Pietro Berti

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Anchorage

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martedì 14 dicembre 2010

Jeffrey Lionel Dahmer detto il Cannibale di Milwaukee (o Mostro di Milwaukee)





Jeffrey Lionel Dahmer detto il Cannibale di Milwaukee (o Mostro di Milwaukee) (West Allis, 21 maggio 1960Portage, 28 novembre 1994) è stato un criminale e serial killer statunitense, responsabile degli omicidi di diciassette uomini tra il 1978 ed il 1991. I suoi omicidi sono stati particolarmente raccapriccianti, con atti di necrofilia, smembramento, cannibalismo e tortura.

Infanzia e adolescenza
Jeffrey nasce a West Allis, Wisconsin il 21 maggio 1960 e a sei anni si trasferisce nell'Ohio.
La sua infanzia risulta essere molto turbata. Dentro le mura di casa, il piccolo Jeffrey soffre nel vedere i propri genitori litigare continuamente, spesso venendo alle mani. Dopo un po' di tempo arriveranno al divorzio, che risulterà particolarmente doloroso per il ragazzino. Suo padre è comprensivo, mentre sua madre è dipendente dall' alcol e dalle pasticche (si dice che arrivasse ad ingerire anche 26 compresse al giorno). Oltre al disastrato ambiente familiare, Dahmer subisce anche diversi episodi di molestie sessuali e violenza carnale da parte di un vicino.
All'età di 13 anni Jeffrey scopre di essere omosessuale e a 14 ha la sua prima esperienza sessuale con un amico del quartiere. A 16 anni comincia ad avere fantasie sessuali molto violente, nelle quali lui ha il controllo assoluto e totale. Il suo maggior desiderio è quello di ammazzare un uomo con un manganello e poi violentarne il corpo inanimato.
Altre fantasie macabre che dimorano nella sua mente riguardano gli animali morti: esce infatti spesso alla ricerca di animali morti per poi compiere esperimenti, come quello di scioglierli nell'acido.
L'inizio della follia [modifica]
Nel 1978, a 18 anni, Jeffrey lascia la sua famiglia, affogando i suoi problemi nell'alcol. Una sera si reca al suo bar preferito ed incontra un autostoppista, Steven Hicks, 19 anni. Dahmer lo accoglie in auto, ci fa amicizia e lo invita a bere qualcosa; poi, dopo averlo convinto, lo invita a casa sua ormai vuota in seguito alla separazione dei suoi. Qui Dahmer compie il suo primo efferato omicidio uccidendo Hicks a sprangate, smembrandolo e mettendo i suoi resti dentro dei sacchetti per l'immondizia per poi caricarli in macchina.
Il giorno dopo viene fermato dalla polizia per un controllo. Un poliziotto avverte un odore fetido proveniente dai sacchetti, ma Dahmer, come se non fosse successo nulla, risponde che all'interno si trovano dei cibi scaduti e riesce a cavarsela.
Per poter evitare il carcere Jeffrey decide di arruolarsi nell'esercito e viene destinato in una base USA in Germania. In quella zona tre persone spariscono senza lasciare traccia; Dahmer, dopo l'arresto, dichiarerà sempre di non essere il responsabile della loro scomparsa. Tuttavia, l'esperienza da militare dura meno di 10 mesi; Dahmer viene cacciato per alcolismo e insubordinazione. Torna così negli Stati Uniti (precisamente in Florida) dove, nel giro di pochi mesi, riceve varie condanne per atti di libidine violenta e atti osceni in luogo pubblico.
Viene condannato a un anno di reclusione, mai scontato per l’obbligo di frequentare una clinica psichiatrica. Proprio questa sua libertà gli consente di uccidere nel 1987 la sua seconda vittima.
Le carneficine [modifica]
Jeffrey comincia a frequentare i locali per gay, in cerca di nuove amicizie. Qui conosce Steven Tuomi (24 anni): dopo averlo convinto a andare a casa sua, lo uccide (anche se il killer si discolperà, dichiarando di averlo ritrovato morto accanto a sé il mattino dopo con la bocca piena di sangue). Anche in questo caso, comunque, agisce in fretta. Dopo aver acquistato una grossa valigia, trasporta il cadavere fino alla cantina di sua nonna (Jeffrey era andato ad abitare da lei).
Qui compie atti di necrofilia con il cadavere, per poi farlo a pezzi e gettarlo tra i rifiuti. Tra il gennaio 1988 e il marzo dello stesso anno, Dahmer massacra altre due persone, James Doxtator (14 anni) e Richard Guerriero (23 anni), entrambi con le medesime modalità: portandoli a casa, drogandoli per poi ucciderli, violentarli e buttare alcuni resti sminuzzati nell'acido mentre altri venivano mangiati.
