Pietro Berti

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Anchorage

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mercoledì 16 marzo 2011

Albert Einstein



Nobel per la fisica 1921
« Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso. »
(da una lettera a Carl Seeling, 11 marzo 1952)







Albert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879Princeton, 18 aprile 1955) è stato un fisico e filosofo tedesco naturalizzato svizzero, divenuto in seguito cittadino statunitense.

Albert Einstein nel 1947
La grandezza di Einstein è consistita nell'aver mutato per sempre il modello istituzionale di interpretazione del mondo fisico: nel 1905, l'anno ricordato come annus mirabilis, Einstein pubblica tre articoli a contenuto fortemente innovativo, riguardanti tre aree differenti della fisica:
dimostra la validità della teoria dei quanti di Planck tramite l'effetto fotoelettrico dei metalli;
fornisce una valutazione quantitativa del moto browniano e l'ipotesi di aleatorietà dello stesso;
espone la teoria della relatività ristretta, che precede di circa un decennio quella della relatività generale.
Nel 1921 ricevette il Premio Nobel per la Fisica per i suoi contributi alla fisica teorica e specialmente per la sua scoperta della legge dell'effetto fotoelettrico"[1] e la sua fama dilagò in tutto il mondo: era un successo insolito per uno scienziato e, durante gli ultimi anni della sua vita, la fama di Einstein non fece che aumentare, superando quella di qualunque altro scienziato della storia. Nella cultura popolare, il suo nome divenne ben presto sinonimo di intelligenza e di grande genio.
Oltre a essere uno dei più celebri fisici della storia della scienza, fu un grande pensatore e attivista in molti altri ambiti (dalla filosofia alla politica). Per il suo complesso apporto alle scienze e alla fisica in particolare è indicato come uno dei più importanti studiosi e pensatori del XX secolo.





La sua immagine rimane a tutt'oggi una delle più conosciute del pianeta, e ne ha fatto e ne fa largo uso anche il mondo della pubblicità: si è giunti infatti, inevitabilmente, alla registrazione del marchio "Albert Einstein".
Indice[nascondi]
1 Biografia
1.1 Gioventù e studi liceali
1.2 L'Annus Mirabilis 1905
1.3 Teoria della relatività generale
1.4 Nobel nel 1921
1.5 La maturità e gli ultimi anni
2 Pensiero
2.1 Einstein filosofo
2.2 Visione politica
2.2.1 Einstein e il socialismo
2.3 La visione religiosa
2.4 Vegetarismo
3 Riconoscimenti
4 Musica
5 Curiosità
6 Note
7 Bibliografia
8 Filmografia
9 Voci correlate
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni
Biografia[modifica]
Gioventù e studi liceali[modifica]
Albert Einstein nacque a Ulma nel Württemberg, in Germania, 100 km a est di Stoccarda. I suoi genitori erano Hermann Einstein, proprietario di una piccola azienda che produceva macchinari elettrici, e Pauline Koch. Si sposarono a Stuttgart-Bad Cannstatt. La famiglia era ebraica. Albert frequentò una scuola elementare cattolica e, su insistenza della madre, gli furono impartite lezioni di violino.
All'età di cinque anni suo padre gli mostrò una bussola tascabile e Einstein realizzò che qualcosa nello spazio "vuoto" agiva sull'ago spostandolo in direzione del nord; descriverà in seguito quest'esperienza come una delle più rivelatrici della sua vita. Benché abbia sviluppato modelli e dispositivi meccanici per divertimento, il suo ingresso nel mondo della scienza ufficiale avvenne abbastanza tardi, forse a causa della dislessia o della semplice timidezza. Più tardi egli stesso attribuì lo sviluppo della teoria della relatività a questa sua lentezza, dicendo che pensando allo spazio e al tempo più tardi della maggior parte dei bambini, fu in grado di applicarvi uno sviluppo intellettuale maggiore.





La circostanza che il suo profitto in matematica fosse scarso è contestata (v. a lato Emilio Segrè). Nell'agosto 1886 infatti Albert riferì alla madre l'ottimo profitto scolastico: "Ieri Albert ha ricevuto la pagella, che era brillante; è nuovamente il primo della classe"[2]. Einstein cominciò a studiare matematica insieme a un amico di famiglia, Max Talmud,[3] che gli procurò testi scientifici come gli Elementi di Euclide ma anche filosofici come la Critica della ragion pura di Kant. All'età di dieci anni iniziò a frequentare il Luitpold Gymnasium ma si rivelò ben presto insofferente al rigido ambiente scolastico, seppur riportando comunque buoni voti sia in matematica che in latino[4].
Suo zio Jakob, inoltre, lo metteva spesso alla prova con problemi matematici che risolveva brillantemente "provando un profondo senso di felicità"[5].
A causa dei continui problemi economici la famiglia Einstein dovette trasferirsi spesso, sin da quando il piccolo Albert non aveva nemmeno due mesi di vita; prima a Monaco, poi nel 1894 a Pavia, in Italia, dove scrisse il suo primo articolo scientifico, e, due anni dopo a Berna, in Svizzera. Quando la sua famiglia si trasferì in Italia Einstein, quindicenne, restò in Germania per proseguire gli studi ma presto li abbandonò invece di diplomarsi e seguì la sua famiglia.
Il suo fallimento all'esame d'ingresso presso il Politecnico di Zurigo (autunno 1895) fu una dura battuta d'arresto; fu mandato dalla sua famiglia a Aarau, in Svizzera, per concludere gli studi superiori, dove ricevette il diploma nel 1896. Qui, all'età di diciassette anni rinunciò definitivamente alla cittadinanza tedesca. Nell'ottobre dello stesso anno superò l'esame di ammissione al Politecnico di Zurigo, vi si iscrisse e vi concluse i suoi studi con un esame ad agosto del 1900.
Nel 1898, Einstein incontrò e si innamorò di Mileva Marić, una sua compagna di studi serba (amica di Nikola Tesla). Mileva era l'unica donna ammessa a frequentare il Politecnico Federale svizzero e fu presentata da Tesla a Einstein. Nel 1900 gli fu garantito un diploma da insegnante dall'Eidgenössische Technische Hochschule e fu accettato come cittadino svizzero nel 1901.[6] In questo periodo Einstein discuteva dei suoi interessi scientifici con un ristretto gruppo di amici, inclusa Mileva. Lui e Mileva ebbero una figlia, Lieserl, nata nel gennaio 1902 e che morì, presumibilmente di scarlattina, l'anno seguente![7].
