Durante
Tangentopoli, nel
1993, Martelli è candidato ad assumere la guida del PSI, ma a seguito di un avviso di garanzia - per concorso sulla bancarotta fraudolenta del
Banco Ambrosiano, da cui il PSI aveva attinto il "
conto protezione" su cui per quindici anni i giudici di Milano avevano invano indagato, fino alle decisive chiamate in correità di
Licio Gelli e
Silvano Larini - il
10 febbraio si dimette da ministro della Giustizia. Successivamente, fonderà l'associazione umanitaria Opera e quella civile Società Aperta nel
1996. Diventa direttore di
Mondoperaio nel
1997.
Durante lo scandalo
Tangentopoli, è stato anche condannato, dopo aver confessato, per aver ricevuto 500 milioni di lire nel caso della maxitangente Enimont.
[2]Nel
1998 è consulente del Ministro
Livia Turco nella commissione per le politiche d'integrazione degli
immigrati e della
consulta degli immigrati, incarico da cui si dimette a seguito di divergenze politiche con il governo.
È eletto
eurodeputato nel
1999 per lo
SDI nella circoscrizione
Marche-
Umbria-
Toscana-
Lazio. Esce dallo SDI nel
2000 e successivamente aderisce al
Nuovo PSI. È espulso di conseguenza dal gruppo
socialista al
Parlamento Europeo ed entra in quello
liberaldemocratico.
Nel
2001 fonda assieme a
Gianni De Michelis e
Bobo Craxi il
Nuovo PSI, di cui diventa portavoce. Abbandona la politica ancora una volta nel
2005, stavolta definitivamente
24 maggio 1994 Inizia il processo sulla maxitangente Enimont
dal sito
http://www.tesionline.it/news/cronologia.jsp?evid=3113Il Gip presso il Tribunale di Milano dispone il giudizio nei confronti di coloro che fino ad ora sono stati ascoltati solo in qualità di testimoni nel processo Cusani, dando inizio a quello relativo alla cosiddetta "maxitangente Enimont". Gli imputati di questo processo sono importanti dirigenti del Gruppo Ferruzzi-Montedison (Garofano e Sama), intermediari del Gruppo Ferruzzi-Montedison con il sistema dei partiti (Bisignani), politici e loro collaboratori (Altissimo, Bossi, Casadei, Citaristi, Craxi, De Michelis, Forlani, Giallombardo, Grotti, La Malfa, Martelli, Patelli, Pomicino, Vizzini).I reati di cui sono accusati gli imputati sono: false comunicazioni sociali, illeciti finanziamenti in merito alla vicenda Enimont, appropriazioni indebite in merito alla vicenda Enimont, illeciti finanziamenti per le elezioni politiche del 1992, appropriazioni indebite. -->
Al processo Cusani Martelli ammette il finanziamento, ma si scontra con Carlo Sama E cita un teste, che pero' lo smentisce A Craxi 70 miliardi attraverso lo Iordal sito
http://www.archivionews.it/?azione=notizia&id=98841MILANO.
