Pietro Berti

Pietro Berti

VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

PER ESPRIMERE IL VOSTRO PARERE

PER CHI VOLESSE ESPRIMERE IL PROPRIO PARERE SUGLI ARGOMENTI TRATTATI O VOLESSE RICHIEDERE IN MERITO AGLI STESSI DELUCIDAZIONI O CHIARIMENTI, E' POSSIBILE COMUNICARE CON ME INVIANDO UN COMMENTO (cliccando sulla scritta "commenti" è possibile inviare un commento anche in modo anonimo, selezionando l'apposito profilo che sarà pubblicato dopo l'approvazione) OPPURE TRAMITE MAIL (cliccando sulla bustina che compare accanto alla scritta "commenti")







FUSIORARI NEL MONDO

Majai Phoria


UN UOMO GIACE TRAFITTO DA UN RAGGIO DI SOLE, ED E’ SUBITO SERA

Non nobis Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da gloriam

Non nobis Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da gloriam

VIAGGIA CON RYANAIR

JE ME SOUVIENS

JE ME SOUVIENS

VILLA BERTI VIA BEL POGGIO N. 13 IMOLA http://www.villaberti.it/


Condizioni per l'utilizzo degli articoli pubblicati su questo blog

I contenuti degli articoli pubblicati in questo blog potranno essere utilizzati esclusivamente citando la fonte e il suo autore. In difetto, si contravverrà alle leggi sul diritto morale d’autore.
Si precisa che la citazione dovrà recare la dicitura "Pietro Berti, [titolo post] in http://pietrobertiimola.blogspot.com/"
E' poi richiesto - in ipotesi di utilizzo e/o citazione di tutto o parte del contenuto di uno e/o più post di questo blog - di voler comunicare all'autore Pietro Berti anche tramite e-mail o commento sul blog stesso l'utilizzo fatto del proprio articolo al fine di eventualmente impedirne l'utilizzo per l' ipotesi in cui l'autore non condividesse (e/o desiderasse impedire) l'uso fattone.
Auguro a voi tutti un buon viaggio nel mio blog.

Anchorage

Anchorage

giovedì 23 dicembre 2010

Processo a Bruno Contrada

"Quasi al termine della mia esistenza, l’ingiustizia degli uomini mi ha inferto questo ultimo colpo.Faro' appello alle mie residue forze fisiche e morali per resistere ancora, così come ho fatto per quindici anni.Sono sicuro che verrà il momento (che forse io non vedro') in cui la verita' della mia vicenda giudiziaria sara' ristabilita.Spero che qualcuno si pentira' del male fatto a me ed alle Istituzioni.” Bruno Contrada

Biografia dal sito http://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Contrada

Bruno Contrada (Napoli, 2 settembre 1931) è un poliziotto italiano, ex dirigente generale di pubblica sicurezza della Polizia di Stato condannato con sentenza definitiva a 10 anni per concorso esterno in associazione di tipo mafioso[1].