Quel parto illegittimo compromise gli studi della giovane e promettente Mileva, che pure volontariamente decise di sacrificarsi per la famiglia e la carriera accademica di Albert. Nel 1903, Albert e Mileva si sposarono in Municipio e in seguito Mileva diede alla luce altri due figli: Hans Albert (1904) e Eduard (1910).
Dopo il diploma Einstein trovò un lavoro all'ufficio brevetti di Berna. Insieme al suo amico Michele Besso fondò un gruppo di discussione chiamato "Accademia Olimpia" dove Einstein discuteva con i suoi amici di scienza e filosofia.
Il 15 gennaio 1906 Einstein ottenne il dottorato.
L'Annus Mirabilis 1905[modifica]

Per approfondire, vedi la voce Annus Mirabilis Papers.
Il 1905 è un anno di svolta nella vita di Einstein e nella storia della fisica. Nel giro di sette mesi, Einstein pubblica sei lavori:
un articolo, ultimato il 17 marzo, sul quanto di lucee sull'effetto fotoelettrico, che gli avrebbe valso il premio Nobel per la fisica. Questo lavoro diede una grande spinta alla meccanica quantistica, che come teoria stava prendendo forma proprio in quegli anni (il concetto di quanto era stato ipotizzato qualche anno prima da Max Planck);
la tesi di dottorato sul tema "Nuova determinazione delle dimensioni molecolari", pubblicata il 30 aprile. Sarebbe diventato lo scritto di Einstein più citato nella letteratura scientifica degli anni settanta;
un articolo, datato 11 maggio, sul moto browniano, che costituiva uno sviluppo della sua tesi di dottorato;
una prima memoria, in data 30 giugno, dal titolo Zur Elektrodynamik bewegter Körper (Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento) che aveva come oggetto l'interazione fra corpi carichi in movimento e il campo elettromagnetico vista da diversi osservatori in stati di moto differenti. La teoria esposta nell'articolo, nota successivamente con il nome di Relatività ristretta (o speciale), risolveva i contrasti tra teoria meccanica e teoria elettromagnetica della luce che avevano caratterizzato la fisica dell'Ottocento, con una revisione dei concetti di spazio e di tempo assoluti;
un'altra memoria sulla relatività ristretta, datata 27 settembre, che conteneva la nota formula E=mc2;
un altro articolo sul moto browniano, pubblicato il 19 dicembre.
Dal 1908 insegnò a Berna e nel 1911 passò a Praga; nel 1914 fu nominato direttore dell'Istituto di Fisica dell'Università di Berlino, dove rimase fino al 1933. Mileva invece restò con i figli a Zurigo e nel 1919 i due divorziarono; nello stesso anno Einstein sposò in seconde nozze la cugina Elsa Einstein, cui restò legato fino alla morte di lei, avvenuta nel 1936. In quegli anni effettuò alcune ricerche sulla meccanica statistica e sulla teoria della radiazione, mentre stava concependo l'estensione delle teorie relativistiche.
Nel 1909 Einstein pubblicò Über die Entwicklung unserer Anschauungen über das Wesen und die Konstitution der Strahlung sulla quantizzazione della luce. In questo e in un precedente scritto del 1909 Einstein dimostrò che l'energia dei quanti di Max Planck deve avere una quantità di moto ben definita. Questo scritto introdusse il concetto di fotone (anche se il termine fotone venne introdotto da Gilbert Lewis nel 1926) e ispirò la nozione di dualismo onda-particella nella meccanica quantistica.
Teoria della relatività generale[modifica]

Per approfondire, vedi la voce Relatività generale.

L'eclissi del 1919 che dimostrò la veridicità della teoria della relatività generale
Il 1915 è un anno importante per la fisica teorica: in tale anno infatti, Einstein propose una teoria relativistica della gravitazione, indicata come Relatività Generale, che descriveva le proprietà dello spaziotempo a 4 dimensioni. Secondo tale teoria la gravità altro non è che la manifestazione della curvatura dello spazio-tempo: Einstein dedusse le equazioni del moto da quelle della relatività speciale valide localmente in sistemi inerziali; dedusse inoltre il modo in cui la materia curva lo spazio-tempo imponendo l'equivalenza di ogni possibile sistema di riferimento (da cui il nome di relatività generale). In particolare, il potenziale gravitazionale Newtoniano viene reinterpretato come l'approssimazione, per campo debole, della componente temporale del tensore metrico: da questo discende il fatto che il tempo scorre più lentamente in un campo gravitazionale più intenso.
Inizialmente gli scienziati erano scettici perché la teoria derivava da ragionamenti matematici e analisi razionali, non da esperimenti o osservazioni. Ma nel 1919 le predizioni fatte dalla teoria furono confermate dalle misurazioni di Arthur Eddington durante un'eclissi solare, che verificarono che la luce emanata da una stella era deviata dalla gravità del Sole quando passava vicino a esso. Le osservazioni furono effettuate il 29 maggio 1919 in due posti diversi, a Sobral, che si trova in Brasile, e nell'isola di Príncipe.
« Max Planck non capiva nulla di fisica perché durante l'eclissi del 1919, è rimasto in piedi tutta la notte per vedere se fosse stata confermata la curvatura della luce dovuta al campo gravitazionale. Se avesse capito davvero la teoria avrebbe fatto come me e sarebbe andato a letto »
(Archivio Einstein 14-459[8])
Da allora esperimenti più precisi hanno confermato le predizioni della teoria della relatività generale, che oggigiorno vengono usate nel normale funzionamento dei sistemi GPS.
Nel 1917 mostrò il legame esistente tra la legge di Bohr e la formula di Planck dell'irraggiamento del corpo nero. Nello stesso anno introdusse la nozione di emissione stimolata, che sarebbe poi stata applicata alla concezione del laser.
Nobel nel 1921[modifica]

Nel 1921 ottenne il Premio Nobel per la Fisica (anche se diede la Nobel lecture nel 1922 essendo stato in viaggio in Giappone l'anno precedente) per il suo lavoro del 1905 sulla spiegazione dell'effetto fotoelettrico. In quegli anni Einstein cominciò a dedicarsi alla ricerca di teorie del campo unificate, argomento che lo appassionò fino alla fine, assieme ai tentativi di spiegazioni alternative dei fenomeni quantistici: infatti, la sua concezione del mondo fisico mal si conciliava con le interpretazioni probabilistiche della meccanica quantistica.
