LE MALATTIE DEL DISBOSCAMENTO
Amazzonia, l’urlo disperato degli Yanomami
Una mostra e un convegno portano alla nostra attenzione i pericoli che sta correndo la regione brasiliana, al centro delle mire economiche di molti e a rischio distruzione Pubblicato: 03 dicembre 2009 di Cristina Lonigro
dal sito web http://www.cattolicanews.it/2634.html
Amazzonia, l’urlo disperato degli Yanomami
Una mostra e un convegno portano alla nostra attenzione i pericoli che sta correndo la regione brasiliana, al centro delle mire economiche di molti e a rischio distruzione Pubblicato: 03 dicembre 2009 di Cristina Lonigro
dal sito web http://www.cattolicanews.it/2634.html
«Noi Yanomami, popolo indigeno di queste terre, genitori delle generazioni esistenti e future, responsabili della sopravvivenza dei popoli indigeni, chiediamo con forza la tutela dei nostri diritti». Così gli Yanomami rivendicano il rispetto per la loro identità, il diritto a un’esistenza possibile, alla proprietà della terra. Sono indigeni dell’Amazzonia e abitano il Roraima, uno stato nella parte settentrionale del Brasile. Grazie alle immagini della mostra Amazzonia. Una diversa prospettiva l’urlo degli Yanomami è arrivato a Milano. Allestita dell’associazione Impegnarsi serve e dai Missionari della Consolata, presenti in Brasile, la rassegna è ospitata nel primo chiostro dell’Università Cattolica. «La mostra - spiega Viviana Premazzi, volontaria di Impegnarsi serve – prende il nome dal libro omonimo scritto da un gruppo di sette volontari dell’associazione, che hanno raccolto una serie di testimonianze di viaggio nell’estate del 2008».
La mostra, densa, nonostante le ridotte dimensioni, è organizzata in tre parti. Ogni sezione è accompagnata dalla proiezione di un video e da un ricco apparato iconografico. La prima parte, dedicata alla foresta e ai suoi abitanti, dà conto della devastazione compiuta ai danni della selva e degli indigeni fino a comportarne l’estinzione. Per millenni le tribù locali sono riuscite a convivere con la foresta rispettandola e traendone nutrimento. Padre e madre degli indios, la selva è da cinque secoli oggetto del desiderio dei predatori forestieri. Solo negli ultimi trent’anni la foresta ha perso 520 mila km quadrati, e ogni giorno ne spariscono ben 52. Proseguendo, nella seconda sezione, ci si scontra con i crimini commessi da conquistadores antichi e moderni contro la foresta e le sue genti. I fazenderos e i garimperos prima, con le loro aziende e la frenetica ricerca dell’oro; le multinazionali e le compagnie petrolifere poi. Tutti predatori di una terra appetita per la presenza di legname, petrolio, oro e giacimenti minerari. La costruzione di grandi dighe, gli incendi dolosi appiccati per favorire l’allevamento, gli impianti per l’estrazione militare, hanno condotto nel passato a uno spietato genocidio degli indios e, nel presente, a una corsa alle risorse naturali sul territorio. Il prezzo da pagare – altissimo – è la dispersione di quell’ultimo centinaio di tribù indigene superstiti.
Il percorso si chiude con un ultimo segmento dedicato agli Yanomami, il popolo simbolo della presenza parlante degli indigeni, in grado di associarsi e combattere per i propri diritti. Hutukara è l’associazione fondata dalla popolazione con la finalità di portare a Brasilia le proprie richieste e di difendere la futura generazione dal flagello che ha colpito e continua a colpire le tribù amazzoniche: la dispersione della cultura, della lingua, dei rituali, di se stesse. Infatti, gli Yanomani parlano portoghese per rivendicare la propria identità ma hanno conservato la loro lingua. Conoscono l’uomo bianco, hanno imparato a utilizzare gli strumenti delle cultura occidentale, ma senza snaturarsi, e senza smettere di educare i bambini nella ritualità della loro storia. Le tre sezioni della mostra sono state oggetto di riflessione anche in occasione del convegno Lasciamoci educare dagli Indios. I professori Giovanna Salvioni e Giancarlo Rovati hanno sottolineato la ricchezza dell’area amazzonica e il suo essere in bilico tra modernità e tradizione. Gli interventi di padre Giovanni Saffirio e monsignor Augusto Castro si sono addentrati nel rapporto tra natura, spiritualità e umanità in quel luogo unico che è la Selva. Infine, Davi Kopenawa, leader degli Yanomani, e Corrado Dalmonego, hanno portato la testimonianza diretta e il dubbio: cosa è possibile fare (presto) per slavare il futuro degli Yanomani e per evitare i pericoli che cancelleranno la foresta e la sua gente?