Biografia [modifica]
Entrato in Polizia nel 1958 frequentò a Roma il corso di istruzione presso l’Istituto superiore di polizia. Dopo alcuni ruoli nel Lazio, nel 1973 gli venne affidata la direzione della squadra mobile di Palermo.Nel 1982 transitò nei ruoli del SISDE con l’incarico di coordinarne i centri della Sicilia e della Sardegna. Nel 1986 fu chiamato a Roma presso il Reparto Operativo della Direzione del SISDE.
Il suo nome è associato alla strage di via d'Amelio, dove morì in un attentato il giudice Paolo Borsellino che in quel periodo indagava sui collegamenti tra mafia e Stato. Contrada si è dichiarato collaboratore e amico di Borsellino, ma i familiari del magistrato assassinato hanno smentito fermamente[2]. Anche Giovanni Falcone pare non si fidasse di lui da tempo, prima della strage di Capaci[3].
Procedimenti giudiziari [modifica]
Concorso esterno in associazione mafiosa [modifica]
Il 24 dicembre 1992, venne arrestato perché accusato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso (estensione giurisprudenziale dell'art. 416 bis Codice penale) sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia (tra i quali Gaspare Mutolo, Tommaso Buscetta, Giuseppe Marchese, Salvatore Cancemi) e rimase in regime di carcere preventivo fino al 31 luglio 1995.
Il primo processo a suo carico, iniziato il 12 aprile 1994, si concluse il 19 gennaio 1996, quando, al termine di una requisitoria protrattasi per ventidue udienze, il pubblico ministero Antonio Ingroia chiese la condanna a dodici anni[4]. Il 5 aprile 1996 i giudici disposero dieci anni di reclusione e tre di libertà vigilata. Il 4 maggio 2001 la Corte d'Appello di Palermo lo assolse con formula piena. Il 12 dicembre 2002 la Corte di Cassazione annullò la sentenza di secondo grado, ordinando un nuovo processo davanti ad una diversa sezione della Corte d'Appello di Palermo. Il 26 febbraio 2006 i giudici di secondo grado confermarono, dopo 31 ore di camera di consiglio, la sentenza di primo grado che condannava Bruno Contrada a 10 anni di carcere e al pagamento delle spese processuali[5].
Il 10 maggio 2007 la Corte di cassazione ha confermato la sentenza di condanna in appello [6].Contrada venne rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta.
Richiesta di grazia [modifica]
A fine dicembre 2007 l'avvocato difensore di Contrada, Giuseppe Lipera[7], ha inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una "accorata supplica" al fine di sollecitarlo a concedere la grazia in mancanza di un'esplicita richiesta da parte dell'interessato che, ritenendosi innocente, non intende inoltrarla[8].
In un messaggio, Contrada ha ribadito: «Non ho mai chiesto, né chiedo, né chiederò mai la grazia a quello Stato da cui mi sarei aspettato un grazie e non una grazia»[9].
Contrari a ipotesi di grazia si sono dichiarati Rita Borsellino, l'Associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili, la Fondazione Caponnetto e la Fondazione Scopelliti[10].
Differimento pena per motivi salute [modifica]
Il guardasigilli Clemente Mastella, ha ricordato che «la decisione circa l'istanza di differimento della pena per ragioni di salute è di esclusiva competenza della magistratura di sorveglianza»[9].
Il 28 dicembre 2007 il magistrato di sorveglianza ha disposto, in maniera del tutto inattesa, il ricovero di Contrada presso il reparto detenuti dell'Ospedale Cardarelli di Napoli. Il giorno 29 dicembre Contrada ha firmato la richiesta di dimissioni volontarie dall'ospedale a causa delle "condizioni inaccettabili del reparto" come ha riportato il suo avvocato[11].Il 2 gennaio 2008 rientrando in carcere ha assegnato mandato al proprio legale di presentare istanza di revisione del processo che lo ha condannato in via definitiva a 10 anni di detenzione[12]. L'8 gennaio il Tribunale di Napoli ha respinto ogni istanza di differimento della pena insieme alla richiesta degli arresti domiciliari[13]. Il 10 gennaio 2008 il Presidente della Repubblica ha inviato una lettera al ministero della Giustizia per revocare l'avvio dell'iter, ponendo fine, di fatto, alla querelle giudiziaria[14]. Il 16 aprile 2008 chiede che gli venga praticata l'eutanasia. La richiesta è stata presentata al giudice tutelare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dalla sorella, che ha spiegato che Contrada «vuole morire» perché «questa sembra l'unica strada percorribile per mettere fine alle sue infinite pene»[15]. Il 21 luglio dello stesso anno i suoi legali hanno diffuso la notizia che Contrada in carcere sarebbe dimagrito di 22 chili per dimostrare l'incompatibilità dell'ex dirigente del Sisde col regime carcerario[16]. I familiari ed il legale hanno omesso di dichiarare che il dimagrimento del detenuto era derivante dal suo rifiuto di nutrirsi. Il 24 luglio 2008 sono stati concessi a Contrada gli arresti domiciliari per motivi di salute; al provvedimento è seguita la scarcerazione. Il provvedimento di concessione dei domiciliari ha una durata di 6 mesi e prevede l'obbligo di domicilio, negando la possibilità di recarsi a Palermo in quanto i giudici confermano la pericolosità sociale di Bruno Contrada[17]. A Salvatore Borsellino (fratello di Paolo) che dichiarò la sua disapprovazione per la sua scarcerazione, ha risposto con una querela[18].
Onorificenze [modifica]

Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana

Medaglia d'oro al merito di servizio (20 anni)

Croce di anzianità di servizio della Polizia di Stato (35 anni)

