Caffarra, Unindustria, Commissario : tre atti unici dei nuovi disperati
La telefonata al 113: "Uccideremo il cardinale". Le auto incendiate in via Serlio. La lettera anonima in Comune: "Farai la fine di Marco Biagi": tre episodi al momento slegati ma preoccupanti
La telefonata al 113: "Uccideremo il cardinale". Le auto incendiate in via Serlio. La lettera anonima in Comune: "Farai la fine di Marco Biagi": tre episodi al momento slegati ma preoccupanti
Il Cardinale, la Confindustria, la Commissaria. Tre C, se fosse un giallo sarebbe uno scontato indizio, il classico filo rosso. Nella storia vera dei piccoli fuochi di Bologna gli indizi sono invece tanto sconclusionati quanto i fili sono miserabili. Parlare di clima non è giusto, non c'è nessun sapore collettivo in queste storie che si inseguono. Lo stridore è di solitudini, miserie che si sfiorano. Il brutto, forse il pericoloso è proprio in questo. Nella povertà, anche solo mentale, che telefona, scrive, manda fiamme a chi ritiene potente, responsabile, nemico. E potrebbe diffondere la sua rabbia. Minaccia, usa parole di morte che non sa e non sa governare. Sono roba da niente la telefonata contro monsignor Carlo Caffarra e la lettera ad Anna Maria Cancellieri, possono essere solite follie metropolitane le auto bruciate nel piazzale di Unindustria in via Serlio. Alla commissaria gli insulti sono stati scritti a mano, da decenni si incollano almeno le lettere dei giornali. La chiamata con le minacce al cardinale è stata fatta al 113 che, lo sa anche un bambino, registra tutte le telefonate. Per le fiamme contro gli industriali l'unica possibile rivendicazione è una scritta forse è più vecchia del miniattentato: "Lotta dura, No al ricatto" su un muro, con la N rovesciata, indicativa soprattutto del fatto che nella Bologna sconvolta dagli scarabocchi anche la polizia l'ha data su, non scheda nemmeno più (con data e luogo) le scritte sovversive.Nessun terrorista per quanto scalcinato si comporta così. Un disperato sì. Anche se la dottoressa Cancellieri è minacciata di "fare la fine" di Marco Biagi. Anche se la Confindustria può essere il simbolo dei padroni vincitori e amen se a Bologna tratta con la Fiom a differenza di Marchionne in Fiat. Anche se per il cardinale si parla di morte. Sì, si può ipotizzare pure la provocazione. Forse però è meglio andare oltre il linguaggio, il male è fatto di banalità, e capire se e quanto una disperazione diffusa sta incattivendosi sempre più. Di politico non c'è nulla in queste storie. Almeno come lo intendono i politici che nulla paiono capire, di Bologna e non solo. O è politico un impazzimento che si fa disperazione solitaria, insulto, minaccia? Cupo, senza disegno, legami. Chi vuole guidare Bologna dovrebbe meditare su questo. Dalle dichiarazioni a valanga non sono capaci invece di uscire dal tran tran dell'indignazione. A cercare sentimenti diversi sono solo donne. E' il "sintomo di una coesione sociale smarrita" di Maria Cristina Marri, Udc. E' il "doveroso interrogarsi seriamente" di Donata Lenzi e Sandra Zampa, Pd. E' l'"occorre continuare a lavorare perché la convivenza civile sia caratterizzata da giustizia, coesione, dialogo" di Beatrice Draghetti, presidente della Provincia. Parole, almeno un poco diverse.
estratto dal sito web http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/01/22/news/caffarra_unindustria_commissario_tre_atti_unici_dei_nuovi_disperati-11515871/
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