Severino Citaristi (Villongo, 16 settembre 1921 – Bergamo, 10 febbraio 2006) è stato un politico italiano.
Biografia [modifica]
Laureatosi alla Cattolica di Milano, fece parte della Resistenza partigiana e nel 1944 si iscrisse alla Democrazia Cristiana. Di professione editore (tra l'altro fondò la casa editrice Minerva Italica), con lo Scudo Crociato fu deputato dal 1947 al 1987 e poi senatore dal 1987 al 1994; nel 1986 venne nominato segretario amministrativo della DC.
Durante Mani Pulite Citaristi ricevette 72 avvisi di garanzia, il primo il 12 maggio 1992, un record per cui divenne il simbolo dell'inchiesta Tangentopoli[1]. Fu condannato in Cassazione per 16 anni di carcere e oltre 8 miliardi di ammende; il 15 giugno del 1994 venne anche arrestato nell'ambito dell'inchiesta su tangenti pagate dai fratelli Caltagirone per gli appalti per la costruzione di una delle torri al Portello-Fiera, ma a causa delle sue avverse condizione di salute fu rimesso in libertà dopo 8 giorni di arresti domiciliari.
Nel 1998, in un tragico incidente aereo, perse la figlia trentanovenne e il nipote. Nel 1999, in un programma condotto da Bruno Vespa, raccontò la sua versione dei fatti:
"Io ho sempre ammesso il finanziamento illecito alla Dc ma la gran parte delle condanne mi ha riconosciuto la corruzione in concorso con pubblici ufficiali ignoti. Non ne hanno trovato uno, perché io non ho mai corrotto nessuno"
Negli ultimi anni della sua vita aveva aderito alla Casa delle Libertà, ed in particolare all'UDC.
Note [modifica]
^ Goffredo Buccini, L' omino in grigio con 64 avvisi di garanzia, Corriere della Sera (1 dicembre 1993) - Pagina
Biografia [modifica]
Laureatosi alla Cattolica di Milano, fece parte della Resistenza partigiana e nel 1944 si iscrisse alla Democrazia Cristiana. Di professione editore (tra l'altro fondò la casa editrice Minerva Italica), con lo Scudo Crociato fu deputato dal 1947 al 1987 e poi senatore dal 1987 al 1994; nel 1986 venne nominato segretario amministrativo della DC.
Durante Mani Pulite Citaristi ricevette 72 avvisi di garanzia, il primo il 12 maggio 1992, un record per cui divenne il simbolo dell'inchiesta Tangentopoli[1]. Fu condannato in Cassazione per 16 anni di carcere e oltre 8 miliardi di ammende; il 15 giugno del 1994 venne anche arrestato nell'ambito dell'inchiesta su tangenti pagate dai fratelli Caltagirone per gli appalti per la costruzione di una delle torri al Portello-Fiera, ma a causa delle sue avverse condizione di salute fu rimesso in libertà dopo 8 giorni di arresti domiciliari.
Nel 1998, in un tragico incidente aereo, perse la figlia trentanovenne e il nipote. Nel 1999, in un programma condotto da Bruno Vespa, raccontò la sua versione dei fatti:
"Io ho sempre ammesso il finanziamento illecito alla Dc ma la gran parte delle condanne mi ha riconosciuto la corruzione in concorso con pubblici ufficiali ignoti. Non ne hanno trovato uno, perché io non ho mai corrotto nessuno"
Negli ultimi anni della sua vita aveva aderito alla Casa delle Libertà, ed in particolare all'UDC.