Commendatore dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
Note [modifica]
^ http://www.societacivile.it/previsioni/articoli_previ/contrada.html
^ "Di Paolo Borsellino ho un grandissimo ricordo", ha detto Contrada al suo legale che lo ha incontrato nell'ospedale Cardarelli di Napoli dove l'ex numero tre del Servizi segreti interni sconta la pena. "Con Borsellino c'era un'ottima collaborazione professionale, ma anche un'amicizia che ci portava a frequentarci fuori dal lavoro". "Bugie", replicano scandalizzati i familiari del magistrato ucciso dalla mafia nel luglio '92. "Borsellino - spiegano la vedova Agnese e i figli Lucia, Manfredi e Fiammetta - non ha mai lavorato con Contrada e tra loro non ci sono mai state né amicizia, né frequentazione. Conoscevamo i suoi collaboratori", spiegano i familiari del magistrato. "Contrada non era tra loro". Lo confermano anche i fratelli del magistrato, Rita e Salvatore: "Paolo non ha mai avuto rapporti di amicizia con Bruno Contrada"., La Repubblica, 1 gennaio 2008
^ "Fu in quell' occasione che Giovanni Falcone ribadì all' amico e collega Vito D' Ambrosio i sui dubbi e le perplessità su Bruno Contrada." "Falcone - ha ricordato ieri D' Ambrosio - mi disse che non si fidava di Contrada." "Ma anche in altre occasioni, Falcone confidò a D' Ambrosio i suoi sospetti su Contrada", La Repubblica — 15 giugno 1994
^ Severa requisitoria del pm Ingroia: l' ex numero tre del Sisde "a totale disposizione di Cosa Nostra", Corriere della Sera, Archivio
^ «Mafia, confermati 10 anni per Contrada», da Corriere della Sera, 26 febbraio 2006.
^ «Cassazione: dieci anni a Contrada», da Corriere della Sera, 10 maggio 2007.
^ «Conosciamo un po' meglio il legale di Bruno Contrada», da Casa della Legalità, 2 gennaio 2008.
^ «L'avvocato Lipera precisa di non aver mai chiesto la grazia - "quella la chiedono i colpevoli" - "ma di aver chiesto una supplica.», La Repubblica, 30 dicembre 2007
^ a b «Contrada: "Non chiederò mai la grazia"», da Corriere della Sera, 29 dicembre 2007.
^ Dopo le forti ragioni di contrarietà espresse da Rita Borsellino, anche l'Associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili, la Fondazione Caponnetto e Rosanna Scopelliti si esprimono contro la concessione della grazia a Bruno Contrada, La Repubblica, 26 dicembre 2007
^ Reuters.it/news
^ «Contrada torna in carcere "Ora chiederemo la libertà"», da La Repubblica, 2 gennaio 2008.
^ «Niente pena differita per Contrada», da Corriere della Sera, 8 gennaio 2008.
^ «Contrada, il Quirinale frena, ritirato l'iter per la grazia», da La Repubblica, 10 gennaio 2008.
^ «La sorella di Contrada: "Eutanasia per Bruno"», da il Giornale, 17 aprile 2008
^ «L'ex dirigente Sisde ha perso 22 chili. I suoi difensori lanciano l'allarme», da I love Sicilia, 21 luglio 2008.
^ «Estratto del Provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Napoli»
^ «Contrada scarcerato per motivi di salute», da Corriere della Sera, 24 luglio 2008.
Bibliografia [modifica]
Conclusioni della sentenza di I grado del 1996 (pdf)
La sentenza d'appello del 2006 (formato doc)
Altri progetti [modifica]
Articolo su Wikinotizie: Bruno Contrada trasferito in ospedale 28 dicembre 2007
Collegamenti esterni [modifica]
Perché Bruno Contrada è colpevole, articolo di ricostruzione del caso scritto dopo la sentenza di assoluzione in appello da Giorgio Bongiovanni, direttore di Antimafia Duemila
Sito che reclama la liberazione di Bruno Contrada
Speciale sul "Dottor Morte", le sentenze integrali, gli approfondimenti, rassegna interventi e le ragioni del no alla grazia delle associazioni antimafia
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Contrada"
testo integrale della sentenza della Corte di Cassazione
L'arresto