Si trasferì in America a causa delle persecuzioni antisemite che già imperversavano in Germania e in Europa.
Infatti quando Adolf Hitler salì al potere nel gennaio 1933, Einstein era professore ospite all'Università di Princeton. Nel 1933 i Nazisti promulgarono "La Legge della Restaurazione del servizio Civile" a causa della quale tutti i professori universitari ebrei furono licenziati e durante gli anni trenta fu condotta una campagna dai premi Nobel Philipp von Lenard e Johannes Stark che etichettò i lavori di Einstein come "fisica ebraica", in contrasto con la "fisica tedesca" o "ariana". Nel 1944 a Rignano sull'Arno, in Italia, la moglie e le figlie di suo cugino Robert furono uccise come rappresaglia contro Albert[9] da un reparto di soldati tedeschi delle SS: la strage familiare colpì molto lo scienziato[10] che l'anno successivo perse anche il cugino che si suicidò. Einstein rinunciò alla cittadinanza tedesca e svizzera e restò negli USA fino alla morte. All'Institute for Advanced Study a Princeton proseguì con le sue ricerche, studiando anche alcuni problemi cosmologici e le probabilità delle transizioni atomiche.
La maturità e gli ultimi anni[modifica]
Diventò cittadino statunitense nel 1940. Einstein nei suoi ultimi anni di vita tentò di unificare le forze fondamentali allora note, cioè la gravità e l'elettromagnetismo ignorando la forza nucleare debole e la forza nucleare forte. Incidentalmente notiamo che lo studio di queste interazioni era già iniziato; in particolare Enrico Fermi aveva già sviluppato negli anni trenta una teoria basica della forza nucleare debole. Nel 1950 Einstein descrisse la sua teoria di unificazione, poi rivelatasi parzialmente errata, in un articolo della rivista Scientific American.
I vari lavori di Einstein operarono una rivoluzione di tale portata da poter essere paragonata solo a quella di Isaac Newton. La sua onestà scientifica si esplicitò nel dare impulso alla meccanica quantistica, tramite lo studio sull'effetto fotoelettrico, anche se non fu mai convinto del significato di quella teoria (famosa è la sua frase in polemica con Niels Bohr secondo cui Dio non gioca a dadi [11]), non potendone accettare l'aspetto probabilistico.
Einstein non si applicò soltanto agli studi di fisica teorica; vi è una parte della personalità di Einstein collegata a un senso più pratico della scienza. Nel 1929 infatti lavorò assieme a Leo Szilard a un prototipo di macchina frigorifera ad assorbimento diffusione realizzando un brevetto innovativo di un refrigeratore funzionante solo con una miscela di acqua, ammoniaca e butano senza parti in movimento e con consumi elettrici bassissimi. Il brevetto, registrato negli Stati Uniti nel 1930[12], non fu mai commercializzato perché fu soppiantato commercialmente dal brevetto Servel-Electrolux per gli attuali frigoriferi domestici. Recentemente però sono stati fatti studi volti a un eventuale utilizzo pratico dell'idea alla base del brevetto Einstein-Szilard.[13]
Il 17 aprile 1955 Einstein fu colpito da una improvvisa emorragia causata dalla rottura di un aneurisma dell'aorta addominale, arteria che gli era già stata precauzionalmente rinforzata con un'operazione chirurgica eseguita dal dr. Rudolph Nissen nel 1948. Fu ricoverato all'ospedale di Princeton dove morì nelle prime ore del mattino del giorno dopo (ore 1.15 del 18 aprile 1955). Negli ultimi anni della sua vita, Einstein aveva espresso verbalmente il desiderio di mettere il proprio corpo a disposizione della scienza. Dopo la sua morte, Thomas Stoltz Harvey, il patologo che effettuò l'autopsia, di propria iniziativa, rimosse il cervello e lo conservò a casa propria per circa 30 anni in un barattolo sottovuoto. Il resto del corpo fu cremato e le ceneri furono disperse in un luogo segreto. Quando i parenti di Einstein furono messi al corrente, acconsentirono a che il cervello fosse sezionato in 240 parti da consegnare ad altrettanti ricercatori. La parte più grossa del cervello è custodita nell'ospedale di Princeton.
Pensiero[modifica]
Einstein filosofo[modifica]
Sebbene i contributi principali di Einstein vennero nel campo della fisica, è indubbio che egli nutrisse un sincero interesse per la filosofia: nella sua vita studiò scritti di carattere filosofico fin dagli anni del liceo (da quanto per la prima volta lesse un libro di Kant). Tuttavia egli non si considerò mai un filosofo nel senso stretto del termine: il suo, più che un sistema filosofico, venne definito da Reichenbach un «atteggiamento filosofico»[14].
Come pensatore e filosofo, era mosso da una profonda ammirazione per i sistemi di Spinoza e Schopenhauer. Del primo era particolarmente affascinato dalla concezione olistica, cioè dall'idea del cosmo come di un tutto ordinato secondo le leggi di un'entità panica impersonale, mentre del secondo condivideva la visione disincantata dell'umanità; inoltre, in tutta la produzione saggistica si può notare come lo stile einsteniano, lineare e al contempo vibrante e ricco di passi altamente suggestivi, sia avvicinabile a quello di alcuni testi del filosofo tedesco (come dimostrano i caustici aforismi). Nell'ambito della filosofia della scienza, egli affermò l'importanza nei suoi studi dell'opera di David Hume e dall'epistemologia di Ernst Mach (da cui si distaccò nella maturità).
