicina il caso Orlandi a quello di Wilma Montesi. A tal proposito il giornalista Max Parisi afferma di essere a conoscenza di questo nome e di esserne stato colpito, ma che non intende divulgarlo.[23]
Nei libri il giornalista afferma che l'aggancio alla vicenda dei servizi segreti dell'est, (che nel caso non sarebbero coinvolti affatto) non sarebbe altro che un'opportunistica manovra degli stessi, volta a indebolire papa Wojtyła e impedirgli di dare forza a Solidarność. Così pure la ragnatela di comunicati, le presunte "svolte" nelle indagini, le dichiarazioni di improbabili testimoni succedutesi negli anni, il presunto coinvolgimento di organizzazioni criminali, non sarebbero da ricondursi a un complotto internazionale, ma obbedirebbero ad una catena di eventi opportunistici di cui le alte sfere vaticane si sarebbero servite per insabbiare la scabrosa vicenda.[24]
Note [modifica]
^ L'intervista a Chi l'ha visto? del vigile urbano
^ Puntata di Chi l'ha visto? del 30 giugno 2008, I Parte
^ a b Puntata di Chi l'ha visto? andata in onda il 7 luglio 2008
^ a b Emanuela Orlandi sul sito di Chi l'ha visto? di RAI3. Poiché la prima rivendicazione del rapimento è del 5 luglio 1983, solo una fonte interna al Vaticano, a conoscenza dei fatti, e dotata di sufficiente autorevolezza per influire sul comportamento del Papa, avrebbe potuto suggerire al Papa stesso di prendere la drammatica iniziativa di lanciare un appello ai rapitori. Unico precedente di un simile "appello ai rapitori" da parte di un Papa è il triplice "appello ai rapitori di Aldo Moro" lanciato da Papa Paolo VI nel 1978 (vedi Caso Moro, I comunicati e la trattativa)
^ Marco Ansaldo. «Lo scambio Orlandi-Ali Agca fu un' invenzione di noi della Stasi». Repubblica.it, 26 6 2008.
^ a b c Marino Bisso; Giovanni Gagliardi. «Caso Orlandi, parla la superteste, "Rapita per ordine di Marcinkus"». Repubblica.it, 23 6 2008.
^ Estratti del libro EXTRA OMNES L'infinita scomparsa di Emanuela Orlandi di Gaja Cenciarelli, ZONA 2006, ISBN 88-89702-17-6 , relativi ai documenti desecretati delle inchieste del SISDE svolte al tempo
^ Il video dal sito di Chi l'ha visto?, aggiornamento del 23 giugno 2008
^ a b Emanuela Orlandi sul sito di Chi l'ha visto?, aggiornamento del 30 giugno 2008
^ Marino Bisso. «"Non sono io la carceriera, quando è scomparsa ero in galera"». Repubblica.it, 26 6 2008.
^ «L’ex donna del boss: «Io col rapimento non c'entro nulla»». il Giornale.it, 26 6 2008.
^ Marino Bisso. «Caso Orlandi, un nuovo sospettato. Perquisizione a un ex della Magliana». Repubblica.it, 29 6 2008.
^ Marino Bisso. «"La Orlandi? In quel bunker si nascondeva Renatino"». Repubblica.it, 4 7 2008.
^ Fabrizio Caccia. ««Sequestro Orlandi, ecco l’auto». Parcheggiata da 13 anni». Corriere.it, 14 8 2008.
^ Vatican Diplomacy: «Il Vaticano: “Accuse infamanti su Marcinkus”»
^ «Caso Orlandi, dopo 26 anni un testimone». La Repubblica, 19 11 2009.
^ «Dopo 26 anni la teste rivela: « Emanuela Orlandi è morta»». Corriere.it, 19 11 2009.
^ «Caso Orlandi, il rapitore ha un nome: testimoni lo riconoscono dalle foto». Repubblica.it, 21 11 2009.
^ «Il mistero di Emanuela nelle stanze del Vaticano». Repubblica.it, 20 11 2009.
^ http://www.rainews24.it/it/canale-tv.php?id=17328
^ http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2010/02/02/visualizza_new.html_1680228985.html
^ http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2010/07/04/caso__orlandi_via_libera_vicariato_ispezione_tomba_de_pedis.html
^ http://www.dynapress.net/index.php?id_evento=1
^ http://politicaesocieta.blogosfere.it/2009/01/emanuela-orlandi-la-verita-le-bugie-del-vaticano-e-gli-appelli-omicidi-di-wojtyla-intervista-a-pino.html
Bibliografia [modifica]
Ugo Barbàra. In terra consacrata. Piemme, 2009. ISBN 978-88-566-0457-3
Pino Nicotri. Emanuela Orlandi. La verità. Dai lupi grigi alla banda della Magliana. Baldini Castoldi Dalai, 2008. ISBN 8860734747.