Il 24 dicembre 1992 Bruno Contrada, stimatissimo funzionario del Ministero dell’Interno prima e del SISDE poi, sulla scorta delle accuse infamanti di quattro “pentiti”, viene arrestato a seguito di un ordinanza di custodia cautelare emessa il giorno prima dal Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica, e viene condotto a Roma nel Carcere Militare di Forte Boccea.
I quattro “pentiti”, più correttamente definiti collaboratori di giustizia, sono: Gaspare Mutolo, Tommaso Buscetta, Giuseppe Marchese e Rosario Spatola.
Gaspare Mutolo – pregiudicato di mafia, già imputato per omicidio, estorsioni, associazione a delinquere di tipo mafioso, traffico di stupefacenti ed altro, accusa Contrada di :
frequentare un appartamentino sito in via Jung 12, al 16° piano, che gli sarebbe stato messo a disposizione dal costruttore mafioso Angelo Graziano.
Questo appartamentino, a seguito di indagini condotte dalla stessa Dia, è risultato essere di proprietà dell’ingegnere Gualberto Artemisio Carducci, costruttore dello stabile, e ceduto in locazione al Magistrato Domenico Signorino.
In sede di interrogatorio in udienza Mutolo ha rettificato il tiro, dicendo che Graziano si era interessato affinché Contrada avesse la disponibilità del citato appartamentino tra la fine del 1975 ed l’inizio del 1977.
Evidentemente Mutolo non sapeva che il dott. Contrada nel luglio del 1975 aveva arrestato e denunziato Graziano Angelo ed un altro costruttore mafioso per estorsioni e tentativi di estorsioni compiuti a mezzo di esplosivo.
Ed il Mutolo non sapeva nemmeno che il successivo 23 agosto 1975, su rapporto del dott. Contrada, il Graziano ed il Cocuzza, che già erano in carcere, venivano ulteriormente denunciati per altre estorsioni con materiale esplosivo.
Nel mese di novembre del 1975 la Squadra Mobile diretta da Contrada compì un’operazione di notevolissima importanza, sgominando un’organizzazione criminale mafiosa pericolosissima, indicata successivamente come “Mafia della Costa, di cui facevano parte tutti e sei i fratelli Graziano.
Nel dicembre dello stesso anno, nella prospettiva che Angelo Graziano potesse essere scarcerato per decorrenza dei termini, Contrada propose alla Questura la misura di prevenzione del soggiorno obbligato per cinque anni.
Comunque il Graziano venne condannato e rimase in carcere fino al maggio del 1977.
Pochi giorni dopo essere stato scarcerato si seppe attraverso segnalazioni anonime che era rimasto vittima della “lupara bianca”.
Mutolo poi racconta :
che il capo della famiglia mafiosa di Partanna-Mondello, Rosario Riccobono, deceduto, gli aveva rivelato che il dott.Contrada era a disposizione dei capi più importanti di Cosa Nostra (tra i quali Inzerillo, Scaglione, Riina,Greco Michele), che incontrava personalmente ed ai quali aveva reso numerosi ”favori”, non specificati;
Mutolo sostiene, cioè, che quando i boss mafiosi si ammazzavano tra loro nella più impressionante guerra per bande che abbia mai insanguinato Palermo, il poliziotto più in vista della Città, Bruno Contrada, avrebbe incontrato ora l’uno, ora l’altro capo-mafia in luoghi pubblici o privati.
La non attendibilità di questa affermazione risulta evidente.
Nessun poliziotto in quegli anni in cui imperversava a Palermo una delle più tremende, se non la più tremenda e sanguinosa guerra di mafia avrebbe potuto essere amico e rendere “favori” contemporaneamente a diversi capi-mafia, perché un tale comportamento avrebbe significato sicuramente farsi ammazzare, in quanto le famiglie di mafia in lotta tra loro si cercavano l’un l’altra per attirarsi in tranelli ed agguati e per uccidersi.
Sarebbe stato impossibile non rimanerne coinvolti.
Altra accusa di Mutolo è :
che il capo-mafia Rosario Riccobono gli avrebbe riferito che la mafia aveva speso quindicimilioni per acquistare una macchina “Alfa Romeo” che il dott. Contrada doveva destinare ad una persona amica durante le festività natalizie del 1981.
Sono state svolte ricerche a tappeto su decine e decine di donne palermitane acquirenti o intestatarie di un’Alfa Romeo tra il 1980 ed il 1982. Nessuna donna portava a Contrada!
La verità è che Gaspare Mutolo è stato uno dei criminali mafiosi più perseguitati da Contrada, perché nel 1975, nel corso di un’operazione di polizia tesa a sventare un tentativo di estorsione ai danni dell’industriale Angelo Randazzo, il Mutolo aveva ucciso a sangue freddo il giovane agente di polizia Gaetano Cappiello, al quale Contrada voleva bene come ad un figlio.
E’ utile ricordare che Gaspare Mutolo ha accusato di collusione con la mafia il giudice Domenico Signorino, che esercitava le funzioni di P.M. sia nel processo del 1976 contro Mutolo sia nel maxi-processo, ed ha accusato inoltre i giudici Aiello, D’Antone, Barreca e Mollica, giudici che lo condannarono in Corte di Assise ed in Corte di Assise di Appello, nonché l’ex presidente della Corte di Appello di Palermo Carmelo Conti, che è stato prosciolto dal G.I.P. di Caltanisetta.
Tutto questo fa riflettere : almeno in un caso, quello di Carmelo Conti, Mutolo HA MENTITO!!