Einstein sostenne in più occasioni l'importanza dell'epistemologia nella scienza contemporanea (tanto che negli ultimi anni di vita affermò «La scienza senza epistemologia, se pure si può concepire, è primitiva e informe»[15]) e egli stesso accompagnò il suo lavoro scientifico con una chiara posizione epistemologica, fino ad arrivare a parlare nella sua Autobiografia scientifica di un «credo epistemologico». In esso egli distingue la totalità delle esperienze sensibili (ovvero i dati offerti dalla natura) dall'insieme dei concetti e delle proposizioni di cui fa uso la scienza (ovvero la costruzione teorica); il compito del pensiero logico riguarda solo la parte della costruzione teorica, che però a sua volta assume significato solo dalla connessione, puramente intuitiva e non di carattere logico, con le esperienze sensibili. In altre parole, per Einstein il sistema dei concetti e delle preposizioni di cui fa uso la scienza è una semplice creazione umana che però assume valore e contenuto solo nel momento in cui permette il più possibile di collegare e connettere tra loro i dati sperimentali con la maggiore "economia" (o semplicità) di termini e proposizioni stesse.[16]
Alcuni autori hanno evidenziato la rilevanza del pensiero epistemologico di Einstein, come elemento che avrebbe favorito lo scienziato nel formulare un'immagine robusta e coerente della realtà fisica.[17]
Visione politica[modifica]
Einstein era intransigente tanto come scienziato, così come persona; nel 1913 rifiutò di firmare un manifesto a favore della guerra che gli veniva proposto da un buon numero di scienziati tedeschi.
L'autorevolezza di Einstein si fece sentire inoltre non solo nel campo della fisica, ma anche in ambito sociale, politico e culturale, in particolare sul tema della non violenza di Gandhi:
« Credo che le idee di Gandhi siano state, tra quelle di tutti gli uomini politici del nostro tempo, le più illuminate. Noi dovremmo sforzarci di agire secondo il suo insegnamento, rifiutando la violenza e lo scontro per promuovere la nostra causa, e non partecipando a ciò che la nostra coscienza ritiene ingiusto. »
Einstein si considerò sempre un pacifista[18] e un umanista[19], e negli ultimi anni della sua vita, anche socialista e da molti venne considerato comunista. Descrivendo il Mahatma Gandhi, Albert Einstein disse «Le future generazioni difficilmente potranno credere che qualcuno come lui sia stato sulla terra in carne e ossa». «Gandhi, il più grande genio politico del nostro tempo, ci ha indicato la strada da percorrere. Egli ci ha mostrato di quali sacrifici l'uomo sia capace una volta che abbia scoperto il cammino giusto». «Dovremmo sforzarci di fare le cose allo stesso modo: non utilizzando la violenza per combattere per la nostra causa, ma non-partecipando a qualcosa che crediamo sia sbagliato».
Le opinioni di Einstein su altri argomenti, come il socialismo, il maccartismo e il razzismo, furono male interpretate[senza fonte] e la sua figura risultò molto controversa negli Stati Uniti di quegli anni (vedi il paragrafo Einstein e il socialismo). Einstein fu inoltre co-fondatore del liberale Partito Democratico Tedesco.
L'FBI raccolse un fascicolo di 1427 pagine sulla sua attività e raccomandò che gli fosse impedito di emigrare negli Stati Uniti secondo lo Alien Exclusion Act, aggiungendo che, insieme ad altri addebiti, Einstein credeva, consigliava, difendeva o insegnava una dottrina che, in senso legale, era stata ritenuta dai tribunali, in altri casi, «capace di permettere all'anarchia di progredire indisturbata» e che portava a «un governo solo di nome». Aggiunse anche che Einstein «era stato membro, sostenitore o affiliato a 34 movimenti comunisti tra il 1937 e il 1954» e che «inoltre lavorò come presidente onorario in tre organizzazioni comuniste»[20].
Einstein si oppose ai governi dittatoriali e per questo motivo (e per le sue origini ebraiche) abbandonò la Germania subito dopo la presa del potere da parte del partito nazista. In principio fu favorevole alla costruzione della bomba atomica al fine di prevenirne la costruzione da parte di Hitler e per questo scrisse anche una lettera[21] (del 2 agosto del 1939 probabilmente scritta da Leo Szilard) al presidente Roosevelt incoraggiandolo a iniziare un programma di ricerca per creare delle armi atomiche. Roosevelt rispose creando un comitato per studiare la possibilità di usare l'uranio come arma nucleare. Successivamente il Progetto Manhattan assorbì tale comitato.
Tuttavia, dopo la guerra, Einstein fece pressioni per il disarmo nucleare e per l'istituzione di un governo mondiale. Affermò: «Non so con quali armi verrà combattuta la Terza guerra mondiale ma la Quarta verrà combattuta con clave e pietre».
Einstein non fu un sostenitore del sionismo anche se sostenne l'insediamento ebraico nell'antica sede del giudaismo e fu attivo nell'istituzione dell'Università Ebraica di Gerusalemme, in cui pubblicò (1930) un volume intitolato About Zionism: Discorsi e Conferenze del Professor Albert Einstein, e a cui donò i suoi scritti. D'altra parte si oppose al nazionalismo ed espresse scetticismo rispetto alla soluzione di uno stato-nazione ebraico, preferendo la soluzione "binazionale" ("binational solution"), ovvero la creazione di un unico Stato, ma con il riconoscimento di cittadinanza e pari diritti per tutti gli abitanti, a prescindere da etnia o religione. Insieme ad altri intellettuali ebrei (tra cui Hannah Arendt) il 4 dicembre 1948 scrisse una lettera al New York Times [22] in cui veniva fortemente criticata la visita negli Stati Uniti di Menachem Begin, definendo i metodi e l'ideologia del suo partito "Tnuat Haherut" (formato dopo lo scioglimento ufficiale dell'Irgun) come ispirati a quelli dei partiti fascisti. Nel 1950, con altre illustri personalità, si impegnò inutilmente per la salvezza di Milada Horáková, condannata a morte dal regime comunista cecoslovacco. In tarda età (1952) gli fu offerto il posto di secondo capo di stato del nuovo stato di Israele ma declinò l'invito con la giustificazione di non avere le capacità necessarie.
Einstein, insieme ad Albert Schweitzer e a Bertrand Russell, combatté contro i test e le sperimentazioni militari della bomba atomica. Nel 1939, su sollecitazione di Leo Szilard, scrisse al presidente Roosevelt per sostenere l'opportunità che gli USA costruissero la bomba atomica, preoccupato della possibilità che il regime nazista potesse dotarsi per primo di quella terribile arma; successivamente invece non fu ascoltato quando nel 1945 si oppose al lancio della stessa bomba sul Giappone.
« Ci sono due cose infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi [...] Se dovessi rinascere, farei l'idraulico. »
(Albert Einstein, commentando la notizia del bombardamento atomico di Hiroshima.[senza fonte])
Insieme a Russell firmò il Manifesto Russell-Einstein che dette vita alla Pugwash Conferences on Science and World Affairs.
