La giustizia francese risponderà alle sue attese Roma, 27 nov. (Apcom) - La moglie del presidente francese Carla Bruni ha scritto alla madre di Daniele Franceschi, il giovane italiano morto in circostanze tutte da chiarire in un carcere francese. Il testo della missiva è riportato da Repubblica. Rispondendo a sua volta alla lettera della signora Franceschi Carla Bruni si dice "molto commossa" e si rammarica di non essere riuscita a contattare diversamente la donna. Nel merito Carla Bruni Sarkozy scrive: "Ho pienamente fiducia nella giustizia francese che risponderà alle sue attese e a quelle delle autorità italiane. Sono in corso contatti in questa direzione". Infine Carla Bruni rinnova la sua "solidarietà" alla signora Franceschi e le augura di "mantenere forza e coraggio in questi momenti particolarmente dolorosi".
fonte: http://www.apcom.net/newsesteri/20101127_083405_1d287b4_104511.htmlSarkozy sul caso Franceschi"La giustizia darà risposte"
Dall'Eliseo il presidente francese, attraverso il capo di gabinetto Lambert Guillame, ha risposto al sindaco Lunardini
Viareggio, 1 dicembre 2010 - Dopo la lettera di Carla Bruni ora anche il presidente francese Nicholas Sarkozy interviene sul caso Franceschi. Attraverso Lambert Guillame, capo di gabinetto, Sarkozy ha risposto alla lettera che il sindaco di Viareggio, Luca Lunardini, aveva scritto all'Eliseo qualche settimana fa per chiedere attenzione sulla morte di Daniele Franceschi, avvenuta per cause ancora tutte da chiarire nel carcere di Grasse. ''Siate certo che la giustizia francese è determinata a rispondere alle attese dei familiari del signor Franceschi e a quelle delle autorità italiane. Contatti in questo senso sono già in corso - scrive Lambert, ricordando che - il presidente segue con molta attenzione la vicenda"
''Nel ringraziare il presidente della repubblica francese per l'attenzione che ha voluto riservare alla mia lettera - dice Lunardini - sottolineo che la stessa presidenza della repubblica francese definisce legittime le domande che i familiari di franceschi e la comunità viareggina si stanno ponendo sulle circostanze della morte di Daniele. I legittimi dubbi sulle cause della morte del concittadino ci sostengono - afferma Lunardini - nella scelta di aver portato avanti una battaglia di giustizia che ha evidente riscontro anche nel capo dello stato francese. Questa risposta - conclude - assieme a quella giunta nei giorni scorsi alla mamma di Daniele da parte di Carla Bruni, è il risultato di una costante e corretta pressione politica e diplomatica esercitata a tutti i livelli e rappresenta un ulteriore passo verso il raggiungimento della verità sul caso Franceschi''.
Nella lettera inviata a Sarkozy, Lunardini scriveva, fra l' altro: ''Non sono un giurista nè un esperto in diritto internazionale e non dubito, nè voglio farlo, che la Legge sia stata sempre rispettata, ma dopo cinque mesi e mezzo di carcere (il giovane e' morto il 25 agosto) il ragazzo non era stato ancora sottoposto a giudizio''.
E ancora: ''Nelle lettere scriveva ai suoi cari di un clima di sopruso e discriminazione in quei corridoi e in quelle celle''. Ma soprattutto il sindaco faceva notare che la morte di Daniele Franceschi ''suscita dubbi e riserve sulle sue cause, sulle incerte modalità di comunicazione con iniziali esitazioni perfino sulla data del decesso, per l'impossibilità per i familiari e i periti di parte di vedere la salma. Una foschia di informazioni sulla quale solo l'intervento della Diplomazia Italiana ai suoi massimi livelli ha permesso di porre attenzione. Giovedi' 14 ottobre, ciò che resta del giovane Daniele è tornato all'affetto dei suoi cari e della sua città. Con un dubbio, che si potrebbe aggiungere agli altri: un povero corpo non conservato secondo le riconosciute regole della buona medicina legale. Gentile Presidente, io voglio, vogliamo tutti, conservare la fiducia nella giustizia francese, Nazione maestra di libertà e democrazia. Presidente ce lo permetta''
''Nel ringraziare il presidente della repubblica francese per l'attenzione che ha voluto riservare alla mia lettera - dice Lunardini - sottolineo che la stessa presidenza della repubblica francese definisce legittime le domande che i familiari di franceschi e la comunità viareggina si stanno ponendo sulle circostanze della morte di Daniele. I legittimi dubbi sulle cause della morte del concittadino ci sostengono - afferma Lunardini - nella scelta di aver portato avanti una battaglia di giustizia che ha evidente riscontro anche nel capo dello stato francese. Questa risposta - conclude - assieme a quella giunta nei giorni scorsi alla mamma di Daniele da parte di Carla Bruni, è il risultato di una costante e corretta pressione politica e diplomatica esercitata a tutti i livelli e rappresenta un ulteriore passo verso il raggiungimento della verità sul caso Franceschi''.