Gaja Cenciarelli. Extra Omnes. L'infinita scomparsa di Emanuela Orlandi. Bologna, Zona Editore, 2006. ISBN 88-89702-17-6.
Massimiliano Cesaretti. Ovunque tu sia. Roma, Edizioni Progetto Cultura, 2007. ISBN 978-88-6092-082-9.
Gennaro Egidio. La strategia delle ombre. I mille volti del crimine. Milano, Mursia, 1988.
Antonio Fortichiari. È viva. La scomparsa di Emanuela Orlandi. Un'inchiesta. Tropea, 2003. ISBN 88-438-0403-0.
Pino Nicotri. Mistero Vaticano. La scomparsa di Emanuela Orlandi. Roma, Kaos edizioni, 2002. ISBN 88-7953-112-3.
Otello Lupacchini, Max Parisi. Dodici donne un solo assassino. Da Emanuela Orlandi a Simonetta Cesaroni. Koinè Nuove Edizioni, 2006. ISBN 88-87509-71-9.
Vittorio Di Cesare, Sandro Provvisionato. Vaticano rosso sangue. Firenze, Olimpia, 2006. ISBN 978-88-253-0117-5.
Martin de Wolf, Die Orlandi-Verschwörung, BoD Norderstedt, ISBN 978-3-8370-9641-5
Rita Di Giovacchino, Storie di alti prelati e gangster romani. I mistreri della chiesa di Sant'Apollinare e il caso Orlandi, Fazi, 2008. ISBN 978-88-8112-984-3
Voci correlate [modifica]
Attentato a Giovanni Paolo II
Banda della Magliana
Cosa Nostra
Enrico De Pedis
Lupi grigi
Mehmet Ali Ağca
Mirella Gregori
P2
Paul Marcinkus
Stasi
Collegamenti esterni [modifica]
Emanuela Orlandi su archivio900.it
Resoconto Commissione Parlamentare d'Inchiesta "Dossier Mitrokin" del 14 aprile 2003
Scheda di Emanuela Orlandi sul sito di Chi l'ha visto?
Scheda di Enrico De Pedis sul sito di Chi l'ha visto?
Caso Orlandi, parla la superteste, "Rapita per ordine di Marcinkus", articolo de "la Repubblica" del 23 giugno 2008
Sabrina Minardi e Renatino De Pedis, Vita pericolosa della donna del boss, articolo de "la Repubblica" del 23 giugno 2008
Il Vaticano: "Su Marcinkus-Orlandi, accuse infamanti verso un morto", articolo de "la Repubblica" del 24 giugno 2008
La pista della Bmw portava alla Balduina, da "il Messaggero", 25 giugno 2008
Orlandi, il sotterraneo della Banda, Il boss: "Qui portiamo i sequestrati", articolo de "la Repubblica" del 25 giugno 2008
Orlandi, sotterranei al setaccio Tra i cunicoli spunta un bagno, articolo de "la Repubblica" del 26 giugno 2008
Fotogalleria dei sotterranei presso l'appartamento in via Pignatelli 11, roma.repubblica.it, 27 giugno 2008
"Non sono io la carceriera, quando è scomparsa ero in galera", articolo de "la Repubblica" del 26 giugno 2008
"Credo a Sabrina Minardi ma poteva parlare prima", articolo de "la Repubblica" del 27 giugno 2008
Orlandi, parla la famiglia De Pedis, "Renatino via da Sant'Apollinare", articolo de "la Repubblica" del 27 giugno 2008
Caso Orlandi, un nuovo sospettato, Perquisizione a un ex della Magliana, articolo de "la Repubblica" del 29 giugno 2008
"La Orlandi? In quel bunker si nascondeva Renatino", articolo de "la Repubblica" del 4 luglio 2008
«Sequestro Orlandi, ecco l’auto». Parcheggiata da 13 anni da "Il Corriere della Sera", 14 agosto 2008
«"Emanuela Orlandi è morta"», Il Tempo, 20 novembre 2009
Rassegna video dei principali telegiornali italiani sul caso Orlandi
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Emanuela_Orlandi"
IL CASO ORLANDI: INTERVISTA A FRANCESCO BRUNO
Da un po' di tempo, come accade ciclicamente, si è ricominciato a parlare del caso di Emanuela Orlandi in concomitanza della scoperta di una donna molto somigliante ad Emanuela che, non si sa venuta da dove e non si sa con che ruolo, vivrebbe, non si sa da quanto, presso l'abitazione della famiglia Orlandi. Prima di parlare di questo episodio, vuole un po' ricapitolare, per quelli che come me quando la vicenda iniziò erano ancora troppo giovani, la storia del "rapimento Orlandi"?La storia di Emanuela Orlandi comincia nel 1983 ovverosia circa due anni dopo l'attentato al Papa che accadde il 13 Maggio del 1981. Emanuela Orlandi è una ragazza di circa 15 anni che ha la particolare caratteristica di essere diventata da circa due mesi cittadina vaticana. Bisogna considerare che i cittadini vaticani laici sono pochissimi. Bisogna considerare anche, per di più, che la famiglia Orlandi è composta