Einstein e il socialismo[modifica]
Scrisse nel 1929: «Rendo omaggio a Lenin come a colui che ha dedicato tutte le sue forze alla realizzazione della giustizia sociale, sacrificando a questo fine la propria individualità. Non credo però che il suo metodo sia giusto»[23]
Nell'articolo del 1949 "Perché il socialismo?", Albert Einstein descrisse l'anarchia economica della società capitalistica moderna come fonte di un male da superare. Egli era contrario ai regimi totalitari dell'Unione Sovietica e di altri paesi, ma era favorevole a un socialismo democratico che combinasse un'economia pianificata con un profondo rispetto per i diritti umani. Difatti per Einstein il vero scopo del socialismo era precisamente di superare e andare al di là della "fase predatoria dello sviluppo umano" per anticipare un modello di società nuovo che conciliasse il benessere del singolo individuo con quello della comunità intera.
La visione religiosa[modifica]
La molto complessa religiosità di Einstein subì alcune variazioni nel corso degli anni. Benché di famiglia ebraica, Einstein non credeva negli aspetti strettamente religiosi dell'ebraismo ma considerava se stesso ebreo da un punto di vista culturale. Einstein fu socio onorario della Rationalist Press Association sin dal 1934.
Egli non fu sempre coerente e quindi non è facile afferrare precisamente cosa intendesse dire. Einstein non si dichiarava ateo, e nemmeno deista (e non può essere nemmeno definito agnostico, in quanto credeva in una qualche concezione, sebbene per nulla comune, di Dio).
Rifiutava nel complesso l'idea di un Dio personale (ritenendola una forma di antropomorfismo) tipica della concezione ebraico-cristiana, come testimonia una lettera personale nel 1954,[24] dove scriveva:
« Io non credo in un Dio personale e non l'ho mai negato, anzi, ho sempre espresso le mie convinzioni chiaramente. Se qualcosa in me può essere chiamato religioso è la mia sconfinata ammirazione per la struttura del mondo che la scienza ha fin qui potuto rivelare. »
E ancora, sulla morte:[25]
« Non riesco a concepire un Dio che premi e castighi le sue creature o che sia dotato di una volontà simile alla nostra. E neppure riesco né voglio concepire un individuo che sopravviva alla propria morte fisica; lasciamo ai deboli di spirito, animati dal timore o da un assurdo egocentrismo, il conforto di simili pensieri. Sono appagato dal mistero dell'eternità della vita e dal barlume della meravigliosa struttura del mondo esistente, insieme al tentativo ostinato di comprendere una parte, sia pur minuscola, della Ragione che si manifesta nella Natura. »
Einstein in una sua lettera manoscritta datata 3 gennaio 1954 (quindici mesi prima della morte) indirizzata al filosofo Eric Gutkind, che gli aveva inviato una copia di un suo libro sulla Bibbia, ribadisce ancora una volta le sue concezioni:
« … Per me, la parola Dio non è niente di più che un'espressione e un prodotto dell'umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo. Per me la religione ebraica, come tutte le altre, è un'incarnazione delle superstizioni più infantili … »
Questa importante missiva[26], acquistata all'asta nel 1955 da un privato e rimasta per molto tempo sconosciuta, è stata venduta a Londra il 15 maggio 2008 per 214.000 Euro dalla casa d'aste 'Bloomsbury'[27][28][29].
Einstein era affascinato dal panteismo di Spinoza («Io credo nel Dio di Spinoza che si rivela nella ordinaria armonia di ciò che esiste, non in un Dio che si preoccupa del fato e delle azioni degli esseri umani.»), ma rifiutava l'etichetta di panteista. A differenza di Spinoza, Einstein conservava infatti anche una concezione trascendente di Dio, oltre a una concezione puramente immanente del divino in quanto presenza misteriosa nella natura stessa.
« Una volta in risposta alla domanda: «Lei crede nel Dio di Spinoza?», Einstein rispose così: «Non posso rispondere con un semplice sì o no. Io non sono ateo e non penso di potermi chiamare panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino piccolo che entra in una vasta biblioteca riempita di libri scritti in molte lingue diverse. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Egli non conosce come. Il bambino sospetta che debba esserci un ordine misterioso nella sistemazione di quei libri, ma non conosce quale sia. Questo mi sembra essere il comportamento dell'essere umano più intelligente nei confronti di Dio. Noi vediamo un universo meravigliosamente ordinato che rispetta leggi precise, che possiamo però comprendere solo in modo oscuro. I nostri limitati pensieri non possono afferrare la forza misteriosa che muove le costellazioni. Mi affascina il panteismo di Spinoza, ma ammiro ben di più il suo contributo al pensiero moderno, perché egli è il primo filosofo che tratta il corpo e l'anima come un'unità e non come due cose separate (Brian, Einstein a life, 1996, p. 127). »
Nel complesso Einstein credeva in un Dio "oltre-personale" («außerpersönlich» è il termine da lui stesso impiegato, in netta contrapposizione con la tradizionale concezione ebraico-cristiana), presente nella natura (pur senza identificarsi con essa) in modo misterioso. Fu accusato anche per questo di ateismo dal vescovo di Boston O'Connell e ne soffrì molto.