Nel frattempo, viene cacciato di casa dalla nonna, disturbata dall'eccessivo rumore derivante dalle sue attività. L'uomo torna, nel settembre 1988, nella sua natia Milwaukee e va a vivere nella parte nord della città. Il giorno successivo al trasloco viene arrestato nuovamente per molestie sessuali: inganna un ragazzino di quindici anni dicendogli di scattargli qualche foto nel suo appartamento, però scoppia una lite tra i due. I vicini, sentendo le urla, chiamano la polizia. Viene condannato nel gennaio del 1989 ma viene rilasciato fino alla sentenza esecutiva nel maggio dello stesso anno.
Anche se ripetutamente arrestato, la polizia non riuscì mai a collegare questi cruenti omicidi a lui. Dopo il rilascio, Dahmer torna ad uccidere, questa volta massacrando Anthony Sears (26 anni) e viene ancora arrestato, ma in seguito rilasciato dopo dieci mesi di prigionia, per buona condotta. Nel giugno del 1990, intensifica la sua attività omicida. I tempi tra un assassinio e l’altro si restringono sempre di più fino ad arrivare ad uccidere una volta alla settimana.
La vittima successiva è Edward Smith (27 anni), mentre a luglio è la volta di Raymond Smith (33 anni). Passa l’estate e a settembre uccide David Thomas (23 anni) e Ernest Miller (22 anni). Nel febbraio del 1991 massacra Curtis Straughter (19 anni), Errol Lindsey (19 anni) e Anthony Hughes (31 anni).
In seguito avviene l’episodio più inquietante della sua storia. Dahmer riesce ad accattivarsi le simpatie di un ragazzino chiamato Konerak Sinthasomphone (14 anni). Arrivati a casa Dahmer fa assumere una forte dose di droghe al ragazzo, sciogliendole in una bibita, e successivamente scatta una serie di foto "artistiche" in biancheria intima. Una volta reso inerme il ragazzo, con un trapano effettua un piccolo foro nell'occipite destro del suo cranio per poi iniettargli un misto di acqua e acido con l'utopistico progetto di rendere schiavo sessuale e compagno vegetale il povero Konerak per gli anni a venire. Tuttavia, il ragazzino riesce a scappare approfittando dell'assenza di Dahmer, finendo in strada confuso e brancolante. A quel punto tre ragazze notano il ragazzino così diverso dai normali ubriaconi e tentano di soccorrerlo, chiamando anche la polizia.
Lì Dahmer passeggiando nota il movimento e si avvicina al gruppetto, cercando di strappare il ragazzo dalle braccia delle soccorritrici che, indispettite, oppongono resistenza. All'arrivo dei poliziotti, incredibilmente, Dahmer riesce a convincere gli agenti a rilasciarlo, dichiarando che il ragazzino è il suo amante e che è scappato ubriaco dopo una lite. Così Konerak visibilmente terrorizzato ma impossibilitato a difendersi e a parlare, torna accompagnato dal suo carnefice e dalla polizia alla stanza 213, dove Dahmer mostra le foto scattate nel pomeriggio ai poliziotti per provare la loro relazione e per assicurare la tutela del ragazzo, che morirà poco dopo il congedo della polizia dalla casa del mostro, per poi essere stuprato e smembrato. Dopo la scoperta di questo grave errore i poliziotti saranno immediatamente destituiti.
Nonostante stia rischiando di cadere nelle mani della legge, Jeffrey non si intimorisce affatto e continua ad uccidere: la sfortunata vittima, questa volta, è Matt Turner (20 anni), seguìto da Jeremiah Weinberg (23 anni) e da Oliver Lacy (23 anni) solo otto giorni dopo. Il 19 luglio del 1991 il "mostro" compie il suo ultimo massacro con Joseph Brandehoft (25 anni).
Tre giorni dopo, con la sua solita tecnica per avvicinarsi alle persone, invita Tracy Edward (32 anni) nella sua abitazione. Quest'ultimo fortunatamente, approfittando di un momento di distrazione del maniaco, riesce a scappare e ad avvertire le forze dell'ordine, ponendo fine alla "carriera" del suo sequestratore.
Le modalità di uccisione [modifica]
Sebbene insano di mente, il killer era dotato di una capacità relazionale davvero brillante. La sua tecnica per avvicinarsi alle persone era quella di spacciarsi per un fotografo, interessato a foto di nudo maschile, promettendo anche ricchi compensi. Mentre i "tipici" serial killer pedinano e uccidono persone della loro stessa etnia, Dahmer era attratto, principalmente, dagli uomini di colore e da asiatici.
Oltre ad uccidere e smembrare le sue vittime, era solito mangiarne alcune parti, e conservarne altre (ad esempio genitali e mani). Alcune teste venivano tenute in frigo o sotto spirito, altre, invece, venivano bollite per un giorno intero fino a far separare la carne dal cranio. Quest’ultimo poi veniva coperto di cera e dipinto per diventare un soprammobile.