Note [modifica]
^ Goffredo Buccini, L' omino in grigio con 64 avvisi di garanzia, Corriere della Sera (1 dicembre 1993) - Pagina
I giornali dell'epoca dal sito web
raffica di autorizzazioni a procedere votate da Palazzo Madama. Zito Sisinio (PSI) rispondera' di associazione mafiosa
processo ai dc Citaristi e Bernini
corruzione e finanziamenti irregolari. un senatore: e' il mattatoio . dopo la seduta e la rissa in senato via libera alle indagini dei magistrati su Citaristi Severino e Bernini Carlo per le tangenti e anche su Galuppo Raimondo, Ferrari Bruno, De Cosmo Vincenzo, Russo Giuseppe, Struffi Massimo, Giovanniello Giuseppe, Rognoni Carlo e Innocenti Tullio per reati diversi
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ Raffica di autorizzazioni a procedere votate da Palazzo Madama. Zito (Psi) rispondera' di associazione mafiosa TITOLO: Processo ai dc Citaristi e Bernini Corruzione e finanziamenti irregolari. Un senatore: e' il mattatoio - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ROMA . "Sembra un mattatoio", commenta sconsolato il senatore dc Saverio D' Amelio, mentre il capogruppo della Lega Francesco Speroni si scatena contro i colleghi: "Questo e' un covo di lestofanti!". Ha assunto toni drammatici, la seduta di ieri a Palazzo Madama, nella quale e' stata concessa l' autorizzazione a procedere per il segretario amministrativo della Dc Severino Citaristi, e per l' ex ministro dc Carlo Bernini, e per l' ex sottosegretario socialista Sisinio Zito. In tutto sono state discusse ventitre' richieste e ne sono state concesse tredici. Altre 20 verranno esaminate in aula nelle prossime settimane. Ma vediamo come e' andata per gli inquisiti "eccellenti". CITARISTI . La giunta aveva espresso parere contrario, sollevando un problema di competenza territoriale della magistratura veneziana, secondo la quale un imprenditore sarebbe venuto a Roma per consegnare 50 milioni a Citaristi affinche' favorisse la sua ditta in un appalto. L' aula ha invece deciso, di strettissima misura (127 contro 123) di concedere l' autorizzazione. In ogni caso, Citaristi aveva gia' fatto sapere alla giunta che era sua intenzione sottoporsi al giudizio della magistratura. BERNINI . Per l' ex ministro, la giunta aveva dato parere favorevole all' autorizzazione, su richiesta dello stesso Bernini, nei cui confronti pende l' accusa di essere implicato, tramite il suo segretario Ferlin, nelle vicende relative alla bretella autostradale Marco Polo e alla terza corsia della Venezia Padova; allo stoccaggio delle acque in localita' Rana di Marghera e al depuratore di Fusina. Bernini, che nel frattempo si e' presentato volontariamente davanti ai magistrati, aveva protestato perche' la richiesta era giunta, come suol dirsi, "fuori tempo massimo". Ma ne' la giunta ne' l' aula hanno tenuto conto dell' obiezione: i si' sono stati 169, i no 79 e 10 gli astenuti. E l' autorizzazione e' stata concessa anche per corruzione. ZITO . Anche in questo caso la giunta voleva negare l' autorizzazione, ma l' assemblea e' stata di diverso avviso: 133 sono stati contrari e 109 a favore. E stata pero' respinta la richiesta di autorizzazione a compiere, se necessario, intercettazioni telefoniche, perquisizioni, sequestri e misure personali cautelari, arresto compreso. Al senatore Zito si contestano i reati di associazione di tipo mafioso e turbamento del regolare svolgimento delle adunanze elettorali, "per essersi, con il fratello Antonio, consigliere regionale, collegato con alcune cosche onde acquisire vantaggi elettorali in favore del fratello nelle regionali del 1990". La giunta, pur non constatando un "fumus persecutionis" nel comportamento dei giudici, aveva detto di non condividere "il teorema secondo cui solo chiedere voti a un' associazione criminale giustificherebbe di per se' l' adesione all' organizzazione". Le autorizzazioni sono state concesse anche per Raimondo Galuppo (Psi) per una storia