La mostra, densa, nonostante le ridotte dimensioni, è organizzata in tre parti. Ogni sezione è accompagnata dalla proiezione di un video e da un ricco apparato iconografico. La prima parte, dedicata alla foresta e ai suoi abitanti, dà conto della devastazione compiuta ai danni della selva e degli indigeni fino a comportarne l’estinzione. Per millenni le tribù locali sono riuscite a convivere con la foresta rispettandola e traendone nutrimento. Padre e madre degli indios, la selva è da cinque secoli oggetto del desiderio dei predatori forestieri. Solo negli ultimi trent’anni la foresta ha perso 520 mila km quadrati, e ogni giorno ne spariscono ben 52. Proseguendo, nella seconda sezione, ci si scontra con i crimini commessi da conquistadores antichi e moderni contro la foresta e le sue genti. I fazenderos e i garimperos prima, con le loro aziende e la frenetica ricerca dell’oro; le multinazionali e le compagnie petrolifere poi. Tutti predatori di una terra appetita per la presenza di legname, petrolio, oro e giacimenti minerari. La costruzione di grandi dighe, gli incendi dolosi appiccati per favorire l’allevamento, gli impianti per l’estrazione militare, hanno condotto nel passato a uno spietato genocidio degli indios e, nel presente, a una corsa alle risorse naturali sul territorio. Il prezzo da pagare – altissimo – è la dispersione di quell’ultimo centinaio di tribù indigene superstiti.
Il percorso si chiude con un ultimo segmento dedicato agli Yanomami, il popolo simbolo della presenza parlante degli indigeni, in grado di associarsi e combattere per i propri diritti. Hutukara è l’associazione fondata dalla popolazione con la finalità di portare a Brasilia le proprie richieste e di difendere la futura generazione dal flagello che ha colpito e continua a colpire le tribù amazzoniche: la dispersione della cultura, della lingua, dei rituali, di se stesse. Infatti, gli Yanomani parlano portoghese per rivendicare la propria identità ma hanno conservato la loro lingua. Conoscono l’uomo bianco, hanno imparato a utilizzare gli strumenti delle cultura occidentale, ma senza snaturarsi, e senza smettere di educare i bambini nella ritualità della loro storia. Le tre sezioni della mostra sono state oggetto di riflessione anche in occasione del convegno Lasciamoci educare dagli Indios. I professori Giovanna Salvioni e Giancarlo Rovati hanno sottolineato la ricchezza dell’area amazzonica e il suo essere in bilico tra modernità e tradizione. Gli interventi di padre Giovanni Saffirio e monsignor Augusto Castro si sono addentrati nel rapporto tra natura, spiritualità e umanità in quel luogo unico che è la Selva. Infine, Davi Kopenawa, leader degli Yanomani, e Corrado Dalmonego, hanno portato la testimonianza diretta e il dubbio: cosa è possibile fare (presto) per slavare il futuro degli Yanomani e per evitare i pericoli che cancelleranno la foresta e la sua gente?
Di Camilla Bernardasci
Milioni di Indios stono stati sterminati, dopo l'arrivo degli Europei, dalle guerre, dai lavori massacranti che venivano loro imposti e dalle malattie portate dai conquistatori.
Al tempo della loro scoperta, si suppone che nella foresta Amazzonica vi fossero sparsi dai due ai cinque milioni di indios. Oggi, in Brasile, ne sopravvivono circa 250.000, suddivisi in 200 gruppi etnici. Rischiano l'estinzione perché molti si lasciano morire di fame o compiono suicidi di massa per non abbandonare la loro terra o le loro tradizioni, altri vengono uccisi dai colonizzatori senza scrupoli che cercano oro nella foresta.