da persone che lavorano in Vaticano e che hanno in Vaticano un ruolo particolarmente delicato. Il padre di Emanuela Orlandi infatti lavorava come commesso nella, come possiamo dire, antisala del Papa e quindi era uno dei pochi che indubbiamente aveva la possibilità di vedere le persone che il Papa riceveva: quindi, pur non essendo una persona di elevato livello, era una persona che fattualmente era molto vicina al Papa. Emanuela sparì dalla circolazione dopo essere andata a lezione di musica; suonava il flauto presso la chiesa di S. Apollinare in Classe dove c'è una sorta di conservatorio. Le ultime informazioni che la riguardano, raccontano che salì su una macchina nera: un vigile urbano disse che aveva visto una ragazza corrispondente alla descrizione salire su una macchina nera vicino al Vaticano, vicino S. Pietro. Dopo di che della ragazza non si seppe più nulla, sparì e pochissimi giorni dopo apparvero molti manifesti con l'immagine di Emanuela e con l'appello a farsi avanti per chiunque l'avesse vista nelle ore precedenti o successive alla sua sparizione. Proprio il particolare dei manifesti mi ha sempre colpito e lasciato dubbi: io sebbene avessi solo sette anni ricordo benissimo i giorni in cui Roma si svegliò tappezzata di quei famosi manifesti su Emanuela Orlandi: ovviamente allora non avevo presente la vicenda alla quale si riferivano e solo successivamente ho ricollegato la storia del "rapimento Orlandi" al ricordo di tutti quei manifesti che mi avevano tanto colpito. Quei manifesti in effetti erano tantissimi tanto che, anche molto tempo dopo, mi ricordo che capitasse che spuntassero dietro altri manifesti affissi e poi strappati o che continuassero ad essere sui muri di qualche via poco battuta. Mi sono sempre chiesto come fosse possibile per una famiglia dalle condizioni economiche "normali" come la famiglia Orlandi preparare tutti quei manifesti e soprattutto in così poco tempo. Ho anche pensato, in modo maligno, che forse potessero essere stati addirittura preparati prima della scomparsa della ragazza tanta fu la tempestività e la diffusione con cui comparvero...In effetti ci furono moltissimi manifesti che comparvero pochissimo tempo dopo il fatto e ci fu chi si chiese effettivamente tanti manifesti da dove fossero usciti fuori. Ma il problema non è sulla quantità dei manifesti ma è relativo al momento dell'apparizione di questi manifesti: sicuramente non erano stati già preparati. Il fatto importante non è che furono tanti...il problema vero è che questi manifesti uscirono fuori molto presto, con un tempismo strano perché era un momento in cui ancora non si aveva la certezza di cosa fosse accaduto. In casi del genere, quando accadono episodi di scomparsa di adolescenti, nei primi momenti le forze dell'ordine pensano sempre prima all'ipotesi più banale, ad una scappatella od ad una fuga. Bhè, mentre ancora gli inquirenti stavano vagliando queste ipotesi e ancora prima che iniziassero a pensare all'ipotesi del rapimento, dopo pochissimo tempo, nel giro di due-tre giorni uscirono fuori tutti questi manifesti strutturati, importanti, con la foto di Emanuela e tutte le informazioni, come se qualcuno avesse subodorato questa cosa, intendo il fatto che si fosse di fronte ad un rapimento, con largo anticipo: e questo è strano perchè prima di portare avanti un'iniziativa del genere infatti bisognerebbe pensarci ed essere piuttosto certi, parlare ed ascoltare il pensiero e le ipotesi della Polizia; invece in questo caso fu come se ce se lo aspettasse. Ed è strano anche perché nessuno poteva pensare ad un rapimento, specie a scopo d'estorsione, perché le condizioni economiche della famiglia Orlandi non erano tali da suggerire un'ipotesi del genere. Quindi fin dalle prime battute la vicenda Orlandi diede adito a qualche sospetto. Per di più questa storia nasce in un momento politico internazionale molto particolare e l'unica cosa coerente che sembra potersi rintracciare in questa vicenda lunga più di vent'anni è, oltre ai continui depistaggi di ogni genere che hanno