Tommaso Buscetta – Il 25 novembre 1992 il Buscetta conferma quanto detto in passato (aggiungendo tuttavia che egli non aveva una conoscenza diretta dei fatti raccontati) e cioè che Rosario Riccobono gli aveva suggerito di tornare a Palermo, assicurandogli che non sarebbe stato cercato dalla Polizia. Egli poi aveva chiesto ad un altro mafioso, Stefano Bontate, perché Riccobono facesse simili affermazioni ed aveva saputo che il Riccobono era amico di Contrada della Polizia di Palermo.
Su tali circostanze era stata aperta un’inchiesta, che si era conclusa con l’archiviazione e con un biglietto di auguri e di compiacimento inviato a Contrada a firma di Caponnetto. Il biglietto è agli atti del processo.
Nel novembre del 1992, però, Buscetta nel confermare le accuse del 1984 aveva detto che il rapporto tra Contrada e Riccobono era mal visto dagli altri mafiosi palermitani, contraddicendo in tal modo quanto avevano sostenuto Mutolo e Marchese .
Giuseppe Marchese il 4 novembre del 1992 dichiara: - che nel 1981, ritornando da una riunione di importanti capi mafia, suo zio Filippo l’aveva incaricato di avvisare Totò Riina che il dott. Contrada l’aveva informato che la Polizia si apprestava a perquisire la casa di borgo Molara, dove era nascosto il Riina. Il Marchese aveva avvisato quest’ultimo, che aveva lasciato tale abitazione per rifugiarsi a S. Giuseppe Iato.
Ma in un interrogatorio precedente, precisamente del 2 ottobre 1992, lo stesso Marchese aveva dichiarato che il Riina per motivi di sicurezza legati ai conflitti tra clan mafiosi, si era trasferito dalla villa di borgo Molara a S.Giuseppe Iato.
Per sfuggire ai mafiosi, dunque, e non alla Polizia.
In proposito occorre rilevare anche che la Polizia di Palermo venne a sapere che la casa di borgo Molara era stata rifugio di Riina soltanto nel 1984, allorchè il pentito Salvatore Anselmo rivelò che suo fratello, legato a Riina, era rifugiato nella villa di borgo Molara. Rosario Spatola , personaggio che notoriamente era dedito all’uso di cocaina, il 16 dicembre 1992 - quindi soltanto sette giorni prima dell’arresto del dott.Contrada - lo accusa:
di essere un massone e di mantenere rapporti con i boss mafiosi attraverso la sua loggia.Nulla è emerso in proposito dalle accurate indagini effettuate dal Capitano della Direzione investigativa Antimafia Luigi Bruno.
di aver agevolato nella primavera del 1984 la fuga di Totò Riina, uno dei capi più spietati della mafia, e di altri capi mafia, che partecipavano ad una festa di matrimonio in un albergo di Cefalù, l’Hotel Costa Verde, avvisando il Riina stesso di un’operazione predisposta dalla polizia.Nella primavera del 1984 Contrada da più di due anni aveva lasciato gli uffici della Polizia ed era Capo di Gabinetto dell’Alto Commissario De Francesco.Come avrebbe potuto conoscere i tempi ed i luoghi di un’azione di polizia, se da due anni non ne faceva più parte?!Il 23 marzo del 1993 Rosario Spatola, interrogato negli uffici della Criminalpol a Roma, riferisce di un episodio svoltosi nel ristorante “Il Delfino” a Sferracavallo, una località vicino Palermo. Riferisce cioè di aver visto il dott. Contrada mangiare in compagnia del capomafia Riccobono in una saletta riservata del ristorante. Però, poiché egli non conosceva il dott.Contrada, dice di essere andato a mangiare al menzionato ristorante insieme ai fratelli Di Caro, massoni, suoi amici, che glielo avrebbero indicato come “fratello”.Non solo i fratelli Di Caro al processo hanno smentito quanto affermato dallo Spatola, ma la saletta riservata del ristorante è risultata non essere mai esistita.Interrogato di nuovo, questa volta negli Uffici della Procura della Repubblica a Palermo dai Magistrati della Procura di Palermo, lo Spatola non parla più di saletta riservata, ma di luogo appartato, indicando come tale una parte della sala non solo sopraelevata rispetto alla rimanente parte della sala medesima, ma ubicata in prossimità dei W.C.Il dott. Contrada, conosciutissimo nella zona, ed il capomafia Riccobono sarebbero stati seduti, quindi, su un specie di palcoscenico e per giunta tra le due porte di accesso ai servizi igienici, con buona pace per la riservatezza!Perché non è stato sentito nel corso delle indagini il proprietario del ristorante, che avrebbe così potuto subito smentire Spatola, come ha fatto poi al processo?Prima, durante e dopo l’arresto del dott. Contrada occorreva valutare le propalazioni dei ”pentiti” alla luce di accurati riscontri che andavano effettuati con sollecitudine e con molta ponderazione, e ciò vale non solo per il dott. Bruno Contrada, ma per ogni cittadino! In particolare poi