Parte la corte di Berlusconi a Casini E Bossi apre: "Nessun veto all'Udc"
http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/379998/
Il premier: «Venite con noi».La replica: «Nessun soccorso»
ROMA Incassata di misura la fiducia Silvio Berlusconi apre ad un ingresso dell’Udc nella maggioranza spingendosi fino a non escludere una crisi pilotata per invogliare i centristi. Ma il partito di Pier Ferdinando Casini non cambia rotta. La mossa del Cavaliere appare infatti fuori tempo massimo e i centristi giocano di anticipo sulle lusinghe targate Pdl: non ci sarà nessun soccorso, soprattutto dopo che Berlusconi si è mostrato sordo alle loro condizioni iniziali. Condizioni che l’Udc assicura non cambiano: dimissioni e apertura di una nuova fase, facendo appello alle forze responsabili in Parlamento. «Per dar vita a un governo di responsabilità più ampio - ha scandito Pier Ferdinando Casini in una conferenza stampa convocata dopo la riunione dell’ufficio politico - abbiamo chiesto a Berlusconi di dimettersi prima o dopo il voto alla Camera. Ha ritenuto di non ascoltare il nostro consiglio» nonostante abbia «ottenuto la fiducia per tre voti: ora ha solo il dovere di governare» lo sfida, aggiungendo subito però che ormai «se non sarà in grado di farlo si è lasciato aperta solo una strada: costringere irresponsabilmente il Paese alle elezioni». Una via, quella del voto, che non spaventa Casini che dice di essere pronto «a presentare agli italiani una proposta di governo alternativa al Pd e al Pdl». Nell’Udc, fiutando dunque il rischio che il Cavaliere li possa vincolare ad un patto di responsabilità per il paese, vogliono mantenersi con le mani libere e non ci stanno a finire con il cerino in mano. E così, se il premier porrà sul tavolo la carta del voto anticipato, i centristi risponderanno con quella del terzo polo dei «partiti che con noi hanno firmato la mozione di sfiducia». Al disegno centrista va dunque stretta la proposta del Cavaliere di allargare numericamente la maggioranza in parlamento dopo «il tradimento» dei finiani. Del resto Casini lo dice da tempo che l’apertura di una nuova fase politica passa attraverso il riconoscimento del fallimento del bipolarismo che il Pdl ha perseguito e le dimissioni del capo del Governo. Ci vuole, insomma, una pagina nuova da scrivere con tutte le forze che in parlamento si dichiarano responsabili. Una linea che oggi, con Berlusconi cosciente di avere una maggioranza puntellata da numeri risicati, suona come un fermo ’prendere o lasciarè dell’Udc. Un’intransigenza che Cesa e Casini, pur con il sorriso sulle labbra, avevano spiegato a Berlusconi quando si era avvicinato ai banchi centristi per perorare il suo appello ai moderati durante il dibattito della fiducia. Se il Cavaliere avesse ascoltato - ragiona un parlamentare centrista - di lì a poco al Quirinale nel colloquio con il capo dello Stato avrebbe manifestato le sue intenzioni di dimettersi... Degli sviluppi della crisi politica, Casini e Cesa, ne hanno parlato durante l’ufficio politico. Domani il dibattito si sposterà in un incontro con tutti i parlamentari centristi ai quali il leader potrà rivolgere di persona il ringraziamento per la lealtà e gli auguri per le festività che subito dopo il voto di fiducia ha inviato per sms: «Colleghi - ha scritto Casini - sono molto fiero del vostro atteggiamento e vi sono grato per la vostra lealtà. È il miglior augurio di Natale che potevate farmi». E proprio mentre riparte il corteggiamento di Berlusconi a Casini, un via libera all'ingresso dei centrisi nella maggioranza arriva da Bossi. «Nessun veto della Lega all’Udc». Un estremo tentativo, quello del Carroccio, volto ad "incassare" subito la riforma federale e non vanificare il lavoro di questi mesi. Ma senza rinunciare all’opzione del voto anticipato, addirittura già «a marzo». La Lega non vuole «maggioranza risicate» perchè «con tre voti in più - spiega il ministro Roberto Calderoli - mangi il panettone ma non la colomba». Insomma, sintetizza il ministro Roberto Maroni, che pare rivolgersi più a Berlusconi che all’Udc, «o si allarga la maggioranza o si va al voto». La strategia della Lega ha preso il via mesi fa: prima la scommessa sulla fiducia a Montecitorio, pronosticata quando in pochi, anche nel centrodestra, ci credevano; poi il bluff sulla chiusura a qualsiasi trattativa con «i vecchi democristiani dell’Udc»; infine, a giochi fatti, il via libera a Berlusconi per avviare una trattativa con Casini pur di completare il progetto federalista.