sempre subito le indagini, proprio questo suo venire a galla sempre durante momenti storici particolarmente cruciali...Esattamente. Bisogna ricordarsi che nel momento in cui avviene il rapimento di Emanuela, era stato arrestato Ali Agcha, autore dell'attentato al Papa, che stava per essere processato assieme ai bulgari i quali erano stati indicati proprio da Agcha come i mandanti di un'operazione che voleva vedere il Papa assassinato da parte di Agcha stesso. Nei giorni successi al rapimento ci furono una serie di telefonate da parte dei sedicenti rapitori di Emanuela Orlandi presso l'abitazione dei genitori della ragazza, prima, e presso il Vaticano stesso, poi, per trattare la liberazione di Emanuela. Nella trattativa, che si dipanò per diversi mesi, comparvero anche, all'inizio, due ragazzi che dicevano di essere amici di Emanuela Orlandi e che tranquillizzavano la famiglia dicendo che non le era successo niente. Poi entrò in scena un telefonista detto l'"americano" per il suo accento inglese: si ipotizzò fosse una persona che presumibilmente avesse studiato latino, si immaginò un prelato, anche per i posti che furono da lui scelti, ovvero in alcune chiese di Roma, per far ritrovare i documenti del gruppo che diceva di rappresentare. Tutti costoro trattarono sempre la liberazione di Emanuela Orlandi ma senza mai giungere effettivamente ad una chiara e precisa richiesta. Questa situazione incomprensibile e caotica continuò, e se possibile si complicò ancora di più, successivamente quando intervenne il cosiddetto "Fronte del Turkesh" con una serie di messaggi veramente stranissimi in cui era molto evidente una volontà di fare disinformazione: costoro chiedevano la liberazione di Agcha in cambio di Emanuela, sostenendo di essere gli autori del rapimento e di avere in mano la ragazza. Proprio il Papa si espose molto in questa vicenda, probabilmente molto di più di quanto il rapimento di una giovane, anche se Vaticana, meritasse... E nella vicenda entrarono in gioco molti personaggi, alcuni anche molto vicini al Papa: si va da Agcha, al Turkesh, addirittura alla STASI. E sembra che tutti parlassero con la famiglia Orlandi perché fosse invece proprio il Pontefice ad ascoltare...Ci furono 14 appelli del Papa affinché i rapitori lasciassero libera la bambina, ma questo non avvenne. I rapitori avevano sicuramente avuto in mano la bambina perché citavano i suoi diari ed erano a conoscenza di alcuni elementi troppo particolari, che solo chi avesse realmente rapito Emanuela poteva sapere, ma non diedero mai la prova sicura dell'esistenza ancora in vita della ragazza. Ci furono vari tavoli di trattativa: lo Stato Italiano è sempre stato alla finestra anche perché il canale utilizzato dai sequestratori fu sempre quello della famiglia, che era una famiglia vaticana, o addirittura direttamente quello dello stato Vaticano: sebbene si chiedesse al Presiedente della Repubblica di fare qualcosa, di concedere la grazia, lo Stato Italiano non venne mai direttamente coinvolto e non si fece coinvolgere. Fin da subito, ma anche e soprattutto successivamente, sono passati da allora più venti anni, ci fu una serie notevolissima di depistaggi: bisogna ricordarsi infatti che alla fine i bulgari vennero assolti, che Agcha fece il matto e lo fece molto bene, cominciò a straparlare e delirare, si infilò in mille situazioni compresa la trattativa per l'assessore Cirillo, Cutolo, e così via, e che fu presente, come fonte di disinformazione, un po' da per tutto. L'analisi della trattativa che venne fatta in quei giorni fu un'analisi molto attenta da parte degli organi di informazione e di sicurezza e portò praticamente a concludere che si fosse in presenza di informazioni vere e di informazioni false, proprio nella tattica di intossicazione dell'informazione: quindi coloro che agirono portando avanti la trattativa e depistandola costantemente erano personaggi di alto profilo e di alto livello legati a servizi segreti internazionali con grandi capacità. Il giudice Imposimato, successivamente, dopo la