Nella lettera inviata a Sarkozy, Lunardini scriveva, fra l' altro: ''Non sono un giurista nè un esperto in diritto internazionale e non dubito, nè voglio farlo, che la Legge sia stata sempre rispettata, ma dopo cinque mesi e mezzo di carcere (il giovane e' morto il 25 agosto) il ragazzo non era stato ancora sottoposto a giudizio''.
E ancora: ''Nelle lettere scriveva ai suoi cari di un clima di sopruso e discriminazione in quei corridoi e in quelle celle''. Ma soprattutto il sindaco faceva notare che la morte di Daniele Franceschi ''suscita dubbi e riserve sulle sue cause, sulle incerte modalità di comunicazione con iniziali esitazioni perfino sulla data del decesso, per l'impossibilità per i familiari e i periti di parte di vedere la salma. Una foschia di informazioni sulla quale solo l'intervento della Diplomazia Italiana ai suoi massimi livelli ha permesso di porre attenzione. Giovedi' 14 ottobre, ciò che resta del giovane Daniele è tornato all'affetto dei suoi cari e della sua città. Con un dubbio, che si potrebbe aggiungere agli altri: un povero corpo non conservato secondo le riconosciute regole della buona medicina legale. Gentile Presidente, io voglio, vogliamo tutti, conservare la fiducia nella giustizia francese, Nazione maestra di libertà e democrazia. Presidente ce lo permetta''
Pochi giorni prima erano emersi nuovi fatti sconcertanti come dimostra l'articolo di crinaca sotto riportato.
Viareggio, 18 novembre 2010 : spuntano foto choc sulla morte di Daniele Franceschi
Macchie rosse sospette sul corpo di Daniele, forse un'ecchimosi. Scattate 4 ore dopo il decesso
Macchie rosse sospette sul corpo di Daniele, forse un'ecchimosi. Scattate 4 ore dopo il decesso
Un nuovo mistero, che visti gli eventi richiede di essere chiaramente spiegato e accertato, si apre sulla vicenda della drammatica morte di Daniele Franceschi nel carcere francese di Grasse. Spuntano, infatti, alcune foto del cadavere del giovane scattate in cella 4 ore dopo il decesso che mostrano alcune probabili anomalie della pigmentazione cutanea del ragazzo.
Le foto sono state mostrate ieri dalla madre di Daniele, Cira Antignano a La Nazione. Essendo particolarmente crude non possiamo mostrarvele. Ma le raccontiamo. Due sono piuttosto significative: una del volto, del collo e del petto del giovane ormai defunto; l’altra del corpo senza vita sul pavimento della cella, rivolto faccia in basso e coi pantaloncini abbassati che lasciano scoperti i glutei. Daniele sarebbe morto alle 18 dopo un tentativo di rianimazione dall’attacco cardiaco (questa la versione), effettuato dall’infermiere del carcere in cella, col defibrillatore.
Prima il giovane era stato ricoverato in infermeria, fino al pomeriggio, per un elettrocardiogramma e probabile terapia medica. Le foto sembrano digitali in originale e quindi suscettibili di saturazione del colore, ma il dorso e le gambe appaiono arrossati, molto pigmentati: colorazione compatibile con le macchie ipostatiche post mortem, che però sono assolutamente assenti sui glutei uniformemente bianchi. Sulla schiena, in corrispondenza delle sporgenze scapolari, alcune aree più chiare compatibili con l’appoggio del corpo al pavimento o a una brandina durante il soccorso. Se però il corpo non è rimasto in quella posizione per 4 ore, non si spiega l’assenza di macchie ipostatiche sui glutei. Se la pigmentazione fosse causata da una reazione allergica o fotoindotta da farmaci, la colorazione dovrebbe parimenti essere presente sui glutei nel primo caso, e assente nel secondo.