ROMA Incassata di misura la fiducia Silvio Berlusconi apre ad un ingresso dell’Udc nella maggioranza spingendosi fino a non escludere una crisi pilotata per invogliare i centristi. Ma il partito di Pier Ferdinando Casini non cambia rotta. La mossa del Cavaliere appare infatti fuori tempo massimo e i centristi giocano di anticipo sulle lusinghe targate Pdl: non ci sarà nessun soccorso, soprattutto dopo che Berlusconi si è mostrato sordo alle loro condizioni iniziali. Condizioni che l’Udc assicura non cambiano: dimissioni e apertura di una nuova fase, facendo appello alle forze responsabili in Parlamento. «Per dar vita a un governo di responsabilità più ampio - ha scandito Pier Ferdinando Casini in una conferenza stampa convocata dopo la riunione dell’ufficio politico - abbiamo chiesto a Berlusconi di dimettersi prima o dopo il voto alla Camera. Ha ritenuto di non ascoltare il nostro consiglio» nonostante abbia «ottenuto la fiducia per tre voti: ora ha solo il dovere di governare» lo sfida, aggiungendo subito però che ormai «se non sarà in grado di farlo si è lasciato aperta solo una strada: costringere irresponsabilmente il Paese alle elezioni». Una via, quella del voto, che non spaventa Casini che dice di essere pronto «a presentare agli italiani una proposta di governo alternativa al Pd e al Pdl». Nell’Udc, fiutando dunque il rischio che il Cavaliere li possa vincolare ad un patto di responsabilità per il paese, vogliono mantenersi con le mani libere e non ci stanno a finire con il cerino in mano. E così, se il premier porrà sul tavolo la carta del voto anticipato, i centristi risponderanno con quella del terzo polo dei «partiti che con noi hanno firmato la mozione di sfiducia». Al disegno centrista va dunque stretta la proposta del Cavaliere di allargare numericamente la maggioranza in parlamento dopo «il tradimento» dei finiani. Del resto Casini lo dice da tempo che l’apertura di una nuova fase politica passa attraverso il riconoscimento del fallimento del bipolarismo che il Pdl ha perseguito e le dimissioni del capo del Governo. Ci vuole, insomma, una pagina nuova da scrivere con tutte le forze che in parlamento si dichiarano responsabili. Una linea che oggi, con Berlusconi cosciente di avere una maggioranza puntellata da numeri risicati, suona come un fermo ’prendere o lasciarè dell’Udc. Un’intransigenza che Cesa e Casini, pur con il sorriso sulle labbra, avevano spiegato a Berlusconi quando si era avvicinato ai banchi centristi per perorare il suo appello ai moderati durante il dibattito della fiducia. Se il Cavaliere avesse ascoltato - ragiona un parlamentare centrista - di lì a poco al Quirinale nel colloquio con il capo dello Stato avrebbe manifestato le sue intenzioni di dimettersi... Degli sviluppi della crisi politica, Casini e Cesa, ne hanno parlato durante l’ufficio politico. Domani il dibattito si sposterà in un incontro con tutti i parlamentari centristi ai quali il leader potrà rivolgere di persona il ringraziamento per la lealtà e gli auguri per le festività che subito dopo il voto di fiducia ha inviato per sms: «Colleghi - ha scritto Casini - sono molto fiero del vostro atteggiamento e vi sono grato per la vostra lealtà. È il miglior augurio di Natale che potevate farmi». E proprio mentre riparte il corteggiamento di Berlusconi a Casini, un via libera all'ingresso dei centrisi nella maggioranza arriva da Bossi. «Nessun veto della Lega all’Udc». Un estremo tentativo, quello del Carroccio, volto ad "incassare" subito la riforma federale e non vanificare il lavoro di questi mesi. Ma senza rinunciare all’opzione del voto anticipato, addirittura già «a marzo». La Lega non vuole «maggioranza risicate» perchè «con tre voti in più - spiega il ministro Roberto Calderoli - mangi il panettone ma non la colomba». Insomma, sintetizza il ministro Roberto Maroni, che pare rivolgersi più a Berlusconi che all’Udc, «o si allarga la maggioranza o si va al voto». La strategia della Lega ha preso il via mesi fa: prima la scommessa sulla fiducia a Montecitorio, pronosticata quando in pochi, anche nel centrodestra, ci credevano; poi il bluff sulla chiusura a qualsiasi trattativa con «i vecchi democristiani dell’Udc»; infine, a giochi fatti, il via libera a Berlusconi per avviare una trattativa con Casini pur di completare il progetto federalista.
personalmente,ritengo,seppur con le dovute cautele,che sia questa la strada giusta da seguire.in fondo casini alle politiche,ha corso autonomamente,quindi ha dimostrato di avere una discreta base elettorale.inoltre,se si fosse alleato con fini,bossi e berlusconi,prima delle elezioni,non avrebbe avuto le mani libere,come ,invece,ha adesso.sarebbe caduto nella trappola di fini e dei suoi e ,ad oggi,sarebbe considerato un traditore,come fini.allearsi con casini,riporta il governo in stabile maggioranza assoluta,fino a fine mandato.elena gamberini,imola.ciao,pietro.gran blog.sei sempre il solito,il migliore.peccato,che non ti abbiano valorizzato come meriti....per ora...
RispondiElimina