caduta del Muro di Berlino, ha parlato con agenti dei servizi segreti tedeschi che hanno detto chiaramente e hanno scritto nei loro documenti che molte delle informative sui biglietti del Turkesh, di questo fantomatico "fronte del Turkesh", erano stai fatti da loro. Nel corso degli anni ogni tre, quattro, cinque anni riusciva fuori questa questione di Emanuela Orlandi sempre con evidenti tentativi in parte di distorsione delle informazioni, in parte di estorsione nei confronti del Vaticano, come se si volesse dire al Vaticano "Guarda che noi sappiamo ce ci sono cose che sono state fatte e che sono assolutamente "disonorevoli" e quindi possiamo ricattarvi". In realtà tutto ciò è venuto fuori sempre in momenti critici della politica interna italiana od internazionale: per cui questa questione di Emanuela Orlandi è andata avanti parallelamente a storie molto scabrose. Sono momenti, ad esempio, in cui si parla dei problemi relativi allo IOR od al Banco Ambrosiano, o prima di Tangentopoli o in momenti non delicatissimi ma in cui era evidente che si trattava di ricattare qualcuno, anche probabilmente il Vaticano stesso, perché costui "pagasse". Quindi l'interpretazione dei fatti che lei ha dato s'impernia su una volontà ricattatoria al Vaticano...Esatto. Allora per quanto mi riguarda, io interpretai subito sia l'attentato al Papa sia il rapimento di Emanuela Orlandi come minacce fatte al Pontefice per limitarne il ruolo politico che a quel tempo era destabilizzante: era destabilizzante sia perché agiva in Polonia, favorendo i progressi che poi sono stati fatti proprio in Polonia e che fecero saltare in pratica il blocco dell'Est, sia perché agiva nell'Ovest andando in Sud America, in particolare, nel momento in cui c'era stato l'Irangate e la questione del Nicaragua. E soprattutto, in quel momento, c'era la questione degli Eurtomissili che dovevano essere installati. Ecco, in quel momento il ruolo del Papa era fortemente destabilizzante e pericoloso per quei fragili equilibri, o meglio, per quei primi squilibri, che la politica internazionale stava tentando di arginare e sui quali il Pontefice, con il suo ruolo e la sua autorità, invece, interveniva, amplificandoli. In questa situazione estremamente critica, quello che non era riuscito attraverso l'attentato, fu ottenuto, attraverso il ricatto, con il rapimento di Emanuela Orlandi: perché non era attraverso la minaccia dell'uccisone che si poteva fermare il Papa, che era pronto a correre questo rischio, ma era attraverso il ricatto, avvenuto con il rapimento, che si poteva tenerlo in mano. Ed è per questo che i "rapitori" non hanno mai chiarito la sopravvivenza in vita della bambina, perché se l'avessero fatto avrebbero perso la loro arma. Successivamente, quattro-cinque anni dopo, con la venuta meno di queste condizioni internazionali il Papa è uscito da questo ricatto, e quindi ha ripreso la sua normale politica che ha portato, infatti, alla caduta del Muro di Berlino ed ai cambiamenti che poi si sono verificati. Successivamente però il braccio di ferro è ripreso, nel caso specifico, in "grande stile" con il ritrovamento del teschio, di cui è ancora ignota l'identità, nel 2001, in una chiesa di Roma. Anche questo è avvenuto in un altro momento politico particolarmente rilevante che vedeva sempre il Papa protagonista. Il pontefice con i suoi viaggi ed il suo influsso "politico" infatti stava agendo pesantemente sulla questione mediorientale, sul conflitto israeliano-palestinese.... E proprio la naturale prosecuzione di quanto stavamo dicendo: siamo esattamente a 20 anni dall'attentato al Papa che è avvenuto il 15 maggio 1981; il 13 maggio 2001 si trova il teschio...Quindi una sorta di invito al Papa a stare sul "chi vive" ed a ricordarsi dell'attentato subito...Un invito a ricordarselo od a dimenticarselo...Comunque, questi cambiamenti internazionali di cui parlavamo, cui il Papa, una volta uscito dal ricatto, ha dato la spinta decisiva, sono stati così gravi che, dopo la caduta del Muro di Berlino, si è tentato nuovamente di riportare