di tangenti in un appalto per la depurazione delle acque nella Laguna; per Bruno Ferrari (Dc) accusato di bancarotta nel fallimento di due societa' ; Vincenzo De Cosmo (Dc) per abuso d' ufficio (come sindaco di Molfetta si sarebbe rivolto a una ditta a trattativa privata per certi lavori urbanistici: ma secondo la giunta la responsabilita' non era sua ma di un assessore); Giuseppe Russo (Psi) per associazione a delinquere e truffa (preside, avrebbe favorito promozioni in cambio di appoggi elettorali); Massimo Struffi (Psi) accusato di abuso d' ufficio per aver favorito l' adozione del piano regolatore di Arpino (la giunta era contraria); Giuseppe Giovanniello (Dc) per inosservanza delle precauzioni infortunistiche in edilizia e lesioni personali colpose (in un suo cantiere, un operaio si e' ferito cadendo da un' impalcatura). E ancora: Carlo Rognoni (Pds) accusato di diffamazione a mezzo stampa quando era direttore del quotidiano Il Secolo XIX di Genova (la giunta voleva negare l' autorizzazione, ma l' interessato l' ha pretesa). E infine Tullio Innocenti (Dc), che come consigliere comunale di Arezzo avrebbe accolto una variante al Prg, contro il parere degli uffici tecnici; e Vittorio Liberatori (Psi), altro consigliere comunale di Arezzo. In alcuni casi, come per Di Cosmo e Struffo, lo scontro e' stato vivacissimo, e la decisione di concedere l' autorizzazione e' stata presa con scarti esilissimi, facendo risultare determinanti i pochi astenuti. Intanto, e' scoppiata la polemica per la mancata concessione, mercoledi' , a processare il dc Giancarlo Borra, primo dei parlamentari inquisiti di Tangentopoli. Sergio Garavini (Rifondazione) ha denunciato la "maggioranza vergognosa" che si e' formata per negare l' autorizzazione. Achille Occhetto, segretario del Pds, parla di "scivolone notevole" della Dc. E la Lega, in una nota, esprime il dubbio che si tratti di "una prova generale per un colpo di spugna sulle 122 pagine che accusano Craxi". Da rilevare, infine, l' "assoluzione" del leghista Giuseppe Leoni, accusato di aver offeso il presidente della Repubblica: in una cena con i suoi colleghi aveva detto che Cossiga si era comportato "come un imbecille". Per la giunta, e' stata solo una "forte critica di ordine politico, sia pure estrinsecamente focosa". Guido Credazzi
Credazzi Guido
Pagina 7(15 gennaio 1993) - Corriere della Sera
processo ai dc Citaristi e Bernini
corruzione e finanziamenti irregolari. un senatore: e' il mattatoio . dopo la seduta e la rissa in senato via libera alle indagini dei magistrati su Citaristi Severino e Bernini Carlo per le tangenti e anche su Galuppo Raimondo, Ferrari Bruno, De Cosmo Vincenzo, Russo Giuseppe, Struffi Massimo, Giovanniello Giuseppe, Rognoni Carlo e Innocenti Tullio per reati diversi
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ Raffica di autorizzazioni a procedere votate da Palazzo Madama. Zito (Psi) rispondera' di associazione mafiosa TITOLO: Processo ai dc Citaristi e Bernini Corruzione e finanziamenti irregolari. Un senatore: e' il mattatoio - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ROMA . "Sembra un mattatoio", commenta sconsolato il senatore dc Saverio D' Amelio, mentre il capogruppo della Lega Francesco Speroni si scatena contro i colleghi: "Questo e' un covo di lestofanti!". Ha assunto toni drammatici, la seduta di ieri a Palazzo Madama, nella quale e' stata concessa l' autorizzazione a procedere per il segretario amministrativo della Dc Severino Citaristi, e per l' ex ministro dc Carlo Bernini, e per l' ex sottosegretario socialista Sisinio Zito. In tutto sono state discusse ventitre' richieste e ne sono state concesse tredici. Altre 20 verranno esaminate in aula nelle prossime settimane. Ma vediamo come e' andata per gli inquisiti "eccellenti". CITARISTI . La giunta aveva espresso parere contrario, sollevando un problema di competenza territoriale della magistratura veneziana, secondo la