le feri e i fine settimana>. Sorride il presidente della corte, Giuseppe Tarantola, mentre da' il annuncio. Ma d'altronde non c'e' altro da fare: il processo Cusani si sta allargando a dismisura e quanto e' accaduto ieri e' emblematico. In sintesi: l'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli ha detto di aver ricevuto 500 milioni direttamente da Carlo Sama; c'e' stato un confronto e Sama, cambiando la precedente versione, ha ammesso la circostanza. Poi ha aggiunto, nell'ordine: che a Craxi dovevano andare 70 miliardi per Enimont; che ne sono arrivati un po' meno perche' lo Ior, la finanziaria del Vaticano, si e' tenuta discussione. - prevede 0 miliardi nell'operazione di dei Cct; che a Craxi, nel '92, sono andati 5-7 miliardi proprio per . IN CERCA DI NUOVE PROVE A questo punto tutto viene rimesso in discussione. , dice Tarantola. Che non e' una sigla misteriosa, bensi' l'articolo del codice che prevede da parte del tribunale: interrogatori, re-interrogatori, confronti e cosi' via. E veniamo alla cronistoria di questa udienza-chiave. Alle 10 arriva Claudio Martelli; sorride. Presidente: L'imputato, Sergio Cusani, e' accusato di aver pagato alcuni soggetti politici per Enimont, tra cui lei. Cosa puo' dire? Martelli: Per quel che mi riguarda e' un'accusa assolutamente falsa. Non ho mai ricevuto nulla da Cusani. Del resto sarebbe stato paradossale avessi ricevuto qualcosa per favorire la pubblicizzazione di Enimont, visto che io sono stato sempre contrario. Presidente: Ci parli di questo. Martelli: Quando divenne chiara l'impossibilita' di convivenza tra socio pubblico e privato, mi pronunciai chiaramente per la privatizzazione. Presidente: Se ne parlo' in qualche riunione? Martelli: Se si riferisce al vertice del pentapartito, io non mi sento di smentire ne' La Malfa ne' Altissimo. Se ne parlo', ma prima della riunione ufficiale. Craxi critico' quella famosa frase di Gardini, . Io mi permisi di dire: e Craxi commento', affettuosamente, che era una mia opinione personale. Della vicenda non si discusse piu': se ne occupo' solo il ministro Piga. COMPAGNI DI UNIVERSITA' Presidente: Parlo' mai di Enimont con Gardini? Martelli: Si', varie volte. Tra noi si era stabilito un rapporto umano, di amicizia. Io a un certo punto gli dissi: . Per questo, quando poi vendette davvero, provava un certo imbarazzo verso di me. Il presidente chiede poi a Martelli dei suoi rapporti con Cusani. L'ex ministro spiega di conoscerlo fin dall'universita' come . Presidente: Veniamo al secondo capo d'accusa di Cusani, i versamenti per la campagna elettorale del '92... Martelli: Ed e' quello che mi ha spinto a venire qui. Perche' quando ho letto che me li avrebbe dati Cusani mi sono non solo stupito, ma anche un po' disgustato. A me e' successo infatti che una persona, Carlo Sama, mi invita a casa sua a Ravenna, mi dice che e' d'accordo con me e mi offre un contributo... Vede, presidente, dopo il congresso di Bari, ero in disaccordo con Craxi e non potevo piu' ricorrere alla segreteria amministrativa del partito. Per questo ho accettato il contributo di Sama: 500 milioni. Me li consegno' personalmente, in contanti, e mi disse: . Presidente: Quindi lei contesta quello che ha detto Sama? Martelli: In radice. Interviene Antonio Di Pie tro: E' necessario un confronto con Sama. Che adesso si trova al piano di sopra (in procura, ndr) e quindi e' possibile farlo subito. Detto, fatto. Pochi minuti e Sama arriva davvero. Presidente (a Sama): Quando e' venuto qui ci ha detto che per pagare il psi, Craxi e Martelli, era stato incaricato Cusani. Martelli dice invece che e' stato lei a dargli questo contributo... Sama: Devo dire che Martelli ha ragione... Vede, io, quando sono venuto qui non avevo ancora ricostruito tutti i versamenti... Non volevo coinvolgere altre persone, i miei collaboratori... Poi, dopo l'interrogatorio in aula sono andato da Di Pietro e gli ho portato la lista completa... Fu Cusani a dirmi che dovevo dare io il contributo a Martelli, perche' lui pagava gia' Craxi e