un ricatto al Papa: questo ricatto è stato fatto inizialmente proprio con la questione del teschio, teschio che probabilmente è di Emanuela Orlandi. Ora, c'è da dire che io sono convinto che Emanuela Orlandi sia stata uccisa subito, perché era troppo difficile e rischioso tenerla in vita da qualche parte, e che poi il gioco sia continuato facendo perno sul dubbio che fosse ancora viva. Il teschio potrebbe essere suo, anche se i carabinieri del RIS hanno smentito tale ipotesi, dicendo che si tratta di un testo di un individuo maschio. Comunque, al di là del teschio, il Papa è stato sottoposto ad altri ricatti con accadimenti che a distanza di tempo dobbiamo leggere proprio come avvertimenti: abbiamo avuto la strage delle Guardie Svizzere, abbiamo avuto la questione Milingo, che hanno preceduto l'11 settembre. Il ritrovamento del teschio ha preceduto l'11 settembre, è avvenuto a Marzo, e dopo l'11 settembre, adesso, è rispuntata nuovamente fuori la questione di Emanuela Orlandi con la venuta alla luce di questa notizia che vedrebbe la ragazza essere viva ed addirittura vivere con i familiari facendosi chiamare Mandy... E arriviamo dunque a questa storia di Mandy, storia che ha veramente dell'incredibile: questa donna, Mandy, che vivrebbe a casa Orlandi, infatti, assomiglia in modo assolutamente impressionante ad Emanuela, fin nei minimi particolari. La tesi degli Orlandi è che sia la moglie, ma fatto sta che la cosa è particolarmente strana anche perché, ancora una volta, ci dà l'avvertimento sul fatto che si stia preparando sulla scena internazionale qualcosa di molto particolare...Ci sono elementi impressionanti di somiglianza tra questa Mandy ed Emanuela. Cosa si cela dietro questa questione è difficile dirlo ma è possibile che si tratti ancora una volta di condizionare la politica del Pontefice soprattutto anche tenendo conto che, al momento, sono in ballo questioni finanziarie che riguardano il controllo delle finanze vaticane e delle finanze legate a quelle vaticane da parte di organismi, di gruppi che hanno un grande potere e che mirano ad averne ancora di più e che per questo hanno cominciato a combattersi per aumentare questo loro potere. Lo scenario che c'è dietro il rapimento di Emanuela Orlandi è uno scenario gravissimo che ha aspetti rilevanti di politica internazionale, aspetti economici nazionali ed internazionali che trovano il loro nucleo d'interesse nello IOR e nelle finanze Vaticane. In aggiunta, in questo momento, è stata fatta tornare di nuovo a galla la questione-Orlandi probabilmente perché si sta preparando la successione al Papa, il quale tra l'altro penso che andrà avanti ancora per molto. Però evidentemente ci sono dei segnali in questo senso anche perché, comunque, queste cose si cominciano a preparare con molto anticipo e quindi, in questa logica, è molto probabile che siano ricominciati dei ricatti incrociati da parte dei potentati che più hanno manifestano capacità di gestione delle stanze, sia in Vaticano, sia fuori dal Vaticano. Io penso che così bisogna leggere questo nuovo interesse per Emanuela Orlandi che sicuramente ha obbiettivi ricattatori non facili da individuare né da chiarire. Ripeto, per me di Emanuela Orlandi non avremo più traccia perché, se è vero quello che ho ricostruito e se le indicazioni che ci hanno dato sono vere, di Emanuela Orlandi purtroppo non esiste più nulla. Quindi Mandy non è Emanuela Orlandi?Mandy non è Emanuela. Però dobbiamo chiederci perché sia stata scelta da mettere lì in questo momento una persona che le somiglia così tanto. Cosa si nasconde dietro a questo strana convivenza, dietro questa strana persona? E soprattutto, chi era veramente Emanuela Orlandi? Intervista a cura di Fabio Biagini
titolo: Il caso Orlandi: intervista a Francesco Bruno
titolo: Il caso Orlandi: intervista a Francesco Bruno
curatore: Fabio Biagini
argomento: Criminologia
fonte: Vertici Network
data di pubblicazione: 23/06/2004
documento stampato da www.vertici.com il 10/12/2010
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