per Il dott. Contrada, perchè ciò andava fatto non nell’ interesse del dott. Contrada stesso, ma nell’interesse dello Stato, essendo le accuse rivolte contro un uomo delle Istituzioni che fino ad allora e per trent’anni il dr.Contrada aveva degnamente rappresentato.Era in gioco, infatti, la credibilità delle Istituzioni stesse, specialmente se si tiene conto della strenua difesa operata nei confronti di Bruno Contrada da parte dell’allora Capo della Polizia, Prefetto Vincenzo Parisi, sia al momento dell’arresto sia al processo, dove era stato chiamato a testimoniare in qualità di teste dell’accusa.A questo punto è di obbligo fare un’importante riflessione: Mutolo, Buscetta e Marchese accusano il dott. Contrada di fatti commessi prima del 28 settembre del 1982, giorno in cui entra in vigore la legge n. 646 del 13/9/82, che inserisce nel c.p. l’art. 416 bis, che prevede il reato di associazione di tipo mafioso. Se non fosse intervenuta la dichiarazione di Spatola, dalla quale risultava che il dott. Contrada aveva agito di concerto con i boss mafiosi anche dopo tale data, al Contrada non avrebbe potuto essere contestato il grave reato previsto dal menzionato articolo 416 bis poichè, come è noto, nessuno può essere punito per un fatto se non è previsto espressamente dalla legge come reato. Occorreva dimostrare, quindi, per poter contestare a Contrada quel reato, che egli aveva agito di concerto con i boss anche dopo il 28 settembre 1982.
Sulla base di queste dichiarazioni il 24 dicembre del 1992 il dott.Contrada, funzionario che godeva di tutta la stima dei suoi superiori, viene accusato di concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, arrestato e su ordine della Procura di Palermo sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere .
Alle propalazioni dei primi quattro “pentiti”, dopo l’arresto del dott. Contrada e fino alla data di inizio del processo, si aggiungono quelle di altri collaboranti.
A parlare sono altri “pentiti” e precisamente: Francesco Marino Mannoia,Salvatore Cancemi e Pietro Scavuzzo.
Franceso Marino Mannoia conferma le accuse di Mutolo. Egli sostiene genericamente:
- che il dott. Contrada era amico di Riccobono;
- che aveva rapporti con Bontate;
- che Angelo Graziano gli aveva messo a disposizione un appartamentino.
In proposito occorre evidenziare che il Mannoia, pentitosi nel 1989, inizia a parlare del dott. Contrada soltanto il 24 gennaio del 1994.
Successivamente, però, è emerso che questo “pentito” era già stato sentito sul dott. Contrada nel corso di interrogatori condotti separatamente il 2 e 3 aprile 1993 a New York dalle Procure di Caltanissetta e di Palermo, che indagavano su omicidi eccellenti avvenuti in Sicilia, e che a tutti i Magistrati in quelle due circostanze il Mannoia aveva dichiarato di non sapere nulla su Contrada.
Solo al terzo interrogatorio, condotto nove mesi dopo dai procuratori di Palermo, il “pentito” ha improvvisamente “ricordato”.
Ebbene dei due primi verbali non è stata fatta parola al processo.
Hanno dimenticato evidentemente i Pubblici Ministeri che il Codice prescrive che le procure raccolgano anche le prove che possano scagionare gli imputati.
Salvatore Cancemi dichiara:
- che il dott.Contrada era “nelle mani” di Stefano Bontate;
- che nel 1959 aveva favorito la pratica per il porto d’armi di Stefano Bontate;
- che si era prodigato per fargli riavere la patente.
Non era materialmente possibile che il dott. Contrada favorisse la pratica per il rilascio del porto d’armi (pistola per difesa personale e fucile per uso caccia) a Stefano Bontate, perché questi aveva ottenuto il porto d’armi nel 1960, cioè prima che il dott.Contrada prendesse servizio a Palermo, dove arrivò soltanto alla fine del 1962.
Nel marzo del 1963, invece, il dott. Contrada aveva scritto alla Questura proponendo la revoca immediata del porto d’armi al Bontate, o comunque il non rinnovo, dal momento che il documento scadeva tre mesi dopo. Da quel momento Bontate entrò nel mirino della Polizia e non potè mai più ottenere un porto d’armi. Il fascicolo della questura relativa a questa pratica è andata al macero, ma la Procura avrebbe potuto avere notizie precise effettuando accurati accertamenti anche presso altri enti (archivio del Registro, archivio della Federazione della caccia ecc.)
Per quanto attiene la restituzione della patente, che era stata ritirata al Bontate allorchè venne sottoposto alla sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno, gli artefici di tale restituzione furono, come poi è risultato anche dalle testimonianze degli interessati, il dott. Francesco Faranda, dirigente all’epoca dei fatti, del Commissariato di Polizia che raccolse le informazioni sul fatto che realmente il Bontate per lavoro avesse bisogno della patente, il Questore Giovanni Epifanio ed il Prefetto Girolamo di Giovanni .