D'altra parte Einstein non aveva nemmeno una grande opinione dell'ateismo militante[30]:
« Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi sono creature che - nel loro rancore contro le religioni tradizionali come "oppio delle masse" - non possono sentire la musica delle sfere. »
E ancora[31]:
« Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo (nella misura in cui ci sia lecito parlarne) come a un miracolo o a un eterno mistero. A priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del tutto inafferrabile da parte del pensiero. Ci si potrebbe (forse addirittura si dovrebbe) attendere che il mondo si manifesti come soggetto alle leggi solo a condizione che noi operiamo un intervento ordinatore. Questo tipo di ordinamento sarebbe simile all'ordine alfabetico delle parole di una lingua. Al contrario, il tipo d'ordine che, per esempio, è stato creato dalla teoria della gravitazione di Newton è di carattere completamente diverso: anche se gli assiomi della teoria sono posti dall'uomo, il successo di una tale impresa presuppone un alto grado d'ordine nel mondo oggettivo, che non era affatto giustificato prevedere a priori. È qui che compare il sentimento del "miracoloso", che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli. La cosa curiosa, certo, è che dobbiamo accontentarci di riconoscere il "miracolo", senza poter individuare una via legittima per andar oltre. Capisco che devo ben esplicitare quest'ultima considerazione in modo che non ti venga in mente che, indebolito dall'età, io sia divenuto vittima dei preti. »
Nel complesso la sua posizione su Dio è stata largamente strumentalizzata dagli opposti partiti della disputa teismo/ateismo: ma è certo che Einstein rifuggisse da qualunque facile definizione. Etichettare il suo libero pensiero risulta pertanto poco sensato. Senz'altro espresse rispetto per i valori religiosi adottati dalle tradizioni ebraiche e cristiane, pur non condividendone la concezione del divino. Sebbene ebreo, Einstein ammirava molto la figura storica di Gesù[32]:
« Fino a che punto è influenzato dalla cristianità? - Da bambino ho ricevuto un'istruzione sia sul Talmud che sulla Bibbia. Sono un ebreo, ma sono affascinato dalla figura luminosa del Nazareno». «Ha mai letto il libro di Emil Ludwig su Gesù? - Il libro di Ludwig è superficiale. Gesù è una figura troppo imponente per la penna di un fraseggiatore, per quanto capace. Nessun uomo può disporre della cristianità con un bon mot ». «Accetta il Gesù storico? - Senza dubbio! Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la presenza attuale di Gesù. La sua personalità pulsa a ogni parola. Nessun mito può mai essere riempito di una tale vita. »
Vegetarismo[modifica]
Einstein si fece assertore del valore etico e salutistico del vegetarismo, abbracciando egli stesso questo stile alimentare. Affermò: «Sono diventato vegetariano per ragioni etiche, oltre che salutistiche. Credo che il vegetarismo possa incidere in modo favorevole sul destino dell'umanità.[33]»
Riconoscimenti[modifica]
A Einstein sono stati dedicati:
un elemento chimico, l'einsteinio.
un premio, la Medaglia Albert Einstein, che dal 1979 viene conferita al fisico che si sia particolarmente distinto nel suo ambito di ricerca.
un asteroide: 2001 Einstein.
un cratere lunare.
Nel 1926 gli fu assegnata la Medaglia d'Oro della Royal Astronomical Society
Musica[modifica]
"Einstein" è un brano del complesso grunge rock italiano Loneload. Fa parte della release intitolata "Love would never work", pubblicata gratuitamente in internet nel 2010, secondo la licenza Creative Commons BY-NC-SA 3.0.
Curiosità[modifica]

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La personalità eccentrica di Einstein lo ha legato a numerosissime curiosità e aneddoti; tuttavia molti degli aneddoti e delle citazioni a lui attribuite sono falsi oppure sono stati romanzati a tal punto da non aver più nessun contatto con i fatti reali. Di seguito sono riportate alcune delle curiosità più significative[senza fonte].
Durante la sua permanenza a Princeton negli anni cinquanta Einstein strinse amicizia con il matematico Kurt Gödel. Pur avendo un temperamento estremamente diverso da lui, Einstein amava poter parlare nella propria lingua madre.
Einstein era mancino.
Nel 1895 sostenne l'esame di ammissione al Politecnico di Zurigo, nonostante non avesse l'età minima richiesta, e non lo superò per insufficienza nelle materie letterarie. Fu ammesso l'anno successivo e si laureò all'età di 22 anni.
Quando Einstein espatriò negli Stati Uniti gli fu chiesto di dichiarare la sua razza d'appartenenza; a questa domanda il fisico rispose "umana"[34]
Negli anni di Princeton, Einstein adottò stabilmente un look del tutto eccentrico per uno scienziato e cattedratico della sua fama, caratterizzato da abiti e palandrane piuttosto stazzonate e da capelli bianchi lunghi e incolti.
Una citazione probabilmente apocrifa[senza fonte], sulla sua esperienza in Germania nel primo dopoguerra, fra rivoluzione repressa e vittoria del nazismo, è la seguente:
« Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità. Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà. Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane. Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità. Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente. »
(Dichiarazione di Albert Einstein pubblicata da Time magazine, 23 dicembre 1940, pag. 40)
E' errata la credenza popolare secondo la quale Einstein, da giovane, fosse carente nelle materie matematiche. Dimostrava anzi, già da piccolo, un grande interesse ed una spiccata capacità verso la matematica e la fisica.
Note[modifica]
^ Nobel Foundation. The Nobel Prize in Physics 1921. URL consultato il 2007-03-06.
^ Pauline Einstein, lettera a Jette Koch, 1 agosto 1886. Riportata su Sottile è il signore... La scienza e la vita di Albert Einstein di Abraham Pais, p53
^ Dudley Herschbach, "Einstein as a Student," Department of Chemistry and Chemical Biology, Harvard University, Cambridge, MA, USA, page 3, web: HarvardChem-Einstein-PDF
^ Ph. Hausel München Merkur, 14 marzo 1979. Riportata su Sottile è il signore... La scienza e la vita di Albert Einstein di Abraham Pais, p54
^ M. Einstein Biografia p14 - Biografia su Albert Einstein scritta dalla sorella, terminata nel 1924; riportata su Sottile è il signore... La scienza e la vita di Albert Einstein di Abraham Pais, p54
^ Einstein's nationalities at einstein-website.de. URL consultato il 4 October 2006.