Nella foresta amazzonica in 400 anni sono scomparsi più di 700 gruppi etnici e, dall'inizio del secolo, più di 90 tribù di Indios su 230. Otto milioni di ettari di terra appartenenti alle tribù indie sono in pericolo, e in questi ultimi anni le invasioni delle riserve sono aumentate del 95%. La metà dei 325.000 Indios brasiliani vive sotto il limite di povertà assoluta e dipende dallo stato per la sua sopravvivenza quotidiana.
Questi sono dati che ci dovrebbero far riflettere: gli Indios, gruppi etnici con un'enorme cultura alle spalle, stanno scomparendo dall'Amazzonia per colpa dei bianchi che sfruttano inverosimilmente il loroterritorio.
Praticamente solo gli Indios dell'Amazzonia, grazie alla vastità della selva, riescono a sopravvivere con i propri mezzi, tra cui la caccia, la raccolta e le colture rudimentali, nonostante le distruzioni e gli attacchi di garimpeiros (cercatori d'oro) e latifondisti. Invece, gran parte delle tribù del resto del Paese, nonostante dispongano di milioni di ettari di riserve, non riescono a sostenersi da soli e sono ormai completamente dipendenti dall'aiuto del governo.
I garimpeiros minacciano pericolosamente la riserva degli indios Yanomami, che si trova all'estremo nord della foresta amazzonica brasiliana. Quest'antica tribù indigena sudamericana è minacciata dalla malaria e dalle altre malattie dei bianchi.
Per colpa dei garimpeiros la malaria e la tubercolosi hanno fatto stragi nei Shabono (le grandi case-villaggio a forma ovale caratteristiche della cultura dei Yanomami). L'acqua sporca di mercurio ha allontanato la cacciagione di questa tribù, che non può neppure bere.
Solo in questi ultimi dieci anni, più di 2000 Yanomami sono morti di malattie portate dai garimpeiros. Un incontro infausto, quello con i garimpeiros, che insieme alle malattie - prima fra tutte la malaria - hanno portato la violenza e l'alcolismo, scuotendo per sempre la stabilità del popolo. E ora gli Yanomami non restano che in 8000.
Mentre la malaria continua ad imperversare fra gli indigeni, la tubercolosi è più sotto controllo rispetto a pochi anni fa.
Nel bacino amazzonico l'epatite A e D sono altamente endemiche.
La scarsa alimentazione, la mancanza di acqua potabile, e quindi di igiene, sono le principali cause delle numerose malattie presenti in Amazzonia.
Fortunatamente ci sono anche alcune case di cura per gli Indios, costruite da missionari in varie parti del territorio. Ad esempio quella costruita nel 1994 a Boa Vista da Aldo Mangiano (a quel tempo vescovo di Roraima) ha permesso di salvare la vita a centinaia di Yanomami.
In altre regioni meno accessibili, come l'alto Rio Negro, dove operano dei missionari italiani, gli Yanomami sopravvivono in condizioni più precarie, con alti indici di mortalità infantile per malaria ma anche per semplici epidemie di morbillo, una malattia letale per gli anticorpi degli indios contattati dall'uomo bianco solo a partire dal 1957.
I garimpeiros hanno portato via anche le donne agli indios, così da compromettere le generazioni future. Molte sono state cedute ai minatori fin da bambine in cambio di bermuda e berretti con la visiera. Prostituite al seguito dei garimpeiros hanno portato anche l'AIDS.
Il governo ha abbandonato la tribù brasiliana degli Xavantes non risolvendo i loro problemi di territori e allentando il sistema di assistenza medica. Secondo questa tribù 10 bambini su 25 che nascono nei loro sei territori protetti muoiono entro il primo anno di vita. I dati sulla mortalità infantile, infatti, sono altissimi rispetto ai Paesi del Nord del mondo. La polmonite fa strage anche fra i più anziani.
Nella riserva degli Indios Mbya Guarani, nel territorio di Jacunda la malaria endemica ha avuto il sopravvento. Gli Indios sono stati duramente colpiti dalla malattia, che ne ha paralizzato le attività negli ultimi due anni. Solo ora si stanno riprendendo, grazie a una pausa dell'epidemia e grazie al progetto di allevamento di vacche da latte sostenuto da un'associazione umanitaria.
Nel parco indigeno di Tumucumaque invece le malattie più comuni sono la malaria, l'influenza, la diarrea e i vermi.