Le indagini, come sempre nel caso Contrada o sono inesistenti o estremamente lacunose.
Inoltre il Cancemi sostiene che il Contrada è un giocatore, ma Contrada ribatte di non aver mai amato le carte e di aver imparato a giocare a scopone nel Carcere Militare di Forte Boccea.
Pietro Scavuzzo , “pentito” della mafia trapanese, un anno dopo l’arresto del dott. Contrada ha rivelato ai Magistrati uno strano episodio circa la stima di un anfora antica; egli racconta che:
- nel gennaio del 1991 avrebbe portato un’anfora antica di notevoli dimensioni insieme a due mafiosi, Calogero Musso e Pietro Mazzara, in un appartamento di via Roma a Palermo.
Quest’anfora sarebbe stata stimata, alla presenza del dott. Contrada, da un esperto svizzero (contattato a sua volta tramite un non meglio identificato Ludwig) per essere poi donata dalla mafia al Vicequestore di Trapani Michele Messineo.
Scavuzzo avrebbe riconosciuto lo stabile e l’appartamento dove avvenne la stima, in via Roma n.459. Egli parla di un appartamento con videocitofono e di una donna sui cinquant’anni che avrebbe aperto la porta, inoltre descrive l’interno della casa. Scavuzzo in un primo momento parla di un appartamento sito “al secondo o al terzo piano”, mentre successivamente dice trattarsi di quello all’ottavo piano, cioè la sede degli uffici del Sisde.
Con indagini rapide ed accurate si sarebbe potuto accertare facilmente che al Sisde non c’era alcuna dipendente di età superiore ai trent’anni, che la descrizione dell’arredamento fatta dal pentito non coincideva per niente con quella dell’Ufficio del Sisde, che in quell’ufficio era impossibile per chiunque entrare senza il permesso del capo-centro e che infine all’interno di quegli uffici esisteva una vigilanza armata24 ore su 24, con un piantone che aveva un mitra carico appoggiato sulla scrivania. Agevolmente si sarebbe potuto rilevare anche che la descrizione della porta fatta da Scavuzzo non corrispondeva: lo Scavuzzo aveva parlato di una porta semplice, mentre la porta degli Uffici del Sisde era una porta particolare del tipo di quella delle banche, con una camera di decantazione, che non permetteva che si aprisse la porta interna se prima non si chiudeva alle spalle del visitatore la porta esterna.
In conclusione il dott. Contrada si sarebbe incontrato negli uffici del Sisde con tre delinquenti mafiosi di Trapani (per giunta ricercati), che trasportavano un’anfora di notevoli dimensioni, per consentire ad un esperto svizzero di stimarne il valore in sua presenza.
In proposito il Capitano della DIA, Luigi Bruno, ha detto di non aver trovato alcun appartamento, rispondente alla descrizione fatta dal pentito trapanese Scavuzzo, nel quale avrebbe conosciuto Contrada, presentatogli dai boss della sua stessa provincia. Il capitano ha riferito infatti che sono stati visitati, senza esito, più di cento appartamenti della zona. Nessuno rispondeva alle caratteristiche riferite dal pentito. Altri pentiti hanno poi testimoniato contro Contrada nel corso del processo, ma sono stati tutti puntualmente smentiti da quelli che avevano citato nelle accuse rivolte a Contrada. Da tutto quanto sopra descritto emerge chiaramente che le indagini sono state svolte con una trascuratezza e una superficialità tali da far sorgere il fondato dubbio che esse siano state condotte intenzionalmente in tal modo.
Le testimonianze
testimonianza del “pentito” Gaspare Mutolo, nato a Palermo il 5/3/1940 e quella del Prefetto Ferdinando Masone, nato a Pesto Sannita il 6/4/1936.
Ecco ciò che pensava di Bruno Contrada il Capo della Polizia Prefetto Vincenzo Parisi, Uomo che ha meritato la stima incondizionata di tutti gli Italiani.
Commento di Massimo Bordin (direttore di Radio Radicale) alla deposizione del giudice Caponnetto nell'udienza del 19 maggio 1995 del processo Contrada, andato in onda all'inizio della trasmissione "Speciale Giustizia".
Il testimone Antonino Caponnetto: la stretta di una mano sporca, insanabili contraddizioni ed i sospetti "de relato".
La testimonianza del Prefetto Giuseppe Porpora Capo della Polizia da aprile 1984 a febbraio 1987, all’udienza del 30 maggio 1995
La testimonianza del Prefetto Giuseppe Parlato, Capo della Polizia dall’ottobre 1976 al gennaio 1979, all’udienza del 21 aprile 1995
La testimonianza del Prefetto Giovanni Rinaldo Coronas Capo della Polizia da gennaio 1979 ad aprile 1984, all’udienza del 21 marzo 1995
Le sentenze

