Pietro Berti

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VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

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Anchorage

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giovedì 30 dicembre 2010

L'Ordine di San Benedetto




dal sito web http://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_di_San_Benedetto

L'Ordine di San Benedetto (in latino Ordo Sancti Benedicti o, semplicemente, O.S.B.), popolarmente denominato Ordine Benedettino, è un ordine monastico osservante la Regola dettata nel 534 da san Benedetto da Norcia e che conferì al monachesimo occidentale la sua forma definitiva.

I monaci Benedettini non rimasero chiusi nei loro monasteri, ma si dedicarono attivamente alla diffusione del messaggio cristiano e, anche con il sostegno di papa Gregorio Magno (590-604), si diffusero prima in Italia e poi al di là delle Alpi. Di particolare importanza fu l'opera di evangelizzazione svolta nelle aree britanniche e germaniche nel VII e VIII secolo, grazie all'ospitalità dei monasteri colombaniani [1] fondati da san Colombano specie quello di Bobbio che li ospitò a partire dal 643, dopo la distruzione di Montecassino [2] e la persecuzione da parte dei Longobardi ariani.
Molto conosciuto è il ruolo che svolsero in campo culturale: per quanto la regola benedettina non imponga direttamente e in modo coercitivo ore dedicate allo studio, ne accenna l'importanza. Da qui iniziò il processo di produzione di manoscritti, che sarebbe diventato in qualche modo precipuo durante il corso del medioevo. Alla produzione di codici di argomento religioso affiancarono il paziente lavoro di copiatura di testi antichi, anche scientifici e letterari. Tra l'altro il loro elevato livello culturale e la loro capillare diffusione sul territorio indusse Carlo Magno ad affidare proprio ai benedettini il compito di organizzare un sistema regolare di istruzione.
I benedettini prosperarono per tutto il medioevo, come testimoniano i circa 14.000 monasteri appartenenti all'ordine censiti prima del Concilio di Costanza tenutosi nel 1415, costruiti in luoghi isolati e lontani dalle città, alcuni dei quali erano così grandi che ospitavano oltre 900 monaci. L'ordine entrò però in crisi quando cominciarono a prendere piede le riforme avviate verso la fine dell'XI secolo che incoraggiavano il lavoro missionario e parrocchiale fuori dal monastero. Questa tendenza si accentuò ulteriormente nel XIII secolo con la nascita degli ordini mendicanti e di quelli predicatori: i Francescani fondati nel 1210, i Domenicani nel 1210 ed i Carmelitani nel 1250. A partire da quell'epoca il monachesimo di clausura così come era conosciuto prima cessò di esistere ed i monasteri non furono più costruiti extra moenia (fuori dalle mura delle città) ma direttamente nei centri abitati.
La riforma promossa a partire dal XV secolo da centri come quello di Santa Giustina di Padova e sanzionata nel secolo successivo dal Concilio di Trento (1545-1563) consentì il riprendersi dei centri monastici benedettini, sempre più spesso orientati a svolgere anche compiti di alta cultura, specie nel settore dell'erudizione storico-artistica e in quello musicale.
Regola benedettina [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Regola benedettina.
La Regola benedettina, in latino denominata Regula monachorum o Sancta Regula , dettata da San Benedetto da Norcia nel 534, consta di un Prologo e di settantatré capitoli. È una dettagliata regolamentazione dei diversi aspetti della vita monastica, che viene organizzata intorno a quattro assi portanti, volti a permettere di fare fronte alle tentazioni impegnando continuamente ed in modo vario il monaco: la preghiera comune, la preghiera personale, lo studio (non solo delle Sacre Scritture ma anche di scienza e arte) e il lavoro.
L'organizzazione dell'Ordine [modifica]
I monaci benedettini sono organizzati in monasteri canonicamente autonomi retti da un abate e federati in congregazioni con a capo un abate Presidente.