quale un imprenditore sarebbe venuto a Roma per consegnare 50 milioni a Citaristi affinche' favorisse la sua ditta in un appalto. L' aula ha invece deciso, di strettissima misura (127 contro 123) di concedere l' autorizzazione. In ogni caso, Citaristi aveva gia' fatto sapere alla giunta che era sua intenzione sottoporsi al giudizio della magistratura. BERNINI . Per l' ex ministro, la giunta aveva dato parere favorevole all' autorizzazione, su richiesta dello stesso Bernini, nei cui confronti pende l' accusa di essere implicato, tramite il suo segretario Ferlin, nelle vicende relative alla bretella autostradale Marco Polo e alla terza corsia della Venezia Padova; allo stoccaggio delle acque in localita' Rana di Marghera e al depuratore di Fusina. Bernini, che nel frattempo si e' presentato volontariamente davanti ai magistrati, aveva protestato perche' la richiesta era giunta, come suol dirsi, "fuori tempo massimo". Ma ne' la giunta ne' l' aula hanno tenuto conto dell' obiezione: i si' sono stati 169, i no 79 e 10 gli astenuti. E l' autorizzazione e' stata concessa anche per corruzione. ZITO . Anche in questo caso la giunta voleva negare l' autorizzazione, ma l' assemblea e' stata di diverso avviso: 133 sono stati contrari e 109 a favore. E stata pero' respinta la richiesta di autorizzazione a compiere, se necessario, intercettazioni telefoniche, perquisizioni, sequestri e misure personali cautelari, arresto compreso. Al senatore Zito si contestano i reati di associazione di tipo mafioso e turbamento del regolare svolgimento delle adunanze elettorali, "per essersi, con il fratello Antonio, consigliere regionale, collegato con alcune cosche onde acquisire vantaggi elettorali in favore del fratello nelle regionali del 1990". La giunta, pur non constatando un "fumus persecutionis" nel comportamento dei giudici, aveva detto di non condividere "il teorema secondo cui solo chiedere voti a un' associazione criminale giustificherebbe di per se' l' adesione all' organizzazione". Le autorizzazioni sono state concesse anche per Raimondo Galuppo (Psi) per una storia di tangenti in un appalto per la depurazione delle acque nella Laguna; per Bruno Ferrari (Dc) accusato di bancarotta nel fallimento di due societa' ; Vincenzo De Cosmo (Dc) per abuso d' ufficio (come sindaco di Molfetta si sarebbe rivolto a una ditta a trattativa privata per certi lavori urbanistici: ma secondo la giunta la responsabilita' non era sua ma di un assessore); Giuseppe Russo (Psi) per associazione a delinquere e truffa (preside, avrebbe favorito promozioni in cambio di appoggi elettorali); Massimo Struffi (Psi) accusato di abuso d' ufficio per aver favorito l' adozione del piano regolatore di Arpino (la giunta era contraria); Giuseppe Giovanniello (Dc) per inosservanza delle precauzioni infortunistiche in edilizia e lesioni personali colpose (in un suo cantiere, un operaio si e' ferito cadendo da un' impalcatura). E ancora: Carlo Rognoni (Pds) accusato di diffamazione a mezzo stampa quando era direttore del quotidiano Il Secolo XIX di Genova (la giunta voleva negare l' autorizzazione, ma l' interessato l' ha pretesa). E infine Tullio Innocenti (Dc), che come consigliere comunale di Arezzo avrebbe accolto una variante al Prg, contro il parere degli uffici tecnici; e Vittorio Liberatori (Psi), altro consigliere comunale di Arezzo. In alcuni casi, come per Di Cosmo e Struffo, lo scontro e' stato vivacissimo, e la decisione di concedere l' autorizzazione e' stata presa con scarti esilissimi, facendo risultare determinanti i pochi astenuti. Intanto, e' scoppiata la polemica per la mancata concessione, mercoledi' , a processare il dc Giancarlo Borra, primo dei parlamentari inquisiti di Tangentopoli. Sergio Garavini (Rifondazione) ha denunciato la "maggioranza vergognosa" che si e' formata per negare l' autorizzazione. Achille Occhetto, segretario del Pds, parla di "scivolone notevole" della Dc. E la Lega, in una nota, esprime il dubbio che si tratti di "una prova generale per un colpo di spugna sulle 122 pagine che accusano Craxi". Da rilevare, infine, l' "assoluzione" del leghista Giuseppe Leoni, accusato di aver offeso il presidente della Repubblica: in una cena con i suoi colleghi aveva detto che Cossiga si era comportato "come un imbecille". Per la giunta, e' stata solo una "forte critica di ordine politico, sia pure estrinsecamente focosa". Guido Credazzi