Le parti del corpo che non facevano parte della sua alimentazione venivano sciolte nell'acido, tanto che i vicini più volte avevano lamentato alle autorità gli odori nauseabondi che arrivavano dal suo appartamento, ma nessuno si era mai fatto carico di ciò.
La sua psiche malata non finiva qui. Infatti, il mostro fotografava i cadaveri, prima e dopo il sezionamento, e dormiva accanto ad essi. Inoltre le sue vittime, una volta uccise ma prima di essere smembrate e sciolte, subivano atti di necrofilia.
Ad alcune delle vittime, mentre queste erano ancora vive, Dahmer praticava un foro al centro del cranio e attraverso questo foro iniettava varie droghe, oppure acido cloridrico o acqua bollente. Il lento e doloroso effetto durava anche più di 2 giorni. In alcuni casi passava anche una settimana, il che permetteva alla vittima di accorgersi lentamente della propria fine.
Un' altra pratica che Jeffrey adorava e che iniziò a praticare col tempo era avere rapporti sessuali con membra specifiche del cadavere, (un famoso criminologo coniò il termine "splancnofilia" per identificare questa bizzarra pratica)
Il processo [modifica]
Per poter effettuare il processo al folle si dovettero adottare efficienti misure di sicurezza, non per la sua pericolosità quanto più per quella dei parenti delle vittime, che tentarono più volte di aggredirlo durante il dibattito processuale.
Nonostante la sua furia omicida, Dahmer, dal momento della cattura, non mostrò nessuna pericolosità e non oppose nemmeno resistenza quando la polizia arrivò a casa sua per arrestarlo. Seduto nelle aule di tribunale, mentre venivano elencate le sue atrocità, Jeffrey rimase impassibile come se nulla fosse accaduto, mentre i parenti delle vittime piangevano e urlavano di strazio.
Durante il processo non proferì nessuna parola, l'unica volta in cui fece dichiarazioni avvenne poco prima che la giuria si riunisse per decidere la sentenza, dicendo:
« Vostro Onore, è finita. Non ho mai cercato di essere liberato. Francamente volevo la morte per me stesso. Voglio dire al mondo che non l'ho fatto per odio. Non ho mai odiato nessuno. Sapevo di essere malato, cattivo o entrambe le cose. Adesso credo d'essere veramente malato. Il dottore mi ha parlato della mia malattia e di quanto male ho causato. Ho fatto del mio meglio per fare ammenda dopo il mio arresto, ma non importa, non posso eliminare così il terribile male che ho causato. Vi ringrazio Vostro Onore, sono pronto per la vostra sentenza, che sono sicuro sarà il massimo. Non chiedo attenuanti, ma per piacere dite al mondo che mi dispiace per quello che ho fatto. »
La sentenza condannò Dahmer al carcere a vita per 15 volte; gli ergastoli erano contati uno di seguito all'altro, in modo tale che il condannato sarebbe rimasto in prigione per il resto della sua vita. La durata era stimata in 937 anni di detenzione, ma la vita di Dahmer fu molto più breve. In prigione, i media sostenevano che Jeffrey avesse trovato la fede e che si fosse convertito al Cristianesimo.
La morte [modifica]
Nel Wisconsin non è in vigore la pena di morte, ma per i crimini che aveva commesso, gli altri detenuti del carcere volevano la sua testa. Nell'agosto del 1994 Dahmer sopravvisse ad una coltellata sferratagli nella cappella della prigione con un coltello rudimentale. Ma il 28 novembre Dahmer trovò la morte nel carcere: si trovava insieme ad altri due detenuti, Jesse Anderson e Christopher Scarver. I tre svolgevano i lavori di pulizia del carcere e quando l'agente di sorveglianza li lasciò soli, Scarver, un compagno di carcere che si crede Cristo, li colpì violentemente con una sbarra di ferro. Quando l'agente tornò, 20 minuti più tardi, trovò Scarver che si osservava le mani insanguinate; Dahmer e Anderson erano a terra con la testa fracassata in un lago di sangue. Dahmer morì durante il trasporto in ospedale, Anderson invece morì due giorni dopo. Scarver sostenne che Dio gli ordinò di punire Dahmer per quel che aveva fatto.
Riferimenti culturali [modifica]
La figura di questo maniaco è stata citata nelle pellicole cinematografiche e nella musica; oltreché nel titolo di un racconto di Niccolò Ammaniti: l'amico di Jeffrey Dahmer è amico mio in "Italia Odia" antologia noir curata da Danielel Brolli per Mondadori.