^ Gerald Holton, Einstein, history, and other passions: the rebellion against science at the end of the twentieth century, Harvard University Press, 2000 ISBN 0-674-00433-7
^ Quando l'eclisse premiò Albert, La Stampa
^ "Così le Ss massacrarono i familiari di Einstein". la Repubblica
^ Lettera del Maggiore Milton Wexler. Valdarno Scuola
^ Dio non gioca a dadi è il modo con cui viene in genere riportato il pensiero di Einstein, che in realtà disse: «Sembra difficile dare una sbirciata alle carte di Dio. Ma che Egli giochi a dadi e usi metodi "telepatici" [...] è qualcosa a cui non posso credere nemmeno per un attimo» (cit. in Bill Bryson, Breve storia di (quasi) tutto, TEA (2008), ISBN 978-88-502-1549-2 )
^ U.S. Patent N. 1.781.541
^ Einstein's Refrigerator
^ H. Reichenbach, Significato filosofico della teria della relatività in A. Einstein, Autobiografia scientifica, op. cit., p. 177
^ A. Pais, La scienza e la vita di Albert Einstein, op. cit., pag. 24
^ A. Einstein, Autobiografia scientifica, op. cit., p. 14
^ Si veda ad esempio: F. Laudisa, Albert Einstein. Un atlante filosofico, Bompiani, Bergamo, 2010, ISBN 978-88-452-6426-9
^ http://www.amnh.org/exhibitions/einstein/peace/index.php
^ http://www.amnh.org/exhibitions/einstein/global/index.php
^ http://foia.fbi.gov/foiaindex/einstein.htm
^ Albert Einstein's Letters to President Franklin Delano Roosevelt in E-World. 1997
^ http://phys4.harvard.edu/~wilson/NYTimes1948.html
^ A. Pais, La scienza e la vita di Albert Einstein, op. cit., p. 24
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/05/14/ecco-la-lettera-che-nega-dio-einstein.html
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/05/14/ecco-la-lettera-che-nega-dio-einstein.html
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/05/14/ecco-la-lettera-che-nega-dio-einstein.html
^ James Randerson. «Childish superstition: Einstein's letter makes view of religion relatively clear», The Guardian, 2008-05-13. URL consultato in data 2008-05-13.
^ Stephen Adams. «Albert Einstein letter shows disdain for religion», Daily Telegraph, 2008-05-13. URL consultato in data 2008-05-13.
^ «What he Wrote — An abridgement of the letter from Albert Einstein to Eric Gutkind from Princeton in January 1954, translated from German by Joan Stambaugh.», The Guardian, 2008-05-13. URL consultato in data 2008-05-13.
^ http://www.amazon.com/Einstein-Life-Universe-Walter-Isaacson/dp/0743264738
^ A. Einstein, Lettres à Maurice Solovine, GauthierVillars,Parigi 1956 p.102
^ A.Einstein, "The Saturday Evening Post", 26.10.1929
^ Citato in Franco Libero Manco, Biocentrismo. L'alba della nuova civiltà, Nuova Impronta Edizioni, Roma 1999, p. 201.
^ Omaggio ad Albert Einstein. e Corriere della Sera
Bibliografia[modifica]
Abraham Pais, Einstein è vissuto qui, Bollati Boringhieri, Torino, 1994, ISBN 88-339-0954-9.
Abraham Pais, La scienza e la vita di Albert Einstein, Bollati Boringhieri, Torino, 1986,ISBN 978-88-339-1927-0
A. Einstein, Autobiografia scientifica, Bollati Boringhieri, Torni, 1979, ISBN 978-88-339-0362-0
A. Einstein, Significato della relatività, Boringhieri, Torino, 1959 - The meaning of Relativity, Princeton University Press, Princeton, 1955
W. Pauli, Teoria della relatività, Boringhieri, Torino, 1958 - Theory of Relativity, Pergamon Press, Londra, 1958
D. Brian, Einstein a life, Wiley, New York 1996.
A. Einstein, Come io vedo il mondo
A. Einstein, Pensieri, idee, opinioni (1934-1950)
A. Einstein, Pensieri di un uomo curioso
Jeremy Bernstein, Einstein, il Mulino, ISBN 978-88-15-09676-0
Michael Guillen, Le 5 equazioni che hanno cambiato il mondo, TEA, ISBN 88-502-0439-6
Bertrand Russell, L'ABC della relatività, 1925.
Filmografia[modifica]
Albert Einstein, fiction del 1975 regia di Massimo Scaglione produzione Rai, con Giancarlo Zanetti nelle vesti di Einstein, Raoul Grassilli, Gianni Mantesi.
Vita di Einstein, fiction del 1990 regia di Lazar Iglesias coproduzione internazionale fra Rai1, Tele France1 e l’inglese, Tele Chip.
Genio per amore (I.Q.), film del 1994 diretto da Fred Schepisi con Tim Robbins, Meg Ryan e Walter Matthau nella parte di Albert Einstein.
Einstein, fiction del 2008 di Liliana Cavani con l'attore italiano Vincenzo Amato nelle vesti del grande scienziato.
Il mio amico Einstein (Einstein and Eddington), film TV del 2008 trasmesso dalla BBC, con David Tennant nel ruolo di Arthur Eddington e Andy Serkis in quello di Albert Einstein.
Voci correlate[modifica]
E=mc²
Einstein Museum
Croce di Einstein
Altri progetti[modifica]
Wikiquote contiene citazioni di o su Albert Einstein
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Albert Einstein
Collegamenti esterni[modifica]
(EN) Biografia in MacTutor
(EN) Albert Einstein su Mathematics Genealogy Project
Un documentario in streaming sulla vita di Einstein
Annus Mirabilis
(DE)(EN) Museo Einstein Berna
Ciao Einstein, mi piace la tua calligrafia Speciale swissinfo.ch - Svizzera, crocevia di grandi storie
(EN) 3000 scritti messi online il 13 marzo 2003
(EN) Nobel e-Museum
Perché il socialismo? (il manoscritto tradotto in italiano)
(EN) Why socialism? - Albert Einstein, Monthly review, 1949-05 (il manoscritto originale).