Credazzi Guido
Pagina 7(15 gennaio 1993) - Corriere della Sera
tangenti sui " palazzi d' oro " concussione, processo a Citaristi
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: Concussione, processo a Citaristi TANGENTI SUI "PALAZZI D' ORO" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Nuovi sviluppi per uno dei filoni dell' inchiesta sui cosiddetti "palazzi d' oro", gli stabili venduti da numerosi costruttori romani agli enti previdenziali. Il giudice per le indagini preliminari Adele Rando ha rinviato a giudizio l' ex segretario amministrativo della Democrazia cristiana Severino Citaristi per concussione e finanziamento illecito dei partiti nell' ambito dell' indagine che ha riguardato l' acquisto di immobili da parte dell' Inadel, l' Istituto per i dipendenti degli enti locali. Nel corso dell' udienza in camera di consiglio che si e' svolta ieri mattina, il pubblico ministero Antonino Vinci ha insistito perche' venisse disposto il processo per un altro gruppetto di imputati. Si tratta di alcuni funzionari dell' Enasarco (l' ente di previdenza degli agenti di commercio): sono stati rinviati a giudizio Alberto Ilario Bartolucci (capo dell' ufficio legale dell' Enasarco), Gilberto Pascucci (consigliere di amministrazione dello stesso ente), Francesco De Pasquale (presidente) e Gabriele Mazzanti (vice presidente). Il processo contro gli imputati iniziera' il prossimo 25 novembre di fronte ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale. Pietro Alfonsi, ex direttore generale della Confcommercio delegato a rappresentare il sodalizio nel consiglio d' amministrazione dell' Enasarco, ha invece patteggiato la pena e il giudice per le indagini preliminari gli ha inflitto otto mesi di reclusione per millantato credito. I fatti contestati vanno dal 1989 al 1992. In particolare, Bartolucci e' accusato d' avere intascato due miliardi e duecento milioni di mazzette chieste ai costruttori. Pascucci invece avrebbe ricevuto 180 milioni insieme con Bartolucci. Pascucci si sarebbe inoltre messo in tasca da solo altri 430 milioni. L' inchiesta sugli episodi di corruzione alla base delle trattative per la cessione dei complessi edilizi parti' nell' autunno del ' 92. Tutto nacque dall' arresto di un mediatore, un personaggio ben introdotto negli ambienti dei "palazzinari" romani che era stato il tramite (sempre ben retribuito) per numerosi affari. Giorno dopo giorno Vinci e gli ufficiali del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza che collaboravano con lui scoprirono intrecci e collegamenti a tutti i livelli. Tra gli altri, gli accertamenti portarono all' incriminazione dell' ex parlamentare del Psi, Nevol Querci, e a quella dell' ex provveditore agli studi di Roma, Giovanni Grande. Il processo contro quest' ultimo (coinvolto nelle indagini come presunto "collettore" di tangenti quando era direttore generale del ministero del Tesoro) si e' concluso con una "stangata": Grande e' stato condannato a undici anni e mezzo di carcere. Sono stati oltre cento i personaggi di spicco finiti sotto inchiesta. A differenza di Milano, dove Antonio Di Pietro spesso ha puntato l' indice anche contro gli imprenditori, a Roma l' indagine ha preso piu' che altro di mira i burocrati. Nei guai sono finiti anche alcuni esperti dell' Ute, l' Ufficio tecnico erariale: un sistema piu' volte utilizzato per ricavare cifre ingenti dalla vendita dei palazzi era quello di "gonfiare" il loro valore attraverso stime compiacenti.