Nel 1893, per volere di papa Leone XIII, le congregazioni e gli altri monasteri dell'ordine non legati a nessuna di esse vennero riuniti in una Confederazione presieduta da un Abate Primate, eletto per dodici anni da tutti gli abati: l'abate Primate risiede presso il monastero di Sant'Anselmo di Roma.
Attualmente l'ordine è suddiviso in 20 congregazioni (tra parentesi, l'anno della fondazione):
Congregazione Benedettina Cassinese (1408);
Congregazione Benedettina d'Inghilterra (1336);
Congregazione Benedettina di Ungheria (1500);
Congregazione Benedettina di Svizzera (1602);
Congregazione Benedettina d'Austria (1625);
Congregazione Benedettina di Baviera (1684);
Congregazione Benedettina del Brasile (1827);
Congregazione Benedettina di Solesmes (1837);
Congregazione Benedettina Americana Cassinese (1855);
Congregazione Benedettina Sublacense (1872);
Congregazione Benedettina di Beuron (1868);
Congregazione Benedettina Elveto-americana (1881);
Congregazione Benedettina di Sant'Ottilia (1884);
Congregazione Benedettina dell'Annunziata (1920);
Congregazione Benedettina Slava (1945);
Congregazione Benedettina Olivetana (1313);
Congregazione Benedettina Vallombrosana (1039);
Congregazione Camaldolese dell'Ordine di San Benedetto (980);
Congregazione Benedettina Silvestrina (1231);
Congregazione Benedettina della Santa Croce del Cono Sur (1970).
Al 31 gennaio 2005 la confederazione contava 349 tra abbazie e priorati e 7.876 monaci, 4.350 dei quali sacerdoti.[3]
Tra le congregazioni soppresse o estinte si ricordano:
Congregazione Benedettina Cluniacense (931);
Congregazione Camaldolese di Santa Croce di Fonte Avellana (XI secolo);
Congregazione Benedettina di Montevergine (XII secolo);
Congregazione Benedettina dei Celestini (1264);
Congregazione Benedettina Portoghese;
Congregazione Benedettina di Valladolid;
Congregazione Benedettina dei Santi Vitone e Idulfo (1598);
Congregazione Benedettina di San Mauro (1618).
Architettura ed organizzazione monastica [modifica]
San Benedetto nella Regola menziona gli ambienti ed i ruoli chiave dell'organizzazione monastica con grande esattezza: l'oratorio, il dormitorio, il refettorio, la cucina, i magazzini, l'infermeria, il noviziato, gli ambienti per gli ospiti e indirettamente, il capitolo, l'abate, il priore, il cellario, l'infermiere ecc.
Architettura monastica [modifica]
L'ampiezza delle comunità monastiche variavano enormemente in funzione della ricchezza e del prestigio: alcune erano piccolissime, altre (poche) potevano accogliere anche 900 monaci. In media però ne riunivano da 10 a 50 perché l'Abate doveva conoscere e seguire i suoi monaci e guidarli come un padre spirituale.
Solitamente costruito vicino ad un corso d'acqua, l'intero complesso monastico era orientato in modo che l'acqua poteva essere convogliata verso le fontane e la cucina prima di raggiungere la lavanderia ed i bagni.
Le origini della struttura del tipico monastero rimangono oscure. Probabilmente i monaci si rifecero in parte alle ville romane, edifici a loro familiari e costruite su uno schema unico in tutto l'Impero. D'altra parte i monaci, quando potevano, stabilivano le loro comunità in edifici preesistenti, spesso proprio delle ville di origine romana che poi adattavano alle loro esigenze. A volte occupavano anche edifici precedentemente dedicati a culti pagani.
Il tempo, l'esperienza e le esigenze delle comunità monastiche lentamente influirono sull'impostazione originale dei monasteri che, essendo comuni a tutte le latitudini, portò a monasteri a rassomigliarsi tra loro.