Anche il lavoro minorile costituisce la base per delle malattie: infatti bambini anche piccoli sono costretti a portare pesi enormi che rovinano la schiena e provocano malattie allo scheletro in età adulta.
Le condizioni in cui sono costretti a vivere alcuni Indios "colonizzati" sono favorevolissime per lo svilupparsi di malattie e di epidemie: malaria, colera, malattie intestinali, poliomielite,… Queste popolazioni hanno pochissimi centri di soccorso sanitario, poco personale medico, pochissime medicine ed attrezzature.
Nel mondo ci sono moltissime malattie, molte delle quali hanno poche conseguenze sulle persone come noi perché le medicine, i vaccini, i medici, le strutture sanitarie riescono a curare o a prevenire queste malattie. Al contrario, nei Paesi poveri, l'alto costo dei medicinali, la povertà della gente, la mancanza di prevenzione, di dottori e di ospedali fanno sì che molte persone muoiano, soprattutto i bambini che sono i più deboli e quindi soffrono molto di più la scarsità o lo scarso potere nutritivo del cibo. Mangiare poco e con poca varietà, infatti, indebolisce il fisico e le difese immunitarie.
In conclusione, l'uomo bianco oltre a sfruttare enormemente le risorse naturali dell'Amazzonia lascia anche che la gente del posto muoia per delle malattie da noi già debellate da tempo.
Amazzonia al Futuro nr.1/2004 – http://www.amazzonia.tk/
Milioni di Indios stono stati sterminati, dopo l'arrivo degli Europei, dalle guerre, dai lavori massacranti che venivano loro imposti e dalle malattie portate dai conquistatori.
Al tempo della loro scoperta, si suppone che nella foresta Amazzonica vi fossero sparsi dai due ai cinque milioni di indios. Oggi, in Brasile, ne sopravvivono circa 250.000, suddivisi in 200 gruppi etnici. Rischiano l'estinzione perché molti si lasciano morire di fame o compiono suicidi di massa per non abbandonare la loro terra o le loro tradizioni, altri vengono uccisi dai colonizzatori senza scrupoli che cercano oro nella foresta.
Nella foresta amazzonica in 400 anni sono scomparsi più di 700 gruppi etnici e, dall'inizio del secolo, più di 90 tribù di Indios su 230. Otto milioni di ettari di terra appartenenti alle tribù indie sono in pericolo, e in questi ultimi anni le invasioni delle riserve sono aumentate del 95%. La metà dei 325.000 Indios brasiliani vive sotto il limite di povertà assoluta e dipende dallo stato per la sua sopravvivenza quotidiana.
Questi sono dati che ci dovrebbero far riflettere: gli Indios, gruppi etnici con un'enorme cultura alle spalle, stanno scomparendo dall'Amazzonia per colpa dei bianchi che sfruttano inverosimilmente il loroterritorio.
Praticamente solo gli Indios dell'Amazzonia, grazie alla vastità della selva, riescono a sopravvivere con i propri mezzi, tra cui la caccia, la raccolta e le colture rudimentali, nonostante le distruzioni e gli attacchi di garimpeiros (cercatori d'oro) e latifondisti. Invece, gran parte delle tribù del resto del Paese, nonostante dispongano di milioni di ettari di riserve, non riescono a sostenersi da soli e sono ormai completamente dipendenti dall'aiuto del governo.
I garimpeiros minacciano pericolosamente la riserva degli indios Yanomami, che si trova all'estremo nord della foresta amazzonica brasiliana. Quest'antica tribù indigena sudamericana è minacciata dalla malaria e dalle altre malattie dei bianchi.
Per colpa dei garimpeiros la malaria e la tubercolosi hanno fatto stragi nei Shabono (le grandi case-villaggio a forma ovale caratteristiche della cultura dei Yanomami). L'acqua sporca di mercurio ha allontanato la cacciagione di questa tribù, che non può neppure bere.
Solo in questi ultimi dieci anni, più di 2000 Yanomami sono morti di malattie portate dai garimpeiros. Un incontro infausto, quello con i garimpeiros, che insieme alle malattie - prima fra tutte la malaria - hanno portato la violenza e l'alcolismo, scuotendo per sempre la stabilità del popolo. E ora gli Yanomami non restano che in 8000.