Haver Flavio
Pagina 42(12 luglio 1994) - Corriere della Sera
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: Concussione, processo a Citaristi TANGENTI SUI "PALAZZI D' ORO" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Nuovi sviluppi per uno dei filoni dell' inchiesta sui cosiddetti "palazzi d' oro", gli stabili venduti da numerosi costruttori romani agli enti previdenziali. Il giudice per le indagini preliminari Adele Rando ha rinviato a giudizio l' ex segretario amministrativo della Democrazia cristiana Severino Citaristi per concussione e finanziamento illecito dei partiti nell' ambito dell' indagine che ha riguardato l' acquisto di immobili da parte dell' Inadel, l' Istituto per i dipendenti degli enti locali. Nel corso dell' udienza in camera di consiglio che si e' svolta ieri mattina, il pubblico ministero Antonino Vinci ha insistito perche' venisse disposto il processo per un altro gruppetto di imputati. Si tratta di alcuni funzionari dell' Enasarco (l' ente di previdenza degli agenti di commercio): sono stati rinviati a giudizio Alberto Ilario Bartolucci (capo dell' ufficio legale dell' Enasarco), Gilberto Pascucci (consigliere di amministrazione dello stesso ente), Francesco De Pasquale (presidente) e Gabriele Mazzanti (vice presidente). Il processo contro gli imputati iniziera' il prossimo 25 novembre di fronte ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale. Pietro Alfonsi, ex direttore generale della Confcommercio delegato a rappresentare il sodalizio nel consiglio d' amministrazione dell' Enasarco, ha invece patteggiato la pena e il giudice per le indagini preliminari gli ha inflitto otto mesi di reclusione per millantato credito. I fatti contestati vanno dal 1989 al 1992. In particolare, Bartolucci e' accusato d' avere intascato due miliardi e duecento milioni di mazzette chieste ai costruttori. Pascucci invece avrebbe ricevuto 180 milioni insieme con Bartolucci. Pascucci si sarebbe inoltre messo in tasca da solo altri 430 milioni. L' inchiesta sugli episodi di corruzione alla base delle trattative per la cessione dei complessi edilizi parti' nell' autunno del ' 92. Tutto nacque dall' arresto di un mediatore, un personaggio ben introdotto negli ambienti dei "palazzinari" romani che era stato il tramite (sempre ben retribuito) per numerosi affari. Giorno dopo giorno Vinci e gli ufficiali del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza che collaboravano con lui scoprirono intrecci e collegamenti a tutti i livelli. Tra gli altri, gli accertamenti portarono all' incriminazione dell' ex parlamentare del Psi, Nevol Querci, e a quella dell' ex provveditore agli studi di Roma, Giovanni Grande. Il processo contro quest' ultimo (coinvolto nelle indagini come presunto "collettore" di tangenti quando era direttore generale del ministero del Tesoro) si e' concluso con una "stangata": Grande e' stato condannato a undici anni e mezzo di carcere. Sono stati oltre cento i personaggi di spicco finiti sotto inchiesta. A differenza di Milano, dove Antonio Di Pietro spesso ha puntato l' indice anche contro gli imprenditori, a Roma l' indagine ha preso piu' che altro di mira i burocrati. Nei guai sono finiti anche alcuni esperti dell' Ute, l' Ufficio tecnico erariale: un sistema piu' volte utilizzato per ricavare cifre ingenti dalla vendita dei palazzi era quello di "gonfiare" il loro valore attraverso stime compiacenti.
Haver Flavio
Pagina 42(12 luglio 1994) - Corriere della Sera
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