Alla fine l'aspetto generale del convento risultò essere quello di una sorta di città con case divise da strade ed edifici, soprattutto nei grandi monasteri, divisi in gruppi. L'edificio della chiesa forma il nucleo e rappresenta il centro religioso della comunità. Perseguendo l'indipendenza dal mondo esterno, inoltre, i monaci si dotarono di mulini, forni, stalle, cantine e dei laboratori artigiani necessari per eseguire riparazioni e quant'altro fosse richiesto per soddisfare le esigenze della loro comunità.
Chiesa [modifica]
In altezza la chiesa di norma domina materialmente il resto dell'abbazia, inoltre è sempre molto ricca dimostrando la grande importanza che l'ufficio divino deve avere nella vita del monaco. La sua dimensione e ricchezza esprime anche la prosperità del monastero e spesso vi sono seppelliti i benefattori della comunità e conservate le reliquie dei santi.
Per la sua costruzione i monaci si rifecero soprattutto alle basiliche romane, molto diffuse in Italia: una navata centrale e due laterali illuminate da una fila di finestre sulle pareti, terminanti in un abside semicircolare.
Chiostro [modifica]
Il chiostro (dal latino claustrum, luogo chiuso), è stilisticamente ripreso dall'atrium delle ville romane ed è il luogo deputato alla meditazione (per questo vi vige la regola del silenzio) servendo ai religiosi da deambulatorio e riparo. È sempre circondato da portici sostenuti da colonne e pilastri ed è posizionato centralmente alle varie costruzioni del monastero di cui viene così a formare l'ossatura, infatti su di esso si affacciano gli edifici più importanti, come la chiesa, il capitolo per le riunioni della comunità monastica, il dormitorio (poi sostituito dalle celle), il refettorio.
Capitolo [modifica]
È il locale deputato alle riunioni della comunità monastica dove:
Il postulante si presenta a chiedere l'ammissione al monastero
l'abate impone il nome nuovo al postulante che così diventa novizio e, in segno di umiltà ed affetto, gli lava i piedi, seguito in ciò da tutti i fratelli;
Il novizio emette i voti divenendo monaco
l'abate convoca i suoi monaci per consultarli su questione importanti per la comunità .
funge anche da camera ardente per la veglia dei monaci deceduti.
Sebbene San Benedetto non abbia mai nominato esplicitamente il capitolo, non di meno egli aveva ordinato nella Regola dei momenti di riunione così, intorno al IX secolo, si cominciò ad adibire un apposito locale allo scopo scegliendolo sempre accanto al chiostro.
Inizialmente nel capitolo si ci riuniva solo per la distribuzione del lavoro manuale tra i monaci, solo con il tempo fu dedicato esclusivamente alle riunioni ufficiali della comunità. Il suo nome deriva dalle letture (preghiere, sacre scritture e la regola dell'ordine) che accompagnavano abitualmente l'attribuzione delle varie incombenze. Benché il passo letto quotidianamente non corrispondesse sempre ad un capitolo, tuttavia questo nome restò attribuito alla sala.
Biblioteca [modifica]
Le biblioteche benedettine hanno svolto l'importantissima funzione di preservare, dopo la caduta dell'Impero Romano, le conoscenze antiche raccogliendo dalle rovine quello che veniva recuperato.
Anche ai giorni nostri la biblioteca di un monastero ha grande importanza, dato che la lettura e lo studio fanno parte integrante della vita monastica. Sono inoltre aperte e frequentate anche da studiosi esterni, che spesso solo lì possono reperire i documenti di cui necessitano.
Dormitorio e celle [modifica]
Il dormitorio era la camerata comune dove, secondo la Regola, una lampada era mantenuta sempre accesa. Quando i monaci erano tanti, erano divisi tra più dormitori.
Con gli anni si passò dalla camerata comune alle celle. Dapprima si praticarono delle divisioni di legno per isolare il monaco dalle inevitabili distrazioni di una sala comune, incompatibili con le esigenze dell'attività intellettuale (studio). In seguito la stanza fu chiusa da una porta e, in tal modo, si giunse al tipo di costruzione attuale divenuto di uso generale dal XV secolo.