Mentre la malaria continua ad imperversare fra gli indigeni, la tubercolosi è più sotto controllo rispetto a pochi anni fa.
Nel bacino amazzonico l'epatite A e D sono altamente endemiche.
La scarsa alimentazione, la mancanza di acqua potabile, e quindi di igiene, sono le principali cause delle numerose malattie presenti in Amazzonia.
Fortunatamente ci sono anche alcune case di cura per gli Indios, costruite da missionari in varie parti del territorio. Ad esempio quella costruita nel 1994 a Boa Vista da Aldo Mangiano (a quel tempo vescovo di Roraima) ha permesso di salvare la vita a centinaia di Yanomami.
In altre regioni meno accessibili, come l'alto Rio Negro, dove operano dei missionari italiani, gli Yanomami sopravvivono in condizioni più precarie, con alti indici di mortalità infantile per malaria ma anche per semplici epidemie di morbillo, una malattia letale per gli anticorpi degli indios contattati dall'uomo bianco solo a partire dal 1957.
I garimpeiros hanno portato via anche le donne agli indios, così da compromettere le generazioni future. Molte sono state cedute ai minatori fin da bambine in cambio di bermuda e berretti con la visiera. Prostituite al seguito dei garimpeiros hanno portato anche l'AIDS.
Il governo ha abbandonato la tribù brasiliana degli Xavantes non risolvendo i loro problemi di territori e allentando il sistema di assistenza medica. Secondo questa tribù 10 bambini su 25 che nascono nei loro sei territori protetti muoiono entro il primo anno di vita. I dati sulla mortalità infantile, infatti, sono altissimi rispetto ai Paesi del Nord del mondo. La polmonite fa strage anche fra i più anziani.
Nella riserva degli Indios Mbya Guarani, nel territorio di Jacunda la malaria endemica ha avuto il sopravvento. Gli Indios sono stati duramente colpiti dalla malattia, che ne ha paralizzato le attività negli ultimi due anni. Solo ora si stanno riprendendo, grazie a una pausa dell'epidemia e grazie al progetto di allevamento di vacche da latte sostenuto da un'associazione umanitaria.
Nel parco indigeno di Tumucumaque invece le malattie più comuni sono la malaria, l'influenza, la diarrea e i vermi.
Anche il lavoro minorile costituisce la base per delle malattie: infatti bambini anche piccoli sono costretti a portare pesi enormi che rovinano la schiena e provocano malattie allo scheletro in età adulta.
Le condizioni in cui sono costretti a vivere alcuni Indios "colonizzati" sono favorevolissime per lo svilupparsi di malattie e di epidemie: malaria, colera, malattie intestinali, poliomielite,… Queste popolazioni hanno pochissimi centri di soccorso sanitario, poco personale medico, pochissime medicine ed attrezzature.
Nel mondo ci sono moltissime malattie, molte delle quali hanno poche conseguenze sulle persone come noi perché le medicine, i vaccini, i medici, le strutture sanitarie riescono a curare o a prevenire queste malattie. Al contrario, nei Paesi poveri, l'alto costo dei medicinali, la povertà della gente, la mancanza di prevenzione, di dottori e di ospedali fanno sì che molte persone muoiano, soprattutto i bambini che sono i più deboli e quindi soffrono molto di più la scarsità o lo scarso potere nutritivo del cibo. Mangiare poco e con poca varietà, infatti, indebolisce il fisico e le difese immunitarie.
In conclusione, l'uomo bianco oltre a sfruttare enormemente le risorse naturali dell'Amazzonia lascia anche che la gente del posto muoia per delle malattie da noi già debellate da tempo.