poteva esserci qualche problema. DI CHI ERANO I SOLDI? Presidente: Spiego' a Martelli da dove venivano quei soldi? Sama: No, non l'ho spiegato. Martelli: Mi dicesti esattamente: . Sama: Questo lo contesto. Non ce n'era alcun bisogno... Martelli: Ce n'era bisogno, eccome. Sama: Allora non c'era bisogno di dire niente. Ce n'e' bisogno adesso che siamo in un'aula di tribunale. Martelli: No, ce n'era bisogno. Se fossero stati soldi dell'azienda non li avrei accettati. Sama: Su questo ho le mie perplessita'. Martelli: Ci sono i testimoni. Sama: No, eravamo soli. Martelli: Cattiva memoria... Presidente (a Martelli): Chi sono questi testimoni? Martelli: I miei collaboratori Sergio Restelli e Tonino Bettanini. Sama: Secondo me fai confusione, ci siamo visti un migliaio di volte. Scusa, dove eravamo? Martelli: A casa tua, a Ravenna... Sama mi telefono', io ero durante un giro elettorale. Mi offri' uno spuntino, vino bianco e grana. Poi mi disse: . Lo ricordi questo? Sama: Accidenti. Non si possono mica negare certe cose. Martelli: E poi dicesti ... Per Martelli fu Sama stesso a portare la valigetta nella sua auto, ma lui contesta e sostiene che l'incontro e' probabilmente avvenuto a Roma. Sama e Martelli sono ancora l'uno di fronte all'altro, quando interviene ancora Di Pietro. C'e' l'ennesimo battibecco con l'avvocato Giuliano Spazzali (perche' il pm cerca di introdurre la questione degli altri contributi versati da Sama). Poi si ritorna sui soldi al psi. LA RIPARTIZIONE Di Pietro: Facciamo allora il punto. A Martelli vanno 500 milioni, e a Craxi quanto? Sama: All'epoca non sapevo come era stata formata la provvista. Poi ho saputo che una parte era il resto di Enimont e l'altra veniva da due fatture (per oltre 10 milioni di dollari, ndr) per cui il miliardo e mezzo e' diventato piu' consistente. Di Pietro: Quanto? Sama: Se non ricordo male 5-7 miliardi. Vede, per Enimont era stato deciso di dare a Craxi 70 miliardi, ma siccome la somma era in Cct bisognava monetizzarla. Fu contattato lo Ior, tramite Luigi Bisignani, e seppi che l'operazione era costata parecchio. Di Pietro: Quanto? Sama: Nell'ordine degli 8-10 miliardi. Di Pietro: Ma era un costo bancario? Non potevate andare in un'altra banca? Sama: Non so, non ho seguito io l'operazione. Di Pietro: Ricapitoliamo. A Craxi nel '92 si da' di piu', perche'? Sama: Perche' nel '91 si e' dato meno rispetto agli accordi. Di Pietro: Scelta vostra o e' stata sollecitata? Sama: Non lo so. Fu Cusani a dire che era meglio integrare. L'udienza ha avuto un seguito nel pomeriggio. Il pm Di Pietro ha ascoltato l'ex capo ufficio stampa dell'allora ministro Martelli, Antonio Bettanini, citato in aula proprio da Martelli come uno dei due testimoni che avrebbero assistito alla consegna del denaro da parte di Sama all'esponente socialista. Bettanini, che e' stato sentito come persona informata sui fatti, avrebbe sostanzialmente smentito l'on. Martelli. Avrebbe detto di non ricordare l'episodio e comunque di non aver assistito al passaggio di denaro. Per avere un ulteriore riscontro della circostanza, Di Pietro ascoltera' anche Sergio Restelli, l'altro collaboratore nominato da Martelli. Susanna Marzolla
Processo Enimont, il pm interroga Martelli e attacca: Di Pietro: ecco l'oro di Craxi
dal sito http://www.archivionews.it/?azione=notizia&id=147831
E' un Antonio Di Pietro insolito quello che arriva a Palazzo di Giustizia, nel giorno della bufera. Sara' il morbido cardigan color panna al posto della giacca; sara' che spesso sorride. Ecco, in un giorno cosi' uno se lo immagina teso, scuro in volto; e invece ti appare disteso, quasi gioviale. E, senza arrabbiarsi, lancia quelle due o tre battute-segnale dall'univoco significato: non vado a far politica; resto qui e vedrete. Siamo al processo Enimont ed e' di scena l'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, imputato per 500 milioni avuti nel '92 da Carlo Sama. Ed e' lui a diventare l'inconsapevole per le esternazioni di Di Pietro. Dunque Martelli racconta dei suoi rapporti con