Refettorio [modifica]
Il refettorio era la sala comune dove i monaci si riunivano per consumare i loro pasti. Originariamente costruito sul piano del triclinium romano, terminava in un'abside. I tavoli erano (e sono tuttora) normalmente disposti su tre lati lungo le pareti, lasciando il centro libero per gli inservienti. Vicino al refettorio c'era sempre una fontana dove si ci poteva/doveva lavare prima e dopo i pasti.
Per evitare che fosse solo un'occasione per appagare le proprie esigenza fisiologiche e rendere il tempo lì trascorso in un atto profondamente religioso, durante tutto il pasto un monaco a turno è incaricato di leggere brani tratti dalla Sacra Scrittura, per questa ragione vi vige regola del silenzio. Turni settimanali sono adottati anche per avvicendare i monaci nel servire gli altri in cucina.
Cimitero [modifica]
Alla loro morte, i monaci erano seppelliti nel cimitero interno al monastero.
Nei secoli passati, quando le difficoltà delle comunicazioni rendevano enormi le distanze, i monaci avevano trovato il mezzo di annunziarsi scambievolmente la morte di un confratello e assicurare così i reciproci suffragi: d'abbazia in abbazia, di provincia in provincia, peregrinava un religioso che portava con sé la lista dei morti dove erano annotati i defunti dell'anno con un breve curriculum vitae.
Questo uso ha perduto la sua ragion d'essere ma ancora oggi, quotidianamente ed all'ora prima, i monaci ricordano i religiosi ed i benefattori defunti e, una volta al mese, tutta la comunità va a benedire le salme che riposano nei sepolcri.
L'onore di essere sepolti tra i monaci era un privilegio che la comunità talvolta poteva concedere a vescovi, re e benefattori.
Foresteria [modifica]
Le comunità monastiche sempre ed ovunque hanno accordato una generosa ospitalità a tutti con spirito di servizio. Per questa ragione i monasteri costruiti lungo vie molto trafficate erano particolarmente attrezzati allo scopo e molto apprezzati. Spesso accoglievano anche ospiti di riguardo come re, principi e vescovi in viaggio insieme alle loro corti ed accompagnatori. Le infermerie erano collegate a queste ali del monastero per curare anche gli ospiti che ne avessero bisogno.
Gli edifici adibiti all'ospitalità erano spesso suddivisi in aree distinte in funzione del censo di chi dovevano accogliere: ospiti importanti, altri monaci o pellegrini e poveri viaggiatori. Erano, inoltre, posizionati dove meno interferivano con la privacy del monastero ed avevano anche una cappella perché gli estranei non erano ammessi nella chiesa utilizzata da monaci e monache.
Infermeria e giardino dei semplici [modifica]
L'infermeria era un edificio separato dedicato ad ospitare i monaci malati o deboli che erano affidati ad un monaco-medico. Era dotata di un orto per la coltivazioni delle erbe medicinali, il giardino dei semplici. Spesso erano poste vicino al dormitorio.
Cucine [modifica]
La cucina (dove i monaci servivano in turni settimanali) era naturalmente situata vicino al refettorio. Nei monasteri più grandi c'erano più cucine: per i monaci, i novizi e gli ospiti.
Gabinetti [modifica]
I gabinetti erano separati dagli edifici principali ed erano raggiungibili percorrendo un corridoio. Erano sempre disposti con grande cura verso l'igiene e la pulizia e forniti di acqua corrente ogni volta che era possibile.
Scuole [modifica]
Molti monasteri avevano scuole esterne per gli oblati, ragazzi destinati dai loro genitori alla vita monastica. In anni recenti alcuni hanno istituito anche scuole e collegi aperti a giovani che non hanno la chiamata religiosa.
Noviziato [modifica]
I novizi, non essendo ancora parte della comunità, non avevano il diritto di frequentare la zona di clausura. Avevano un posto nel coro durante gli uffici divini, ma trascorrevano il resto del tempo nel noviziato. Un monaco anziano, il prefetto o maestro dei novizi, li istruiva nei principi della vita religiosa e li sorvegliava. Il periodo di prova durava una settimana. I noviziati più grandi avevano propri dormitori, cucine, refettori, sale di lavoro ed anche chiostri.