Amazzonia al Futuro nr.1/2004 – http://www.amazzonia.tk/
dal sito web http://www.pubblinet.com/varie/bandiere/guessa1.htm
POPOLAZIONE Popolazione 151 310 000 Densità 18/kmq Popolazione urbana 75% Capitale Brasília, 1 513 470 Gruppi etnici bianchi 55%, meticci 38%, negri 6% Lingue portoghese, spagnolo, inglese, francese Religioni cattolica romana 90% Speranza di vita 69 anni le donne, 64 gli uomini Alfabetizzazione 81%
TERRITORIO Posizione Sudamerica orientale Superficie 8 511 996 kmq Punto più alto Pico da Neblina, 3 014 m Punto più basso a livello del mare
DATI POLITICI Governo repubblica Partiti Movimento Democratico, Fronte Liberale, Democratico Sociale, altri Diritto di voto universale, dopo i 18 anni Membro di OAS, ONU Divisioni amministrative 26 stati, 1 distretto federale
ECONOMIA PNL $ 369 000 000 000 Per abitante $ 2 354 Unità monetaria cruzeiro Rapporti commerciali esportazioni: USA, Paesi Bassi, Giappone; importazioni: USA, Germania, Argentina, Iraq Prodotti esportati ferro, soia, succo d'arancia, calzature, caffè Prodotti importati petrolio, macchinari, prodotti chimici, alimentari, carbone
Popolazione Il Brasile, la più grande nazione sudamericana, è anche la più popolata. Indios, coloni portoghesi, schiavi negri africani, immigrati europei e giapponesi formano la sua popolazione mista. Oggi gli Indios compongono meno dell'1% della popolazione e stanno scomparendo rapidamente a causa del contatto con le culture moderne e di altri fattori. Il Brasile è il solo Paese che parla portoghese e il cattolicesimo romano è la religione più diffusa.
Economia e Territorio La prosperosa economia brasiliana si basa su un'agricoltura diversificata, sull'estrazione dei minerali e sull'industria. Le fattorie e gli allevamenti più redditizi si trovano nella regione dell'altopiano meridionale: il caffè, il cacao, la soia, e la carne sono i più importanti prodotti. I giacimenti di minerale ferroso si trovano per la maggior parte nella regione centrale e nell'altopiano meridionale. Recentemente sono stati scoperti altri giacimenti nel territorio dell'Amazzonia. Durante e dopo la II Guerra Mondiale il Paese puntò sull'espansione industriale nel sudest e nel 1960 trasferì la capitale da Rio de Janeiro a Brasília per ridistribuire le attività. Le foreste ricoprono circa la metà del Paese e il bacino del Rio delle Amazzoni è la più grande foresta pluviale del mondo. Il nordest è formato da pascoli semiaridi; il centro-ovest e il sud sono caratterizzati da colline, montagne e pianure ondulate. In tutto il territorio il clima è semitropicale con abbondanti piogge.
Storia e Politica Il Portogallo ottenne i diritti sulla regione con un trattato stipulato con la Spagna nel 1494 e rivendicò il Brasile nel 1500. Poiché vi era un'alta mortalità tra le popolazioni indigene native vennero portati dall'Africa i negri per lavorare nelle piantagioni. Nel XIX sec., durante le guerre napoleoniche, la famiglia reale portoghese fuggì a Rio de Janeiro e nel 1815 la colonia divenne un regno. Nel 1821 il re portoghese ritornò in Portogallo, lasciando il governo del Brasile al proprio figlio che dichiarò il Paese indipendente e nominò se stesso imperatore nel 1822. Lo sviluppo economico, verso la metà del 1800, coincise con l'arrivo degli Europei. In seguito alla presa di potere dei militari nel 1889, il Brasile divenne una repubblica. Negli anni recenti i principali problemi politici sono stati l'enorme debito con l'estero e la preoccupazione del mondo intero per la distruzione della foresta pluviale.
Brasile: la foresta pluviale minacciata
Prospetto
1973. Viene completata l'autostrada Transamazzonica.
1979. L'oro trovato nella Serra Pelada richiama i minatori in Amazzonia.
1987. Inizia la corsa all'oro di Roraima.
13 ottobre 1988. Il governo blocca gli incentivi per lo sviluppo dell'Amazzonia.
22 dicembre. Viene assassinato Chico Mendes.
Gennaio 1990. I minatori vengono scacciati dal territorio degli Yanomami.
Febbraio 1991. Il primo di molti ambientalisti viene ucciso.
24 giugno. Il governo acconsente al patto "debito-per-natura".
Novembre. Il governo crea numerose riserve indiane.
3 giugno 1992. Si riunisce a Rio de Janeiro il vertice mondiale.
29 settembre. Il Presidente Fernando Collor de Mello viene incriminato e sostituito dal vice presidente Itamar Franco.
Agosto 1993. Vengono alla luce rapporti su un massacro di Indios Yanomami fatto dai cercatori d'oro.