Ma la madre Cira ieri ha escluso che il giovane, durante la carcerazione, avesse preso il sole perché non usciva per l’ora d’aria. "Aveva visto dei brutti personaggi in carcere e non voleva correre rischi" ha detto la donna.Sul volto il carnato presenta meno macchie ma secondo la famiglia c’è un segno sullo zigomo destro compatibile con ecchimosi. Sul collo, lato destro, in prossimità della succlavia, è presente un cerotto a croce che indicherebbe una ferita o un intervento di perfusione tipo fleboclisi (ma in tale sede si fa solo per ospedalizzazione prolungata, di solito).
Anche sul petto, ma con meno uniformità del dorso, la pelle appare iperpigmentata. Amici nel carcere hanno riferito che dopo la morte Daniele era rosso come il fuoco, colore poco compatibile con un arresto cardiaco seguito dal tentativo di rianimazione, con probabili spasmi terminali del miocardio: generalmente in questi casi, subito dopo la morte, la separazione del plasma fa assumere alla cute del morto un colore particolarmente giallo. Può essere che l’arresto cardiaco sia stato scatenato da uno schock anafilattico, magari da farmaci, il che avrebbe richiesto l’immediata terapia in vena con adrenalina, antistaminici e cortisonici? Una corretta analisi tossicologica potrebbe dare le risposte alle stranezze di queste foto.
Le foto sono state mostrate ieri dalla madre di Daniele, Cira Antignano a La Nazione. Essendo particolarmente crude non possiamo mostrarvele. Ma le raccontiamo. Due sono piuttosto significative: una del volto, del collo e del petto del giovane ormai defunto; l’altra del corpo senza vita sul pavimento della cella, rivolto faccia in basso e coi pantaloncini abbassati che lasciano scoperti i glutei. Daniele sarebbe morto alle 18 dopo un tentativo di rianimazione dall’attacco cardiaco (questa la versione), effettuato dall’infermiere del carcere in cella, col defibrillatore.
Prima il giovane era stato ricoverato in infermeria, fino al pomeriggio, per un elettrocardiogramma e probabile terapia medica. Le foto sembrano digitali in originale e quindi suscettibili di saturazione del colore, ma il dorso e le gambe appaiono arrossati, molto pigmentati: colorazione compatibile con le macchie ipostatiche post mortem, che però sono assolutamente assenti sui glutei uniformemente bianchi. Sulla schiena, in corrispondenza delle sporgenze scapolari, alcune aree più chiare compatibili con l’appoggio del corpo al pavimento o a una brandina durante il soccorso. Se però il corpo non è rimasto in quella posizione per 4 ore, non si spiega l’assenza di macchie ipostatiche sui glutei. Se la pigmentazione fosse causata da una reazione allergica o fotoindotta da farmaci, la colorazione dovrebbe parimenti essere presente sui glutei nel primo caso, e assente nel secondo.
Ma la madre Cira ieri ha escluso che il giovane, durante la carcerazione, avesse preso il sole perché non usciva per l’ora d’aria. "Aveva visto dei brutti personaggi in carcere e non voleva correre rischi" ha detto la donna.Sul volto il carnato presenta meno macchie ma secondo la famiglia c’è un segno sullo zigomo destro compatibile con ecchimosi. Sul collo, lato destro, in prossimità della succlavia, è presente un cerotto a croce che indicherebbe una ferita o un intervento di perfusione tipo fleboclisi (ma in tale sede si fa solo per ospedalizzazione prolungata, di solito).
Anche sul petto, ma con meno uniformità del dorso, la pelle appare iperpigmentata. Amici nel carcere hanno riferito che dopo la morte Daniele era rosso come il fuoco, colore poco compatibile con un arresto cardiaco seguito dal tentativo di rianimazione, con probabili spasmi terminali del miocardio: generalmente in questi casi, subito dopo la morte, la separazione del plasma fa assumere alla cute del morto un colore particolarmente giallo. Può essere che l’arresto cardiaco sia stato scatenato da uno schock anafilattico, magari da farmaci, il che avrebbe richiesto l’immediata terapia in vena con adrenalina, antistaminici e cortisonici? Una corretta analisi tossicologica potrebbe dare le risposte alle stranezze di queste foto.
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