Azienda agricola [modifica]
Le aziende agricole sono intese dalla regola da un lato come un'occasione di lavoro, dall'altro come un mezzo di sostentamento che assicurava al monastero l'autonomia alimentare.
Pur mantenendosi ben curata ed ordinata, oggi non ha più l'importanza dei secoli passati, quando la terra costituiva l'elemento quasi esclusivo della ricchezza monastica. Oggi la funzione della tenuta monastica, dove pure essa esiste, è quella di permettere al monastero di trarne, almeno in parte, i prodotti necessari al proprio sostentamento.
Magazzini e laboratori [modifica]
Nessun monastero era completo senza le sue dispense per conservare il cibo. C'erano, inoltre, granai, cantine e altri locali di servizio; tutto posto, insieme agli edifici delle fattorie, sotto la tutela del monaco cellaio.
Molti monasteri possedevano mulini per macinare il grano.
Appartamenti dell'abate [modifica]
A partire dal tardo Medioevo separati erano anche gli appartamenti del capo della comunità: l'abate.
Organizzazione monastica [modifica]
Per assicurare il buon funzionamento del monastero, soprattutto nei monasteri più grandi, l'abate si avvaleva di una serie di collaboratori che a lui rendevano conto per lo svolgimento di molte mansioni.
L'abate [modifica]
L'autorità massima del monastero è nelle mani dell'abate che può avere alle sue dirette dipendenze un priore ed un sotto-priore. Nei grossi monasteri, l'amministrazione spiccia è a carica di diversi altri monaci.
Il priore [modifica]
Il priore è il vice dell'abate che, tra l'altro, lo sostituisce durante le sue assenze. Se necessario può essere coadiuvato da un sotto-priore.
Il cantore [modifica]
Il cantore (o precentor) si occupa dei canti durante i servizi divini. Suo assistente è il succentor. È anche uno dei tre monaci che conserva le chiavi del monastero. Tra gli altri suoi compiti c'è
l'istruzione dei novizi
l'opera di libraio ed archivista e, quindi, la responsabilità della conservazione dei libri e di fornire i monaci con quelli necessari libri per le orazioni
la preparazione di brevi biografie dei monaci morti (che poi venivano portate di monastero in monastero per dar notizia di chi era venuto a mancare).
Il portinario [modifica]
Il portinario è il monaco responsabile dell'ingresso e dell'uscita dal monastero.
Il sagrestano [modifica]
Il sagrestano è incaricato di curare la Chiesa insieme con il suo arredo ed i paramenti sacri. Oltre a mantenere tutto in ordine e pulito e preparare la chiesa per le funzioni (ad es. accendendo le candele), tra le altre sue responsabilità c'è anche l'illuminazione interna al monastero e per questo sovrintendeva alla costruzione di candele e del cotone necessario per i malati.
Al fine di non lasciare la chiesa incustodita, mangiava e dormiva in appositi locali nei suoi pressi.
Il suo assistente principale era il revestarius che si occupava dei paramenti sacri e degli arredi dell'altare. Un altro era il tesoriere incaricato di reliquari, vasi sacri ecc.
Il cellerario [modifica]
Il cellerario si occupa del cibo e della sua conservazione. In caso di necessità è esentato dalla partecipazione ai cori. Tra le sue incombenze c'è anche la scelta degli inservienti laici dei servizio in refettorio. Era incaricato anche della legna, il trasporto di materiali (non solo cibo), la manutenzione degli edifici ecc. Suo aiutante è il vice-cellerario e, nel forno, il granatorius che si assicura della qualità delle granaglie.
Il refettorista [modifica]
Il refettorista è incaricato di curare il refettorio, assicurare la pulizia dei luoghi, degli arredi e delle posate. Si occupa anche del lavandino, delle relative tovaglie e, quando necessario, dell'acqua calda.