Le preoccupazioni per la foresta pluviale amazzonica continuano a essere posposte a quelle che sono le più immediate preoccupazioni del brasiliano medio: la politica, l'economia e i diritti personali. Nel frattempo ricche e potenti forze che traggono enormi profitti dallo sfruttamento dell'Amazzonia sono ostili a ogni interferenza nei loro interessi. Appoggiati dai governi, questi sostenitori dello "sviluppo della foresta" prendono di mira Indios, ambientalisti e gruppi internazionali che sostengono la necessità di proteggere la foresta, usando un argomento non del tutto ingiustificato: quello che gli stranieri non dovrebbero predicare sul destino dell'Amazzonia, visti i crimini ambientali commessi dalle altre nazioni.
Oltre alla foresta pluviale stessa, le più grandi vittime dello sfruttamento sono gli indigeni della regione. Rapporti di Indios trucidati dagli allevatori di bestiame e dai cercatori d'oro sono filtrati dalla giungla per decenni. Proposte del governo brasiliano di destinare ampie porzioni dell'Amazzonia esclusivamente agli Indios hanno incontrato resistenza e violenze.
Con il Brasile che sta ancora tentando di trovare la sua strada verso la democrazia, dopo decenni di dittatura, e con una economia continuamente allo sfascio, la maggiore attenzione della nazione resta centrata su altre questioni che non la preservazione dell'Amazzonia. Ma con un disboscamento di più di cento acri al giorno la situazione non potrà essere ignorata per sempre.
Problemi e Avvenimenti
Nel 1988, dopo che più di 6 000 incendi dolosi furono registrati in un solo giorno lungo la nuova strada che attraversa l'Amazzonia, il governo del Brasile ammise che lo sfruttamento della foresta pluviale era sfuggito di mano. Il Brasile era soggetto a crescenti critiche internazionali, riguardanti la sua politica ambientale, proprio nel momento in cui la sua economia era in difficoltà e gli investimenti stranieri gli erano enormemente necessari. Gli scienziati credono che la distruzione della foresta pluviale contribuisca a provocare il surriscaldamento del globo, chiamato "effetto serra", che potrebbe alla fine rendere il pianeta inabitabile.
Nel 1988 il governo iniziò a promulgare leggi per controllare, ma non per ridurre, lo sfruttamento dell'Amazzonia: sussidi per coloro che vi lavoravano, programmi di informazione e penalità per chi abbatteva la foresta senza permesso. Queste misure hanno incontrato una violenta resistenza. Francisco (Chico) Mendes, un ambientalista che fu ucciso dagli allevatori, resta un esempio di martire nella lotta per salvare l'Amazzonia. Numerosi agenti governativi, come altri capi degli ambientalisti brasiliani, sono stati uccisi. Oltre a essere distrutti dalla fame e dalle malattie portate dall'uomo bianco, le popolazioni indie sono soggette a violenze e uccisioni da parte di coloro che le ritengono un freno per lo sviluppo.
Quando entrò in carica, nel 1990, il Presidente Fernando Collor de Mello iniziò una politica tesa a proteggere la foresta pluviale. Egli organizzò incursioni militari che scacciarono migliaia di cercatori d'oro dalla terra che appartiene agli Indios.
Nel 1991 il governo brasiliano progredì nei suoi sforzi per la conservazione, aderendo a un patto "debito-per-natura", secondo il quale una grande parte del debito estero sarebbe stato cancellato se il Brasile avesse usato quel denaro per la protezione ambientale. Inoltre venne creata una enorme riserva, delle dimensioni dell'Indiana, per gli Yanomami, una delle ultime tribù veramente primitive del mondo. Più di settanta riserve furono create durante l'anno. Inoltre il Brasile iniziò a incoraggiare il turismo ambientalista e a commerciare i prodotti della foresta pluviale per aiutare la disastrosa economia della regione.