(EN) FBI Freedom of Information Act Documents on Einstein
Albert Einstein - Il lato umano
Raccolta di aforismi di Albert Einstein
Einstein una bella biografia curata da Thomas F. Torrance
[espandi]
v · d · mVincitori del Premio Nobel per la fisica
Vincitori per paesein ordine alfabeticoin ordine cronologico
Wilhelm Conrad Röntgen (1901) • Hendrik Lorentz, Pieter Zeeman (1902) • Antoine Henri Becquerel, Marie Curie, Pierre Curie (1903) • John William Strutt Rayleigh (1904) • Philipp Eduard Anton Lenard (1905) • Joseph John Thomson (1906) • Albert Abraham Michelson (1907) • Gabriel Lippmann (1908) • Carl Ferdinand Braun, Guglielmo Marconi (1909) • Johannes Diderik van der Waals (1910) • Wilhelm Wien (1911) • Nils Gustaf Dalen (1912) • Heike Kamerlingh-Onnes (1913) • Max von Laue (1914) • William Henry Bragg, William Lawrence Bragg (1915) • Charles Glover Barkla (1917) • Max Karl Ernst Ludwig Planck (1918) • Johannes Stark (1919) • Charles Edouard Guillaume (1920) • Albert Einstein (1921) • Niels Bohr (1922) • Robert Andrews Millikan (1923) • Karl Manne Georg Siegbahn (1924) • James Franck, Gustav Hertz (1925) • Jean Baptiste Perrin (1926) • Arthur Holly Compton, Charles Thomson Rees Wilson (1927) • Owen Willans Richardson (1928) • Louis-Victor Pierre Raymond de Broglie (1929) • Chandrasekhara Venkata Raman (1930) • Werner Karl Heisenberg (1932) • Paul Adrien Maurice Dirac, Erwin Schrödinger (1933) • James Chadwick (1935) • Carl David Anderson, Victor Franz Hess (1936) • Clinton Joseph Davisson, George Paget Thomson (1937) • Enrico Fermi (1938) • Ernest Orlando Lawrence (1939) • Otto Stern (1943) • Isidor Isaac Rabi (1944) • Wolfgang Pauli (1945) • Percy Williams Bridgman (1946) • Edward Victor Appleton (1947) • Patrick Maynard Stuart Blackett (1948) • Hideki Yukawa (1949) • Cecil Frank Powell (1950) • John Douglas Cockcroft, Ernest Thomas Sinton Walton (1951) • Felix Bloch, Edward Mills Purcell (1952) • Frits Zernike (1953) • Max Born, Walther Bothe (1954) • Polykarp Kusch, Willis Eugene Lamb (1955) • John Bardeen, Walter Houser Brattain, William Shockley (1956) • Tsung-Dao Lee, Chen Ning Yang (1957) • Pavel Alekseyevich Cherenkov, Il'ja Mikhailovich Frank, Igor Yevgenyevich Tamm (1958) • Owen Chamberlain, Emilio Segrè (1959) • Donald A. Glaser (1960) • Robert Hofstadter, Rudolf Ludwig Moessbauer (1961) • Lev Davidovič Landau (1962) • Maria Goeppert-Mayer, J. Hans D. Jensen, Eugene P. Wigner (1963) • Nikolaj Gennadievič Basov, Aleksandr Mikhailovich Prokhorov, Charles Hard Townes (1964) • Richard P. Feynman, Julian Schwinger, Sin-Itiro Tomonaga (1965) • Alfred Kastler (1966) • Hans Bethe (1967) • Luis W. Alvarez (1968) • Murray Gell-Mann (1969) • Hannes Alfvén, Louis Neel (1970) • Dennis Gabor (1971) • John Bardeen, Leon N. Cooper, J. Robert Schrieffer (1972) • Leo Esaki, Ivar Giaever, Brian D. Josephson (1973) • Antony Hewish, Martin Ryle (1974) • Aage Niels Bohr, Ben Mottelson, James Rainwater (1975) • Burton Richter, Samuel C. C. Ting (1976) • Philip W. Anderson, Nevill F. Mott, John Hasbrouck van Vleck (1977) • Pyotr Leonidovich Kapitsa, Arno A. Penzias, Robert W. Wilson (1978) • Sheldon L. Glashow, Abdus Salam, Steven Weinberg (1979) • James W. Cronin, Val L. Fitch (1980) • Nicolaas Bloembergen, Arthur L. Schawlow, Kai M. Siegbahn (1981) • Kenneth G. Wilson (1982) • Subrahmanyan Chandrasekhar, William A. Fowler (1983) • Simon Van Der Meer, Carlo Rubbia (1984) • Klaus von Klitzing (1985) • Gerd Binnig, Heinrich Rohrer, Ernst Ruska (1986) • Georg Bednorz, Karl Alexander Müller (1987) • Leon Max Lederman, Melvin Schwartz, Jack Steinberger (1988) • Hans G. Dehmelt, Wolfgang Paul, Norman F. Ramsey (1989) • Jerome Isaac Friedman, Henry Way Kendall, Richard Edward Taylor (1990) • Pierre-Gilles de Gennes (1991) • Georges Charpak (1992) • Russell Alan Hulse, Joseph H. Jr. Taylor (1993) • Bertram N. Brockhouse, Clifford G. Shull (1994) • Martin L. Perl, Frederick Reines (1995) • David M. Lee, Douglas D. Osheroff, Robert Coleman Richardson (1996) • Steven Chu, Claude Cohen-Tannoudji, William D. Phillips (1997) • Robert B. Laughlin, Horst Störmer, Daniel Tsui (1998) • Gerardus 't Hooft, Martinus J. G. Veltman (1999) • Zhores Ivanovich Alferov, Jack St. Clair Kilby, Herbert Kroemer (2000) • Eric Allin Cornell, Wolfgang Ketterle, Carl Wieman (2001) • Raymond Davis Jr., Riccardo Giacconi, Masatoshi Koshiba (2002) • Aleksej Alekseevič Abrikosov, Vitaly L. Ginzburg, Anthony James Leggett (2003) • David Gross, David Politzer, Frank Wilczek (2004) • Roy J. Glauber, John L. Hall, Theodor Hänsch (2005) • John Cromwell Mather, George Fitzgerald Smoot (2006) • Albert Fert, Peter Grünberg (2007) • Yoichiro Nambu, Makoto Kobayashi, Toshihide Maskawa (2008) • Charles Kao, Willard S. Boyle, George E. Smith (2009) • Andrej Gejm, Konstantin Novosëlov (2010)
[espandi]
v · d · mFilosofia della scienza
Einstein studente
Disavventure scolastiche, secondo E. Segrè"Albert [...] per quanto desse ai familiari segni di ingegno precoce, non si distinse a scuola. Giunto alle scuole medie, trovò disgustoso il sistema di insegnamento tedesco e entrò in conflitto coi professori che da parte loro lo maltrattavano. [...] Rovesci di fortuna fecero emigrare la famiglia a Milano e Einstein, lasciato a Monaco a finire i suoi studi, si dette per malato e raggiunse i suoi in Italia. [...] Poi cercò di essere ammesso al Politecnico di Zurigo, ma non avendo la regolare licenza media fu rifiutato e non riuscì nemmeno a superare gli esami di ammissione, per quanto eccellesse in matematica e fisica. Andò allora per un anno a fare studi di riparazione al Gymnasium di Aarau [...] Finalmente, entrato al Politecnico di Zurigo, ..."Emilio Segrè, Personaggi e scoperte nella fisica contemporanea, Edizioni scientifiche e tecniche (EST) Mondadori, 1997. ISSN 0303-2752

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