Il cuciniere [modifica]
Il cuciniere ha la grande responsabilità di fare le porzioni ed evitare sprechi. Fra i suoi collaboratori c'è l'ampor che si occupa degli acquisti all'esterno.
Fra gli altri compiti del cuciniere c'è il mantenimento di un registro delle spese e di un inventario dei beni a sua disposizione da illustrare settimanalmente all'Abate. È anche responsabile della pulizia delle posate e dei locali.
Per i suoi impegni è spesso esentato dai cori.
I frati che servono nel refettorio in turni settimanali sono sotto i suoi ordini. A conclusione dei loro turni, la domenica sera lavano i piedi ai confratelli.
L'infermiere [modifica]
L'infermiere doveva curare amorevolmente deboli e malati e, quando necessario, era esentato dalla partecipazione alle funzioni comuni. Dormiva sempre nell'infermeria, anche quando non c'erano malati, così da essere sempre reperibile in caso di emergenza.
L'elemosiniere [modifica]
L'elemosiniere era incaricato di distribuire le elemosine, in cibo e vestiti, con spirito di carità e discrezione.
Il maestro degli ospiti [modifica]
Nel Medioevo l'ospitalità ai viaggiatori da parte dei monasteri era così frequente che il maestro degli ospiti richiedeva grande tatto, prudenza e discrezione, così come affabilità, poiché la reputazione del monastero era nelle sue mani. Suo primo dovere era di assicurarsi che i locali erano sempre pronti per riceverli, che proprio lui doveva accogliere, secondo quanto espresso dalla Regola, come lo stesso Cristo, e durante la loro permanenza sopperire alle loro necessità, intrattenerli, condurli in chiesa per assistere alle funzioni, ed essere sempre a loro disposizione
Il ciamberlano [modifica]
Il ciamberlano sovrintendeva il guardaroba dei fratelli, il loro rammendo o rinnovo di quelli sdruciti, mettendo da parte quelli non più usati per distribuirli ai poveri. Supervisionava anche la lavanderia ed l'acquisto all'esterno del necessario per il confezionamento degli abiti. Sempre suo compito erano i preparativi per il bagno, il lavaggio dei piedi ed il taglio della barba dei confratelli.
Il maestro dei novizi [modifica]
Il maestro dei novizi era uno dei monaci più importanti. Nella chiesa, nel refettorio, nei chiostro o nel dormitorio sorvegliava i novizi e trascorreva il giorno ammaestrandoli e facendoli esercitare sulle regole e le pratiche tradizionali della vita religiosa, incoraggiando ed aiutando chi dimostrava una reale vocazione.
Il settimanale [modifica]
Il settimanale era incaricato di cominciare tutte le Ore canoniche, dare le benedizioni richieste e cantare nella messa solenne celebrata giornalmente.
I servizi settimanali includevano, oltre a quelli già ricordati, il lettore nel refettorio che era incoraggiato a prepararsi bene al fine di evitare errori durante l'ufficio. C'era anche l'antifono il cui dovere era di intonare la prima antifona dei salmi e guidare la recitazione delle funzioni.
La giornata del monaco [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Rito benedettino.
"Ti ho lodato sette volte al giorno", questo sacro numero di sette si esprime nei momenti di preghiera: Lodi, Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespro e Compieta.
Prima dell'alba il monaco si alza al suono della campana e si reca in chiesa per la recita dell'ufficio notturno, che termina con le lodi mattutine.
Al termine di questo spazio di tempo riservato alla preghiera, il monaco inizia il proprio lavoro che non interrompe più sino alla Messa conventuale, centro di tutta l'ufficiatura e punto culminante della vita monastica.
La campana dell'Angelus ricorda l'ora del pranzo: nel refettorio l'Abate benedice la mensa ed il lettore che, come vuole la regola, leggerà un brano di Santa Scrittura durante il pasto.
Dalla lettura ad alta voce deriva naturalmente la legge del silenzio per evitare ogni diminuzione di raccoglimento.