Gardini, dei suoi primi contrasti con Craxi, della sua idea politica di un ... Lo interrompe Di Pietro: . Martelli: . Di Pietro: . Primo segnale. Si va avanti. Martelli parla del contributo avuto da Sama; Di Pietro gli chiede dei finanziamenti al psi, dei conti esteri (, risponde l'ex ministro). Di Pietro: . Martelli: . Di Pietro: . No, il pm non vuole che nessuno lo accusi di attaccare questo o quello. Ma c'e' spazio per un'altra battuta . Arriva dopo una serie di domande a raffica sul ruolo di Cusani. Martelli: . Di Pietro: . Tutto qui? Macche'. Un po' di soddisfazioni Di Pietro ieri se le e' prese anche nei confronti di Craxi. Spiega di aver ricevuto, da Giorgio Tradati, tutta la documentazione bancaria su uno dei conti. Di Pie tro: riportiamoci e il ho 2 febbraio, vengono acquistati 15 kg d'oro. Sono stati depositati in una casella postale dell'aeroporto di Ginevra, a nome di una donna; e li' devono essere, a meno che qualcuno non abbia fatto il gioco delle tre tavolette>. Craxi sostiene poi che di quei conti ha gia' parlato, e proprio al pm? Pronta la risposta. Di Pietro: . La diventa cosi' per Di Pietro la giornata degli sfoghi. Anche sul suo famoso libro. Con che sorriso accoglie la giovane studentessa, che gli racconta di come ha scoperto la sua tesi di laurea, proprio sulla Costituzione. . Dunque si e' laureato in diritto costituzionale? . Fa il modesto, Di Pietro. E fa il sornione quando gli dicono che Biondi si e' dimesso: . E sorride. Cordiale accoglie poi nel suo ufficio Idina Ferruzzi, venuta dal pm Licia Scagliarini a raccontare gli ultimi giorni di vita del marito, Raul Gardini. Perche' e' andata da Di Pietro? . Quale miglior attestato di stima, dalla vedova dell'uomo che per lo scandalo si e' ucciso? E che riserva a Di Pietro un'altra soddisfazione, contro quel Sergio Cusani che lo ha fatto finire sul registro degli indagati. . Susanna Marzolla
dal sito http://archiviostorico.corriere.it/2002/marzo/24/Conto_Protezione_nuovo_processo_Martelli_co_0_02032411864.shtml
La Cassazione annulla la sentenza. «La fine di un incubo»
Conto Protezione: nuovo processo a Martelli
MILANO - Processo d' appello numero tre per Claudio Martelli sul «conto Protezione»: l' ha ordinato la Cassazione, annullando anche il secondo verdetto d' appello e rispedendo a Milano gli atti per la celebrazione, appunto, di un terzo round sull' accusa di concorso nella bancarotta del vecchio Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. L' inchiesta verte sui 7 milioni di dollari che nel 1980 Calvi (a «ringraziamento» di un fido di 50 miliardi erogato dall' Eni targato P2) versò al Psi sul conto Protezione dell' Ubs. Quando nel 1981 fra le carte di Gelli spuntò un foglio indirizzato a Martelli con l' allora misterioso conto, l' Ubs dichiarò che non era di Martelli. Finché nel febbraio 1993 il socialista Silvano Larini, rientrando dalla latitanza di Mani pulite, svelò che quel conto era suo, che lo aveva aperto nel 1979 e che nel 1980, durante una passeggiata a Milano con Craxi e Martelli, l' aveva messo a disposizione di Craxi per ricevere i soldi di Calvi. Martelli si dimise da ministro della Giustizia, ammettendo la passeggiata ma negando d' aver segnato il conto su una scatola di fiammiferi, e comunque qualificando i soldi di Calvi «solo» come un finanziamento illecito. Condannato a 8 anni e mezzo, scese nel primo appello a 4 anni cancellati da due condoni. Sentenza annullata in Cassazione dopo che la riforma dell' articolo 513 rese inutilizzabili le dichiarazioni, non ribadite in aula, di Larini. Condannato anche nel secondo appello a 3 anni e 8 mesi, ora Martelli si vede riconoscere una terza chance: «È la fine di un incubo - commenta l' europarlamentare -: mi sembra di essere uscito da una malattia invalidante di cui non porto colpa ma da cui ho subito un danno enorme ed irreparabile sul piano umano prima ancora che politico e professionale». L. Fer.
Ferrarella Luigi
Pagina 18
(24 marzo 2002) - Corriere della Sera
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