Chico Mendes sarebbe stato felice di sapere che nel 1992 il Brasile ha ospitato il vertice mondiale, il più grande raduno dei leader del mondo mai riunito. Il loro fine era quello di discutere i modi per salvare l'ambiente della foresta dai danni provocati dall'industrializzazione e dallo sviluppo incontrollato. Come capo dell'unione dei battitori della gomma del Brasile, Mendes aveva lavorato per preservare la grande foresta pluviale amazzonica, quando ancora non era di moda. Ciò pose Mendes sulla via di collisione con gli allevatori di bestiame della regione che, con i minatori, in questi recenti anni sono i principali fautori della distruzione su vasta scala della foresta pluviale. Nel 1988 gli allevatori uccisero Mendes. Cinque anni più tardi, nel febbraio 1993, gli assassini, condannati, misero in crisi il sistema giudiziario del Brasile, fuggendo di prigione e sparendo senza lasciare tracce: una nuova prova dell'esistenza di potenti forze determinate a sfruttare l'Amazzonia.
Quando Collor fu travolto dal grande scandalo per corruzione, nel 1992, gli allevatori e i minatori gioirono. Il nuovo presidente, Itamar Franco, concentrò i suoi sforzi per sistemare la debole economia del Brasile. Con l'inflazione in aumento, un enorme debito estero e un bilancio in crescente deficit la questione dell'Amazzonia passò in secondo piano.
Nell'agosto 1993 l'attenzione del Brasile e del mondo si rivolse nuovamente alla foresta pluviale, quando si venne a sapere che gli indiani Yanomami, nello stato rurale di Roraima, erano stati trucidati dai minatori. Il governo promise una giustizia veloce e i politici nazionali fecero il giro dei villaggi Yanomami distrutti dal fuoco. Più tardi, comunque, si seppe che le uccisioni si erano verificate proprio sui confini con il Venezuela. Nel frattempo venne rivelato che nessun processo era mai scaturito dalle 16 indagini della polizia per le stragi di Yanomami dal 1980. Anche se per gli Yanomami, più mortali delle violenze dei coloni sono state le malattie da questi importate. Più di 1500 Yanomami del Brasile sono morti per malattie, come la tubercolosi, introdotte nella regione dai bianchi.
A complicare il problema sta il fatto che molti brasiliani pensano che la pressione internazionale per preservare la foresta pluviale sia solo una scusa per permettere ad altre nazioni, come gli Stati Uniti, di sfruttare esse stesse il territorio. Molti generali dell'esercito hanno pubblicamente affermato che gli Stati Uniti e le altre nazioni cercano una scusa per invadere l'Amazzonia e mettono in pericolo la sovranità del Brasile.
Precedenti
Il governo militare che prese il potere nel 1964 decise una politica ufficiale per incoraggiare l'insediamento e lo sviluppo economico in Amazzonia. La Transamazzonica, completata nel 1973, faceva parte del grande progetto di colonizzazione della regione. I contadini furono attirati verso le zone selvagge da offerte di terre libere e i ricchi fecero fortune ancora maggiori sfruttandole. Nel 1979 migliaia di contadini ridotti alla miseria arrivarono in Amazzonia per trovare l'oro nella Serra Pelada. In pochi brevi anni più di 60 000 cercatori, usando rozzi attrezzi manuali, scavarono un enorme cratere per cercare una ricchezza immediata. Nel 1987 45 000 cercatori d'oro iniziarono a riversarsi nelle terre degli indiani Yanomami, una delle ultime tribù isolate del mondo. I minatori vennero scacciati dalla regione nel 1990, ma non prima che il 10% della tribù morisse a causa dell'invasione.
La foresta pluviale è un delicato equilibrio di migliaia di forme di vita: una volta distrutta non si rigenera nella sua precedente forma. La quasi totalità del territorio che è stato trasformato per l'agricoltura è produttivo solo per pochi anni, prima di dover essere abbandonato. Si calcola che ormai il 12% della totalità della foresta pluviale sia andata perduta.
Più di un terzo di tutti i prodotti farmaceutici sono ricavati da sostanze trovate in natura. Per gli scienziati, l'Amazzonia, con la sua incredibile varietà di piante e vita animale, è come una grande farmacia i cui contenuti stanno aspettando di essere scoperti. Un argomento comune usato dagli ambientalisti è che una pianta per la cura del cancro potrebbe crescere, proprio ora, nella foresta pluviale. Gli scienziati temono anche che il surriscaldamento del globo sarà accelerato dalla distruzione dell'Amazzonia, che molti chiamano "i polmoni della Terra". La sua vasta area di vegetazione è una delle maggiori fonti di ossigeno dell'atmosfera.
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