A tavola ed a turni settimanali i monaci si servono a vicenda mentre uno legge la [[redirigo wikilink a BibbiaSacra Scrittura]].
Dopo il pranzo c'è un'ora di ricreazione comune. Pare che la ricreazione attuale dei monasteri benedettini non risalga alle origini dell'istituzione monastica, sebbene la Regola di San Benedetto assegnasse già ai monaci qualche momento al giorno per lo scambio delle parole necessarie: comunque, dal IX secolo, la ricreazione è ammessa ovunque ed attualmente avviene due volte al giorno, a mezzogiorno e alla sera.
Al termine della ricreazione i monaci ritornano al loro lavoro.
La campana della cena riunisce di nuovo la comunità monastica per un pasto rapido e frugale, seguito da una breve ricreazione. Quindi il monastero si immerge nel silenzio: è l'ora di compieta, la preghiera della sera, l'ultimo atto della giornata del monaco.
L'abate benedice i monaci e, dopo qualche altra preghiera per i morti o alla Vergine, dopo aver detto "il Signore ci conceda una notte serena ed un riposo tranquillo" tutto tace.
La lunga ed operosa giornata del monaco è chiusa.
Da compieta all'indomani mattina, finito l'ufficio notturno, nessuno può rompere il silenzio senza un grave motivo.
Lo studio ed il lavoro [modifica]
Con i Benedettini la cura del lavoro manuale ed intellettuale creò nel Medioevo una sinergia unica ed irripetibile: studiando i testi antichi recuperarono nozioni ormai dimenticate in campo scientifico ed agricolo che misero a frutto nei loro monasteri e, per imitazione, si diffusero anche fuori.
Ad esempio, è tutta da ascrivere a merito dei Benedettini la rinascita medioevale dell'interesse per la letteratura medica e la coltivazione di erbe medicinali per uso terapeutico. Agli insegnamenti del passato loro aggiunsero la pratica della medicina come dovere etico del cristiano. D'altra parte nella Regola si impone che almeno due monaci in ogni convento siano (dovevano essere) addetti alla cura degli infermi negli stessi locali del convento in una zona non frequentata dai frati. Tra i compiti assegnati ai monaci-medici c'è (c'era) anche il reperimento e lo studio delle opere mediche a disposizione nel convento per poter conseguire l'abilità necessaria per la loro attività.
Esemplare è, in proposito, il caso di Salerno dove, in un monastero nei pressi della città i Benedettini già nell'820 avevano istituito un'infermeria aperta anche all'estero e molto contribuirono alla nascita della famosa Scuola medica salernitana.
Per quanto riguarda l'agricoltura, introdussero la rotazione triennale (il primo riferimento storico è stato rintracciato in un documento del 763 conservato nel Monastero di San Gallo in Svizzera) che consentì di migliorare la resa dei campi, trasformando i monasteri in avviate aziende agricole.
Il progresso tecnico e scientifico era ulteriormente avvantaggiato dalla circolazione delle conoscenze da un monastero all'altro attuato attraverso lo scambio dei testi ricopiati dagli amanuensi.
Per tutte queste ragioni i monasteri benedettini vennero a svolgere un ruolo centrale nella società medioevale accogliendo personalità di primo piano. Così il numero crebbe insieme a quello dei monaci tanto che in quell'epoca non erano rari i monasteri che ospitavano oltre 900 individui ai quali occorre ancora aggiungere i numerosi dipendenti laici e le loro famiglie che vivevano nei paraggi. Considerando, inoltre, che i monasteri Benedettini erano sempre edificati in aree isolate e disabitate, essi spesso mettevano a frutto terreni abbandonati o boschivi da altri ignorati contribuendo ulteriormente alla crescita economia.