DI 1° GRADOSENTENZA N.338/1996 EMESSA IL 5 APRILE 1996 DALLA V^ SEZIONE DEL TRIBUNALE DI PALERMO CON LA QUALE BRUNO CONTRADA E' STATO DICHIARATO COLPEVOLE DEL REATO DI CUI AGLI ARTT. 110 e 416 bis c.p.
- PRESIDENTE : FRANCESCO INGARGIOLA- GIUDICI A LATERE :SALVATORE BARRESI (estensore della sentenza) DONATELLA PULEO

Prima Parte(416 Kb)541 pagine
Seconda parte(288 Kb)334 pagine

ATTO DI IMPUGNAZIONE
- Vol I
- Vol II
- Vol III
- Vol IV
- Vol V
- Vol VI
- Vol VII
- Vol VIII
- Vol IX
Sentenza di assoluzione del 4.5.2001
le altre sentenze
ultima sentenza Cassazione 10.05.2007
le interviste

01/03/2006 - Contrada: «Contro di me solo grottesche accuse»
28/02/2006 - L'intervista - Parla Piero Milio, avvocato difensore dell’ex numero due del Sisde: “Potevano prendere Provenzano, invece arrestarono Contrada”
Maggio 2006 - Interessantissima intervista di Cristiano Lovatelli Ravarino; sono presenti anche varie fotografie.
Lello Castaldo videointervista Bruno Contrada a "SPECIALE OPINIONI" come non l'avete mai visto e... sentito - 1 ° PARTE (VIDEO) - 2 ° PARTE (VIDEO).
Videointervista ad "Obiettivo Sicilia" - (VIDEO)
01-08-2006 - L'intervista a "L'Opinione.it" - Parla Bruno Contrada. Un funzionario dello Stato condannato dal suo datore di lavoro - di Rosamaria Gunnella.
02-07-2007 - Marina Salvadore videointervista Vittorio Contrada per tentare di comprendere gli arcani motivi che hanno riportato il fratello Bruno in carcere a 77 anni circa.
15-09-2007 - L'urlo di Contrada - intervista al Giornale di Gian Marco Chiocci
01-10-2007 - Il mio è un delitto di Stato - intervista al giornale"Il Tempo" di Simone Di Meo
lettere dal carcere

Nessun commento:

Posta un commento

Presentazione candidature in quota UDC a Bologna - Lista Aldrovandi Sindaco

PLAYLIST MUSICALE 1^

Post più popolari

Elementi condivisi di PIETRO

Rachel

Rachel

FORZA JUVE! E BASTA. FORZA DRUGHI!

FORZA JUVE! E BASTA. FORZA DRUGHI!

GALWAY - IRLANDA

GALWAY - IRLANDA

PUNTA ARENAS

PUNTA ARENAS

VULCANO OSORNO

VULCANO OSORNO

Fairbanks

Fairbanks

Nicole Kidman - Birth , io sono Sean

Nicole Kidman - Birth , io sono Sean

DESERTO DI ATACAMA

DESERTO DI ATACAMA

Moorgh Lake Ramsey, Isle of Man

Moorgh Lake Ramsey, Isle of Man

Port Soderick

Port Soderick

TRAMONTO SU GERUSALEMME

TRAMONTO SU GERUSALEMME

Masada, l'inespugnabile

Masada, l'inespugnabile

KATYN

KATYN

I GUERRIERI DELLA NOTTE

I GUERRIERI DELLA NOTTE

L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

THE WOLFMAN

THE WOLFMAN

Sistema Solare

Sistema Solare

TOMBSTONE

TOMBSTONE

coco

coco

PLAYLIST MUSICALE I^

Rebecca Hall

Rebecca Hall