In un episodio di X-Files c'è stato riferimento su Jeffrey Dahmer, in cui viene detto che la gente si chiede il perché non fu catturato prima, qualcuno avrebbe dovuto notare cosa stava accadendo in quell'appartamento, ma la verità è che nessuno credeva che potesse accadere.
Sono stati prodotti due film su di lui, Jeffrey Dahmer: la vita segreta (1993) e Dahmer - Il cannibale di Milwaukee (2002).
Nel film Demolition Man (1993), il criminale Simon Phoenix (interpretato da Wesley Snipes) trova il nome di Dahmer in una lista di persone ibernate dicendo "Jeffrey Dahmer? Adoro quel ragazzo!". Questa scena è stata tolta nelle nuove emissioni del film, essendo un riferimento anacronistico.
Il romanzo Zombie (1995) di Joyce Carol Oates è ispirato alla vita di Jeffrey Dahmer.
Esiste un gruppo grindcore canadese chiamato Dahmer.
Fubba U Cubba Cubba, un brano del rapper Eminem, contiene un riferimento sul cannibale.
Il gruppo thrash metal Slayer ha scritto un brano su Dahmer, "213", il cui titolo era il numero dell'appartamento in cui il maniaco viveva ed eseguiva le macabre gesta.
Il rapper Key Kool ha composto un brano, "E=MC5", che contiene una citazione su Dahmer.
La canzone Pass That Dutch di Missy Elliott in un verso parla del Mostro di Milwaukee.
I Macabre, gruppo death metal statunitense, hanno composto un intero concept album sul maniaco chiamato Dahmer.
La canzone Dirty Frank dei Pearl Jam è probabilmente ispirata a questo serial killer.
Il gruppo metalcore belga Bloodshot è stato ispirato da Dahmer nella composizione dell'album Murder the World.
In Occhi per vedere, canzone dei Club Dogo feat. Tuer, il componente dell'omonimo gruppo Jake La Furia fa una citazione "... Dogo Club Jake street liner baby io ti mangio il cuore come Jeffrey Dahmer...".
Il gruppo dei Therapy? nomina lo stesso Dahmer nel brano Trigger inside appartenente all'album Troublegum.
Damher appare per un cammeo nella serie di South Park, precisamente nella puntata "Inferno sulla Terra 2006" insieme ad altri due killer John Wayne Gacy e Ted Bundy.
Nel videogioco per PSP Silent Hill Ørigins è possibile trovare all'interno del motel della città la stanza 213, ovvero l'appartamento di Dahmer. Non è possibile entrare nella stanza, ma si può notare che le luci al suo interno sono accese e tremolanti e si possono udire strani e flebili suoni, come se qualcuno stesse sciogliendo qualcosa dietro la porta.
Damher viene citato anche nel fumetto Wanted di Mark Millar
Nella canzone Rom Connection di Inoki feat. Sparo, Duke Montana, Noyz Narcos, G-Max, Piotta, Chicoria, Gel & Kadim Fall, Piotta afferma in una frase che "Inoki può farti a pezzi come il Mostro di Milwaukee".
Nel numero 227 "Istinto omicida" del celebre fumetto "Dylan Dog" il racconto si apre con due poliziotti che incontrano un giovane in stato confusionale per strada, un signore reclama il giovane dicendo che è suo ospite e i poliziotti credendogli glielo lasciano. Nella scena successiva il giovane verrà trucidato nella casa del suo aguzzino, gli eventi ricordano molto uno degli episodi più terribili della vicenda Dahmer, inoltre nel corso del fumetto viene specificato che le vittime dell'assassino in questione sono tendenzialmente adolescenti di sesso maschile proprio come per il cannibale di Milwaukee.
Il cantante Jeffree Star cita Jeff Dahmer in una sua canzone, ovvero "Straight Boys" dicendo: "To eat me out like Jeffrey Dahlmer"
Il rapper Noyz Narcos, nella sua canzone intitolata "Shaboo" cita il nome del Mostro di Milwaukee.
Il gruppo alternative metal statunitense dei Soulfly ha inciso per l'album Omen una canzone dal titolo Jeffrey Dahmer.
Nel film Copycat di Jon Amiel viene citato piu volte.
Nella serie tv Criminal Minds si fa riferimento a Dahmer nell' episodio 17 della seconda serie del telefilm intitolata "Angoscia". Viene citato anche in altre puntate della serie.
Nel brano dei Cradle Of Filth "Lord Abortion" comparse il verso "I know I'm sick as Dahmer did" (so di essere malato come fu Dahmer).
La cantante Ke$ha cita Dahmer nel brano Cannibal, contenuto nell'EP omonimo

1 commento:

  1. ache questo ,pare sia un bel soggettino.pazzo,oltre il limite.fa impressione,questa vicenda,anche se lui non ha certo il viso da folle.evy montana.quebec,canada,di mamma italiana.

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