Benedettini e Benedettine celebri [modifica]
San Benedetto da Norcia (480 circa-547)
Santa Scolastica (480 circa-547)
San Mauro Abate (512 - circa 584)
Sant'Alferio Pappacarbone (930-1050)
Papa Gregorio I (590-604) detto Gregorio Magno
Papa Bonifacio IV (608-615)
Papa Gregorio II (715-731)
Papa Pasquale I (817-824)
Papa Gregorio VII (1073-1085)
Papa Vittore III (1086-1087)
Papa Urbano II (1088-1099)
Papa Pasquale II (1099-1118)
Papa Celestino V (1294)
Papa Clemente VI (1342-1352)
Papa Urbano V (1362-1370)
Papa Pio VII (1800-1823)
Papa Gregorio XVI (1831-1846)
Benedetto d'Aniane (750-821)
Costantino l'Africano (1020 - 1087)
Santa Ildegarda di Bingen
Guido Monaco
John Main
San Gustavo
San Domenico di Sora
San Romualdo
San Giovanni Gualberto
Dom Pérignon
Anselm Grün
Raffaele Stramondo
Le abbazie [modifica]
I primi due monasteri dell'ordine (uno maschile ed uno femminile) furono fondati da San Benedetto a Montecassino nel 529. Lui si occupò di quello maschile, mentre il femminile fu posto sotto la guida di Santa Scolastica, sua sorella.
Nel medioevo le più importanti abbazie benedettine italiane furono l'abbazia di Farfa, quella di Nonantola, la Novalesa e quella di San Vincenzo in Volturno; in Germania l'Abbazia di Fulda e quella di Reichenau; in Francia Tours, Saint-Denis e Cluny.
Altri monasteri benedettini italiani:
Abbazia di Monte Cassino
San Paolo Fuori le Mura
Badia Fiorentina
Badia di Cava de Tirreni
Abbazia di Fossanova
Abbazia di Pomposa
Abbazia di Casamari
Abbazia di Chiaravalle
Abbazia di Subiaco
Monastero di San Nicolò l'Arena a Catania
Monastero di San Nicolò l'Arena a Nicolosi
Abbazia dei Santi Nazario e Celso a San Nazzaro Sesia
Abbazia di San Benedetto in Polirone a San Benedetto Po
Badia Leonense
Abbazia di San Martino delle Scale a Monreale
Abbazia di Praglia a Teolo
Abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis a Sant'Egidio del Monte Albino
Abbazia di Santa Maria di Pulcherada a San Mauro Torinese
Benedettini al cinema e nella letteratura [modifica]
Cadfael. Serie di romanzi d'investigazione di Ellis Peters, iniziata nel 1977, si svolge nell'Inghilterra del XII secolo, al tempo della guerra civile fra il re Stephen e la regina Maud, e ha per protagonista il benedettino gallese Cadfael. La televisione britannica ne ha tratto una serie, Cadfael - I misteri dell'abbazia, con protagonista Derek Jacobi.
Il nome della rosa. Romanzo di Umberto Eco, pubblicato nel 1980, si svolge nell'Italia del XIV secolo, in un'abbazia benedettina di fantasia dell'appennino ligure [4], ma ha per protagonista il frate francescano Guglielmo da Baskerville. Da questo romanzo è stato tratto il film omonimo diretto da Jean-Jacques Annaud con protagonista Sean Connery. Lo spunto delle vicende è stato tratto dalle vicende dello scriptorium dell'Abbazia di San Colombano di Bobbio dopo la soppressione dell'Ordine di San Colombano e la venuta dei benedettini.
Note [modifica]
^ Abbazia di Borzone » Blog Archive » Il monachesimo irlandese e san Colombano
^ Abbazia di Montecassino
^ dati statistici riportati dall'Annuario Pontificio per l'anno 2007, Città del Vaticano, 2007, p. 1452.
^ Bobbio
Voci correlate [modifica]
Rito benedettino
Cenobitismo
Erbe medicinali
Letteratura medica
Monache benedettine
Monachesimo
Ordini monastici
Altri progetti [modifica]
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Ordine di San Benedetto
Collegamenti esterni [modifica]
Sito ufficiale dell'Ordine di San Benedetto
La regola commentata
Confoederatio Benedictina Ordinis Sancti Benedicti, Sito ufficiale della Confederazione Benedettina

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